#laurea traduzione
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ricordo quando all'inizio era ancora un progetto e c'erano i sondaggi per scegliere il nome. feeling old
Three months ago I pitched an idea for a party game. Today, ‘WHAT THE PLOT?!™’ is a real game and available for pre-order! I am so excited. Thank you everyone for your support!
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Il fatto è:
In questi mesi mi sono resa conto che con la mia laurea ci faccio veramente ben poco... a meno che non sia abbinata ad altro. Vogliono tutti la specializzazione, sennò nemmeno gli stage non retribuiti ti fanno fare. È una cosa assurda, dato che parlo con gente che "io questa cosa l'ho fatta col diploma/con la triennale..." e ora sembra non bastare nemmeno un master per fare qualcosa. O meglio, sgancia 20'000€ per un master e il lavoro te lo assicuriamo. Borsa di studio? Ti tolgo 800€ dal totale, contento? Sono cambiati i tempi e qui ci troviamo, quindi tocca per forza di cose adattarsi.
Quindi, dato che pare debba rimettermi sui libri, che mi sono messa a pensare? Un master in traduzione specializzata? No, a fare il traduttore fai la fame, poi vai a trovarlo quello in russo o tedesco, tutti i cazzo di master sono in inglese. E diciamocelo, quella che mi interessa è la traduzione editoriale, di fare un master per poi tradurre roba giuridica, medica, metalmeccanica e chi più ne ha più ne metta forse no, non era quello che immaginavo. E se la traduzione editoriale la lasciassi come "hobby"? Ho capito che mi interessa la biblioteca, dopo il tirocinio e vari ragionamenti. La pensata geniale è quella di prendersi una laurea in biblioteconomia per aver accesso a tutti i concorsi e puntare a cariche più alte. Ne sto vedendo una marea di concorsi per personale di biblioteca ultimamente. Io mi impegno, mi vinco un concorso, ho un posto assicurato e una stabilità economica. Nel tempo libero posso scovare tutti i romanzi che voglio non tradotti, e se in un anno mi traduco solo 500 pagine che ci fa? Quella diventa una soddisfazione personale. Mi sto scegliendo una carriera che mi appagherebbe, come il mio "hobby".
Forse sto solo sognando troppo o forse sto direttamente impazzendo, chi lo sa. Però mi piace sognare.
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"Jannacci "accademico" (Oh yeh)
Quelli che si incazzano se non li inviti
Quelli che invitano solo gli amici
Quelli che se inviti Tizio o Caio, loro non vengono
Quelli che non ti invitano perché sei uno stronzo
Quelli che si autoinvitano
Quelli che appena diventati ricercatori iniziano a rompere i coglioni per diventare associati, e appena diventati associati iniziano a rompere i coglioni per diventare ordinari
Quelli che sino a quando non sei ordinario non conti un cazzo
Quelli che non vogliono diventare ricercatore o professore per poter studiare, ma studiano per poter diventare ricercatore o professore
Quelli che appena diventano ricercatori o professori smettono di studiare
Quelli che non hanno niente da dire, eppure scrivono lo stesso
Quelli che scrivono libri pur non avendo ancora risolto tutti i loro problemi con l'italiano
Quelli che invece di scrivere un libro perché hanno qualcosa da dire, cercano qualcosa da dire per poter pubblicare un libro
Quelli che non leggono il tedesco perché è difficile
Quelli che non citano i morti, perché non possono entrare nelle commissioni di concorso
Quelli che citano una volta sola una sola riga del tuo libro, scelta a caso, solo per poter mettere il titolo in bibliografia e il nome nell'indice
Quelli che riempiono le note di "Su questo problema cfr. x, y, z,…n", e pensano in questo modo di "aver tenuto conto della letteratura critica di riferimento"
Quelli che non ti citano perché sei uno stronzo
Quelli che si incazzano se non li citi
Quelli che scrivono solo in inglese
Quelli che leggono solo letteratura in inglese
Quelli che citano solo letteratura in inglese
Quelli che scoprono l'acqua calda perché hanno letto solo letteratura in inglese
Quelli che conoscono solo l'inglese, mentre tu leggi in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese e catalano; e però l'ignorante sei tu, perché non conosci l'inglese così bene come loro.
Quelli che lavorano, in Italia, nel Department of Philosophy (hai visto mai che se scrivi "Dipartimento di filosofia" c'è qualche collega straniero che ha bisogno della traduzione?)
Quelli che chi non scrive solo in inglese è un coglione
Quelli che, pur essendo italiani, dicono che in Italia facciamo tutti schifo
Quelli che impaginano largo per ingrassare il libro
Quelli che stanno a casa
Quelli che si dimenticano di venire
Quelli che mandano altri a far lezione al posto loro
Quelli che vedono per la prima volta le tesi dei loro studenti il giorno della laurea
Quelli che all'esame non bocciano nessuno, perché se no poi tornano
Quelli che hanno solo mezza giornata per ottanta esami
Quelli che all’esame fanno solo l’appello, e rimandano le interrogazioni a due settimane dopo
Quelli che l'esame dura non più due minuti: tanto se do trenta a tutti nessuno protesta
Quelli che chi se ne frega tanto nessuno controlla
Quelli che tolte le citazioni il loro libro fa venti pagine
Quelli che "spacchettano" i loro libri per moltiplicare i titoli e allungare il curriculum
Quelli che copiano
Quelli che "copia e incolla"
Quelli che copiano, ma “da sé stessi”
Quelli che copiano, ma si può fare, perché il libro è divulgativo
Quelli che lo stesso libro o lo stesso saggio in italiano e in inglese diventano (miracolo!) due libri e due saggi
Quelli che scelgono di studiare un argomento di cui, giustamente, non è mai fregato un cazzo a nessuno, nemmeno a loro; così si risparmiano la fatica di leggere la bibliografia (che non c'è) e diventano con poca spesa i "massimi esperti mondiali nel loro settore"
Quelli che l'Università non sarebbe poi così male, se solo non ci fossero gli studenti
Quelli che continuano a ripetere, da duemila anni a oggi, che gli studenti sono sempre più cretini e sempre più ignoranti.
