#mi fai sentire viva
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La voglia di vedersi, quella che fa fremere e tremare. Il conto alla rovescia per uno sguardo, per ritagliare uno spazio di vita in cui viversi. L'urgenza reciproca di appartenersi. L'attesa di respirarsi vicino. Il desiderio di tutto, anche di quello che nemmeno immagini. La bellezza infinita di lasciarsi andare alle emozioni, seppur folli, insensate, assurde, pericolose per ogni cuore pronto a mettersi in gioco. La sensazione che sia ineluttabile, quasi predestinato. Il conto alla rovescia del cuore. Ha parecchio a che fare con l'essere vivi.
E tu mi fai sentire viva.
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Non so come tu faccia tutte le volte a farmi sentire cosi bella e desiderata. Lo sento proprio e non so davvero come fai. Mi fai sentire viva come non mi è mai successo, mi fai avere quella voglia di vivere che credo raramente io abbia avuto. Mi chiedo sempre cosa mi fai per farmi sentire cosi bene anche se ci sentiamo per poco tempo. Continuerà a restare un mistero e voglio resti tale, l'importante è come mi sento quando sto con te.
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Consuetudine
Mi hai baciata segretamente,
Come si baciano le anime fuggiasche
Sapevo di esserlo:nessuna obiezione, nessuna resistenza
Fremevo dalla voglia di scrivere una strofa sulle labbra turgide
Un bacio non fugace,
Non sfumato,
Non lascivo
Un bacio passionale,
Sensuale,
Timido,
Focoso
Mi accarezzi con delicatezza,
Intimidito dal corpo che possiedi nelle mani
Mi hai modellata come un artista scolpisce il marmo ghiaccio
Mi sfiori
Percorri il perimetro delle mie ossa
Mi baci come se fossi l’unica a poter godere di tanto appagamento
Ci fermiamo e mi guardi come si guarda il mare
Mi ipnotizzi, magnetizzi
Mi fai sentire viva e mi chiedo per quanto potrò beneficiare del tuo dono
Mi rivesto,
Sbatto le palpebre
La tua ombra dileguarsi.
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Mister X,
Non so bene come iniziare e non so bene come dirlo, ho pensato di scriverlo, magari diventa più facile.
Solo per dire alcune cose, cose che già ti ho detto, che già ti ho scritto e che, forse, hai già capito.
Mi piaci.
Mi piaci e per me non è così facile dirlo.
Non credo nemmeno di esser mai riuscita a farti un complimento, ricordo che una volta ti ho detto una cosa come “hai degli occhi.. strani”. (Insomma bene, ma non benissimo.)
Ma quello che penso è che hai degli occhi belli, furbi, enigmatici, ma che quando siamo insieme mi fanno sentire al sicuro. È il tuo essere te, emani una tranquillità che mi fa sentire al sicuro. Mi fido di te e questo te l’ho detto spesso.
Mi piace stare con te, mi sento bene, è come se colorassi la mia vita, hai il potere di “accendermi”. Con te esistite una parte di me che non sapevo nemmeno di avere, mi fai sentire viva. Mi fai provare cose che non ho mai provato e che nemmeno pensavo di poter provare. E mi fai ridere, tanto.
A volte devo sforzarmi a non pensarti, a volte cedo e ti scrivo. A volte ho l’impressione di esser di troppo.
Ed è proprio questo potere che tu hai su di me che mi spaventa.
Mi basta un tuo messaggio per correre da te.
Ho provato ad andare oltre, l’estate scorsa, uscendo con una persona, che mi adorava, sulla carta era perfetto, ma il problema era che la mia testa era da un’altra parte.
E faccio anche fatica a riconoscermi perché io non mi sono mai sentita così, non ho mai avuto bisogno di nessuno, non mi è mai importato davvero di qualcuno in questo senso, non ho mai sentito la necessità di volere stare con qualcuno.
Ma con te è diverso…. ho voglia di vederti e di sentirti, ti penso quando non ci sei, e quando siamo insieme non ho mai voglia di tornare a casa. Vorrei avere sempre più tempo. E a volte mi manchi anche.
Quando poi mi hai scritto, è ricominciata la giostra, sono corsa da te.
Ho pensato: gliel’ho detto qualche mese fa, magari questa volta è diverso. E per un po’ me l’hai fatto credere.
E invece no, è come sempre: sei scostante, ci sei, non ci sei, sparisci, torni. Non sei presente. E io mi accorgo che quando provo a parlartene ti irrigidisci. Non so se è per menefreghismo, fragilità, svogliatezza. Non lo so e non mi è dato saperlo.
Ma quando stiamo insieme sto bene, e quindi la giostra mi piace.
E credo anche tu abbia la certezza che qualsiasi cosa succeda io tornerò da te, e forse è vero, e se hai questa convinzione è tutto merito mio. Ma io torno da te fino a quando credo ne valga la pena.
Forse questo ti sto chiedendo, di darmi un motivo per restare.
E la cosa che più “mi diverte” è che queste cose non le ho capite proprio subito, mi ci è voluto un anno. (Non sono famosa per avere un ottimo tempismo). Sai all’inizio ero convinta che il sesso era la chiave di tutto, credo che per tutto questo tempo ho giustificato il fatto che tu mi piacessi perché mi piace venire a letto con te, un nuovo gioco che ho scoperto e che mi piace molto.
Mi sono nascosta dietro a questo per non ammettere a me stessa che c’è qualcosa oltre il sesso, che provo qualcosa per te.
Credo di averlo realizzato quella sera in cui non è stata la miglior prestazione della vita, ero lì abbracciata a te e non mi importava. Ad un certo punto una voce dentro di me diceva “, alzati, scappa, domani starai una merda” ma lì accoccolata ci stavo bene e sono rimasta.
