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#massimo pistilli
desimonewayland · 5 months
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Paolo Venini (Italy, 1895-1959)
& Massimo Pistilli, 'Palotta' table lamp, Venini, Murano, Italy, 1960-70s.
Bukowski Auktioner
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byneddiedingo · 1 year
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Clint Eastwood in For a Few Dollars More (Sergio Leone, 1965)
Cast: Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volontè, Mara Krupp, Luigi Pistilli, Klaus Kinski, Luis Rodríguez. Screenplay: Sergio Leone, Fulvio Morsella, Luciano Vincenzoni. Cinematography: Massimo Dallamano. Film editing: Eugenio Alabiso, Giorgio Serrallongo. Music: Ennio Morricone.
Most of us didn't realize it until much later when he was an Oscar-winning director, but Clint Eastwood was a very smart man. When Sergio Leone's A Fistful of Dollars became a hit in Italy in 1964, he asked Eastwood if he would make a sequel. Eastwood hadn't seen the movie, which hadn't yet been dubbed in English and released in the States, so Leone sent him a print of the Italian version. Even though he didn't speak Italian, Eastwood immediately recognized Leone's skill, and signed up to do the sequel. It was a gutsy move: At the time, making genre films like Westerns and sword-and-sandal epics in Italy and Spain was a job for has-beens and never-weres. Eastwood was on the brink of becoming one of the latter: His career to that point had been mostly in TV, on the long-running series Rawhide, with a few unmemorable movies. But cultivating a persona distinct from that of Rawhide's callow Rowdy Yates, that of the taciturn Man With No Name* of the Leone films, proved to be precisely the right thing to do. By the end of the 1960s, he had become a major star. Narratively, For a Few Dollars More is not quite as tight as the first film -- for one reason because it lacks the well-tested framework of Akira Kurosawa's Yojimbo (1961) that was the underpinning of Fistful. Also, setting up a rivalry between Eastwood's character and that of Lee Van Cleef's Col. Douglas Mortimer tends to diffuse the story a bit: As in Fistful, Eastwood's character is beaten to a pulp by the bad guys, but so is Mortimer, and the double mauling feels gratuitous, especially since there's no particular reason why the bad guys shouldn't just kill them. But the sequel shows Leone growing in style and technique, with a fine use of widescreen in establishing shots and a deft use of closeups in establishing the characters, especially the bad guys in the mob headed by El Indio (Gian Maria Volontè, who had also been the chief villain, Ramón Roja, in Fistful). Am I the only one who suspects, from Leone's closeups of the mob's faces, that Leone had been influenced by Carl Theodor Dreyer's The Passion of Joan of Arc (1929)? One standout in the mob is a superbly twitchy Klaus Kinski as a hunchback named Juan. Ennio Morricone's score is integral to the film's success. The spareness of the music, scored only for a few instruments, serves as a contrast to the sweeping orchestral scores for Hollywood Westerns by composers like Dimitri Tiomkin and Max Steiner. Morricone and Leone recognized the need for silence, punctuated only occasionally by a penny-whistle tweedle or a guitar riff, to maintain the film's texture.
*Actually, he has a name in both films: In Fistful he is called "Joe," which is obviously just a generic name for an americano, while in the sequel he is known as Monco, the Italian word for "one-armed," in reference to his tendency to use his left hand while keeping his gun hand under his poncho.
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perfettamentechic · 1 year
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23 aprile … ricordiamo …
23 aprile … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Milva, pseudonimo di Maria Ilva Biolcati, è stata una cantante e attrice teatrale italiana. Era soprannominata la Pantera di Goro. Si è sposata il regista Maurizio Corgnati e ha avuto una figlia, Martina Corgnati. Ha avuto una relazione sentimentale con Mario Piave, con Massimo Gallerani e con Luigi Pistilli. (n. 1939) 2017: Kathleen Crowley, Betty Jane Kathleen Crowley, attrice…
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Fu Krokos, l’amico di Hermès, che dono’  il suo nome al Crocus. Stavano giocando lanciando il disco e Krokos venne colpito mortalmente alla fronte. Il sangue che usci’ dalla sua ferita entro nella terra e la fecondo’ facendo nascere un bellissimo fiore blu violetto con i tre stigmi che rappresentarono da quel giorno la resurrezione e la potenza vitale.  I Fenici lo vendevano trasportandolo sino in Africa del nord, dove esistevano dei magazzini a Tunisi, in  Algeria e in Marocco. In Marocco la coltivazione dello zafferano si trova a Taliouine, villaggio montano dell’Atlas, a 1.200 mt di altitudine , ed e un eccellenza a livello mondiale. Questo piccolo crocus, i cui pistilli fornisco la preziosa spezia, ha attraversato i secoli grazie alle sue virtù medicamentose e al suo potere colorante. Nello zafferano sono presenti ben 5 tipi di coloranti che hanno la rara particolarità di essere solubili nell’acqua e quindi utilizzabili come colorazioni. Possiede inoltre 35 aromi differenti e il più caratterisco, quello che tutti conosciamo, si svilluppa nella fase del seccaggio. I bulbi riposano sino ad agosto e iniziano a produrre le loro prime foglie, poi di seguito, velocemente, i fiori. In queste settimane  inizierà la raccolta, uno spettacolo di colore unico e indimenticabile. La seconda specificità dello zafferano è la sua coltura, dormiente sino al fine estate e raccolta autunnale. Ha bisogno di sole, pioggia e luce pari a quella dei vigneti.  A Taliouine la pacciamatura è esclusivamente biologica Il delicato momento della raccolta avviene su quattro, massimo sei settimane, con un picco verso la fine di ottobre, dove il 60% dei fiori viene alla luce  simultaneamente. La raccolta si concentra su di una durata di due a tre ore per giornata, per evitare che i pistilli vengano scaldati dal sole, qui ancora cocente.  Dopo la raccolta lo zafferano viene posto a seccare all’aria e questo dona al prodotto una qualità eccezionale a discapito della quantità che invece puo risultare dalla seccatura a calore, come avviene in Europa. A Marrakech, nel souk delle spezie o nella place des épices,  è possibile trovare ancora dello zafferano di eccellente qualità, quasi introvabile https://www.instagram.com/p/COH2rubAsF7/?igshid=15b177dgd6axd
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paoloxl · 7 years
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I gruppi di estrema destra puntano a entrare in Parlamento. Grazie ai fondi di società e privati in Italia e all’estero. Ecco quali sono, tra esercizi commerciali e misteriosi trust Dio, patria e famiglia. Ma anche ristoranti, catene di abbigliamento, gioiellerie, barberie, franchising di poste private, scuole di lingua, startup di comunicazione, imprese immobiliari, misteriosi trust e qualche strana società offshore. Dietro la facciata ufficiale dei fascisti del terzo millennio si nasconde una galassia imprenditoriale che dall’Italia si allarga a Francia e Regno Unito. Passando per Cipro e arrivando fino alla Russia di Vladimir Putin. Una multinazionale nera dove gli ideali di purezza del ventennio si intrecciano alle più attuali esigenze dell’economia di mercato. Con imbarazzanti corollari. Alla vigilia delle prossime elezioni politiche, L’Espresso ha indagato sugli affari dell’estrema destra italiana. Ha cercato di ricostruire nei dettagli la rete imprenditoriale creata negli anni da Forza Nuova e CasaPound, i due principali partiti d’ispirazione fascista. Movimenti che dopo aver conquistato spazio in Europa e aver ottenuto seggi nei consigli comunali di mezza Italia, ora puntano al grande passo: entrare in Parlamento. Missione non impossibile, visto che la nuova legge elettorale ha fissato l’asticella a un abbordabile 3 per cento, che se superato permetterà alle piccole formazioni nostalgiche di avere un inedito potere negoziale nello scenario delle grandi coalizioni necessarie per governare. Latitanze dorate Forza Nuova e CasaPound, per quanto diverse tra loro, sono unite da una radice comune. Si chiama Terza Posizione, è un movimento neofascista nato nel 1978 e morto ufficialmente quattro anni dopo. Tra i suoi fondatori, all’epoca poco più che ventenni, c’erano Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi. Inseguiti dalle indagini giudiziarie sul terrorismo di destra, fra cui l’attentato alla stazione di Bologna, Fiore e Adinolfi scapparono dall’Italia rifugiandosi in Inghilterra, il primo, e in Francia, il secondo. Quarant’anni dopo, con alle spalle processi e condanne, i due ragazzi sono tornati. Fiore è diventato il segretario nazionale di Forza Nuova, Adinolfi l’intellettuale di CasaPound. Le radici con il passato non si sono però mai interrotte. Almeno quelle degli affari. Roberto Fiore L’Inghilterra è da sempre la base principale del business di Forza Nuova, la fonte originaria dei guadagni. Il legame finanziario tra CasaPound e la Francia si è invece manifestato più di recente, ma è cresciuto in fretta da quando il Front National di Marine Le Pen ha scelto di investire sui camerati italiani. Fiore segreto Londra, 1980. Per capire l’oggi è necessario tornare ancora agli anni di piombo, subito dopo la bomba che uccise 85 persone a Bologna. Quando Fiore arriva in gran segreto nella Londra di Margaret