#non aspetto più
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gaysessuale · 3 months ago
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Capisco che forse chiedo troppo lo capisco ma vorrei che almeno una cosa vada come deve andare. Una sola, una, una mi basta, me la faccio bastare. Una sola. Ti prego, una. Una una una. Una.
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elenascrive · 1 year ago
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Non ha più senso aspettarti. Ho fatto tutto quello che era in Mio potere, per farti capire quanto Tu sia importante. Ho impiegato tutta Me Stessa, forza ed energie comprese, per dimostrarti più con i fatti che con le parole, quanto tengo a Te. Forse qualcosa sei riuscito a percepire ma non sino in fondo e questo mi fa male, perché ho esaurito le idee e non so più che inventarmi per aprirti gli occhi. Non mi resta che accettare la cosa, anche se dolorosa, poiché sento l’esigenza di voltare finalmente Pagina per essere finalmente Libera da Te e da quest’Amore che mi ha consumato l’anima. 💔
@elenascrive
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allecram-me · 1 year ago
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Prospettiva di oggi, #146
Quando ero piccola erano gli anni duemila, nei miei ricordi i film hanno tinte caratteristicamente più matte, i colori erano meno brillanti. C’era un sacco di sessismo, certamente più sfacciato di adesso - del resto, sono nata nell’anno di Berlusconi. Mi spiego? Le commedie americane di quegli anni, adesso, le ho viste tutte. Ognuna di quelle commedie mi fa pensare ad un momento specifico, qualche atmosfera di casa dei miei, qualche progetto pseudoartistico a cui stavo lavorando mentre le battute si susseguivano. Ho sempre fatto più cose contemporaneamente: il caos mi protegge. Così negli anni duemila mi facevo tenere al sicuro dai racconti delle vite di altre persone - di solito c’era sempre una giovane donna che si affacciava all’indipendenza, con una carriera, una casa, degli amici e un interesse amoroso perfettamente imperfetti - ma in fondo al bicchiere già allora, so che è vero, sentivo un retrogusto amaro, il senso dello spreco frutto della differenza tra quelle vite da protagoniste e la mia, col freno a mano tirato. È solo che sono troppo giovane, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo.
Tra poco più di sei mesi compirò 30 anni. Sono completamente libera perché non ho un mutuo, né figli - anche se, i gatti… - né un padre che, diciamolo, qualcosa doveva pur significare, e per me era un giudizio costante. Ho una carriera, questo pure, ed è il percorso perfetto per l’ultimo ed il più concreto dei miei sogni. Mi consente, con qualche sacrificio, di pagare la casa che abito, il cibo che mangio, persino i croccantini, e le uscite che, meno spesso di quello che vorrei, faccio con i pochissimi amici che mi restano, ma che pure ci sono. Forse in misura moderata, ma ho tutto. Ho ogni cazzo di cosa che si potrebbe definire necessaria, e ce l’ho perché, al netto di ogni privilegio, me la sono conquistata. Ma evidentemente ho anche qualcosa che non va.
Questo, purtroppo, implica una grossa ed importante cosa: non so essere felice. No non so proprio come fare a piacermi, nemmeno costruirmi ad immagine e somiglianza dei miei valori è servito a niente. Rimando ancora la vita ad un momento propizio, mi sento ancora impossibilitata all’indipendenza, mi sento isolata dal mondo nonostante quotidianamente ci sguazzi dentro. Ho l’onore di poter ispirare le generazioni successive, col mio lavoro, e so anche che qualche volta ci riesco, lo vedo, li vedo. Ma no: se me lo si chiede sono una bambina spaventata in un angolino che attende che la si vada a prendere per poi condurla, mano nella mano, nel mondo reale: tremo nel dirlo, ma a farci caso l’unica cosa attualmente rimasta fuori dall’equazione è un compagno di vita che venga a scandirmi i tempi narrativi e portare la storia a degna conclusione. Ed infatti: erano tempi piuttosto sessisti, i miei. È imbarazzante ritrovarsi così banali. Finché me lo chiedi, mi fa paura tutto.