E non hai idea di quanto mi costi scriverlo, mi sento come: “lo scrivo e diventa vero”.
E mi sento addirittura stupida a raccontarti queste cose, a mostrarti questa parte di me vulnerabile, ad abbassare il muro e farti entrare. È molto più facile spogliarsi dei vestiti che aprirsi in questo modo.
Perché mi fa paura e perché so che hai tutto il potere per ferirmi.
E mi fa addirittura incazzare perché non so quando e come tutto questo sia successo, non so come io abbia fatto a perdere il controllo e perché è successo e basta, non l’ho scelto.
Puoi aggiudicarti una medaglia, sei effettivamente la persona di tutte le mie prime volte, alcune decise e altre meno.
Però la vita è una sola e a volte più breve rispetto a quanto ci si aspetti e io voglio viverla a pieno.
Quindi eccomi qui, nonostante la paura e l’imbarazzo, un atto di coraggio un po’ impacciato: questo è il mio regalo per il tuo compleanno, un pezzo di cuore.
Abbine cura.
E come sempre, comunque vada, ti auguro il meglio e che tu sia felice, che tutti i tuoi desideri si possano avverare.
Voler bene a qualcuno forse significa anche questo, nonostante tutto.
Tantissimi auguri di buon compleanno.
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Oggi una giornata che mi sono sembrate le montagne russe emotivamente.
È cominciata con una rabbia dentro che mi stava divorando. Ho cercato di tappare con un'altra moka di caffè e mezzo pacco di biscotti. Pareva fosse finita e invece no. Allora mi sono guardata allo specchio di nuovo per compiacermi e mi sono indotta piacere da sola, prima una volta e poi un'altra. Poi ho letto come un'ossessa.
In questi giorni letto Borrasso, poi Saviano e ora Ferrante. Tutti napoletani e tutti con una scrittura pesante, malinconia ma tagliente, profonda, traumatica. È palpabile la sensazione di essere cresciuti in un microcosmo di crudeltà viva, da cui ne sono usciti con le unghie ma pieni di contusioni indelebili. Ho pensato che, riflettendoci, questo tipo di scrittura ci caratterizzi come napoletani e come gente del sud perché oggettivamente viviamo in un microcosmo di pura atrocità e non riusciamo a scrivere con troppa leggerezza. Ma potrebbe essere un mio bias da campana e qualsiasi italiano potrebbe ritrovarsi in questa descrizione, non lo so.
Mi sono poi stancata e ho sentito l'esigenza di fare qualcosa perché sennò sarei impazzita.
E allora mi sono messa a camminare, camminare come un'ossessa mentre pensavo e ripensavo di nuovo che avevo bisogno urgente di dopamina, che ho mangiato i biscotti per quello, che ho ricercato il piacere carnale per quello, che mi sentivo sola e abbandonata per quello e che avrei voluto qualcuno da stringere fino a conficcargli e strisciargli le unghie nella carne per quello, che è tutto per quello solo per quello. Lo sapevo perché sono consapevole, ma a che cazzo serve la consapevolezza quando comunque sono rabbiosa, incontentabile, persa e confusa tanto da volermi strappare i capelli dalla testa? Questa cazzo di consapevolezza e conoscenza così tanto elogiata perché vivere come se fossi un NPC pare un abominio che invece abominio non è: fai sesso senza domandarti il perché, ti abbuffi di cibo senza domandarti il perché, ti spari le pose erotiche e le lanci nel web senza sapere il perché. Non è meraviglioso, lineare, da animali quali siamo?
Invece no, io devo impazzire, capire che ho bisogno di dopamina come fosse droga e non sapere come cazzo fare per smettere di avere quella smania di non sapere cosa cazzo volere ma comunque sapere la causa del malessere.
E perché mi devo sentire così: indifesa, incompresa, bisognosa, smaniosa? Per uno squilibrio ormonale del cazzo. Perché sicuramente anche gli uomini si possono sentire smaniosi, bisognosi, arrapati insieme ma non ogni mese, tutti i cazzi di mesi per ANNI. E non è piacevole perché in queste situazioni saprei solo avvinghiarmi a qualcuno pur di smettere di sentirmi bisognosa per poi buttarlo come uno zerbino il giorno dopo, perché ritornata in me. Poi uno dice che le femmine sono stronze puttane: dice bene, perché io ho solo la fortuna di non avere nessuno a cui appendermi in questi momenti di estrema debolezza.
Anche se, devo ammettere che ho ricontattato L solo per questa ragione. Sabato usciamo, anche se so che non ne caverò un ragno dal buco (né so se e che ragno ci vorrei cavare). Perché è intelligente, l'ultima volta che uscimmo mi sorprese, anche se poi cominciò pure lui a farmi domande sulla mia (inesistente) vita sessuale e quindi forse è intelligente però è pure maschio e faccio bene a non sentirmi in colpa se lo sessualizzo e/o non lo penso completamente disinteressato. Ma vabbè.
Tutto questo flusso di coscienza mentre camminavo e camminavo senza fermarmi mai. Poi sono andata dai nonni. Sembrava essere andato tutto ok, finché nonna in disparte non mi ha rifatto tutto il solito discorso su mia madre. E io le volevo dì: nonna tu ci soffri, io sto a fa lo stesso con lei, non ti preoccupare, perché lei è diventata la replica vostra non ha imparato un cazzo da quello per cui si lamenta. Anzi, fa la vittima tale e quale a te, pure peggio perché è più colpevole.
