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levysoft · 6 months ago
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Gli scalatori che intendono raggiungere la vetta del monte Everest, la montagna più alta del mondo, dovranno riportare al campo base la cacca fatta nella parte più alta della montagna. Lo ha deciso recentemente la municipalità rurale di Khumbu Pasanglhamu, che comprende buona parte del lato nepalese del monte Everest.
Sull’Everest, data l’elevata altitudine e le basse temperature, la cacca non si decompone completamente: da anni il numero crescente di persone che scala la montagna, che pur richiedendo mezzi e grande preparazione è più accessibile di altre vette famose, ha causato un problema crescente di escrementi e di spazzatura.
La municipalità di Khumbu Pasanglhamu ha stabilito che ogni persona che vuole scalare la montagna dovrà acquistare alcuni sacchetti speciali al campo base, la base di partenza delle vie che portano alla cima dal lato nepalese (l’Everest è diviso dal confine fra il Nepal e la Cina). Mingma Sherpa, il sindaco, ha detto a BBC Newsche i sacchetti saranno «controllati al loro ritorno». Mingma ha detto di aver ricevuto lamentele secondo cui scalando la montagna era possibile vedere gli escrementi, e che alcuni scalatori sono stati male. Secondo Mingma la cosa è inaccettabile e «danneggia la nostra immagine».
Il problema è in realtà noto da tempo, ma finora i tentativi di rimediarvi non hanno prodotto grandi successi. Ogni anno sono organizzate diverse spedizioni appositamente per raccogliere parte della spazzatura lasciata sulla montagna dagli alpinisti, principalmente lattine, tende di plastica strappate e bombole di ossigeno vuote (usate da molti scalatori, perché in alta quota ogni boccata d’aria contiene meno ossigeno, e quindi ci si affatica più facilmente). Ma è la cacca a creare i problemi maggiori.
Al campo base, un insieme di strutture semi permanenti relativamente attrezzato e frequentato, a 5.300 metri di altitudine, esistono delle latrine apposite, che vengono svuotate regolarmente. Tra marzo e maggio, nel periodo più propizio per l’ascesa, il campo viene utilizzato da circa 1.500 persone. Le cose si fanno più problematiche nel corso dell’ascesa dei successivi 3.500 metri, necessari per raggiungere gli 8.848 metri della vetta: nei quattro campi avanzati prima della cima non esistono strutture adeguate, e gli scalatori devono fare i propri bisogni all’aperto per più di un mese, il tempo che solitamente occorre a raggiungere la cima e scendere.
Questo avviene scavando una buca nella neve e nel ghiaccio. I problemi insorgono quando i buchi si riempiono, oppure quando la neve si fa più rada alle quote più alte, o si scioglie, portando la cacca verso valle, dove capita anche che sia origine di malattie per le persone che attingono acqua dai fiumi.
Il problema è aggravato dal numero crescente di persone che cercano di scalare l’Everest. Nel 2023 sono stati concessi 478 permessi a scalatori stranieri. Se a questi si aggiungono gli sherpa e i portatori nepalesi, il numero di persone che hanno cercato di raggiungere la cima è circa 1.200. Di questi solo la metà è arrivata effettivamente in cima.
Chhiring Sherpa, CEO dell’organizzazione non governativa Sagarmatha Pollution Control Committee (SPCC), che si occupa del trattamento dei rifiuti sulle montagne della zona, dice che sull’Everest ci sono tre tonnellate di escrementi umani. I problemi più grossi sono sul Colle Sud, l’ultimo campo prima della vetta, dove Chhiring ritiene si trovi metà della cacca. Stephan Keck, una guida sentita da BBC News, ha detto che il Colle Sud (7.906 metri) ha la fama di essere «un gabinetto a cielo aperto», anche perché i forti venti fanno sì che ci sia poca neve sotto cui seppellire la cacca.
L’SPCC è stata autorizzata dalla municipalità di Khumbu Pasanglhamu a procurarsi 8mila sacchetti speciali per la cacca negli Stati Uniti, che saranno distribuiti ai circa 1.200 scalatori che ci si aspettano quest’anno, a partire da marzo. I sacchetti contengono sostanze chimiche che solidificano gli escrementi e li rendono quasi inodori. Chhiring ha detto che a ogni scalatore saranno dati due sacchetti.
