#millenovecentonovantasette
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riccell · 4 years ago
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rastros no caminho
O tempo deixa sobre o tecido de nossa memória marcas impossíveis de serem apagadas. E, essa canção, tão linda e tão simbólica para mim, é lembrança viva de uma das minhas melhores recordações: o meu primeiro amor. 1997, eu aos dezessete anos, alto sertão do norte baiano das terras queimadas pela crueza do sol, da cansanção, dos espinhos cabeça-de-touro, dos mandacarus e xique-xiques, dos rabo-de-raposas e cabeça-de-frades, das palmas e licurizeiros, dos pés-de-juá e quixabeiras. A caatinga era testemunha impiedosa; toda aquela secura, o solo de massapê, o sotaque daquelas gentes, aquele céu, aquele sol, o rio Itapicuru e toda a explosão de sentimento e emoções que habitavam o meu espírito adolescente. Sinto tantas saudades daquele amar cheio de inocência, daquela desastrada ingenuidade corajosa. São tantas as lembranças, são tantas as lembranças... Para esse amor - que arrebatou a minha vida da melhor forma possível e se eternizou em dez anos de vivências e desafios - eu escrevi esse poema:
há uma ilusão plasmada na lembrança
vagando irresoluta em minha solidão.
nela o teu rosto reencarna-me o tempo,
me arranca como raiz presa ao chão,
me toma de realidade possível somente
nos labirintos de minha memória.
transborda nas margens de minha alma
uma cisma; um mundo revestido de trajetórias,
um sonho esfumaçado sem se saber precisar,
feito pele que se toca e se cheira e se beija
da cor do mar; com a suavidade do vento,
assim, de repente, como num instante certeiro.
tocam-me o calor e a brisa de idos dias,
reinventam-me aqueles sustos e fugas
rindo-me do mundo para estar ao teu lado
beijando-te a boca, amando-te a alma, o corpo, o sexo
entre acerolas, roseiras e mandacarus.
beijos meninos quase inocentes misturados ao mel,
ao vinho que tingia as luas cheias de nossas
promessas de para sempre, de eterno amor, de saudades.
dois adolescentes perdidos na paixão,
seduzindo a vida, insinuando-se para a dor,
fazendo da alegria uma perfeição vital,
apaixonando-se pelo apaixonar-se,
paralisando a beleza na alma
assim como uma pintura viva,
um retrato movente, uma fotografia errante,
um beija-flor enamorando-se da rosa que rouba.
talvez a velocidade das coisas
seja o grande susto de quem busca a felicidade.
há sempre de querer-se mais, de querer depois.
haveria o querer de deixar de ser?
e depois do depois?
quantas vezes me perdi entre algarobas e quixabeiras
com as mãos cheias de flores e alma repleta de amor
indiferente ao perigo buscando um deus de luz!
há sempre a dor do ficar, do faltante, do desejante.
sei que o amor se precipita sobre a minha consciência
como um açoite violento e indomável.
e a minha consciência é um penhasco,
um abismo pelo avesso, um vórtice inevitável.
penso no que vai ficar de mim e no que resta…
e como o poeta vejo a face inelutável da morte.
ela não me odeia e nem me ama: ela está viva!
respira como o tempo que não pára.
sei que “o amor é o ridículo da vida”
já mo dizia o poeta!
sei que procuramos nele uma beleza
que está sempre longe, obstinadamente, se pondo.
sei que tudo não passa de uma ilusão,
de uma prisão em nós mesmos,
refletindo-nos no que acreditamos ver.
mesmo assim, guardo em minha solidão sem sossego
a casa escura e sem reboco, os corpos nus, o desejo ardente,
os beijos lavrados pelas claridades da noite,
as quintas-feiras,
o entregar-te a minha alma em tuas narinas,
as minhas mãos em tuas mãos,
o medo da perda, a poesia, a música, os olhares,
a mística do tempo,
os livros, os risos e teatralidades,
o calor escaldante daquelas terras sertanejas,
a rua de chão vermelho que me levava ao desejo,
a brisa fresca do inverno inesperado
naquele ‘millenovecentonovantasette’,
aquele por-do-sol laranja-avermelhado,
aquele eu te amo em 22 de julho,
os sonhos, a vida, os sonhos
como rastros no caminho […].
