#nessuno ci divide
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mccek · 1 year ago
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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sciatu · 4 months ago
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CERAMICA DI SANTO STEFANO DI CAMASTRA
Anche oggi non ti ho detto che ti amo, Preso dagli affanni del giorno, dal leccare la vita per capirne ipocrisie e falsità, ho dimenticato di dirti che ti amo. O meglio, nel silenzio del giorno e nel nulla dei suoi attimi, non ho trovato tra le sue ombre e le parole vuote del mondo, il momento giusto per parlare al tuo cuore, per dirti di quanto ci lega, per confessare quello che ferma il tempo per creare un istante, un minuto delle nostre vere vite. Non volevo sconsacrare le parole che dovevo dirti, non volevo svendere il tesoro che mi doni, liquidare tutto nella banalità del quotidiano, per amarti per contratto, o glorificarti per noia. Non volevo svendere per poco, quello che sarebbe diventato il senso del giorno, nascondere tra consigli per gli acquisti e stragi degli innocenti, l’unico respiro dell’anima mia. Era troppo importante, anche se era naturale, era troppo semplice anche se è un giuramento quotidiano fatto alla tua vita perché sia la mia vita. È troppo banale sprecare quello che vuol dire amarti, è infantile ripeterlo, è assurdo pretenderlo anche se è necessario confermarlo ogni giorno, scriverlo nell’aria che ci divide, sognarlo nelle nostre notti, scambiarcelo nelle nostre carni, così che i nostri corpi siano il forziere, la vigna ed il mare di quello che proviamo, dell’ebrezza che ci scambiamo, delle emozioni su cui navighiamo. Un altro giorno muore senza averti detto che ti amo, Un altro giorno scivolato via senza sapore, diventato un anonimo giorno di pieno inverno, dove non vi sono colori, il sole è malato, il vento impazzisce e il mare diventa nemico. Eppure lo so, lo so bene, che solo quando ti dico che ti amo, il tempo ha un altro sapore, i miei affanni si sciolgono e tu mi rivesti con i sorrisi della primavera. Perché l’amore è un assegno in bianco che qualcuno ti dà e che tu devi spendere il giorno stesso perché domani non avrà più lo stesso valore e nessuno ti potrà garantire che domani ce ne sarà uno eguale. Un assegno gratuito che devi spendere in quel momento scrivendo il valore che tu dai a chi te lo ha dato. Ma se scrivi troppo o troppo poco, sei tu dopo, che dovrai pagare il doppio della cifra che hai scritto. Per questo, non dirti oggi che ti amo, è tenersi in mano quell’assegno incapace di spenderlo, incapace di sognare, incapace di volare, incapace di trasformare il grigiore dei palazzi in un intimo paradiso
Even today I didn't tell you that I love you, Caught up in the worries of the day, in licking life to understand its hypocrisies and falsehoods, I forgot to tell you that I love you. Or rather, in the silence of the day and in the nothingness of its moments, I didn't find among its shadows and the empty words of the world, the right moment to speak to your heart, to tell you how much binds us, to confess what stops time to create an instant, a minute of our true lives. I didn't want to desecrate the words I had to say to you, I didn't want to sell off the treasure you give me, liquidate everything in the banality of everyday life, to love you by contract, or glorify you out of boredom. I didn't want to sell off for a little, what would have become the meaning of the day, hide among shopping tips and massacres of innocents, the only breath of my soul. It was too important, even if it was natural, it was too simple even if it is a daily oath made to your life for it to be my life. It is too banal to waste what it means to love you, it is childish to repeat it, it is absurd to demand it even if it is necessary to confirm it every day, to write it in the air that divides us, to dream it in our nights, to exchange it in our flesh, so that our bodies are the treasure chest, the vineyard and the sea of ​​what we feel, of the intoxication we exchange, of the emotions we sail on. Another day dies without having told you that I love you, Another day slipped away without flavor, become an anonymous day in the middle of winter, where there are no colors, the sun is sick, the wind goes crazy and the sea becomes an enemy. And yet I know, I know well, that only when I tell you that I love you, time has another flavor, my worries melt away and you dress me with the smiles of spring. Because love is a blank check that someone gives you and that you have to spend that same day because tomorrow it will no longer have the same value and no one can guarantee you that tomorrow there will be an equal one. A free check that you have to spend at that moment by writing the value that you give to the one who gave it to you. But if you write too much or too little, it is you later, who will have to pay double the amount you wrote. For this, not telling you today that I love you, is holding that check in your hand incapable of spending it, incapable of dreaming, incapable of flying, incapable of transforming the grayness of the buildings into an intimate paradise
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seaunknown · 1 year ago
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Lacrime sul volto quando sento quelle note, quelle parole. Parole delle canzoni che ci dedicavamo, parole di ciò che mi dicevi e che mi è rimasto addosso inciso sulla pelle, sul cuore.
Quel per sempre che è durato quanto un battito d’ali. Per due anni in cui ho visto la mia vita fiorire, brillare e poi ancora cadere a pezzi, giorno dopo giorno, e ho vissuto nell’illusione di un amore perfetto. Ho idealizzato i tuoi gesti ai quali mi aggrappavo.
