MAG085 - Caso #376-U - “Sulle scale”
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ARCHIVISTA
Dichiarazione di una figura sconosciuta, riguardante un incontro che… potrebbe essere o non essere avvenuto in casa sua. Data della dichiarazione originale incerta, anche se le condizioni della carta la fanno risalire probabilmente a qualcosa tra i venti e i trent’anni fa. Registrazione di Jonathan Sims… nelle sue personali capacità investigative.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Grazie per avermi concesso l’opportunità di parlarvi, e mi scuso per i possibili problemi che… potrebbero sorgere da questa conversazione. Proverò a limitarli.
Vi sono familiari le opere del poeta William Hughes Mearns? Presumo di no. Lo sono per pochi, anche adesso non sono completamente sicuro che il suo nome si pronunci così, avendolo sempre solo visto scritto. C’è una poesia, comunque, che credo possiate conoscere. Fa così:
Mentre salivo le scale
Ho incontrato un uomo che non c’era!
Anche oggi non c’era,
Oh, quanto desidero che se ne vada!
Quando sono tornato a casa ieri notte alle tre,
L’uomo mi stava aspettando lì
Ma quando guardai nell’atrio,
Non riuscii a vederlo!
Vai via, vai via, non tornare mai più!
Vai via, vai via, e per favore non sbattere la porta…
Ieri notte ho visto sulle scale,
Un piccolo uomo che non c’era,
Anche oggi non c’era
Oh, quanto desidero che se ne vada!
S’intitola Antigonish, prende il nome da una città in Nuova Scozia, dimora del fantasma di un vecchio che sembrerebbe infestasse le scale di una delle case più grandi. Per moltissimo tempo ho detto male il titolo, ed ero convinto che la poesia si chiamasse Antagonish. Pensavo che fosse un bel gioco di parole con il termine ‘antagonista’, dovuto alla natura ambigua del soggetto.
Rimasi deluso, allora, di scoprire che era semplicemente un’allusione a quella manifestazione. Legandola a un luogo reale e a una storia nota, la strana e sconcertante mancanza di senso che ne era alla base era perduta. Perché si tratta di mancanza di senso. È scherzosamente impossibile. Lui non poteva esserci. Ma c’è. C’era. È così anch’io.
Io invece non l’ho incontrato sulla scalinata. Il tappeto non si piegava sotto il peso del suo corpo molle e rotondo, e io mi ricordo distintamente la mancanza dello scricchiolio quando il suo piede si poggiò sull’asse allentata del quinto scalino vuoto. Lui rideva, ma non era divertito, perché… allora avrebbe dovuto rompere il silenzio. Nella poesia, mi ero sempre immaginato una figura semitrasparente, priva di vita e corpo, ma visibile. Ma non riuscivo a vedere quest’uomo. Certo che non potevo. Non potevo vederlo o sentirlo o parlargli. Perché… lì non c’era nessuno. La scala era vuota, mentre allungava il suo braccio facendomi cenno di avvicinarmi.
La mia memoria non è più quella di un tempo. Alcuni giorni sembra che quella maledetta poesia sia l’unica cosa che riesca a ricordare. So di aver avuto una famiglia. So di aver avuto una casa. Era ad Antigonish? No, sarebbe assurdo. L’uomo che non ho incontrato non aveva niente a che fare con la poesia, è solo una, una coincidenza. Ma non sono sicuro… di qualsiasi altra cosa io sappia adesso; non lo sono di quale altro posto conosca adesso. E non sono certo di dove sia mai stato. Avevo un’abitazione. Una casa. So che aveva almeno due piani, perché c’erano delle scale. Le scale erano vere. Lui non c’era, ma le scale sì. Per lo meno all’inizio.
Era buio quando non l’ho visto, e stavo per andare a letto. Mi ricordo di aver sentito il freddo, l’umidità. Aveva piovuto? No, l’acqua era immobile. Volevo essere asciutto, al caldo nel mio letto. E non potevo, perché nonostante la sua assenza, quell’uomo bloccava le scale. Credo che avrei chiesto ad altri di dirmi che cosa vedevano o non vedevano, se questa fosse stata un’opzione, e non lo feci, quindi dovevo vivere da solo. Non so perché le luci fossero spente, ma la luna era luminosa e scagliava ombre nette sul pavimento vuoto dove la figura se ne stava in piedi.