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deathshallbenomore · 1 year ago
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Hai visto che sui bus nuovi della gtt i televisori trasmettono spot contro l'omotransfobia? Uno mostra un cartello affittasi con accanto "no alle trans", e poi in grassetto "no alla discriminazione" o qualcosa di simile. Mi si è scaldato un po' il cuore a vederli
il processo decisionale che ha portato a questa campagna:
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reazioni in ordine sparso:
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gtt che alla fine si dà una pacca sulla spalla da solə:
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sentilenti · 2 years ago
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oggi decisa a far esplodere la apple, molto molto decisa.
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biking-around-the-world · 1 year ago
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Cose che la Dea non sa fare:
Sostituzione
Rimessa laterale
Passaggio
Tirare
Difendere
Comunicare tra di noi (sembra che ci stiamo insultando tra di noi)
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killiandestroy · 2 years ago
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susieporta · 2 months ago
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Ripeti a voce, con molta concentrazione, dopo avere respirato profondamente.
Mi do il permesso di separarmi da persone che mi trattano bruscamente, con violenza, che mi ignorano, che mi negano un saluto, un bacio, un abbraccio… Da questo preciso momento le persone brusche o violente sono fuori dalla mia vita.
Mi do il permesso di non costringermi ad essere “l’anima della festa”, la persona che mette entusiasmo in tutto o quella sempre disponibile al dialogo per risolvere conflitti quando gli altri nemmeno ci provano.
Mi do il permesso di non intrattenere ed incoraggiare gli altri a costo di stancarmi io: non sono nata per spingerli ad essere sempre al mio fianco.
La mia esistenza, il mio essere è già prezioso.
Se vogliono stare al mio fianco devono imparare a valorizzarmi.
Mi do il permesso di lasciar svanire le paure che mi hanno inculcato da bambina. Il mondo non è soltanto ostilità, inganno o aggressione. Ci sono anche tanta bellezza e gioia inesplorata.
Mi do il permesso di non stancarmi nel tentativo di essere perfetta. Non sono nata per essere la vittima di nessuno. Non sono perfetta, nessuno è perfetto e mi permetto di rifiutare gli schemi altrui: una persona senza difetti, estremamente impeccabile ovvero disumana.
Mi permetto di non vivere nell’attesa di una telefonata, di una parola gentile o di un gesto di considerazione. Mi affermo come persona che non dipende dalla sofferenza. Non aspetto rinchiusa in casa e non dipendo da altre persone. Sono io stessa a valorizzarmi, mi accetto e mi apprezzo.
Mi permetto di non voler sapere tutto, per non essere sempre presente durante il giorno. Non ho bisogno di molte informazioni, di programmi per il pc, di film al cinema, di giornali, di musica.
Mi do il permesso di essere immune alle lodi o agli elogi smisurati: le persone che fanno troppi complimenti finiscono per sembrare opprimenti. Mi permetto di vivere con leggerezza, senza accuse o richieste eccessive. Non fa per me.
Mi do il permesso più importante di tutti, quello di essere autentica.
Non mi sforzo di compiacere gli altri. È semplice e liberatorio abituarsi a dire di no ogni tanto.
Non mi voglio giustificare: se sono felice, lo sono, se non sono felice, non lo sono. Se un giorno del calendario è considerato come quello in cui sentirsi obbligatoriamente felici, io mi sentirò esattamente come mi sentirò.
Mi permetto di sentirmi bene con me stessa e non come vogliono le usanze o quelli che mi stanno attorno: quello che è “normale” o “anormale” nei miei stati emotivi sarò io a deciderlo.
