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🟨 NOI DI MEZZOPIENO
Ogni giorno, in tanti contesti e con diversi strumenti, noi di Mezzopieno siamo impegnati a fianco della gente, per favorire la cultura della positività e della gratitudine.
In ospedali, scuole, luoghi di lavoro, Comuni, università, redazioni, comunità e tra la persone, per credere sempre nel mondo e negli esseri umani e nella capacità di creare bellezza e armonia collaborando.
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SAN BENEDETTO – Un nuovo incontro con il sindaco Pasqualino Piunti per rivedere l’ ordinanza sulla somministrazioni e il consumo di bevande alcoliche da parte dei bar della movida. Questo chiedono i proprietari e i gestori degli esercizi commerciali ritenendola estremamente dura nei loro confronti.
“Non siamo tutori dell’ordine pubblico –hanno detto nel corso della riunione di ieri- né i controllori della notte. Chiediamo un incontro urgente al sindaco per trovare un nuovo punto di mediazione”
L’ordinanza sindacale prevede nuovi oneri nei confronti dei titolari delle attività. Ad esempio dalla mezzanotte non scatta lo stop alla vendita di bevande alcoliche, ma c’è il divieto di consumarle al di fuori dei locali e delle loro pertinenze. E soprattutto i gestori hanno l’obbligo di vigilare su questa disposizione, e dunque di impedire che si esca dal locale con il bicchiere o la bottiglia in mano. Per chi non ottempera a questa disposizione incorre in sanzioni, fino alla chiusura per 15 giorni.
Secondo i titolari dei bar, questo provvedimento è eccessivamente rigido nei confronti delle loro attività e prospettano gravi ripercussioni economiche. Alcuni mesi fa il sindaco Piunti si era già incontrato con loro. «Ci fu una discussione generale –specificano- con il sindaco che ci aveva assicurato un nuovo incontro per definire i dettagli. Ma poi non ci ha ricevuti».
Al summit di ieri pomeriggio hanno partecipato i rappresentanti di BarCode, Caja Fuerte, Mezzopieno, Caffè del Corso, Rat Pack, Bijou, Room 76, Mentana, Shake, Wish you were beer. Presente anche Giovanni Parisciani, presidente dell’associazione negozianti Occhio al Centro che avrebbe contattato l’assessore al commercio Filippo Olivieri, per preparare l’incontro col sindaco Piunti. Oggi, infatti sarà protocollata in Comune una richiesta in tal senso.
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130 SOLDATI ISRAELIANI SI RIFIUTANO DI CONTINUARE A COMBATTERE
Una lettera aperta firmata da 130 soldati israeliani dichiara che non presteranno più servizio a meno che il governo non si impegni a raggiungere un accordo di cessate il fuoco nel territorio di Gaza.
La lettera inviata dai riservisti e dalle reclute del Corpo corazzato, del Corpo di artiglieria, dell’Home Front Command, dell’Aeronautica militare e della Marina è stata indirizzata al governo israeliano, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu, i membri del gabinetto e il Capo di Stato maggiore dell’esercito. “Continuare la guerra a Gaza non solo ritarda il ritorno degli ostaggi dalla prigionia, ma mette anche in pericolo le loro vite”, si legge nella lettera, aggiungendo che sono stati uccisi più prigionieri durante gli attacchi israeliani di quanti ne siano stati liberati. “Noi annunciamo che se il governo non cambia immediatamente rotta e non lavora per raggiungere un accordo per riportare a casa gli ostaggi, non saremo in grado di continuare a prestare servizio”, si legge nella lettera. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz , molti soldati si sono rifiutati di presentarsi per compiti di riserva che prevedono missioni specifiche, mentre altri stanno valutando se rifiutare.
In Israele si sono accese forti reazioni negative tra la popolazione e nell’esercito per non aver accettato alcun accordo di cessate il fuoco. Migliaia di israeliani stanno scendendo nelle piazze per chiedere il rilascio dei prigionieri e la fine della guerra a Gaza, chiedendo al governo di rispondere delle sue azioni per non essere riuscito a raggiungere un accordo.
