#jakob von gunten
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Los fósforos producen un chasquido idéntico al de la risa sofocada. Me gusta mucho, muchísimo, que a mi risa se le impida estallar. No poder liberar lo que tanto desearía escaparse produce un cosquilleo delicioso. Aprecio lo que no debe existir, lo que debe volver al interior. Lo no liberado se convierte en algo más penoso, pero a la vez más valioso. Sí, sí, confieso que me agrada sentirme oprimido. Es cierto. No, no siempre es cierto. Que el señor Cierto se vaya de paseo. Lo que quería decir es esto: no estar autorizado a hacer algo significa hacerlo doblemente en otro sitio.
—Robert Walser, Jakob von Gunten. Traducción de Juan José del Solar.
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#robert walser#jakob von gunten#roman#bruno cassirer#1909#suhrkamp#robert-walser-stiftung#bern#2002#s.72 - 73#s.86 - 87#s.92 - 93#peter lilienthal#1971#hanna schygulla#sebastian bleisch#eyes wide shut#the unbearable lightness of being#books
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One learns very little here, there is a shortage of teachers, and none of us boys of the Benjamenta Institute will come to anything, that is to say, we shall all be something very small and subordinate later in life.
Jakob von Gunten by Robert Walser
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11]
LOS ÁNGELES no son dorados, brillantes ni luminosos; son grises y caminan entre la multitud que arrastra los pies; entre la muchedumbre, sin color y sin rostro, de los domingos, hacia el fútbol, hacia el concierto mañanero, entre la pálida muchedumbre de los días de fiesta vacíos del mundo moderno. Ángeles grises de la pobreza y el anonimato que nadie ve, pero que muchos han sentido: un roce leve, una ligereza, un estremecimiento en el mar de la multitud anónima...El mundo de hoy no permite otros...Los de fuego y luz no vienen hoy. Sólo los otros, los ángeles de polvo y ceniza.
María Zambrano, Poemas. Edición de Javier Sánchez Menéndez. La Isla de Siltolá
Fotograma de Institute Benjamenta, o This Dream People Call Human Life,1996, primer largometraje de Brothers Quay. Se basa en "Jakob von Gunten", novela escrita por Robert Walser.
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Basta semplicemente vivere
e poi diventi automaticamente
un osservatore.
Robert Walser, Jakob von Gunten.
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For the book ask, 3 and 17?
My phone won’t let me crop it correctly. Fuck my life
Including nonfiction and I didn’t like 5 books:
1. Minima Moralia
2. Portrait of an Artist as a Young Man
3. Jakob von Gunten (reread)
4. Medical Nemesis (WIP)
For some reason I didn’t really think Portrait was going to be interesting (for what reason….I have no idea) but it was weirdly touching. Which is probably not the intended effect based on what I see other people write on this book
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Solitudini di Grazia Verasani
La solitudine dell’artista SOLITUDINI di Grazia Verasani è uno degli ultimi nati della casa editrice Oligo. In questa bella intervista, l’autrice ci racconta come e perché è arrivata a parlare di solitudine e solitudini. Il libro, che si legge tutto di un fiato (poco meno di 50 pagine), è un concentrato di spunti e riflessioni su argomento che non ha tempo: la solitudine. Grazia Verasani è riuscita meravigliosamente a cogliere la solitudine nei suoi diversi aspetti, raccontandoci quella di alcuni scrittori famosi per veicolarci che, spesso, la solitudine è una condizione ricercata e non sempre, necessariamente, sofferta. Con grande delicatezza, l’autrice ripercorre la propria concezione di solitudine attraverso quella di grandi scrittori come Ovidio, Katherine Mansfield, Emily Dickinson, Robert Walser, Schopenhauer, a volte abbracciandone la visione, altre volte allontanandosene. La lettura di SOLITUDINI di Grazia Verasani sarà certamente un grande stimolo alla riflessione, non solo sulla nostra vita, ma anche su quella degli altri. SOLITUDINI di Grazia Verasani: intervista all’autrice Com’è nata la scelta di trattare l’argomento della solitudine? L’amico scrittore Davide Bregola mi ha proposto di scrivere il libricino preannunciandomi l’argomento. Ho accettato subito, avevo letto altre pubblicazioni di Oligo, provavo stima per il loro lavoro, e poi un trattatello sulla solitudine era stimolante, sapevo di poter dire la mia sul tema, ero felice di dare un contributo. Che rapporto c’è, secondo lei, tra scrittura e solitudine? E’ un rapporto molto stretto, direi inestricabile. Per scrivere occorre isolamento, silenzio, almeno per me. Non scrivo mai con musica di sottofondo, proprio per cercare una mia musicalità. La magia della scrittura è che nonostante tu sia fisicamente solo nell’atto, nel gesto di scrivere, in realtà sei in compagnia dei tuoi personaggi, delle tue storie, e quindi la solitudine viene meno. Creare è questo. Un “prodotto” della solitudine che rende meno soli sia chi lo realizza che chi ne usufruisce. In “Solitudini” lei cita uno scrittore che amo molto, Robert Walser. Può raccontare ai lettori perché ha scelto di parlarne? Ho conosciuto letterariamente Robert Walser grazie al mio mentore Gianni Celati, che trovava similitudini tra la mia scrittura e quella del magnifico, disperato