J. ARGENTE
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 2 months ago
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Ultimamente non mi aspetto più niente da nessuno... In un certo senso è una grande liberazione... Mi permette di vivere liberamente senza stare ad attendere un gesto... Un messaggio... Mi permette di non rimanere male se non trovo riscontro ai miei sentimenti... Ai miei desideri... Mi permette di non vivere la vita sempre in attesa... Il rovescio della medaglia è un po' triste invece... A volte mi sento indurita... Sento che qualcosa dentro di me è cambiato... L'innocenza e svanita... Quella capacità di sognare... Il riuscire a toccare le nuvole con la punta di un dito è sparito... È arrivato il disincanto... È un po' tutto ha perso colore... Ha perso valore... È un po' come smettere di credere alle favole... La mia parte bambina è parecchio delusa... Parecchio incazzata... Perché la verità fa male... E a volte, crogiolarsi in un sogno è più facile... Sapere di poter contare solo su di te per essere felice... È una grande responsabilità invece...
~ Virginia ~
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Il padrone della mia mente e del mio corpo
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Cerco continuamente di catturare la tua attenzione. Voglio tentarti, riuscire a eccitarti ancora un'ennesima volta col mio corpo. Devo riuscirci: sono settimane ormai che non mi guardi, non mi tocchi e non mi dai un pizzico o uno schiaffo sul culo. Che non violi la mia fica infilando improvvisamente una mano nelle mie mutandine. Che non mi metti il medio nel solco del culo, per poi scivolare in basso frugando rapido nel mio ano perché il mio odore “ti porta bene” e poi scappi via senza neppure lavarti le mani! Lurido porco. Quanto ti voglio. E a letto la sera ormai semplicemente "buonanotte."
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Ti volti e dormi, cafone: sai bene quanto mi piace sentirmi profondamente donna, femmina desiderata, con te! Fino a qualche tempo fa non potevi starmi vicino senza ficcarmi le mani ovunque. Anche in pubblico. Mi sembravi una piovra, o la Dea Kali! Da un po’ invece, senza alcuna ragione apparente o broncio tra noi, non onori più la mia passera. Non me la cerchi, non me la lecchi più. Eppure era il tuo dopocena preferito: “l’ammazzacaffè” la chiamavi. E io te la servivo in abbondanza, quando e quanta ne volevi. Non mi fai più gesti volgari ma inequivocabili quando siamo a cena con qualcuno e magari ti stai annoiando, che io poi divento sempre viola ma mi viene da ridere.
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E intanto gongolo dentro, pregustando il piacere che verrà a breve, felice del fatto che mi vuoi. Non ti piaccio proprio più? Che c'è amore mio? Hai un'altra forse? Sai, a volte mi sembra di sentire sui tuoi vestiti un profumo da donna che non è il mio. E quando sei sotto la doccia, rosa dalla rabbia e dalla gelosia annuso il tuo intimo. A volte mi sembra di percepire, oltre al tuo che ben conosco, l'odore di una fregna che decisamente non è la mia! Ho forse un’illusione olfattiva? Non penso… È una tua collega? Forse sto impazzendo per l’astinenza da te? Sono solo stupide coincidenze, deliri olfattivi di una pazza? Insomma: hai una nuova donna o no?
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Dimmelo, cazzo… saprò perdonarti. Forse… Non sostieni più il mio sguardo se chiacchieriamo. Quando mi parli, ultimamente sei sbrigativo, nervoso, insofferente. E io ci soffro. Tantissimo. Non scherzi e ridi più con me. Si: penso proprio che tu dedichi tutte le tue brame e attenzioni a un'altra. Adesso mi apro totalmente: sai che adoro quando mi maltratti. Quando a letto mi brutalizzi, mi costringi bruscamente a sottostarti, io raggiungo le vette del piacere dell’anima: ti sento mio.
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È che quando scopiamo, realizzo proprio allora di essere il tuo giocattolo preferito, il centro della tua concentrazione di maschio che cerca il piacere: ci sono solo io nel tuo mirino. Non esiste altro. Amo moltissimo succhiarti il cazzo a lungo, farti sentire un re. Soffrire per te se occorre, ma certo non per gelosia: non la reggo. È un ospite sgradito che mi uccide da dentro. Esisto solo per te.
