#john forse
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webdiggerxxx · 1 year ago
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gentilfarfalletta · 1 year ago
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John Forse, Gouache, watercolor & pastel on board, 2023
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mucillo · 25 days ago
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Lady.........
È difficile dimenticare qualcuno che ti ha dato molto da ricordare.
(John Green)
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Sono stati troppo brevi i tuoi anni rispetto ai miei, ma li abbiamo vissuti intensamente con una empatia di chi sa di trovare nello sguardo dell’altro un qualcosa che a parole non si può descrivere, e che forse può chiamarsi amore.
Già chiamarlo amore è la parola giusta, anche se ai più può sembrare strano.
Tu eri la parte migliore di me e me lo hai fatto sentire, e trovarlo anche negli altri.
E adesso che tu hai intrapreso quel cammino a me ignoto forse sospeso tra la terra e il cielo
molto prima di me sappi, che io anche se metterò su questo viso la maschera di chi vuol fare il duro per nascondere agli altri il mio dolore ti piangerò...puoi esserne sicura.
Buon viaggio Lady mia fidanzata pelosa.
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ros64 · 4 months ago
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Ye Dinna get used to it
A beautiful episode that redeems the mediocrity of the previous one. I melted at the looks exchanged between Jamie and John. In their hatred, they love each other. Did you notice Jamie’s expression, the way his body moved, his breathing when he saw he was safe and standing there? Sam is absolutely brilliant in those moments when he speaks through his face and body. David is no less impressive, and his exchange with Percy is worthy of a textbook performance.
I also really enjoyed William with Jane—Silvia is very talented, by the way, another spot-on casting choice. It’s truly a shame what will happen. I’ll always root for Will and Fanny, even if their story hasn’t been written yet. Ian and Rachel were very sweet too, but in my opinion, they’re missing something. I’m not sure what—maybe the actors don’t have the right chemistry, a bit like Roger and Bree, who work much better when they’re not paired as a couple.
The Marquis de Lafayette was very charming, an original, likable, and well-portrayed character—I really appreciated him. As for Richardson, I won’t say much to avoid spoilers, but even by the end of Bees, I couldn’t fully understand him. That he’s a time traveler is now obvious, but what he truly wants has never been clear.
This episode also lets us appreciate Jamie’s introspection—that blend of humanity, warrior strength, and leadership—that extra something that makes him the perfect man, for better or worse. I really like this new Claire more than the one from the earlier seasons, and I will never stop saying that she reflects the Claire from the novels more—the one I love so much, she’s the perfect partner for Jamie and the support his tormented soul needs. The final score was beautiful.
And finally: “Go and save our son.” Because what unites these two men is something that surpasses mere “carnal knowledge.”
Un bellissimo episodio che riscatta la pochezza del precedente. Mi sono sciolta per gli sguardi tra Jamie e John. Odiandosi si amano. Avete notato l’espressione di Jamie e il movimento del suo corpo, il respiro quando ha visto che era salvo ed era lì? Sam è meraviglioso in quei momenti in cui parla col viso e col corpo. David non è da meno e lo scambio con Percy vale un interpretazione da manuale. Mi è piaciuto moltissimo anche William con Jane, Silvia è molto brava tra l’altro, un altro pov azzeccato dal casting. Davvero peccato quello che succederà. Io continuerò sempre a fare il tifo per Will e Fanny, anche se la storia non è ancora stata scritta. Molto dolci Ian e Rachel però, a mio avviso, a loro manca qualcosa, non so, forse gli attori non sono bene assortiti un po’ come Roger e Bree che funzionano molto meglio quando non sono in coppia. Molto carino il Marchese De Lafayette, personaggio originale, simpatico e ben interpretato, l’ho apprezzato tantissimo. Di Richardson non parlo, farei spoiler ma neppure alla fine di Bees mi è riuscito di comprenderlo del tutto, che sia un viaggiatore ormai è palese, ma cosa voglia davvero non è mai stato chiaro. Anche in questo episodio possiamo apprezzare l’ introspezione di Jamie quel suo essere così umano e allo stesso tempo guerriero e condottiero, quel qualcosa in più che lo rende l’uomo perfetto nel bene e nel male. Questa nuova Claire mi piace più di quella delle prime stagioni e non smetterò mai di dire che rispecchia di più la Claire dei romanzi quella che amo tanto, la compagna perfetta per Jamie e il sostegno della sua anima tormentata. Bellissima la sigla finale.