Mingma Sherpa, che peraltro è la prima persona nepalese ad aver scalato tutte le 14 montagne più alte di 8mila metri, ha detto che un sistema simile è già stato sperimentato su altre montagne, fra cui il Denali, la montagna più alta del Nord America. Dal 2007 sul Denali è obbligatorio defecare in appositi contenitori che contengono sacchetti biodegradabili, che però solitamente sono buttati nei crepacci attorno ai campi. Da lì vengono sotterrati dalle nevicate e dall’avanzare dei ghiacciai, ma fra qualche anno riemergeranno più avanti, a causa dello spostamento naturale del ghiacciaio.
Sull’Everest invece i sacchetti con la cacca andranno riportati al campo base, e lì saranno controllati, per assicurarsi che contengano la quantità prevista di escrementi e che lo scalatore non abbia defecato all’aperto, e poi smaltiti. Da diversi anni vengono fatti controlli sugli altri tipi di spazzatura: gli scalatori devono versare una cauzione di circa 3.500 euro, che non viene restituita se non riportano al campo base almeno 8 chili di rifiuti, organici o meno.
Dal 2010 esiste un progetto per creare un impianto che produca biogas a partire dagli escrementi umani raccolti dal campo base. Il progetto non è ancora stato completato, e attualmente gli escrementi vengono gettati in una fossa a Gorak Shep, poco sotto al campo base.
Anche in seguito a forti pressioni internazionali, negli ultimi anni il governo del Nepal ha reso più severi alcuni controlli, lavorando per rendere più sostenibile dal punto di vista ambientale l’ascesa verso l’Everest. Per il paese l’area dell’Himalaya è un’importante risorsa turistica e anche per questo l’introduzione di nuove limitazioni viene decisa con grandi cautele per non danneggiare il settore.
L’Everest fu scalato per la prima volta nel 1953 dallo scalatore neozelandese Edmund Hillary e dallo sherpa nepalese Tenzing Norgay. Da allora l’impresa è stata compiuta da circa 4.000 persone, alcune con l’aiuto di bombole per l’ossigeno, guide sherpa e aiutanti che trasportavano l’attrezzatura. Nello stesso periodo di tempo circa 330 persone sono morte nel tentativo: i corpi di circa 220 di loro sono ancora dispersi, ricoperti dal ghiaccio e dalla neve.
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infoerba · 6 months ago
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Shilajit, la resina della forza.
Shilajit, la resina della forza.
Il suo nome in sanscrito è già in sintesi la spiegazione di cosa lo shilajit fa al nostro corpo: questa resina originaria delle regioni himalayane dell’Asia significa infatti “conquistatore delle montagne, distruttore della debolezza, vincitore della roccia". Insomma questo rimedio, che allo stato naturale ha un aspetto scuro e tutt’altro che invitante, è in realtà un energizzante, molto utilizzato già dalla medicina ayurvedica.
Un mix di nutrienti
Lo shilajit è un tipo di humus marrone-nero, che ha origine dalla trasformazione nel tempo di vari materiali vegetali compressi tra gli strati di roccia. Da qui deriva la sua composizione varia, fatta di vitamine, oligoelementi e, caratteristici di questa resina, gli acidi fulvici, ai quali si fanno risalire le proprietà di questa sostanza. Utile per dare energia e contrastare la stanchezza, lo shilajit veniva usato come alimento ricostituente dagli sherpa, portatori e guide nepalesi impegnati in ascensioni sull’Everest. La sua azione tonica ed antifatica deriva anche dalla sua capacità di stimolare la produzione di energia a livello cellullare.
Noto è anche il suo potere adattogeno ovvero la capacita di migliorare la resistenza e l’adattabilita dell’organismo a situazioni stressanti.
Fa bene ai nostri “due cervelli”: questa preziosa sostanza che era già stata annoverata tra i rimedi ayurvedici come “rasayana", ovvero capace di promuovere la longevità, è anche considerata antiossidante e antinfiammatoria. E sono proprio queste caratteristiche che la rendono utile al benessere del cervello: lo shilajit sostiene efficienza cerebrale e memoria e alcuni studi ne stanno valutando l’utilità nella prevenzione dell’Alzheimer. Ma questa resina agisce anche sul nostro secondo cervello, ovvero l’intestino, sia contrastando i processi infiammatori a suo danno, sia promuovendo la crescita dei batteri buoni presenti nel colon, fondamentali per le difese. Lo shilajit viene anche indicato come un aiuto per la corretta digestione.