Ho aspettato ogni secondo, ogni attimo della mia vita una tua carezza, un tuo bacio. Aspettavo il tuo amore come l’ultimo volo per il grande salto nel futuro, e l’amore che provavo per te sembrava non stancarmi mai. Perché c’erano sempre quelle maledette parole delle canzoni e adesso sono qua che riascolto quelle canzoni, che ascolto quella playlist fatta di Emozioni e guardo la tua foto profilo. E la mia anima si divide, si lacera e strappa la serenità dal mio cuore perché il mix di fuoco che sento dentro nemmeno io so descriverlo.
Perché mi manchi, vaffanculo, e non dovresti. Non dovrei permetterti di far parte dei miei pensieri, ma è un mese che ti evito, che chiudo il mio cervello al tuo pensiero.
Non ho parlato con nessuno di te, mi hanno chiesto le persone se andasse tutto bene. Io non volevo parlare di te, per me eri morto il giorno in cui ho chiuso quella chiamata, il giorno in cui ho eliminato tutte le chat, tutte le foto, tutte le storie dall’archivio e la tua presenza nel mio telefono e nella mia vita.
Non mi sono mai confrontata con il mio vuoto, quello che hai lasciato dentro di me, insieme ai danni e adesso la vita mi porge la resa dei conti e io non ho idea di come affrontarla.
Ma del resto, “Una volta è colpa tua, Due volte è colpa mia”.
Adesso Gemitaiz dimmi, quattro di chi è la colpa?
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the-lived-abstractionism · 2 months ago
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Berlinguer: oltre l’ambizione
Un film come visto e vissuto
Di Sauro Sardi
Giocando coi versi del grande poeta russo, se Berlinguer fosse Majakovskij
direbbe al placido chimico dalla fronte spaziosa: “Risuscitami… perché la
gente di me ha sete”. Dunque, un film che riattacca la spina e inietta sangue
nel cuore senza la presunzione di riaccendere il sole, seccare l’oceano. Un
film che fa tornare a scrivere anche i mezzi morti di parole, quelli che
aspettavano l’occasione per dire che gli argomenti di una certa stagione non
invecchiano mai. Nessuno di noi fa di mestiere lo scontento e insieme alle
lodi si avanzino pure anche le critiche, sarebbe un gradire molto sospetto se
tutti fossero pienamente d’accordo su questa pellicola, ci sarà pure qualche
aspetto da ingoiare appena o troppo malvolentieri, ma buttato giù il boccone
tutto il resto è arte, umanità, politica. Quei tre pacchetti di sigarette ci
riportano dentro a quelle stanze di fumo bestemmiato. Non avremo
guadagnato il socialismo ma l’inferno era di sicuro alla nostra portata.
Scorrono meravigliose e crudeli le scene; per fortuna le so a memoria. Al
cinema non esiste la pagina Talk Back per l’audio descrizione delle immagini.
“la piazza è strapiena di gente” dice una voce alle mie spalle Spero sempre
che dietro di me ci sia qualcuno che bisbiglia, è un occhio trovato. Si va verso
il finale, accompagnato da una musica dentro un silenzio che ti strozza
transita quel sole dell’avvenire, il suo splendore, il decadimento, i resti.
Appunto, i resti sono le nostre opinioni, saluto la mia comoda poltroncina di
velluto, usciamo.
Sta ancora piovendo qualche gocciolina che si affronta anche senza
cappello, penso che sia regolata da un Dio che ha visto tutto, ci accompagna
alla macchina, ci riporta a casa, poche parole, quasi muti. Eppure era la
giornata ideale per andare al cinema e ora la riassumo alla faccia degli spazi
e delle virgole comprese.
Avevo attraversato quelle poche gocce di pioggia che oltre la biglietteria si
asciugano subito. Ora le musiche si accompagnano alla stupenda
espressività vocale del protagonista, Berlinguer non fa una piega ma non è
un blocco di granito rosso, no, ha famiglia, sentimenti, un sogno che
intravede oltre la linea dell’orizzonte. La piazza è sua, il popolo di quella
grande stagione è suo.
In ogni opera d’arte c’è sempre un aspetto che suscita non solo emozioni ma
anche riflessioni, analisi. Dunque, come e quante volte Berlinguer si
incontrasse anche di nascosto con Moro non è una pallida leggenda
metropolitana ma l’incipit di una storia che non doveva mai nascere. “Divide
et impera” era un concetto semplice, tradotto in tutte le lingue. Ormai
avevamo capito che a guadagnarci non erano i belligeranti ma chi
organizzava lo scontro per trarne profitti. La politica doveva restare un campo
di battaglia, mai diventare un luogo dove le diverse opinioni alla fine fanno
sintesi e si procede, magari verso l’idea condivisa di una necessaria visione
post ideologica. Intendiamoci, il plastico di una casa comune dove alloggiare
politiche, credenze e culture diverse sarebbe stato un progetto tutto da
spiegare ma era in atto l’avvio di un percorso nuovo. Ora non conta dire
quanto Berlinguer lo volesse più degli altri, lui ci credeva quando tutto era
ancora possibile, il sole che picchiava sugli scogli di granito rosso era sempre
lo stesso ma proprio quello nato nei luoghi del socialismo reale diventava
sempre più brutto, una farcitura di socialismo imperialista. Doveva “strappare”
quel filo, quei legami e al tempo stesso raggiungere il sole di un avvenire che
si evolve. Lo diceva indicando il punto dove il mare e l’orizzonte si toccano.