E infine: “Vai e salva nostro figlio” perché ciò che unisce questi due uomini è qualcosa che surclassa la “conoscenza carnale”.
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armandoandrea2 · 20 days ago
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Una lettera d'amore scritta da Johnny Cash alla moglie June Carter Cash è stata eletta come la più bella di tutti i tempi. La missiva risale al 1994 in occasione del 65esimo compleanno di June ed è un concentrato dell'amore che il cantante provava per sua moglie. La loro storia d'amore è stata anche il tema centrale del biopic sul cantautore Walk The Line. I due si sono sposati nel 1968 e sono rimasti insieme oltre 30 anni. June è morta nel 2003 e qualche mese dopo anche Johnny è passato a miglior vita.
IL TESTO DELLA LETTERA
“Buon compleanno principessa, ormai siamo vecchi e ci siamo abituati l'uno all'altra. La pensiamo nello stesso modo. Leggiamo la mente dell'altro. Sappiamo quello che l'altro vuole anche senza dirlo. A volte ci irritiamo anche un po'. Forse a volte ci diamo anche per scontati. Ma ogni tanto, come oggi, medito su questo e mi rendo conto di quanto sono fortunato a condividere la vita con la più grande donna che abbia mai incontrato. Continui ad affascinarmi e ad ispirarmi. La tua influenza mi rende migliore. Sei l'oggetto del mio desiderio, la prima ragione della mia esistenza. Ti amo tantissimo. Buon compleanno principessa, John”.
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diceriadelluntore · 5 months ago
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Storia Di Musica #350 - Miles Davis Quintet, Relaxin' With The Miles Davis Quintet, 1958
Per essere stata una piccola casa editrice musicale, la Prestige di Bob Weinstock è infarcita di leggende, come ho un po' raccontato in queste belle (per me, e spero pure per chi le ha lette) storie musicali novembrine. Che oggi toccano l'impressionante traguardo dei 350 dischi, e come tradizione vuole tocca a Miles Davis. Weinstock capì agli inizi degli anni '50 che Davis aveva un talento gigantesco sia come musicista ma forse ancora di più come band leader, tanto che fu uno dei suoi più grandi sostenitori ad intraprendere la costruzione di un suo gruppo. E Davis alla prima occasione dimostrerà il suo fiuto per la genialità musicale e nello scegliersi i musicisti, formando quello che è uno dei grandi gruppi di sempre, e apice dell'hard bop. Davis sceglie un giovane sassofonista della scuderia Prestige, John Coltrane, che in pochi anni diventerà uno dei giganti della musica del '900 e quella che è la sezione ritmica per eccellenza del genere: Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al basso e contrabasso e Philly Joe Jones alla batteria. Siamo nel 1955: come accennato, Weinstock era uno che metteva la praticità davanti all'estetica, e spinge il quintetto a registrare. I musicisti la prendono come un'occasione per provare come suoneranno il repertorio dal vivo. Davis ha già registrato con la Prestige il suo primo disco da 12 pollici, The Musings Of Miles, nel 1955 con Oscar Pettiford al basso, e vedendo l'aura del personaggio crescere enormemente come seguito, Weinstock pubblicò in vari Lp tutte le registrazioni su disco da 10 pollici che Davis, con varie formazioni, aveva fatto agli inizi degli anni '50. Ai leggendari studi Van Gelder, Davis e il suo quintetto registrano in due date, passate alla storia del jazz: l'11 maggio e il 16 ottobre del 1956. Sono già così affiatati e coesi, la magia e la bravura a livelli così alti, che registrano moltissimo materiale, che il buon Weinstock è ben felice di avere, dato che ha notizie sicure che la Columbia vuole mettersi Davis sotto contratto, cosa che avverrà alla fine dello stessio anno, il 1956. Per questo motivo, e per la bellezza della musica, le intere quattro registrazioni vengono pubblicate come 4 dischi: Cookin' With The Miles Davis Quintet nel 1957, Relaxin' nel 1958, Workin' nel 1960 e Steamin' nel 1961. Sebbene Davis sia già passato ad altre magie stilistiche già nel 1958, quando pubblica quel capolavoro che è Milestones, i 4 dischi sono considerati insieme non solo uno dei gioielli del catalogo Prestige, ma come lo stato dell'arte del bop nella seconda parte degli anni '50.
