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Si yo tuviera tu fuerza para gritar, gritaría, gritaría... gritaría hasta que se me reventara el pecho.
Leónidas Barletta- Desdicha
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Pero los chicos no pueden saber nada de todo esto. Ellos miran sus narices reflejadas dentro del tazón de café con leche y no sospechan que advienen a un mundo que debería ser nuevo con cada uno que nace, que debería ofrecerle a cada recién nacido la posibilidad de crearlo todo, en vez de darle a uno lo que han hecho los demás y de obligarle a mirarlo como propio.
Leónidas Barletta en Historia de perros (1950).
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Francesco Hayez - Milano - Pinacoteca di Brera - Alessandro Manzoni
Nel 1827 esce la prima edizione de I promessi sposi, in lingua italiana e ambientato in Lombardia durante il dominio spagnolo con l'intento di alludere al medesimo opprimente governo del dominio austriaco sul nord Italia. Siamo nel pieno risveglio dell'identità nazionale dopo la Restaurazione.
Dopo la sconfitta definitiva di Napoleone il Congresso di Vienna decise infatti nel 1815 l'annessione del Regno di Sicilia nel Regno di Napoli. L'influenza rivoluzionaria rimase nella vita politica italiana attraverso la diffusione di gazzette letterarie e i salotti borghesi, veri e propri club di tipo anglosassone o giacobino, spesso di modello massonico come i Sublimi Maestri Perfetti di Filippo Buonarroti.
La Carboneria, originariamente nata a Napoli nel 1814 per opporsi alla politica di Gioacchino Murat, si diffuse in tutta la penisola sostenuta anche dalla rivolta spagnola a Cadice.
I primi moti carbonari:
- Macerata (1817)
- Sicilia (1820)
- arresto di Silvio Pellico a Milano (1820)
- Torino (Santorre di Santarosa, 1821) in occasione del quale Manzoni scrisse l’ode “Marzo 1821″ e che vide la seguente successione fra Vittorio Emanuele I e Carlo Felice
- Napoli, repressa da Guglielmo Pepe (1822)
- Palermo (1822)
- Basilicata (1822)
- Romagna, repressa dal cardinale Agostino Rivarola (1823)
- Roma, condanna a morte di Angelo Targhini e Leonida Montanari (1825)
- Cilento (1828)
- Modena, Ciro Menotti (1831)
- Romagna (1832)
- Nola (1832)
- Genova, esilio di Mazzini e Garibaldi (1834)
- Messina, Catania e Siracusa (1837)
- Napoli, fratelli Bandiera (1844)
- Rimini (1845)
- Reggio Calabria (1847)
Nel 1832, fu pubblicata a Torino (nel 1831 Carlo Alberto era succeduto a Carlo Felice) l'autobiografia di Silvio Pellico, Le mie prigioni, e nel 1833 venne pubblicato il romanzo storico Ettore Fieramosca e la disfida di Barletta di Massimo D'Azeglio, allo scopo di risvegliare il patriottismo degli Italiani. Giuseppe Mazzini nel 1831 a Marsiglia fondò la Giovine Italia. Nel biennio delle riforme 1846-1848, a seguito del fallimento dei moti rivoluzionari mazziniani, prendono vigore progetti politici di liberali moderati (Massimo d'Azeglio, Vincenzo Gioberti, e Cesare Balbo): nasce così il movimento neoguelfo in coincidenza con l'elezione nel 1846 di papa Pio IX.
Sotto la spinta di queste novità molti stati italiani attuarono diverse riforme modernizzatrici e nel 1847 Pio IX prese la decisione di proporre al regno piemontese e al granducato di Toscana l'unione in una "Lega doganale" per favorire la circolazione delle merci anche se le agitazioni del 1848 fece definitivamente tramontare il progetto.
Il 28 novembre 1847 re Carlo Alberto effettuò l'unione politica e amministrativa di tutti i territori da lui governati, trasformando il Regno di Sardegna in un unico Stato, con un unico parlamento e medesime leggi per tutti i sudditi dei diversi territori.
