#l'ultima volta che siamo stati bambini
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snowwwwhiteeb · 1 year ago
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diana9241livejournalcom · 10 months ago
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I'm very disappointed that NOBODY who watch SKAM ITALIA had already write a 40s!Rames after Hotel Portofino and The Last Time We Were Children, with comunist!Niccolò and fascist!Martino. yes, I know that the series is set in the 20s and the film 20 years later but for this an AU, butgian Niccolò is not Gianluca, and Martino is not Vittorio, for sure
In the meanhile I create a possible cover, and maybe one day I will write, whi not?
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97-monik · 1 year ago
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-Mamma perché siamo diversi dagli altri?-
- Perché siamo liberi!
- Cosa significa essere liberi?
- Che tu possa essere te stesso, senza che ti importi di quello che la gente pensa di te, che tu ti esprima senza paura, che tu faccia quello che ti piace e non quello che fanno tutti.
- Non è male?
- No, cuore. E solo un modo di vedere la vita.... e sai una cosa? Siamo coraggiosi.
- Come i superEROI?
- Si perché quasi nessuno osa essere libero, temono quello che dicono e pensano di loro.
Noi, invece, facciamo magie: facciamo crescere quella luce che è dentro di noi e quella scintilla che provoca fiamme di felicità e amore nel nostro essere.
#mammaefiglio
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revengeisalwaysanoption · 1 year ago
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Film davvero carinissimo, sono contenta di esserlo andare a vedere per Federico Cesari.
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L'ultima volta che siamo stati bambini Sub Italiano
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✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://bit.ly/3RUVJQ0
:: Trama L'ultima volta che siamo stati bambini :: Vanda, Italo, Cosimo hanno dieci anni e, nonostante la Seconda guerra mondiale, conoscono ancora il piacere del gioco che condividono con l'amico Riccardo che è ebreo. Il giorno in cui scompare decidono che non si può attendere: i tedeschi, che devono averlo portato via con un treno, debbono essere resi consapevoli del fatto che il loro amico non ha alcuna colpa per cui essere punito. Si mettono quindi in marcia seguendo la strada ferrata. A cercare di raggiungerli ci sono il fratello Vittorio, milite fascista che ha subìto una ferita, e la suora dell'Istituto per gli orfani che ospita Vanda.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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buscandoelparaiso · 11 months ago
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L'ultima volta che siamo stati bambini è un capolavoro di film di cui non si parla abbastanza.
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Il Comune di Asti presenta le iniziative in occasione del "Giorno della Memoria"
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Il Comune di Asti presenta le iniziative in occasione del "Giorno della Memoria" Il Comune di Asti, come ogni anno, celebra il "Giorno della Memoria" con una serie di eventi culturali, sviluppati lungo l'intera settimana, per sensibilizzare la cittadinanza al tema della memoria, per non dimenticare cosa fu la Shoah e i milioni di vittime che produsse. In collaborazione con l'associazione culturale "Tre atti nel bicchiere", il Liceo classico "Vittorio Alfieri" e la scuola media "Best", verranno proposti due spettacoli incentrati sulla tematica della deportazione. "La mia stella brillerà", che vedrà protagonisti i ragazzi della scuola media, è un estratto del libro "Finché la mia stella brillerà" di Daniela Palumbo e Liliana Segre, di cui verrà messa in scena la parte finale della liberazione, sottolineando le paure, le preoccupazioni e le curiosità dei bambini e dei ragazzi sopravvissuti all'atroce permanenza nel campo di Auschwitz. La rappresentazione per i ragazzi delle scuole medie avrà luogo presso lo Spazio KOR, alle ore 10.00 di mercoledì 24 gennaio. Ingresso € 5,00. Il secondo spettacolo "999 donne sopravvissute ad Auschwitz" sarà invece portato in scena dai ragazzi del liceo classico. L'opera, tratta dal libro "Le 999 donne di Auschwitz" di Heater Dune Macadam, che rappresenta alcune delle donne vittime, e al contempo vincitrici, della deportazione. La rappresentazione prevede due appuntamenti: recita serale martedì 23 gennaio, alle ore 21.00 presso lo Spazio KOR con ingresso a € 10,00 aperta alla cittadinanza, e matinée lunedì 29 gennaio, alle ore 10.00 presso il Teatro Alfieri per gli studenti delle scuole superiori con ingresso a € 5,00. Ai ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado sarà dedicata la proiezione del film "Resistance, la voce del silenzio", organizzata dal Servizio Istruzione e Servizi Educativi del Comune di Asti, in collaborazione con l'Israt, cui seguirà dibattito. L'appuntamento è mercoledì 24 gennaio, dalle ore 8.30 presso la Sala Pastrone. Ingresso gratuito su prenotazione. Nel pomeriggio di mercoledì 24 ci sarà la presentazione del libro di Paolo Salom "Un ebreo in camicia nera", che narra la storia vera di un padre attraverso le parole del figlio. Salom, esperto di politica e giornalista del Corriere della Sera, racconta la storia di suo papà Marcello il quale, scappando dai fascisti, finirà per vestire la camicia nera e a salvarsi senza mai svelare la sua vera identità. Nel raccontare la storia di suo papà e della sua famiglia, Paolo Salom, ripercorre la storia del Novecento, le pieghe e i paradossi di quel rocambolesco viaggio che è la vita. Il Professore e giornalista Paolo di Stefano, che firma la postfazione del libro si sofferma sul concetto di memoria di vergogna e di rimorso. La presentazione del libro avverrà in Sala Pastrone e sarà ad ingresso gratuito. Venerdì 26, il Cinema Lumière proporrà ai ragazzi una mattinata dedicata al film "One Life", che racconta la storia di Nicholas Winton, interpretato da Anthony Hopkins, che ha salvato centinaia di bambini ebrei dalla deportazione nei campi di concentramento e che ha avuto la gioia di trovarseli intorno a dirgli "grazie". Le proiezioni saranno alle ore 8.30 e alle ore 11.00, con prenotazioni fino ad esaurimento posti al numero 333 5931 921. Costo del biglietto € 5,00 (gratuità per i docenti). Disponibile anche il film di Claudio Bisio "L'ultima volta che siamo stati bambini", la cui programmazione può essere concordata negli altri giorni della settimana. Venerdì 26, alle ore 11.00, presso il cimitero ebraico, omaggio alle vittime della Shoah organizzato dall'Associazione Italia Israele; mentre sabato 27, alle ore 17.00 presso la Biblioteca "G. Faletti", si terrà la presentazione del volume "Se tutto il mare della terra fosse inchiostro... Deportazioni, storie, memorie" di Nicoletta Fasano, in cui vengono esposti i risultati delle ricerche delle deportazioni dall'Astigiano, attraverso la ricostruzione di vicende e storie di vita. Domenica 28, alle ore 17.00, presso lo Spazio KOR andrà in scena lo spettacolo organizzato dal Comune di Asti in collaborazione con l'Associazione Nazionale Alpini, Sezione di Novara, Gruppo di Oleggio, dal titolo "Italianski Karasciò – Non dimenticateci, fateci vivere ancora" che ripercorre la storia di tre amici, dalla partenza per la Russia alla ritirata (Ingresso gratuito). "Come ogni anno la Città di Asti ha voluto dare risalto al tema della memoria, alla tragedia della Shoah coinvolgendo in modo particolare i ragazzi delle scuole, portandoli a riflettere su questa drammatica fase della nostra storia – hanno commentato il Sindaco Maurizio Rasero. L'Assessore alla Cultura Paride Candelaresi: "La volontà dell'assessorato è stata quella di individuare le iniziative sul territorio e inserirle in un unico ideale programma a beneficio dei cittadini. Il ruolo del Comune non può essere secondario, ma deve essere collettore delle attività del territorio. Non solo il 27 gennaio, dunque, ma più giornate dedicate al tema della memoria".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'ultima volta che siamo stati bambini al cinema dal 12 ottobre
Italo è il ricco figlio del Federale, Cosimo ha il papà al confino e una fame atavica, Vanda è orfana e credente, Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea. Quattro bambini giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. “L’ultima volta che siamo stati bambini”, di cui sonostati diffusi il trailer il manifesto, sarà nelle sale dal 12 ottobre distribuito da Medusa…
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titulo-pleno · 11 days ago
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L'ultima volta che siamo stati bambini (2023.), dir. Claudio Bisio
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pedrop61 · 3 years ago
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DISCORSO DI VLADIMIR PUTIN AI POPOLI
Cari cittadini del nostro meraviglioso pianeta Terra...
