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#melevisione#la melevisione#badly drawn melevisione#tonio cartonio#strega rosarospa#lupo fosco#meme redraw#digital art#milli draws stuff
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Inktober day 9: departures and arrivals
This how I imagine the departure of Lupo Fosco and the arrival of Lupo Lucio happened, it sure wasn’t an easy switch for either 🤔
Mi immagino così la partenza di Lupo Fosco e l’arrivo di Lupo Lucio, di sicuro non è stato uno scambio facile per entrambi 🤔
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"Io, serial killer al cinema e contadino nella vita protagonista con Dario Argento a Berlino" - la Repubblica
"Ho visto stasera il film e devo dire che mi ha davvero tenuto incollato a seguire ciò che accade o sta per accadere ... la musica aiuta come spesso accade in questo genere di atmosfere a sentire la suspense una minaccia imminente . E poi Ilenia è davvero molto intensa brava oltre che una bella ragazza; il tema della cecità lo conosco bene mio nonno Fosco aveva perso la vista durante un incidente in guerra. Portava appunto questi occhiali scuri. Mi voleva tanto Bene. Vedeva molto più di alcune persone a volte. Tornando al film, le Eclissi mi hanno sempre affascinato moltissimo e in questo film ho notato che si muovono il nero lucente o la luce nera se preferite, il rosso e il bianco. La luce del Sole che diventa Nero così come la luce scompare dagli occhi di Diana; che vede attraverso gli altro sensi e attraverso gli occhi di Nerea questo bellissimo cane lupo che la guida. Mi hanno shocato lo confesso la scena in cui il killer ferisce a morte la ragazza a inizio film la carne del collo che si apre e la condanna a morire dissanguata e la scena finale in cui Matteo viene assalito da Nerea che protegge Diana e Chin .. era anche un bel ragazzo Matteo e quanta Forza!!! Ho rivisto in quella scena l assalto di un Lupo. E parlando di cerchi il Sole l eclissi solare del film e stasera c è la Luna piena. "
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Gli Arcadi di Terra d'Otranto (17/x): Filippo De Angelis di Lecce
di Armando Polito
Comincio da alcune incongruenze emerse nel corso della ricerca riportando la scheda presente in Francesco Casotti, Luigi De Simone, Sigismondo Castromediano e Luigi Maggiulli, Dizionario biografico degli Uomini Illustri di Terra d’Otranto, a cura di Gianni Donno, Alessandra Antonucci e Loredana Pellè, Lacaita, Manduria, 1999, p. 132.
Premesso che l’Accademia dell’Arcadia di Napoli non pu�� valere che come la colonia Sebezia (che era la sezione napoletana dell’Arcadia di Roma), debbo dire che il presunto nome pastorale Ficandro non compare in nessun catalogo. Preciso, inoltre, che Domenico Andrea De Milo entrò nell’Arcadia col nome pastorale di Ladinio Bembinio il 23 marzo 16991.
Passo ora in rassegna alcune pubblicazioni che del nostro parlano e comincio proprio dal fondatore dell’Arcadia, Giovanni Mario Crescimbeni, con quattro suoi contributi:
1) L’istoria della volgar poesia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1714, p. 318: Nè meno onorato luogo avrà il cultissimo Rimatore Filippo De Angelis Leccese, allorché metterà al pubblico il suo Comento sopra il Sonetto Mentre che ‘l cor dagli amorosi vermi, il quale, siccome vien detto, è diviso in tre parti, contenenti, la prima la locuzione, la seconda l’artifizio, e la terza la sentenza.
2) Comentari del canonico Giovanni Mario Crescimbeni custode d’Arcadia intorno alla sua Istoria della volgar poesia, Basegio, Venezia, 1730, volume II, parte II, p. 267: Filippo De Angelis Leccese, tra gli Arcadi Licandro Buraichiano, ha dato alle stampe, tra le altre cose, un Volume di Rime; e il saggio è preso da i Codici manoscritti d’Arcadia. Segue il saggio costituito da un sonetto sul quale tornerò più avanti. Qui, intanto, rilevo che Licandro corregge il Ficandro del Dizionario biografico citato all’inizio.
3) La bellezza della volgar poesia, Basegio, Venezia, 1730, p. 396: Licandro Buraichiano. D. Filippo de Angelis Napolitano. Prima aveva scritto Leccese; è vero, ma Napolitano qui sta per cittadino del Regno di Napoli.