Ma quell’uomo apparentemente timido e riservato, prima di conoscere il
domani di tutti i comunismi di questo mondo conosceva il mare, le distanze
apparenti tra cielo e terra, sapeva bene che più vai verso l’orizzonte, più quel
punto si allontana. Ma lui doveva crederci e preparare il terreno per una
nuova stagione della politica, non più riverente ma opposta al dominio di
vecchi e nuovi imperi. Potrà sconvolgere qualcuno immaginare che nel mare
nostrum gonfio di antiche e nuove rivalità politiche stava soffiando il vento di
una ragionevole intesa anche nel completo disaccordo su tante questioni. Un
vento nuovo. Ma tutto si interrompe, precipita, passano gli anni e si torna al
tempo delle invasioni barbariche, nascono eserciti al soldo di chi ha più
moneta, l’arco e la catapulta diventano ordigni che possono varcare i confini
delle peggiori immaginazioni. Torna la gigantografia di Enrico Berlinguer,
umida e malinconica questa giornata al cinema, forse se avessi lasciato
qualche ricordo a casa avrei sofferto di meno. Un film che rotola all’indietro
come un macigno che accarezza e travolge.
Non credo nei film buoni per la didattica, per quella ci sono i documentari,
semmai questo genere di realismo cinematografico espone la capacità degli
autori, l’arte di suscitare emozioni. Cosa non secondaria in tempi dove l’agire
sensibile affronta la fredda intelligenza artificiale; difficile per un algoritmo
venirci a dire che i comunisti ci porteranno via il maiale, non avrà mai tanta
fantasia. Un bel film, può provocare sgomento oppure fare da stimolo a tutti
quelli che ancora, comunque la pensino, hanno una loro visione
dell’orizzonte. Quale orizzonte? Non era una domanda difficile.
P.S.
www.saurosardi.com Ai funerali di Enrico Berlinguer
Noi popolo, siamo gli stessi del popolo di allora.
Una storia che fa resuscitare ideali ed equilibrio sociali, pur stando all'orizzonte.
Ma chi ucciderà chi ancora cerca alleanze di potere
...di sicuro né Moro né Berlinguer
dY
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0francesc0 · 4 months ago
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la verità é che sotto l’armatura c’è sempre una persona che vorrebbe soltanto immergersi tra due braccia e piangere, piangere, piangere e piangere
sentirsi dire che andrà tutto bene, che non si é mai soli, che tutto passa, nonostante il tempo sia sempre il nostro migliore amico e, al contempo, peggior nemico; sentire il calore, quello vero, sentire di essere speciali o importanti per qualcuno, sentire di essere cullati con così tanta angosciante tranquillità, sentirsi dire di essere voluti bene, sentirsi dire di essere amati e sentire tutto questo sotto la pelle, dentro le vene, nel cuore e nella mente; sentirsi dire che le persone che ci abbandonano in realtà non lo fanno sempre con malizia, a volte lo fanno per salvare noi e loro stessi; a volte si scappa per cercare la libertà e se ci si arriva, non ci si volta più indietro; sentirsi dire che il male lo si divide in due così diventa meno pesante, sentirsi dire che per una volta possiamo non essere chi siamo fuori, sentirsi dire che per una volta possiamo togliere la maschera, sentirsi dire che l’armatura non ci rende ciò che siamo ma é il passato che determina quanta robustezza diamo all’armatura, sentirsi dire che in fondo va bene tutto così com’è anche se fa male, anche se fa malissimo e anche se non é come vorremmo che sia; sentirsi dire che tutto quello per cui ci sacrifichiamo, tutto quello per cui lottiamo, ha senso oggi e l’avrà anche domani; sentirsi dire che non siamo stupidi, deboli, insignificanti, ingenui, insensibili, cattivi, egoisti, ma, accettandone la realtà, siamo anime tormentate nella loro purezza, a volte dannate dalla purezza stessa; sentirsi dire cose che nessuno mai ha detto e cose che possano aiutare solo nella crescita di quel momento; sentirsi dire così tanto ma sentire così poco;
che mentre piangi, senti così tante cose e poi non senti niente più di colpo, perché tra tutte le lacrime versate, c’è stata qualche goccia di mezzo che t’aiuta a svuotarti
perché, alla fine, siamo vuoti; ma vuoti di cosa?
é l’armatura che copre un vuoto o é l’armatura stessa il vuoto che crediamo ci protegga?
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lifeinthelinesofthisblog · 10 months ago
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Quante cose ho finalmente capito…ma cosa scegliere?
Ecco “scegliere” è un verbo che mi ha sempre fatto porre tante domande. Apprezzo le persone che sanno scegliere anche se nella maggior parte dei casi si sceglie sempre ciò che è peggio per noi stessi. Ma capisco anche il perché…nella vita ci sono cose che ti cerchi e cose che ti vengono a cercare. A volte non si hanno scelte, altre volte nemmeno le vorremmo…ma arrivano, dopodiché non si è più uguali a prima.
A quel punto le soluzioni sono due o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione si scelga…ti cambia ed in questo caso non hai la possibilità di scegliere.
Da qualche parte ho letto che nessuno ci fa del male se non noi stessi perché facciamo cattivo uso del grande potere che abbiamo: il potere di scegliere.