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Fonte: Haaretz; immagine di Pollinations AI
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VANNO IN PENSIONE E REGALANO I LORO RISTORANTI ALLO STAFF
Avevano iniziato con una bancarella nel 2008, Peter ed Elaine Kinsella. Oggi il loro banchetto è diventato un ristorante di cucina catalana con due sedi a Liverpool, con gastronomia, bar, catering esterno e negozio online.
I coniugi si devono ritirare per motivi di salute e decidono di non vendere l’attività ma di lasciarla alle persone che la hanno portata avanti e fatta crescere con loro negli anni. “Lunya è più di un’attività per noi. È diventata parte integrante delle nostre vite, una vera attività a conduzione familiare … dopo un’attenta riflessione, abbiamo voluto provare qualcosa di diverso che avrebbe aiutato a preservare ciò che avevamo creato e che avrebbe protetto il nostro personale a lungo termine”. Questa alternativa diventa un Employee Owned Trust, un ente le cui azioni diventano gratuitamente nel tempo proprietà dei lavoratori. Tutto il personale ha una quota uguale nell’attività.
“Il passaggio alla proprietà dei dipendenti riflette la nostra convinzione che le persone che sono state parte integrante del successo di Lunya dovrebbero avere una posta in gioco nel suo futuro. Questa nuova struttura non solo premia il duro lavoro e la dedizione del personale ma li autorizza anche a svolgere un ruolo diretto nella continua crescita e innovazione del ristorante mentre noi andiamo gradualmente in pensione”. A chi gli chiede perché lo abbiano fatto, i coniugi rispondono “ Non è sempre una questione di soldi. Una vendita privata ci avrebbe portato un sacco di soldi ma crediamo che non sarebbe stata nell’ interesse del nostro personale”.
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Fonte: Lunya
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IL VILLAGGIO DOVE EBREI E ARABI VIVONO INSIEME IN PACE
Si trova a metà strada fra Gerusalemme e Tel Aviv il villaggio di Neve Shalom Wahat al Salam il cui nome, scritto sia in lingua ebraica che araba, significa Oasi di Pace. Fondato nel 1972 dal padre domenicano Bruno Hussar su un terreno concesso dal vicino monastero trappista di Latrun, nel 1977 ha visto il trasferimento della prima famiglia sulla collina che all’epoca non aveva né acqua corrente né elettricità. Oggi il villaggio ospita 70 famiglie, metà di fede ebraica e metà musulmane, che dedicano la loro vita alla costruzione di giustizia, pace e riconciliazione per la regione. Si tratta dell’unica comunità del Paese in cui ebrei e arabi, tutti di cittadinanza israeliana, vivono insieme per scelta e insieme fanno studiare i loro figli nell’asilo e scuola elementare bilingue che ospitano circa 270 bambini. Tra le altre iniziative della comunità vi è la Scuola per la Pace, che dalla sua fondazione nel 1979 ha offerto laboratori e corsi universitari per favorire il dialogo interculturale e interreligioso a circa 65.000 tra israeliani e palestinesi.
Nell’ultimo comunicato del villaggio emesso a seguito dello scoppio delle ostilità tra Israele e Hamas si legge: “Continuiamo a incontrarci e a discutere della situazione. Per noi il dialogo e il confronto sono fondamentali. Dobbiamo ritrovare la strada per tornare ai valori umani, al rispetto e all’apertura al dolore, alle paure e alle reazioni degli altri”.
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Fonte: Wahat al-Salam Neve Shalom; Oasi di pace
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SI LAUREA A 50 ANNI E TROVA IL LAVORO DEI SUOI SOGNI
Laurearsi a cinquant’anni, un sogno realizzato che ha cambiato la vita di Elena Cavera, commessa in un negozio di abbigliamento di Tevernerio, in provincia di Como. “Mi sarebbe piaciuto fare l’educatrice ma la vita, si sa, non va sempre come vorremmo. Il desiderio di studiare Scienze della formazione mi è sempre rimasto e un bel giorno di tre anni fa mi sono iscritta all’università ed ora mi sono laureata” racconta Elena. Studiando di notte e nei ritagli di tempo è riuscita a laurearsi grazie alla grande passione per la psicologia e per lo sviluppo delle persone.
