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#inaccessibilità
s-memorando · 13 days
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Paralimpiadi:giorno 11 - chiusura
Non servono tante parole per parlare della chiusura dei giochi paralimpici a Parigi. Sono stati indubbiamente un successo, finalmente l’appuntamento con lo sport paralimpico è stato seguito da milioni di persona, immagino in tutto il mondo, o almeno lo spero. È cresciuta la sensibilità verso atleti e atlete che con il loro coraggio e determinazione sono riusciti, malgrado le difficoltà a…
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instabileatrofia · 10 months
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Splendenti inaccessibilità
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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princessofmistake · 2 years
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[...] uno di quei tipi che ostentano la bellezza con disinvoltura, senza arroganza, non posso fare a meno di voltarmi al suo passaggio. In quel momento i miei occhi non esprimono concupiscenza, semmai dolore per l’ingiustizia di quella bellezza, e per la sua inaccessibilità.
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lamilanomagazine · 6 months
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Cagliari: al Canile municipale Willy cerca una nuova famiglia da amare
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Cagliari: al Canile municipale Willy cerca una nuova famiglia da amare. Prosegue la campagna di sensibilizzazione delle adozioni degli ospiti a quattro zampe del Canile Comunale presso via Po n. 59, promossa dal Servizio Gestione faunistica del Comune di Cagliari. Gli orari di ricevimento per le adozioni sono dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle ore 12, previo appuntamento, contattando il Canile tramite email all'indirizzo di posta elettronica [email protected] . In alternativa, telefonare ai numeri 070.6778115 o 070.6776469. Tutte le schede degli ospiti del Canile sono visibili accedendo al portale internet istituzionale del Comune di Cagliari. Utile rammentare che essendo lo stesso portale in fase di aggiornamento è possibile la temporanea inaccessibilità delle schede: nel caso ciò si verificasse, si invita a connettersi in un secondo momento. Oggi vi presentiamo Willy. Willy è un cane maschio (non castrato) di 11 mesi, di taglia media contenuta (pesa circa 10 kg), arrivato a giugno 2023 in canile in condizioni di denutrizione. Willy faceva parte di una cucciolata di sei esemplari, rinvenuta nei pressi del faro di Calamosca: dei sei, è l'unico a non aver ancora trovato una famiglia adottiva. Al suo arrivo Willy era diffidente con gli operatori e mangiava voracemente. Willy cerca sempre l'interazione con gli operatori, apprezza le carezze e cerca di fare amicizia anche con le persone estranee senza essere invadente. Willy non ha esperienza della vita in contesto urbano, con gli altri cani è socievole e apprezza giocare al riporto degli oggetti. Per Willy si cerca una famiglia di persone adulte, moderatamente dinamiche che lo accompagnino gradualmente a fare nuove esperienze, residenti in appartamento o casa con giardino. Willy si cede in adozione vaccinato e in possesso di microchip.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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claudiotrezzani · 8 months
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La prendo larga, anzi stretta:
Anni Sessanta, fari anteriori antinebbia tra loro ravvicinati, l'elettrauto ce li metteva lì.
Dieci anni prima:
un unico faro al centro del radiatore.
Come quello della Fiat 1100 che figura nelle due fotografie a corredo di questo brano.
Oh, la Gazzetta Ufficiale s'occupò di ciò.
Quando due, quanto distanti tra loro e dal sagomale limitare.
Ecco, regole.
Evolvono, regole.
Perché s'impara di più, oggi gli antinebbia non si collocano più lì.
Ma è progresso, questo?
Nel caso degli antinebbia, sì.
Ma osserviamo l'intera scena, qualora Ve ne punga vaghezza.
Promana selvaggità, quella scena.
Oh, non per il fotografo - il  giornalista Renato Albanese, emissario del Touring Club d'Italia.
Giacca e cravatta, lui.
E se maniche di camicia, giusto per la corsetta che ha dovuto effettuare - nella seconda immagine - per risultare incluso nell'inquadratura a dispetto della distanza dalla biottica.
E del resto, erano i tempi del rispetto della forma.
Conteneva un certo tasso d'ipocrisia, certo.
Ma da taluni codici ci si sforzava di non debordare.
E la selvaggità, allora?
Era la selvaggità insita nel pionerismo.
Strade sterrate ove ora l'asfalto signoreggia.
E soprattutto, il piacere della scoperta.
Di vedere intonso ciò che oggi è mediato.
Oggi la macchina non sarebbe potuta più stare lì.
Sarebbe stata travolta, intendo.
Più tempo, anche per scattare.