Quello che io penso è che il mondo si divide tra chi è speciale e chi è normale. Mi soffermo solo sul primo caso perché ha un potenziale straordinario, finché si ha un animo libero si può essere qualsiasi cosa, fare qualsiasi cosa e scegliere qualsiasi cosa.
Ed è proprio questa la parte che preferisco dello “scegliere”…la libertà.
- Lifeline 🔏⚓️
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abr · 9 months ago
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La realtà è che il nostro Paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a se stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene (sulle Grandi Opere tipo Ponte sullo Stretto ma non solo, ndr) penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.
(A) quel progetto non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via a un progetto incredibile per quei tempi (...): un tunnel di quasi 20 chilometri (...) che rimase per 76 anni il record del mondo, superata solo negli anni ’80 (...).
Furono impegnati (...) decine di migliaia di operai (...), minatori sardi e toscani, contadini (...), disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi (...). “Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!”. Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile e invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.
Alla fine i calcoli manuali dello scavo (...) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai 200 del traforo del Gottardo di anni prima. (S)i corse sempre ai ripari organizzando migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno avevano abiti puliti, toilette e aspiratori per ridurre la temperatura (...). Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie (...) con case, osterie, la scuola, una chiesa (...).
Scrivo questo pezzo da Dubai, dove trent’anni fa c’era solo sabbia e oggi (si staglia) il grattacielo più alto del mondo. È indigesto agli ecologisti e opera faraonica e inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti non è stata più Parigi ma proprio Dubai (...).
Ormai Europa e Asia sono connessi sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo. Anche considerando solo i ponti a campata unica (...) costruire il ponte sullo Stretto tra Calabria e Sicilia é nell'ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti! (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/ponte-sullo-stretto-il-monito-del-vecchio-sempione-ai-sabotatori-che-ignorano-la-nostra-storia/2686470/
Sempre provinciali siamo stati, ma oggi più di ieri: più sono sinistri ecoambientalisti che si credono moderni, più regressivi ignoranti tutto sentimient' pregiudizi e blablabla impauriti a bocc'aperta diventano. In sintesi, dei Tozzi.
Peccato che i piagnina senza lumi né speranze dilaghino attualmente anche oltre il divide con gli ignoranti a sinistra. In ritardo ma l'han vinta finalmente, la battaglia per l'egemonia culturale: non è questione di contenuti ma di metodo, han reso la mentalità e l'approccio della maggioranza silenziosa che lavora, negativa passiva aggressiva come la loro. Al più fanno i "benaltristi", altro diversivo classico sinistro. Non per caso i figli (=speranza di futuro migliore) non li fa più nessuno.
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susieporta · 2 years ago
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IL NON-GIUDIZIO
Nel Vangelo e' scritto: " Non giudicate, per non essere giudicati; perche' col giudizio con cui giudicate, e con la misura con la quale misurate sarete misurati."
Questa frase non significa che se giudichiamo gli altri un giorno saremo a nostra volta giudicati e puniti da un' entita' superiore. Gesu' era un personaggio che conosceva la psiche umana ( dal gr. psiche' = anima ) decisamente meglio dei nostri simpatici psicanalisi, i quali la confondono con la mente...e questo dice tutto sulle loro capacita'. Egli attraverso questa sua affermazione voleva semplicemente esprimere una legge psicologica a cui nessuno puo' sfuggire: se giudichiamo gli altri aumentiamo dentro di noi il senso del giudizio, cioe' la convinzione che nel mondo ci possa effettivamente essere qualcosa di brutto o di sbagliato. Nel momento in cui abbiamo dentro questo senso del giudizio allora ci sentiamo giudicati dalle altre persone. Il giudizio rivolto verso gli altri e quello rivolto a noi stessi sono le due facce della stessa medaglia.
Per esempio, se io rido quando qualcuno si veste in maniera stravagante, prima o poi mi sentiro' giudicato nel mio modo di vestire. Se disprezzo le scelte di qualcuno, prima o poi mi sentiro' disprezzato per le mie scelte. Se critico il modo di parlare delle persone, avro' timore quando tocchera' a me parlare in pubblico. Se vedo errori all'esterno, allora prima o poi sentiro' di stare commettendo degli errori agli occhi degli altri. Se mentre sono in coda alla posta mi lamento di chi impiega troppo tempo allo sportello, quando sara' il mio turno e dovro' effettuare un' operazione lunga, sentiro' su di me il giudizio delle altre persone che sono in coda alle mie spalle. E la misura della mia sofferenza sara' direttamente proporzionale alla pesantezza del mio giudizio nei confronti degli altri.
Giudichiamo perche' guardiamo il mondo attraverso una mente duale che non puo' fare a meno di dividere fra giusto/sbagliato e bello/brutto. Giudicare e' nella sua natura. Nella misura in cui vediamo sbagliati gli altri, ci sentiamo sbagliati e inadeguati agli occhi degli altri...e viceversa, nella misura in cui ci sentiamo sbagliati e inadeguati, vediamo sbagliati e fuori posto anche gli altri.
Anche il giudizio positivo e' pur sempre un giudizio, in quanto viene dalla dualita' e il senso di separazione. Se noi diciamo "le persone garbate mi stanno simpatiche" automaticamente stiamo creando il polo opposto "le persone sgarbate sono antipatiche". Finche' si resta nella personalita', il positivo crea il negativo e non c'e' via d'uscita.