Thatcher insieme a Massimo Morsello e ad altri militanti di Terza Posizione, ad aiutarli – si legge in un rapporto sull’eversione nera firmato dai servizi segreti italiani (Sisde) del 1982 – è la League of Saint George, snodo internazionale della destra europea, di cui fa parte tra gli altri anche l’ex presidente del British National Party Nick Griffin. Anni nebulosi, punto di partenza della carriera imprenditoriale del giovane neofascista italiano. Con un’ombra mai chiarita: «Era un agente dei servizi segreti britannici (MI6) fin dai primi anni Ottanta», scriverà in un documento del 1991 letto da L’Espresso la commissione d’inchiesta sul razzismo e la xenofobia del Parlamento europeo, gettando un’ombra inquietante sul legame tra Fiore e il Regno Unito. Di certo, per quasi 20 anni ricercato dall’Italia, il politico romano ha creato solide attività economiche in Inghilterra. A lui e ai suoi uomini più fidati fanno infatti capo diversi marchi specializzati in viaggi-studio Oltremanica, tra cui London Orange e Easy London. Come ha dichiarato alla stampa lo stesso Fiore, forse esagerando un po’, «è la più importante struttura di riferimento per il turismo giovanile europeo». Quello che non era però mai emerso finora è che al leader di Forza Nuova fanno riferimento anche tre trust di diritto britannico. In due di questi, chiamati Saint Michael the Archangel e Saint George Educational, almeno dalla metà degli anni ’90 sono transitate centinaia di migliaia di sterline. Soldi entrati come donazioni anonime e finiti spesso, sotto forma di finanziamenti caritatevoli, a società italiane possedute dalla famiglia del segretario di Forza Nuova o da suoi soci. Per dire: solo negli ultimi quattro anni, il trust dedicato all’arcangelo Michele, fra i cui gestori c’è Beniamino Iannace, già candidato per Forza Nuova alle europee 2009, ha incassato 475 mila euro da elargizioni liberali in Gran Bretagna. Soldi finiti quasi completamente in Italia, con donazioni indirizzate ad almeno tre aziende private che appartengono alla famiglia Fiore: Rapida Vis, Futura Vis e Comeritresa, tutte partecipate dalle figlie del segretario di Forza Nuova. Motivazione ufficiale dei pagamenti? Finanziare la realizzazione di pubblicazioni sulla Chiesa Cattolica. Peccato che di questi soldi non si trovi traccia nei bilanci delle società italiane. Nel 1999 i trust furono messi sotto inchiesta dagli organismi di controllo amministrativo inglesi. Un paio di anni prima il quotidiano The Guardian aveva raccontato che queste due fondazioni stavano finanziando un villaggio nazista in Spagna, Los Pedriches, «occupato da Terza posizione internazionale per creare una comunità nazionalista bianca e addestrare soldati volontari», scriveva il giornale inglese. Le carte dell’indagine, chiusa nel 2005, documentarono legami di affari tra le fondazioni e una società di Fiore e Morsello: «I pagamenti», si legge nel rapporto dell’organo di controllo inglese, «erano stati effettuati a favore della Meeting Point (oggi Easy London, ndr) business privato di Fiore». Il fondatore di Forza Nuova ammise le contestazioni, spiegando che i versamenti servivano per pagare l’affitto di un “charity shop” a Shirland Road, a pochi passi dalle sedi legali delle sue tante società specializzate nell’organizzazione di viaggi di italiani a Londra. I documenti ottenuti ora da L’Espresso indicano che l’attività dei trust è proseguita anche dopo la chiusura dell’indagine inglese. E che le donazioni anonime in alcuni casi sono finite ancora a società private di Fiore. Nel frattempo è nato anche un altro trust, il Saint Mark the Evangelist. Non ci sono bilanci disponibili per capire qual è stata l’attività svolta finora, ma tra i gestori compaiono due nomi molto vicini al politico romano: Maria Beatriz Fiore Burgos, sua figlia, e l’imprenditore Stefano Pistilli, in passato in affari con personaggi dell’estrema destra italiana e oggi gestore di altre tre imprese in Inghilterra, una dal nome particolarmente evocativo: Gladio Consulting, ufficialmente specializzata in consulenza manageriale, ricerche di mercato e sondaggi. Sognando Putin Se Londra è stata sempre il centro dei contatti internazionali di Forza Nuova, da qualche anno l’attenzione dei neofascisti si è spostata su Mosca. Fiore non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per Putin. Dichiarazioni encomiastiche verso il numero uno del Cremlino e visite in Russia – diverse, negli ultimi anni, fra cui quella al Forum Conservatore tenutosi a San Pietroburgo due anni fa, alla presenza di quasi tutti i leader del neofascismo europeo – dimostrano che fra i due non manca certo la sintonia politica su temi come l’immigrazione, i gay e la famiglia tradizionale. Secondo la nostra intelligence, però, in cambio dell’appoggio alla causa russa in Europa i movimenti estremisti avrebbero «ricevuto sostegno economico». Anche Forza Nuova? Impossibile saperlo. Le informazioni raccolte da L’Espresso permettono tuttavia di descrivere alcuni legami economici che uniscono Fiore alla Russia. Il neofascista italiano non si è infatti limitato a sostenere l’annessione della Crimea: ha anche portato nella penisola affacciata sul Mar Nero un gruppo di imprenditori nostrani. Con effetti quantomeno contraddittori rispetto allo sbandierato patriottismo economico di Forza Nuova, sempre pronta a difendere le produzioni italiane. Dopo i viaggi organizzati, alcuni di questi impresari hanno infatti deciso di delocalizzare in Crimea. Il rapporto economico tra Fiore e la Russia inizia ufficialmente nel 2012. A Nizhny Novgorod, 400 chilometri a est di Mosca, si tiene una due giorni di incontri dal titolo “Dialogo commerciale russo-italiano”. Il programma del summit descrive Fiore come capo dell’associazione italo-russa Alexandrite. Due anni dopo si torna a organizzare missioni imprenditoriali, ma questa volta gli imprenditori vengono portati in Crimea, frattanto passata sotto il controllo russo, e il nome di Fiore non viene più accostato a quello di Alexandrite. Chi a quegli incontri ha partecipato dice però che a organizzare tutto dall’Italia è stato proprio il segretario di Forza Nuova. «L’associazione mi è stata presentata da un amico e sapevo che Fiore era il presidente», racconta Diego Ebau, piccolo imprenditore sardo che ha preso parte a quei viaggi: «L’obiettivo mio e delle altre decine di imprese presenti non era politico, volevamo capire i vantaggi della Crimea». L’impresario spiega che oggi chi investe almeno 50mila euro nella penisola non deve pagare tasse per cinque anni, e in seguito l’aliquota si ferma a un massimo del 6 per cento. Un paradiso fiscale, insomma, collegato a Mosca tramite il ponte sullo stretto di Kerch voluto da Putin. Niente di più invitante per chi si sente schiacciato in patria da tasse e recessione. Ecco perché alcune delle aziende che hanno partecipato ai viaggi organizzati da Fiore puntano a chiudere la fabbrica in Italia e a riaprirla in Crimea. «Io dopo due viaggi sono uscito dall’associazione Alexandrite perché preferivo fare da solo», dice Ebau, «ma so che un’azienda pugliese del settore tessile dovrebbe aver già spostato lì la produzione. E a dire la verità anche io mi sto organizzando: insieme a un altro imprenditore sardo voglio aprire lì un’azienda per la lavorazione del marmo». Mistero a Cipro Non solo delocalizzazione. C’è qualcos’altro che Roberto Fiore non ha mai raccontato pubblicamente. Il politico più patriottico d’Italia per oltre cinque anni è stato proprietario di una società basata a Cipro, isola europea prediletta dai russi, che grazie al segreto bancario è da anni uno dei posti più in voga per chi vuole tenere riservati i propri affari. Nell’ottobre del 2010 Fiore ha infatti aperto sull’isola la Vis Ecologia Ltd, società che si occupa ufficialmente di «riciclo di materiali»,ma che ha caratteristiche insolite per un’azienda operativa: nessun dipendente, niente sito internet, la sede registrata presso gli uffici di uno studio di commercialisti. Le visure camerali dicono che l’impresa è stata registrata a Cipro «per scopi fiscali», ma è impossibile sapere se sui conti siano girati soldi dato che l’impresa non ha mai depositato un bilancio. Contattato da L’Espresso, il segretario di Forza Nuova non ha risposto alle richieste di chiarimento sull’attività della sua società cipriota. Di sicuro il leader fascista non era l’unico proprietario dell’impresa basata a Cipro. Il restante 50 per cento delle quote era infatti intestato a Beniamino Iannace, lo stesso giovane che gestisce il trust inglese dedicato a San Michele, in passato candidato alle elezioni per Forza Nuova. Anche lui presente all’incontro organizzato dall’associazione Alexandrite in Russia nel 2012, Iannace è oggi un rampante imprenditore nostrano nel settore delle poste private. Alle domande de L’Espresso si è limitato a rispondere precisando che la Vis Ecologia, la società basata a Cipro, «non è mai stata operativa, non ha mai avuto clienti e per questo non ha mai depositato un bilancio». Di certo mentre era proprietario della scatola offshore, il 36enne campano ha fondato il Gruppo Italiana Servizi Postali. Un franchising che conta oggi 64 filiali sparse per l’Italia. E in cui il nome di Fiore ritorna nuovamente. Non quello di Roberto, ma del primogenito Alessandro. Nel 2013, quando viene costituito il gruppo, il figlio è infatti tra gli azionisti insieme a Iannace e a Fabio Infante, anche lui candidato in passato con Forza Nuova alla Camera. Qualche anno dopo Fiore junior vende le sue quote a Iannace, che diventa così azionista di maggioranza del gruppo