#lo sapete mandare un audio?
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enkeynetwork · 2 years ago
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piagnisteo · 2 years ago
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ma perché tutti mi chiedono di stare al telefono, ma lasciatemi stare che io non voglio sentire proprio nessuno. tra l’altro devono lamentarsi, scusate ma il mio stato psicologico dice no <3
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tma-traduzioni · 4 years ago
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MAG068 - Caso #0030306 - “La Storia di un Ospedale da Campo”
[Episodio precedente]
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ARCHIVISTA
Dichiarazione di Joseph Russo riguardo a un libro apparentemente scritto da Sir Frederick Treeves. Dichiarazione originale rilasciata il 3 giugno 2003. Registrazione audio di Jonathan Sims, Capo Archivista dell’Istituto Magnus, Londra.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Grazie per lasciarmelo fare. Cioè, so che permettete a chiunque di rilasciare una dichiarazione. È per questo che siete l’Istituto Magnus! Quindi avrei potuto semplicemente inventarmi qualcosa, credo. Ma non voglio sprecare il vostro tempo o farvi arrabbiare. Voglio dire, sono un grande fan del vostro lavoro. Non ho mai avuto le credenziali accademiche per accedere alla vostra biblioteca o altro, ma quando tutte quelle dichiarazioni sono trapelate nel ’99… so che tutte quelle pagine di lettere vi definivano degli svitati, ma io so. Sì? Io capisco. Le ho lette tutte, dall’inizio alla fine, e di sicuro ci sono molte cose insensate là dentro, un sacco di brutti trip da acidi e bugiardi, ma in fondo, alla loro origine, c’è sotto qualcosa. Ci sono cose che si aggirano nella notte e ora credo di avere qualcosa da condividere con voi.
Quindi, sono una specie di artista. Mi piace usare i rifiuti dell’era dell’umanità su questo pianeta per forgiare il riflesso di sé stessa, no? Quindi prendo quello che gli altri considerano spazzatura e lo uso per mandare un messaggio ai burattinai e ai gatti grassi che stringono le nostre vite nei palmi delle loro mani e giocano con la nostra società come se fosse una scacchiera. Un messaggio artistico. Sapete di che cosa sto parlando. Scommetto che avete tonnellate di roba nei vostri Archivi sugli Illuminati. È per questo che vi infangarono così tanto. Non sto chiedendo di vederli o altro; vi sto solo dicendo che capisco. No? Capisco.
Quindi, in ogni caso, passo molto tempo alla discarica. Non proprio in quei cassonetti di ferro o nei contenitori per il vetro - cioè, come se non avessi già abbastanza bottiglie nel mio studio - ma sapete quel punto a metà strada dove vendono la roba. Tutta quella roba che è a cavallo della linea tra spazzatura e tesoro. Specchi che sono appannati ma ancora buoni. Mobili vecchi un po’ troppo scassati per i mercatini di beneficenza. Puoi trovarci delle cose fantastiche per quasi niente se cerchi attentamente e non sei troppo schizzinoso.
E quando crei arte, non devi essere schizzinoso. Se qualcosa non è perfetto, lo puoi rendere perfetto. Usi la bellezza dentro te per afferrarla e tirarla fuori dall’oggetto. A volte rompendolo di più; a volte riparandolo il giusto. E, una volta, dandogli fuoco. Quindi le persone del deposito rifiuti nella mia zona mi conoscono e generalmente quando arrivo mi aggiornano sui migliori pezzi che sono arrivati.
Allora, stavo controllando la punta vicino a Wood Green due giorni fa e di solito non hanno molta roba bella. Cioè, ci sono stato alcune volte quando non c’è letteralmente niente in vendita ma questa volta avevano dei mobili e un set di posate, ma niente che potessi usare. Uno dei tizi che lavora lì, credo che si chiami Gus. Ha la faccia da Gus o da Al.