Io, Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, ho deciso di rivolgermi a tutti voi direttamente, senza avere come intermediari i vostri diplomatici, i vostri governanti e i “vostri” giornalisti. In Russia è comunemente accettato il "passaparola" che non si dovrebbe mentire, imbrogliare e giocare con le persone. Pertanto parlerò il più francamente possibile, affinché possiate percepire e poi verificare la veridicità delle mie parole. La Russia è un paese enorme e ricco. La sua principale ricchezza e valore è costituita da più di 150 popoli, che vivono in un territorio dove la giustizia è prima di tutto. Non abbiamo bisogno di nuovi territori. Abbiamo un'abbondanza di energia e disponiamo di innumerevoli risorse naturali. Dai tempi della Grande Tartaria e del Grande Mongolo, i popoli dell'Eurasia settentrionale si sono sviluppati, e non grazie ai saccheggi perpetrati nelle Crociate, né alla colonizzazione dell'America, dell'Africa o dell'India, né al business della tossicodipendenza inoculato nell'antica Cina. Ma grazie al duro e tenace lavoro e al mantenimento della pace. Chi conosce il russo capisce che "russo" è un aggettivo per tutti i popoli del nostro paese. Gli slavi russi, i tartari russi, gli ebrei russi, gli evenchi russi, ecc., sono russi nel cuore, anche se la loro cultura, lingua e modo di vivere possono differire. Abbracciamo e accogliamo questa grande diversità nell'unità. E ancora una volta i popoli russi della Russia sono costretti a sacrificare la propria vita, proteggendo il mondo dal nazismo e dal fascismo. Abbiamo scambiato 50 dei nostri prigionieri di guerra con 50 soldati ucraini. I soldati ucraini hanno ricevuto cure mediche nei nostri ospedali, hanno consumato tre pasti abbondanti al giorno e sono tornati a casa. In cambio riceviamo soldati russi con dita mozzate e organi sessuali mutilati. (Nemmeno i nazisti l'hanno fatto durante l'ultima guerra!). Presenteremo prove di tutto questo in tribunale nel prossimo futuro. Sarà un peccato per coloro che ora supportano questi selvaggi. I vostri governanti negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone, in Australia e in altri paesi si sono schierati dalla parte di questi uomini malvagi, che mettono al primo posto in battaglia civili, donne incinte e bambini e storpiano deliberatamente i prigionieri di guerra. È difficile per me immaginare una persona sana di mente che sostiene questi mostri. E i loro Biden, i loro Scholz, i loro Macron e altri "democratici" oscurantisti non solo proteggono questi criminali, ma li armano generosamente e forniscono loro denaro. Ma anche questo non basta per tenere bassi i prezzi di beni importanti nei loro paesi. Funziona per il contrario. I prezzi stanno aumentando e il mondo vacilla, ma NON perché i russi stiano affrontando gli “spiriti maligni nazisti” in Europa, ma perché molti stanno silenziosamente osservando e sostenendo effettivamente la nuova ondata di nazismo. Questa volta non arriveremo a Berlino. Ci fermeremo ai nostri confini storici, ma al di là di essi, tutti gli spiriti nazisti malvagi, ai quali i vostri governanti spalancano le porte, avranno per voi una 'nuova vita', "cristallina", come ai loro tempi offerta dai nazisti. Faccio appello a tutti coloro che vogliono vivere e lavorare in pace, crescere tranquillamente i propri figli e fraternizzare con tutti i popoli del mondo intero: Aiuta la Russia ad affrontare questo nuovo cancro: “NAZISMO UCRAINO”. Non siamo contro l'Ucraina, dove vivono persone pacifiche e laboriose, ma contro il *NAZISMO*, alimentato dai falchi USA e NATO, per spremere le tasse. Se i tuoi governanti sostengono il nazismo, accusali pubblicamente, portali in tribunale e prendi il potere nelle tue mani.
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gloriabourne · 5 years ago
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The one with kissing booth
A scuola, non c'era persona che non conoscesse Ermal e Fabrizio.
Non perché fossero particolarmente popolari per qualche motivo specifico, facessero parte della squadra di calcio della scuola o cose del genere.
Semplicemente non passavano inosservati.
Fabrizio con i suoi tatuaggi e la sua aria da duro, che però si scioglieva appena sorrideva a qualcuno; Ermal con quella cascata di ricci che spesso gli coprivano gli occhi e rendevano difficile leggergli l'anima.
E poi ovviamente c'era il fatto che tra i due non scorresse buon sangue. Quello sicuramente aveva contribuito a farli conoscere da tutti.
Quella sorta di rivalità tra loro era iniziata al secondo anno, quando entrambi si erano iscritti al concorso per giovani talenti indetto dalla loro professoressa di educazione fisica, nonché addetta al corso extracurricolare di teatro.
Entrambi si erano iscritti al concorso e si erano esibiti con una canzone scritta da loro ed entrambi si erano resi conto di quanto fosse effettivamente bravo l'avversario. E di quanto avrebbero voluto stracciarlo.
Alla fine erano stati stracciati entrambi - il primo posto era toccato a un ragazzo del quinto anno - ma la rivalità tra loro non si era assopita, arrivando al punto che, pur conoscendosi piuttosto bene e avendo degli amici in comune, evitavano di salutarsi ogni volta che era possibile.
Fabrizio, da parte sua, qualche volta aveva anche provato a fare amicizia con Ermal.
Era capitato che si incontrassero davanti alla macchinetta del caffè o sul terrazzo su cui entrambi andavano a fumare tra una lezione e l'altra, ma nonostante i suoi tentativi Ermal era stato sempre freddo e scostante. E alla fine Fabrizio aveva smesso di provarci.