4) L’Arcadia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, p. 353: Licandro … D. Filippo De Angelis Napol.
In quest’ultimo volume il nostro risulta incluso tra gli iscritti all’Arcadia il 4 luglio 1701. Basterebbe questo dettaglio per correggere il secolo XVII della scheda del citato dizionario con XVII-XVIII, tanto più che non manca nell’elenco il simbolo relativo dell’eventuale avvenuto decesso alla data del 1711. Accanto al nome del nostro non compare, infatti, tale segno. I puntini di sospensione che seguono Licandro fanno pensare che alla data del 1711 non gli fosse stata ancora assegnata la seconda parte del nome pastorale, che di solito conteneva un riferimento topografico detto campagna.
Se Licandro fa pensare ad un composto dal greco λύκος (leggi liùcos), che significa lupo/lupa (con riferimento a Lecce2), e il tema ἀνδρ– (leggi andr-) di ἀνήρ (legi anèr), che significa uomo, per Buraichiano ipotizzerei una derivazione dal greco Βουραικός (leggi Buraikòs) fiume dell’Acaia, a sua volta dal nome della città Βούρα (leggi Bura).
Dopo aver integrato la scheda del citato Dizionario biografico … informando che le Rime uscirono per i tipi di Mutio a Napoli nel 1698, che il testo è molto raro (l’OPAC segnala la presenza di due soli esemplari:, entrambi nella Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino a Cassino) e che il titolo originale è Prima parte delle rime di D. Filippo De Angelis dedicate al molto illustre signore il signore Paolo De Matthaeis3, Mutio, Napoli, 16984, riproduco e commento il testo del sonetto, saggio riportato dal Crescimbeni e da me lasciato in sospeso, che sviluppa il consueto tema di una sorta di riconciliazione tra la religione pagana e la cristiana.
Cercai, è ver, ma indarnoa, i fonti, e l’acque
del bel Parnasob, e la sacrata fronde
di monte in monte, e fra la terra, e l’onde,
ma stanco il corpo al fin dal sonno giacque.
Quando Donna regal, non so se nacque
simile al mondo ancor: – Tu cerchi altrondec
i lauri – disse – e i fonti; e l’almed sponde
del Tebroe lasci , e ‘l vero Apollof – e tacque.
E l’immago di te, Signorg sovrano,
mostrommi h tutta di piropii ardenti
fregiata, con le Muse intorno assisel.
Disse posciam: – Ogni luogo ermon, e lontano
ben riconosce le virtù splendenti
del mio gran Pietroo; ed io son Roma – e rise.
_________
a invano
b Monte della Grecia consacrato ad Apollo ed alle nove Muse.
c altrove
d nobili
e Tevere
f dio
g Dio
h mi mostrò
i pietre preziose. Il piropo è un minerale della famiglia dei granati; dal greco πυρωπός (leggi piuropòs) che alla lettera significa dallo sguardo di fuoco, composto da πῦρ (leggi piùr), che significa fuoco, e da ὄψ (leggi ops), che significa sguardo.
l sedute
m poi
n solitario
o S. Pietro
Quanto al sonetto citato nel Dizionario biografico … e presente alla fine della Poesia di Lorenzo Grasso, preciso anzitutto che Grasso va corretto in Crasso, che l’opera ebbe diverse edizioni, anche postume, con titoli diversi5 e che, comunque, Lorenzo morì nel 1681, quasi dieci anni prima che l’Arcadia fosse fondata, ragion per cui il sonetto in questione esula, per motivi cronologici, dal taglio di questo lavoro.
Un altro sonetto ho reperito, invece, in Alcuni componimenti poetici di Giuseppe Baldassare Caputo detto fra gli Arcadi Alamande per le nozze degli Eccellentissimi Signori Pasquale Gaetano d’Aragona Conte d’Alife e la Principessa Maria Maddalena di Croy de’ Duchi d’Aurè, sorella della Serenissima Principessa Darmstatt, dedicati alla Eccellentissima Signora la Signora D. Aurora Sanseverino de’ Principi di Bisignano, Duchessa di Laurenzano, etc., Muzio, Piedimonte, 1711, p. 15. A differenza di altri componimenti di altri autori inseriti in questa raccolta, in testa a questo c’è la dicitura Di Filippo De Angelis, senza aggiunta del nome pastorale. Tuttavia il fatto che Giuseppe Baldassare Caputo, abate napoletano, fosse arcade (col nome pastorale di Alamande Meliasteo) dal 7 febbraio 17076 rende più probabile che si tratti proprio del leccese.