postale, il cui business non sembra molto redditizio (l’ultimo bilancio disponibile, del 2015, segna un fatturato di 105 mila euro e una leggera perdita) ma offre opportunità interessanti. Perché distribuire multe, atti giudiziari e raccomandate dà accesso potenzialmente a dati personali e indirizzi di milioni di persone: materiale strategicamente importante per un partito politico che vuole farsi conoscere. Un accostamento che Iannace respinge con forza, garantendo che la sua società «non ha mai avuto e mai avrà alcuna colorazione, connotazione o collocazione politica che dir si voglia». Resta da notare solo una contraddizione tra il passato politico di Iannace e la sua attuale attività imprenditoriale. Il punto numero tre del programma storico di Forza Nuova prevede infatti il «blocco dell’immigrazione». Eppure il Gruppo Italiana Servizi Postali ha come partner Western Union, il più famoso servizio di trasferimento denaro utilizzato dagli immigrati di tutto il mondo. Insomma, Iannace e Infante cercano di fare affari con gli stranieri che dall’Italia mandano a casa soldi. Una pratica non proprio in linea con le direttive ufficiali del partito. Ma d’altronde, si sa, business is business. Francia connection Se dal punto di vista ideologico Forza Nuova è la truppa neofascista più tradizionale, i cugini di CasaPound rappresentano l’evoluzione moderna del cameratismo. Benché i contenuti della propaganda politica siano identici, a mutare sono i metodi. Così mentre Fiore e soci puntano soprattutto ad ampliare la rete dei contatti internazionali (Forza Nuova ha aperto da pochi anni una filiale negli Usa), i leader di CasaPound hanno lanciato l’assalto al cielo dei consensi in patria. E nel giro di pochi anni hanno raggiunto risultati importanti. Ronde nelle periferie,centinaia di migliaia di seguaci sui social network, spazio nel dibattito pubblico. Ma soprattutto seggi nei consigli comunali. Tanti. Da Bolzano a Lucca, da Arezzo a Grosseto. E il 5 novembre puntano a un risultato a due cifre nel municipio di Ostia, prova generale delle prossime politiche. Dietro la propaganda anti immigrati, cavallo di battaglia dell’organizzazione neofascista che ha il suo quartier generale in un edificio pubblico occupato nel centro di Roma, c’è però una fitta rete di imprese commerciali. Un network politico-affaristico esploso in concomitanza all’arrivo in Italia di alcuni francesi. Tutti vicini al Front National, il partito guidato da Marine Le Pen, decisamente più ricco dei cugini di CasaPound anche grazie a un finanziamento da 11 milioni di euro ricevuto negli ultimi anni dalla Russia, come ha rivelato su Mediapart la giornalista Marine Turchi. Che il Cremlino sia favorevole all’ascesa di partiti euroscettici, xenofobi e filorussi non è d’altronde un mistero. Per questo Putin non dovrebbe essere ignaro delle tante società aperte in Italia dai seguaci della Le Pen. La più famosa si chiama Carré Français, una specie di Eataly in versione transalpina: champagne di tutti i generi, ostriche e formaggi. Un locale elegante nel cuore di Roma, che nel 2015 (ultimo bilancio disponibile) ha fatturato quasi mezzo milione di euro. A controllare il ristorante-concept store è Jildaz Mahé, in gioventù membro del movimento studentesco neofascista francese Gud, lo stesso in cui militavano molti dei francesi che ultimamente hanno aperto società in Italia insieme ad esponenti di CasaPound. C’è ad esempio la catena di trattorie “Angelino dal 1889” – con ristoranti a Roma, Milano, Malaga, pure a Lima – tra i cui proprietari troviamo Maria Bambina Crognale, moglie del leader di CasaPound Gianluca Iannone, e Pierre Simonneau, militante della destra francese. E c’è il Carré Monti, locale a metà tra il bistrot e il pub, fra i cui soci spicca ancora il francese Simonneau insieme all’avvocato di CasaPound Domenico Di Tullio e a Chiara Del Fiacco, candidata alla Camera nel 2013. Il Carré Monti è il luogo di ritrovo abituale, dove spesso organizzano i compleanni dei camerati. Certamente più informale e meno chic del ristorante di Mahé. Chiara Del Fiacco è un donna sulla quarantina, capelli biondi e tatuaggi. Rappresenta il punto di contatto diretto fra i camerati nostrani e quelli d’Oltralpe. Il suo compagno è infatti Sébastien de Boëldieu, considerato il ministro degli esteri di CasaPound, amico di vecchia data di un pezzo da novanta del Front National. Frédéric Chatillon, 49 anni, è infatti l’uomo che ha curato la comunicazione nelle ultime campagne elettorali della Le Pen. Comprese quelle del 2012, 2014 e 2015, finite al centro di alcune inchieste della magistratura francese con accuse che vanno dalla frode all’abuso di beni sociali. Nonostante le incriminazioni Chatillon – il cui nome è emerso anche dai Panama Papers in relazione ad alcune società offshore – non si è perso d’animo. D’altra parte lui è un uomo d’azione, e non si spaventa certo per un’inchiesta. Lo ha dimostrato qualche anno fa, quando emerse che la Riwal aveva lavorato per la Siria di Bashar al Assad prendendo tra i centomila e i centocinquantamila euro l’anno dall’ambasciata siriana a Parigi, aveva scritto sempre Mediapart. Anche in quel caso la magistratura francese si era interessata alla questione, senza alla fine rilevare nulla di penalmente rilevante. Questa volta Chatillon ha però deciso di cambiare aria. Puntando dritto sull’Italia, forte dell’amicizia da lui vantata con esponenti di Alleanza nazionale, Forza Italia, Fratelli d’Italia oltre che con il dirigente di CasaPound Sébastien de Boëldieu. Due anni fa lo stratega mediatico della Le Pen ha aperto la Riwal Italia, sede in uno splendido palazzo nobiliare nel centro della capitale. A chi sta offrendo i suoi servizi la società di comunicazione? Alle domande de L’Espresso Chatillon si è limitato a negare rapporti commerciali con CasaPound e Fratelli d’Italia, aggiungendo di non aver mai lavorato «neppure per aziende, associazioni e/o fondazioni politiche». Non resta dunque che affidarsi ai pochi documenti ufficiali disponibili, come il bilancio del 2015 che segna un fatturato di 135mila euro, la cui origine resta dunque inspiegata. Così come non trova conferme ufficiali il ruolo dell’uomo della Le Pen nel Carré Français: sebbene Chatillon non abbia ruoli ufficiali nella società, in un post pubblicato su Tripadvisor a fine 2015 lui stesso si presentava come direttore generale della cosiddetta ambasciata culinaria francese a Roma. Con la stessa discrezione altri francesi hanno intanto avviato business a sud delle Alpi. Mahé, già proprietario del Carré Français, ha costituito quest’anno un’altra società che si occupa di ristorazio,ne. Frédéric Chatillon e Sébastien de Boëldieu alla festa del marchio di abbigliamento Pivert Si chiama La Romanée ed è partecipata da due sue connazionali: Simone Rosso e Audrey Orcel. Mediapart, che ha collaborato con L’Espresso a questa parte dell’inchiesta, non ha ottenuto risposta dalle due donne sui motivi del loro investimento in Italia. Risultati simili con Alexandre-Paul Martin, 27 anni, astro nascente del Front National e considerato il delfino di Chatillon, tanto da aver rimpiazzato in patria la Riwal con la sua agenzia di comunicazione, la e-Politic. Anche Martin, che secondo l’account Facebook di Chatillon è appena stato in Siria insieme al suo mentore per visitare le città liberate dall’esercito di Assad con l’aiuto della Russia, ha deciso di investire sull’Italia quest’anno. Ha aperto una società chiamata Squadra digitale, impegnata ufficialmente nel business della comunicazione e registrata a un indirizzo importante: via della Scrofa 39, Roma, storica sede del Msi che oggi ospita la fondazione Alleanza Nazionale e la redazione del Secolo D’Italia. Alle domande inviate da L’Espresso, il giovane imprenditore francese ha riposto con poche righe. Ha escluso qualsiasi rapporto commerciale con forze politiche italiane e con i connazionali del Carré Français, tagliando corto sull’obiettivo della sua nuova società. L’ho fondata, ha risposto, «perché mi interessa sviluppare la mia attività in Italia». Punto. Insomma, nessuno sembra voler svelare il motivo che li ha spinti a investire nella Capitale. Frédéric Chatillon e Alexandre-Paul Martin (foto: Liberation) C’è anche un filo che collega indirettamente i nazionalisti francesi ad ambienti manageriali italiani, seppure in società che non hanno a che fare con i movimenti di estrema destra. Il presidente del consiglio d’amministrazione di Stroili Oro, brand internazionale dei gioielli (370 negozi, 1.800 dipendenti) con sede in Friuli, è Romain Peninque. Lo è dal 2016, da quando cioè la cordata francese Thom Europe, holding della prima catena di gioiellerie transalpine Histoire d’Or, ha comprato l’italiana Stroili. Romain è il figlio di Philippe Peninque, avvocato, consulente fiscale, già militante nel Gud. Uomo potente, descritto da diversi media transalpini come l’eminenza grigia della Le Pen. Di certo il fatto che il figlio, Romain, sia oggi a capo di Stroili Oro – nel consiglio d’amministrazione siede anche Eric Belmonte, amico e in passato socio d’affari di Peninque – è un paradosso per i francesi dell’estrema destra, accusati di essere piegati ai voleri di Putin. Sì, perché il gruppo Thom Europe in realtà è stato capace di superare nell’offerta di acquisto della catena italiana persino il fondo d’investimento russo Vtb, partecipato al 60 per cento dal Cremlino. «Putin a un passo da Stroili oro», titolavano infatti i quotidiani locali nel 2014. Due anni dopo lo scenario è cambiato: ci sono le sanzioni contro la Federazione russa, rea di aver invaso