Così erano arrivati al loro ultimo anno in quella orribile scuola senza quasi rivolgersi la parola, se non quando strettamente necessario.
Ad esempio, Fabrizio ricordava bene una volta in cui Ermal era entrato nella sua classe durante l'intervallo dicendogli che Roberto lo stava cercando. Oppure quella volta in cui Fabrizio gli aveva chiesto in prestito l'accendino perché aveva dimenticato il suo.
Ma niente di più.
E Fabrizio non riusciva più a tollerare quella situazione.
La verità era che Ermal gli piaceva, e anche tanto! Fin da quando si erano trovati a gareggiare l'uno contro l'altro, Fabrizio si era preso una cotta colossale per lui.
O almeno, all'inizio era stata una cotta. Dopo il primo anno passato a sbavargli dietro come un cretino, era diventato ovvio che fosse qualcosa di più.
Con l'avvicinarsi degli esami, aveva provato a trovare il modo di parlare con Ermal. Aveva usato la scusa delle ripetizioni di inglese - lui era negato, mentre Ermal era piuttosto bravo e dava ripetizioni praticamente a chiunque ne avesse bisogno - ma Ermal gli aveva risposto che non aveva tempo di stare dietro a lui, soprattutto considerato che non gli dava l'impressione di essere il tipo che ha così tanta voglia di imparare.
Fabrizio aveva incassato il colpo, ma non si era dato per vinto e aveva continuato a cercare metodi nuovi per poter cercare anche solo di stringere amicizia con lui. Di certo non poteva aspirare ad altro se Ermal non iniziava a provare almeno un po' di simpatia nei suoi confronti.
E poi l'idea era arrivata in una tiepida giornata di inizio marzo, quando Fabrizio e Roberto si erano seduti su una panchina in fondo al cortile della scuola a fumare, prima dell'inizio delle lezioni.
"Ci vai alla festa?"
Fabrizio sbuffò un po' di fumo prima di dire: "Quale festa?"
"Quella dei cento giorni. I rappresentanti di istituto hanno organizzato una roba qua a scuola, tipo quelle fiere dei licei americani. Poi si mangia tutti insieme e dopo si va a ballare. Non ti è arrivato l'invito su Facebook?"
Fabrizio scrollò le spalle. "Forse. Ma io Facebook non lo guardo mai."
Roberto sorrise. Era tipico di Fabrizio non guardare i social pur avendo un account praticamente su ogni piattaforma esistente.
"Quindi? Ci vai?" chiese di nuovo.  
"Non lo so. Tu ci vai?"
"Io e Andrea pensavamo di fare un giro sul tardi, finita la festa. Sai, giusto per approfittare della cena gratis. Tu però dovresti andarci."
"Ah, sì? E perché?" chiese Fabrizio curioso.
"Faranno uno di quei banchetti dei baci. Cinque euro per ogni bacio, il ricavato va a un'associazione che si occupa di donne e bambini vittime di violenza domestica" spiegò Roberto.
Fabrizio aggrottò la fronte. "Idea carina. Ma perché questo dovrebbe convincermi ad andare?"
"Perché al banchetto dei baci ci sarà anche Ermal."
Fabrizio rimase in silenzio per un attimo, assimilando la notizia. Poi scosse la testa e disse: "Non posso presentarmi lì. Ermal mi ammazza se lo faccio."
"Ermal vorrebbe ammazzarti semplicemente perché respiri. Gli stai antipatico da quando vi siete conosciuti."
"Ecco, appunto. Non peggiorerò la situazione andando lì e pagando per avere la possibilità di baciarlo, rischiando di metterlo in imbarazzo davanti a tutta la scuola."
"È solo un bacio, capirai che imbarazzo! Come se gli dispiacesse, poi."
Fabrizio si voltò di scatto verso di lui. "Che vuoi dire?"
"Ti guarda nello stesso modo in cui tu guardi lui. E poi, Fabri, ammettiamo una cosa: l'anno è quasi finito, questa è l'ultima occasione che hai per provare a cambiare le cose."
Fabrizio sospirò.
Doveva ammettere che Roberto aveva ragione. Mancavano tre mesi agli esami e dopodiché avrebbero preso strade diverse e non si sarebbero più visti probabilmente.
Ermal voleva studiare lingue, Fabrizio aveva deciso di provare a trovare la sua strada nella musica.
Finito il liceo, le loro strade si sarebbero divise per sempre.
"D'accordo, andrò a questa festa. Ma tu vieni con me! Avrò bisogno di qualcuno che mi accompagni al pronto soccorso quando Ermal mi prenderà a pugni."
  Era convinto che fosse una pessima idea andare a quella festa.
Di certo non poteva arrivare davanti a Ermal con cinque euro in mano e dirgli che voleva pagare per un suo bacio.
Ermal lo avrebbe prima deriso, poi insultato, infine preso a calci. Ne era certo.
Eppure, nonostante tutto, Fabrizio era appena entrato nell'atrio della scuola.
Teneva la mano affondata in tasca, stringendo la banconota da cinque euro che aveva sfilato dal portafoglio un attimo prima, e cercava con lo sguardo il famoso banchetto dei baci di cui gli aveva parlato Roberto.
Roberto, che aveva giurato di stargli accanto ma che alla fine lo aveva lasciato solo.
Ma non era importante, se la sarebbe cavata anche senza di lui. Forse.
Il banchetto dei baci era in fondo all'atrio, proprio dove iniziava il corridoio che portava alle classi.
Dietro al banchetto, accanto a Ermal, era seduta Silvia - che tra le altre cose era anche la sua ex ragazza - e davanti a loro due file piuttosto lunghe di persone in attesa per un bacio.
Fabrizio rimase a fissare la fila davanti a Ermal. Era piena di ragazzine del primo e del secondo anno, qualcuna del terzo e un paio del quarto. Nessuna del quinto, forse perché le ragazze dell'ultimo anno erano tutte troppo amiche di Ermal per volerlo baciare.
Decisamente troppa gente.
E Fabrizio non aveva intenzione di mettersi in coda e farsi vedere da tutti mentre ammetteva pubblicamente di avere una cotta stratosferica per Ermal.
Sospirò e si voltò, pronto ad andarsene.
Non aveva alcuna intenzione di mettersi in mostra in quel modo e non voleva mettere in mostra nemmeno Ermal.
La gente avrebbe parlato di quella storia fino alla fine dell'anno e loro dovevano concentrarsi sugli esami, non potevano pensare al gossip.
Era meglio lasciare perdere.
Uscì fuori dall'edificio e si appoggiò al muro, tirando fuori una sigaretta e accendendosela.
Che idea del cazzo che aveva avuto ad andare a quella festa.
Eppure, per qualche assurdo motivo, non riusciva ad andarsene. Era come se qualcosa lo trattenesse lì.
Aspirò un'altra boccata di fumo mentre sentiva la porta aprirsi, segno che qualcuno stava uscendo.