autore svizzero. Ho letto tutti i suoi libri, e anche saggi e biografie. Una delle mie bibbie è il suo “Jakob von Gunten”. Walser era un grande solitario, un camminatore solitario, proprio come Celati, ma amava la natura ed era curioso delle persone, dell’arte, della vita semplice. Il suo valore letterario purtroppo è stato riconosciuto post mortem, e la sua è stata una lunga vita manicomiale. Un genio assoluto. Molti scrittori hanno delle vere e proprie “ossessioni”, temi intorno ai quali scriveranno per tutta la vita, lei ne ha? Sì, devo dire che quasi tutta la mia narrativa ruota intorno al tema del suicidio. Ho dovuto fare i conti col suicidio da ragazzina, un trauma che mi ha segnato e ha inevitabilmente centralizzato i miei scritti. Da “Quo vadis, baby’” a “Tutto il freddo che ho preso”, da “From Medea a “Lettera a Dina” il suicidio è spesso, volente o nolente, protagonista o comprimario. Un’ossessione in cerca di catarsi. Progetti per il futuro? Sta già lavorando a qualcosa in particolare? Sì, sto scrivendo un romanzo, breve e denso, e un po’ distopico, un ritratto della nostra epoca e dei rischi morali che stiamo correndo. Può essere definito “nero”, ma io non amo le etichette. Cerco sempre di scrivere liberamente e sono quando ho un’idea che mi convince, che mi smuove, e che sento in qualche modo necessaria. Grazia Verasani vive a Bologna. Ha iniziato a scrivere incentivata da Gianni Celati, Roberto Roversi, Tonino Guerra e Stefano Benni. Dal suo noir d’esordio Quo vadis baby? (Mondadori 2004) il regista premio oscar Gabriele Salvatores ha tratto l’omonimo film e prodotto la serie tv Sky. Sono seguiti libri di successo per Feltrinelli, Giunti, La Nave di Teseo e Marsilio, che ha pubblicato Come la pioggia sul cellofan (2020) e Non ho molto tempo (2021, memoir dedicato all’amico Ezio Bosso). Tra le opere teatrali segnaliamo From Medea-Maternity Blues (Sironi, film nel 2012 per la regia di Fabrizio Cattani, presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, premio per la miglior sceneggiatura al BIF festival, Nastro d’argento e due Globi d’oro) e tra le collaborazioni TV la sceneggiatura della docufiction Amati Fantasmi (Rai5, 2021). Read the full article
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prohibido mirar lejos, tener amplitud de miras, fantasear, esperanzarse. aprender a soportar las perdidas.
el arte de ser un cero a la izquierda, ser una persona comun y corriente: tener la voluntad de desaparecer, un deseo de ser nada, ser insignificante, una busqueda de la humildad un cultivo de la espera, combatir el aburrimiento prestando atencion a la vida y sus pequeños detalles frente a deseo de ser alguien, de tener exito, el propone ser un cero a la izquierda. Ir desapareciendo hasta ser insignificante y apartir de ahi empezar a disfrutar de los pequeños detalles de la vida. Convirtamonos poco a poco en ceros a la izquierda para ser mas feliz y ocupar nuestra mente con lo que realmente importa: vivir intensamente los pequeños detalles de la vida
jakob von gunten
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One is always half mad when one is shy of people.
Robert Walser, Jakob von Gunten
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Sento quant'è scarso il mio interesse per ciò che si chiama mondo, e come invece mi appare grande e affascinante quello che, nel più profondo silenzio, chiamo il mio mondo. Tutto è troppo per me, anche la minima cosa. Far conoscenza completa con qualche persona è tale impresa da richiedere la vita d'un uomo.
Robert Walser, Jakob Von Gunten
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Robert Walser
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A veces, por variar, retengo largo rato el aliento. Un ejercicio más, e incluso, como en cierta ocasión me dijo un médico, beneficioso para la salud. O bien escribo. O cierro los ojos, aunque no estén cansados, para no ver nada. Los ojos transmiten ideas, por eso los cierro de vez en cuando, a fin de no verme obligado a pensar. Permaneciendo así, en total inactividad, uno siente de pronto cuán penosa puede ser la existencia. No hacer nada y, sin embargo, guardar la compostura, es algo que exige energía; el que hace cosas lo tiene, en comparación, muy fácil.
—Robert Walser, Jakob von Gunten. Traducción de Juan José del Solar.
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jakob von gunten, peter lilienthal 1971
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...I am a mystery to myself for the time being. Perhaps there is a very very commonplace person inside me. But perhaps I have aristocratic blood in my veins. I don't know. But one thing I do know for certain: in later life I shall be a charming, utterly spherical zero. As an old man I shall have to serve young and confident and badly educated ruffians, or I shall be a beggar, or I shall perish.
Robert Walser, Jakob von Gunten
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―Robert Walser
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Ah, tutti questi pensieri, questi desideri strani, questo cercare, questo tender la mano verso un significato! Poter sognare, poter dormire. E lasciare che quel che ha da venire venga. Sì, che venga.
Robert Walser, da Jakob von Gunten
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