Rinforza le difese: allo shilajit sono riconosciuteproprietà immunostimolanti e di rinforzo alle difese.
Riduce la fame: dando energia e riducendo lo stress, lo shilajit contolla anche la fame, soprattutto quella emotiva.
Favorisce il desiderio: questa resina sostiene la produzione di testosterone, per questo è considerata afrodisiaca.
Aumenta la sintesi di collagene: alcune ricerche riconoscono allo shilajit un’ulteriore utile proprietà. Una ricerca condotta dall’Università di Nebraska-Lincoln ne ha valutato l’efficacia nel favorire la sintesi di collagene di tipo I, un’abbondante proteina strutturale importante per la pelle. gli occhi, le ossa, i legamenti, i tendini e i muscoli. È stato dimostrato che l’integrazione di shilajit aumenta la sintesi del collagene, con benefìci ad esempio per le articolazioni.Ma, come detto, il collagene è presente anche a livello epidermico e qui favorisce la salute, l’idratazione e la compattezza della pelle.
Con la pappa reale diventa ancor più efficace
In genere lo shilajit è venduto puro, ma alcuni prodotti lo associano alla pappa reale e ad estratti come il ginseng o la spirulina, che ne potenziano l’azione energizzante. In questo caso si tratta di integratori formulati in modo tale da ottenere un equilibrio fra le varie sostanze energizzanti, senza eccessi. Puoi anche affiancarlo a un cucchiaino di pappa reale, da prendere a giorni alterni, per due-tre settimane.
#shilajit#erboristeria_arcobaleno_schio
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pietroalviti · 9 months ago
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Cassino, 80 anni fa la battaglia delle nazioni
Maori, nativi americani, brasiliani, ucraini, russi, tedeschi, francesi, indiani, nepalesi, neozelandesi, canadesi, britannici, australiani, italiani, tunisini, algerini, marocchini, giapponesi statunitensi, americani del Texas, dell’Oklahoma, truppe reclutante sull’Atlante: in comune avevano soprattutto l’età e l’amore per la vita che per migliaia di loro cessò all’inizio della Valle del Liri,…
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archivio-disattivato · 1 year ago
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LA CODIFICAZIONE DELLA RESPONSABILITÀ DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI ALLA PROVA DEI FATTI. IL CASO DELLA DIFFUSIONE DEL COLERA A HAITI [PDF]
È ormai certo che la fonte dell’epidemia di colera diffusasi a Haiti nell’ottobre del 2010 sia riconducibile alla Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite (MINUSTAH), operante sull’isola dal 2004, e in particolare al contingente nepalese ivi impiegato. Secondo diverse ricostruzioni, l’impresa incaricata dalle Nazioni Unite di smaltire gli scarti igienico-sanitari delle truppe dislocate a Haiti ha riversato nel fiume principale dell’isola i rifiuti di oltre quattrocento peacekeepers nepalesi, i quali, poco prima di arrivare sull’isola, avevano contratto il virus del colera durante un periodo di addestramento a Kathmandu. L’infezione si è così propagata prima nelle comunità adiacenti alle acque contaminate, in prossimità della struttura dove erano collocati i servizi sanitari dei peacekeepers, per poi diffondersi rapidamente in tutto il Paese, causando oltre novemila morti e più di settecentomila casi di infezione. [...]