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Stasera sarà decisiva: mi farò trovare da te natiche all'aria e completamente aperta. Con l'ano ben lubrificato di olio profumato alle mandorle: adori quando lo faccio! Impazzisci, adori il mio culo: non puoi resistergli, se mi vedi così; non ragioni più e mi salti letteralmente addosso. Sopporto fino a che posso, ma poi mi fai male e urlo. Tu non vedi l’ora che io strilli per la tua inculata violenta, cattiva. Solo allora esplodi dentro le mie viscere! Ti senti padrone. Lo adoro.
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Mi troverai quindi bella pronta da usare, senza più alcuna difesa, vergogna o pudore a difendere il mio corpo. Che comunque ti pretende dentro. Semplicemente, voglio sentire il tuo uccello guizzare libero dentro e fuori dal mio culo. A sfondarmi. Sarò per te un'affascinante leonessa, profumata e invitante. Appassionata. Dimmi: lei è più bella, più disinibita di me? O forse è probabilmente un qualche suo aspetto pseudo-virginale ciò che ti attrae, che ti fa sangue: magari il gusto del nuovo, di quella puttanella, una che magari è ancora una studentessa di liceo?
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Chi è, dimmelo che le cavo gli occhi. È una troia più giovane, quindi? È più sensuale di me? Te le fa le cose che ti faccio io? Ti lascia campo completamente libero sul suo corpo come ti permetto, anzi: ti imploro di fare col mio? È capace quella stronza di ingoiarti senza fare un fiato o un cenno di strozzamento come so fare io, che ti conosco bene e so perfettamente quello che ti piace? Gusta tutto il tuo seme golosa, con passione? Ti pulisce bene con la lingua fino all'ultima goccia? Sa fartele, queste cose?
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O invece ti dice, con la puzza sotto il naso: “no, questa cosa proprio no!” e questo diniego quindi se da una parte ti frustra, dall'altra un po’ ti sfida, ti arrapa e infine stuzzica il tuo istinto di maschio conquistatore? Probabilmente la novellina ignora che fare sesso è soprattutto durezza, fatica, sforzo. E anche ingoiare sapori acidi e fluidi senza schifarsene. Poi esiste anche la parte dello scoprire, sentire e adorare gli odori personali più nascosti di chi stai scopando. È percepire e amare il sangue che pulsa in entrambi e che a volte da uno dei due sgorga. Dolore dell'uno per il piacere dell'altro.
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E poi un confondersi, mischiarsi di sfinteri, bocche, lingue e gole; che resistono e adattandosi provocano sofferenza pura e nobile. Perché è dolore sacro, quello sopportato per amore, solo per amore. Spesso fare sesso è infatti godere del dolore dell'altro; del potere esercitato fisicamente su un altro corpo. Con dichiarata sopraffazione e umiliazione. Cattiveria, forse. Quindi amore mio, coraggio: stasera sfondami ancora, godi di me come sai fare tu, umiliami. Vieni, svuotati dentro il mio culo o nella mia fica; come e quanto vorrai.
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Fai ciò che vuoi, con me. Ricoprimi di sborra tutto il corpo. Qualsiasi cosa mi farai sarà meglio della tua totale assenza di attenzioni per me di questi ultimi giorni. Ti voglio: alle mie labbra avide e alla mia gola manca il tuo uccello. Alla mia nuca serve sentire la tua mano forte. Quella che mi blocca e mi tiene ferma mentre vieni e io ti devo ingoiare, felicissima di essere il tuo sfogatoio sessuale.