Quelli che hanno il diritto di valutare gli altri, ma nessuno ha il diritto di valutare loro.
Quelli che hanno concepito un'idea da piccoli e non fanno che ripeterla per tutta la vita
Quelli che credono di aver diritto a un posto in università perché io non sarò un granché, ma non sono il peggiore
Quelli che non pubblicano niente da anni, e se ne vantano
Quelli che in America basta un articolo importante, ma loro non ne hanno nemmeno uno
Quelli che non sanno che cosa studiare, e non si chiedono perché non lo sanno
Quelli che hanno l'ansia della pagina bianca
Quelli che chi scrive tanto scrive solo cazzate
Quelli che promuovono allievi incapaci e poi si lamentano se tu non li aiuti.
Quelli che se critichi le loro tesi "ce l'hai con loro"
Quelli che non gliene importa un fico secco di quello che studiano
Quelli che i "prodotti della ricerca" sono solo una dolorosa necessità per avere un posto
Quelli che hai recensito il mio libro per stroncarmi la carriera
Quelli che ma non puoi farti i cazzi tuoi?
Quelli che vivi e lascia vivere
Quelli che chi ti manda?
Quelli che ma chi c'è dietro?
Quelli che in pubblico parlano bene di tutti e poi in privato, peste e corna
Quelli che non leggono più niente
Quelli che non scrivono più niente (tanto lo stipendio arriva lo stesso)
Quelli che non hanno mai tempo, ma nessuno (nemmeno loro) ha mai capito che cavolo fanno tutto il giorno
Quelli che sono diventati professori presentando il "preprint" di un libro mai pubblicato
Quelli che sono diventati professori senza mai avere scritto un libro
Quelli che si lamentano perché, "con tutto il lavoro che fanno", guadagnano poco
Quelli che fare il docente universitario non è un granché, ma è pur sempre meglio che lavorare
Quelli che i concorsi sono tutti corrotti… ma loro non potrebbero vincere mai neppure quelli regolari.
Quelli che pretendono che i loro nemici siano anche i tuoi nemici
Quelli che l'Università fa schifo, ma farebbero carte false per poter essere assunti
Quelli che non vedono l'ora di andare in pensione, ma poi resistono impavidi sino all'ultimo giorno legale, e spesso continuano a rompere i coglioni anche dopo
Quelli che magnificano la correttezza delle università anglosassoni, ma se si trovano in Italia si comportano come i peggiori baroni vecchia maniera
Quelli che se non hai passato un po' di tempo all'estero, non sei nessuno; e magari, quanto a loro, la città più esotica che hanno visto è Lugano
Quelli e quelle che protestano indignati contro le discriminazioni di genere, e poi sono i primi e le prime a dire che questa o quella ha fatto carriera solo perché moglie o amante di qualcuno
Quelli che hanno riportato in Italia dei "cervelli" che stavano benissimo dov'erano
Quelli che a trent'anni non vedono l'ora di fuggire dall'Italia, perché qui è tutto uno schifo, e poi a quaranta o cinquanta non vedono l'ora di ritornare, nonostante che a sentir loro l'Italia continui a fare schifo come e più di prima
Quelli…quelli che…quelli che ma tu sei proprio uno stronzo!"
Franco Trabattoni (tra l'altro uno dei più grandi specialisti in Italia di Platone)
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Rashida Tlaib
Sono cresciuta a Detroit, in un quartiere che conta venti diverse etnie. Non ho mai incolpato le persone quando il governo della loro terra natale ha agito in un modo che va oltre i loro valori. Nessun governo è esente da critiche. L’idea che criticare il governo di Israele sia antisemita costituisce un precedente incredibilmente pericoloso. E viene utilizzato per mettere a tacere le voci di coloro che si battono a favore dei diritti umani. È questo che ci ha portato dove siamo ora: gli aiuti incondizionati, il guardare dall’altra parte quando venivano costruiti i muri, gli insediamenti, i bambini venivano detenuti e si attaccavano i campi dei rifugiati. I miei colleghi democratici devono capire il ruolo che svolgiamo come Stati Uniti. Siamo letteralmente i principali investitori nell’uccisione di vite innocenti.
Rashida Tlaib, politica statunitense di origine palestinese, è stata la prima donna di religione islamica eletta al Congresso degli Stati Uniti.
Nell’ala progressista del partito, fa parte Democratic Socialists of America (DSA). È favorevole all’aumento del salario minimo, appoggia la parità di retribuzione per le donne, l’istruzione universitaria, l’assistenza sanitaria pubblica, i diritti Lgbtq+, le protezioni ambientali e la riforma dell’immigrazione, che include un percorso di cittadinanza per coloro che non hanno documenti.
Si è fatta notare quando, nel 2016, ha interrotto un intervento di Trump a Detroit, dicendogli “i nostri figli meritano di meglio” e chiedendogli di leggere la Costituzione degli Stati Uniti, prima di essere allontanata dalle guardie di sicurezza.
Nata a Detroit, 24 luglio 1976, è figlia di immigrati palestinesi della classe operaia.
Ha una laurea in scienze politiche presso la Wayne State University e un’altra in giurisprudenza presso la Cooley Law School della Western Michigan University.