Comunque, mi ha indicato l’unica cosa che ha davvero catturato la mia attenzione. Era un cestino di vimini pieno di libri vecchi. Ora questo sì che mi interessava. Sto lavorando a un’opera al momento, si chiama ‘Pageviews' e riguarda la morte della stampa all’alba dell’era digitale. Il punto è, sto riempendo una serie di monitor di computer con pezzi di libri, quindi libri economici, specie se un po’ vecchi e ingialliti, erano esattamente quello di cui avevo bisogno.
Ne scartai qualcuno, visto che il materiale o il colore delle pagine non era giusto, ma ce ne erano abbastanza utilizzabili. Poi vidi un libro che sembrava essere più vecchio degli altri, proprio in fondo. Era grosso, e le pagine sembravano spesse e allentate. S’intitolava La Storia di un Ospedale da Campo, di Frederick Treeves.
Quindi l’ho comprato ovviamente, no? Cioè, sai di sicuro chi è Frederick Treeves, il chirurgo che era il miglior amico di Joseph Merrick, AKA l'Elephant Man, AKA la curiosità medica dell’et�� vittoriana che preferisco in assoluto. E non solo perché ha il mio stesso nome, anche se ciò non guasta.
Voglio dire, conoscevo il libro; il racconto di Treeves del periodo in cui ha lavorato in un ospedale da campo durante la seconda guerra boera. Lo avevo già letto, ovviamente, ma la mia copia era sparita nel periodo in cui Sandra se ne è andata. Non era proprio una fan, e credo che abbia buttato via molta della mia roba per ripicca. Il punto è che questa sembrava vecchia. Tipo, vecchia del XIX secolo, e considerato il periodo in cui scriveva c’era una discreta possibilità che si trattasse di una prima edizione e queste possono valere molto. Ciò voleva dire che avrei avuto una buona lettura e uno stipendio. Una vittoria su tutti i fronti, no?
Quindi l’ho comprato, a tipo massimo 50 centesimi, ma è strano. Non so chi lo abbia posseduto prima, sarebbe potuta anche essere una copia di una biblioteca ma l’etichetta era stata quasi completamente rimossa. Non aveva il frontespizio, però, e molte pagine avevano diverse tonalità d’inchiostro o caratteri, e sembrava quasi essere stato stampato in momenti diversi.
Fu solo quando arrivai a casa che mi ricordai che La Storia di un Ospedale da Campo era tratto da una serie di brevi articoli che lui scrisse per il British Medical Journal proprio durante la guerra. Quindi supposi che quello che avevo poteva essere una sorta di prova o di bozza, o forse una qualche raccolta amatoriale di quegli articoli, e la cosa mi elettrizzò tantissimo.
Quando iniziai a leggerlo, però, c’era qualcosa di un po’ strano. Pezzi di alcuni capitoli che non mi ricordavo proprio dalla versione che avevo letto prima. Il libro è vecchio e sporco e abbastanza difficile da leggere, quindi ho ricopiato alcuni passaggi per voi.
Dunque, circa a metà del capitolo 13, parla degli ‘uomini con la vanga’ - i soldati che vengono tutti i giorni a scavare le fosse per quelli che erano morti nell’ospedale. Li descrive come “disordinati e incuranti, la loro attitudine da chi-diavolo-se-ne-frega nascondeva la loro profonda tristezza per quel dovere così solenne”. Solo che, nella versione che ho, è così:
Nota dell’archivista: allegati a questa dichiarazione in vari punti ci sono versioni scritte a mano dei passaggi che presumibilmente vengono dal libro in questione.
“Le tombe a Frère venivano scavate dai nostri, o meglio, da un piccolo gruppo di addetti ai lavori pesanti di un reggimento vicino. Venivano quasi ogni mattina, gli uomini con le vanghe. Erano sette, con un caporale, e arrivavano con fare vivace, con le vanghe in spalla e le pipe in bocca. Erano in maniche di camicia, e mostravano molta vita e collo sbottonato. I loro elmetti tendevano a poggiare sulle loro teste inclinati con aria informale. Erano indescrivibilmente disordinati, e trasformavano la loro marcia in un’imitazione di una processione allentata e strascicata.
