#no ecco la cosa che fa molto ridere è che boh forse questo ci stava provando con me o comunque tastando il terreno? non lo so amici era un
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mia madre mi manda aggiornamenti su zerocalcare e la prima cosa che penso è mm questo potrebbe averlo scritto la mia cara amica tumblr mutual giulia deathshallbenomore <3
sarà il fatto che le madri sono indubbiamente genitore 1 e chi la pensa diversamente evidentemente vive dal lato sbagliato della storia (mentre io e il dott. zerocalcare la pensiamo nel modo giusto), saranno i riferimenti ad adrian la serie evento………… del resto sono mai stata avvistata insieme a zerocalcare?
#in realtà che ridere. sì#esistono x persone che possono dire di averci visti nella stessa stanza#correva l’anno boh rega ero tipo al terzo anno di liceo#e andai con uno a vedere questo tale fumettista. onestamente non so se fosse già iper famoso e io solo ignorante o cosa onestamente#questo tale fumettista nel senso che non avevo idea di chi fosse zerocalcare perché vivo sotto a un sasso#però facciamo conto che questo accadde pure più di 10 anni fa#no ecco la cosa che fa molto ridere è che boh forse questo ci stava provando con me o comunque tastando il terreno? non lo so amici era un#periodo confuso e buio della mia vita. ricordo di aver esperito uno degli abbracci più imbarazzanti della mia esistenza#del tutto estemporaneo. lui ottocento metri più alto di me. chimica meno mille. l’unica cosa che condividevamo era l’astio per l’esistenza#ma quella non è affinità. si chiama depressione al giorno d’oggi. lol#quindi mi rimetto al giudizio della corte ma tanto è passato abbastanza tempo da poterci ridere su. la cosa che ricordo meglio era il caldo#perché CHE MINCHIA VAI IN UN POMERIGGIO D’ESTATE A MILANO IN MEZZO ALL’ASFALTO MA CHE È#bene fine dell’oversharing chiedo scusa a tuttə ciao xoxo
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i charleston e le bacchette;
«Però devi ricambiare il favore» le dice, intanto che le porge ufficialmente il maglione con tanto di spilla «Nel senso, mi devi parlare un po` dei Charleston» la guarda un istante, come in attesa, per poi voltarle le spalle e distanziarsi di qualche passo. Offrendole la privacy necessaria per cambiarsi, se lo volesse.
« I Charleston, eh? » domanda, mentre si infila il maglione altrui dalla testa: sostanzialmente è come se fosse un altro vestito per lei, solo che questo arriva a metà coscia o poco sopra. « I Charleston possono essere privati di tutto, persino di un braccio o di una gamba, ma prova a togliere loro la bacchetta e sei un mago morto! » afferma con solennità, ed il nasino all’insù. Gli picchietta sulla spalla per invitarlo a voltarsi, se non l’avesse già fatto da solo, e si mette seduta di nuovo sul letto molto più comoda di prima. « A casa mia c’è tipo un arazzo dove c’è uno dei miei vecchi parenti, ormai morto da tipo un sacco di tempo, che rovescia un calderone pieno di veleno addosso ad un altro mago che gli aveva preso la bacchetta. » facendo spallucce con il naso che si arriccia. « Dice che fossero amichetti e che il mago che gli aveva preso la bacchetta voleva fare pace, fargli capire che non voleva duellare con lui ma.. » ai Charleston non si tolgono le bacchette. « Ah, lo sai? Noi c’abbiamo pure un albero da bacchetta, nel giardino di casa. » roba seria.
«Ma che razza di modo èèè per fare pace? Che parac*lo, quel tizio» scoppia di nuovo a ridere, incredulo «E come mai avevano litigato?» le domanda, puntellandosi sino a poggiare la schiena contro il cuscino «... `spe» ma è l`albero di bacchette a catturare principalmente il suo interesse «Nel senso che c`avete un albero che al posto dei rami ha delle bacchette? E c`hanno già dentro il nucleo e tutte le robe?» spalanca gli occhi, veleggiando un po` troppo con la fantasia.
« Boh, la storia dice che si erano litigati a causa di robe tra purosangue e non purosangue. » facendo spallucce, e lasciando uscire dell’aria dalla bocca in un sospiro. « È solo un albero adatto. Nel senso: che fa tipo dei rami e da quei rami ci si possono creare delle bacchette che vanno create però con tanto di anima e tutto un po’. C’è tutto un luuuungo processo, credo. » facendo un cenno con la mano per dirgli che la storia è lunga, ma non che la sappia proprio tutta. « La tua che legno c’ha? » domanda, incuriosita, e finisce di sistemarsi i capelli che poi si lascia scendere giù occupando quella parte di cuscino che Tris non occupa con la schiena.