Avvocata che difende i diritti umani, è cresciuta politicamente lavorando con il Maurice and Jane Sugar Law Center di Detroit, costruendo coalizioni con persone di ogni provenienza.
Nel 2008 è stata la prima musulmana eletta alla Camera dei rappresentanti del Michigan, dove ha ricoperto il ruolo di presidente del comitato finanziario, portando il suo bagaglio di esperienza in un’organizzazione multirazziale, multietnica e multireligiosa che spinge oltre i confini della divisione.
Il 6 novembre 2018 è stata eletta al Congresso degli Stati Uniti. Quando è entrata in carica, nel gennaio 2019, ha giurato su una traduzione in inglese del Corano indossando un abito tradizionale palestinese.
Come deputata di uno degli Stati più poveri degli USA, è particolarmente attiva nelle questioni sociali. Ha presentato una proposta di legge per istituire un credito d’imposta rimborsabile per la classe media. È anche impegnata nel Green New Deal e nell’aumento della tassazione dei più ricchi.
Ha guidato, insieme a Cori Bush, la risoluzione del Congresso per il cessate il fuoco a Gaza, chiedendo una riduzione del bilancio della difesa e mettendo in discussione l’alleanza con Israele, che ha dato vita a un grande movimento che ha coinvolto una grande percentuale della popolazione americana.
Si è schierata contro il suo governo, incurante delle minacce e possibili ritorsioni. Utilizza il suo vantaggio istituzionale per porre luce sull’enorme tragedia che sta affliggendo la popolazione dei territori palestinesi occupati.
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HEY, HAVE YOU EVER WANTED YOUR FICS TRANSLATED TO ITALIAN?
OR VICE VERSA?
THEN YOU CAN SEND THEM TO ME!
Hi, I'm Ash and I'm a native italian speaker who's far too obsessed with english and whose dream job is to be a translator. I'm currently studying to become one, so I don't have a degree or any other official qualification yet and for this reason EVERY TRANSLATION WILL BE FREE (well for this and also because it's really good practice and overall a lot of fun).
So, contant me if you're interested!😊🌼
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HEY, VOLETE LE VOSTRE FANFICTION TRADOTTE IN INGLESE?
O IL CONTRARIO?
ALLORA POTETE MANDARLE A ME!
Ciao, mi chiamo Ash e sono una ragazza italiana fin troppo ossessionata con l'inglese e che sogna, un giorno, di diventare una traduttrice. Al momento sto ancora studiando quindi non ho nè una laurea in lingue nè una qualifica ufficiale, per questo OGNI TRADUZIONE SARÀ GRATUITA (beh, per questo e perchè sarebbe una buona pratica ed in generale tradurre mi diverte parecchio.)
Perciò, contattatemi se siete interessati!🌼😊
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Locc inequalities quantumness gravity
Come rivelare la natura quantistica della gravità, attraverso esperimenti con oscillatori armonici quantistici. In uno studio pubblicato questo mese su Physical Rewiew X, un gruppo di ricercatori guidato dall’italiano Ludovico Lami dell’Università di Amsterdam (Paesi Bassi) è riuscito a teorizzare, per comprendere se la gravità abbia o meno una natura quantistica, una serie di esperimenti dove l’entanglement non è il protagonista.
Ludovico Lami, fisico, primo autore dello studio pubblicato su Physical Review X. Originario di Pisa, dopo la laurea alla Scuola Normale, un dottorato a Barcellona, due post-doc a Nottingham (Regno Unito) e in Germania, ora è assistant professor all’Università di Amsterdam. Crediti: QuSoft Cercare di comprendere quale sia la natura della forza di gravità è una delle sfide della fisica moderna. È una forza quantistica? Oppure è una forza “classica”, per cui una descrizione geometrica su larga scala è sufficiente? O è qualcosa di ancora diverso? Fino ad ora, tutte le proposte sperimentali per rispondere a queste domande si sono basate sulla creazione del fenomeno quantistico dell’entanglement tra masse pesanti e macroscopiche. Ma più un oggetto è pesante, più tende a perdere le sue caratteristiche quantistiche e diventare “classico”, rendendo incredibilmente difficile far comportare una massa pesante come una particella quantistica. Sembrerebbe dunque di essere in una sorta di vicolo cieco: abbiamo teoricamente uno strumento, l’entanglement, che potrebbe aiutarci a chiarire dubbi fondamentali sulla natura della gravità, ma non riusciamo a mettere in piedi alcun esperimento, per adesso, che ci possa aiutare a raggiungere un tanto agognato responso. Ora potrebbe esserci un piccolo spiraglio, seppur ancora teorico, di via d’uscita: un articolo pubblicato questo mese su Physical Rewiew X da Ludovico Lami dell’Università di Amsterdam (Paesi Bassi) e Julen Pedernales e Martin B. Plenio, due fisici dell’Università di Ulm (Germania) propone un modo alternativo per testare la natura della gravità. Qual è questa proposta? Quale idea ci sta dietro? Lo abbiamo chiesto al primo autore dell’articolo, Ludovico Lami appunto, fisico originario di Pisa, laurea alla Scuola Normale, dottorato a Barcellona, due postdoc a Nottingham (Regno Unito) e in Germania e oggi assistant professor all’Università di Amsterdam. Lo scopo del vostro studio è rivelare la “quantumness of gravity”. Di che si tratta? E come la tradurrebbe in italiano? «La natura quantistica della gravità, non c’è traduzione migliore. Semplicemente, si tratta di capire se l’interazione gravitazionale tra sistemi quantistici è quantistica, più genericamente non classica, oppure è descritta, come