Ha raccontato un sacco di cose dei tempi andati e diceva che era tutto più bello, tutto più disinteressato, più umano. Una descrizione che calzava a pennello con la trama de L'amica Geniale con la differenza che lì niente è umano e disinteressato. I campani sono persone false come la merda altro che "cuore napoletano". Ci sciacquiamo la bocca di valori come la famiglia ma i familiari servono solo per fottere ed essere fottuti meglio e in maniera inaspettata. Facciamo gli amiconi finchè abbiamo un ritorno; quando non servi più, ma chi t sap chiù, addio e buona vita. Una razza bastarda che conferma la mia idea sui romanzi scritti da campani: non ne puoi uscire senza traumi.
Sono tornata a casa. Ho partecipato alla videocall con Andrea Colamedici sulle AI. È stato interessante e stimolante. Atterrita da quanto le AI siano avanti e io non lo sapessi (anche se era prevedibile).
Mi pare di essermi finalmente calmata. Speriamo domani sia un giorno più semplice.
#e che sto ciclo del cazzo arrivi il prima possibile#pensieri notturni#flusso di coscienza#flusso di pensieri
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Volevo dirti che non devi chiuderti al mondo, che ogni tempesta si placa e il sole arriva. Ti stai costruendo un muro attorno e non lasci entrare nessuno, nemmeno me. Non so più in che modo parlarti, non so cosa fare o cosa dire, mi sento sempre come se stessi camminando sulle mine in un campo da guerra. E attenzione, non me ne faccio un problema o un peso perché per te affronterei qualsiasi guerra, ma mi rende molto triste perche sento che anche se facessi di più non basterebbe.
Tu sei il mio posto sicuro e vorrei fosse lo stesso per te. Voglio che quando non hai voglia di vedere o sentire nessuno non includa me. Voglio che quando hai bisogno di un abbraccio cerchi le mie braccia. Voglio che quando hai bisogno di piangere fino allo sfinimento lo fai tra le mie braccia. Voglio che quando sei triste chiami me. Voglio che quando sei felice , lo sei con me. E lo so, è egoistico volere tutto ciò, ma sono così egoisticamente innamorata di te.
Io so che stai soffrendo, so che non ti senti viva e so come stai e vorrei fare qualcosa per aiutarti ma non lo permetti. Vorrei farti sentire viva nello stesso modo in cui ti ha fatto sentire viva lui. Un giorno mi hai detto “è la versione maschile di te” ed in quel momento non ho potuto fare a meno di credere che io e te in un altra vita saremmo state perfette insieme. Avrei potuto darti tutto il mio amore anche in questa vita ma non si può e quindi piano piano sto cercando di lasciar andare via tutto questo amore , inizia a starmi stretto e a consumarmi.
Tutto questo per dirti che ritornerai a stare bene e troverai la persona giusta per te, che non finisce il mondo se una storia non può esistere. Ci cambia come persona, ci rende forti, ci lascia un segno profondo ma ci rende ciò che siamo e saremo. Troverai qualcuno che ti farà sentire viva allo stesso modo.
E mi dirai che ci stai provando ma tu non ci stai provando stai solo soffocando il dolore. Dolore che è dovuto a tanti motivi, dolore che ti sta chiudendo e consumando. Non lasciare che il dolore chiuda tutte le porte , non lasciare che ti cambi e ti rende ciò che non sei. Sei più di tutto questo.
Permettimi di aiutarti, e non lo so in che modo ma voglio provarci , voglio abbattere tutti i muri . Proviamoci insieme , prendimi la mano e non mollarla perche insieme possiamo attraversare questa tempesta di emozioni che stai provando.
Sarò paziente, presente e ti ascolterò sempre.
Prometto di tirarti su il morale sempre o almeno di provarci. Prometto che non faremo mai a meno delle serate passate in macchina a camminare senza una meta e cantando le nostre canzoni. Prometto di abbracciarti sempre perché li e’ dove mi sento più a casa, tra le tue braccia. Prometto di non fare mai a meno dei nostri discorsi sciocchi. Prometto di portarti sempre al mare a vedere le onde quando ne hai bisogno.
Prometto che un giorno faremo quel viaggio insieme. Prometto che riuscirò a portarti su una moto con me. Prometto che un giorno prenderò casa e ti porterò via con me. Prometto di creare una casa nostra, dove tu possa essere sempre te stessa. Prometto che prenderemo un cane. Prometto che cucineremo crêpes almeno due volte a settimana. Prometto di non rovinare più la carbonara a meno che tu mi prometta che mi cucinerai sempre quella buonissima pasta che fai tu. Prometto di creare un ambiente pieno d’amore, tranquillità e serenità.
Tu sei la persona più importante per me e farei qualsiasi cosa per te quindi aggrappati a me, lasciami essere il tuo salvagente.
E ricorda,amore mio,che dietro le nuvole il cielo è sempre azzurro!
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Ossigeno - 22
22. A lume di candela
Sveva entrò in camera e si lasciò cadere sul letto. Una tristezza infinita la pervase. Ma che cosa sto facendo?, si chiese, sto uscendo con Zlatan solo per dimenticare Logan? Ma la risposta le arrivò alla mente forte e chiara, e se ne stupì. No. Lei si era sentita attratta da Zlatan ancora prima che Logan tornasse. Da quella sera al party di inaugurazione del Garden Flower, nel momento in cui gli aveva stretto la mano e si erano guardati negli occhi. E poi, la volta successiva, quando era rimasta a guardarlo a lungo mentre discuteva con la sua ex fidanzata e avevano stabilito una specie di tregua tra loro... Sorrise da sola, rivolta al soffitto bianco che stava contemplando. Che figuraccia che aveva fatto con lui quando gli aveva dato del cafone. In realtà era un gran bravo ragazzo, educato e gentile, e aveva un cuore buono. E alla clinica. Sveva non poteva dimenticare come l'aveva guardata quella mattina mentre lei lo visitava. L'aveva fatta sentire... viva. Era stato lì che aveva iniziato a sentire quel calore nello stomaco quando erano vicini. Ma poi era arrivato Logan e aveva scombussolato tutto. Fino a quando, quella mattina a casa sua, non erano stati sul punto di baciarsi.