“Poco dopo la laurea ho inviato un curriculum presso una struttura e sono stata chiamata per un colloquio. Ero contenta ma pensavo di non avere chissà che chance, visto che ero una neolaureata praticamente senza esperienza. Ho deciso di presentarmi al colloquio senza nascondere nulla di me. Ho cercato di presentarmi per quella che sono. Per esempio, ho molti tatuaggi sulle braccia ma era estate e faceva caldo e ho scelto di non nasconderli. Ho pensato di dovermi mostrare in modo onesto e sincero”. Pochi giorni dopo Elena è stata assunta come educatrice. “Se c’è qualcosa che vorrei che la mia vicenda insegnasse – racconta Elena – è che non bisogna mai abbandonare e dimenticare i propri sogni perché essi fanno parte di noi, di quello che siamo e di quello che potremmo essere”.
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Fonte: Qui Como
Volonwrite per Mezzopieno
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IL DEODORANTE CHE DURA PER TUTTA LA VITA
Nato con l’obiettivo di ridurre la produzione delle plastiche monouso il deodorante ricaricabile, riutilizzabile e lavabile inventato dall’inglese Adam Webb offre una soluzione eco-sostenibile nel mondo dell’igiene personale. Ogni anno 13 miliardi di confezioni di deodoranti finiscono in discarica e il riciclo non tiene il passo con i nostri consumi, così che il lento deterioramento dei rifiuti in microplastiche contamina gli ecosistemi terrestri e marini. Lifelong, il deodorante unisex che come suggerisce il suo nome viene venduto con garanzia a vita, elimina alla radice la necessità di imballaggio monouso, riducendo fino al 94% le emissioni legate al trasporto.
Si tratta di un cilindro di alluminio anodizzato, con una sfera applicatrice in cristallo e un tappo chiudibile tramite 12 magneti per conservare il prodotto a lungo. È sufficiente riempire il cilindro di deodorante in polvere (a base di erbe, senza parabeni e non testato su animali), aggiungere 45 ml di acqua, chiudere il tappo e agitare per 30 secondi. Una volta terminato il prodotto, si risciacqua il contenitore prima di caricarlo di nuovo. Ricariche in polvere e deodorante sono venduti in confezioni di cartone riciclato.
“Molti marchi creano prodotti che durano solo pochi mesi”, afferma il suo inventore, “un modo per costringerti a comprare ancora e ancora. Noi vogliamo creare qualcosa con cui puoi invecchiare, come un amico fidato”.
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Fonte: Lifelong
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IL PAKISTAN CANCELLA L’OBBLIGO DI IMPARARE IL CORANO
l Ministero federale dell’Istruzione e della formazione professionale del Pakistan ha approvato il “Curriculum per l’educazione religiosa” che abolisce l’obbligatorietà di dover seguire gli studi islamici per gli studenti dalla prima elementare alla scuola superiore.
La notifica annunciata ufficialmente dal governo riguarda il percorso educativo degli studenti pakistani che appartengono a religioni diverse dall’Islam e che potranno seguire dei percorsi più generici e non coercitivi per sviluppare l’educazione religiosa e morale. D’ora in poi, gli studenti non dovranno più necessariamente studiare il Corano e impararlo a memoria come una materia scolastica obbligatoria che influiva sui voti e sulla promozione. “Dal 2004 lavoriamo sul tema dell’educazione religiosa per gli studenti delle minoranze. Dopo una lotta durata 20 anni in cui ci siamo appellati a diversi organismi, istituzioni, governi e alla Corte Suprema, il governo pakistano ha finalmente riconosciuto questo diritto. Siamo grati alla Segreteria del Consiglio Nazionale e a tutte quelle organizzazioni che, come noi, si impegnano a garantire che tutti gli studenti abbiano uguali diritti e opportunità senza discriminazioni e che il pluralismo sia preservato” ha dichiarato Anjum James Paul, insegnante a capo dell’Associazione degli insegnanti delle minoranze pakistane. “Secondo l’articolo 22 della Costituzione pakistana”, ha detto il professore, “nessuna persona che frequenta un istituto scolastico è obbligata a ricevere un’istruzione religiosa, a partecipare a cerimonie religiose o a seguire un culto religioso diverso dal proprio”. “Il governo in Pakistan deve proteggere questo articolo al fine di eliminare ogni forma di intolleranza”.