USCIRE DAL GIUDIZIO
Non e' possibile interrompere il meccanismo giudicante della mente, per farlo dovremmo distruggerla. Ma possiamo osservare con costanza la mente che lavora fino a disidentificarci da essa e identificarsi con l' essenza. Con il tempo impareremo a osservare il mondo dal Cuore, il quale non divide fra bello e brutto, ma Sintetizza e Intuisce la perfezione di tutto cio' che accade. Se guarderemo ogni cosa con gli occhi del Cuore smetteremo di giudicare e come conseguenza non ci sentiremo piu' giudicati da nessuno.
Non giudicare pero' non significa diventare anche incapaci di discriminare e fare delle scelte. Nonostante un giorno sicuramente vedremo la perfezione insita in ogni azione umana, la nostra capacita' di discriminare rimarra' intatta e noi potremo comunque scegliere di non frequentare piu' un dato posto o una certa persona, ma non per questo la giudicheremo sbagliata in assoluto. Possiamo combattere la liberta' di un popolo, pur senza giudicare sbagliato il popolo oppressore. Proprio nella sospensione del giudizio sta il segreto dell' "agire senza agire", cioe' l'agire senza identificazione nei confronti dell'azione che si sta compiendo, come se essa si manifestasse attraverso di noi e non per nostra volonta'.
Salvatore Brizzi, Risveglio
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un-antropologo-nel-mondo · 5 months ago
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Avrei voluto passare illeso dentro l'attimo del confine che ci divide, perché ci si trova in quel confine quando ci sono situazioni che non hanno definizione e, a quanto pare, nemmeno una giusta soluzione. Sarà quell'atavica percezione di una monotona processione che ci investe e che non ha motivo di esistere; quella terra di nessuno tra due trincee in attesa di definirsi. Quella terra che si definisce da sola durante un'attesa. L'inutile attesa.
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ladiva07 · 6 months ago
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03:33 l'orario in cui è iniziato tutto
auguri. auguri a te che sei una delle cose più belle che mi siano mai capitate fino ad ora. in pochissimo tempo ti sei preso il mio cuore, senza che io ti abbia dato il minimo consenso. hai deciso dal giorno in cui ci siamo conosciuti, di sistemare tutti quei pezzettini di cuore rotti, che vagavano dentro di me e ci sei riuscita. sei l'unica persona con la quale rido così tanto che il cuore torna a respirare il passato, almeno un po', fa meno male e quel che mi manca mi smette di mancare sei l'unica persona che ascolterei fino a notte fonda con gli occhi che mi si chiudono e i sogni che bussano alla porta sei l'unica eccezione alla regola che l'amore fa male. Sei l'unica persona che mi fa sorridere fino a farmi sentire ridicolo, fin dentro l'anima e dintorni sei l'unica persona che mi fa andare fuori di me l'unica persona che mi fa ascoltare una canzone senza mettere play, basta che ti guardo negli occhi e sento le parole di tutti i miei pezzi preferiti, sei l'unica persona a cui vorrei non dire addio mai, nemmeno tra cent'anni. Quando ti sfoghi, parlandomi delle tue insicurezze, delle tue paure, voglio esserci per te ad ogni momento, sia brutto che bello e ti darei i miei occhi per farti vedere come ti vedo io. Il tuo sorriso è la mia droga preferita. hai riempito quel vuoto che nessuno era mai riuscito a riempire. ma guarda caso, proprio tu ci sei riuscita. non vorrò mai nessun'altra personcina al mio fianco, se non te. te che hai stravolto tutto. avrò cura di te, sempre. Quando a volte ti dico "ciao", non è, non sarà mai un vero "ciao". Perchè senza di te, la mia vita sarebbe un totale disastro. ho bisogno di te. nonostante la distanza che ci divide, tutto ciò di cui ho bisogno, sei proprio tu. nonostante le tue battutine e provocazioni, tu riesci a farmi sorridere lo stesso. mi fai sorridere sempre, rendendomi felice anche quando non vorrei esserlo. Anche se oggi non possiamo festeggiare il tuo compleanno insieme proprio perchè, siamo letteralmente in culo ai cani o come dici tu "tua madre poteva venire ad abitare qua al sud" tu sei l'unica di cui mi fido sul serio oltre a polpo. Ti auguro il meglio da questa vita. anche se avrai dei momenti orribili, dove crederai che non avrà più un senso andare avanti, io sarò qui, al tuo fianco. M piaci perché sei arrivata proprio quando non ti aspettavo, amo quel sorriso che esce da te quando vedi che faccio qualcosa di stupido, amo quando sento che i tuoi occhi non vedono nient'altro che me, amo quella sensazione di pace che provo quando mi parli o quando sei con me anche restando in silenzio. Ho deciso di lasciarti entrare nella mia vita perché ho capito che sei quella che mi rende felice, sei quello che ho sempre nella mia mente.. perché stare con te è la cosa più bella che potesse accadere. Anche se ti scrivo tutto questo mi mancano le parole per esprimerti tutto quello che provo per te, perché questo è così grande che neanche le parole potrebbero spiegarlo completamente.
come sempre. ti meriti il mondo intero e la felicità di tutto. ci sarò sempre,
comunque vada. promesso sarò sempre con te.