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Fammi sentire che sei il mio unico padrone. Ordinami di cucinarti una cenetta deliziosa che ti piaccia molto e dimmi che mentre mangi con indosso solo la maglietta hai bisogno che sotto il tavolo, accucciata in mezzo alle tue gambe, io ti lecchi l'asta, le palle e pure l'ano, se ci riesco. E mentre a fine pasto berrai un po’ di cherry o di porto, d'un tratto mi comanderai di farti venire e io intensificherò il tiraggio per obbedirti. Felice di servirti. Questa è sempre stata una delle nostre recite preferite.
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Le carezze, le frasi romantiche e i bacetti lasciamoli ai fidanzatini: io e te siamo sempre stati una cosa sola e abbiamo sempre avuto un forte desiderio sessuale reciproco, condiviso ed esplorato in tutte le più intime, nostre ed esclusive sfumature. Abbiamo sempre fatto di tutto. Non ho mai avuto neppure il coraggio di confessarle al prete, ultimamente, tanto siamo andati oltre! Sarei comunque scappata vergognandomi, se mi avesse chiesto i dettagli.
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Ed è anche successo, in passato: ognuno cerca sempre di spiare nelle mutande altrui!!! Tu intanto comandami ancora di succhiarti l’anima dal membro e di farti godere, stasera. Lo desidero tanto. Regalami ancora il privilegio di toccarti l’inguine con la punta del naso mentre ti pompo! Ormai ci riesco benissimo. Sono diventata una bravissima puttana, lo sai. E quando il mio naso tocca l'inguine addirittura ultimamente tiro fuori la lingua e ti lecco le palle. Sì, andrà proprio così. Sarò sempre io la tua schiava fedele. Dove la trovi un’altra come me…
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RDA
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ma-pi-ma · 3 months ago
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Vedi, mi sento come una persona che non ha niente da dimostrare a nessuno; che non ha strategie o tattiche o piani d’azione perché, in realtà, non mi interessa mostrarmi per quello che non sono più.
So di essere anche una persona divertente, di cui è piacevole la compagnia. Ma ora vorrei lo scoprissero gli altri. E d’altra parte io potrò legarmi, in futuro, solo a quella persona che - senza che io faccia alcunché – capirà chi io sia dietro questa facciata triste e scostante.
Per ora non mi va di essere divertente per il semplice fatto che non mi sento così. Non voglio sedurre nessuno. Ora, se permetti, aspetto che siano gli altri a sedurre me.
Pier Vittorio Tondelli, da Camere separate
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papesatan · 6 months ago
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Potevo avere 5 anni. A quel tempo eravamo soliti trascorrere le feste natalizie da alcuni zii, la cui casa in campagna diventava allora accogliente rifugio per parenti e amici. Portavo sempre con me un pupazzo a farmi compagnia, dato che i miei cugini, ormai adolescenti, avrebbero certo mal sopportato l'idea di giocare assieme. Ricordo ancora chiaramente quel pomeriggio: la sera saremmo stati dai miei zii come di consueto ed io mi sarei malannoiato fra i bigi discorsi degli adulti, urgeva perciò la Selezione. 
L'ambita Selezione avveniva per eliminazione diretta in scontri 1 vs 1. Ogni pupazzo s'affrontava in una moderna rivisitazione delle giostre medievali, allo scopo di conquistarsi il mio cuore. Come sempre accade, anche quel torneo era palesemente truccato, sicché alla fine trionfavano sempre gli stessi. Fra i grandi campioni, la più avvezza alla vittoria era senza dubbio la Pantera Rosa, un vecchio pupazzo che mi portavo sempre dietro, ovunque andassi. Dopo averla portata in trionfo quel pomeriggio, le promisi che ci saremmo divertiti, sarebbe stata una grande serata. Non sapevo, ahimè, che per noi sarebbe stata purtroppo l'ultima. Il mio giocarci difatti, a quell'età, trovava massimo sfogo nel lanciar in aria il malcapitato pupazzo, raccoglierlo per poi reiterare il gesto ad libitum. Uno di quegli sciagurati lanci però mandò la pantera talmente in orbita da farla finire dietro un'enorme e inamovibile credenza. A nulla valse piangere e disperarsi, la povera pantera restò lì (con sadico compiacimento di tutti gli astanti). Ricordo ancora il malinconico struggimento di quei giorni densi di colpa e mortificazione, le penose richieste e la perenne risposta ("Quando faremo pulizia"), i piani perversi studiati in dormiveglia per infiltrarmi in casa loro e riprendermi la pantera e il languido desiderio che mi s'accendeva a ogni fiera di paese, quando scorgevo fra i premi del tiro a segno un pupazzo simile a quello tanto amato e perduto. 