C’era solo un uomo che manteneva la propria condotta con un senso di decoro, eppure non riesco a rievocarlo con il minimo affetto. La sua uniforme gli calzava a pennello, e anche se il sudore gli bagnava il viso mentre svolgeva il suo mesto compito, neanche una goccia sfiorava mai la sua giubba. Mi rivolgeva sguardi pacati mentre lo osservavo lavorare. Mi pareva che le mosche si facessero più fitte sulla fossa alla quale stava lavorando.
Chiesi il suo nome al caporale, e mi venne detto che quello era il soldato Amherst. Che ironia, commentai, che sia un omonimo di un untore di vaiolo, visto che anche lui sembrava quasi avere la febbre. Mi pentii del commento il giorno seguente, quando in piedi nella sua fossa aperta, mi fece un saluto, e poi morì all’istante di tifo.”
Bizzarro, no? Questo non compare nell’originale. Beh, la prima parte c’è, credo, ma il pezzo dove il tizio muore di febbre mentre scava una fossa, di sicuro no. Quindi penso che si tratti di una versione con tutti i passaggi che hanno tagliato per pubblicare o il libro o il BMJ. Comunque, non proprio soprannaturale, no?
Beh, più avanti nel libro c’è il capitolo 19, “La Storia dell’Uomo Irrequieto”. Nella versione che avevo letto prima, è una breve storiella carina di un soldato con una gamba ferita a cui viene dato un letto, ma che prova a cederlo agli altri soldati che secondo lui ne hanno più bisogno. Ma continua a far peggiorare la sua gamba, e alla fine devono dargli l’ordine diretto di rimanere a letto. Dovrebbe mostrare l’altruismo di un soldato verso i suoi compagni.
Beh, in questa strana edizione, è un po’ diversa.
“Tra i feriti che arrivarono da Spion Kop c’era un soldato che riconobbi, anche se a stento riesco a crederci. Il soldato Amherst, che era stato sepolto per due mesi nella fossa che lui stesso aveva scavato venne portato dentro su una barella. Il femore era fratturato, e la frattura era stata molto disturbata dal tragitto all’ospedale. Non rispose alle mie domande sulla sua morte apparente, tranne che per un sorrisetto furbo, e gli venne dato un letto in uno dei tendoni. L’arto venne sistemato provvisoriamente, e gli venne detto di rimanere immobile e di non alzarsi.
La mattina seguente, comunque, venne trovato sdraiato a faccia in giù, con il suo arto fuori dalla posizione e dalla steccatura, e disse, fissandomi di nuovo negli occhi, ‘tutto in ogni caso.’ Gli chiesi perché si fosse mosso. Mi disse, con le mosche che ronzavano attorno alla sua testa febbricitante, ‘Vede, dottore, sono un uomo così irrequieto.’
L’arto venne sistemato meglio e tutto venne lasciato in posizione perfetta. La mattina dopo, comunque, l’uomo inquieto venne trovato sdraiato sul pavimento della tenda, e nel suo letto si trovava un uomo a cui avevano sparato al petto. La tenda era affollata e la quantità di letti scarsa; quelli che non potevano essere sistemati nei letti dovevano rimanere sdraiati su delle barelle per terra. L’uomo a cui avevano sparato al petto era arrivato durante la notte, ed era stato messo sull’unica barella disponibile.
Amherst mi disse che era felice di condividere quel poco che aveva con i bisognosi. Io... ammetterò di essermi trovato incerto su come andare avanti, quando l’uomo a cui avevano sparato al petto morì inaspettatamente, la sua ferita s’infettò molto velocemente, e a tempo debito l’uomo irrequieto fu nuovamente nel suo letto.