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antennaweb · 6 months ago
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Gian Arturo Ferrari - Ragazzo Italiano - di Serenella Mariani
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RAGAZZO ITALIANO -Gian Arturo Ferrari- “Ragazzo italiano” di Gian Arturo Ferrari, è un libro che mi ha incuriosita dalla copertina e il suo contenuto mi ha catturata. Il romanzo è ambientato nel secondo dopoguerra con protagonista Ninni, un bambino nato nell’ultimo anno della guerra. La sua vita si divide con i genitori a Zenigrate e a Querciano nella casa della nonna. Attraverso la vita di questo bambino, l’autore ci racconta le condizioni dell’Italia del tempo, un paese che si deve rialzare dalla guerra. Con gli occhi di un innocente si assiste al cambiamento : il lavoro che ricomincia, i mezzi pubblici che ripartono, la mancanza di soldi e di certezze, la corsa per accaparrarsi il cibo a prezzi buoni. Le diverse situazioni politiche la dc , i socialisti, i comunisti e anche fasciti che si nascondono.Si sa tutto di tutti, ma nessuno ne parla. Tutto questo ci viene presentato nella vita di Nini bambino, adolescente e poi adulto. Lui è in continuo conflitto con il padre anche a causa della sua balbuzie, la madre è una sognatrice,la nonna, invece, è una figura molto importante. La famiglia si trasferisce a Milano e, nonostante le ristrettezze economiche, Ninni può continuare a fare la vita da bambino: leggere, giocare e studiare. Vive le prime novità, come gli elettrodomestici, la televisione e l’automobile, simboli del boom economico. La tv che viene guardata soprattutto in paese non tanto per i programmi trasmessi, ma come oggetto in sé, in quanto può consentire agli uomini di uscire la sera e di godersi il bar. La nonna che, con il passare degli anni perde il suo potere, fatica a comprendere la necessità del cambiamento, ma trae soddisfazione dal nipote. Attraverso la crescita di Ninni, assistiamo anche al cambiamento della scuola, le materie che cambiano l'abbigliamento, emerge il discorso politico e si iniziano ad organizzare manifestazioni. Ed è proprio attraverso la scuola e a professori di valore, che Ninni può emergere e vedere un futuro promettente. La lettura del libro è molto piacevole, lo stile limpido, schietto e sincero. Da leggere con attenzione,scoprendo molte cose del dopoguerra, dei cambiamenti affrontati dagli italiani e dall’Italia, l’immigrazione interna, il boom economico, di cui a volte ne sentiamo parlare con nostalgia. Ascolta la recensione play_arrow RAGAZZO ITALIANO SERENELLA MARIANI Read the full article
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alonewolfr · 7 months ago
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"Noi siamo eterni, perché siamo manifestazione di Dio" (...) "Ecco perché attraversiamo molte vite e molte morti, uscendo da un punto che nessuno conosce e dirigendoci verso un'altro parimenti ignoto(... )" (...)
"In alcune reincarnazioni noi ci dividiamo. Proprio come i cristalli e le stelle, le cellule e le piante, anche le nostre anime di dividono".
"La nostra anima si scinde in due, e ciascuna di queste nuove entità di divide in altre due... E cosi nel giro di poche generazion, ognuno di noi si trova ad abitare gran parte della Terra" (...)
"Noi facciamo parte di ciò che gli alchimisti chiamano Anima Mundi, l'Anima del mondo".
"In realtà se l'anima Mundi dovesse soltanto suddividersi, si indebolirebbe sempre di più, nonostante la diffusione e l'accrescimento. Ecco perché mentre la nostra anima si divide, contemporaneamente di ritrova. E questo incontro si chiama Amore. Allorché si scinde, l'anima origina sempre una parte maschile e una parte femminile. "(...)
"In ogni vita abbiamo il misterioso obbligo di ritrovarci con almeno una di queste Altre Parti. L'amore sommo, quello che le ha separate, si rallegra per l'amore che le unisce di nuovo."
"E come posso sapere chi è l'Altra Parte di me? "(...)
"Correndo dei rischi" "Correndo il rischio del fallimento, delle delusioni, delle disillusioni, ma non cessando mai di cercare l'Amore. Chi perseverà nella ricerca trionferà" (...)
"Esiste una sola essenza della Creazione""E si chiama Amore. L'Amore è la forza che ci permette di ricongiungerci, per condannare l'esperienza sparsa in molte vite e in molti luoghi del mondo".