Quindi no, non era andata a letto con Zlatan solo per dimenticare Logan. Però, forse, era il caso di rimanere con i piedi per terra e non farsi coinvolgere troppo dalla situazione. Alcuni colpi sulla porta la distrassero dalle sue riflessioni e si alzò per aprire. «Chi è?» «Sono io, Zlatan.» Oh, eccolo qui. Eccitazione e ansia si mescolarono in lei. Aprì la porta e se lo trovò davanti, tutto sorridente. I capelli erano ancora umidi e gli ricadevano sulle spalle coperte da una camicia color antracite e un jeans scolorito. «Sei ancora così?» Sveva si passò una mano tra i capelli intrecciati e pieni di sale. «Sì, stavo giusto andando a prepararmi.» «Non mi fai entrare?» Lei ci pensò un attimo, poi si spostò e lo fece passare. Chiuse la porta e si girò a guardarlo. Si ritrovò stretta fra le sue braccia, avvolta nel profumo di bagnoschiuma e shampoo mischiati all'odore unico della sua pelle che la mandava fuori di testa. Zlatan le sorrise appena e poggiò le labbra sulle sue. Un bacio delicato. «Mhm» un altro bacio, e un altro ancora. «Mi sei mancata tanto, oggi.» «Anche tu.» Ed era vero, aveva pensato alle sue labbra in continuazione. Ma era ancora scombussolata da quello che era successo poco prima e Zlatan notò la sua espressione poco convinta. La lasciò andare. «Ehi, che hai?» «Niente...» «Che ti ha detto Mark?» Sveva distolse lo sguardo. «Niente. Lui... niente di importante.» «Okay. Bè, sono venuto per invitarti a cena fuori...» «A cena fuori?» «Sì. Sai, volevo stare un po' da solo con te.» «Oh...» Zlatan prese un bel respiro. «Sveva, si può sapere che hai? Poco fa mi hai chiesto di venire in camera tua per fare la doccia insieme e adesso sembra che la mia presenza ti dia fastidio. Che ti prende?» Sveva si allontanò da lui e camminò per la stanza. Zlatan aveva perfettamente ragione e lei era una stupida. Che cazzo! Erano tutte paranoie inutili, lei voleva stare con Zlatan tanto quanto lui voleva stare con lei. E questa era l'unica cosa che contava. L'unica. Si voltò di nuovo verso lui, che era rimasto immobile a fissarla. «Non so cosa mi è preso, Zlatan. Ho avuto un... un... non so. Paura, forse.» «Paura di cosa? Di me?» Lei sospirò e si sedette sul letto. «Ah, che stupida che sono» disse sottovoce, mentre si passava le mani sul volto. Zlatan si sedette accanto a lei. «Che ti ha detto Mark, Sveva? Lo so che c'entra lui. Ti ha baciata di nuovo?» Sveva gli sorrise. «No, non mi ha baciata. E... Zlatan, gli ho detto di noi due.» «In che senso?» «Gli ho detto che ci stiamo frequentando.» Zlatan sorrise. «Oh. Bene. Però non capisco una cosa, perché hai detto di aver avuto paura?» «Lascia stare. Allora, dove mi porti a cena?» «In un posto molto romantico...» Sveva alzò le sopracciglia e sorrise. «Un posto romantico?» Zlatan la tirò per un braccio e le diede un bacio. «Dai, sbrigati. Se il tuo invito è ancora valido potrei aiutarti a fare la doccia...» La sua voce si era abbassata di qualche tono e Sveva ebbe un fremito. Emise un piccolo lamento e lo baciò. «No. Sei già vestito...» «Uhm. Mi spoglio subito.» «Zlatan, ci metto dieci minuti.» «Posso restare?» «No! Aspettami in giardino.» Zlatan si alzò, la fece alzare e la spinse in bagno. «Sbrigati. Sono impaziente.» Sveva fece qualche smorfia, ma si chiuse in bagno e aprì l'acqua della doccia.
Zlatan rimase nella camera di Sveva. Non capiva perché lei avesse detto di avere avuto paura. Era più che sicuro che fosse colpa di Mark, voleva sapere cosa si erano detti. Le aveva fatto delle avances, altrimenti Sveva non gli avrebbe mai detto che stava frequentando lui. Aveva una gran voglia di parlargli a quattrocchi, capire che diavolo gli passava per la testa. Adesso comunque non voleva farsi impensierire, voleva godersi la serata con Sveva, e magari anche la nottata. Bussarono alla porta e Zlatan andò ad aprire. Se fosse stato Mark... «Zlatan!» «Ehi.» «Che testa, ho sbagliato stanza. Stavo cercando mia sorella...» «È in bagno.» «Chi?» «Tua sorella.» «Ah. E tu che ci fai qui?» «La sto aspettando, dobbiamo andare a cena fuori.» «Quindi non venite con noi?» «No.» «Okay. E... okay, ci vediamo dopo allora...» «Non credo.» «Come?» chiese Ignazio stralunato. Non era mai stato geloso di sua sorella, Sveva era più grande di lui ed era sempre stata fidanzata, ma questa situazione lo imbarazzava un pochino. Zlatan era un suo grande amico e lei sua sorella, immaginarli insieme era... stranissimo. Zlatan finse un'aria innocente. «Che c'è? Ho solo voglia di stare da solo con lei. Dopo cena magari la porto a fare una passeggiata in spiaggia.» Ignazio scosse la testa ridendo. «Sicuro. Divertitevi allora.» «Lo faremo» Zlatan strizzò l'occhio all'amico e risero insieme. Chiuse la porta proprio nell'istante in cui Sveva usciva dal bagno con una minuscola asciugamano intorno al corpo. Rimase immobile a fissarla, il corpo teso già smaniava per lei. La cena avrebbe aspettato, adesso aveva un altro tipo di fame.