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Fonte: Ministry of Federal Education of Pakistan; Fides; foto di Alena Darmel
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IN INDONESIA CHIUDE IL MERCATO DI CARNE DI CANE E GATTO
Una decisione storica in Indonesia: il celebre Tomohon Extreme Market non venderà più la carne di cane e gatto.
Il più grande e famoso mercato per il commercio di carne di animali domestici e selvatici sarà il primo del Paese a mettere fine a questa pratica che ogni anno vede la macellazione di circa 130.000 cani. La legge interromperà anche l’ampia rete di ladri e trafficanti di cani e gatti che si estende per tutta l’isola di Sulawesi. Il sindaco di Tomohon, Caroll Senduk, che ha promulgato la legge, ha dichiarato: “Sono molto orgoglioso che il mercato di Tomohon sia il primo a introdurre un accordo rivoluzionario tra commercianti e difensori del benessere animale per l’eliminazione della carne di cane e gatto. Oltre a porre fine alle pubbliche dimostrazioni di crudeltà, questo è un passo importante per proteggere le nostre comunità dalla minaccia della rabbia e di altre malattie”.
I cani e gatti ancora vivi verranno affidati ad associazioni animaliste. Secondo Humane Society International, gli animali gravemente traumatizzati e disidratati hanno ricevuto cure veterinarie d’urgenza e saranno accolti e accuditi nel santuario Animal Friends Manado Indonesia finché non troveranno una nuova sistemazione definitiva.” So che questo divieto è la cosa migliore per gli animali e anche per proteggere le comunità e le nostre famiglie. Se l’Indonesia sta andando verso un divieto totale di questo commercio, allora noi a Tomohon abbiamo contribuito, in piccola parte, a scriverne la storia” ha dichiarato il commerciante Elvianus Pongoh.
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Fonte: Humane Society International; foto di Hilary Halliwell
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APRE IL PRIMO MUSEO DELLE COSE RITROVATE
A Verrucchio, un piccolo paese in provincia di Rimini, ha aperto il primo museo dedicato agli oggetti abbandonati. Si chiama Micro ed ha sede nel Torrione delle Mura di San Giorgio.
Oggetti apparentemente insignificanti, abbandonati o dimenticati, sono esposti come se fossero opere d’arte e catalogati come reperti archeologici. L’idea alla base del Museo dell’Oggetto Ritrovato è quella di recuperare il vecchio rapporto tra le persone e le cose e di mettere in luce il contrasto tra la vita effimera degli oggetti moderni e il rapporto profondo che l’umanità aveva con le cose in passato, quando gli oggetti erano progettati per durare. In un’epoca in cui gli oggetti sembrano nascere per durare poco e vengono rapidamente sostituiti, il museo invita il pubblico a riconsiderare il valore intrinseco degli oggetti e ad affezionarsi ad essi, indagando il rapporto fra l’uomo e le cose.