la Crimea, e il fondo di Putin si ritira lasciando campo libero al gruppo Thom che porterà Peninque in Italia. Avanguardia fashion I pacchi alimentari, i picchetti, le occupazioni. Prima gli italiani. L’azione trascina le masse esauste del degrado delle periferie. Ma c’è un livello di interlocuzione che CasaPound ritiene indispensabile: gli intellettuali. Per fare cultura le tartarughe di Iannone non badano a spese. L’ultima sfida è l’informazione. Da tempo è online il quotidiano “Il primato nazionale”, recentemente affiancato dal mensile cartaceo. Periodico sovranista, si definisce. Nel numero d’esordio il direttore Adriano Scianca, responsabile cultura di CasaPound, ha scelto il faccione del deputato Pd Emanuele Fiano da mettere in copertina con il titolo “Il Talebano”, riferimento alla legge da lui promossa che proibisce di fare propaganda attraverso simboli e gesti fascisti. La società editrice de Il Primato nazionale è la Sca 2080 e ha un capitale sociale di 100 mila euro. La prima tiratura del mensile è stata di 20 mila copie. Sui social d’area è un tripudio di complimenti: «Era ora, un giornale libero». La prima inchiesta proposta riguarda i “rossi”: la violenza è da sempre nel Dna dell’antifascismo. Chi ha interesse a investire nell’house organ dei nuovi neri? I soci sono Francesco Polacchi, storico attivista di CasaPound, e uno studio di commercialisti romani intestato a Mauro Polacchi, azionista della casa editrice neofascista attraverso la Holding Minerva. Un’impresa, la Minerva, con varie partecipazioni, persino una nella Eized, dove tra i soci troviamo Lorenza Lei, prima donna a ricoprire il ruolo di direttore generale in Rai. La società editrice del Primato gestisce anche il sito web Mma Europa, dedicato agli amanti delle arti marziali miste. Il culto del corpo resta d’altronde un valore, come ai tempi di Mussolini. CasaPound ha infatti un suo circolo di combattenti. Con atleti-militanti che fanno competizioni internazionali. È lo stesso movimento che a volte organizza incontri in giro per le palestre d’Italia. Altri incassi, insomma. Virilità, vigore, bellezza. E cura dei dettagli estetici, fondamentali per attirare consensi. Sarà per questo che tra gli investimenti della galassia CasaPound troviamo persino la catena di negozi Pivert. Un marchio di abbigliamento casual, affatto etichettabile come fascista, lanciato dagli stessi soci del Primato Nazionale, i Polacchi. Negli anni Pivert ha aperto varie sedi. A Roma, stesso indirizzo della redazione, e a Milano. Ma ha anche rivenditori all’estero. «Sono fiera di sposare questo progetto basato sul made in Italy. Quindi, cari maschietti, un’occhiata dategliela, anche perché noi donne ci stiamo organizzando per non darla più a chi indossa made in China»: musica per le orecchie degli Iannone Boys, specie se a scriverle è showgirl Nina Moric, che ha offerto così la promozione gratuita del brand. Ufficializzandosi come vip organica al movimento neofascista. Non solo Moric, però. Tra i fan del brand troviamo parecchi calciatori, rugbisti, pugili. E all’appuntamento mondano non poteva mancare qualche lepenista. A una delle presentazioni della collezione 2015 erano presenti, infatti, anche i francesi Chatillon e De Boëldieu. Proprio i due nomi che legano CasaPound al Front National.   Mentre Forza Nuova non si sforza di aumentare il proprio appeal elettorale e tende a circoscrivere sempre di più la propria nicchia di consensi, i leader di CasaPound si presentano sempre più insistentemente come politici inclusivi. Lo fanno invitando alle loro conferenze giornalisti noti con idee molto distanti dalle loro. Cercano, insomma, di legittimarsi attraverso il confronto pubblico. Senza dimenticare l’estetica. I neofascisti romani hanno un loro barbiere di fiducia, situato a pochi passi dalla sede dell’Esquilino. Si chiama Bullfrog, la rana-toro: marchio famoso, presente in tutta Italia, stile hipster. Una catena di barberie creata da Romano Brida, il cui socio di maggioranza è oggi Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta e imprenditore di successo. Il barbiere frequentato dai neofascisti romani (la società che lo controlla si chiama BF Roma) è solo un affiliato al marchio Bullfrog, nessun legame diretto con Percassi. Tuttavia i titolari del negozio in franchising gravitano attorno al movimento. E hanno creato un legame imprenditoriale con un altro volto noto di CasaPound. Nella società Red Hook, di cui i proprietari della barberia romana sono azionisti, uno dei membri del consiglio d’amministrazione è infatti Marco Clemente. Romano di nascita, milanese d’adozione, Clemente è stato candidato al consiglio comunale nelle liste del Pdl a sostegno di Letizia Moratti sindaco, poi è finito al centro delle polemiche per un’intercettazione shock con un uomo della ’ndrangheta. Successivamente si è avvicinato a CasaPound Milano, diventandone un leader. E affiancando, all’attività politica, quella affaristica: come dimostra il suo ruolo da amministratore nella società Prince, tra i cui azionisti c’è la moglie di Gianluca Iannone. Insomma, un altro esempio di cameratismo in doppio petto. Celtiche e soldi. Saluti romani e fiuto per gli affari. Da Roma a Milano, passando per Parigi, Londra, Cipro e la Crimea. Con la benedizione dei nazionalisti russi. Andrea Palladino, Giovanni Tizian e Stefano Vergine da L’Espresso
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kitchenbrain · 7 years
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Tolgo i pistilli con le pinze lunghe, li lavo tenendoli interi, li farcisco col sac à poche con una crema di crescenza, acciughe, pasta d'olive taggiasche ed origano e li "pano" con un mix di farina di fave secche, pecorino, erbe secche ele aglio essiccato in polvere... una botta da 5 minuti grill al massimo e poi sono così buone che non si fa a tempo a fare la foto (ops)
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tmnotizie · 4 years
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ANCONA – In ottemperanza all’emergenza sanitaria  lo spettacolo di Massimo Ranieri , “ Sogno e son desto, 500 volte”, è stato riprogrammato al Teatro Le Muse di Ancona il prossimo 2 MARZO 2021.
I BIGLIETTI ACQUISTATI SARANNO VALIDI PER LA NUOVA DATA CON LE STESSE MODALITA’ DI FRUIZIONE.
Lo spettacolo di Ancona è organizzato da Alhena Entertainment e Ventidieci.
Dopo 500 straordinarie repliche in tutta Italia, lo spettacolo di Massimo Ranieri, ideato e scritto con Gualtiero Peirce , si rinnova in una nuova versione ricca di sorprese e nuovi brani musicali.
Continua così il meraviglioso viaggio dell’istrionico artista insieme al suo pubblico. Una magnifica avventura, sospesa tra il gioco entusiasmante della fantasia e le emozioni più vere della vita. Resta immutata la formula vincente, con Ranieri interprete dei suoi grandi successi musicali, ma sempre attore e narratore.
In questa nuova versione senza perdere di vista il gusto irrinunciabile della tradizione umoristica napoletana e dei colpi di teatro, naturalmente non mancheranno le sorprese. Ma stavolta, soprattutto, Ranieri sarà se stesso ancora di più. In scena ci sarà un Massimo al 100%, che offrirà al suo pubblico tutto il meglio del suo repertorio più amato e più prestigioso.
L’orchestra che accompagna Ranieri è formata da Flavio Mazzocchi (pianoforte), Pierpaolo Ranieri (basso), Marco Rovinelli (batteria), Andrea Pistilli (chitarra classica), Tony Puja (chitarra elettrica), Donato Sensini (fiati), Stefano Indino (fisarmonica).
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lcn55pri77 · 6 years
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“INCHIOSTRO - POESIA - ARTE”
I° CONCORSO LETTERARIO
EDIZIONE 2019
Presentano
1° PREMIO LETTERARIO
“INCHIOSTRO - POESIA - ARTE”
BANDO E REGOLAMENTO
FINALITÀ
Nell’era della comunicazione globale assistiamo a un sempre crescente interesse per le forme di arte scritta. I social a cui tutti accediamo infatti ci permettono una condivisione istantanea del pensiero attraverso l’utilizzo di pensieri scritti, in questo contesto, la letteratura e la poesia hanno assunto una forte e accentuata attenzione da parti di molti.
Tutti scrivono e la poesia prosata è divenuta per molti utenti social un motivo di condivisione e di scambio di emozioni, tanto da far sorgere migliaia di gruppi tutti dediti alla poesia. Nell’ambito di questa nuova forma di interscambio, è nata l’idea di una condivisione fra i nostri gruppi di un premio letterario/artistico, che vede i membri delle diverse dimore artistiche, collaborare tutti insieme per la realizzazione di una manifestazione dal largo respiro, tanto da coinvolgere anche l’arte figurativa.
Il gruppo “INCHIOSTRO E PASSIONE”
https://www.facebook.com/groups/214360856012585/?ref=group_header
Il gruppo “FOCUS ART”
https://www.facebook.com/groups/862819013749964/?ref=group_header
IL GRUPPO “INCHIOSTRO”
https://www.facebook.com/groups/502044546631174/?ref=group_header
Il Gruppo “LA CASA DELLA POESIA”
https://www.facebook.com/groups/1384602578527395/?ref=group_header
Presentano
1° PREMIO LETTERARIO
“INCHIOSTRO - POESIA - ARTE”
REGOLAMENTO
Il premio è articolato nelle seguenti sezioni:
Art. 1) - Sezioni
Sezione A - Poesia a Tema Libero, in lingua italiana, edita ed inedita, in ogni forma e metrica letteraria. Massimo due opere non superiori ciascuna ai 40 versi, 2 copie anonime e 1 firmata
Sezione B - Poesia in Vernacolo a Tema Libero: scritta in lingua vernacolare, in ogni forma e metrica letteraria, con una copia tradotta in italiano. Massimo due opere non superiori ciascuna ai 40 versi, 2 copie anonime e 1 firmata.