Sveva guardò Zlatan in piedi vicino alla porta e sorrise. Si portò le mani sui fianchi e fece finta di essere arrabbiata. «Ma non ti avevo detto di aspettarmi in giardino?» «No, non mi risulta.» Intanto stava avanzando lentamente. Lei si passò la lingua sulle labbra, improvvisamente a corto di saliva. «Bugiardo.» «Tentatrice.» «Se fossi rimasto fuori non ti avrei tentato...» «Allora ho fatto bene a restare.» Era ad un soffio dalle sue labbra, ma questa volta non aspettò che fosse lui a baciarla, si alzò sulle punte dei piedi e con deliberata lentezza gli accarezzò le labbra con la lingua, le mani stavano già sbottonando la camicia. Zlatan le prese la nuca e la baciò a fondo, prima lentamente, poi voracemente. Le lingue si intrecciavano, danzavano, e i respiri si perdevano nelle loro bocche. Zlatan fece scivolare via l'asciugamano dal corpo di Sveva e le accarezzò la schiena, il collo, il seno. Lo strizzò nel palmo, scese verso la rotondità delle sue natiche. Lei sospirò. «Spogliati» gli sussurrò, allontanandosi da lui per mettersi comoda sul letto e godersi lo spettacolo. Si morse le labbra mentre Zlatan davanti a lei si toglieva la camicia e scopriva quell'addome perfetto e leggermente arrossato dal sole. Seguì le sue mani che sbottonavano i jeans e li abbassavano, rilevando il pene turgido e invitante ancora nascosto sotto i boxer. Riportò lo sguardo sul volto di Zlatan e scoprì che lui la stava osservando, un lieve sorriso gli increspava le labbra e il desiderio nei suoi occhi la lasciò senza fiato. Si liberò velocemente dell'ultimo pezzetto di stoffa che lo copriva e salì sul letto con un movimento felino. Sveva gemette quando Zlatan le allargò le gambe e si posizionò in mezzo. Si chinò sul suo collo e lo leccò, le stuzzicò l'orecchio e il punto sensibile dietro il lobo. Lei gli morse la spalla e gli graffiò la schiena. Pochi istanti dopo furono una cosa sola, persi nella loro passione. Ansiti e gemiti, e morsi e graffi, spinte decise e altre più lente. Si baciarono a lungo al culmine del piacere, i cuori battevano all'unisono e i respiri si mescolavano. Rimasero abbracciati in silenzio per un po', godendosi il calore dei propri corpi vicini e le loro carezze reciproche. «Hai fame?» chiese all'improvviso Zlatan. «Un po'» rispose lei. «Vuoi ancora andare al ristorante? O preferisci rimanere qui?» Sveva si scostò per guardarlo. Gli sorrise e gli poggiò un piccolo bacio sulle labbra. «Rimaniamo qui. Ceniamo sul terrazzino.» Lui le scostò una ciocca di capelli dal volto. «Okay.» Allungò una mano verso il telefono e digitò il codice per la reception. «Salve, vorremmo ordinare la cena. Ah, ah. Sì, a base di pesce: un antipasto e un secondo. Anche il dolce, sì. Ah, e anche una candela. Grazie» Abbassò la cornetta e tornò a concentrarsi su Sveva. La sbaciucchiò e poggiò la testa sul suo petto, facendosi accarezzare i capelli mentre le baciava la pancia. «A cosa ti serve una candela?» chiese scioccamente Sveva. «Ti avevo promesso una cenetta romantica... la candela serve per creare l'atmosfera» rispose lui sorridendo. «Pensavo volessi fare qualche giochetto perverso.» Zlatan si bloccò con la bocca sul suo ombelico. «Tentatrice» mormorò sulla sua pelle, alzò la testa per guardarla. «Dopo, magari...» «Dopo...?» chiese lei con aria divertita. «Ti farò urlare per tutta la notte. È una promessa.» Abbassò di nuovo la testa sulla sua pancia e cominciò a scendere, lasciando la scia umida della sua saliva mentre la leccava fino ad arrivare tra le sue gambe. Glielo aveva promesso e mantenne la sua promessa. Trascorsero l'intera notte ad amarsi, concedendosi solo la pausa per la cena a lume di candela sul terrazzino.
Quella notte, però, Zlatan non andò via. Si addormentò accanto a lei, con il volto affondato nei suoi capelli e un braccio a cingerle la vita.
E tenerla stretta sul suo cuore.