Non durò, comunque, per molto, perché durante un’altra visita mattutina Amherst venne trovato di nuovo sul pavimento, e di nuovo sorrise spiegando che uno dei feriti per terra, che era arrivato tardi, sembrava stare molto male e così si erano scambiati. Anche l’occupante del momento morì per una ferita infetta dopo ore che me ne ero accorto.
Rimasi molto scosso da questa bizzarra avvisaglia di malattie e fatalità, ma per quel che importa non riuscii a trovare un rimedio immediato. Comunque gli spostamenti di un uomo con una gamba rotta dal letto al pavimento e poi di nuovo su non voleva soltanto dire stecche e fasciature spostati, ma anche non poco pericolo per l’arto danneggiato. Quindi sentii quasi un sollievo quando la ferita si aggravò a velocità tale da rendere l’amputazione semplicemente impossibile. Quando stava morendo, per la seconda volta, lo supplicai che ci rimanesse. Lui si limitò a guardarmi ‘Ma vede, dottore, sono un uomo così irrequieto.’”
Abbastanza inquietante, no? Capite perché ho voluto portarvelo. Voglio dire, lo so che non è proprio come rilasciare la mia dichiarazione, il mio sfiorare l’oscurità che si aggira nel velo d’ombra e che preda l’umanità sprovveduta, ma è la cosa che più ci si avvicina, no?
Sarò onesto, non l’ho proprio letto del tutto prima di portarlo qui, ho pensato che voi probabilmente sareste stati in una posizione migliore per farlo, con i vostri ricercatori e tutto il resto, ma c’era un altro passaggio che ho trascritto. È in condizioni peggiori degli altri, ma era il capitolo finale, il capitolo 30. Nell’originale, narra la morte piuttosto miserevole di un soldato in contrasto con le gesta eroiche sul campo di battaglia, e si chiama "Sic Transit Gloria Mundi”. In questa versione non ha un titolo, ed è così:
“Mi ricordo a Chieveley una mattina prima di colazione, di osservare un uomo solitario avvicinarsi alle linee dell’ospedale. Sapevo che era lui ben prima che la mia vista diventasse nitida. Stava ora zoppicando verso l’ospedale, uno spettro d’uomo malridotto in stracci color cachi. Si trascinava dietro il suo fucile, la sua cintura era sparita, il suo elmetto era appoggiato dietro la sua testa, la sua casacca era posata sulle sue spalle; era letteralmente nero dalle mosche.
Mi disse che era arrivato dai campi di lavoro, che c’erano molti tra i Boeri che versavano nelle sue stesse condizioni, e che desiderava toccarmi con tutto quello che noi avevamo portato loro. Mi parlò di malattie, di putrefazione e delle creature del fango. Parlava senza fiato della sua epifania. Poi morì, come fece l’uomo che venne a seppellirlo.”
Quindi sì, credo che questo sia il vostro campo.
Considerate il libro una donazione. Non è proprio figo come avere un vero incontro ravvicinato di persona ma è la cosa che più ci si avvicina. Fate azione a prenderlo, però, le pagine sono piuttosto taglienti.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
Il signor Russo è stato trovato morto a casa sua il 5 giugno 2003, due giorni dopo la sua dichiarazione. La causa del decesso fu l’infezione del sangue da una ferita sulla sua mano. Visto che i referti medici che Sasha ha dissotterrato sembrano indicare che la putrefazione era a uno stato molto più avanzato di quanto le tempistiche permettano a cose normali, ho il sospetto che il signor Russo possa aver avuto un incontro più ravvicinato di quanto non abbia realizzato con un libro molto pericoloso.
Un Leitner, azzarderei dire, anche se alcune leggere bruciature sui bordi di questa dichiarazione mi fanno pensare che Gertrude possa aver preso una sorta di decisione unilaterale sullo sbarazzarsene, piuttosto che immagazzinarlo.