Nel 1847 a Genova il musicista Michele Novaro, sul testo del patriota e poeta Goffredo Mameli uno degli organizzatori della giornata, compose l'inno noto come "Fratelli d'Italia". Cavour e Cesare Balbo il 15 dicembre 1847 pubblicano il primo numero della rivista Il Risorgimento.
Nel 1848 si ebbero i moti nel Regno delle Due Sicilie che, per essere placati, portato alla concessione delle costituzioni da parte di Ferdinando II e poi di Leopoldo II di Toscana e di Carlo Alberto ed infine dello Stato Pontificio. Ferdinando II, dopo un'ulteriore insurrezione indipendentista in Sicilia, pochi mesi dopo la concessione della costituzione a Napoli, sciolse le camere ripristinando l'assolutismo: ciò provocò la ribellione dei liberali in diverse zone del regno e a Napoli, in Via Toledo, dove i patrioti eressero barricate, che furono espugnate a colpi di cannone.
La Prima Guerra d'Indipendenza, anti austriaca, scoppiò quindi a seguito della rivolta vittoriosa antiaustriaca delle Cinque giornate di Milano (1848): la guerra condotta e persa da Carlo Alberto a seguito delle sconfitte nella battaglia di Custoza e nella Battaglia di Novara, si concluse territorialmente con un sostanziale ritorno allo statu quo ante e, a seguito dell'abdicazione del padre, con la salita al trono di Vittorio Emanuele II che, diversamente da quanto fecero gli altri governanti italiani, non ritirò lo Statuto Albertino concesso dal padre. Il suo regno, unico stato preunitario italiano a conservare il tricolore come bandiera nazionale, rimase l'unico Stato costituzionale nella penisola italiana, con istituzioni di tipo rappresentativo in cui l'autorità del re era bilanciata da un parlamento bicamerale con una camera dei deputati elettiva ed un senato a nomina regia.
I moti indussero anche l'imperatore Ferdinando I d'Austria ad abdicare a favore del nipote Francesco Giuseppe, che divenne imperatore il 2 dicembre 1848. Dal febbraio 1849 al luglio 1849 si svolse la vicenda della Repubblica Romana, che vide Pio IX fuggire dalla città e rifugiarsi nella fortezza di Gaeta come ospite di Ferdinando II di Borbone, mentre il governo a Roma veniva assunto dal triumvirato di Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. La Repubblica Romana, che comprendeva tutte le terre già pontificie, fu sciolta con gli interventi militari degli austriaci che assediarono Ancona, entrandovi dopo un duro assedio navale e terrestre il 21 giugno 1849, e dei francesi che attaccarono Roma vanamente difesa da Garibaldi con i suoi volontari.
Anche il Veneto insorse: il 17 marzo 1848 nasceva la Repubblica di San Marco fino alla capitolazione il 27 agosto 1849. Altri tentativi furono condotti e sedati a Brescia, Livorno e Palermo nel 1849: il forte bombardamento per la riconquista di Messina costeranno a Ferdinando II l'appellativo di "re bomba" L'ascesa in Francia di Luigi Napoleone - poi Napoleone III - modificò gli equilibri politici esistenti in Europa dal Congresso di Vienna: il cambio di politica di Pio IX e la difesa del papato permise alla Francia di Napoleone III di ampliare la sua sfera d'influenza nella penisola in opposizione a quella austriaca che si trovò indebolita. Nel 1849 Cattaneo, Garibaldi e Mazzini erano in esilio e a Napoli vennero messi in carcere Luigi Settembrini, Silvio Spaventa, Carlo Poerio e Francesco De Sanctis e a Bologna gli austriaci fucilarono Ugo Bassi.