Scelgo Relaxin' With The Miles Davis Quintet nella tetralogia perchè è unanimemente considerato il lavoro più palpitante e musicalmente ineccepibile, sebbene il repertorio scelto fosse, e da questo il titolo, il lato più intimo e dolce dei brani registrati. In questo disco la tromba di Davis, con i suoi interventi delicati e strutturati sulla ripresa di poche note caratteristiche del brano, diventerà iconica, tanto che chiunque pensi solo di avvicinarsi al suo stile verrà etichettato come "davisiano". Tra l'altro persino nelle versioni rimasterizzate più recenti, quelle del 2005 nientemeno che da Van Gelder in persona, rimangono ancora gli intermezzi di dialoghi all'inizio di ogni brano, dove Davis discute con i musicisti sul da farsi. In scaletta 6 brani, tutti standard, che in questa registrazione troveranno la loro forma definitiva: If I Were A Bell è un brano scritto da Frank Loesser per il famosissimo musical Guys And Dolls (uno dei grandi successi di Broadway, che ispirò il film Bulli E Pupe con Marlon Brando e Jean Simmons), qui è nella sua versione decisiva con gli assoli di Garlad e Coltrane e la tromba di Davis, che qui usa una sordina Harmon che diventerà una sorta di feticcio tra i trombettisti. You're My Everything è una canzone del 1931, altra canzone da un musical epocale è I Could Write A Book di Rodgers e Hart, cantata nella versione originale da Gene Kelly nel musical Pal Joey come It Could Happen To You, tratta dal film della Paramount And The Angels Sing del 1940. Due invece sono i brani scritti da jazzisti: Oleo è un brano di Sonny Rollins, il quale era molto stimato da Davis: i due spesso hanno suonato insieme, ma mai con assiduità, avendo un grande rispetto reciproco. L'altro brano è Woody 'n' You di Dizzy Gillespie, uno dei tre arrangiamenti realizzati da Gillespie per la big band di Woody Herman, anche se all'epoca non venne utilizzato; gli altri due erano Swing Shift e Down Under.
Nasce in questo disco la sintonia musicale quasi sincronica di Davis e Coltrane, che nel 1959 porteranno ai picchi inarrivabili di Kind Of Blue: la sezione ritmica diventerà lo standard, tanto è che Coltrane, che inizierà i suoi lavori solisti proprio con la Prestige, se li porterà appresso.
Il quintetto lavorerà fino al 1960, non senza dissidi e pause, primo fra tutti il fatto che Red Garland porterà Coltrane alla dipendenza dall'eroina, cosa che Davis non gli perdonerà mai (tanto è vero che Garland non suona in Kind Of Blue). Chambers, un genio, anche lui attraverserà una devastante dipendenza dalla droga e addirittura morirà per complicazioni da tubercolosi nel 1963, a 33 anni.
Nel 2006 la Concorde Records, che detiene il catalogo Prestige, pubblicherà in una scintillante confezione box da 4 cd The Legendary Quintet Sessions, che ai 4 capolavori aggiunge 'Round Midnight, presente in Miles Davis And The Modern Jazz Giants e una serie di registrazioni inedite in jazz club e show in televisione. Un tesoro per gli appassionati più accaniti, ma per un approccio genuino e affascinante al jazz basta ascoltare la bellezza del disco di oggi, una delle innumerevoli magie di Miles Davis.
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gai0la · 6 months ago
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onestamente prima di vedere Parthenope non avevo tante aspettative, ero quasi certo che avrei ritrovato il Sorrentino esteta de la grande bellezza e di youth, ed in parte questa aspettativa è stata soddisfatta.
allo stesso tempo però mi sono fatto rapire dall’estetica, perché credo che nelle arti la forma possa diventare anche sostanza; in particolare dalle ambientazioni, dai costumi perfetti di Anthony Vaccarello, dalle lunghe scene mute e dalle citazioni anche a film del recentissimo passato come povere creature e the whale.
ma più di questo mi ha rapito una frase, la più banale, quella classica da didascalia di un post Instagram: “tu hai amato troppo o troppo poco?”
perché davvero questa frase mi ha fatto per un lungo momento estraniare dal film, quasi fossi John Dorian di scrubs, per pensare ai miei amori: amo e ho amato la mia famiglia, il mio cane, i miei amici, a volte anche troppo; ho amato forse troppo poco altre persone, perché citando Kanye West “I love myself way more than I love you”.
quindi Parthenope e Sorrentino mi hanno rapito, mi hanno fatto amare oltre le aspettative.
ma forse questo “era già tutto previsto”.
