#luis sepùlveda
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canesenzafissadimora · 9 months ago
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“E cosa stai leggendo?” “Un romanzo. Ma stai zitto. Se parli tremola la fiammella, e a me si muovono le lettere” […] “Di che tratta?” “Dell’amore.” […] “Non mi sfottere. Con belle femmine calde?” Il vecchio chiuse di scatto il libro facendo vacillare la fiamma della lampada. “No. Si tratta dell’altro tipo di amore. Quello che fa stare male."
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alonewolfr · 1 year ago
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Le mani sono l'unica parte del corpo che non mente. Calore, sudore, tremito e forza. È quello il linguaggio delle mani.
|| Luis Sepùlveda
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perpassareiltempo · 5 months ago
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Uno è di dove si sente meglio.
Luis Sepùlveda
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tuportamiviareturn · 1 year ago
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Vola solo chi osa farlo.
Luis Sepúlveda Calfucura noto come Luis Sepùlveda (Ovalle, 4 ottobre 1949 – Oviedo, 16 aprile 2020)
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lunamagicablu · 2 years ago
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Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante” miagolò Zorba. “Ah si? E cosa ha capito?” chiese l’umano. “Che vola solo chi osa farlo” miagolò Zorba! Luis Sepùlveda ********************* On the brink of the abyss he understood the most important thing,” Zorba meowed. "Oh yes? And what did he understand?” the human asked. "Only those who dare to fly" Zorba meowed! Luis Sepulveda
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joy-238 · 1 year ago
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Vuoi prima mangiare o scopare? domandai mentre chiamavo il cameriere per chiedere il conto. “Mangiami e scopami nell'ordine che preferisci” rispose lei.
Luis Sepùlveda.
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petalidiagapanto · 8 months ago
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«L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.
Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante scrissi
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio,
non si finisce mai
d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta
facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella cadente,
seppi che la mia opera era scritta
perché la più bella storia d’amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi»
(Luis Sepùlveda)
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fiammarock · 1 year ago
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“Vola solo chi osa farlo”...
Luis Sepùlveda
🔥
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Ricordati di osare sempre..
Gabriele D'Annunzio
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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So tutto di lui
ma lo dimentico
per il piacere di tornare a
conoscerlo
verità su verità,
dubbio su dubbio,
certezza su certezza e
timore su timore.
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alonewolfr · 8 months ago
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Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l'antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia.
|| Luis Sepùlveda - Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
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paper---airplane · 4 years ago
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L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.
Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante scrissi
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio,
non si finisce mai
d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta
facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda un a stella cadente,
seppi che la mia opera era scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
Luis Sepùlveda
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comeilsoletramonta · 5 years ago
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"Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua. Un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali" miagolò Zorba.
La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L’umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi.
"La pioggia. L’acqua. Mi piace!" stridette.
"Ora volerai" miagolò Zorba.
"Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono" stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra.
"Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo" miagolò Zorba.
"Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti" stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra, perché come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibristi.
"Vola!" miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena.
Fortunata scomparve alla vista, e l’umano e il gatto temettero il peggio. Era caduta giù come un sasso. Col fiato sospeso si affacciarono alla balaustra, e allora la videro che batteva le ali sorvolando il parcheggio, e poi seguirono il suo volo in alto, molto più in alto della banderuola dorata che corona la singolare bellezza di San Michele.
Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa.
"Volo! Zorba! So volare!" strideva euforica dal vasto cielo grigio.
L’umano accarezzò il dorso del gatto.
"Bene, gatto. Ci siamo riusciti" disse sospirando.
"Sì, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante" miagolò Zorba.
"Ah sì? E che cosa ha capito?" chiese l’umano.
"Che vola solo chi osa farlo" miagolò Zorba.
"Immagino che adesso tu preferisca rimanere solo. Ti aspetto giù" lo salutò l’umano.
Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto.
- Luis Sepùlveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
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doppisensi · 6 years ago
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Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole ed arriva sempre come ricompensa dopo la pioggia. Apri le ali... ...ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo.
Luis Sepùlveda, Storia di una Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare
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ma-pi-ma · 6 years ago
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Vola solo chi osa farlo.
Luis Sepùlveda
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fotopadova · 7 years ago
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Tutto per una ragione. Dieci riflessioni sulla Fotografia
Intervista a Loredana De Pace
 di Terry Peterle
 --- Inaugura tra pochissimi giorni, nella sua 32esima edizione, la rassegna fotografica Friuli Venezia Giulia 2018 organizzata dal CRAF di Spilimbergo - Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia. Una stagione che promette un ricco calendario di mostre, attività ed incontri sulla fotografia.
Tra questi ultimi, sabato 30 giugno alle ore 10.30 nell’atrio di Palazzo Tadea, ci sarà Loredana De Pace con il suo nuovo libro Tutto Per una Ragione. Dieci Riflessioni sulla Fotografia (edito emuse).