|| Paulo Coelho
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Nascono Punti di facilitazione digitale in undici Case di Quartiere, grazie a fondi europei per 360 mila euro all’interno del progetto regionale Digitale facile
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Nascono Punti di facilitazione digitale in undici Case di Quartiere, grazie a fondi europei per 360 mila euro all’interno del progetto regionale Digitale facile. Bologna, la Giunta ha approvato oggi la convenzione con la Regione Emilia-Romagna per attuare a livello comunale i servizi di facilitazione digitale previsti dal progetto regionale Digitale facile.L’infrastruttura delle Case di Quartiere garantirà le sedi di erogazione del servizio aperte al pubblico. Sono undici le Case di Quartiere che hanno aderito al progetto di Bologna, che prevede l’attivazione di almeno altrettanti punti di facilitazione digitale omogenei e capillari su tutto il territorio cittadino. Gli sportelli sono rivolti a tutta la cittadinanza, in particolare ai soggetti più svantaggiati che necessitano di un supporto di alfabetizzazione digitale per accedere ai servizi dell’Amministrazione.Hanno aderito le Case di Quartiere Katia Bertasi, Gufo, San Rafel, Pilastro, Stella, Saffi, Marchi, Graf, Pescarola, Casa Gialla e 2 Agosto. Ora costituiranno un’aggregazione di progetto per meglio coordinare tutte le azioni previste. Nelle prossime settimane verrà sottoscritta la convenzione operativa con le Case di Quartiere e si prevede l’apertura del servizio in un paio di mesi. IL PROGETTO  Il progetto prevede attualmente l’apertura di undici sportelli di supporto all’accesso telematico ai servizi, l’offerta di momenti formativi per sviluppare autonomia digitale e formazione alla corretta e sicura gestione dei dati personali. L’obiettivo è raggiungere circa 16 mila persone con contatti agli sportelli e circa un 10% di questi da coinvolgere nei momenti formativi.Il progetto è realizzato dal Comune in accordo con la Regione Emilia-Romagna per l’utilizzo di fondi europei Next Generation EU, per un totale di 360 mila euro.“L’Amministrazione si impegna da inizio mandato per non lasciare nessuno indietro - sottolinea l’assessore all'Agenda digitale Massimo Bugani - e nel caso del supporto digitale possiamo dire che la sfida consiste nel non lasciare nessuno fuori dalla porta. Il mondo va alla velocità della luce e l’innovazione digitale chiede a tutti i cittadini di stare al passo. Per questo nei mesi scorsi abbiamo avviato insieme agli enti del Terzo settore e alle associazioni un tavolo permanente sul digital divide, creato la mappa del supporto digitale in città, avviato il progetto del servizio civile digitale. Oggi, grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, ci spingiamo ancora più avanti con questo progetto che si pone l’obiettivo di offrire il servizio di alfabetizzazione digitale in maniera omogenea, coordinata e permanente in tutta la città”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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okchiarapi · 11 months ago
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Momento riflessione Erasmus
Ci sono tantissime cose che ci vengono dette dell'Erasmus ma quella più frequente e che probabilmente sentirete dire più spesso è sicuramente una ovvero "L'erasmus è il tipo di esperienza che ti cambia la vita". Ed essendo in erasmus in questo momento ed essendo qui da un mese esatto vi dirò ciò che finora ho imparato.
Il concetto da cui siamo partiti è vero: l'erasmus ti cambia davvero la vita, per tantissimi motivi, i principali che ho riscontrato sono questi:
1. Arrivi in un paese di cui potresti non sapere la lingua: sono in spagna e posso assicurarvi che molte persone che ho conosciuto non sapevano minimamente parlare lo spagnolo, e vi assicuro che non tutti gli spagnoli parlano l'inglese bene. All'inizio sembra uno scoglio enorme ma le università organizzano dei corsi per imparare la lingua. Prime di venire qui studiavo spagnolo da 4 anni e mezzo, ma ad esempio non ero per niente brava con la pronuncia, qui invece l'ho migliorata molto e quando tornerò in Italia sicuramente prenderò il B2 se non il C1 di spagnolo. Quindi se già lo sai un po', probabilmente migliorerai di molto quel po'.
2. Hai a che fare con un sistema universitario diverso da quello che noi conosciamo in Italia: la valutazione di tutte le materie che devo dare qui si divide tra lavori che si fanno durante il corso, che possono essere individuali o di gruppo, un esame finale che è scritto (qui di orale non c'è proprio nulla), e la partecipazione in classe. Oltretutto si insegna moltissimo a livello pratico, ad esempio come essere dei bravi insegnanti.
3. Vedi davvero una nuova cultura, un mondo diverso che nemmeno potevi immaginarti: in Spagna ad esempio c'è tantissimo la cultura dei libri, ci sono librerie ovunque O libri a poco prezzo, le feste sono fino a tardi e qui a Madrid le strade sono sempre piene. Mi sento anche molto più tranquilla a tornare di notte e da sola. La metro e i bus sembrano molto tranquilli rispetto alle notturne italiani (però ricordatevi che se siete in grandi città dovete stare attenti alle cose di valore, gli scippi ci sono qui come a Milano, Roma, palermo etc. )
4. Una cosa che nessuno ti dice e di cui voglio parlarti io: a volte ti sentirai solo, soprattutto le giornate in cui ci sarà poco da fare. L'erasmus non è solo uscire e feste pazzesche, se vi interessa ancora a mezza festa non sono andata proprio, le ho viste da lontano e basta. A volte socializzare ti sembrerà molto difficile, soprattutto se ti trovi in una grande città come nel mio caso. Ci saranno momenti in cui vorrai tornare a casa dalla tua famiglia, dai tuoi amici, dal tuo fidanzato. Ma so che se sei fuorisede come lo sono stata io prima di questa esperienza, sei abituato a questo genere di mental breakdown e sai benissimo che casa sarà sempre casa per t, ma che le nuove esperienze sono importanti per crescere come esseri umani.
In conclusione vi direi: fatelo. Fate l’erasmus. Soprattutto se siete universitari che vivete con i vostri genitori. La vita da fuorisede io la conoscevo già, ma ho conosciuto una realtà diversa e quindi gente nuova che viene da diverse parti del mondo. Una città nuova con tantissime cose, e spero di vederne molte altre. Un sistema nuovo, un nuovo posto da poter chiamare casa e che so già che sarà parte del mio cuore. Non so se tornerò cambiata. Tornerò però con un’esperienza in più, un'esperienza diversa da tutte le precedenti. Allego foto del mio posto più frequentato.