E visto che l'universo sembrava avercela con lui da quando lo aveva fatto innamorare di Ermal, era ovvio che quel qualcuno che era appena uscito fosse proprio Ermal.
"Ciao" disse cercando di iniziare una conversazione.
Cosa assurda, visto che in tutti quegli anni non avevano mai davvero parlato.
Ermal sollevò la testa in quello che, almeno secondo lui, doveva essere un gesto di saluto e si accese una sigaretta.
"Non pensavo ti interessassero queste cose" disse Ermal qualche attimo dopo.
Fabrizio si voltò verso di lui, stupito che finalmente gli stesse rivolgendo la parola, e rispose: "Potrei dire la stessa cosa di te."
"Geloso perché la gente fa la fila per baciare me e non te?" chiese Ermal, quasi con tono di sfida. Poi, improvvisamente serio, aggiunse: "Lo faccio per beneficenza. È una causa che mi sta a cuore."
Fabrizio avrebbe voluto chiedergli come mai, anche se già sospettava quale fosse il motivo.
Sapeva che Ermal si era trasferito dall'Albania qualche anno prima, insieme a sua madre, suo fratello e sua sorella. Non aveva mai sentito parlare di suo padre e nelle ore di educazione fisica - lezione che, pur essendo in classi diverse, facevano insieme - non aveva potuto fare a meno di notare qualche cicatrice di troppo sulla sua pelle.
Aveva sempre avuto la terribile sensazione che suo padre gli avesse fatto qualcosa di orribile, e ora ne aveva la conferma.
Affondò la mano in tasca, toccando inavvertitamente la banconota da cinque euro. Era ancora convinto di non voler baciare Ermal, non così almeno, ma quei soldi erano per una buona causa.
Tirò fuori la banconota e se la rigirò tra le mani un paio di volte prima di dire: "Posso darteli comunque? Visto che è per una buona causa, cinque euro in più non fanno male."
"Sai come funziona: cinque euro per un bacio. Guarda che io e Silvia ci siamo lasciati da un sacco di tempo, non me la predo mica se la baci" disse Ermal, non capendo per quale motivo Fabrizio volesse dargli quei soldi senza avere nulla in cambio.
"Non mi interessa baciare Silvia" rispose Fabrizio porgendogli la banconota.
Ermal la afferrò titubante. Si sentiva un po' in colpa a prendere i soldi di Fabrizio in quel modo, come una semplice donazione.
Non era normale. Non per un ragazzo della sua età, almeno.
Tutti i suoi coetanei davano via i loro soldi solo in cambio di qualcosa, era strano che Fabrizio lo facesse con totale disinteresse.
Ma nonostante tutto sorrise e la infilò nella tasca del giubbotto.
Poi, forse cercando di alleggerire la situazione, disse: "Ah, ho capito perché non ti interessa Silvia. Preferiresti baciare me."
Fabrizio arrossì e abbassò lo sguardo, incapace di smentire ciò che Ermal aveva appena detto.
In fondo era la verità e a scuola ormai quasi tutti si erano accorti che Fabrizio fosse cotto di lui. Quasi tutti, ma non Ermal.
Se lo avesse anche solo sospettato, non avrebbe mai fatto quella battuta rischiando di metterlo in imbarazzo. Tra loro non c'era un buon rapporto, ma comunque Ermal non poteva nemmeno dire di volerlo vedere stare male o cose del genere.
In fondo, tra lui e Fabrizio non c'era altro che un po' di rivalità che si era protratta per troppo tempo.
Fabrizio gettò il mozzicone a terra, senza nemmeno preoccuparsi di trovare un cestino in cui buttarlo, e mormorò un flebile: "Ci si vede in giro."
Poi rientrò nell'edificio, mentre Ermal era rimasto totalmente pietrificato da ciò che era appena successo.
  "Tutto ok? Sembri turbato."
Ermal sospirò sedendosi di nuovo accanto a Silvia e annuì. "Sì, tutto ok."
La fila si era notevolmente accorciata - anzi, la sua si era esaurita del tutto, fortunatamente - e in pochi minuti anche gli ultimi rimasti nella fila di Silvia se ne sarebbero andati.
Infilò i soldi che gli aveva dato Fabrizio nella cassetta delle offerte e Silvia, appena dopo aver salutato il ragazzo che aveva appena baciato, disse: "Quelli da dove arrivano?"
"Me li ha dati Fabrizio."
Silvia aggrottò la fronte confusa. "E perché?"
"Voleva fare un'offerta, ma non gli andava di mettersi in fila."
"Cercherò di non prenderla come un'offesa" rispose Silvia, prima di rivolgere le sue attenzioni all'ultimo ragazzo della sua fila.
Ermal attese che il ragazzo se ne andasse e poi disse: "Tu non c'entri."
"Ah, no?"
"No. Lui avrebbe voluto fare la fila per me."
Silvia si bloccò per un attimo, stupita dall'affermazione di Ermal, ma poi disse: "Non me lo aspettavo, ma effettivamente ora ha tutto più senso."
"Tutto cosa?"
"La tensione che c'è tra voi. E non dirmi che è solo perché vi state sulle palle, perché non è così. Più che altro penso che vorreste starvi sulle palle in un altro senso" disse Silvia sorridendo.
In fondo non era un segreto che a Ermal piacessero anche i ragazzi e non era un segreto che Fabrizio fosse esattamente il tipo di Ermal, motivo per cui Silvia non aveva mai capito per quale motivo non andassero d'accordo.
Quando lei ed Ermal si erano lasciati l'anno precedente, lei era addirittura stata convinta che la causa fosse proprio che Ermal si era finalmente reso conto che il ragazzo che tanto odiava in realtà sarebbe stato perfetto per lui. E invece non era stato così, non consapevolmente almeno.
Silvia in realtà era convinta che Ermal avesse una cotta per lui ma che semplicemente non volesse ammetterlo nemmeno a sé stesso.
"Silvia, ma che dici?" disse Ermal abbassando lo sguardo.
"Vuoi farmi credere che non ti piace? Nemmeno un pochino? Questa assurda faida tra voi è acqua passata. Non capisco per quale motivo te la porti ancora dietro."
Ermal sospirò. Già, per quale motivo se la portava ancora dietro?
Forse perché era più semplice fingere che Fabrizio gli stesse antipatico, piuttosto che ammettere che gli piacesse.
"Va beh, lasciamo perdere. Tanto probabilmente non ammetterai mai che ti piace. È quasi ora di cena e la fila è finita da un pezzo, direi che possiamo andare" disse Silvia alzandosi dalla sua sedia e recuperando la sua borsa.
Ermal annuì e disse: "Inizia pure ad andare, io conto i soldi e ti raggiungo."
La ragazza annuì e si diresse velocemente verso la palestra, dove era stato allestito il buffet per la cena.
Ermal la osservò per un attimo percorrere il corridoio.
Ogni tanto gli mancava stare con lei. Non perché provasse ancora qualcosa, ma perché era bello stare con qualcuno che sapeva capirlo e che teneva a lui.