Gioisca lieto omaia il bel Tirreno
in questo giorno avventuroso, e caro;
ogni tristo pensier, fosco, e amaro
sgombri il Sebetob dal profondo seno.
E ‘l gran Padre Ocean, la Scheldac appieno
faccian Eco gioconda al doppio, e raro
di virtù, di valor ben degno, e chiaro
essemplod, al cui lodar l’arte vien menoe.
E dove muore, e dove nasce il Sole
faccia pompaf Imeneog de l’almah, e illustre
coppia gentil, che qui s’ammira, e gode.
E risuoni con fama eccelsa, industre
Maddalena e Pascale; anzi in lor lode
s’alzi eterno trionfo, eterna molei.
__________
a ormai
b Fiume antico di Napoli. Tirreno e Sebeto sono legati alla figura dello sposo duca d’Alife (in provincia di Caserta).
c Fiume che attraversa Francia, Belgio e Paesi bassi. Ocean e Schelda qui sono legati alla figura della sposa di origine fiamminga.
d esempio
e la cui lode adeguata l’arte non è in grado di fare
f solenne celebrazione
g In origine personificazione del canto nuziale, poi dio conduttore dei cortei nuziali.
h nobile
i testimonianza
(CONTINUA)
Per la prima parte (premessa): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/23/gli-arcadi-di-terra-dotranto-3-x-tommaso-niccolo-daquino-di-taranto-1665-1721/
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari (1647-1716) di Casalnuovo): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/
Per la sesta parte (Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria, Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-6-x-oronzo-guglielmo-arno-di-manduria-giovanni-battista-gagliardo-antonio-galeota-e-francesco-carducci-di-taranto/
Per la settima parte (Antonio Caraccio di Nardò): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/17/gli-arcadi-di-terra-dotranto-7-x-antonio-caraccio-di-nardo/
Per l’ottava parte (Donato Capece Zurlo di Copertino): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/21/gli-arcadi-di-terra-dotranto-8-x-donato-maria-capece-zurlo-di-copertino/
Per la nona parte (Giulio Mattei di Lecce):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/28/gli-arcadi-di-terra-dotranto-9-x-giulio-mattei-di-lecce/
Per la decima parte (Tommaso Perrone di Lecce): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/03/gli-arcadi-di-terra-dotranto-10-x-tommaso-perrone-di-lecce/
Per l’undicesima parte (Ignazio Viva di Lecce): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/11/gli-arcadi-di-terra-dotranto-ignazio-viva-di-lecce-11-x/
Per la dodicesima parte (Giovanni Battista Carro di Lecce):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/18/gli-arcadi-di-terra-dotranto-12-x-giovanni-battista-carro-di-lecce/
Per la tredicesima parte (Domenico de Angelis di Lecce):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/21/gli-arcadi-di-terra-dotranto-13-x-domenico-de-angelis-di-lecce-1675-1718/
Per la quattordicesima parte (Giorgio e Giacomo Baglivi di Lecce):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-14-x-giorgio-e-giacomo-baglivi-di-lecce/
Per la quindicesima parte (Andrea Peschiulli di Corigliano d’Otranto): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-15-x-andrea-peschiulli-di-corigliano-dotranto/
Per la sedicesima parte (Domenico Antonio Battisti di Scorrano): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/11/05/gli-arcadi-di-terra-dotranto-16-x-domenico-antonio-battisti-di-scorrano/
____________
1 Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, p. 348
2 Vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/17/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-814-lecce/