dice Einstein, da un campo puramente classico». Quindi il vostro obiettivo è trovare un modo per mettere alla prova questa natura quantistica della gravità? «In realtà si dovrebbe dire più accuratamente non classica. Questo perché l’esperimento che proponiamo non confermerebbe la natura quantistica della gravità: il suo scopo principale è confutare la sua natura puramente classica. L’esperimento potrebbe anche fornire indizi a supporto del fatto che sia quantistica, ma appunto, lo scopo primo è falsificare l’ipotesi che sia un campo classico a mediare le interazioni gravitazionali». Dagli studi precedenti sembrava che gli unici esperimenti possibili dovessero basarsi sul fenomeno dell’entanglement. In che modo? «Il metodo che fa affidamento sull’entanglement è stato proposto da Richard Feynman in una famosa conferenza a Chapel Hill nel 1957 e si basa su un’idea abbastanza semplice. Praticamente, si prende una massa sorgente che può trovarsi in uno stato di sovrapposizione, cioè sostanzialmente può trovarsi in due punti diversi dello spazio (immaginiamo uno a destra e uno a sinistra). Poi si considera di avere un’altra massa di test. Come si comporterà quest’ultima? Verrà attratta dalla massa precedente. Ma poiché la massa sorgente può trovarsi in due punti diversi dello spazio, avremo che la massa di test entrerà in uno stato di sovrapposizione anch’essa. Si forma perciò uno stato entangled: se la massa sorgente è a sinistra, la massa di test viene attratta a sinistra, se la massa sorgente è a destra viene attratta a destra. Perciò se in qualche modo possiamo certificare che l’unica interazione fra la massa sorgente e quella di test è la gravità e si è formato entanglement, allora vuol dire che il campo gravitazionale della massa sorgente è entrato in una sovrapposizione anch’esso, dunque non potrebbe avere una natura semplicemente classica». E questo tipo di esperimento ha portato a qualche risultato concreto? «No, perché si sta parlando di esperimenti estremamente complicati da realizzare. Per essere posta in uno stato quantistico di sovrapposizione, la massa deve essere molto piccola. Questo perché questi stati quantistici sono assai fragili, perciò è necessario che la massa sia completamente isolata, cioè si trovi in uno stato delocalizzato. Questo però non si riesce a fare per una massa abbastanza grande da generare un campo gravitazionale misurabile».
Schema della bilancia di torsione utilizzata da Henry Cavendish nel 1797 per misurare la forza di gravità. Analoghi “oscillatori armonici” potrebbero ora essere utilizzati per rivelare la natura quantistica della gravità Il vostro approccio invece qual è? «Quello che Feymann intendeva dire con il suo esperimento è che, se la gravità è classica, si comporta come un sistema puramente classico che però parla localmente con i due sistemi quantistici. Questo paradigma di due soggetti quantistici che comunicano attraverso un canale classico prende il nome di paradigma Locc (Local Operations and Classical Communication). Dunque, quello che diciamo nel nostro articolo è: partendo dal presupposto che se la gravità è classica agisce come una Locc, riusciamo a trovare delle condizioni a cui queste Locc devono per forza obbedire? E riusciamo a progettare un esperimento che potenzialmente violi queste condizioni? Quindi quello che noi deriviamo sono le condizioni che una qualunque dinamica su un sistema bipartito deve avere se vuole essere Locc. Noi, perciò, progettiamo un esperimento che cerchi di testare se queste condizioni, che chiamiamo Locc inequalities, siano verificate o meno». Ma concretamente in cosa consiste? «Allora questa è l’idea generale dell’esperimento. Poi noi nell’articolo consideriamo anche un’implementazione specifica, però, secondo me, è importante dire che indipendentemente dall’implementazione il concetto dell’esperimento è generale. Comunque, l’applicazione specifica di cui noi parliamo nell’articolo è molto semplice: prendiamo n oscillatori armonici quantistici, cioè n “massine” attaccate a molle quantistiche, che essendo dotate di massa interagiscono con la gravità. Le prepariamo in quelli che in fisica chiamiamo stati coerenti, stati molto classici ed estremamente facili da preparare. Le masse iniziano ad oscillare e si influenzano a vicenda, ma nonostante interagiscano tra di loro, dopo l’interazione rimangono ancora degli stati coerenti: non si è creato entanglement. Quello che noi riusciamo a dimostrare è che questa dinamica sul sistema quantistico non è una Locc. Quindi, sostanzialmente, l’esperimento funziona così: si prendono degli oscillatori armonici, noi abbiamo preso per esempio dei pendoli a torsione, si osserva quello che succede e si cerca di verificare che questa dinamica non sia compatibile con un campo gravitazionale puramente classico». Ma è tutto teorico o si potrebbe realizzare? Che cosa manca per farlo? «Sì, per ora è soltanto una proposta. Sostanzialmente quello che manca sono degli oscillatori di qualità. Infatti, prima di tutto bisognerebbe raffreddarli fino allo stato vicino al vuoto. Poi occorrerebbe conoscere con estrema precisione le frequenze di oscillazione, che tra l’altro dovrebbero essere molto basse, affinché gli oscillatori abbiano il tempo di influenzarsi. Io sono un teorico, non uno sperimentale, però da quello che so non esistono ancora degli oscillatori di cui si possa conoscere la frequenza esatta con una precisione così alta». Per saperne di più: Leggi su Physical Review X l’articolo “Testing the Quantumness of Gravity without Entanglement”, di Ludovico Lami, Julen S. Pedernales e Martin B. Plenio Read the full article