Per ovvi motivi non posso descriverlo. Posso a malapena descrivere la sua assenza. Posso provare a dire che la sua… ipotesi era alta e larga. Concettualmente, avrebbe potuto avere braccia che si allungavano da un torso dall’aspetto soffice, con dita paffute che non stringevano la ringhiera con abbastanza forza da scheggiarla. Se avesse avuto una faccia, non sarebbe stata degna di nota, con una piccola bocca gonfia che non riusciva propriamente a sorridere.
Non parlava, quindi non sentii la sua offerta di raggiungerlo su per le scale. Ma accettai. Non so se fossi semplicemente disperato di provare a salire e di andare a letto, o se fossi… curioso in generale su ciò che quest’uomo aveva da offrirmi, quando non aveva neanche abbastanza per esistere. Quindi posai il mio piede sul primo scalino e iniziai a camminare. Se fosse stato lì sarebbe stato difficile passare attraverso la sua massa, ma per come era continuai su senza problemi.
La scala in casa mia non era lunga, e non era ripida, e saliva direttamente al pianerottolo con solo un angolo a destra. Non era una scala a spirale, quindi dopo aver camminato giù per quel cavatappi per quasi una mezz’ora, sapevo che non poteva essere la mia. L’uomo non era venuto con me, ovviamente, quindi non potei chiedergli come fosse possibile che si trovasse sempre tre gradini di fronte a me senza muovere le gambe una sola volta.
Camminai e camminai. E poi non camminai, e quello mi fece muovere molto più velocemente. Le pareti non avevano l’aspetto di quelle di casa mia, perché non c’erano, quindi era difficile capire quale aspetto avessero. Eventualmente devo aver raggiunto la fine, perché mi svegliai la mattina seguente nel mio letto, e il mio letto era alla fine della scalinata che c’era, quindi presumo che fosse anche alla fine di quella che non c’era.
I giorni seguenti sono difficili da ricordare, perché sono successi, e dei ricordi mi passano nella mente come vetri ondulati. Ma l’uomo non è tornato. Non è tornato ogni notte. Non è tornato da me fino a che non ho commesso… un errore terribile. L’ho chiamato. Stavo sul pianerottolo e gli ho urlato di andarsene via. Gli ho chiesto se ci fosse. Stavo urlando a nessuno se non a me stesso, e così fu nella mia stessa mente che le mie maledizioni e suppliche si rintanarono e annidarono. In quanto lui non c’era, non ho modo di dire quanti denti fossero in mostra quando mi sorrise.
Dopo di che divenne difficile dire dove lui non riuscisse a iniziare, e più facile dire dove io finissi. Le persone mi avrebbero dimenticato, ma andava bene, perché solo alle persone reali importa chi si ricorda di loro. E io non ero più tra le loro fila. Avevo giornate intere in cui non riuscivo a iniziare, una sensazione così completamente aliena che sono felice di non aver avuto uno stomaco per vomitare. E mentre esistevo sempre meno, l’uomo smetteva di esistere sempre meno… finché… mi ricordo della prima volta che fu davvero nella mia casa, e non desidero niente di più che di avere avuto delle mani con cui strangolarlo.
I miei genitori erano pessimi. Vennero a cena una volta, poco dopo che lo avevo chiamato. Sembravano così confusi quando servii loro il pasto, e le conversazioni si spegnevano dopo solo qualche parola. Gli occhi di mia madre erano iniettati di sangue, e potevo vederli sfocarsi quando provava a guardarmi. Si passò un tovagliolo sulla bocca e mi chiese dove fosse suo figlio. Le chiesi quale fosse stato il suo nome. Lei non lo sapeva. Si strofinò di nuovo la bocca e il tovagliolo venne via insanguinato.
Mio padre non aveva detto nulla, quando lo avevo portato su per le scale un’ora prima, e ora giaceva morto nella sua sedia, il suo cuore non era adatto alla spedizione. Aveva imprecato contro di me, mentre provava a salire in cima, dicendomi che non ero suo figlio, e io stavo provando a dargli ragione, ma se avessi potuto farlo, allora lui sarebbe stato in errore. Alla fine, dopo quasi un’ora a scendere per la spirale, si accasciò sulla sua sedia e rimase immobile privo di vita. Mia madre si alzò in piedi di scatto, e disse a mio padre che se ne stavano andando. Mio padre si alzò, e in silenzio la seguì fuori. Non ho più rivisto nessuno dei due.