“Le cose rifiutate, talora ridotte a frammenti, parlano di noi e della nostra storia recente, quanto le pagine di un trattato di sociologia o di antropologia. Oltre ad avere un potere evocativo, affettivo ed estetico straordinario che non può non far breccia nell’anima delle persone” racconta Gabriele Geminiani, ideatore del progetto. “Ho sempre subito il fascino delle povere cose abbandonate al proprio destino nei greti dei fiumi come sulle battigie invernali. Si tratta di cose logore delle quali mi ferisce profondamente lo stato di abbandono unito a quello del degrado, dello sfinimento, dell’agonia… Perché senza una loro casa le idee come i sogni, restano chiusi nel cassetto”
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Fonte: Rimini Today; Artribune
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SCALA L’EVEREST, SENZA GAMBE. PRIMO AL MONDO
Nessuno ci era mai riuscito, senza le gambe. Un ex soldato britannico che ha perso i due arti inferiori su una mina in Afghanistan, è diventato il primo doppio amputato sopra il ginocchio a scalare l’Everest, la montagna più alta del mondo di 8849 metri.
Hari Budha Magar, 43 anni, ha raggiunto la vetta più elevata del mondo utilizzando le gambe protesiche ingegnerizzate. Prima di lui, nel 2022, l’italiano Andrea Lanfri, era entrato nella storia riuscendo nella stessa impresa con delle protesi sotto il ginocchio. “Tutti noi abbiamo le nostre debolezze e disabilità, ma dovremmo concentrarci sulla nostra forza, solo così possiamo tutti condurre una vita migliore e significativa”, ha dichiarato l’ex soldato. “Il mio obiettivo principale per il resto della mia vita sarà lavorare per sensibilizzare sulla disabilità”, ha detto Magar al suo ritorno a Kathmandu. “La mia vita è cambiata in un batter d’occhio. Ma qualunque cosa accada puoi comunque condurre una vita appagante”. “Se un doppio amputato sopra il ginocchio può scalare l’Everest, puoi scalare qualsiasi montagna che affronti, purché tu sia disciplinato, lavori sodo e ci metti tutto il tuo impegno”, ha concluso.
L’impresa è stata particolarmente difficile. Sulla strada per la vetta ha esaurito l’ossigeno. “Ho pensato più volte di smettere, per il bene della mia famiglia”, ha confessato alla stampa Magar. “Avevo fatto la promessa che sarei tornato a casa per mio figlio”, ha spiegato.
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Fonte: The Himalayan Times
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IPOVEDENTE, SI LAUREA IN FISIOTERAPIA
Si chiama Armin Plaikner il primo fisioterapista ipovedente a laurearsi in Alto Adige, tra i primi in Italia. Il giovane originario della val Pusteria ha ottenuto la laura completando il tirocinio presso la Scuola superiore provinciale di Sanità Claudiana di Bolzano con la votazione di 103/110.
Armin, dopo la scuola, ha iniziato a lavorare come centralinista ma ha continuato a coltivare il suo sogno nel cassetto fino a quando ha deciso di licenziarsi per iscriversi agli esami di selezione a ammissione alla Claudiana, dove si è posizionato all’undicesimo posto tra i cento candidati che concorrevano per venti posti disponibili. “Persone con problemi di vista non hanno una sensibilità maggiore nelle mani”, ha precisato il giovane altoatesino “ma non avendo altre informazioni a disposizione, si concentrano di più su quelle che arrivano dalle mani”. Il presidente dell’Unione ciechi Alto Adige, Valter Calò, ha accolto con soddisfazione la notizia affermando che Arvin è un caso unico e ringraziando la Scuola Claudiana per la collaborazione che ha consentito al giovane di ultimare gli studi. “Tutti noi sogniamo, a occhi aperti e a occhi chiusi, e abbiamo degli obbiettivi.” – ha aggiunto Calò – “Ad Armin è andata bene, ha realizzato il suo sogno e adesso è fisioterapista. Non dimentichiamo però che alcune volte dobbiamo anche saperci accontentare ma sempre sorridendo alla vita”.
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Fonte: Ansa
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LE BUONE ABITUDINI – un allenamento alla felicità
TRE COSE DIVERTENTI ( esercizio)
“Ridere è l’antidoto a tutte le malattie”
(Patch Adams)
Per una settimana prenditi 10 minuti al giorno per fare quanto segue:
• Scrivi le tre cose più divertenti che hai sentito, visto, fatto o sperimentato oggi. Pensa a ciò che hai trovato davvero divertente e pensa a come ti ha fatto sentire.