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Le motivazioni che hanno spinto l’autrice a raccogliere le considerazioni sulla fotografia, sono raccontate in dieci capitoli: immagini, argomentazioni, riflessioni, analisi e approfondimenti. “Qual è questa ragione? La prima risposta è strettamente connessa alla meravigliosa duttilità dell’immagine fotografica” commenta la giornalista.
I dieci capitoli percorrono la tematica della fotografia, anche attraverso le riflessioni portate da autorevoli personalità tra cui sociologi, psicologi, filosofi, direttori di festival e di musei, esperti di fotografia. Ragioni che portano a studiare la fotografia con senso critico, aprendoci alla possibilità di ampliare una personale concezione su questa tematica. 
Loredana De Pace è una giornalista pubblicista, curatrice indipendente di mostre e, quando sente di avere qualcosa da dire, fotografa.
Scrive da quattordici anni per la testata FOTO Cult – Tecnica e Cultura della Fotografia. Ha collaborato con vari media on line dedicati alla cultura e alla fotografia. Cura l’archivio dell’autrice Gina “Alessandra” Sangermano; partecipa a giurie di premi nazionali e internazionali e letture portfolio.
Collabora con associazioni culturali nell’organizzazione di eventi e conferenze sulla fotografia e cura in toto numerosi progetti editoriali.
Come fotografa, ha esposto il reportage El pueblo de Salinas, Ecuador: il piccolo gigante (2011) che è anche un libro con introduzione di Luis Sepúlveda, Sono un cielo nuvoloso (2014, Galleria Interzone-Roma), Qualcosa è cambiato (Priverno, 2017). 
Per questa occasione, l’abbiamo intervistata. 
Come è nata l’idea di questo libro? Perché hai voluto scriverlo e da cosa ti sei fatta ispirare? 
L’idea è nata dai miei 25 anni di attività fotografica, prima come fotoamatrice, poi come giornalista e infine come curatrice. Ho sentito l’esigenza di mettere ordine fra gli stimoli ricevuti dalla fotografia in tutti questi anni - dagli autori alle interviste, dalle curatele agli articoli scritti- e di restituire le esperienze vissute in maniera più ordinata sotto forma di libro che, ovviamente, ha un’altra struttura. Ho voluto scrivere TUTTO PER UNA RAGIONE. Dieci riflessioni sulla fotografia per questo motivo e mi sono fatta ispirare non solo da tutte le esperienze vissute dalla fotografia ma anche dalle figure professionali con cui mi sono confrontata. Questo è un libro che io definisco una scatola aperta: ci sono stati un sociologo, un filosofo, una psicologa, numerosi fotografi che mi hanno dato un loro punto di vista e mi hanno messo a disposizione le loro fotografie. Sono molte le figure professionali che fanno parte del settore della fotografia e non, che hanno composto, assieme alle mie riflessioni, i dieci capitoli di questo libro.     
Rispetto a questo libro, ai tuoi approfondimenti fatti e anche alla tua esperienza professionale, in che stato di salute è la fotografia secondo te? 
Il mio pensiero si riferisce alla fotografia impegnata, quella d’autore e non quella commerciale. Essendo una forma espressiva, la fotografia risponde a un esigenza collettiva e a un modo di pensare: in questo senso, la fotografia godrà sempre di buona salute. Le dinamiche che ci sono dentro l’aspetto commerciale sono varie e molto complesse e la variabilità dipende sia dalla tipologia di settore, sia dalla nazionalità di appartenenza. L’Italia di recente si sta affacciando al mondo internazionale perché sta finalmente aprendosi a una tipologia di fotografia un pò meno tradizionale. Ad esempio nell’ultima edizione del MIA Photo Fair di Milano, era presente una componente di fotografia che si serve della terza dimensione - che esce quindi dalla bidimensionalità. Si è osservato che anche le gallerie hanno finalmente accettato questa novità.   
Nell’ultimo decennio, la fotografia espositiva ha preso piede anche in Italia con festival ed incontri che spaziano dal fotogiornalismo alla fotografia autoriale dal Nord al Sud Italia. In un Paese che ha le sue radici in altri linguaggi visivi - come la pittura, qual’è la tua opinione rispetto alla qualità e all’offerta fotografica a tal proposito? 
Ho avuto modo, per fortuna, di partecipare a vari festival non solo come visitatrice, ma sono stata membro di giurie, ho anche esposto lavori miei, ho curato delle mostre, organizzato visite guidate, sono stata molto spesso dentro alla pianificazione dei festival.