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sgiandubh · 5 months ago
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Finalmente leggo qualcosa che è perfettamente in linea con il mio pensiero. Ho letto i libri della Gabaldon( non l’ultimo pubblicato) e sinceramente mi è piaciuto il primo e poi la curiosità mi ha portato verso gli altri . La prima stagione è stata perfetta come ambientazione, costumi , luci e realismo recitativo. Ho sempre pensato che si poteva terminare con la stagione tre . Ho continuato a guardare le nuove serie per vedere se si ripeteva il miracolo della prima ma non è più successo . Forse la sceneggiatura , le scenografie, i costumi , la regia , gli attori, non lo so… recupereranno con le ultime ?Arrivero’ alla fine perché spero si vada ad una recitazione di cuore e non solo di buona tecnica . Grazie per essere qui con noi .
Dear (returning) @findanserwers,
Tante, tante grazie (mille!) per le tue belle parole - finalmente qualcuno ha capito perfettamente che quello che volevo dire era la mia opinione e solo la mia opinione! Ma prima, permettimi di tradurre ciò che mi hai così gentilmente inviato:
'I am finally reading something that is perfectly in line with my thoughts. I read Gabaldon's books (not the latest published) and honestly I liked the first one and then curiosity led me to the others. The first season was perfect in terms of setting, costumes, lights and acting realism. I always thought that it could end with season three. I continued to watch the new series to see if the miracle of the first one would be repeated but it never happened again. Maybe the script, the sets, the costumes, the direction, the actors, I don't know… will they catch up with the latest ones? I'll get to the end because I hope we'll go to heartfelt acting and not just good technique. Thank you for being here with us.'
Oh, darling: thank you for reading me and thank you for sending such an honest and positive message. I have very few things to add to it, in reality and I think you hit the nail on the head when you told me that you were hoping OL will end with 'heartfelt action, not just good technique'. I dare to think that this is what keeps us all still around - this hope the series and its cast could finally find a way to redeem and perhaps even free themselves from contrived acting and a terrible, terrible story line. At this point, I am very much tempted to add some more, but I will spare my judgement until we reach that much talked about Lord John/Claire subplot, lest people would accuse me of groundless charge against Gabaldon and her Masterpiece. Ahem.
Since Everest is apparently all the rage in this fandom, right now, may I recommend with all my heart Terzani's last travelogue, Un altro giro di giostra/One More Ride on the Merry-Go-Round? I discovered him many years ago, prompted by a very adamant Someone, and I have to tell you I have seldom read something more deep and beautiful and true about the Himalayas and the mystique surrounding it.
You are (always, always) welcome.
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angelap3 · 8 months ago
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la ��vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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segretecose · 1 year ago
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comunque pensavo che forse il motivo per cui amadeus si è così inviperito per la questione john travolta è che non sa che non tutti hanno il feticcio dell’umiliazione?
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bezslutpiercing · 3 months ago
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rivoglio ama, gli amarello, il festival che finisce alle 3 e forse forse inizia per le 21.30, siparietti a caso, john travolta che balla il qua qua
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webdiggerxxx · 1 year ago
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gentilfarfalletta · 1 year ago
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John Forse
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recherchestetique · 1 year ago
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THE MARCHESA CASATI
Marchesa Luisa Casati: An inspiringly decadent true tale of a bizarre Italian aristocrat. Pet cheetahs, séances and dresses made from lightbulbs, the heiress, socialite and artist's muse Marchesa Luisa Casati led a life every bit as unusual as her outfits.
Luisa, Marchesa Casati Stampa di Soncino (born Luisa Adele Rosa Maria Amman; 23 January 1881 – 1 June 1957), was an Italian heiress, muse, and patroness of the arts in early 20th-century Europe.
Casati was known for her eccentricities that delighted European society for nearly three decades. The beautiful and extravagant hostess to the Ballets Russes was something of a legend among her contemporaries. She astonished society by parading with a pair of leashed cheetahs and wearing live snakes as jewellery.