Aveva ancora lo sguardo rivolto verso il corridoio quanto sentì Fabrizio schiarirsi la voce e chiamarlo.
Si voltò trovandoselo davanti, dove fino a poco prima c'era la fila di ragazze che aveva pagato per avere un suo bacio.
"Possiamo parlare di quello che è successo prima?" chiese Fabrizio, visibilmente in imbarazzo.
Ermal scosse la testa. "Non è necessario, Bizio."
Era la prima volta che lo chiamava in quel modo e non aveva idea di come gli fosse venuto in mente, ma non gli dispiaceva. E non dispiaceva nemmeno a Fabrizio.
"Sei sicuro? Non voglio che ci siano problemi tra noi. Mi pare che in questi anni ce ne siano già stati abbastanza."
"E nonostante tutto, tu hai voglia di baciarmi" disse Ermal cercando di sdrammatizzare, ma rendendo tutto ancora più imbarazzante.
Fabrizio si massaggiò la nuca a disagio, senza sapere bene come rispondere. "Sì, beh, al cuore non si comanda purtroppo."
"Già, hai ragione" rispose Ermal.
Nemmeno lui era riuscito a contrastare il suo cuore, anche se aveva negato i suoi sentimenti anche a sé stesso.
"Quindi è tutto a posto?" chiese Fabrizio.
"Sì. Cioè, in realtà non proprio" si affrettò a dire Ermal.
Fabrizio lo guardò confuso.
"Stavo pensando al fatto che hai speso dei soldi senza avere niente in cambio. Non è giusto."
"Ermal, no. Non voglio che tu lo faccia perché ti faccio pena."
"Non mi fai pena" disse Ermal alzandosi e facendo il giro del banchetto, trovandosi finalmente di fronte a Fabrizio senza più nulla a dividerli.
"E allora perché lo fai?"
"Perché mi va" rispose Ermal, prima di prendergli il viso tra le mani e premere le labbra sulle sue.
Fabrizio chiuse gli occhi godendosi per un attimo la sensazione delle labbra di Ermal premute sulle sue. Poi, appena Ermal fece per staccarsi da lui, lo attirò nuovamente a sé coinvolgendolo in un altro bacio, più profondo del precedente.
Ermal gemette nella sua bocca sentendo la lingua di Fabrizio farsi spazio tra le sue labbra.
Non poteva fare a meno di pensare che tutti quegli anni passati a disprezzarsi a vicenda sarebbero stati molto più divertenti se si fossero decisi a baciarsi subito.
"Dovremmo andare a cena" disse Fabrizio scostandosi da lui, con le labbra gonfie e le gote arrossate.
Ermal annuì. "Dovremmo, ma ora ho di meglio da fare."
E Fabrizio non protestò ulteriormente. Sarebbe stato un idiota a lamentarsi quando finalmente il ragazzo di cui era innamorato lo stava baciando.
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girlfromtube · 6 years ago
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Speaker: Dicono che l'anima, ritrova sempre la strada di casa. Non importa quanto tempo è passato, non conta se il momento è quello giusto. L'anima torna. Ma quello che mi chiedo è quale è la sua casa? Questa città? Questa gente? Siamo davvero noi la casa dell'anima o piuttosto la sua gabbia? E questi pensieri che ci girano in testa forse sono le sue catene? Speaker: Volete sapere la mia sull'anima? L'anima non invecchia. E' questa la fregatura, che a una certa età ti ritrovi ancora smanioso, non stai più nella pelle ma devi aspettare di tirare le cuoia per ricominciare! Siamo nella ruota della vita amici! Speaker: Siamo nel circolo vizioso della morte e della rinascita! Ci siamo dentro da secoli e non riusciamo proprio a venirne fuori! Sempre le stesse anime riciclate in mille sacchetti diversi, viviamo mille volte e mille volte siamo da buttare. Ah, se almeno potessimo ricordare ciò che siamo già stati!!! Antonia: Facciamo così, mi porti in un posto che le piace. Anzi, in un posto che le ricordi qualcosa! Sergio: Ma lei davvero non ha una meta? Antonia: Ho solo una grande confusione in testa e un grande vuoto. Sergio: E allora siamo in due. Speaker: Non c'è più tempo per l'ordinario, per i giorni che si danno il cambio senza che cambi niente. Ecco cosa, i giorni sono la nostra gabbia! Antonia: Preferisco farmi guidare, ho già fatto troppe scelte sbagliate. Alfredo: Tu non smettere di suonare, mi raccomando. Sergio: Lo sai che non mi piace suonare da solo, mi mette tristezza. Alfredo: Ci sono tanti musicisti anche più in gamba di me, lo sai benissimo! Quindi non cercare giustificazioni. Non piangerti addosso. Sergio: Sei uno stronzo. Questo viaggio non ha senso, torna a casa tua. Alfredo: Se scopro che hai preso la licenza di tassista da zio Luciano, mi incazzo davvero. Non buttare il tuo talento, fratellino! Sergio: Se si tratta della mia vita, faccio quello che mi pare. Speaker: Se abbiamo già vissuto mille vite, se è già da così tanto tempo che siamo al mondo, allora vuol dire che ci conosciamo già da un bel pezzo! Ci conosciamo tutti! Se siamo sempre gli stessi a popolare questo mondo, svegliamoci! Rallegriamoci! Abbracciamoci! Alfredo: Non è facile da spiegare, però è una cosa importante. E' importante per me. Alfredo: Sergio!!! Sto cercando di comunicarti una cosa importante, una mia esigenza! Sergio: E io invece ho bisogno di fare musica! Ho bisogno di buona musica intorno a me e tu invece mi passi cattive vibrazioni! Alfredo: Ma va, va! La buona musica allora è solo quello che piace sentire a te! Sergio: Esatto!!! Esatto!!! Alfredo: Beh ascolta quello che ti dico allora, se avere orecchio per la musica vuol dire essere sordo a tutto il resto, allora io ho chiuso con la musica. Nando: Me ne capitassero a me di occasioni così! Sergio: Ma tu non sei sposato? Nando: Eh si, ma perché quella è l'unica occasione che ho avuto! Che facevo, me la lasciavo scappare?! Alfredo: Insomma ora sei un tassista. E la musica? Sergio: E' nell'anima. Alfredo: Cerca di fare quello che più ti rende felice. Robert Thurman: Il karma è un concetto biologico, non è solo un principio mistico. E' un concetto biologico molto importante, perché secondo il karma abbiamo tre geni non solo due. Tre tipi di geni: quelli di nostra madre, quelli di nostro padre e quelli della nostra vita precedente. E proseguiamo verso la prossima vita, non come anime statiche e immortali, ma come un continuum come "geni spirituali" come dicono i buddisti. Questo significa che quello che facciamo, tutto quello che facciamo, è per sempre. Come nell'idea di Nietzsche, per esempio. Il concetto di Eterno Ritorno, secondo il quale ripetiamo le stesse cose in