#entanglement#fisicaquantistica#Italianiall'estero#Locc inequalities#meccanicaquantistica#quantumnessgravity
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Emilia-Romagna, Il nuovo spettacolo di Valter Malosti con Anna Della Rosa dall’opera di William Shakespeare Antonio e Cleopatra
Emilia-Romagna, Il nuovo spettacolo di Valter Malosti con Anna Della Rosa dall’opera di William Shakespeare Antonio e Cleopatra Antonio e Cleopatra di William Shakespeare è un’opera raramente rappresentata in Italia, ma è tra le vette poetiche del corpus drammatico dell’autore, un’occasione per il pubblico e gli appassionati di confrontarsi con un capolavoro sconosciuto ai più, anche grazie alla nuova traduzione italiana in versi di Nadia Fusini e Valter Malosti. È questo il testo che Malosti, il direttore di ERT / Teatro Nazionale, sceglie per la sua nuova regia, in prima assoluta al Teatro Storchi di Modena dal 10 al 14 gennaio, e subito dopo a Bologna al Teatro Arena del Sole dal 17 al 21 gennaio. La tournée proseguirà nelle principali città italiane fino a giugno, chiudendosi al Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo è una produzione di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura. In occasione della replica di sabato 13 gennaio alle ore 16.30 al Teatro Storchi è in programma un incontro con Valter Malosti, Anna Della Rosa e Nadia Fusini, moderato dal docente e coordinatore del corso di Laurea in Discipline della musica e del teatro dell’Università di Bologna Enrico Pitozzi, nell’ambito del ciclo Conversando di Teatro. Nei panni dei due protagonisti, lo stesso Malosti e Anna Della Rosa, già finalista ai Premi Ubu 2021 come miglior attrice per la sua interpretazione della regina d’Egitto in Cleopatràs, il primo dei Tre lai di Giovanni Testori, con la regia di Valter Malosti. Con loro, un ampio cast che vede insieme attrici e attori affermati e giovani talenti (Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic). Per la messa in scena il regista collabora con alcuni fra i migliori professionisti del teatro italiano, tra cui i premiati agli Ubu 2023 Margherita Palli (scenografa), Cesare Accetta (direttore della fotografia e light designer) e GUP Alcaro, sound designer che affianca i lavori di Malosti da due decenni, vincitore per il progetto sonoro di Lazarus. I costumi sono di Carlo Poggioli, candidato ai Nastri d'Argento, ai David di Donatello e ai BAFTA; e la cura del movimento è del regista e coreografo Marco Angelilli. Antonio e Cleopatra Valter Malosti si confronta con Antonio e Cleopatra dopo un lungo e appassionato percorso shakespeariano. Tra gli spettacoli: Shakespeare/Venere e Adone (Premio ANCT 2009), Lo stupro di Lucrezia (Premio Ubu 2013 a Alice Spisa), Amleto, Shakespeare/Sonetti, Macbeth. Nel 2022 Einaudi pubblica nella collana di Poesia la sua traduzione de I Poemetti. «I due straripanti protagonisti – spiega Valter Malosti – eccedono ogni misura per affermare la loro infinita libertà. Politicamente scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un baccanale egiziano vanno oltre la ragione e ai giochi della politica. Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere. Di Antonio e Cleopatra – prosegue il regista – la mia generazione ha impresso nella memoria soprattutto l’immagine, ai confini con il kitsch, e vista attraverso la lente d’ingrandimento del grande cinema (grande davvero vista la regia di Joseph L. Mankievicz) di Hollywood, della coppia Richard Burton / Liz Taylor. Ma su quest'opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana, aleggia, per più di uno studioso, a dimostrarne la profonda complessità, l’ombra del nostro grande filosofo Giordano Bruno: un teatro della mente». La storia d’amore tra Antonio e Cleopatra permette a Shakespeare di raccontare l’incontro e il conflitto tra Oriente e Occidente, un conflitto politico ma anche scientifico. Nel 1580 infatti Giordano Bruno si trovava in Inghilterra, qui recuperò le scienze astronomiche degli antichi egizi e diffuse nella cultura occidentale le sue teorie rivoluzionarie che gli sarebbero poi costate la vita. Per Antonio conoscere Cleopatra – un “Serpente del vecchio Nilo” che siede in trono rivestita del manto di Iside – è ciò che dà un senso al viaggio della vita, nell’incontro con Cleopatra Antonio nasce pienamente a sé stesso. Quanto a Cleopatra, scrive Nadia Fusini, «oltre che Didone e Iside, è una zingara, è la grande prostituta d’Oriente, un’anticipazione di Isolde, la donna “strana” e straniera dei Proverbi, la “lussuriosa” di Dante, la “fedele” in amore di Chaucer, la puttana di Cesare, e ora l’amante di Antonio. Ma soprattutto, ora, in questo dramma, è la sacerdotessa di un’azione drammatica da cui sgorga ancora e di nuovo l’antica domanda, che già ossessionava Zeus e Era: in amore chi gode di piú? l’uomo o la donna? e chi ama di piú, gode forse di meno? E tra gli amanti, chi riceve di piú? Sono domande che nella logica dell’economia erotica con cui Shakespeare gioca esplodono con fragore dissolvendo pretese macchinazioni puritane volte a legiferare in senso repressivo sulla materia incandescente dell’eros». Antony and Cleopatra, come ci suggerisce il docente, traduttore e poeta Gilberto Sacerdoti, è un prisma ottico: «Se viene osservato solo di fronte un prisma ottico