Sezione C - Racconti brevi – I partecipanti potranno presentare un elaborato di loro produzione, scritto in lingua italiana o in vernacolo, rigorosamente inedito. La lunghezza dei testi non dovrà superare le 15.000 battute, compresi gli spazi, scritte con carattere Times New Roman corpo 12, 2 copie anonime e 1 firmata, se in vernacolo allegare traduzione.
Sezione D - arte figurativa: Immagini fotografiche e quadri, 2 copie anonime e 1 firmata in formato Jpg o Tif o Bmp, ogni autore può partecipare massimo con due opere, Il formato ammesso per le tre foto è di 13 cm x 18 cm. La Sezione è aperta sia a fotografi professionisti che amatoriali, nonché a poeti con l'amore per l'arte fotografica. Ogni opera deve avere un titolo. Per i quadri è previsto ma non obbligatorio, l’invio di video in formato Avi.
Sezione E - Brevi componimenti musicali, 2 copie anonime e 1 firmata, in formato avi o mp4, ogni opera deve avere un titolo.
Sezione F - Video Poesia in lingua italiana edita ed inedita, in ogni forma e metrica letteraria. Massimo due opere non superiori ciascuna ai 40 versi, 2 copie anonime e 1 firmata, in formato avi o mp4.
Tutti gli elaborati dovranno essere scritti in carattere Times New Roman, corpo 12, interlinea 1
Art. 2) Partecipazione
La partecipazione è estesa a tutti gli autori che intendono concorrere con opere inedite ed edite. I premi saranno assegnati alle opere che si distinguono per la qualità letteraria e/o per la tematica di impegno sociale, morale e/o educativo trattata. Il concorso è aperto a tutti i soggetti che abbiano compiuto i 18 anni d’età
Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 30/06/2019
via email all’indirizzo del concorso: [email protected]
Il materiale inviato oltre il temine previsto dal presente regolamento non sarà preso in considerazione.
Si precisa che per eventuali chiarimenti e/o informazioni è possibile scrivere a: [email protected] o telefonare al numero di:
cell. 334 542 9411 risponderà Piera Pistilli
cell. 370 105 5245 risponderà Vittoria Cacciapaglia
Art. 3) Quota di partecipazione
Si può scegliere di partecipare da UNA a QUATTRO delle SEI Sezioni in concorso. La quota di partecipazione a copertura delle spese di segreteria è di:
- 10 euro per UNA Sezione (due opere)
- 15 euro per DUE e TRE Sezioni (da quattro a sei opere)
- 20 euro per QUATTRO Sezioni (otto opere)
I versamenti possono essere effettuati sulla PostPay, numero carta:
5333 1710 7972 9667
intestata al signor Luciano zampini C. F. ZMPLCN55S20H501Q
oppure tramite bonifico bancario al seguente iban
IT64X3608105138249805749807
come specifica riportare: CONCORSO LETTERARIO
Per ogni tipo di informazione si prega rivolgersi alla segreteria del concorso tramite mail [email protected]
Art. 4) Contenuto delle mail:
a) Numero 3 opere (2 firmate ed 1 anonima) per ogni sezione. È gradita, ma non obbligatoria una sintetica biografia artistica.
b) scheda di adesione (All. 1) con dichiarazione che le opera sono frutto del proprio ingegno e libere da qualsiasi vincolo oltre all’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi dell’art.13 del D.lgs. nr. 196/03c) la fotocopia del versamento effettuato. L’assenza della quota di partecipazione o della scheda di adesione non compilata in tutte le sue parti, e/o mancante di firma autografa comporta l’esclusione automatica dal concorso delle opere inviate.
Art. 5) Liberatoria
Con la partecipazione al concorso, gli autori consentono la divulgazione delle proprie opere da parte degli organizzatori, senza avere nulla a pretendere e rinunciando a qualsiasi pretesa economica. L’autore ne conserverà comunque la proprietà letteraria. Le opere inviate per il concorso non saranno restituite.
Ogni autore per il fatto stesso di partecipare al premio, dichiara la paternità e la proprietà intellettuale e creativa delle opere inviate; dichiara, altresì di avere pieno possesso dei diritti dell’opera, piena disponibilità e che l’opera non è sottoposta ad alcun vincolo editoriale. L’organizzazione non risponde di eventuali operazioni di plagio.
L’organizzazione si riserva di realizzare una antologia edita dalla casa editrice Book Look Editore, con le opere presentate al concorso.
Art. 6) Giuria
La Giuria altamente qualificata è composta da esponenti della cultura, del sociale, delle istituzioni che provvederà alla valutazione delle opere, i cui giudizi saranno insindacabili e inappellabili. I componenti della Giuria, interni ed esterni, saranno resi noti all'atto della Premiazione. Tutte le decisioni, i giudizi e le deliberazioni della Giuria, sono e saranno insindacabili e inappellabili. Non saranno accettate contestazioni su giudizi, decisioni e deliberazioni.
Art. 7) La partecipazione al Concorso implica l'accettazione delle norme che lo regolano.
Art. 8) Deleghe
I Premi dovranno essere ritirati personalmente da ciascun autore o da un proprio sostituto, con delega scritta, anche via e-mail, che dovrà pervenire dieci giorni prima della cerimonia, fissata per la premiazione finale. Qualunque altra forma di delega non avrà alcun riconoscimento, non potrà essere accettata e comporterà automaticamente l'esclusione dalla premiazione e la perdita di ogni diritto. I premi non potranno essere spediti, se non in circostanze particolari, valutate singolarmente dalla segreteria. Non potranno essere ammesse in proposito, successive contestazioni.
La proclamazione ufficiale dei vincitori avverrà a Roma durante la cerimonia di premiazione, della cui data la giuria provvederà ad informare preventivamente a mezzo telefono, cellulare o email.
N.B le poesie degli assenti senza delega non saranno declamate.
La spedizione dei premi al proprio domicilio sarà a spese del destinatario spediti con raccomandata tracciabile. La giuria non è tenuta a rendere pubblici i titoli delle opere escluse dalla premiazione finale.
Art: 9) Premi
I primi tre classificati per ogni sezione sarà consegnata una targa personalizzata dal quarto al decimo posto, menzione di merito personalizzata.
Al primo classificato di ogni sezione sarà offerta la pubblicazione di un ebook, e la divulgazione nei canali di vendita on-line.
Tutti i finalisti verranno premiati con attestati di merito. La giuria si riserva, altresì, di premiare gli autori che si sono distinti per la pregevolezza delle loro opere. A tutti i partecipanti previa richiesta sarà rilasciato attestato di partecipazione
Art. 10) - Cerimonia di Premiazione
La premiazione avverrà nel pomeriggio di sabato, 20 SETTEMBRE 2019. Si provvederà a dare notizia di eventuali cambiamenti. Non si risponde per ritardata o mancata consegna delle comunicazioni, causate da disservizi o da impossibilità di reperimento dei concorrenti. Tutti i concorrenti sono comunque tenuti sempre e in ogni caso ad attivarsi per conoscere i tempi e le modalità della Premiazione, pubblicate sulle pagine dei gruppi facebook aderenti al concorso:
https://www.facebook.com/groups/214360856012585/?ref=group_header
https://www.facebook.com/groups/1384602578527395/?ref=group_header
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cancersfakianakis1 · 7 years
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Response rate as a potential surrogate for survival and efficacy in patients treated with novel immune checkpoint inhibitors: A meta-regression of randomised prospective studies
Publication date: November 2017 Source:European Journal of Cancer, Volume 86 Author(s): Giandomenico Roviello, Fabrice Andre, Sergio Venturini, Barbara Pistilli, Giuseppe Curigliano, Massimo Cristofanilli, Pietro Rosellini, Daniele Generali IntroductionTo assess the role of the tumour response rate (RR) after immune checkpoint inhibitors–based therapy as a potential surrogate end-point of progression-free survival (PFS) and overall survival (OS) in patients with solid tumours, we performed a trial-based meta-regression of randomised studies comparing different immune checkpoint inhibitors–based treatments.MethodsThe systematic literature search included the electronic databases and the proceedings of oncologic meetings. Treatment effects on PFS and OS were expressed as hazard ratios (HRs); treatment effects on RR were expressed as odds ratios (ORs). A weighted regression analysis was performed on log-transformed treatment effect estimates to test the association between treatment effects on the surrogate outcome and treatment effects on the clinical outcome.ResultsTwenty-four trials, for a total of 11,894 patients, were included in the analysis. Using the complete set of data, the regression of either the log(HR) for PFS or the log(HR) for OS on the log(OR) for RR demonstrated weak associations (R2 = 0.47; 95% confidence interval [CI], 0.03–0.77; P = 0.001; and R2 = 0.32; 95% CI, 0.02–0.76; P = 0.01, respectively). The pre-planned analyses stratifying trials according to different type of disease and different mechanism of action of immune checkpoint inhibitors showed a very weak association of the RR with the OS for non–small cell lung cancer indicated and a modest association of the RR with the PFS for cytotoxic T lymphocyte–associated antigen 4 checkpoint inhibitors.ConclusionThe results of the trial-based meta-regression analysis indicated a weak correlation between RR and OS, supporting future investigations to assess the surrogacy of RR in the patient treated with immune checkpoint inhibitors. http://ift.tt/2h6NJJe
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jucks72 · 7 years
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Malloreddus alla campidanese: orgoglio sardo
New Post has been published on http://www.it-gourmet.it/2017/11/04/malloreddus-alla-campidanese-orgoglio-sardo/
Malloreddus alla campidanese: orgoglio sardo
Da dove arriva il nome malloreddus?