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Un nuovo lunedì, cominciare da capo. In piedi. Fai il caffè, fuma quella sigaretta profondamente, come per darti la spinta per iniziare la giornata. Paradossale. Mi sento pesante, come quando fumo troppo la sera prima e la mattina mi sveglio con la gola che chiede un po’ di pietà. Mi sento persa dentro me stessa, senza sapere verso dove sto camminando o di cosa ho bisogno. Vorrei tutto quello che mi fa sentire viva, che mi fa vibrare l’anima, che mi fa sentire libera. Vorrei sentirmi libera. Se mi guardo indietro, non penso di esserlo sempre stata. Delle volte ci riempiamo la vita di cose, idee, per costruire una presunta quotidianità, impalcature di bisogni fittizi, di amicizie e emozioni artificiali, ma sono tutte cose che non mi appartengono. Vorrei davvero poter parlare di tutto, senza freni e filtri, di ogni cosa che si desidera. Vorrei conoscere nuove storie, nuovi mondi, sorridere ed emozionarmi, divertirmi e accogliere il dolore altrui. Voglio l’autenticità delle persone, invece di questo rumoroso niente che mi circonda. Sono stufa di star lì davanti ad un aperitivo, a parlare di cose di cui non mi frega niente, ad ascoltare le storie di qualcuno, che poi nel narrarle le modifica, per poter continuare ad alimentare l’apparenza, per poter aderire a ciò che socialmente è accettato. Giustificarsi per le proprie azioni. Se solo ci guardassimo tutti dentro, un po’ più spesso, scopriremmo che siamo tutti marci e con delle ferite evidenti che cerchiamo solo di mettere sotto il tappetto come la polvere e fingere che non esistano, o ancora tentiamo di conviverci al meglio come quando si vive con dei coinquilini con cui ogni tanto si discute e si fanno i conti. Sono stufa di tutta questa finzione, di tutto questo volersi mostrare in un certo modo solo per potersi conformare alla società. Piuttosto raccontami dei giorni in cui ti senti poco tollerante verso l’umanità o di quella volta che hai provato un’emozione fortissima per qualcosa di bello o di doloroso, oppure di quanto è alienante vivere nel tempo storico in cui viviamo, raccontami di quando ascolti quella canzone che ti piace tanto e ti carica moltissimo e ti fa stare bene, male, ti fa emozionare. Ti crederei di più, sentirei di avere difronte una persona reale non una costruzione di scuse, giustificazioni e sovrastrutture fittizie. Voglio solo un po’ di sincerità e autenticità. Chiedo troppo? Non mi importa essere letta qui, voglio solo scrivere, che poi è quello che fa stare bene me.
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Vista annebbiata,
Fisso un punto fermo nell'oblio
Vorrei finire lì stesa e morta
Per uccidere il dolore che mi affonda.
Dysnomia ti sto chiedendo come stai?
Mi dici male e te ne vai.
Non ho tempo di seguirti e non capisco cosa non va, sono qui per te ma sembra sempre che non basti mai.. ti seguo ma ormai sei così distante che non ti trovo piú.
Vedo il tuo peluche preferito e provo angoscia perché non ci sei più, scappi e ti nascondi anche se io ti voglio bene.
So di non averti protetta dagli altri, ma ora lo farò, ma giustamente tu non ti fidi più di me.
Forse fai bene, la tua mamma ti ha affidata a padri ignobili, ti ha fatto affezionare a persone che non avevano tempo e amore per te... E se ne sono andate via.
Ci sono io mai non ti basto, cresci diventi adolescente e ti chiudi in camera e non capisco la tua rabbia così non canti più, non so neanche se dietro quella porta Black Heart sia ancora viva.
Sento solo l'altra mamma, quella negligente che vuole solo fuggire come te, halga mi dice "prendine ancora".
Io voglio solo te, amore mio, piccola bimba dai capelli fucsia, hai scordato qui i tuoi peluche, e black Heart non è più andata a comprarti le sigarette per sembrare grande.
Ho le sue calze rotte, siete andate via insieme?
Vi prego tornate da me, la mamma vi vuole bene.
Black Heart mi risponde con tono arrabbiato "finché farai entrare in casa nostra persone che non ci amano noi non torniamo.".
Hai ragione Bh, ma io non so più capirlo chi ci vuole bene e chi non cè né vuole... Magari ci provano ma non riescono, provate a essere più razionali.
"siamo una bambina di tre anni e un adolescente di 13, abbiamo bisogno di vivere non di pensare, di sentire amore non di lottare".
Black Heart ha posato il coltello ormai da tempo.
"mamma ci devi difendere tu semplicemente non facendo entrare estranei in casa nostra".
Tesoro, tutti sono estranei finché non li conosciamo, e se continuate a scappare nessuno avrà l'onore di conoscervi.
Vi posso promettere che se qualcuno ci farà del male lo manderò via, ma voi tornate a casa.
"prima di chiamarla casa dentro ci deve essere l'amore!"
Il mio non basta?
"l'amore caldo non quello dei circuiti. Dysnomia dice che sei una mamma robot."
I robot sono efficenti, come faremo a sopravvivere altrimenti?
"ai robot manca il sentire."
Io effettivamente senza di voi non sento più nulla.
Forse sono io ad avere bisogno di voi, e non voi di me.
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usami come ti pare, sfogati su di me basta che mi fai sentire viva
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youtube
Non è il discorso ad un comizio della Elly Schlein, ma la situazione sanitaria italiana.
"Cantata" dagli Squallor:
Buonasera, avvenimento eccezionale questa sera al Crosta Center Hospital
Tenteremo di effettuare un collegamento in diretta
Con la...la sala operazione del professor Don Gnocca
Che questa sera fa il trasporto del...ehhh...
Non mi sovviene, passami un momento il car...si
Farà per la prima volta l'intervento sul-l...sul rame artificiale
Cercherà di tramutare il rame in oro
Pregherei sia l'Equipe 84, che anche i Bendils
Di fare un po' di silenzio perché, essendo in una stanza sterilizzata,
non si può parlare molto
Perché, come sapete, la saliva è contagiosa e quindi potrebbe contagiare
E accendiamo solo il microfono della sala operatoria
Per sentire dalle vive voci dell'equipe medica
Per dare a voi radioamatori una viva sintesi del...dell'operazione
...bisturi...
..cuore...
...spalla, fammi la spalla...
...fammi la spalla...
...infermiera, il tampax...
...chiave nordica...
...terra terra, terra terra...
...biglietto...