mostra una sola immagine, e se non si fa un passo a sinistra e uno a destra, le altre due restano invisibili – il che, in caso di “verità” e “segreti della natura” che “dovrebbero tacere”, può venir buono per farli tacere e parlare al tempo stesso.” Visto di fronte è dunque la storia di amore e di politica narrata da Plutarco. Visto di sbieco ci spinge a decifrare “l’infinito libro di segreti della natura”. Per trovare un corrispettivo dell’infinito amore di Antonio “bisogna per forza scoprire un nuovo cielo e una nuova terra”, e a chi è disposto a lavarsi il cervello col forte vino d’Egitto, Dioniso rivela “un mondo che gira” proprio come quello che l’umanità si stava preparando a scoprire». Un breve appunto su ordine e disordine / Valter Malosti FILONE La demenza del nostro generale oltrepassa ogni misura: i suoi occhi che mandavano bagliori di fuoco sulle schiere e le adunate di guerra, riflessi sul metallo come un Marte, ora son volti su quella egiziana, e il suo gran cuore di capitano, che in battaglia faceva saltar via le fibbie della corazza sul petto, rinnega sfrenato ogni temperanza, è diventato il mantice e il ventaglio che rinfresca i bollori d’una zingara lussuriosa. Guarda bene la scena Vedrai uno dei tre pilastri del mondo trasformato nel buffone d’una puttana. Fa’ attenzione e guarda. Mi hanno sempre colpito leggendo e rileggendo Antonio e Cleopatra, la prima e l’ultima scena ma non capivo esattamente il perché. Mi sembravano due scene, stavo per dire due inquadrature, non rilevanti. Nella prima scena uno degli ambasciatori arrivati da Roma per avere un colloquio con Antonio parla del grande generale come se fosse un vecchio demente, disordinato, libidinoso, perso dentro l’amore per la “zingara” Cleopatra, e d’altra parte gipsy arriva proprio da egyptian, così come il nostro italiano “gitano”, che è il latino aegyptanus, da Aegyptus «Egitto», e con questo ultimo appellativo Antonio chiamerà Cleopatra all’interno della tragedia shakespeariana. Nella scena che chiude la tragedia osserviamo invece il vincitore Cesare Ottaviano davanti al corpo esanime di Cleopatra che incita al “massimo ordine”. Antonio e Cleopatra inizia dunque col massimo disordine in atto, in cui eros vive insieme a thanatos in un baccanale egiziano e convive con le guerre e la res pubblica e il potere, ma tutto questo sconvolgimento del mondo svanisce con la morte dei due amanti “senza pari”. L’ultima inquadratura appartiene a Cesare Ottaviano che, dopo la beffa politica del suicidio di Cleopatra, concede ai due una imperitura tomba comune ed esige dai suoi il “massimo ordine” relativamente al rito di sepoltura con tutto l’esercito schierato. Massimo ordine che vuole cancellare per sempre il massimo disordine. Ed è, istintivamente, proprio dall’immagine per me ineludibile di questa tomba-monumento che è iniziata la nostra ricerca su Antonio e Cleopatra. Ho chiesto a Margherita Palli di creare una scena-tomba, con gli strati della storia (millenari) visibili, è un mausoleo di oggi che ospita tombe antiche di antichi ospiti, i fantasmi, le ombre come Shakespeare le chiamava, che sono l’essenza del teatro. Sono dei morti che qui ci parlano con una pienezza di vita e una presenza più viva della vita, grazie alla poesia. I. L'invertito gusto e invertibile anche del veleno che hai cercato, distribuito, amato, quell’odiosa, sadica mania di far che la materia dell’arte sia come la gola l’attimo prima che una mano la stringa o nelle vene infetti l’aspide-siringa la funesta bava-droga, l’attimo, l’ora, l’eternità, forse, prima che Cleopatra muoia II. Chi ha quaggiù dipinto e amato che non desiderasse nell’un tempo l’assassinio di sé e dell’amante, una morte comune, fosse pur pitturale, insieme, a due, l’agonie mie, le sue... Giovanni Testori, Francesco Cairo, da Maddalene, Franco Maria Ricci, 1989 Personaggi e interpreti - Anna Della Rosa Cleopatra - Valter Malosti Antonio - Danilo Nigrelli Enobarbo - Dario Battaglia Cesare Ottaviano - Massimo Verdastro Indovino - Paolo Giangrasso Messaggero di Cleopatra - Ivan Graziano Agrippa - Noemi Grasso Incanto - Dario Guidi Eros - Flavio Pieralice Messaggero di Roma - Gabriele Rametta Soldato di Antonio - Carla Vukmirovic Ottavia Valter Malosti, regista, attore e artista visivo, dirige dal maggio 2021 Emilia Romagna Teatro Fondazione / Teatro Nazionale e in precedenza la Fondazione Teatro Piemonte Europa e la compagnia indipendente Teatro di Dioniso. Gli spettacoli di Malosti hanno ottenuto, tra gli altri, il premio internazionale Flaiano per la regia di Venere in pelliccia di David Ives nel 2017, il Premio Ubu 2009 per la regia di Quattro Atti Profani di A. Tarantino e quello dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro sempre per Quattro Atti Profani e per Shakespeare/Venere e Adone. Nel 2004 Inverno di Jon Fosse ha ricevuto il Premio Ubu per il miglior testo straniero messo in scena in Italia. Del 2004 è il premio Hystrio per la regia di Giulietta di Fellini. Nel 1992 Malosti ha ricevuto una menzione speciale al Fringe Arts Festival di Melbourne come miglior performer interpretando Ella di H. Achternbusch in lingua inglese. Del 2019 è la nomination ai Premi Ubu per la regia e il progetto sonoro di Se questo è un uomo di Primo Levi. Malosti ha diretto opere di Nyman, Tutino, Glass, Corghi e Cage, spesso in prima esecuzione, e per il Teatro Regio di Torino Le nozze di Figaro di Mozart. Ha al suo attivo diverse regie radiofoniche per