eterno e non dovremmo fare qualcosa che non siamo disposti a ripetere per sempre. Luciano: A me già l'odore di muffa delle Chiese, per non parlare dell'incenso, mi fanno venire il nervoso. Ma come si puo' concepire la Casa del Signore così inospitale! Un luogo così tetro con tutte quelle immagini angoscianti. Come puo' una pecorella smarrita ritrovarsi inmezzo a tutti quei fronzoli barocchi! Sergio: Zio Luciano, è che io non ricordo più chi sono. Luciano: Che vuol dire "Non ricordo"? E' come se uno chiedesse "Scusi, si ricorda che ora è?" Siamo qui! Siamo ora! Siamo quello che possiamo, quello che ci riesce meglio! Sergio: E si vede che la cosa che mi riesce meglio è ricordare. Questi ricordi mi ossessionano, ma sono tutto quello che mi resta. Gallerista: Il punto è questo, la gente cerca sempre cose nuove e butta via quelle vecchie. Ma se la felicità fosse questa, ci troveremmo presto senza più un soldo e seppelliti dalla monnezza. Pinotta: Tutti salutisti so diventati. Ma io mica voglio morire in salute! Pinotta: Quelli volevano solo i miei soldi, ma i soldi sono tutto quello che mi resta di mio marito. Mica glieli do' a loro i miei soldi. Pinotta: Crescere da soli è come giocare a pallavolo contro il muro. Speaker: Il senso delle cose sta tornando. E noi torneremo a capire! Ma, il punto è, ci piacerà quello che capiremo? Sergio: Sono confuso perché ci vedo chiaro. Erika: Ecco. Queste sono parole di un uomo confuso. Sergio: Erika, cosa vuoi? Perché sei ancora qui? Erika: Voglio capire, almeno! Sergio: Chi vuol capire tace, perché non provi anche tu. Erika: Le persone normali domandano, quando vogliono capire! Antonia: Non riporre alcuna aspettativa è una buona alternativa, per evitare delusioni. Sergio: Vi siete chiesti chi cazzo sono io??? Ditemi! Cosa me ne frega a me delle vostre storie, se poi ognuno se ne va per i cazzi suoi. Che cazzo mi venite a raccontare gli affaracci vostri se poi mi dovete lasciare solo!!! Sergio: Vaffanculo a quelli che si sfogano con me e poi di me non gliene frega un cazzo. Vaffanculo a tutti quelli che si curano solo del loro fottutissimo orticello e poi mi vengono a fare discorsi sull'umanità malata!!! Voi siete l'umanità malata!!! Sergio: Vi lamentate di quello che la gente, lo Stato, il mondo non vi dà. Mettete la vostra famiglia sopra ad ogni altra cosa, come se fosse davvero un valore. La famigghia! La corruzione, le raccomandazioni non vi stanno bene, ma se si tratta dei vostri figli però eh! Saresti disposti pure a farmi un buco in fronte. Ci sputo sui vostri figli che vi destano tanta preoccupazione, perché cresceranno più brutti di voi grazie a voi! Speaker: C'è gente che ha talento in giro e sta per strada ad elemosinare. O chiusa in casa a piangersi addosso, oppure in giro a leccare il culo da anni a un vecchio professore universitario aspettando che crepi. Ma in questo paese i vecchi, anche quando crepano, restano incollati alle poltrone. Io non so come facciano! Questo è un mondo per vecchi, amico. Un migliaio di vecchiacci avidi e decrepiti sparsi per il mondo hanno in mano tutto il capitale, tutto il potere, non hanno una cazzo di idea di cosa sia il futuro dell'umanità. E nemmeno gliene frega più tanto. Ci dobbiamo svegliare, mi dico. Ma non ci sveglieremo. Speaker: Sto solo cercando di capire, se si puo' essere felici anche senza un futuro. Sergio: E si puo'? Speaker: Si puo' essere felici col pensiero che più nessun'altro sorriderà dopo di te? La gente ha perso la speranza. E' rassegnata, chiedi in giro. Sono tutti convinti che domani andrà peggio di oggi. Parlano come se loro non c'entrassero niente, come se il mondo non gli appartenesse e neppure il futuro. E il punto è che è così. La strada è dritta e punta verso il baratro. Chi di noi singolarmente, puo' cambiare davvero qualcosa? Chi puo' invertire la rotta? Sergio: Non pensi che, a un certo punto, qualcuno si ribellerà? Speaker: Solo se qualcun'altro gli toglie i telefilm. Sergio: E insomma, come va a finire l'ultima puntata della storia dell'umanità? Speaker: Finisce così. Staremo seguendo la nostra serie preferita alla TV, nella nostra gabbia dorata. E l'infelicità ci coglierà e sarà tardi capire perché siamo infelici. Perché il problema dell'infelicità è che non ha ragioni, non ha motivi, non ha proprio niente da dire l'infelicità. Speaker: Finché i musicisti non scendono dai taxi, finché i poeti servono ai tavoli, finché gli uomini migliori lavorano al soldo di quelli peggiori, la strada corre dritta verso l'Apocalisse. Papà: Io ti capisco, ti sarò sembrato sempre un po' distante come se non avessi nessuna considerazione di te. Ma il punto è che tu mi stupivi, è qualcosa che non mi è familiare. Sei più di quello che ti ho dato, più di quello che conosco. Magari qualche volta avrai pensato che la mia fosse diffidenza, ma non è così. Io ero ammirato per ciò che eri, ma non era merito mio. Sergio: Io capisco tutto Pà, ma non per questo la pioggia smette di cadere. Io li capisco i vostri discorsi, siete tutti così logici, ragionevoli. "Ne convengo", "Senz'altro", "Ma bisogna considerare che", "La vita è fatta così", "...è fatta colì". Bravi. Siete tutti così vicini al vero, che la realtà non si scosta di un centimetro dai vostri discorsi. Ma il punto, è che i vostri discorsi non spostano la realtà di un centimetro! Amo mille volte di più le menzogne, le cazzate, i buffoni, i ciarlatani, le favole per i bambini, le promesse da marinaio! Amo quelli che non si conformano, quelli che le vostre ovvietà non le tollerano! Perché io non voglio vederle. Io non l'ho votata questa realtà. Io voglio pensare le cose che non si sono mai pensate! Voglio vivere cose mai vissute! Vedere cose mai viste! Voglio la musica!!! La musica giusta al momento giusto!!! Voglio l'impossibile, l'improbabile!!! Alfredo: La verità è un'altra, perché la menzogna è un'altra. Alfredo: I pensieri sono fatti della stessa materia dei sogni. Un pensiero felice vale come un pensiero triste. La tristezza te la danno per poco, ma pure la felicità non costa nulla! Allora tu che scegli? Quando rovisto nel passato trovo dolore e morte. Quando cerco nel futuro ansia e illusioni. Ma quando frugo nel presente, trovo questo presente. Questo qui.