...avanti, avanti, avanti...
...biglietto, avanti, c'è posto...
...torrone...
...chiudi qui, chiudi qui, chiudi...
...chiudi, chiudi, chiù...fai, il chiudi chiudi? Chiudi!...
...carta...carta...carta...eh, è serata, carta...
...sette e mezzo, omelette...
...vidipendio...vidipendio...
...scialle...
...cappotto...
...guanti...
...cappello...
...la macchina è giù...
...chisto è 'mmuorto...
Jammucenne, primma ca ce tagliano 'e 'mmane!
Mamma mia, c'amme combinato, e chi è chisto, uno nuovo?
Pare 'o frate 'e marzapane!
Fuitenne, ca c'inseguono, stann'e pariente 'lla fora, jammucenne!
Vide che l'amme combinato a 'stu povero madonna!
È entrato che aveva un'ulcera, se ne esce pare 'n'autorimessa!
'Ndiamo, 'ndiamo, via, che c'è anche la tibbux!
Diamo, diamo, qua ci arrestano a piede libero, diamo via, l'uscita secondaria
Quella che porta direttamente sul canale di Suez
Andiamo a operare a Forcella!
Diamo via, saliamo immediatamente per la rotta
E ci buttiamo tutti quanti nel Pacifico, come l'altro LP!
Diamo via, diamo via, diamo via!
Accendi la radio, fai sentire le ultime notizie
"Qui Costa d'Avorio, caso eccezionale, un padre ha dato alla luce sedici gemelli del gol:
Pulici, Altafini, Insalatti, Bordoni, Gardon, Tiggiostra,
che si formavano in questa formazione mondiale,
che si affermavano nei campionati dello stadio Darlitz di Fortwar.
Al segnalinee veniva attribuito l'onere fiscale di pagare 15.000 lire ogni palla
e ogni passaggio. 700.000 tribune erano invase dalle... dalle Termidi e dalle Tremiti
e si portavano l'isola di Vulcano per fare concorrenza al Caprì.
Sanforino Sanfelice Ricordato fu ricordato per alcune opere di bene che furono dimenticate
nel lavandaio naturale del cesso...
Siamo tutti diventati dei profughi cittadini perché siamo andati
d...al di là del feiume e del confine. Noi siamo tutti rovinati perché qui ci stanno
tagliando i fili e i cavi della luce e del gas, ma noi resisteremo nella Valle Solitaria
perché siamo forti, siamo belli, siamo tutti contenti, bimbi bruovi bimbi belli,
mangiatevi 'e 'ccaramelle. Buonasera, arrivederci, ci vediamo domani,
stateve 'bbuono, jate affammocca a chi v'è 'mmuorto, buongiorno, buonasera".
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17/07/2024 00.44
quanto forte ti pensavo- madame
sono nella mia camera a scrivere e parlare ancora di te. Sono così attratta da te, ma allo stesso tempo terrorizzata. Scrivo e piango. Ma ti penso, ti penso forte. Ogni cosa che faccio mi collega a te, ogni cosa che vedo, che vivo mi collega a te. Non so se sei tu che sei sempre presente o è il mio desiderio di te che ti rivela in ogni cosa. Ho paura di te, del male che puoi farmi, delle parole che puoi usare con me, della reazione che puoi avere. Mi sento vuota, magari è colpa mia. Sono io che mi metto sempre nelle stesse situazioni, vicoli cechi. Sono io stessa che metto delle trappole sul mio percorso, auto sabotaggio. Sono abituata a queste mie trappole e non sono mai caduta in quelle degli altri, ma nella tua si. Mi logori.
Il mio cuore è tuo, non lo sai, ma è così. Non te lo voglio ancora affidare ma te lo voglio mostrare, limpido e nudo. Voglio avere questo coraggio. Ma sono sicura di trovare del male nella tua persona. Coltelli pronti a colpire questo mio cuore, ancora insicuro e fragile. Perché non mi noti fra le altre? Non sono abbastanza? Non vedi di più in me? Sono tante le domande che mi faccio ma non trovo risposte, so che solo tu puoi darmele, ma ho tanta paura di queste.
Credimi, sei protagonista di ogni mio pensiero, la mia immaginazione viaggia con te, per il futuro prossimo e quello lontano. Ci vedo in macchina ad ascoltare canzoni sul lungomare di qualche città, al tramonto, con il vento che mi accarezza i capelli, tu che mi sfiori le gambe e i tuoi occhi fissi su di me. Ci vedo a cena fuori a parlare di qualunque cosa; parlare di noi stessi, ascoltare delle nostre giornate, parlare dei tanti modi che si possono trovare per far scoppiare un chicco di riso o di come ci potrebbero stare i vari tatuaggi che abbiamo in mente di fare. Ci vedo sul mio letto stesi su un fianco uno di fronte all’altro, con i corpi distanti ma con i cuori che si toccano quasi eroticamente, gli occhi che si baciano dopo ogni battito.Ci vedo al mare, in piscina, al cinema, a casa, in ogni parte del mondo. Vedo anche noi due tra vent’anni con dei bambini. In una casa tutta nostra, nella città dove viviamo dato che per te i bambini devono stare vicino ai nonni e crescere in famiglia, oppure in quella città che ti affascina tanto. Ti sento suonare, vedo i bambini che ti guardano affascinati e io che penso al fatto che fossimo destinati. In qualsiasi posto o momento mi vedo spensierata ed innamorata, tu perso nei miei occhi.