Per scattare, e per sviluppare.
L'Antitelefoninico Respiro della Conquista, eddunque.
Cose richiedevano sforzo, era quella la vera appropriazione.
Vedere intonso ciò che oggi è mediato, scrivevo.
Sapete, di altro  emissario del TCI - il Dottor Renzo Salotto, che ebbi la fortuna di conoscere - seppi che gli fu offerto un asino per esplorare - indi, relazionare - una recondita ed impervia zona nell'entroterra sardo.
Mio padre, peraltro,  mi portò a vedere una locomotiva a vapore ancora in ordinario esercizio su di una linea secondaria.
Non fotografavo ancora, allora.
Così, non potei mettere su carta quel sapore.
Ma cosa esprimeva quel sapore?
Quel sapore, nonché i summentovati.
Un diverso rapporto tra le cose, esprimeva.
Scenario selvaggio, signori azzimati.
Inaccessibilità naturale, forbitura di modi.
Già, i modi.
Sono interpretazioni del reale, i modi.
Del reale coevo a chi assiste, ovviamente.
Si prende il reale, si prendono i modi.
Sì mescola bene, e ciò che ne scaturisce è il succitato diverso rapporto tra le cose.
Il fotografo è sia imparziale che parziale.
Imparziale per la natura del mezzo, lo sapete.
Parziale perché infonde sua vita, quando pigia il pulsante.
E quando figura nel fotogramma, il complessivo arazzo è tessuto.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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amigayaps · 10 months
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Questo complesso lavoro di metanalisi, basato praticamente solo su lavori USA ed asiatici, mostra quanti ostacoli abbia dovuto affrontato la Comunità LGBTI per cui si è scarsamente vaccinata per Covid nel mondo:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9859126/
Non abbiamo nessun dato italiano perché non usiamo la Anagrafica Inclusiva LGBTI e non la usiamo per un preciso pregiudizio dei ricercatori Italiani.
Il lavoro mostra come fattori psicologici, sociali ma soprattutto sanitari abbiano causato la scarsa aderenza delle persone LGBTI alle campagne di vaccinazione Covid.
Lo stesso lavoro elabora la complessa rete di elementi che possono essere messi in atto, dalla formazione del personale, alla organizzazione dei servizi, ed in Italia ovviamente dalla raccolta dati epidemiologici con Anagrafica Inclusiva, per garantire l'accesso al servizio di vaccinazione Covid o altri servizi sanitari.
Eppure i virus non fanno distinzione di genere...
Il lavoro si spinge anche a valutare l'efficacia o la mancata attivazione di servizi di Medicina Online che attraverso anche i cellulari possano salvaguardare il diritto alla privacy e allo stesso tempo la sicurezza sanitaria e l'aderenza alla vaccinazione Covid delle persone LGBTI:
Mancanza di accettazione
Mancanza di consapevolezza
Discriminazione
Stigma sociale
Pregiudizi esistenti
Mancanza di fiducia
Mancanza di consapevolezza
Mentalità convenzionale
Problemi di lingua
Paura della pirateria dei dati
Inaccessibilità alla tecnologia
Mancanza di sostegno finanziario da parte delle organizzazioni
Leadership contraria o indifferente
Amministrazione non solidale
Reclutamento di personale formato o meno
Mancanza di finanziamenti destinati a progettare, sviluppare e fornire tecnologie sanitarie digitali
Supporto amministrativo e governativo assente o indifferente
Mancata approvazione delle parti interessate e dei politici
Considerazioni etiche e giuridiche ulteriori
#ehealth #LGBTI #covid #vaccino #amigay
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ufficioreclami · 2 years
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Pensieri spettinati*
*Pubblicato su facebook il giorno 25/01/2023. Da questo momento riporterò sul blog i post di facebook che voglio conservare, per evitare il rischio di blocchi futuri e inaccessibilità dovuta alle idiosincrasie di Meta Sto rimettendo a posto cose e persone dei giorni scorsi, quando sono andata con il pilota automatico. Non so ancora bene come prendere questo fatto che la donna che mi ha messa al…
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moltitudo · 3 years
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Non posso sopportare questo velo che cela, che ottenebra la percezione, che impedisce la vera unione. Non posso superare questa oppressione, questo calore sgradito, ed il tocco increscioso del ricordo non caro di una realtà ormai lontana e mai compresa. Non posso accettare questo peso solitario, questo isolamento esteso, questa inaccessibilità ad una sensibilità superiore che possa capire. Ogni parola ed ogni periodo sono come un canto raro, che porta dietro, dentro ed oltre di sé le verità laceranti dell’essere al mondo, del sentire nel mondo, del percepirsi come impercettibili punti di un vasto universo che dimora, infinito, all’interno ed al di là di noi stessi.