«Maddai, serio? Mica lo sapevo che ci stava una differenza... pensavo che andassero bene tutti gli alberi» scuote la testa, almeno finché non lo coglie un`illuminazione improvvisa «Ah! Ma ora ho capito! Ecco a cosa fanno la guardia gli Asticelli! Ce li hai presente, no?» domanda, rivolgendosi alla Serpeverde anche con il volto. «Mh. Sicomoro» mugugna tra un morso e l`altro «E con la piuma di Jobberknoll. E te?» non gli passa neppure per la testa che possa trattarsi di una domanda inopportuna, per una Charleston, rivolgendole un`occhiata con una punta di curiosità.
« Uhm. » dando qualche morso alla torta, per altro buona « .. lo sai che, ecco, che dichiarare la propria bacchetta è un po’ come dire chi sei apertamente? » fa un sorrisetto, strigendosi nelle spalle. Dato che lui ha condiviso, seppur non con la stessa sua linea di pensiero « La mia è di sequoia, comunque. » un altro pezzettino di torta per aggiungere, piano « Con polvere di fata. » non lo dice con vergogna e nemmeno con imbarazzo, glielo dice come se stesse dicendogli un segreto-segretissimo.
«... ah seh?» sbatte un po` le palpebre ma non è che si scomponga poi tanto, essendo noncurante di natura «Vabè, tanto tu mi conosci già bene» le fa notare con un sorriso, cercando di pinzarle di nuovo la vita tra pollice e indice. Dopo una premessa del genere, è con un sorriso tutto nuovo, intimamente grato, che ascolta la confessione di Charlotte «Vedi? Sei proprio `na fatina!» la indica, sbuffando una risatina «Strano, però. Un nucleo così... boh, minuscolo, per un albero tanto grande. Questa cosa vuole dire che, pure se sei piccina, c`hai carattere e ti fai rispettare?»
« Uhm sì, hai ragione. » prendendosi quella punzecchiata alla vita, ridcchiandoci sopra. « Però se non ti conoscessi direi che ti piace fare l’avventuriero, senza annoiarti mai. » dicendogli cosa, eventualmente, si può capire da una bacchetta. Per quel poco che ne sa. « Sì, immagino proprio sia anche questo. » anche. « Sai, le fatine hanno tutto il loro potere magico nella polvere quindi.. c’ho carattere e mi faccio sempre rispettare! » facendosi un po’ più impettita e l’occhio cade sulla spilla. « Infatti vedi, sono pure un prefetto. Sono troppo favolosa. »
« La bacchetta dice tutto, sulle persone. Il modo in cui la impugni, il colore del legno, il tipo, l’anima.. » facendo tutto l’elenco e manco tutto. Deve ringraziare la sua famiglia per questo e Myron che ogni tanto la pungola con queste faccende che di certo non tutte ricorda o sa. « Ahn, ma lo sai che, a proposito dei Charleston » tornando un attimo al discorso « prima-prima, tipo cioè una cifra di anni fa, alcuni della mia famiglia prima frequentare un mago o una strega chiedevano il legno della bacchetta e l’anima. Sennò tipo non si permettevano mai di fidanzarsi con uno che c’ha la bacchetta che non va bene per la sua. » i Charleston e le bacchette.
«`sta cosa sarebbe da spiegare a quelli che pensano che tutti i matrimoni tra Purosangue sono forzati, oppure boh, che vengono fatti solo tra sconosciuti totali» è ciò che dice nel riprendere la parola, lasciandosi dietro un sospiro dal retrogusto un po` stanco «E le nostre bacchette se la intendono?» che forse è ciò che al momento gli preme capire di più, anche se di fatto non attende risposta, limitandosi a incurvare un sorriso colmo di insinuazioni «Secondo me, sì. Come noi» ammette senza problemi, con una solida sicurezza che cerca di ritrovare anche nello sguardo di lei.
« Sì, non si �� mai davvero sconosciuti se, prima di conoscerti, ti chiedo solo il legno della tua bacchetta. » fa notare lei con un annuire convinto del capo. Fa un sorrisetto furbo, che le fa arricciare il naso e mordere poco poco il labbro inferiore. Socchiude poco gli occhi e riaprendoli, conferma al Grifondoro: « Sì, che se la intendono. Come noi. »
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