Oltre a quello, tutti i dettagli sembrano più o meno accurati. Sir Frederick Treeves lavorò davvero in un ospedale da campo durante la seconda guerra boera, e scrisse un libro a riguardo intitolato La Storia di un Ospedale da Campo, pubblicato nel 1900. Tim ha trovato una versione online del testo, e di sicuro non combacia con quello che il signor Russo ha trascritto qui.
Curiosamente, il testo ufficiale non menziona mai i campi di lavoro usati per imprigionare i civili boeri durante il conflitto, dove le malattie e la fame hanno ucciso decine di migliaia e, infatti, è perfettamente possibile che non fossero collegati alla guerra che Treeves ha trovato o a cui ha preso parte. Strano, allora, che qualsiasi cosa fosse a perseguitarlo li abbia scelti come suo ultimo messaggio.
Amherst sta velocemente diventando parte di una lista troppo lunga di nomi che temo di incontrare nelle dichiarazioni. Potrebbe essere un antenato di John Amherst? Oppure, viste le numerosi morti apparenti del soldato nel libro, potrebbe trattarsi dello stesso essere, ben più vecchio di cento anni? Se così fosse, mi chiedo quante volte sia morto per infezioni e malattie.
Un altro punto è un collegamento che Treeves ha fatto notare e che io non avevo considerato, quello con Jeffrey Amherst, un baronetto del XVIII secolo che è ricordato principalmente per aver deliberatamente dato delle coperte infette di vaiolo a delle tribù di Nativi Americani durante le cosiddette guerre franco-indiane, causando un’epidemia devastante. Una connessione a un tipo molto diverso di mostro, ma sempre uno che ha per vessillo le malattie.
Pensavo che Amherst fosse qualcosa di simile a Prentiss per il suo legame con gli insetti, ma questo potrebbe non essere tutto. Insetti e malattie. Nessun collegamento evidente, tranne che in qualche modo sembrano simili. Entrambi ti fanno sentire decisamente contaminato.
Fine della registrazione.
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ARCHIVISTA
Supplemento.
Sono nelle gallerie. Stavo esplorando e mi sono perso. Non sono sceso da nessuna scalinata e io - io credo di essere ancora sotto l’Istituto. C’erano un paio di ragni, quindi ho cambiato strada e ho trovato, credo sia una tubatura del gas. Deve essere per tutto l’edificio. Ma sta arrivando qualcun altro e non - non so chi altro possa essere qua sotto se non… voglio dire, qualsiasi cosa ci sia qua sotto. Stava… stava solo controllando i piani superiori, non mi sono preparato per -
NON!SASHA
Jon?
[L’archivista urla, sorpreso]
Jon, sei tu?
ARCHIVISTA
Oh, Sasha, grazie a Dio. Pensavo che fosse un… non lo so. Che ci fai qua sotto?
NON!SASHA
Mi sono dimenticata il cappotto. Ho notato che la botola era aperta e volevo assicurarmi che tu stessi bene. È stato Elias a darti la chiave?
ARCHIVISTA
Sì, lui… lui pensava che avrebbe potuto aiutare a porre fine ad alcune delle mie “fantasticherie più folli”. Stai bene?
NON!SASHA
Sì, sto bene… qua sotto non mi piace per nulla. È difficile concentrarsi.
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ARCHIVISTA
Sasha è riuscita a condurci fuori dalle gallerie. Potrei rimandare le future esplorazioni per un po’, almeno fino a che il mio battito cardiaco non si sarà abbassato nell’arco del prossimo anno. Quel luogo ti fa brutti scherzi alla mente. Quando ho visto Sasha là sotto, per un momento è stato come se non l’avessi riconosciuta. Sembrava… troppo alta in qualche modo. L’ho richiuso a chiave per ora. Credo di aver bisogno di un po’ d’aria fresca.
Fine del supplemento.
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[Traduzione di: Victoria]
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