Secondo la versione più accreditata, dalla parola latina mallolus, che significa “morso, boccone”, ma con le pietanze delle regioni italiane c’è sempre una seconda verità.
Il nome arriverebbe dal sardo “malloru”, che significa toro. Al diminutivo, malloreddus, si indicano i vitellini, la cui forma sarebbe ricordata dai piccoli gnocchi sardi.
Tra i depositari della ricetta originale dei malloreddus, autentico orgoglio isolano al pari di  nuraghi e mamuthoes, c’è Daniele Fiori, cuoco sardo comproprietario di un affermato ristorante newyorkese, cui si è rivolta la Bbc per conoscere i segreti dei malloreddus autentici.
Uno dei segreti è quello di utilizzare un cestino di vimini, o “ciuliri”, in sardo: preso un pezzetto di impasto, lo si stende in piccole strisce di pasta di pochi centimetri, che una volta incurvati con le dita formano la classica forma dei malloreddus.
Ma è solo sfregando i piccoli involtini di pasta contro il dorso del “ciuliri” che acquistano le tipiche scanalature, ideali per raccogliere il sugo.
I malloreddus alla campidanese, dal nome della più vasta pianura della Sardegna, sono il piatto più rappresentativo dell’isola, con il classico sugo a base di pomodoro e salsiccia, arricchito da un tocco di zafferano, da aggiungere all’impasto o direttamente nel sugo, o anche in tutti e due.
L’aggiunta di zafferano non è certo causale, in Sardegna: pare infatti che la spezia dorata sia arrivata con i Fenici, che approdarono nell’isola dal Medio Oriente più di due millenni fa.
Ma è il grano il vero tesoro locale, fin dai tempi dell’impero romano: non per nulla la Sardegna era chiamata “il granaio di Roma”, quando i sette abitanti per metro quadrato che vivevano nella piana del Campidano producevano metà del grano che serviva a nutrire tutto l’esercito romano.
Ai nostri giorni, però, la produzione di grano sull’isola sta diminuendo in modo drastico: nei primi anni 2000, in Sardegna venivano coltivati 90.000 ettari a grano. Oggi sono meno di 35.000, e gli agricoltori si sentono sfruttati dal governo, recriminando i pochi sussidi ricevuti, a loro dire, rispetto al resto degli agricoltori italiani.
A novembre, un’unione di agricoltori sardi del Campidano ha dato origine alla Banca Etica dei Cereali, obiettivo impedire l’uso di grani non autoctoni per realizzare prodotti che si fregino dell’appellativo “sardo”.
Secondo Michele Baccio, chef nel ristorante dell’hotel Cala di Volpe, in Costa Smeralda: “il problema è che il grano che coltiviamo, per non parlare del pecorino, viene pagato sempre meno dalle grandi industrie, nonostante sia di altissima qualità. Noi sardi dovremmo tenere i nostri grandi prodotti per noi, per i sardi!”, sostiene Baccio, che interpreta probabilmente il sentimento di gran parte degli abitanti dell’isola.
Malloreddus alla Campidanese
Ingredienti per i malloreddus:
400 gr. di semola fine 200 ml. di acqua tiepida (potrebbe essere necessario aumentare o diminuire la quantità) 5 pistilli zafferano o una bustina di zafferano in polvere 2 gr. di sale fino
Procedura:
— Scaldate l’acqua con i pistilli di zafferano sino a che si colora. Fate intiepidire. — In una spianatoia o in una ciotola versate la semola fine e il sale. Fate un buco e inserite metà dell’acqua tiepida. — Iniziate a impastare e aggiungete piano piano l’acqua. Potrebbe essere necessario incorporare più dei 200 ml previsti come anche meno, dipende dalla semola. — Lavorate sino ad ottenere un impasto liscio. Formate una palla e coprite con un canovaccio inumidito affinché non si secchi mentre preparate i malloreddus.
— Preparate un vassoio coperto con un canovaccio e spolveratelo con abbondante semola fine e poca farina. — Prendete un pezzo di impasto e formate un salsicciotto non troppo spesso. Con un tarocco o coltellino tagliate dei pezzetti lunghi al massimo un centimetro. — Passate ogni pezzetto sull’attrezzo apposito o sui rebbi di una forchetta esercitando una leggera pressione. Disponete sul vassoio. — Continuate allo stesso modo sino a che non avrete terminato l’impasto. Spolverate i malloreddus con altra semola e farina e lasciateli asciugare all’aria per almeno 24 ore.
Ingredienti per il sugo alla campidanese:
misto per soffritto (sedano,carota e cipolla) 250 gr. salsiccia fresca con semi di anice (tipica sarda) 500 gr. passata di pomodoro zafferano olio q.b. sale
Procedura:
— Soffriggere il trito misto in una pentola dai bordi alti — Tagliare la salsiccia a pezzi e unire al soffritto — Rosolare tutto per 10 minuti — Aggiungere passata di pomodoro, prezzemolo, sale e zafferano. — Cuocere i malloreddus in abbondante acqua salata — Scolare la pasta e condire con il sugo alla campidanese, servendolo con scaglie di pecorino sardo e una foglia di basilico.
[Crediti | Immagini | iFood]
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frontiera-rieti · 7 years
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Albert Chemutai e Vivian Jerop Kemboi sono stati i protagonisti della quarantesima edizione della Amatrice-Configno, gara giunta ormai alla 40esima edizione, quella quest’anno della rinascita dopo il sisma.
LE CLASSIFICHE
Maschile: 1. Albert Chemutai (Uga) 24’55”, 2. Sammy Kipngetich (Ken) 25¼1″, Victor Kiplangat (Uga) 25¼5″, 4. Oscar Chelimo (Uga) 25’22”, 5. Potien Ntawuyirushintege (Rwa) 26¼1″, 6. Jean Baptiste Simukeka (Rwa) 26º5″, 7. Ezekiel Kemboi (Ken) 26º5″, 8. Federick Habakurama (Rwa) 26’24”, 9. Anthony Ayeko (Uga) 26·27″, 10. Primien Manirafasha (Rwa) 26’32”.
Femminile: 1. Vivian Jerop Kemboi (Ken) 29’45”, 2. Adha Munguleya (Uga) 31¼5″, 3. Alessia Pistilli (Ita) 32’22”, 4. Michela Ciprietti (Ita) 32’43”, 5. Pamela Gabrielli (Ita) 33º6″, 6. Federica Poesini (Ita) 33’47”, 7. Sara Carducci (Ita) 34’46”, 8. Fabiola Cardarelli (Ita) 34’50”, 9. Giulia Giorgi (Ita) 35¼2″, 10. Virginia Petrei (Ita) 35’41”.
Foto di Massimo Renzi
Albert Chemutai è il vincitore della 40esima edizione della Amatrice-Configno Albert Chemutai e Vivian Jerop Kemboi sono stati i protagonisti della quarantesima edizione della Amatrice-Configno, gara giunta ormai alla 40esima edizione, quella quest'anno della rinascita dopo il sisma.
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hoidapketoan · 7 years
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20 fonts every graphic designer should own
Renowned Italian designer Massimo Vignelli, creator of the classic American Airlines logo, once said that designers use far too many typefaces. But with so many great free fonts around, it’s no surprise that creatives’ collections are ever-growing.
Vignelli’s all-purpose toolkit features household names like Garamond, Bodoni, Helvetica, Univers, Futura, Caslon and Baskerville – between them spanning three centuries of type design history. And few designers would disagree that all of the above are timeless, albeit well-worn classics.
But sometimes something a little different is required of a display face, to give it that extra punch. Sometimes the ubiquitous serifs of Times New Roman just don’t quite cut it. Whatever your needs, the following list of top fonts that often get overlooked should really come in handy.
We’ve split our list into display fonts, serif fonts, sans serif fonts and slab serif fonts to help you find the font you need. We’ll start with display fonts…
50 best free fonts for designers
Display fonts
01. F37 Bella
Bella is a classical Didot-inspired beauty
Based on letterforms of American typographers John Pistilli and Herb Lubalin, and Swiss typographer Jan Tschichold, F37 Bella is an award-winning display font by Rick Banks. Designed in the classical French Didot style but with a contemporary geometrical twist, Bella contains alternatives and covers an extensive range of Latin-based languages, including Western and Eastern European.
02. Eames Stencil
If you’re looking for a great stencil font, look no further than Eames Stencil
When you’re looking for a great stencil font that’s beautifully designed and not in the least bit cheap-looking or gimmicky, this House Industries favourite should be your first port of call. This top font is part of the broader Eames family, developed in homage to the late great Charles and Ray Eames. The curves in the stencil font were inspired by the curvature of bent plywood.
03. Otto
Otto is Non-Format’s first commercially available font
Otto is a stunning font from talented design duo Non-Format. Featuring a combination of delicate lines with flashes of block colour, it’s a unique display font with two personalities that works well in large formats.
04. Poster Bodoni
This Bodoni display version from the 1920s is something extra special
Okay, so Vignelli already ticked Bodoni off the list – and a beautifully classy Didone-style serif it is too, thanks to the craft skills of Giambattista Bodoni in the late 18th century. But this display version from the 1920s is something extra special for setting large, high-impact type where the extreme contrast between the stem thickness really comes into its own. A top font that’s perfect for setting large, high-impact type where the extreme contrast between the stem thickness really comes into its own.
05. Cumulus & Foam
This surreal display font combines simple, ultra-thin lines with bulbous, cloud-like forms
Designed by Stefan Kjartansson for YouWorkForThem, this utterly unique, quite surreal display font combines simple, ultra-thin lines with bulbous, cloud-like forms to give Cumulus & Foam its tagline, “the most beautifully grotesque font of our time.” Although Kjartansson proudly asserts that it doesn’t work as a typeface, this top font’s “ugly beauty” and “disciplined chaos” can certainly add character to a project.