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Terremoto in Nepal, 128 vittime e centinaia di feriti
Un violento terremoto ha colpito il Nepal. Il sisma – calcolato di magnitudo 6.4 dalle autorità nepalesi – si è verificato alle 23.47 (ora locale) di venerdì.     Le vittime accertate sono 128, centinaia i feriti. Il sisma ha colpito l’ovest del paese, in particolare i distretti di Jajarkot e West Rukum, vicino all’epicentro. Il bilancio – secondo quanto riportato dai media locali – è destinato…
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giuseppe-carta · 1 year ago
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Circufolla* tra le montagne nepalesi
https://circufolla.wordpress.com/2023/10/18/circufolla-tra-le-montagne-nepalesi/
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kneedeepincynade · 1 year ago
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China promotes cooperation with all its neighbours and strives for a better future
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
😘 人类命运共同体 | PROMUOVERE LE RELAZIONI SINO-NEPALESI PER UN FUTURO CONDIVISO 🥰
🇨🇳 Ad Hangzhou, il Presidente Xi Jinping ha accolto Pushpa Kamal Dahal Prachanda - Primo Ministro della Repubblica Federale Democratica del Nepal e Presidente del Partito Comunista del Nepal (Centro Maoista) 🇳🇵
🇨🇳 Le Relazioni tra Cina e Nepal costituiscono un esempio di parità di trattamento e Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢) tra Paesi grandi e piccoli, ha dichiarato il Presidente Xi Jinping 😍
💕 I due Paesi dovrebbero consolidare costantemente le Relazioni Sino-Nepalesi, promuovere il Dialogo e sostenersi a vicenda sulle questioni che riguardano i reciproci interessi fondamentali, ha poi sottolineato il 领袖 🇨🇳
🤝 La Cooperazione Sino-Nepalese ha compiuto progressi nell'ambito della Nuova Via della Seta, e i due Paesi dovrebbero unire gli sforzi per promuovere ulteriormente la connettività infrastrutturale, in modo da legare indissolubilmente il Destino di Cina e Nepal, per la costruzione di una Comunità dal Futuro Condiviso (人类命运共同体) 💕
🇳🇵Il PM Prachanda ha definito il Presidente Xi Jinping un «leader visionario» e un «buon amico per tutto il Popolo Nepalese», e ha subito ricordato che il Nepal sostiene fermamente il Principio dell'Unica Cina 🇨🇳
🇳🇵Il Nepal non permetterà mai a nessuna forza esterna di promuovere politiche anti-Cinesi sul proprio territorio, ha affermato Prachanda 👏
🇳🇵Dopo aver partecipato, la sera stessa dopo l'Incontro con il Presidente Xi Jinping, alla Cerimonia d'Apertura dei Giochi Asiatici di Hangzhou, il PM Prachanda si è recato a Pechino, per continuare la sua Visita di Stato, che lo porterà ad incontrare il Compagno Li Qiang - Primo Ministro della Repubblica Popolare Cinese 🇨🇳
💐 Una volta arrivato a Pechino, prima di entrare nella Grande Sala del Popolo, il PM Nepalese ha deposto una Corona di Fiori presso il Monumento agli Eroi del Popolo Cinese, come segno di rispetto 💕
🌸 Iscriviti 👉 @collettivoshaoshan 😘
😘 人类命运共同体 | PROMOTING SINO-NEPALESE RELATIONS FOR A SHARED FUTURE 🥰
🇨🇳 In Hangzhou, President Xi Jinping welcomed Pushpa Kamal Dahal Prachanda - Prime Minister of the Federal Democratic Republic of Nepal and Chairman of the Communist Party of Nepal (Maoist Center) 🇳🇵
🇨🇳 Relations between China and Nepal constitute an example of equal treatment and Mutual Benefit Cooperation (合作共赢) between large and small countries, declared President Xi Jinping 😍
💕 The two countries should constantly consolidate Sino-Nepalese Relations, promote Dialogue and support each other on issues affecting each other's fundamental interests, underlined the 领袖 🇨🇳
🤝 Sino-Nepal Cooperation has made progress in the framework of the New Silk Road, and the two countries should join efforts to further promote infrastructure connectivity, so as to inextricably link the Destiny of China and Nepal, for building a Community from the Shared Future (人类命运共同体) 💕
🇳🇵PM Prachanda defined President Xi Jinping as a "visionary leader" and a "good friend for all the Nepalese people", and immediately recalled that Nepal firmly supports the One China Principle 🇨🇳
🇳🇵Nepal will never allow any external force to promote anti-China policies on its soil, Prachanda said 👏
🇳🇵After having participated in the Opening Ceremony of the Asian Games in Hangzhou the same evening after the meeting with President Xi Jinping, PM Prachanda went to Beijing to continue his State Visit, which will take him to meet Comrade Li Qiang - Prime Minister of the People's Republic of China 🇨🇳
💐 Once he arrived in Beijing, before entering the Great Hall of the People, the Nepalese PM laid a wreath at the Monument to the Chinese People's Heroes, as a sign of respect 💕
🌸 Subscribe 👉 @collectivoshaoshan 😘
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atomicgiveranchor-blog · 2 years ago
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I Gurkha nepalesi entrano nella Wagner.