She captivated artists and literary figures such as Robert de Montesquiou, Romain de Tirtoff (Erté), Jean Cocteau, and Cecil Beaton.[citation needed] She had a long-term affair with the author Gabriele d'Annunzio, who is said to have based on her the character of Isabella Inghirami in Forse che si forse che no (Maybe yes, maybe no) (1910).[citation needed] The character of La Casinelle, who appeared in two novels by Michel Georges-Michel, Dans la fete de Venise (1922) and Nouvelle Riviera (1924), was also inspired by her.
In 1910, Casati took up residence at the Palazzo Venier dei Leoni, on Grand Canal in Venice, owning it until circa 1924. In 1949, Peggy Guggenheim purchased the Palazzo from the heirs of Viscountess Castlerosse and made it her home for the following thirty years. Today it is the Peggy Guggenheim Collection, a modern art museum on the Grand Canal in the Dorsoduro sestiere of Venice, Italy.
Casati's soirées there would become legendary. Casati collected a menagerie of exotic animals, and patronized fashion designers such as Fortuny and Poiret. From 1919 to 1920 she lived at Villa San Michele in Capri, the tenant of the unwilling Axel Munthe. Her time on the Italian island, tolerant home to a wide collection of artists, gay men, and lesbians in exile, was described by British author Compton Mackenzie in his diaries.
Numerous portraits were painted and sculpted by artists as various as Giovanni Boldini, Paolo Troubetzkoy, Adolph de Meyer, Romaine Brooks (with whom she had an affair), Kees van Dongen, and Man Ray; many of them she paid for, as a wish to "commission her own immortality".[citation needed][citation needed] She was muse to Italian Futurists such as F. T. Marinetti (who regarded her as a Futurist) Fortunato Depero, Giacomo Balla (who created the portrait-sculpture Marchesa Casati with Moving Eyes), and Umberto Boccioni. Augustus John's portrait of her is one of the most popular paintings at the Art Gallery of Ontario; Jack Kerouac wrote poems about it and Robert Fulford was impressed by it as a schoolboy.
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armandoandrea2 · 1 year ago
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Questa lettera d'amore scritta da Johnny Cash alla moglie June Carter Cash è stata eletta come la più bella di tutti i tempi.
23 giugno 1994, Odense, Danimarca.
Buon compleanno Principessa, invecchiamo e ci abituiamo l’uno all’altra. Pensiamo allo stesso modo. Ci leggiamo nel pensiero. Sappiamo cosa l’altro vuole senza chiederlo. A volte capita che non ci sopportiamo. E forse talvolta ci capita anche di dare per scontata la presenza dell’altro. Ma ogni tanto, come oggi, ci rifletto e mi rendo conto di quanto io sia fortunato a dividere la mia esistenza con la donna più straordinaria che abbia mai incontrato. Ancora mi affascini e sei fonte d’ispirazione. La tua influenza non fa che migliorarmi. Sei l’oggetto dei miei desideri, la ragione di vita numero uno su questa terra.
Ti amo tantissimo.
Buon compleanno Principessa.
John
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diceriadelluntore · 29 days ago
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Storia Di Musica #370 - Spring, Spring, 1971
Il tema legante le storie musicali di Aprile non è così fantasioso: è la primavera. Ma le storie dei dischi che ho scelto accumunati da questo tema sono davvero interessanti e, come quella di oggi, dal punto di vista "mitologico" quelle che a me piacciono di più. Per iniziare torniamo a fine anni '60 in Gran Bretagna, agli albori dell'era progressive. Gli aficionados della rubrica sanno che è uno dei miei periodi musicali preferiti, cassa del tesoro infinita da cui attingere musica grandiosa. E la perla di oggi è per molti versi unica.