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breda-anancy · 7 years
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Title: Bun Down Deh;
Type: Single/Audio Track;
Year: 2016;
Band: Breda Anancy;
Artists: Cristian Di Marco (Vox/Guitar), Caterina Tabolacci (Vox), Gianmarco Colelli (Keyboards), Valerio Minna (Drums/Percussions), Danilo Camusi (Bass), Michele Fortunato (Trombone); Luca Mazzenga (Sound Engineer);
Music and Lyrics: Cristian Di Marco;
Arranged by: Breda Anancy;
Recorded by: Luca Mazzenga, Ludovico Gatti;
Recorded at: Pratarone Studio (di Luca Mazzenga)
Mix & Master: Luca Mazzenga, Mirko Cascio;
Art Work: Pingus;
Special Thanks to Mirko Cascio e Ludovico Gatti!
This work is licensed under the Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Made possible by Breda Anancy's Patrons:
- A'ssud Festival - Alejandro Ortiz - Alessandro Rossi - Agostino Lucenti - Asia Brigida - Buonpiero - Casamassima Vito Nicola - Corrado De Paolis (Skardellas) - Enrichetta Carretta - Federica Frongillo - Flavia Chelucci - Francesca Cenci - Francesca Maruzzella - Francesco Lisanti - Francesco Russo - Francesco Sebastianelli - Gabriele Fortunato - Gennaro Tortorelli - Gianluca Andreani - Gianpiero Lisia - Giordana Lucci - Giovanni Saldutti - Graphikarte - I Ragazzi di Lavello - Ilaria Cefaro - Ilaria Gasbarri - Jessica Ponza - Lorenzo Lucci - Lucia Cerroni - Ludovica Frongillo - Maria Di Milia - Mariella La Rocca - Marika Ferrari - Masserie Music Festival - Massimo Pistilli - Matteo Ercoli - Matthia Maruzzella - Mauro Acito - Mauro Morelli - Michaela Maruzzella - Nico Catarinella - Paolo De Stefani - Pino Bro Sarcona - Riccardo Imperato - Serena Cefaro - Simone Mattogno - Valentina Saldutti - Valentina Santelli - Vittorio Saldutti
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paoloxl · 8 years
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Come faccio ormai da qualche anno a fine dicembre spedisco delle lettere di augurio per un anno migliore a compagne e compagni che si trovano in carcere. Quest’anno ho spedito otto lettere, sei a compagne recluse nel carcere di Latina, una a un compagno recluso a Teramo e l’ultima ad una compagna reclusa con il 41 bis nel carcere di L’Aquila . Quindi per uno come me sensibile a queste tematiche mi ha molto infastidito l’articolo apparso su Repubblica Troppo facile giocare col sarcasmo sprezzante, troppo comodo schernire chi non può rispondere, né dire la propria. È il solito gioco sporco di quei giornalisti che deridono vite umane perché non si sono adeguate agli schemi meschini su cui i tanti imbrattacarte hanno ritagliato la propria misera esistenza servile alle volontà del potere. Sul numero di Repubblica del 31 gennaio, due giornalisti, vogliosi di avviarsi in una carriera di arrampicatori, Massimo Lugli e Clemente Pistilli ci raccontano di 5 donne, brigatiste irriducibili, le definiscono, rinchiuse in una sezione di alta sicurezza nel carcere di Latina da oltre 30 anni. Inoltre nominano senza nessun motivo valido anche altre due detenute Anna Beniamino e Valentina Speziale, provenienti dalle file del terrorismo anarchico che sono nella stessa sezione di alta sicurezza Ci sarebbero tante riflessioni da fare, sul perché della prigione, sulla logica punitiva che guida le azioni, per lo più vendicative, dello Stato di questo paese. Ci sarebbe da riflettere che lo fa in nome di tutti noi, infliggendo punizioni di una violenza inaudita come la sottrazione della libertà, nonostante la carta costitutiva della attuale repubblica imponga un obbligo: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità” (art. 27 della Costituzione). E nel trattamento di queste donne si potrebbe discutere molto quanto sia disumano il modo in cui vengono trattate. Non solo vengono derise queste donne, senza cercare di conoscere né capire il loro portato ideale, ma l’insulto va oltre: «nonostante la stragrande maggioranza dei loro ex compagni, quelli che avevano imbracciato le armi come tanti altri di una generazione perduta, siano ormai liberi, tra pentiti, dissociati, graziati, collaboratori di giustizia». Potrebbero informarsi, i signori giornalisti, leggere qualche libro, per sapere le attività, gli obiettivi e gli ideali di quella che definiscono “generazione perduta” che da tempo ha raccontato e analizzato i propri percorsi per far conoscere cosa voleva raggiungere e per cosa si batteva. È vero, la gran parte dei quelle e quelli che attraversarono quei miseri luoghi senza vita né tempo che sono le galere, oggi sono liberi. Ma non perché siano pentiti o dissociati, o graziati o collaboratori di giustizia, questo è un falso. La gran parte ne è uscita con la schiena dritta e a testa alta, senza rinnegare il proprio percorso collettivo, senza dar nulla in cambio, da compagne e compagni, utilizzando le leggi esistenti. Certo, sono usciti dopo 30 anni, o giù di lì, trascorsi in quei luoghi disumani e hanno ripreso il loro posto nella conflittualità sociale che caratterizza la realtà attuale. Queste cinque compagne ritengono di non avvalersi di quelle leggi, hanno le loro ragioni. Se da giornalisti volete affrontare questi argomenti, bene, chiedete che sia data parola a queste prigioniere, a Susanna Berardi, a Maria Cappello, a Barbara Fabrizi, a Rossella Lupo e a Vincenza Vaccaro. I dirigenti delle carceri vi diranno che non è possibile che la parola è a loro negata, bene, allora dovete battervi per ottenere che sia data a queste cinque compagne la parola perché siano loro a raccontare le loro scelte, non voi per loro. Se non siete capaci di far questo, continuate a crogiolarvi nella vostra ignoranza, ma fatelo in silenzio. Le compagne oramai sono in carcere da oltre 30 anni e devo dire con molto rammarico che anche il nostro silenzio è stato assordante. Ci sono compagne e compagne che in questi anni si stanno di nuovo mobilitando, hanno raccolto contributi per le compagne e i compagni in carcere (prigionieri politici) che hanno mandato a Latina, Terni (dove tra l’altro i compagni hanno comprato una stampante), a Nadia Lioce a L’Aquila (il vaglia è rimasto bloccato oltre un anno dal giudice di sorveglianza ma finalmente è arrivato),a Siano (ora i compagni di Siano sono tutti a Alessandria). Ricordiamo anche che dei prigionieri tre sono in regime speciale di 41 bis. Nadia Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi, con limitazioni, divieti… e ci sono alcune campagne a cui invito a partecipare come Pagine contro la tortura. Alle compagne e ai compagni ricordo le cinque compagne citate dall’articolo di Repubblica : Susanna Berardi in carcere dal 1982; Maria Cappello in carcere dal 1988; Barbara Fabrizi in carcere dal 1983; Rossella Lupo in carcere dal 1988 ; Vincenza Vaccaro in carcere dal 1988 . Potete scrivere alle compagne al seguente indirizzo: Casa Circondariale via Aspromonte 100 – 04100 Latina (LT) 07/02/2017 Antonello Tiddia
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aifruttibreakfast · 8 years
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I fiori commestibili: della serie si mangia anche con gli occhi!
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Cari amici con le mani in pasta. Vi domanderete. Perché in un blog di cucina Roberta mette una foto con i fiori? Va bene l’anteprima della primavera, ma forse in questo caso le è scappata la mano e dalla cucina è fuggita in giardino.
Devo dire che questo è in parte vero, mio marito qualche giorno fa mi ha detto che un aiutino con le potature di febbraio sarebbe stato così gentile da parte mia..... E allora si... le prime gemme, voglia di primavera anche in Italia anche se quest’anno buona parte dell’inverno io e mio marito abbiamo lavorato a Tenerife dove questa foto è stata scattata.Tenerife isola dell’eterna primavera. Sembra scontato, ma è quello che racconto a tutti quelli che mi contattano per chiedermi come visitare quest’Isola da fiaba adagiata sull’Oceano Atlantico.
Ma...torniamo a boccia, ovvero al punto, a boccia è l’espressione che utilizziamo a Ferrara.
Io amo in maniera smodata cucinare con i fiori, li suo moltissimo, i miei ospiti lo sanno, nella preparazione delle colazioni di ogni giorno. Forse anche a voi potrebbe venire la curiosità  di farlo come me. Ed è per questo che ho pensato di proporre integralmente questo articolo di Slow Food che per me in materia di fiori commestibili rimane una sorta di vademecum irrinunciabile. Vi consiglio di leggerlo con attenzione per poi divertirvi nel portare il giardino nella vostra cucina. Un abbraccio grande e colorato amici!