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viagginoriente23 · 2 years ago
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Offerte Viaggi in Nepal: Esplora il Paese delle Montagne -Viagginoriente.it
Se sei un appassionato di avventure all'aria aperta e di paesaggi mozzafiato, il Nepal è una meta da non perdere. Con le sue maestose catene montuose, i suoi antichi monasteri e la sua cultura ricca di tradizioni, il Nepal offre un'esperienza di viaggio unica ed emozionante. Le offerte di viaggio in Nepal sono la chiave per scoprire la bellezza di questa terra delle montagne.
Una delle principali attrazioni del Nepal è l'Himalaya, con la sua celebre cima, l'Everest. Se sei un appassionato di escursionismo e di sfide, scalare l'Everest potrebbe essere il sogno della tua vita. Tuttavia, se preferisci un'esperienza meno estrema, ci sono molte altre possibilità di trekking che ti permetteranno di esplorare le valli, i villaggi e i panorami spettacolari delle montagne nepalesi.
Durante il tuo viaggio in Nepal, avrai l'opportunità di visitare antichi monasteri e luoghi sacri. La città di Kathmandu è famosa per le sue numerose pagode e templi, tra cui il complesso di Pashupatinath, un importante sito di pellegrinaggio per i fedeli indù. Potrai immergerti nella spiritualità e scoprire la cultura nepalese attraverso le sue tradizioni religiose uniche.
Inoltre, il Nepal offre una ricca biodiversità, con parchi nazionali e riserve naturali che ospitano una varietà di flora e fauna uniche. Il Parco Nazionale di Chitwan, ad esempio, è famoso per i suoi elefanti, rinoceronti unicorno e tigri del Bengala. Potrai partecipare a safari in jeep o esplorare la regione a dorso di elefante, vivendo un'esperienza indimenticabile a contatto con la natura selvaggia.La cucina nepalese è un'altra ragione per visitare questo affascinante paese. Potrai gustare piatti tradizionali come il dal bhat (riso con lenticchie e curry), il momo (gnocchi ripieni) e il gundruk (una pietanza a base di verdure fermentate). Lasciati tentare dai sapori autentici e dalle spezie aromatiche che rendono la cucina nepalese unica nel suo genere.
Quando si tratta di organizzare un viaggio in Nepal, le offerte di viaggio ti offrono l'opportunità di sfruttare al massimo la tua esperienza. Gli operatori turistici offrono pacchetti completi che includono alloggio, trasporti, guide locali e attività specifiche, come trekking, safari o visite culturali. Questo ti permette di concentrarti sulla scoperta del paese senza preoccuparti degli aspetti organizzativitÈ importante ricordare che il Nepal è una destinazione che richiede una buona preparazione fisica e un'adeguata pianificazione. Le montagne possono essere impegnative e richiedono una buona salute e una preparazione adeguata. Assicurati di
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antoncino · 2 years ago
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Un gruppo di donne nepalesi pescano con le mani in un fiume a Chitwan. Sembrava tutto pronto per uno scatto da Nat Geo ma purtroppo c’ero solo io.. 😜 #NepalRoutes (presso Chitwan National Park) https://www.instagram.com/p/Cox0okmtJPq/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lontanodaqui · 4 years ago
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La #festa del #Dashain in #Nepal si #festeggia nel mese di #Ottobre e dura dieci giorni. È importante per i #Nepalesi tanto quanto il nostro #Natale e si conclude con la #benedizione di ciascuna sorella più vecchia ai fratelli più giovani con la #tika una mistura a base di riso, yogurt e polvere di vari colori. Ogni casta ha una tika di forma e colori diversi. . . #travelislife #discover #viaggiare #travelblogger #lontanodaqui #MirkoBennardo #mirkobennardowanderluster #travelnepal #asia #nationalgeographic #tvsorrisiecanzoni #natgeo #discovery #instalike #travelgram #instatravel #picoftheday . . @dmaxitalia @dmax.news @panasonic_italia @nepaltourism @nepalintrepidtreks @nepal.heart @natgeonato @pictures.from.asia @defilippimariaa @pieroangela_official @albertoangelarai1 @skyitalia (presso Nepal) https://www.instagram.com/p/CMUWGLahsTZ/?igshid=1om8unrfp1xed
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unvegetarianoamilano · 7 years ago
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Achar, ristorante nepalese.