3 Non è dato sapere se e quando uscì la seconda parte.
4 Al di là della rarità del volume, anche se l’avessi reperito in rete, non sarebbe stato possibile qui riprodurne e commentarne il contenuto, che occupa 144 pagine. Di seguito, però, riporto il sonetto da Filippo dedicato al fratello Domenico ed inserito (nell’originale è a p. 140) nella parte che raccoglie la recensione delle opere di quest’ultimo a p. 260 del secondo volume di Le vite de’ letterati salentini, Raillard, Napoli, 1713:
Domenico fra tanti Archi ed illustri/trofei, che già leggesti onde fu Roma/adorna, or vedi al variar de’ lustri/spenti, ed appena il sito oggi si noma./Ma mirando gl’ingegni alti, ed illustri,/che furo, e che di lauro ornar la chioma,/eterni, e appar di fragili ligustri/avesser sciolta la terrena soma./Teco dirai, che non in bronzi, e in marmi/s’eterna il nome,od in sepolcri alteri:/ma ‘l saper sol può rintuzzar l’obblio.Ma più Signor da’ tuoi laudati carmi,/che per istudio altrui s’attende il rio/tempo già vinto, e che la fama imperi.
5 Epistole heroiche. Poesie di Lorenzo Crasso Napoletano Baba, Venezia, 1655; Poesie di Lorenzo Crasso barone di Pianura, Combi e la Noù, Venezia, 1663; Epistole heroiche. Poesie di Lorenzo Crasso Napoletano Baba, Venezia, 1665; Epistole heroiche. Poesie di Lorenzo Crasso Napoletano, Combi e la Noù, Venezia, 1667; Poesie di Lorenzo Crasso (terza edizione), Conzatti, Venezia, 1668; Epistole heroiche. Poesie di Lorenzo Crasso Napoletano, Combi e la Noù, Venezia, 1678; Pistole eroiche. Poesie di Lorenzo Crasso Napoletano, Lovisa, Venezia, 1720
6 Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, op. cit. p. 368
#Arcadi di Terra d'Otranto#Arcadia#Armando Polito#Aurora Sanseverino#Filippo De Angelis#Giovanni Mario Crescimbeni#Giuseppe Baldassare Caputo#Ladinio Bembinio#Licandro Buraichiano#Lorenzo Crasso#Pasquale Gaetano d'Aragona#Libri Di Puglia#Spigolature Salentine
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Imminenti le iniziative del Liceo Artistico di Rieti per far conoscere il percorso di studi liceali agli studenti e ai loro genitori. Il via agli open day che si terranno a scuola (via P. Togliatti) sarà il prossimo 16 gennaio dalle 15:30 alle 18, e a seguire il 20 gennaio dalle 9 alle 13 e il 1 febbraio dalle 15 alle 18. Si potranno visitare le aule speciali e vedere alcune attività di laboratorio come la stampante 3D in azione; inoltre ci sarà l’occasione per prendere un contatto informale con i docenti e per chiedere consigli e informazioni, anche per gli studenti delle classi seconde quale orientamento “in itinere” interno e per ingressi da altri Istituti.
Oltre a queste giornate dedicate, il “Porte aperte” del Calcagnadoro lancia l’incontro pomeridiano di cultura aperto anche ai cittadini: giovedì 6 febbraio alle 16 ci sarà la manifestazione, molto attesa, dedicata all’Arte con il giornalista e scrittore Fabio Isman, al quale gli studenti partecipanti, i lettori di libri e gli appassionati di turismo culturale potranno porre domande (ingresso libero fino a esaurimento posti).
Isman, di origini triestine, dopo essersi occupato soprattutto di politica e di terrorismo, da anni è particolarmente attento al saccheggio dell’archeologia clandestina in Italia, ma anche a divulgare lo stato di bellezza, o denunciare lo stato di degrado, delle città e dei borghi italiani. È stato per molti anni inviato de «Il Messaggero». Tra i suoi libri, I predatori dell’arte perduta. Il saccheggio dell’archeologia in Italia (2009) e Il ghetto di Venezia (2010), entrambi editi da Skira e, per i tipi de Il Mulino, Andare per le città ideali (2016).
Altrettanto importante e di originale qualità è l’evento del 10 febbraio ore 11 con lo scrittore vincitore del Premio Strega 2017 Paolo Cognetti, incontro riservato agli studenti delle ultime classi del Liceo Artistico. Il suo ultimo libro, Le Otto Montagne, grazie al quale ha vinto il premio più ambito d’Italia, sta spopolando in tutte le librerie ed è tradotto all’estero in 38 Paesi. Prima di recarsi in una visita ad Amatrice, a Rieti incontrerà i giovani dell’Artistico in compagnia del suo amico Nicola Magrin, artista affermato e potente acquerellista (sue sono le illustrazioni del recente libro di Fosco Terzani, Il cane, il lupo e Dio). Entrambi, coetanei e di origine milanese, sono legati da un profondo amore per la vita in montagna, in quota e nella natura più silenziosa, luoghi eletti per trovare l’essenziale di se stessi in una difficile conciliazione tra dimensione urbana e selvatica.