Vorrei che tutto fosse realtà e non solo pensieri costanti. Adesso solo ammetto di essere innamorata di te, o non mi spiego tutto questo. Il desiderio di vederci felici insieme. Ci vedo tanto in te, so che potresti donarmi tanto amore. Ma so anche che se non fossi disposto a farlo potresti farmi cento volte più male. Mi fai paura, ma il mio cuore è tuo. Mi fai sentire viva, felice, piena; ma anche fragile, mi fai piangere, quasi mi fai venire da vomitare con tutti questi pensieri. Mi fai paura ma non posso accontentarmi ancora di un lecca-lecca, mi lascia la bocca secca, voglio di più.
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O notte, compagna di vita nelle serate alcoliche, tu che nelle passeggiate di rientro ti fai più viva, mi fai sentire in vacanza. Tu che mi rinfreschi, prima di tornare a casa. Mi fai sembrare la casa un luogo accogliente. Tu che superata l'una di notte diventi più bella. Mi fai sentire vivo, mi fai sentire come se non sprecassi il mio tempo, come se quello che facessi fosse degno di ricordo, ed eccomi qua. Mi fai rendere conto di quanto mi manchi, in realtà, del mare, solo questo. Una buona serata, poche aspettative, buoni amici, qualche birretta. Sei una pausa. Una pausa dagli impegni. Una pausa dagli scazzi e dalla tristezza. Una pausa dalla depressione. Grazie per accompagnarmi così dolcemente al sonno. Come se mi baciassi la fronte dicendomi che domani (oggi) è un altro giorno. Un abbraccio. Una carezza.
Alla prossima, mia cara amica d'estate.
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day 14 since you left pt2 sono tutti sconvolti dal fatto che lei mi abbia lasciato sola in questo periodo, forse un po' anche io, ma non così tanto. lo sentivo, sapevo che tutte quelle parole in realtà erano un aiuto per entrambe ad uscire nella situa in cui ci trovavamo e soltanto un'idea, una fantasia a cui aggrapparci. forse non per me, forse non per me. io le avrei volute fare tutte quelle cose, avrei voluto conoscerti meglio, capire cosa sei per me, perché sei una figura astratta.. mi dico di non essere innamorata di te, perché forse è più comodo, ma.. il modo in cui mi abbracciavi, mi toccavi, mi guardavi mi faceva sentire viva, mi faceva sentire presente, apprezzata, accettata. forse mi piaceva di te il fatto che tutto quello che sono non ti avrebbe spaventato. mi piaceva ridere, mi piaceva il fatto che mi chiamassi se non riuscivo a dormire, il fatto che ti prendessi cura di me, il fatto che se facevi una battuta guardavi me, il fatto che ti preoccupassi per me. probabilmente tu per me sei stata una carezza che non ricevevo da troppo tempo. e quindi hai fatto tanto rumore. però sai, io non penso che questo sia amore, io non lo so cosa sia l'amore. e questo evince dal mio desiderio controllante di vedere se tu mi abbia scritto o ascolti le nostre canzoni o mi pensi. perché io non penso che tu sia in grado di amare, ma wait.. non lo sono neanche io. o forse si. ma in un modo sbagliato: tu mi fai sentire viva io ti do tutto quello di cui hai bisogno. in questo momento mi chiedo quanto avrei bisogno del tuo amore o dell'amore di qualsiasi altra esistenza se io riuscissi ad accarezzarmi da sola, se mi sentissi piena da sola. d'altro canto mi dico che lo so benissimo, che l'ho fatto per anni. che per anni mi sono accontentata di non sentirmi vista. e quindi davvero è un cercare di capire. chi sono stata, chi sono adesso e chi voglio essere. a me fai un po' sorridere, perché ti senti motivata a capirti ma in realtà resterai la stessa.. mentre io non posso farlo. quando ci parleremo di nuovo, io non sarò più quella che hai lasciato. perché hai lasciato qualcuno di distrutto, una me che craving le tue attenzioni. un po' mi dico che questo era l'unico modo per fare andare le cose, l'unico modo che volevo anche io. ma forse no. forse mi sarebbe piaciuto avere la tua compagnia, ma forse sarebbe stato solo un rificcarsi in una relazione per fuggire dalla solitudine, forse sarebbe stato solo un rimpiazzare un appoggio che non avevo più. il punto è che quello che devo cercare di guarire sta proprio lì: qualsiasi scelta a me sarebbe andata bene. con te o senza di te. e un po' mi da fastidio avere questa incertezza. vorrei davvero poter dire a me stessa: io sono innamorata di lei e volevo costruire qualcosa con lei. oppure voglio affrontare questo periodo da sola, anche per capire cosa provo per lei. mi da fastidio non aver preso questa scelta o forse infondo si. o forse, si. forse se non sono così a pezzi da quando te ne sei andata ma anzi è stato il click per rialzarmi, forse era quello che aspettavo. liberarmi da tutto quello che in questi mesi mi ha distrutto e logorato. poi si, sono molto romantica, quindi mi manchi, mi dispiace rinunciare a tutte le cose che ci siamo dette. poi non riesco neanche ad essere arrabbiata, perché ti capisco. capisco tutto benissimo e forse non riesco ad essere arrabbiata perché quelle cose non le volevo neanche io. chissà, magari un giorno avrò una risposta, magari no.. però adesso ho bisogno di lottare con i denti e le unghie per tenermi insieme e rinforzare le mie impalcature.
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Ad un certo punto iniziava a girarmi la testa, eppure quel senso di stordimento mi fa sentire ancora viva.
Questo è il risultato del sovrappeso (grazie binge): non posso permettermi una vita normale, devo restringere finché non arrivo a dimostrare a me stessa che posso controllare cosa mangiare, quanto e come.
E poi adoro quando mi dicono "brava", sì perché a noi ciccioni non dicono mai "fai attenzione" se mangiamo 95kcal al giorno, piuttosto ci dicono "bravi".
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