In una piovosissima sera di maggio io e Ale ci siamo avventurati fino in Piero della Francesca, che è una via che mi piace molto ma nella quale vado assai di rado perché nella mia testa è lontanissima da casa. Proprio ben collegata non è, anche se ora la lilla la rende più comoda, ma è davvero carina e piena di ottimi locali, come del resto La Pulperia, che avevo recensito qui nel lontano 2014. Il pretesto è stato - come spesso accade - mangereggio, ma particolarmente originale: siamo andati infatti a provare un ristorante nepalese.
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Achar, questo il nome, è un locale raccolto e molto grazioso, arredato con un giusto connubio di tradizione e modernità: le bellissime maschere nepalesi si alternano con grandi quadri moderni ma d’ispirazione asiatica classica (tra cui quello un filo inquietante di tanti bambini colorati che mi hanno fissato per tutta la cena) e di fianco al tavolo in cui eravamo con un gruppo di amici c’è un banchettino con saponi artigianali e incensi in vendita.
Dal punto di vista cibo, che poi è il punto focale, non avendo mai mangiato nepalese, mi aspettavo in qualche modo una derivazione, o comunque una sorta di remix, della cucina indiana: devo dire che mi sbagliavo, e ne sono stato piacevolmente sorpreso.
Partendo dagli antipasti, le possibilità veggie erano soprattutto due, e le abbiamo assaggiate entrambe: 
Sabji ko mo:mo, cioè ravioli fatti in casa al vapore con verdure miste, coriandolo fresco, sale, pepe e burro chiarificato: davvero buonissimi e sorprendenti, anche e soprattutto per un non-estimatore del coriandolo come me (trovo che faccia sapere tutto di detersivo per piatti, e invece qui dà un gustino gradevole, appena accennato)
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Ala pakauda: frittura di patate con farina di ceci, farina 00, cipolla, cumino e sale: molto ‘cicciona’ e riempiente, buona ma alla lunga un po’ stucchevole.
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Volendo poi provare il chow mien (o chow mein? Sul menu era riportato nella prima versione), i noodles nepalesi, la scelta cade tra due tipi, Veg chow mien e Anda chow mien, che contengono entrambi verdure miste, aceto, soia, spezie, sale e pepe, ma la seconda versione ha anche le uova. La prima non è comunque vegana, essendo la pasta all’uovo, quindi tanto vale aggiungercelo e farla sporca direttamente :p
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E’ una pasta particolare, direi ‘fresca’, con un sapore delicato leggermente acido, che mangeresti a chilate. Davvero interessante.
A completare il pasto, un contorno a base di erbe miste cotte, una cosa tipicissima e interessante fatta in casa secondo un’antica tradizione, e una birra nepalese, tale Gurkha, spacciata per forte e invece leggera e beverina.
Colpo al cuore, le due torte finali: quella di banana (una specie di torta margherita) e quella di tapioca, forse la vera rivelazione della serata, con una consistenza budinosa e un sapore eccezionale.
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Insomma, Achar è,a  parer mio, un posto da provare certamente se passate dalla zona, con diverse scelte vegetariane molto interessanti (la vedo più dura per i vegani, in verità). Ambiente intimo e servizio molto cortese. Prezzi nella media milanese: un antipasto e due/tre piatti+una birra a testa, 32,50€.