Dipende dal festival e dai generi proposti, ma normalmente l’offerta è di buona qualità anche perché c’è un’ampia (a volte fin troppa) diversificazione di tematiche dei festival. Il problema è che ci sono moltissimi festival che vivono di forza d’animo e di pochissime risorse, perché non esiste un’istituzione a livello statale che dia un contributo economico, come in altre nazioni, all’aspetto culturale a tutto tondo. La fotografia “se la cava” con i festival perché sostenuta da iniziative prettamente private, a parte qualche fortunato festival aiutato da sponsor o da Comuni illuminati. Il discorso rimane complesso, ma posso dire che la qualità rimane sempre abbastanza alta sia per quanto riguarda gli autori nostrani sia per quelli chiamati dall’estero, e soprattutto il lavoro e la forza di volontà dei organizzatori dei festival, più che ammirabile. 
C’è stato un argomento che “conoscevi poco” o a cui ha dovuto dedicare più tempo per approfondire? Se sì quale è stato? 
Sebbene tutti i capitoli trattino di argomenti che nel corso degli anni ho appreso, sono il risultato di un mio approfondimento e di moltissimo studio mirato alla produzione del libro visto che il mio obiettivo era dare un’idea più attuale possibile dell’orientamento della fotografia. Ho cercato quindi di inquadrare, incastrare e capire tutte le informazioni raccolte rispetto all’attualità. L’argomento che ha richiesto più approfondimento è stato quello del  capitolo sulla fotografia condivisa proprio perché si trattava di un tema estremamente attuale che doveva essere approfondito in funzione delle statistiche e dei numeri più recenti sulla condivisione, oltre che sulle condizioni di vita di una fotografia nel momento in cui viene condivisa. Sono partita dalle statistiche ed assieme al supporto del sociologo, il dott. Andrea Meloni ho portato alla luce i rischi e le possibilità della fotografia condivisa. 
In dieci capitoli e 220 pagine hai cercato di spaziare in vari ambiti della fotografia. Rispetto al capitolo, fotografia condivisa, che hai poc’anzi illustrato, in questo momento storico, tra social networks e blogs, cosa puoi dirci a riguardo? 
Rispetto alla mia esperienza, la sensazione è quella che c’è sempre meno un’inclinazione all’approfondimento. Social network, blog, realtà virtuali hanno sicuramente una loro funzione nel contesto attuale, però limitano l’approccio all’approfondimento, istigano una buona fetta della popolazione a un’ipotetica conoscenza dei fatti, quando invece spesso ci si trova addirittura di fronte a fake news.
Per approfondire è necessario leggere, comprare i giornali, i libri, cercare il confronto reale quindi andare a visitare mostre e festival. L’invito che voglio fare, fortissimo e con tutto il cuore è quello di scegliere sempre di comprare giornali, riviste, libri e leggere con il desiderio di approfondire; di continuare a stampare le proprie fotografie.
Faccio un esempio: quando curo progetti editoriali o di autori arriva il momento di fare fotografie che possono essere editate a dovere. E’ certamente importante avere una visione d’insieme, quindi conoscere anche ciò che accade nei contesti virtuali, ma non ci si può accontentare di leggere online, su un blog ad esempio, le informazioni necessarie perché molto spesso i contenuti sono scritti da chi non ha competenze in materia. E’ importante, quindi, approfondire attraverso la lettura di riviste cartacee, giornali e libri, non accontentarsi mai.
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corviescrittoi · 4 years ago
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Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza
autore: Luis Sepùlveda
In un giardino vive una popolazione di lumache che, in quanto tali, sono estremamente lente, silenziose e prive di nome. Quasi ognuna di loro vive la propria condizione di lumaca senza pretese né domande, ma una di loro vuole capire come mai siano costrette a quella lentezza e vuole assolutamente avere un nome proprio. Così inizierà un viaggio attraverso il giardino che le farà scoprire molte cose, tra cui un pericolo imminente che imporrà le creature del giardino alla fuga per poter salvare la propria vita. 
Fino ad ora non avevo mai letto un racconto di Sepùlveda (se non “Il mondo alla fine del mondo”) e devo dire che sono rimasta abbastanza soddisfatta di questo primo approccio, portato da un momento di noia in cui avevo voglia di leggere, ma poco tempo per farlo. Sicuramente un racconto del genere dirà poco a una persona adulta, e forse anche per chi è già in adolescenza “inoltrata”, il messaggio è molto chiaro e diretto e il target sono sicuramente i bambini in età elementare (ma forse anche i ragazzi delle medie potranno apprezzarlo).
Nonostante la semplicità di questa storia, non è affatto eccessivamente edulcorata e i personaggi affrontano difficoltà anche fatali, momenti di incertezza e pericoli. 
Riguardo allo stile, è ovviamente semplice e lineare, ma non l’ho trovato noioso, se non per il martellante ritornello “lentamente, molto lentamente” che si trova a ogni pagina, cosa che ho trovato eccessiva, ma che forse un bambino potrebbe trovare divertente. 
In conclusione, ottima storia per bambini che può far passare una mezz’oretta piacevole anche a un adulto. 
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