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herewegoagain-rpg-blog1 · 6 years ago
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     𝗚𝗪𝗘𝗡𝗗𝗢𝗟𝗬𝗡 𝗕𝗔𝗥𝗡𝗔𝗖𝗟𝗘          ‣ lily james              📌 𝖽𝖺𝗍𝖾 𝗈𝖿 𝖻𝗂𝗋𝗍𝗁 ‣ 𝟣𝟩 / 𝟢𝟦 / 𝟣𝟫𝟫𝟩      📌 𝖺𝗀𝖾 ‣ 𝟤𝟣      📌 𝗇𝖺𝗍𝗂𝗈𝗇𝖺𝗅𝗂𝗍𝗒 ‣ 𝖻𝗋𝗂𝗍𝗂𝗌𝗁      📌 𝗈𝖼𝖼𝗎𝗉𝖺𝗍𝗂𝗈𝗇 ‣ 𝖼𝗁𝖾𝖿, 𝗁𝗈𝗍𝖾𝗅 𝖻𝖾𝗅𝗅𝖺 𝖽𝗈𝗇𝗇𝖺.      📌 𝗁𝗈𝖻𝖻𝗒 ‣ 𝗋𝖾𝖺𝖽𝗂𝗇𝗀, 𝗌𝗂𝗇𝗀𝗂𝗇𝗀, 𝗌𝗐𝗂𝗆𝗆𝗂𝗇𝗀.                      “  𝗚𝗪𝗘𝗡             🎤☀️📖        👪 ‣ #relationships            ‣ sophie sheridan ( employer )            ‣ athena kourdis ( neighbour )            ‣ demetra kourdis ( neighbour )                      ‣ andronikos kourdis ( neighbour )                   ‣ aphrodite kourdis ( neighbour )             📱 ‣ #wheretofindme             Instagram:           ‣ @𝗴𝘄𝗲𝗻-𝗱𝘂𝗵-𝗹𝗶𝗻                     🏵 ‣ #lifebites            ‟ It is not in the stars            to hold our destiny,            but in ourselves. „                        ‣ Gwendolyn Olivia-Mae Barnacle è il nome completo della figlia di Clarissa Moncrieff e George Barnacle, imprenditori inglesi che hanno trovato la fortuna nelle Barnacle Industries e nella discendenza nobiliare dei Moncrieff. Gwendolyn, la quale / odia / sentirsi chiamata con il proprio nome completo ─ adesso è “ solo Gwen ” ─, ha avuto un rapporto burrascoso con i genitori sin dagli inizi: i due son sempre stati fin troppo immersi nel proprio lavoro per avere tempo per la piccola, che ha pronunciato le prime parole e mosso i primi passi davanti alle governanti, lontana dallo sguardo di Clarissa e George. La bambina è quindi cresciuta quasi sconoscendo i due genitori, i quali ─ durante gli anni del liceo ─ ha anche smesso di chiamare “ mamma ” e “ papà ” ed ha iniziato a chiamare usando i loro primi nomi; ogni minuto passato in loro compagnia sembrava forzato, e nei rari istanti in cui si trovavano nella stessa stanza, a Gwendolyn sembrava di conoscerli per la prima volta. E non le piacevano, non le piacevano affatto. È senz’altro una sensazione orribile, quella di essere nella stanza con chi ti ha messo al mondo ─ ed anche qui, voci di corridoio parlavano di come Gwen non somigliasse affatto a George, bensì ad una vecchia fiamma di Clarissa ─ e sentirsi in una stanza piena di estranei; è una sensazione che Gwendolyn ricorda come fosse ieri, ed è proprio per questo che la ragazza cerca sempre d’esser quanto più solare ed accogliente possibile, anche con chi non conosce: è possibile definire Gwendolyn un raggio di sole, ed in quanto tale non è propensa a mostrare le proprie ombre ── evita di parlare della propria famiglia, preferendo concentrarsi su aneddoti divertenti che ha collezionato in giro per il mondo, e quando è messa alle strette e le è impossibile evitare il discorso, lo affronta prendendolo alla leggera, liquidandolo con un “ non corre buon sangue ” e sperando che basti a chiunque lo abbia chiesto.                ‣ Gwen ha sempre amato viaggiare, la prospettiva d’esser quanto più lontana possibile da casa l’affascinava e la permeava della sensazione di familiarità che tra le quattro mura casalinghe non aveva mai avuto: avendo iniziato con i primi viaggi durante gli anni del liceo, il college ha segnato la rottura definitiva tra Gwen ed i suoi genitori: scegliendo la facoltà di Lingua e Letteratura Inglese, presso l’Università di Oxford, ha infatti spezzato ancora una volta le aspettative che i genitori avevano per lei, sperando scegliesse Economia e Marketing per un giorno riuscire a prendere le redini dell’azienda ── noncuranti, ovviamente, di quanto alla figlia non potesse interessar meno il mondo dell’economia; durante gli anni dell’università, lei ed alcuni suoi colleghi approfittavano di alcune vacanze per girare i paesini più piccoli dell’Inghilterra e metter su spettacoli teatrali nelle piazze ( seguendo, sì, l’esempio della Barraca di Federico Garcìa-Lorca ), e di altre per girare il mondo… Parigi, Berlino, Madrid, Lisbona, ogni occasione era buona per allontanari dall’aria mesta e grigia che l’Inghilterra offriva. L’università, per Gwen, è stata una boccata d’aria fresca: lontana dai genitori, in un ambiente che finalmente riusciva a stimolarla... è stato anche il posto del primo vero cuore spezzato, che la bionda si porta dietro ancora oggi, nascondendolo dietro un sorriso sarcastico e commenti poco carini nei confronti del genere maschile che / certe volte / non riesce proprio a non lasciarsi scappare! Il problema più grande fu una volta finita la laurea, il dilemma di decidere dove andare ── sapeva che nel posto che avrebbe dovuto chiamare casa non sarebbe mai tornata, ma qual era il posto per lei, allora?                                 ‣ Le passioni che Gwen ha coltivato durante la sua vita sono sempre state un mistero per i genitori, i quali alzavano un sopracciglio straniti, al sentirla parlare di Shakespeare o commentare con i cuochi le ricette, mostrandosi spesso e volentieri genuinamente interessata ad imparare piatti tipici provenienti da diverse parti del mondo, convinta che la letteratura e la cucina costituissero le basi di qualsiasi cultura. La cornice posta intorno a Gwendolyn Barnacle è sempre stata luccicante e dorata, tra le più classiche e scontate per una ragazza con un background sociale simile: nulla le avrebbe impedito di seguire gli studi che George e Clarissa speravano per lei, e non può negare che una parte di lei abbia pensato che / forse / in quel modo l’avrebbero amata ── un pensiero breve ed effimero, che Gwen mandò via scuotendo la testa: no, non l’avrebbero amata neanche in quel caso, era quella la realtà, per quanto cruda. George e Clarissa Barnacle / non / erano adatti a fare i genitori, e Gwendolyn fu solamente un incidente di percorso; lo sapeva, perché negarlo? Gwendolyn s’era sentita parte di una famiglia in mezzo alle cucine, oppure in quelle piccole piazze a recitare, circondata da tutti men che meno i suoi genitori. Un peso che ancora oggi porta con sé, certo, ma che ha imparato a render più leggero di giorno in giorno, allontanandosi sempre di più dalla terra natìa.                                           