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jfm3 · 1 year ago
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bicchiere
2x2
Ho una zia che ogni volta che versa qualcosa da bere a qualcuno dice: «dimmi tu quando basta». Mia zia diceva sempre: «dimmi quando basta» e noi ovviamente non lo dicevamo mai. Nessuno dice mai "basta", così resta aperta la possibilità di averne ancora. Più tequila. Più amore. Più di tutto. Di più è meglio. [...] Vorrei dire una cosa a proposito del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, e del sapere quando dire basta. La linea che divide il vuoto dal pieno è un barometro dei nostri bisogni e dei nostri desideri. Decidiamo noi dov'è quella linea. Tutto dipende anche da cosa ci stanno versando. A volte ne vogliamo soltanto un sorso, altre volte non è mai abbastanza, il bicchiere è senza fondo... e vogliamo averne di più.
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giancarlonicoli · 2 years ago
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25 giu 2023 10:40
"I PENSIERI LEGATI AL SESSO NON SONO UN OSSESSIONE, PERÒ DIPENDE DA COSA SI FA E DOVE CI SI TROVA" - ALBERTO ANGELA, CON IL SUO "PACCO" IMPORTANTE, CI PARLERÀ DI SESSO IN PRIMA SERATA SU RAI1 (METTETE A LETTO I PUPI!). IL FIGLIO DI PIERO, SCOMPARSO LO SCORSO AGOSTO, ANDRÀ IN ONDA CON UNA VERSIONE HOT DI “SUPERQUARK”: “PARLEREMO DI CALO DEL DESIDERIO, PRELIMINARI E TRADIMENTI MA NON NELLA PRIMA PARTE DELLA PUNTATA, SIAMO SEMPRE SU RAI1" - "SE FOSSI SALITO SUL TITAN PER VEDERE I RESTI DEL TITANIC? MA PER CARITÀ…" -
Estratto dell’articolo di Andrea Scarpa per “il Messaggero”
Nessuno aveva dubbi, ma adesso è ufficiale: Alberto Angela, 61 anni, torna in tv per raccogliere l'eredità del padre Piero, morto il 13 agosto 2022. Dal 29 giugno per sei puntate sarà su Rai1, alle 21.25, con Noos - L'avventura della conoscenza, nuovo programma di divulgazione scientifica, evoluzione del popolarissimo Superquark guidato dal 1995 dal giornalista torinese che giovedì è addirittura finito in una delle tracce della Maturità per il suo ultimo libro, Dieci cose che ho imparato.
[…]
Chi ha avuto l'idea di sostituire "Superquark"?
«Noi due insieme. Volevamo che in tv ci fosse ancora un programma di divulgazione scientifica. Dopo, mi sono preso un po' di tempo per pensarci, e quando ho deciso di andare avanti il primo a saperlo è stato il presidente Mattarella: a settembre con mia madre, mia sorella Christine e i dirigenti Rai siamo stati al Quirinale per regalargli un cofanetto con i dvd di papà. Il nome Superquark, però, era e resterà per sempre di Piero Angela».
[…]  Si occuperà anche di intelligenza artificiale e delle questioni etiche che pone?
«Sì, ma senza essere critici né divisivi. Cosa che vale anche per la sessualità. L'affronteremo ma non nella prima parte della puntata, siamo su Rai1...».
Come?
«Con attenzione: calo del desiderio, preliminari, tradimento...».
A proposito, la psicologa Terri Fisher dell'Ohio State University di Mansfield, in America, con una ricerca ha stabilito che gli uomini adulti sani in un giorno fanno 18 volte pensieri legati al sesso e le donne 10: lei si riconosce in questa media?
«Anche se sapiens sono un uomo. Diciamo che non ho mai fatto calcoli... Dipende da dove uno si trova e cosa fa. Non è un'ossessione, però... Non lo so».
Con "Noos" affronterà questioni come fluidità di genere o maternità surrogata?
«No. Perché non vogliamo spaccare il pubblico. La scienza non divide, è l'interpretazione che può farlo. Anche per questo parleremo di web e fake news».
Quella sul suo conto che le ha dato più fastidio?
«La storia del mio rapimento in Niger che periodicamente viene fuori come se fosse ancora in corso ( risale al 2002, Angela con la troupe fu bloccato per 15 ore da criminali armati, ndr). Per non parlare di quella volta che, nel 2015, ero in Argentina, mi hanno dato per morto. In albergo il regista venne in stanza: tutto bene? Qui c'è scritto...».
Lei ha 5 lauree (4 honoris causa), è Commendatore della Repubblica, le hanno dedicato un'orchidea e anche un asteroide: è vero che parla anche il curdo e lo swahili? Con lei l'autostima di un umano normodotato va un po' in crisi.
«Ahahahah... (ride). Non è vero. Queste sono fake news. Di swahili sapevo quattro parole quando facevo gli scavi in Africa. Di curdo neanche quelle».
[…] Nel 2022 ha fatto uno speciale sul Titanic: l'avrebbe mai usato il sommergibile che è appena imploso?
«Per carità, lasciamo stare».  […]
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