Il Calcagnadoro dà il via agli open days e ai suoi appuntamenti culturali ----------------------- Il “Porte aperte” del Calcagnadoro lancia l’incontro di cultura aperto anche ai cittadini: giovedì 6 febbraio ci sarà la manifestazione dedicata all’Arte con il giornalista e scrittore Fabio Isman. Il 10 febbraio l'incontro degli studenti con il vincitore del Premio Strega Paolo Cognetti. Imminenti le iniziative del Liceo Artistico di Rieti per far conoscere il percorso di studi liceali agli studenti e ai loro genitori.
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Martedì 8 Agosto 2017
[Foto: La vista sulla valle dal rifugio Regina Elena] Mi sveglio alle 7, passo una notte insonne nel rifugio a causa di un tizio di Genova della Protezione Civile che sembra Jerry Calà obesissimo, con le trofie al pesto al posto della barella. Russa tutta la notte costantemente e mi sento fortunato perchè posso ascoltare questi rumori de profundis direttamente dal letto a castello a fianco, poltronissima numerata riservata VIP. Durante la giornata precedente conosco Diego, simpatico e incredibilmente somigliante ad un mio amico spilungone che ha appena avuto un figlio che ha chiamato Dieg- GIURO. Comunque Diego è simpatico, ma è anche un Carabiniere, quindi quando deve salire sul letto a castello in alto, salta sul mio letto e su quello a fianco con fare ardito et atletico, nel mio ricordo accenna anche diversi “Op! Op! Eh-‘llaah..” Mi sembrava brutto fargli notare la scaletta dall’altro lato del letto a castello, così decido di portare questo ricordo con me per poterlo appoggiare qui.
Martedì è una bellissima giornata dentro al rifugio. Conosco Renata e Piero, la coppia di ultrasettantenni che è responsabile in queste settimane della gestione da parte dell’Associazione Nazionale Alpini. Persone di buon carattere, forte morale, e di natura gentile; lei un po’ apprensiva e lui decisamente fascista col culto della Madonna, si vanta di aver cenato più volte con (quel porco merdoso di) Bagnasco, ma sono disponibili quando si tratta di cose pratiche come fare il bucato, scambiare due chiacchiere, farsi intervistare dal sottoscritto per capire com’è la vita nei loro panni. Trovo un tubo che raccoglie l’acqua a monte, ha un rudimentale rubinetto attaccato e cade in una tanica lercia da fare schifo, lo dico mentre penso a quanto facevo schifo io in quella situazione, quindi credetemi: non ci avrebbe messo il muso un maiale. Lavo tutto nell’acqua gelata, trovo un catino bucato ed un modo per riuscire a riempirlo, resto con addosso un indumento che sarebbe stato perfetto per una giornata caldissima di sole da solo in montagna. Diciamo che se non mi si vedeva direttamente il cazzo era molto facile intuirlo, questo dettaglio mi fa un po’ ridere per la vergogna altrui, un po’ dispiacere perchè è brutto gettare scandalo in una microsocietà all’antica. Il vento che soffia durante la mattina diventerà verso le 15 una tempesta che asciuga i miei panni in orizzontale, a tratti li bagna, poi fa comparire il sole, di nuovo lo fa sparire. Dal rifugio la giornata trascorre serena, mentre i volontari della Protezione Civile concludono i lavori iniziati il giorno prima, finiscono di catramare e dipingere il tetto di primo mattino prima che il vento ceda alla pioggia e creano delle piazzole per tende nel parco sotto l’acqua. Questa attività non è esattamente legale ma tutto sommato è giusta, il rifugio è troppo piccolo, e per parecchi kilometri non c’è un’altro luogo dove cercare riparo in caso di maltempo. Non ci sono piazzole, tutta l’area è una sassaia o un giardino di pietre e rododendri cresciuti su un pugno di terra. Poter piazzare una tenda da quattro potrebbe concretamente salvare delle vite, specie quando il rifugio è chiuso ed i suoi 6 letti a castello non sono disponibili.