POSTO: 4/5 MANGIARE: 4/5 BERE: 2/5 ECONOMICITA’: 3/5 VEGFRIENDLYTUDINE: 3/5
Achar, via Piero della Francesca 13 (zona Gerusalemme)
02 87247049
www.acharcucinanepalese.com
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janiedean · 2 years ago
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Che ne pensi dello strano discorso che ha fatto il Presidente della FIFA sui Mondiali di quest'anno e sul Qatar?
in ordine
- manco sapevo che cominciassero oggi o ieri e ho assolutamente rimosso la cosa fino ad ora perché mi frega niente di calcio e sono felice ogni secondo che gli italiani non si sono qualificati cosi posso continuare a ignorare il tutto
- il qatar è una teocrazia del peggior tipo e onestamente non avrebbero mai dovuto dargli il permesso fine e non dico solo perché coi diritti umani ci si fa la carta igienica ma pure perché idk ci stanno letteralmente le migliaia di morti per fare gli stadi venuti da posti infinitamente più poveri cioè solo quello dovrebbe fare boicottare
- trovo che la gente che protesta ma poi ci gioca comunque sia ipocrita a stocazzo cioè se davvero sei contro le loro politiche allora ritira la nazionale :) ma sia mai
- il presidente della fifa è un cretino e se mi dici che ventimila morti nepalesi che sono gli unici su cui ho letto qualcosa sono immigrazione legale che crea posti di lavoro può anche smettere di parlare perché tutto il resto è fuffa
tldr a me già dei mondiali fregacazzi ma tirare fuori che in europa famo schifo wrt accoglienza degli immigrati quindi why do we complain about qatar è l’equivalente di dire che visto che in unione europea ci sta quel coglione di orban non posso dire che la pena di morte in usa sia una cosa incivile like le due cose possono tranquillamente coesistere e me pare che vogliono solo metterce na pezza sopra e tutto questo circo per me potevano proprio evita di metterlo su, detto ciò non intendo seguire i mondiali a prescindere ¯\_(ツ)_/¯
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corallorosso · 3 years ago
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Qatar, nessuna indagine sulla morte di migliaia di lavoratori migranti Manjur Kha Pathan, 40 anni, era alla guida del camion per 12-13 ore al giorno. Si era lamentato perché l’impianto di aria condizionata non funzionava più. Il 9 febbraio 2021 si è sentito male nel suo alloggio ed è morto prima che arrivasse l’ambulanza. Sujan Miah, 32 anni, era un tubista impegnato in un progetto nel deserto. È stato trovato morto nel suo letto la mattina del 24 settembre 2020. Nei quattro giorni precedenti la temperatura aveva superato i 40 gradi. Tul Bahadur Gharti, operaio edile, è morto nel sonno il 28 maggio 2020 dopo aver lavorato per circa dieci ore con una temperatura che aveva raggiunto i 39 gradi. Suman Miah, 34 anni, operaio edile, è morto il 29 aprile 2020 dopo un lungo turno di lavoro con una temperatura di 38 gradi. Il governo del Bangladesh ha offerto alla famiglia un risarcimento equivalente a circa 3000 euro, che però sono stati destinati a ripagare debiti contratti con i procacciatori di lavoro in Qatar. Yam Bahadur Rana, guardia di sicurezza in un aeroporto, un lavoro che lo obbligava a rimanere seduto per lunghe ore sotto il sole, è morto sul lavoro il 22 febbraio 2020. Mohammad Koachan Khan, 34 anni, intonacatore, è stato trovato morto nel suo letto il 15 novembre 2017. Anche la sua famiglia ha ottenuto assistenza dal governo del Bangladesh ma anche in questo caso la somma ricevuta è stata usata per ripagare i debiti pregressi. Questi sei lavoratori migranti, le cui storie sono al centro di un nuovo rapporto di Amnesty International sul Qatar, godevano di ottima salute e avevano superato gli esami medici obbligatori prima di partire per il Golfo. Le statistiche ufficiali del Qatar mostrano che dal 2010 al 2019 sono morti 15.021 stranieri di ogni età e occupazione. Su buona parte di questi decessi, le autorità locali non hanno indagato nonostante le prove che fossero collegati alle condizioni di lavoro. Le autorità locali, infatti, sono solite emettere certificati di morte senza condurre adeguate indagini, attribuendo i decessi a “cause naturali” o a generici problemi cardiaci. Questi certificati impediscono di reclamare un risarcimento a famiglie già in grave difficoltà dopo aver perso il loro unico percettore di reddito. Il rapporto di Amnesty