Rai Radio3. Tra i suoi progetti più recenti la regia d’opera de Il viaggio di G. Mastorna di Matteo D’Amico da Fellini e Lazarus di David Bowie e Enda Walsh. Come attore Malosti ha lavorato per quasi un decennio con Luca Ronconi, e al cinema con Mimmo Calopresti, Franco Battiato e Mario Martone. È stato Manfred (Schumann/Byron) per la direzione d’orchestra di Noseda. Ha diretto la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino dal 2010 al 2018. Per la collana di Poesia di Einaudi Editore è uscita a fine novembre 2022 la sua traduzione de I Poemetti di William Shakespeare. Per la direzione di ERT / Teatro Nazionale nel 2023 ha ricevuto il Premio Enriquez e la Targa Volponi. Anna Della Rosa, diplomata alla scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, si specializza con Luca Ronconi e Massimo Castri. Debutta con Peter Stein al Teatro Greco di Siracusa e nei più importanti teatri antichi d’Europa. È protagonista diretta da Toni Servillo, Luís Pasqual, Pascal Rambert, Valter Malosti, Martin Kušej, Marco Bellocchio, Andreè Shammah, Marco Baliani, Davide Livermore, Veronica Cruciani, Simone Toni e Jacopo Gassmann, per il quale è Ifigenia nell’Ifigenia in Tauride al Teatro Greco di Siracusa nel 2022. Per il ruolo di Giacinta ne La Trilogia della Villeggiatura diretta da Toni Servillo, vince il Premio ETI Gli Olimpici del Teatro come migliore attrice emergente e il Premio Virginia Reiter, per la sua interpretazione in Blackbird diretta Luís Pasqual, riceve il Premio Marisa Bellisario e il Premio Duse come migliore giovane attrice di teatro e il premio Internazionale “Amici di Milano per i giovani”. È finalista al Premio Ubu come miglior attrice nel 2008 per il ruolo di Giacinta e nel 2021 per le sue interpretazioni di Cleopatràs di Giovanni Testori con la regia di Valter Malosti e di Sorelle, scritto e diretto da Pascal Rambert. È la voce di Via col vento di Margaret Mitchell e di Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, audiolibri prodotti da Storytel. È la Ragazza Esangue ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, Premio Oscar 2014 come miglior film in lingua straniera. Nella stagione 2023/2024 debutterà̀ in Durante, testo e regia di Pascal Rambert. Ha interpretato di recente al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena Erodiàs + Mater strangosciàs, il progetto di Sandro Lombardi, storico interprete dei Tre lai di Testori, nato come un ideale passaggio di consegne da attore ad attrice (prodotto da ERT / Teatro Nazionale). Riprende inoltre Accabadora, dal romanzo di Michela Murgia, drammaturgia di Carlotta Corradi e regia di Veronica Cruciani, una co-produzione ERT con Savà srl. Tournée - 10-14 gennaio 2024, Teatro Storchi, Modena - 17-21 gennaio 2024, Teatro Arena del Sole, Bologna - 23 gennaio 2024, Teatro Asioli, Correggio - 25-28 gennaio 2024, Teatro Alighieri, Ravenna - 31 gennaio - 4 febbraio 2024, Teatro Sociale, Brescia - 8 -11 febbraio 2024, Teatro Comunale Bolzano - 13-18 febbraio 2024, Teatro Carignano, Torino - 22-25 febbraio 2024, Teatro Ivo Chiesa, Genova - 2-10 marzo 2024, Teatro Bellini, Napoli - 14-17 marzo 2024, Teatro Goldoni, Venezia - 20-21 marzo 2024, LAC – Lugano Arte Cultura - 4-9 giugno 2024, Piccolo Teatro Milano – Teatro d’Europa Informazioni - Teatro Storchi - Largo Garibaldi 15 – Modena - dal 10 al 14 gennaio 2024 - mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30 | sabato ore 19.00 | domenica ore 16.00 Conversando di Teatro Sabato 13 gennaio alle ore 16.30 al Teatro Storchi, incontro con Valter Malosti, Anna Della Rosa e Nadia Fusini, moderato da Enrico Pitozzi. Vengo anch’io! Laboratori creativi per bambin* mentre i grandi sono a teatro. Sabato 13 gennaio alle ore 19.00 è in programma il laboratorio di Movimento e Danza a cura di Centro Danza La Fenice: sarà un modo diverso per prendere confidenza con il movimento attraverso il gioco e la fantasia. Due esperte proporranno attività ludico motorie che associano suoni e colori ai movimenti proposti. Creatività, fantasia e ricerca saranno i filoni principali del laboratorio. Il costo di ogni appuntamento è di 7 € per bambin*, (10 € in tutto se i/le bambin* sono 2), oltre al prezzo (ridotto del 20%) del biglietto dello spettacolo per i genitori, ridotto al 20%. Disponibilità limitata e fino a esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria: 059.2136021 – [email protected] Audiodescrizioni La replica di Antonio e Cleopatra di domenica 14 gennaio alle ore 16.00 sarà audiodescritta, grazie alla collaborazione con Centro Diego Fabbri di Forlì nell’ambito del progetto Teatro No Limits. L’audiodescrizione è realizzata con il sostegno del Banco S. Geminiano e S. Prospero. Biglietteria Tel. 059 2136021 | [email protected] Aperta dal martedì al sabato ore 10.00 – 14.00; martedì e sabato anche ore 16.30-19.00 Vendita online al seguente link e a questo link Prezzi: da 7€ a 27 € ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Marti ma io non ho mai capito cosa studi?
manco io ahaha
scherzo sono in doppia laurea traduzione letteraria e lettere moderne
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Il romanzo "La terra sull'abisso" ("Earth Abides") di George R. Stewart è stato pubblicato per la prima volta nel 1949. Ha vinto l'International Fantasy Award. In Italia è stato pubblicato dall'Editrice Nord nel n. 108 di "Cosmo Oro" e da Mondadori nel n. 39 di "Urania Jumbo", sempre nella traduzione di Gianluigi Zuddas.