A metà mattina ho dato una mano alla signora Renata, dopo il bucato attacco bottone e la aiuto in cucina. Siamo tantissimi per il pranzo, molti amici sono venuti a trovare i volontari che custodiscono il rifugio e quelli che oggi si occupavano di ristrutturarlo, perciò A PRANZO HO MANGIATO UN SACCO DI FOCACCIA CON LE CIPOLLE E SENZA. Ripeto: la focaccia. In montagna. Mentre fuori c’è la tempesta. E la crostata di albicocche, madò me la stavo dimenticando, meno male che l’ho segnata sui miei appunti di viaggio. Lascio spazio ai viaggiatori più classici (senza tenda che cercano nel rifugio un albergo spartano dove mangiare e dormire) perchè a pranzo non c’è posto a sedere, ne approfitto per fare altro bucato e rilassarmi. Mangio alle 14:30 e aiuto la Renatona a fare i piatti. Alla fine mi promette un letto anche per questa notte e questa sera un piatto di pasta al pesto fatto da lei; è nato un bellissimo circolo virtuoso di ospitalità, lavori manuali, chiacchiere, e cibo, siamo tutti molto felici.
Gioco a fare l’affascinante straniero dal fosco passato venuto a cercare rifugio tra i monti per il tempo che serve. (mentre scrivo questa descrizione rido da solo) Fondamentalmente trascorro quindi una giornata a fare lavori per rendermi più comodo il viaggio che mi aspetta, e mangio ligure 100% con mia somma sorpresa. Dormirò molto meglio senza Jerry Calà.
La sera incontro quattro persone speciali che avevo visto il primo giorno al Soria-Ellena (pazzesco poi incontrarli al Regina Elena, anche solo per l’assonanza). Ho sbirciato questi francesi mentre giocavano a Bridge e mi ha stupito come uno dei quattro avesse un viso furbo e navigato, l’altro un po’ da ingenuo, uno stacco che mi ha fatto pensare ad una bella amicizia o ad una situazione losca con scenari di malaffare e crimine sulle Alpi Marittime (d’altra parte molti passi e sentieri portano ancora i nomi dei ladri che sconfinavano con chissà quali criminosi intenti). Parlo con loro e finisco per spiegare cosa mi porto nello zaino, rimangono colpiti dal mio sistema per mangiare, faccio da interprete per Renata che ovviamente pora stèla non sa una parola d’inglese, e li guardo giocare a Bridge con una gioia negli occhi che solo chi conosce questo massacro di ultraviolenza spacciato per un gioco di carte conosce. Mi raccontano che sono amici di vecchia data, una coppia di Marsiglia (quella con il tipo furbo, come in un racconto hardboiled raga!) ed una di Parig- EH NO, APPENA IL MARSIGLIESE DICE PARIGI GLI ALTRI LO CORREGGONO: “SIAMO DI VERSAILLES” Ne approfitto per ricordare loro che abitare in quella zona è fonte di quel misterioso mal di gola associato a cervicale che viene sovente guarito dalla separazione del cranio dal resto del corpo tramite una pesante lama a caduta, quindi cortesemente che se la menino di meno. Faccio due mani con loro, una la vince il marsigliese all’ultima mano perchè si è affrancato un sette e vince di quello, poi mi spiegano alcuni modi per contarsi bene i punti in mano in base a quanto sei estremamente lungo o estremamente corto di un seme (ad una mano avevo 6 picche mediocri e non sapevo bene come contarle).
Giocare a Bridge mi ha fatto pensare molto ai miei zii, alle estati in Corsica in campeggio oppure in Sardegna in casa, a quante mani giocate col culo e a quanti “Tuffi nel Naviglio” fatti perchè non si sono asciugate le briscole. Credo che anche questa parte del viaggio sia stata magica, anche se non ho camminato in queste 24 ore ho avuto riferimenti simbolici a persone lontane e scene di ricordi passati che sento sempre vicini. Son contento anche di aver bevuto un bicchiere di vino e di aver staccato dal ritmo preciso del viaggio. Purtroppo son costretto a rivedere i miei piani, l’8 che dovevo disegnare sulla mappa diventerà un grosso anello. L’indomani partirò per i laghi di Valscura, lungo il sentiero potrò racchiudere in un anello di terra l’impronta di un lupo che ha fatto il mio stesso percorso poco prima.
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