#lidio basso
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ilguitarandy · 6 years ago
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Scala maggiore e modi sul basso
Scala maggiore e modi sul basso
Per la teoria sulla scala maggiore andate al link La scala diatonica maggiore; 
Per la teoria sui modi andate ai link I modi, Struttura dei modie Tonalità e modi.
  Scala maggiore sul manico del basso
Se andiamo a cercare le note della scala maggiore sul manico del basso, otteniamo uno schema di note come nell’immagine superiore.
Come ben sapete dalla teoria sulla scala maggiore e sui modi (se…
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theangeloflucifer · 4 years ago
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31.
Si, ero la campionessa regionale. Avrei rappresentato la Campania nel Campionato Italiano del 2018. Ero proprio io, e sentivo di essermela meritata quella vittoria!
Nessuno mai mi ha regalato nulla. Se c’è una cosa che i miei genitori mi hanno sempre detto è stata proprio questa.
Non sono figlia di nessuno. I miei sono due semplici operai, che non mi hanno mai fatto percorrere strade spianate, o scorciatoie. Mi hanno dato però sempre tutte le opportunità che potevano, i giusti strumenti per mettermi in gioco, scegliere un percorso e dedicargli tempo ed energia.
Nessuno mi aveva mai agevolata. Se avevo centrato l’obiettivo, dopo tutto quel tempo e quella fatica, era per merito.
Non c’è niente di più bello di un qualcosa costruito con le proprie mani, giorno dopo giorno.
Non so bene quando ho avuto piena consapevolezza di quello che avevo raggiunto, forse quando mi sono ritrovata al palazzetto di Lidio di Ostia, quella struttura a forma di astronave che da sempre ospita i Campionati Italiani di tutte le categorie di età, individuali e a squadre.
Non era la prima volta che entravo lì.
Ci ero già stata. Nell’autunno del 2015 ci ero entrata per la prima volta. Ero fidanzata all’epoca, e avevo deciso di accompagnare il mio ragazzo ad uno dei suoi campionati italiani.  Ci allenavamo insieme già da 2 anni, eravamo una coppia da circa 8 mesi. Quell’anno io non mi ero qualificata, e questo aveva creato in me una delusione profonda, ma gli stetti accanto lo stesso. Appena lui si qualificò, iniziai ad incoraggiarlo, a supportarlo. Archiviai il mio dolore, lo accantonai in un angolo. Non avrei scaricato le mie emozioni sul mio ragazzo, che invece stava per giocarsi una grande occasione.
Quell’anno vinse il titolo, la medaglia d’oro.  Stupì tutti.
Aveva battuto due degli atleti più forti, tra cui il campione d’Europa.
Era arrivato sul tetto d’Italia.
C’ero anche io, ero al suo fianco quel giorno. Ma soprattutto ero stata presente nei retroscena.
C’ero stata in centinaia di momenti, di occasioni, ad affrontare difficoltà e problemi, a gestire la stanchezza e lo stress.  Lo accompagnavo in quel percorso, senza chiedere nulla in cambio. Avevamo affrontato di tutto insieme. Avevo assistito a tutto il suo percorso. Avevo visto quanto era stato complicato, faticoso, a tratti scoraggiante. C’ero nei suoi momenti peggiori, e sapevo delle sue qualità. Ho sempre pensato che doveva soltanto aspettare il suo momento. Di qualità, di esperienza, ne aveva senza dubbio. Tuttavia si ritrovava ad affrontare una categoria di peso affollata, numerosa, dove c’erano gli atleti più promettenti del panorama nazionale. Non è facile distinguersi quando ti confronti con i migliori.  Ci ho sempre creduto in lui, forse in alcuni momenti anche più di quanto lo facesse lui stesso.
Prima di gareggiare, quella mattina, mi disse che ce l’avrebbe messa tutta.
Dopo la gara, ricordo che con quella medaglia al collo corse ad abbracciarmi, e mi disse “Amore, te lo avevo promesso!”
Fui felice come se avessi vinto io!
Gli dissi.
“  Non conta da quanto punti in alto, ma da quanto in basso arrivi! La forza sta in chi cade e si rialza!”
Quella non fu l’unica occasione in cui misi piede in quel palazzetto.
Ci ritornammo anche a gennaio del 2016. Lui era stato convocato dalla squadra regionale; la qualificazione gli spettava di diritto, dato che era il campione italiano in carica.
Anche in quell’occasione,  a causa di vicende poco chiare, la mia convocazione non era arrivata.
Ancora una volta, misi da parte me e le mie emozioni e decisi di essere al suo fianco.
Stare insieme è esserci, e supportarsi, peccato che tutto ciò non fosse reciproco. Ma io ero troppo innamorata per rendermene conto!
Quello fu solo l’inizio. L’inizio di un lungo periodo in cui fu al massimo! Era nella sua forma migliore. Aveva vinto il titolo di Campione Italiano, ed era stata una grande scoperta tanto da ricevere riconoscimenti pubblici, e un articolo di giornale dedicato a lui. Era membro della squadra giovanile Campana, e atleta di interesse nazionale. In palestra era il modello da seguire, la giusta fonte di ispirazione per i più piccoli, e il più forte con cui confrontarsi per noi atleti suoi coetani.
Ero contentissima per lui, per me era una gioia immensa vederlo crescere così tanto! Era il suo sogno, ed era diventato realtà. 
In realtà di una cosa non ero molto contenta; essere identificata come “la fidanzata del Campione”.
Era così che mi chiamavano.
C’era il campione, e poi c’ero io. Come se io fossi un’accessorio.
Del resto, lui eri al massimo, sotto gli occhi di tutti. Io invece, non ero nessuno. Collezionavo sconfitte e delusioni, gare perse e occasioni mancate. Ecco cosa vedeva da fuori la gente.
Purtroppo però era anche quello che pensava lui. E’ come se la sua carriera fosse stata sempre più importante della mia. Il suo percorso non poteva essere ostacolato. Dopo ogni litigio mi sentivo dire che ero responsabile se la gara qualche settimana dopo sarebbe andata male, se non avesse reso al massimo al successivo raduno con la nazionale. Era colpa mia, che non gli permettevo di essere tranquillo, e lo distraevo. Era quello che è uscito dalla bocca di tutti, e forse era anche dovuto a come si poneva lui all’esterno.
Io rappresentavo una distrazione, e un ostacolo. Nessuno mai però, ha menzionato l’ipotesi che quella che ci rimetteva fossi io.
Per anni siamo stati insieme, ed io non ho avuto pace.
Sono stati gli anni più complicati forse, dove la mia mente era continuamente affollata da problemi, bugie da dire, lividi da coprire. Non avevo la giusta tranquillità per poter dedicarmi davvero all’agonismo in modo sereno.
Quel periodo però era finito. Non era più così.
Non avevo più nessun peso che mi trattenesse e mi impedisse di volare.
Ero libera, ed ero la nuova campionessa regionale.
Non ero la fidanzata di nessuno. La campionessa ero io, e me lo meritavo!
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