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doblondoro · 3 years ago
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Hai letto il libro "l'ultima volta che siamo stati bambini"? 🤔 A quanto pare Cesari sarà a breve sul set di un film che ha lo stesso titolo quindi immagino sia ispirato al libro
no, anon, non l'ho letto e ti prego non darmi altre idee 🤣 perché ho deciso di riorganizzare la libreria dando via tutti i libri che non leggerò mai o che non mi sono piaciuti e ho una lista tbr nell'ordine delle centinaia. (ma scherzo, accetto sempre nuovi imput, e comunque la trama mi è sembrata interessante 👀)
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paoloxl · 6 years ago
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Con la fascia nera sul braccio, "all'insegna del lutto della scuola italiana e della mancanza di riconoscimento del ruolo svolto dalle insegnanti precarie della scuola primaria e dell'infanzia". Così le maestre ed i maestri del Coordinamento Dm di Bologna si sono presentati alle convocazioni/assunzioni a tempo indeterminato: "Queste assunzioni sono una farsa voluta dalla politica italiana, che non tiene conto dell' implicazione psicologia e sociale che subiranno questi docenti se la loro sentenza (ultimo grado di giudizio) sarà negativa. Il passaggio dal fatidico ruolo a contratto a tempo determinato al 30/06/2018. Diciamo no al decreto dignità che non tutela i lavoratori del comparto scuola. Diciamo no alle false assunzioni. Diciamo no al primo licenziamento di massa, di oltre 50.000 maestre e maestri. Diciamo sì alla riapertura delle Gae. Diciamo sì alla salvaguardia dei ruoli".
Scrive ancora il Coordinamento: "Oggi i nostri sentimenti sono contrastanti , tra gioia, speranza, rabbia e dolore. Gioia: perché si è raggiunto un traguardo dopo 10, 15, 20 di servizio prestato sempre in modo precario. Speranza: perché è l'ultima a morire e noi speriamo di poter conservare questo ruolo. Rabbia: perché siamo stati sfruttati per anni e adesso alla firma del contratto, viene ribadito che potrebbe essere a termine. Dolore: nel pensare a giugno,quando per l ennesima volta ci toccherà lasciare dei bambini a cui ti affezioni". E infine: "La lotta continua l'11 settembre a Roma palazzo Montecitorio, per difendere un diritto usurpato da anni. Non una di meno".
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lamilanomagazine · 1 year ago
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La spezia: inaugurata la stagione cinematografica alla mediateca regionale ligure “Sergio Fregoso”.
La spezia: inaugurata la stagione cinematografica alla mediateca regionale ligure “Sergio Fregoso”. Inaugura la stagione cinematografica 2023/2024 alla sala cinema ex Odeon della Mediateca Regionale Ligure “Sergio Fregoso” giovedì 26 ottobre alle ore 20.30 con il film "L’ultima luna di settembre"a cui seguirà settimanalmente la programmazione del cinema. “Dopo l’anteprima nazionale del film di Claudio Bisio “L’ultima volta che siamo stati bambini” si inaugura la programmazione cinematografica con un’altra stagione ricca di proposte interessanti – dichiara il Sindaco Pierluigi Peracchini – la Mediateca si sta sempre più connotando come un punto di riferimento importante per attività e iniziative culturali di conoscenza e divulgazione rivolte ad ogni fascia d’età, così come le nostre Biblioteche e i nostri Musei che propongono lungo tutto il corso dell’anno attività che, valorizzando il patrimonio culturale spezzino, diventano anche un vero e proprio luogo di aggregazione e socialità.” Già la scena iniziale del film L’ultima luna di settembre vale il biglietto: un ragazzino in piedi precariamente sul dorso di un cavallo che con un telefonino, messo su in cima a un lungo bastone, è alla ricerca di un improbabile campo per telefonare. E questo nel nulla della steppa mongola. È il meraviglioso incipit del film diretto dal regista e attore Amarsaikhan Baljinnyam, già nella serie Marco Polo di Netflix. Il film ci porta nella Mongolia contemporanea, ma potremmo essere in quella medioevale, ed esattamente nella remota provincia del Hėntij, dove la densità di popolazione è di 0,95 abitanti per chilometro. Adattamento dal romanzo breve Tuntuulei di T. Bum-Erden, il film presentato dalla Mongolia nella corsa agli Oscar, L’ultima luna di settembre accompagna lo spettatore in una terra raramente rappresentata sul grande schermo, la Mongolia, ricca di umanità, tradizioni e cultura. Nella remota provincia del Hėntij, Tuntuulei, un bambino di 10 anni, troverà in Tulgaa, appena tornato nella steppa dopo anni trascorsi in città, la figura paterna che tanto gli è mancata. Con la consapevolezza che il tempo a disposizione è poco, poiché l’ultima Luna di settembre, che nella cultura mongola significa per molti il ritorno in città prima dell’inverno, sta per arrivare, i due protagonisti si aiuteranno a vicenda per cercare di guarire dalle rispettive ferite emotive, dando vita a un legame unico e indissolubile che cambierà per sempre le loro vite. Un film che sa parlare a tutti con una delicatezza rara. Una storia commovente ambientata in una terra incantevole. Assolutamente da non perdere. Orari dei film in programmazione dal 25 ottobre al 1° novembre Mercoledi 25 Ottobre ORE 15.15 ; 17.15 ; 21.00 L'ULTIMA VOLTA CHE SIAMO STATI BAMBINI Giovedi 26 Ottobre ORE 20.30 L'ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE Venerdi 27 Ottobre ORE 17.30 ; 21.00 L'ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE Sabato 28 Ottobre ORE 15.00 ; 17.00 ; 19.00 ; 21.00 L'ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE Domenica 29 Ottobre ORE 15.00 L'ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE ORE 20.30 L'ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE Lunedi 30 Ottobre RIPOSO Martedi 31 Ottobre ORE 15.00 ; 17.15 ; 21.00 C'E' ANCORA DOMANI Mercoledi 1° novembre ORE 15.00 ; 17.15 ; 21.00 C'E' ANCORA DOMANI Sinossi dei film in programmazione L'ULTIMA VOLTA CHE SIAMO STATI BAMBINI L'ULTIMA VOLTA CHE SIAMO STATI BAMBINI – tratto dal romanzo di Fabio Bartolomei, l'esordio alla regia di Claudio Bisio appartiene alla categoria di quelli che non si dimenticano. Siamo nell’estate del 1943, quattro bambini, che nonostante i tempi duri che stanno vivendo, mantengono la loro voglia di scoprire il mondo giocando per strada. Sono molto diversi tra di loro, ma ancora non lo sanno. Italo è figlio di un ricco Federale, Cosimo ha il papà che combatte al confino, Vanda è un’orfana e Riccardo è figlio di un’agiata famiglia ebrea. I loro giochi, che simulano la guerra in maniera del tutto innocente, li porta a fare un “patto di sputo” che li rende inseparabili. Una storia di spensieratezza e di desiderio di libertà vista dagli occhi dei ragazzini che, guidati dall'incoscienza dell'infanzia, non si arrendono neanche di fronte a una delle pagine più oscure della storia mondiale. L'ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE. «Volevo che questo film fosse una lettera