• Scrivi anche il motivo per cui hai trovato queste cose divertenti. In altre parole rispondi alla domanda: “Perché si è verificato questo fatto divertente?” All’inizio potrebbe non essere facile ragionare sul perché hai trovato divertente qualcosa ma diventerà più semplice nel corso della settimana.
È importante mettere per iscritto la tua lista. Non è sufficiente fare questo esercizio soltanto a mente. Ecco alcuni suggerimenti per la scrittura: • Dai un titolo all’evento (es. “ho scherzato con il mio amico sull’essere genitori”). Metti nella lista ciò che vuoi: può trattarsi di un evento di poca importanza (es. “il mio partner ha fatto una faccia stupida”) oppure di un fatto più rilevante (es. “sono stato a vedere una commedia”). • Ricorda di scrivere ciò che è successo con il maggiore dettaglio possibile, incluso ciò che tu o altri avete detto o fatto. • Per fare in modo che questo esercizio diventi un’abitudine, prendi in considerazione di farlo prima di coricarti.
Questo esercizio ci incoraggia a concentrarsi sulle cose positive della vita, in particolare ai momenti dilettevoli, assurdi o spassosi. Piuttosto che rimuginare sui problemi, indirizziamo la nostra attenzione su esperienze particolarmente divertenti o piacevoli che sovente coinvolgono altre persone. Dedicando del tempo a queste riflessioni abbiamo la possibilità di rivivere quel divertimento nel presente. Tenere un diario sulle “tre cose divertenti” può cambiare anche la nostra prospettiva di lungo periodo. Nel corso del tempo possiamo diventare più facili al riso e più disponibili a riconoscere l’ironia nella quotidianità. Molti di noi spendono le giornate occupandosi di questioni serie, svolgendo lavori seri e intrattenendo conversazioni serie. Dedicare del tempo al lato divertente della vita può aiutarti a recuperare un po’ di spensieratezza. La ricerca dimostra che l’umorismo è, senza dubbio, potente: può facilitare la connessione tra persone e l’apprendimento nelle aule scolastiche. Ridere ha poi un effetto fisico sul nostro corpo: rilascia dopamina, aumenta la circolazione sanguigna e rafforza il cuore. E riconoscere l’umorismo in una situazione difficile può essere un modo sano di affrontarla. Forse è per questo che i ricercatori hanno dimostrato che l’esercizio “tre cose divertenti” riduce la depressione e aumenta la felicità a distanza di mesi dopo soltanto una settimana di pratica.
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Dal progetto: I 52 Passi Mezzopieno ▷
Questo articolo è apparso per la prima volta su Greater Good, il magazine on line del Greater Good Science Center presso l’Università della California, Berkeley, partner di Mezzopieno
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Questo allenamento è tratto dal programma di formazione per i volontari e per i membri e soci del movimento Mezzopieno
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RECUPERARE I TESSUTI DI SCARTO DIVENTA OBBLIGATORIO
Dal 1° gennaio 2022 la raccolta differenziata dei rifiuti tessili è diventata una pratica obbligatoria in tutta Italia. Con questa decisione il nostro Paese anticipa di tre anni il recepimento della direttiva Ue contenuta nel "Pacchetto di direttive sull'economia circolare" da attuare in tutta Europa entro il 2025.
L’obiettivo della nuova legge è produrre meno scarti e trovare il modo di reimmettere quanti più tessuti dismessi possibili nel ciclo produttivo, riducendo gli sprechi. Per questo gli enti locali stanno lavorando per garantire la raccolta dei vestiti e degli scarti di tessuto in maniera capillare e stanno organizzando reti di riciclo, di riuso e di smaltimento che coinvolgono cittadini, associazioni, aziende ed enti su vasta scala nazionale.