Nei dieci anni successivi alla sconfitta riprese vigore il movimento repubblicano mazziniano favorito anche dal fallimento del programma federalista neoguelfo:
- i martiri di Belfiore (1852) a Mantova
- la spedizione di Sapri (1857) nel Regno delle Due Sicilia di Carlo Pisacane
La crisi del movimento mazziniano favorì, in probabile accordo con Cavour, la creazione nel 1857 in Piemonte, ad opera degli esuli Daniele Manin e Giuseppe La Farina, della Società nazionale italiana che operava alla luce del sole nel regno sabaudo e clandestinamente negli altri stati italiani a supporto del movimento unitario che si stava formando attorno al Regno di Sardegna. Nel 1850 Camillo Benso conte di Cavour entra nel governo piemontese: inizialmente come ministro per il commercio e l'agricoltura, divenendo poi anche ministro delle finanze e della Marina; infine diventò primo ministro il 4 novembre 1852, grazie ad un accordo tra le forze di centro-destra e di centro-sinistra.
Il biennio 1859-1860 costituì una nuova fase decisiva per il processo d'unificazione, iniziò con l'attentato di Felice Orsini contro Napoleone III colpevole di aver represso la Repubblica Romana: Orsini, prima di essere ghigliottinato, inviò una lettera Napoleone III, che ne fu favorevolmente colpito autorizzandone la pubblicazione sui giornali che presentarono Orsini come un eroe. Il biennio fu quindi caratterizzato dall'alleanza sardo-francese siglata nel gennaio 1859 e preparata con l'incontro di Plombières fra Cavour e Napoleone III del 21 luglio 1858.
Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II, inaugurando i lavori del Parlamento subalpino, pronunciò un famoso discorso della Corona con l'affermazione: «Noi non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi»; frase che esprimeva un'accusa di malgoverno austriaco sugli italiani ai quali il re sabaudo si proponeva come loro soccorritore e una velata ricerca del "casus belli": nel frattempo Garibaldi veniva autorizzato a condurre apertamente una campagna di arruolamento di volontari nei Cacciatori delle Alpi.
Dopo mesi, durante i quali sembrava si potesse giungere a una pacificazione, giunse l'ultimatum austriaco al Piemonte con l'ingiunzione di disarmare l'esercito e il corpo dei volontari. Cavour in risposta all'intimazione austriaca dichiarò di voler resistere all'«aggressione» e a fine aprile giunse la dichiarazione di guerra degli austriaci che attaccarono il Piemonte attraversando il confine sul fiume Ticino. I ducati emiliani, le legazioni pontificie, e il Granducato di Toscana, ottenevano l'annessione al Regno sardo.
Il 12 maggio 1859 Napoleone III, entrò in guerra al comando dell'Armée d'Italie. Tuttavia, nonostante il corso favorevole della guerra (Battaglia di Magenta, Battaglia di Solferino e San Martino a seguito delle quali nacque la Croce Rossa), questa venne interrotta per iniziativa francese prima di conseguire tutti gli obiettivi concordati fra Francia e Piemonte: le richieste di annessione da parte dei ducati emiliani, delle legazioni pontificie e del granducato di Toscana, non previste negli accordi di Plombieres sulla spartizione degli stati italiani, il malcontento dell'opinione pubblica francese per l'alto numero di morti nella guerra in Italia, l'opposizione dei cattolici francesi che vedevano realizzarsi i loro timori per la perdita dell'autonomia papale, spinsero Napoleone III ad accettare di firmare un armistizio (11 luglio 1859) con l'imperatore Francesco Giuseppe d'Asburgo ("preliminari di pace di Villafranca") che concedeva ai Piemontesi la sola Lombardia (eccetto Mantova e Peschiera del "Quadrilatero") in cambio dell'abbandono delle terre già occupate nel Veneto e della rinuncia a soddisfare le richieste di annessioni. Vittorio Emanuele accettò le condizioni di pace che prevedevano la cessione della Savoia e il Nizzardo alla Francia, in cambio del riconoscimento da parte di quest'ultima delle annessioni dell'Emilia-Romagna e della Toscana che, tramite i plebisciti dell'11 e 12 marzo 1860, entrarono a far parte del Regno di Sardegna.