Alla fine, l’uomo che non aveva mai messo piede sulla mia scala era diventato abbastanza vero da farmi questo. Esisteva così profondamente che era finalmente capace di ridere dalla gioia di essere. Si guardò intorno cercandomi, ma ovviamente io non c’ero, e nella mia assenza vidi la realizzazione sulla sua faccia che, in realtà, chiunque lui fosse, era morto decine di anni fa. E ora lui si trovava nella realtà. Provò a urlare, ma la sua gola si decompose attorno al suono, stroncandolo di netto con un pezzo di carne marcia e fragile osso sul punto di collassare. E mentre lo fissavo dalla vuota scala a spirale, volevo ridergli di rimando. Ma non potevo, perché non c’ero.
Non ci sono stato per molto tempo, ora. Il tempo è difficile. Provo a portare le persone su per la scala. A volte ci riescono, a volte no. Nessuna di loro mi ha mia chiamato, però. Non come una volta io ho chiamato una casa vuota. Per me è facile non esserci sulla maggior parte delle scale, ma questa qui ha richiesto uno sforzo. Ho provato a essere abbastanza vero da parlarvi. Volevo condividere. Io, io non volevo portarvi su per la scala a chiocciola, quindi dovreste provare ad andare via. Non voglio, ma è la mia natura adesso, e non puoi combattere quello che sei. O anche quello che non sei.
Mentre salivo le scale,
Io ero un uomo che non c’era.
Anche oggi io non c’ero.
Oh, quanto desidero andarmene.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
Ci sono molti aspetti di questa dichiarazione su cui vorrei disperatamente più informazioni, ma non ho alcun vero mezzo a disposizione. Ci sono alcuni brevi frammenti di una corrispondenza nel fascicolo, indirizzati a Gertrude, da qualcuno chiamato Eric Delano, che confermano che anche se lui ha battuto a macchina questa dichiarazione, non ricorda di averlo mai fatto, e richiede alcuni giorni in malattia per liberarsi delle emicranie continue che ha sviluppato. Non ci sono ulteriori indagini perché… su cosa potresti indagare? Una poesia nonsense del 1922?
No, sono più interessato, come prima, a chi mi sta mandando queste dichiarazioni, e perché questa, specie visto che il messaggio, ammesso che ci sia, sembra contraddire quello precedente. Se la… ‘morale’, per così dire, della dichiarazione della signora Ashburt era che ignorare gli orrori che ti pedinano li rende solo più pericolosi, allora di sicuro il messaggio di questa è che confrontarli direttamente lo è ancora di più. Credo allora che questo lasci aggirarsi furtivamente ai margini. Che è quello che stavo già facendo!
C’è, ovviamente, un’altra interpretazione, che questo è un avvertimento mirato sul fidarsi di Michael, dati gli evidenti parallelismi: scambia le scale con dei corridoi e le spirali con i frattali ed ecco fatto. La cosa dell’Uomo da Nessuna Parte è nuova, però. Che cos’è che Leitner ha detto sulla Spirale? Si occupa di ingannare i tuoi sensi, trascinando la tua mente su percorsi pericolosi, facendoti dubitare della realtà in cui vivi.
Beh, se questo è un avvertimento su Michael, allora è, ancora, in un certo senso superfluo. Se non dovessi vederlo di nuovo - se non dovessi vedere quella cosa di nuovo, allora sarà stato troppo presto.
Forse è così. Quella cosa. Forse chiunque mi ha mandato questa vuole che io consideri quante di queste creature un tempo erano delle persone. Quante sembrino aver preso il ruolo di quelli che c’erano prima di loro, e come nessuno di loro sembri essere riuscita a domare la sua nuova natura. Dato che ci sono moltissime probabilità che io stesso abbia preso uno di questi ruoli, questa non è un’interpretazione che mi entusiasma.
Oppure potrebbe essere qualcuno negli Archivi che mi manda delle dichiarazioni a caso, senza alcuno schema, connessione o logica. Dando per scontato che provengano dagli Archivi. Sono registrate come dichiarazioni dell’Istituto, ma non ho idea di chi le stia mandando. Mi sembra di aver visto molte volanti della polizia in zona, forse… no, è assurdo. Forse Leitner ha rubato un mucchio di dichiarazioni e aveva una, una specie di dispositivo dell’uomo morto per… [sospira] Rasoio di Occam. Per ora, ha senso presupporre che vengano dall’Istituto, e che arrivino solo una per volta, quindi lavorerò con l’idea che sono in qualche modo selezionate. Quindi al momento le domande sono chi e perché.