International, basato sull’analisi di 18 certificati di morte emessi tra il 2017 e il 2021 e su interviste alle famiglie dei sei lavoratori migranti deceduti, mette in evidenza la rischiosa correlazione tra condizioni climatiche estreme e turni di lavoro eccessivi e fisicamente sfibranti. Dei 18 certificati di morte esaminati da Amnesty International, 15 non hanno fornito informazioni sulle cause alla base del decesso limitandosi a espressioni quali “grave crisi cardiaca originata da cause naturali”, “non precisata crisi cardiaca” o “acuta crisi respiratoria originata da cause naturali”. Il fatto che un’elevata percentuale di decessi sia attribuita a “disturbi cardiovascolari” rischia di oscurare l’altro fatto che un gran numero di decessi resta senza spiegazione. Questo è quanto indicano anche i dati provenienti dagli stati dell’Asia meridionale, dai quali arriva la maggioranza dei lavoratori in Qatar. Ad esempio, i dati ufficiali del Bangladesh mostrano che nel 71 per cento dei casi di connazionali morti in Qatar tra novembre 2016 e ottobre 2020 il decesso è stato attribuito a “cause naturali”. Un’indagine del Guardian ha rivelato che, nel 69 per cento dei casi di lavoratori provenienti da India, Nepal e Bangladesh tra il 2010 e il 2020, il decesso è stato attribuito a “cause naturali”. Uno dei principali rischi per la salute dei lavoratori migranti in Qatar, ampiamente documentato quanto prevedibile, è dato dall’esposizione a temperature estreme e a tassi elevati di umidità. Nel 2019 uno studio condotto dalla rivista Cardiology ha trovato una correlazione tra caldo e decessi di lavoratori nepalesi in Qatar e ha concluso che “almeno 200 dei 571 decessi per problemi cardiovascolari dal 2009 al 2017 avrebbero potuto essere evitati”. Fino a poco tempo fa la principale protezione contro i colpi di calore era il divieto di lavorare all’esterno in determinati orari, tra il 15 giugno e il 31 agosto. Nel maggio 2021, l’inizio del periodo è stato anticipato al 1° giugno e sono state introdotte due nuove misure: il divieto di lavorare all’esterno quando l’indice che misura caldo e umidità supera una determinata quota e il diritto dei lavoratori di fermarsi e presentare un reclamo al ministero per lo Sviluppo amministrativo e gli Affari sociali se temono un colpo di calore. Manca tuttavia ancora una misura fondamentale: periodi di riposo proporzionali alle condizioni climatiche e alla natura del lavoro. Il diritto dei lavoratori ad “autogestire” i ritmi di lavoro nella stagione calda, a causa dei rapporti di lavoro estremamente iniqui non risulta particolarmente utile. Le autorità del Qatar, uno degli stati più ricchi del mondo, hanno non solo tutte le possibilità ma anche l’obbligo di cambiare questa situazione. Amnesty International chiede loro di rafforzare le leggi sulla protezione dei lavoratori dalle temperature estreme introducendo periodi di pausa obbligatori e migliorando le procedure di indagine, di certificazione e di risarcimento per i decessi dei lavoratori migranti. Riccardo Noury Portavoce di Amnesty International Italia
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I nepalesi celebrano la festa della mamma
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paolochermaz · 3 years ago
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Il pantalone Gurka è considerato un classico nella sartoria maschile. Le sue origini ed il nome esotico derivano dalle truppe speciali nepalesi, inquadrate nell’esercito coloniale britannico, i famigerati Gurka, di cui il pantalone con l’allacciatura incrociata costituiva il tratto distintivo delle uniformi. Per le sue caratteristiche, la vita più alta, la morbidezza delle pince è diventato uno degli emblemi del moderno gentleman. Questa stagione ne proponiamo diverse versioni, questo è un Solaro di cotone, altra legenda dell’universo maschile, in blu, ghiaccio e rust, realizzato da @berwich_pants . . —————————————— In shop ed online ———————————————- George’s uomo via del Pantheon 58 Roma 📞066794456 www.georges.it [email protected] Info e direct order Whatsapp & voice 📲3479604054. ——————————————— #menstyle #gentlemanstyle #menswear #georgesroma #georgesuomo #gurka #maleicons #solaro (at George's uomo) https://www.instagram.com/p/CeJjdBRqRLT/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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