Sono passati trent'anni, dico d'aver dimenticato, ma una parte della mia infanzia è rimasta sepolta lì, dietro quella credenza, dove ho smesso definitivamente di credere agli adulti e ho imparato cosa vuol dire perdere qualcuno o qualcosa senza potergli dire addio. O almeno credevo, perché l'altro giorno chiama mia zia per dirci che finalmente, dopo trent'anni, hanno fatto pulizie e spostato la credenza, trovandovi "un giochino di quando Giuseppe era bambino, non so se se ne ricorda ancora..." Ah, zia ingenuotta! Non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato, così sulle prime ho pensato, "chissà se mi riconoscerà dopo tutto questo tempo..." "del resto anche casa nostra è cambiata, spero non si senta a disagio". Siamo andati a prenderla la sera stessa, era tutta sporca, molto più piccola di quanto ricordassi, orba d'un occhio (non oso immaginare cosa deve aver subito in questi trent'anni di prigionia) e con un aspetto decisamente vintage, ma ora è di nuovo a casa. Mia madre era convinta che dopo anni d'oscurità e polvere, si sarebbe sbriciolata dopo pochi minuti al sole, invece sembra reggere ancora. Dopo averla lavata a fondo, oggi l'ho potuta finalmente riabbracciare come quell'ultima volta trent'anni fa e ho un po' pianto. È stato come riabbracciare quella parte di me che credevo perduta per sempre.
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ricorditempestosi · 1 year ago
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io, se tengo a te e alla tua presenza nella mia vita, ci provo, ti aspetto, faccio tanti passi verso te, vedo il lato positivo anche dove spesso non c'è, do una seconda possibilità, ma se continua ad essere tutto a senso unico dopo un po' mi fermo, mi allontano e non mi trovi più.
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confettino · 5 months ago
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aspetto che le cose prendano una giusta piega perché io non so più come migliorarle
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bru111271 · 5 months ago
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La mia filosofia è: quello che la gente dice di me non sono affari miei. Io sono quello che sono e faccio quello che faccio. Non mi aspetto niente e accetto tutto. E questo rende la vita più facile. Viviamo in un mondo in cui i funerali sono più importanti del defunto, il matrimonio è più importante dell'amore, l'aspetto è più importante dell'anima. Viviamo in una cultura del packaging che disprezza i contenuti.
- Sir Anthony Hopkins
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Devo molto a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto che siano più vicini a un altro.
La gioia di non essere io il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro e in libertà con loro, e questo l'amore non può darlo, né riesce a toglierlo.
Non li aspetto dalla porta alla finestra.
Paziente quasi come una meridiana, capisco ciò che l'amore non capisce, perdono ciò che l'amore mai perdonerebbe.
Da un incontro a una lettera passa non un'eternità, ma solo qualche giorno o settimana.
I viaggi con loro vanno sempre bene, i concerti sono ascoltati fino in fondo, le cattedrali visitate, i paesaggi nitidi.
E quando ci separano sette monti e fiumi, sono monti e fiumi che trovi su ogni atlante.
È merito loro se vivo in tre dimensioni, in uno spazio non lirico e non retorico, con un orizzonte vero, perché mobile.
Loro stessi non sanno quanto portano nelle mani vuote.
"Non devo loro nulla" direbbe l'amore sulla questione aperta.
Ringraziamento – Wisława Szymborska
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