Tutto inizia a Leicester, nel 1969, quando si fonda un gruppo musicale: Pat Moran cantante, Ray Martinez chitarrista e Kips Brown alle tastiere sono il nucleo degli Spring, su cui ruoteranno altri musicisti amici. Hanno una particolarità unica: suonano anche ben tre Mellotron, che dà alla loro musica la maestosità di una orchestrazione ben più grande. Il mellotron, lo strumento principe del prog, fu il primo "computer musicale": sebbene a forma di tastiera di pianoforte, ogni tasto azionava un nastro registrato che riproduceva un suono, spesso archi, fiati, o altre orchestrazioni, per 8 secondi (uno dei primi ad usarlo fu Paul McCartney in Strawberry Fields Forever). Iniziano come band da locali, e supportano anche qualche band più famosa. La svolta la ebbero durante un piccolo tour in Galles. Il loro furgoncino si ruppe proprio vicino una fattoria vicino Monmouth. Il caso volle che quella non fosse una fattoria qualsiasi, ma, in una vecchia stalla, i fratelli Charles e Kingley Ward avevano attrezzato, pochi anni prima, un bellissimo studio di registrazione, i Rockfield Studios. Ward li aiutò con il furgoncino, ma era molto incuriosito dai loro strumenti e dal fatto che fossero una band: invitati a suonare, la loro musica fu sorprendente tanto che Ward chiamò il suo amico Gus Dudgeon, produttore tra l'altro di David Bowie e di Elton John che subito propose loro un contratto per una sussidiaria della RCA, la Neon.
Registrato in presa diretta ai Trident Studios di Londra e pubblicato nel 1971, Spring è una gemma unanimemente riconosciuta come uno dei più grandi capolavori dell’underground britannico progressivo. In realtà è un prog molto romantico, poco aperto alla ostentazione strumentale, è piuttosto un manifesto di una malinconia dolce e disperata, in un mix tra i King Crimson meno muscolari, i Moody Blues o i Procol Harum, e caratterizzati dalla voce molto particolare di Pat Moran.
Si apre con The Prisoner (Eight By Ten), che mette subito in mostra i tre Mellotron (archi, trombe e flauto), appena sostenuti dalla sezione ritmica e timidi arpeggi di chitarra acustica, esalta al meglio lo spleen emotivo in cui si cala la voce candida e pacata di Moran che qui interpreta la vicenda di un prigioniero che, tornato a casa e preso atto di essere rimasto completamente solo, sceglie di porre fine alla sua vita; Grail prosegue forse ancor più struggente e tormentata: accanto al consueto dispiegamento di Mellotron, vede Ray Martinez destreggiarsi abilmente alla chitarra elettrica attraverso meravigliosi trilli e rifiniture; Golden Fleece si distingue per una breve e melodiosa ouverture per solo Mellotron per poi evolvere in una vibrante melodia in cui pop, folk e progressive vanno di pari passo amalgamandosi alla perfezione con grande assolo di Martinez; Boats e Song To Absent Friends sono due brani di puro folk (l’una per sole chitarre dal vago sapore western, l’altra condotta unicamente dal pianoforte), mentre Shipwrecked Soldier ed Inside Out sono esempi di puro rock del tempo, con puntatine al nascente hard rock. Ma il momento clou è la conclusiva Gazing, con una stupefacente ouverture strumentale degna dei migliori Genesis che poi cede il passo ad una ballad carica di un pathos doloroso. A completare il capolavoro, una copertina stupenda del grande fotografo Marcus Keef (che è poco conosciuto rispetto ad altri, ma è uno degli occhi fotografici più grandi del rock del tempo, pensate solo alla copertina del primo disco dei Black Sabbath, opera sua): ve la lascio aperta nella completa bellezza dell'Lp
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in basso a destra un soldato morto, da cui del liquido rosso e schiumoso scorre verso il fiume, dal lato opposto la band ad osservare.
Il disco ebbe modesto successo nonostante la critica positiva, e la band era sul trampolino di lancio: fu spalla dei Velvet Underground nel loro primo tour europeo (senza Lou Reed) e nel 1972 era già a registrare il nuovo disco quando il fallimento della Neon bloccò il secondo lavoro. Quel secondo lavoro mai terminato (furono pubblicati dei demo nel 2007 e molti di quelli compaiono in un disco aggiunto alla ristampa di Spring in cd) portò allo scioglimento della band: Moran divenne un signor produttore lavorando tra l'altro con con artisti del calibro di Van Der Graaf Generator, Queen, Robert Plant e Rush; uno dei musicisti che suonava qui in questo disco, Pit Whiters alla batteria, e che compare nei crediti di Spring, fonderà insieme a Mark Knopfler i Dire Straits.
Un capolavoro stupendo che ha un'ultima curiosità: un po' per la chiusura della Neon, un po' per la bellezza dell'insieme, è uno dei pezzi pregiati del collezionismo mondiale: anche in condizioni pessime vale 150 €, gli esemplari migliori volano oltre i 1000, una piccola consolazione per una band che nella sua unica prova ha regalato un disco di una bellezza altissima.
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