Ulteriore passo verso l'unità fu la spedizione "dei Mille" garibaldini in Sud Italia. Garibaldi, salpato da Quarto in Liguria e sbarcato a Marsala l'11 maggio 1860 giunse il 30 maggio alla conquista di Palermo. Mentre Garibaldi avanzava da sud con il suo Esercito meridionale fino all'ingresso a Napoli. Dopo Napoli, le truppe garibaldine si scontrarono un'ultima volta con quelle borboniche nella Battaglia del Volturno il 1º ottobre 1860. Con la vittoria di Garibaldi l'Italia meridionale veniva definitivamente sottratta ai Borbone. Le truppe di Vittorio Emanuele II intanto entravano nello Stato della Chiesa scontrandosi il 18 settembre con l'esercito pontificio nelle Marche, durante la Battaglia di Castelfidardo, che sarebbe stato l'ultimo grande scontro armato prima dell'unità italiana. Garibaldi, pur di idee repubblicane, non pose ostacoli all'unione dell'ex Regno delle Due Sicilie al futuro Stato unificato italiano, che già si profilava all'epoca sotto l'egida di Casa Savoia. Tale unione fu formalizzata mediante il referendum del 21 ottobre 1860. Il nuovo governo era presieduto da Cavour e il 17 marzo 1861 il parlamento subalpino proclamò Vittorio Emanuele II re d'Italia: tre mesi dopo dello stesso anno moriva Cavour.
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#Efemérides :: Nacimiento de Rodolfo Walsh Rodolfo Walsh nació en Choele-Choel, provincia de Río Negro, un 9 de enero de 1927. Periodista, escritor, militante, intelectual y podríamos enumerar un largo etcétera. Lo cierto es que Walsh es de esos intelectuales inclasificables. Antes de "Operación Masacre" Walsh se había criado en el seno de una familia conservadora, de ascendencia irlandesa. Estudió en un colegio de monjas irlandesas y estuvo interno en una congregación de curas también irlandeses. "Tengo una hermana monja y dos hijas laicas", se reía. A los 17 años comenzó a trabajar en la Editorial Hachette como traductor y como corrector de pruebas, y a los 20 comenzó a publicar sus primeros textos periodísticos. En 1953 publicó su primer libro de cuentos, "Variaciones en rojo", con el que había ganado el Premio Municipal de Literatura de Buenos Aires. Cuando se produjeron los fusilamientos de José León Suárez, Walsh estaba trabajando en la compilación de cuentos de la Editorial Hachette. Una tarde de 1956, jugando al ajedrez en un bar de la Plata escuchó la frase "Hay un fusilado que vive". Nunca se le fue de la mente. A fines de ese año, comenzó a investigar el caso con la ayuda de la periodista Enriqueta Muñiz, y se encontró con un gigantesco crimen organizado y ocultado por el Estado. Walsh decidió recluirse en una alejada isla del Tigre con el seudónimo de Francisco Freyre, y con la única compañía de un revolver. El 23 de diciembre Leonidas Barletta, director de Propósitos, denunció, a pedido de Walsh, la masacre de José León Suárez y la existencia de un sobreviviente, Juan Carlos Livraga. El producto de esta experiencia, es el libro que inició el movimiento periodístico-literario de la novela testimonial: Operación Masacre. Su temprano compromiso político se evidenció en su paso por la Alianza Libertadora Nacionalista y, décadas más tarde, en su participación en la CGT de los Argentinos y su incorporación al grupo armado FAP y, posteriormente, a Montoneros. Después de enviar por correo los primeros ejemplares de su "Carta abierta de un escritor a la Junta Militar" -escrita el día anterior, en la cual denunciaba los crímenes del terrorismo de Estado
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