“L’uso in cucina dei fiori risale a migliaia di anni fa, dalla civiltà cinese a quella romana alla greca. Molte culture usano queste meraviglie della natura nelle loro ricette tradizionali, pensiamo ai fiori di zucca utilizzati da noi italiani o ai petali di rosa nelle preparazioni indiane.Aggiungere fiori nei nostri piatti può essere un buon metodo per dare colore, sapore e fantasia. Alcuni sono speziati, altri erbacei, altri fragranti ecc.Spesso vengono utilizzati in insalate, te, come guarnizione soprattutto di dessert o nei cocktail, ma l’uso creativo non ha limiti. Prima di vedere quali sono i 40 fiori da usare in cucina, alcune raccomandazioni. Perché per quanto possano avere un aspetto amabile, mangiare fiori potrebbe essere… mortale! Niente panico, però bisogna adottare alcune precauzioni nel consumarli in perfetta sicurezza.Ecco le raccomandazioni: a) mangia fiori che sai essere commestibili, nel dubbio consulta un libro specializzato a riguardo b) mangia fiori che hai coltivato tu stesso. Quelli che provengono dal fiorista sono trattati con agenti chimici e pesticidi, dopotutto sono venduti come ornamento per finire in un vaso non in un piatto c) non utilizzare fiori colti per strada o nei giardini pubblici. Anche questi molto probabilmente sono stati trattati con sostanze per noi tossiche d) mangia solo i petali: rimuovi pistilli e i gambi e) se soffri di allergie, utilizza i fiori in cucina gradualmente.
Dall’allium alla viola
Allium – Tutti  fiori della famiglia dell’allium (porri, erba cipollina, aglio…) sono edibili e gustosi! Anzi, ogni parte di queste piante è commestibile Aneto – Fiori gialli dal sapore molto simile all’erba Angelica – A seconda della varietà, i fiori vanno dal lavanda/blu al rosa acceso. Il sapore ricorda la liquirizia Basilico – I fiori di questa pianta sono disponibili in una varietà di colori, dal bianco al rosa al blu. Il sapore è simile alle foglie, ma più debole  Borragine – Di una bella tonalità blu, il fiore sa di cetriolo!Calendula – Da utilizzare in cucina assolutamente. Il gusto è piccante, sapido, pepato. Il colore dorato aggiunge un tocco di lusso a qualsiasi piattocamomilla Camomilla – Ricorda la margherita. I fiori hanno un sapore dolce e vengono spesso utilizzati negli infusi, che ve lo dico a fare. Ma l’aroma è da sfruttare anche per le vostre ricette Cerfoglio – I fiori dal gusto delicato con una nota di anice Cicoria – L’amarognolo della cicoria è più accentuato nei petali e boccioli. Messi in salamoia sono ottimiCitrus (arancio, limone, lime, pompelmo…) – I fiori sono dolci e molto profumati. Da utilizzare con parsimonia o il sapore nel vostro piatto sarà coperto Coriandolo – Come le foglie, o lo si ama o lo si odia (io lo odio): i fiori ne condividono il sapore erbaceo. Da utilizzare freschi: scaldandoli perdono il loro fascino Crisantemo – Un pò amaro, la varietà di colori è un arcobaleno. Il sapore va dal piccante al pungente Dente di leone – I boccioli si possono mettere sottaceto. La salsa di fiori di tarassaco (il nome meno comune di dente di leone) è ottima con la pasta Finocchio – I fiori gialli sono una delizia per gli occhi con un sottile sapore di liquirizia Fiordaliso – Erbaceo nel sapore, i petali sono commestibili. Da evitare il gambo amaro Fiori di zucca – Gli utilizzi nella cucina italiana sono innumerevoli. Rimuovere sempre gli stami Fuchsia – Da guarnizione, niente più Garofano – I petali sono dolci e aroma profumatoGelsomino – Questi fiori superfragranti vengono utilizzati nel te, ma si possono usare anche nei dolci. Girasole – I petali sono commestibili e il germoglio può essere cotto a vapore, come il carciofo Gladiolo – Anche se il sapore è debole, possono essere farciti, o i loro petali per ingentilire un’insalataIbisco – Notoriamente utilizzato nel te, il sapore è vivace. In una crostata di mirtilli può essere il tocco in più (da usare con parsimonia )Impatiens – Graziose piante da appartamento per l’abbondanza di fiori. In cucina limitiamoci ad utilizzarne i petali come decorazione Issopo anice – Sia il fiore che le foglie hanno un sottile gusto di anice o liquirizia Lavanda – Dolce, speziato e profumato, un tocco in più in piatti salati e dolci. A Marsiglia fanno un biscotto tipico all’aroma di lavanda, le “navette”Lilla – Odore pungente, ma l’aroma agrumato è da sfruttare Malvarosa – I fiori sono appariscenti per una decorazione giocosa. Il sapore… niente di che Margherita – A sapore, i petali non sono il massimo, ma l’aspetto è fantastico! Menta – Sorpresa! I fiori sanno di menta…Monarda – I suoi fiori rossi hanno il sapore di menta Nasturzio – Uno dei fiori commestibili più popolari. Brillantemente colorato con sapore dolce con una punta di peperoncino. Potete farcire i fiori, aggiungere nelle insalate ecc .Ravanello – Di diversi colori, i fiori hanno un distinto sapore pepato Rosa – I petali hanno un sapore profumato ideale in bevande, dolci e marmellate. Il sapore è più pronunciato nelle varietà più scure Rosmarino – I fiori sono di un sapore più moderato rispetto alla pianta; utilizzatelo per guarnire piatti Rucola – I suoi fiori sono piccoli e neri al centro, con un sapore pepato molto più accentuato delle foglie comunemente utilizzate Salvia – Sapore simile a quello delle foglie, ma più delicato Trifoglio – Qualora non troviate un quadrifoglio da tenere nel portafogli, usate i fiori del trifoglio per la loro dolcezza con note di liquirizia Verbena odorosa –I fiori bianchi hanno sentore di limone. Ottimo il te e nei dolci Viola – Adorabile e deliziosa, ha un sapore delicato di menta. Ideale per insalate, pasta, piatti a base di frutta e bibiteCi fermiamo a 40, ma potrebbero essere molti di più.”
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latinabiz · 3 years
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Le giornate del Fai a Cori del 16 e 17 ottobre
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Locandina Ritorna l’appuntamento organizzato dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) per la promozione e la salvaguardia delle bellezze artistiche, storiche, architettoniche e ambientali del nostro Paese. Anche in questa edizione autunnale che si terrà sabato 16 e domenica 17 ottobre in tutta Italia ci saranno aperture straordinarie con visite guidate a prezzi irrisori in oltre 600 luoghi di circa 300 città, a questi si aggiungono altri 42 beni delle Forze Armate che, in occasione del centenario della traslazione del Milite Ignoto saranno aperte al pubblico. Le Giornate FAI d’Autunno si terranno anche a Cori dunque sabato 16 e domenica 17 ottobre potranno visitare vari luoghi suggestivi e ricchi di storia grazie all’aiuto di alcune guide d’eccezione. Gli studenti del Liceo Musicale Manzoni e del Liceo Classico Dante Alighieri, in questa occasione Apprendisti Ciceroni per il FAI condurranno i visitatori lungo le mura poligonali che circondano Cori alla scoperta di tre dei terrazzamenti su cui nei secoli sono state costruiti edifici pubblici e privati. Durante la visita guidate si potranno ammirare ruderi di epoca romana in perfette condizioni, costruzioni del periodo medievale e successivi.Le visite guidate si terranno sabato e domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 con partenza ogni 15 minuti per gruppi di massimo 10 persone. Nelle giornate di sabato e domenica (dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00) partiranno gruppi di massimo 15 persone ogni 15 minuti per ammirare la mostra di Piranesi a Cori e il Complesso di Sant’Oliva che ospita oltre agli edifici ecclesiastici anche il Museo della Città e del Territorio e il Teatro Pistilli. In conclusione della visita guidata si potrà assistere all’interno del Teatro a esibizioni dei ragazzi del Liceo Musicale Manzoni di Latina. Sito nella parte sud-orientale della terrazza del foro che caratterizza il cuore di Cori, era il santuario maggiore dell’antica città ed era dedicato a Castore e Polluce, figli di Zeus e della regina spartana Leda, che giunsero in aiuto ai Romani durante la battaglia del Lago Regillo. Sembrerebbe che il tempio si stato edificato nei primi decenni del V secolo a.C. ma poi nel III e poi le II secolo a.C. è stato riadattato per raggiungere nel I secolo a.C. l’aspetto che è giunto ai giorni nostri. Durante la visita guidata sarà possibile scoprire nel dettaglio la storia del tempio e le bellezze che custodisce. Le visite guidate partiranno da Porta Romana per gruppi di massimo 15 persone ogni 15 minuti sabato e domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Di solito chiuso al pubblico l’Archivio Storico di Cori è stato inaugurato nel 1998 e custodisce documentazione varia dal 1519 al 1970 usata molto spesso per tesi di laurea, mostre, convegni, pubblicazioni di vario tipo. Anche per l’archivio le visite guidate partiranno per gruppi di massimo 10 persone ogni 15 minuti sabato e domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Definita "la Cappella Sistina dell'Agro Pontino”, la cappella appella della SS. Annunziata fa parte del comprensorio dell’oratorio risalente al XIV secolo che sorge fuori le mura in prossimità dell'antica via Pedemontana. All’interno della cappella, solitamente fruibile solo su prenotazione, si possono ammirare affreschi che si che si estendono sull'intera superficie delle pareti e della volta, raffigurando storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, santi e apostoli. Le visite guidate partiranno per gruppi di massimo 10 persone ogni 15 minuti sabato e domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00. La chiesa che sorge nei pressi del Tempio dei Dioscuri, attualmente chiusa al pubblico per via dei restauri in corso, custodisce alcune tra le opere d’arte più significative dell’intera città. L’edificio sorto in epoca medievale è stato rimaneggiato più volte nel corso della storia, gli ultimi interventi sono databili al XVII secolo. Le visite guidate partiranno da Porta Romana per gruppi di massimo 15 persone ogni 15 minuti sabato e domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Per partecipare alla visite guidate è obbligatoria la prenotazione da effettuare sul sito ufficiale del FAI e il green pass. Read the full article
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