Isherwood "Ish" Williams sta lavorando alla sua tesi di laurea tra le montagne quando viene morso da un serpente a sonagli. Riesce a eliminare la maggior parte del veleno ma trascorre giorni in uno stato di malessere, anche per quella che sembra una malattia non connessa all'avvelenamento. Quando torna abbastanza in forze, si reca nella città più vicina e la trova deserta, solo la prima prova di una morte di massa causata da una malattia sconosciuta.
Ish cerca altri sopravvissuti, che sono pochi e non sempre amichevoli, a volte in uno stato mentale fortemente alterato. Dopo aver girato per gli USA ormai quasi del tutto spopolati, torna in California e decide di stabilirsi nell'area. Trova una donna, Emma, e i due decidono di vivere assieme. Nel corso del tempo trovano alcuni altri sopravvissuti con i quali formare una piccola comunità ma quale può essere il futuro dell'umanità?
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Corsi online per traduttori
Diventare traduttori: corsi di formazione online! #traduzione #tradurre #traduttriceerrante Corsi online per traduttori
Ci sono molte strade che una persona può seguire per diventare traduttore o traduttrice di mestiere. Può essere una laurea specifica, può essere un lavoro che ha a che fare con le lingue, può essere un corso online. Nella mia esperienza a dire il vero, anche persone che studiano per laurearsi o che già hanno conseguito una laurea, così come persone che già lavorano come traduttori, spesso si…
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:/
#premessa la magistrale mi terrorizza perché la mia testa è quella che è e già ho problemi ora. non so se riuscirei a reggere così a lungo#having said that. se decidessi di continuare la cosa più logica sarebbe prendere scienze linguisitche letterarie e della traduzione#che È effettivamente quello a cui il mio corso di laurea ti indirizza principalmente#però... archivistica e biblioteconomia... thoughts thoughts thoughts thoughts#die girlies auf tumblr be like. idk what to do with my life#mytext#uni#looove this unrebloggable thingy btw <3#c'è un* tizi* CHE NON VEDO che ogni tanto reblogga i miei vent post e beh. not anymore ! <3
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Le buste dei parenti ricevute alla laurea le sto spendendo in laboratori di traduzione editoriale e perché no il prossimo forse sarà un corso sulla correzione bozze
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ciaoo!! posso chiederti cosa hai studiato e che lavoro hai trovato? io sto studiando lingue in università e sono un po' preoccupata per le prospettive lavorative
ciao fiorellino, non ho buone notizie per te ma partiamo per gradi: ho studiato Mediazioni Linguistica alla triennale e Scienze Linguistiche e della Traduzione in magistrale, tutto alla Sapienza.
mentre studiavo acquisivo la consapevolezza che non volevo fare la traduttrice e che studiare lingue mi ha sì formata in molte cose, ma non era una professione sostenibile per me sotto tanti punti di vista. i percorsi lavorativi dipendono anche molto da com'è il tuo corso di laurea, perché magari può aprirti strade differenti, ma il succo di studiare lingue secondo me è darti l'opportunità di comunicare con più nazionalità e poi da lì starà a te in che direzione sviluppare una professione.
comunque vada, buona fortuna<3
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Eccomi qua già in crisi perché la tesi di dottorato che vorrei citare per la mia tesi di laurea dice praticamente già TUTTO su Wilde e Mishima e pure sul San Sebastiano. E io che cavolo mi metto a scrivere con un lavoro così completo (e pure complicatissimo e certosino davanti)? L'unica cosa da fare sarebbe trovare qualche cosa in comune tra i due che non sia stata trattata o che lo sia solo marginalmente così che io possa mettermi ad approfondire quello. Ho pure vergogna a parlarne con la relatrice (che tra l'altro non mi risponde dall'altroieri) perché giustamente che mi deve dire? Che ho ragione e che o cambio argomento o mi fotto perché quello che farei sarebbe solo la traduzione in italiano di questa tesi di dottorato? Che cazzo si fa in questi casi? Mi metto a piangere uff.
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Laurea magistrale honoris causa in Scienze linguistiche e comunicazione interculturale a Nadia Fusini.
“la traduzione [...] unisce il piacere della creatività e l’etica della mediazione” Pietro Cataldi
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che poi io so esattamente cosa voglio fare, conosco i miei obiettivi e mi sembrano fantastici, credo di non volere altro, tanto che ho appena scelto la facoltà universitaria che dovrebbe farmi avvicinare al raggiungimento di gran parte degli obiettivi che mi sono posta. c’è una parte di me che non vede l’ora di iniziare la facoltà di lingue (nello specifico lingue, culture, letterature, traduzione - nel caso della Sapienza). un’altra parte di me ha paura, non tanto dell’università in sé (cioè si, anche), quanto del futuro. ho paura di svegliarmi una mattina, magari tra due anni, magari più in là, quando e se avrò la laurea in mano, e rendermi conto di aver sbagliato tutto, di aver scelto la strada sbagliata. sarebbe difficile, a quel punto, fare retromarcia e cambiare tutto, in primis perché non andrei a cancellare dalla mia memoria tutto il tempo che ho trascorso facendo la cosa sbagliata, in secondo luogo perché non recupererei il tempo perso, il che significa che mi ritroverei a fare tutto da capo a chissà quanti anni, mentre sarò circondata da persone che hanno fatto la scelta giusta all’età giusta e si sentono soddisfatte, seppur non in pieno, di ciò che sono diventate
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