Non mi piace rimanere fermo, come… come se potessi mettere Georgie in pericolo, ma non ho nessun altro posto in cui andare al momento, e se l’aumento della presenza della polizia non è solo nella mia testa, allora non-
[Porta che si apre]
GEORGIE
Allora, stasera sono fuori, okay? Dovrebbe esserci qualcosa nel congelatore se… Oh.
ARCHIVISTA
Stavo solo, uh...
GEORGIE
Non avevi detto che ne avevamo ricevuta un’altra.
ARCHIVISTA
Non volevo farti preoccupare.
GEORGIE
Sapevo che c’era qualcosa. Ti sei comportato in modo strano per tutto il giorno.
ARCHIVISTA
Mi dispiace, io… non so.
GEORGIE
Già, Beh, possiamo parlarne più tardi. Devo uscire.
ARCHIVISTA
Già. Già, s…stai benissimo. Qual è l’occasione?
GEORGIE
Ho un appuntamento.
ARCHIVISTA
Oh. Oh! Serve che me ne vada dalla casa per la notte?
GEORGIE
[Ride] Oh, no. Fidati, stanotte non succederà nulla.
ARCHIVISTA
Oh... Come fai a esserne così sicura?
GEORGIE
Guarda il suo profilo.
ARCHIVISTA
...
Buon Dio.
GEORGIE
Già.
ARCHIVISTA
Voglio dire, per lo meno sa che cos'è un libro, no?
GEORGIE
Non è chiaro. Scala le montagne, però.
ARCHIVISTA
Già, quello l’ho capito. “Faccia a faccia con la tua stessa mortalità sulle vette congelate, fissando la morte in faccia e dicendogli ‘non oggi, amico.’” Quell’uomo è un poeta. E… perché esci con lui allora?
GEORGIE
Gli, uh… gli piace il cibo ungherese. E c’è questo locale che ha appena aperto.
ARCHIVISTA
Sei seria? Vai a un appuntamento con… il cavernicolo della Montagna del Teschio, solo per avere una scusa per mangiare un’insalata shopska?
GEORGIE
Ho bisogno del mio formaggio di pecora, Jon. Nessun’altro vuole venire con me. Tu odi il cibo ungherese. Jeff dice che ha un sapore troppo ‘sovietico’, a quanto pare, qualsiasi cosa voglia dire. Melanie dice che è troppo salato. Tutti quelli che conosco hanno pessimi gusti in fatto di cibo.
ARCHIVISTA
Io non odio l’ungher-
Aspetta. Melanie è tornata?
GEORGIE
Non hai saputo?
ARCHIVISTA
Saputo cosa?
GEORGIE
Beh, le… è andata male in India. Le hanno sparato.
ARCHIVISTA
Lei... cosa?
GEORGIE
Già, lo so.
ARCHIVISTA
È -
Voglio, voglio dire, è sopravvissuta?
GEORGIE
Lo spero. Esco con lei per una bevuta giovedì. Il contrario sarebbe un po’ imbarazzante.
ARCHIVISTA
Già...
GEORGIE
Ti porterei con me, ma sai, ti crede uno stronzo.
ARCHIVISTA
Un’altra sconvolgente intuizione dall’affilata mente investigativa di Georgie Baker. Sta bene?
GEORGIE
Beh, ha passato l’inferno. Ho pensato che il minimo che potessi fare era farla ubriacare e ascoltarla lamentarsi del suo nuovo lavoro.
ARCHIVISTA
Oh, ha trovato qualcosa, allora?
GEORGIE
Già. Non ha detto cosa. Credo che fosse un po’ in imbarazzo, dice che i suoi colleghi sono super strani.
ARCHIVISTA
Davvero? Davvero. Beh, er, parlando di strambi, credo che tu abbia un montanaro ungherese da corteggiare.
GEORGIE
Sì. Ci vediamo dopo. Non dimenticarti del congelatore.
ARCHIVISTA
Certo. Divertiti.
GEORGIE
Eh, vedremo.
[Porta che si chiude]
ARCHIVISTA
Hmm? Oh.
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[Traduzione di: Victoria]
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