In Italia il tessile è il quarto settore produttivo per utilizzo di materie prime e risorse idriche dopo quello alimentare, le costruzioni e i trasporti e la percentuale di prodotti tessili che finiscono nella quota indifferenziata dei rifiuti è oggi del 5,7%, secondo le indagini condotte dall’istituto Ispra. La media nazionale pro capite di recupero di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante, contro circa 25 chilogrammi di tessuti che in media ogni anno vengono persi o dispersi da ognuno di noi. Abbigliamento, scarpe e accessori usati in Italia sono raccolti attraverso appositi cassonetti da aziende registrate come gestori ambientali. Il tutto avviene in sinergia tra associazioni, imprese e cooperative attive nel settore della della raccolta differenziata, della commercializzazione e della lavorazione dei rifiuti tessili.
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Fonte: Decreto Legislativo 152/2006 D.L. 1° marzo 2021, n. 22 ; Ispra - 31 dicembre 2021
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LO SPORT SALVA L’AMBIENTE: IL MONDIALE DI PLOGGING
Si è tenuto in Val Pellice, sulle Alpi torinesi, il primo campionato mondiale di plogging, la nuova disciplina che unisce sport e protezione dell’ambiente. La gara si è svolta su 1685 chilometri di sentieri dove decine di persone si sono sfidate tra prestazioni atletiche e protezione ecologica secondo tre parametri: la distanza percorsa, il dislivello positivo coperto e i rifiuti raccolti.
La competizione ha visto cinque gare in tre giorni in cui i partecipanti hanno raccolto 795 chili di rifiuti e migliaia di partecipanti virtuali hanno effettuato la stesa sfida a distanza nei loro comuni. A tutti gli iscritti al World Plogging Challenge sono stati consegnati un sacchetto per la raccolta dei rifiuti e un paio di guanti. La gara prevede di raccogliere almeno 1 rifiuto ogni 10 km di corsa calcolando 1 punto ogni km corso, 1 punto ogni 10 metri di dislivello, 1 punto ogni minuto in meno rispetto al tempo massimo di gara stabilito, 1 punto ogni grammo di CO2 risparmiata. Il conteggio della CO2 non coincide con il peso ma è in funzione del materiale: 1 g carta = 1,13 g di CO2 (fonte COMIECO) 1 g PET =1,8 g di CO2 (fonte AEA) 1 g alluminio = 7,98 g di CO2 (fonte CIAL)
Roberto Cavallo, atleta e divulgatore ambientale che ha ideato l’iniziativa, ha sottolineato che “abbiamo bisogno di allenarci duramente per cambiare abitudini, se vogliamo che i nostri figli vivano in un pianeta bello come lo abbiamo conosciuto noi”.
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Fonte: Plogging challenge - 13 ottobre 2021
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EGITTO, LE PRIME DONNE NOMINATE GIUDICI
Al Cairo, in Egitto, 98 donne hanno prestato giuramento come prime donne giudice nel Consiglio di Stato del Paese, uno dei principali organi giudiziari, in precedenza composto da soli maschi.
Il giudice supremo, Mohammed Hossam el-Din, che le ha nominate, ha affermato che “le donne sono un'importante aggiunta al Consiglio di Stato", dopo che il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sissi aveva chiesto alle donne di entrare a far parte del Consiglio di Stato e della Pubblica accusa, due organi giudiziari esclusivamente maschili. Il Consiglio in precedenza aveva attivamente respinto le donne, nonostante le ripetute richieste da parte di diversi organi istituzionali e dalla popolazione. In Egitto la Costituzione prevede che ogni nuova legislazione civile non possa essere contraria alle leggi dell'Islam.
“Questo è un giorno memorabile. È un sogno per noi e anche per le generazioni passate", ha dichiarato Radwa Helmy, una delle giudici donne. "Essere una donna in una delle principali istituzioni giudiziarie in Egitto e nel mondo arabo era un sogno". Come parte del Consiglio di Stato, i nuovi giudici donne si occuperanno principalmente di controversie amministrative, casi disciplinari e ricorsi, oltre a rivedere i progetti di legge, le decisioni e i contratti del governo.
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Fonte: Egypt today - 19 ottobre 2021
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