📌  È una piovosa giornata d’Aprile, quella in cui Gwendolyn Barnacle viene al mondo. Nove mesi di lunga attesa che Clarissa Moncrieff avrebbe volentieri evitato, e se solo avesse potuto, avrebbe anche evitato di stringere tra le braccia Gwendolyn, quel diciassette aprile del millenovecentonovantasette. George, forse, l’aveva capito nel momento stesso in cui aveva posato gli occhi sulla bambina appena nata, che quella / non / era sua figlia: ma non disse nulla, la guardò soltanto, sperando di posare gli occhi su fedele soldato che sarebbe stato capace di prender in mano tutto ciò che lui aveva costruito… ma non lo aveva proprio nel sangue, Gwen, che dai primi anni di scolarizzazione ha mostrato una maggiore attinenza alle materie umanistiche più che a quelle scientifiche. Prima grande delusione per i coniugi Barnacle, che una bambina non l’aspettavano, né volevano.             Ma Gwendolyn aveva scelto la strada da percorrere, ed era una strada / sua /, che nessuno sarebbe mai stato capace di cambiare, una strada in cui nessuno l’avrebbe guardata con quell’onnipresente sprazzo di disappunto negli occhi, poiché quegli sguardi aveva intenzione di lasciarseli solamente alle spalle.             Nel duemiladiciotto, Gwendolyn Barnacle arriva in ritardo per l’ennesima volta. Arriva in ritardo ed i suoi passi risuonano come trombe squillanti, un piccolo sorriso rivolto verso il palcoscenico, le spalle sollevate ed un’espressione colpevole. Le sorridono, però, i professori che l'hanno accompagnata durante quegli anni, così come lei sorride a loro ed agli amici che l'han seguita anche nei paesini più remoti e dimenticati dell'Inghilterra! Quando chiamano il suo nome, poi, le torna in mente un passo dal Giulio Cesare di Shakespeare: " A volte gli uomini sono padroni del loro destino; la colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni. ".             Sente di seguire quel fantomatico “ destino ” quando lascia l’Inghilterra e gira il mondo ancora una volta, lasciando la traccia della sua allegria in ogni città in cui passa, lavorando qualche volta come barista ed altre ancora prestando la voce ad una band alla quale mancava una solista. Ma nessuno di quei posti l’è mai sembrato casa, e così la sua permanenza non riusciva a protrarsi mai più di due mesi ── un giorno, sfogliando annunci di lavoro provenienti da ogni parte del mondo, uno in particolare cattura la sua attenzione: Kalokairi, Hotel Bella Donna, cercano una cuoca. Gli occhi di Gwen s’illuminano, s’illuminano al pensare alla Grecia ed alle sue spiagge, al suo sole così diverso dal cielo grigio dell’Inghilterra… è lo stesso sole che ha tatuato sul petto, e per la prima volta Gwen arriva a credere che / forse / qualcosa sia scritto nelle stelle. Ma è un pensiero che nasce e muore nel giro di pochi istanti, poiché la giovane non ha alcun istante da perdere: ci sono delle valigie da preparare e dei biglietti da trovare.
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paoloimmaginario · 10 years ago
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OOOUH! #wip #LEstateScorsa #canicolaEdizioni #pencil07mm #millenovecentonovantasette
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millenovecentonovanta-sette · 11 years ago
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Ansia.
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thesecitylightsdanceforus · 12 years ago
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Mio cugino del '97 mi ha invitata ad una festa tramite evento su facebook per la prima volta.
Oggi è una brutta giornata.