d'amore al patrimonio culturale mongolo» e l'ambizione non potrebbe essere stata meglio soddisfatta: si esce come stregati dalla visione di questo film, commossi dalla storia che racconta ma soprattutto affascinati da un mondo tanto lontano e misterioso. Come il protagonista (interpretato dal regista esordiente), anche lo spettatore è invitato a compiere un viaggio: da anni trapiantato in città, Tulgaa viene chiamato al capezzale del padre, rimasto a vivere tra le remotissime colline della Mongolia, e lì decide di restare dopo la morte del genitore per portare a termine la falciatura dei campi C'E' ANCORA DOMANI. Dal Festival del Cinema di Roma l'atteso debutto alla regia di Paola Cortellesi è uno di quei film che sorprendono, divertono, commuovono e fanno riflettere. A firmarlo è Paola Cortellesi, alla sua prima regia, decisa a firmare un tributo alle donne di ieri e di oggi, a partire da quelle invisibili, per mostrare come le donne abbiano fatto la Storia loro malgrado. Rievocando la svolta storica del diritto di voto alle donne e raccontandola in prima persona, come regista ma anche come attrice, nei panni una donna vittima di violenza domestica, sceglie il bianco e nero del grande cinema nazionalpopolare che ha fatto scuola nel mondo per raccontare la sua piccola grande storia Info e prenotazioni MEDIATECA REGIONALE LIGURE “S. FREGOSO” Tel. 0187.745630, [email protected] www.facebook.com/mediateca.laspezia Ig @mediateca.laspezia Via Firenze, 37 - La Spezia... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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spiegatemicomesifaavivere · 7 years ago
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Ricordo che più di un anno fa, ancor prima di diventare amici e poi fidanzati eravamo dei perfetti sconosciuti. Non sapevo cosa mi avrebbe donato la vita. Poi arrivò quel giorno ti vidii e da subito capii che tra di noi ci sarebbe stato qualcosa, un amicizia fantastica. Diventammo amicissimi, passammo tutti i giorni insieme, ci chiamammo a vicenda, ci dicemmo cose dolci, o per lo meno tu lo eri con me, io ero una stronza! Poi vabbè ci sono state delle problematiche all’interno della nostra amicizia ma preferisco saltarle e andare diretta al punto. Erano più o meno i primi di settembre ed ero sicura di voler passare la maggior parte del mio tempo al tuo fianco, non più come amica ma come qualcosa di più, quindi aspettai qualche giorno per arrivare al 16 settembre, ci aspettava una serata al pontile, non so cosa pensavi tu, ma io pensavo solo al fatto di doverti confessare il mio interesse nei tuoi confronti. Iniziò la nostra relazione, ero contentissima ti avevo conosciuto come un amico di lavi, e sei finito per diventare il mio ragazzo. Abbiamo passato una di quelle relazioni che nemmeno i bambini passerebbero, ci vedevamo sempre io ero la priorità su tutto per te e tu per me, ci scrivevamo sempre, uscivamo dalla classe per incontrarci e darci un semplice bacio, ci lasciavamo e ci riprendevamo, se cadeva uno l’altro cadeva con lui e aiutava a rialzarlo. Molte cazzate abbiamo fatto, molte risate e molti pianti abbiamo trascorso insieme, ma soprattutto l’amore che io provavo per te non cambiava mai, anzi cresceva sempre di più. Finché non arrivò quel giorno, dove tu mi lasciai per un altra e so che sembrerà banale, ma io ho sofferto tanto, è stato come se il mondo mi crollasse addosso, nulla aveva più senso per me se tu non eri al mio fianco.
Ricordo quando tu st’estate volevi tornare con me e io no, quando però poi alla fine il mio cuore a mandato a fanculo la testa e ha deciso di tornare con te, ma come al solito la testa ha vinto e mi ha spinto a tradirti, e ora dopo mesi che tu mi hai perdonato, che io ho perdonato a te la sofferenza che mi hai fatto passare, dopo tutti i nostri litigi, le nostre guerre, i nostri giorni no, dopo tutte le cose, ho capito, ho capito di essere profondamente innamorata di te, e anche se non ci pensi mai, io cerco di dimostrartelo ogni giorno, io sono una ragazza che se vuole qualcosa o se lo tiene stretto oppure non si vergogna di darlo a vedere. Io non mi vergogno di te e non mi vergogno del fatto che sono innamorata di te.
Ricordo quando ti ho detto che hai dei limiti, limiti che odio con tutto il mio cuore, limiti che ti spingono a non stare con me in determinati giorni, limiti che non ti danno la possibilità di mostrare a me quello che vorrei che mi mostrassi, limiti che vorrei tu levassi. Ma non perché ho bisogno del principe azzurro che mi faccia da schiavo o tutto quello che ti passa per la testa, ma perché io sento di essere innamorata di una persona che non mi ama come io amo lui. Non mi aspetto nulla, non mi aspetto una cena fuori, non mi aspetto dei fiori, non mi aspetto regali o concerti insieme, non mi aspetto nulla perché io sono una ragazza che da anche senza ricevere nulla in cambio, perché penso che bisogna sempre donare, anche quando un sorriso non ti viene mai ricambiato. Sai che a volte vorrei stare del tempo con te, perché io passerei tutti i giorni della mia vita con te, ma a volte nemmeno te lo dico perché comunque so che te non hai lo stesso mio interesse e che quindi quello che ti chiedo io è un peso per te, quindi sono arrivata alla conclusione che io ti amerò comunque ti donerò sempre tutto l’amore che provo per te, ti sorriderò sempre, ti rivelerò i miei segreti e le mie paure, ma non ti chiederò più niente, perché dopo un po’ uno si stanca, ma non sono stanca di te, assolutamente no, perché ogni giorno mi fai provare emozioni diverse, ma sono stanca di illudermi sul fatto che magari mi dedicassi gli spazi che io vorrei. Ma ora, fammi una promessa, ti prego, l'ultima,e l'unica (non chiedo tanto) che manterrai. Promettimi che non ci perderemo nei nostri ricordi, che in qualche modo, anche se lontani, anche se divisi, esisteremo ancora, io e te insieme. Promettimi che quando ci ritroveremo per dieci minuti in un bar a prendere un caffè come due vecchi amici, prima di andare ci stringeremo le mani e sentiremo quello che siamo stati, promettimi di non abbandonarmi mai perché io per quanto banale e piccola sia sono innamorata di te, e non lo sono mai stata prima, con te ho capito cosa significa amare, ho capito molte cose, ho imparato dagli errori, e sono sicura di voler passare più tempo possibile con te, come ho detto all’inizio, io voglio stare con te perché ti amo, perché mi piaci per quello che sei, voglio stare con te perché tu mi capisci come nessuno fa, tu resti sempre al mio fianco e perché non mi giudichi mai, e non ho paura quando sono con te, di niente. 💜
P.S Infine voglio ricordare a te una cosa, io sono così gelosa perche ho paura di perderti, l’ho già fatto una volta, ti ho perso un po’ di tempo fa, e come ho detto prima nulla avrebbe senso per me , quindi se sono gelosa è solo una cosa bella, perché ti fa capire che io a te ci tengo davvero e non voglio che nessuno ti riporti via..!
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