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riccell · 7 years ago
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rastros no caminho
  há uma ilusão plasmada na lembrança
vagando irresoluta em minha solidão.
nela o teu rosto reencarna-me o tempo,
me arranca como raiz presa ao chão,
me toma de realidade possível somente
nos labirintos de minha memória.
  transborda nas margens de minha alma
uma cisma; um mundo revestido de trajetórias,
um sonho esfumaçado sem se saber precisar,
feito pele que se toca e se cheira e se beija
da cor do mar; com a suavidade do vento,
assim, de repente, como num instante certeiro.
  tocam-me o calor e a brisa de idos dias,
reinventam-me aqueles sustos e fugas
rindo-me do mundo para estar ao teu lado
beijando-te a boca, amando-te a alma, o corpo, o sexo
entre acerolas, roseiras e mandacarus.
  beijos meninos quase inocentes misturados ao mel,
ao vinho que tingia as luas cheias de nossas
promessas de para sempre, de eterno amor, de saudades.
  dois adolescentes perdidos na paixão,
seduzindo a vida, insinuando-se para a dor,
fazendo da alegria uma perfeição vital,
apaixonando-se pelo apaixonar-se,
paralisando a beleza na alma
assim como uma pintura viva,
um retrato movente, uma fotografia errante,
um beija-flor enamorando-se da rosa que rouba.
  talvez a velocidade das coisas
seja o grande susto de quem busca a felicidade.
há sempre de querer-se mais, de querer depois.
haveria o querer de deixar de ser?
e depois do depois?
  quantas vezes me perdi entre algarobas e quixabeiras
com as mãos cheias de flores e alma repleta de amor
indiferente ao perigo buscando um deus de luz!
  há sempre a dor do ficar, do faltante, do desejante.
sei que o amor se precipita sobre a minha consciência
como um açoite violento e indomável.
e a minha consciência é um penhasco,
um abismo pelo avesso, um vórtice inevitável.
  penso no que vai ficar de mim e no que resta…
e como o poeta vejo a face inelutável da morte.
ela não me odeia e nem me ama: ela está viva!
respira como o tempo que não pára.
  sei que “o amor é o ridículo da vida”
já mo dizia o poeta!
sei que procuramos nele uma beleza
que está sempre longe, obstinadamente, se pondo.
sei que tudo não passa de uma ilusão,
de uma prisão em nós mesmos,
refletindo-nos no que acreditamos ver.
  mesmo assim, guardo em minha solidão sem sossego
a casa escura e sem reboco, os corpos nus, o desejo ardente,
os beijos lavrados pelas claridades da noite,
as quintas-feiras,
o entregar-te a minha alma em tuas narinas,
as minhas mãos em tuas mãos,
o medo da perda, a poesia, a música, os olhares,
a mística do tempo,
os livros, os risos e teatralidades,
o calor escaldante daquelas terras sertanejas,
a rua de chão vermelho que me levava ao desejo,
a brisa fresca do inverno inesperado
naquele ‘millenovecentonovantasette’,
aquele por-do-sol laranja-avermelhado,
aquele eu te amo em 22 de julho,
os sonhos, a vida,
os sonhos como rastros no caminho […].
   (Angelo Riccell Piovischini)
  Música de fundo: Mulher linda, bonita e carinhosa (Zé Ramalho)
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paoloimmaginario · 10 years ago
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#wip #LEstateScorsa #CanicolaEdizioni #millenovecentonovantasette
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millenovecentonovanta-sette · 11 years ago
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Portatemi qui vi prego !!!
Ansia.
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millenovecentonovanta-sette · 11 years ago
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-Devo smetterla di mangiare. Ma non ne posso fare a meno. Mi distrae, mi riempie e fa diminuire la mancanza che mi logora lo stomaco. Per pochi minuti mi fa sentire sazia e completa. Poi ricomincio. E io ogni volta che mi guarda allo specchio non posso provare che ribrezzo, schifo, sensi di colpa e rabbia. Rabbia perché per sentirmi bene devo mangiare, ingozzarmi facendo sempre più schifo.
Ma adesso basta, arriva una nuova me. Basta cibo. Basta mangiare. Voglio piacermi. Devo cominciare a piacermi.
Arriva una nuova me.
-Ansia.
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millenovecentonovanta-sette · 11 years ago
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-Ansia.-
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