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crazy-so-na-sega · 2 years
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----zombi-----
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Credi negli zombi? No, non quegli  zombi.  Zombie filosofici . Sembrano proprio come le persone. In termini filosofici, sono fisicamente identici a noi. Hanno cervello, sangue scorre intorno ai loro corpi, ridono al momento opportuno e se li pizzichi, è probabile che dicano "Ow!" Funzionalmente, sono indistinguibili. Tuttavia, mancano di coscienza.
La maggior parte di noi spera che nessuno dei due tipi di zombi esista al di fuori della finzione. Mentre il posto degli zombi normali è nelle storie (di solito dell'orrore), il posto degli zombi filosofici è negli esperimenti mentali (di solito nella filosofia della mente).
Ora ecco perché sono importanti: come fai a dimostrare che qualcuno, anche qualcuno che conosci da tutta la vita (ad esempio, un amico o qualcuno di cui sei innamorato) non è  uno zombi filosofico?
Certo, puoi percepire i segnali del loro corpo (es. i suoni che fa, la luce che riflette, gli odori che emana). Ma su quali basi la tua  esperienza di loro è indicativa della loro ?
Forse ne deduci la vita mentale per analogia con la tua. Tuttavia, questo richiede un atto cartesiano di fede; per qual è il tuo argomento filosofico? (Wittgenstein parla dell'esperienza come di uno "scarabeo nella scatola" che può essere dedotto solo in qualcun altro e non articolato, data l' inaccessibilità del linguaggio privato .)
Forse puoi inviarli a un neurofisiologo per trovare "correlati di coscienza"; ma questo non dimostrerà l'esperienza da solo.
In breve: nella tua esperienza, la tua è l'unica coscienza di cui sei direttamente consapevole.
Ed ecco il punto: se concepiamo gli zombie filosofici come una possibilità logica e  crediamo che gli umani siano distinguibili da loro, ne consegue che dovremmo confutare il fisicalismo come mezzo per spiegare la coscienza (David Chalmers). Come mai?
La stessa concepibilità degli zombi mina le spiegazioni della coscienza nei termini del fisicalismo. (Ricorda, gli zombi condividono tutte le nostre caratteristiche fisiche.) Abbiamo bisogno di qualcos'altro che ci distingua dagli zombi poiché il fisicalismo non riesce a mostrare che siamo diversi.
Il potere di questo argomento, ovviamente, si basa su quanto pensiamo siano concepibili gli zombi. Se pensi che gli zombi siano  concepibili, hai un problema nel non avere modo di verificare la coscienza degli altri. Se non lo fai, stai seppellendo la testa nella sabbia non filosofica finché non trovi una ragione per cui.
Ma cosa dice questo argomento sul potere della filosofia?
Forse è meglio non pensare affatto agli zombi.
ED: Ci sono zombie là fuori?
SHAUN: Non dirlo!
ED: Cosa?
SHAUN: Quello.
ED: Cosa?
SHAUN: Quello. La parola Z. Non dirlo.
ED: Perché no?
SHAUN: Perché è ridicolo!
ED: [sospira e rotea gli occhi] Va bene... Ce ne sono alcuni là fuori, però?
-- Lo Shaun dei morti (2004) - il fronte umano
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vecchiorovere-blog · 3 years
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Ho sempre amato infinitamente la definizione della Morte come Inaccessibilità all'Esperienza, un'idea janesiana, ma cosi bella. E per una donna non poter partecipare e nutrirsi della Grande Esperienza per la quale il suo corpo è predisposto è un enorme spreco mortale. Dopotutto a un uomo, per diventare padre, basta il solito rapporto fisico. Una donna per 9 mesi diventa altro da sé, si separa da questo altro, lo nutre ed è la sua fonte di latte e miele. Essere privata di questo è senz'altro morire. E consumare l'atto d'amore nel concepimento del figlio di chi si ama va molto al di là di un orgasmo o di un contatto intellettuale....Sylvia Plath
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EICMA 2019
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L’ultima edizione di EICMA conferma alcune sensazioni che già da tempo gli appassionati di Cafe Racer avevano colto: la scena internazionale assiste ad un assestamento generale che non butta fuori nuovi “modelli wow”. Aumentano le cilindrate, cambiano gli allestimenti, si rivisitano vecchie glorie, ma la sostanza rimane la stessa. Belle novità invece dal reparto corse, soprattutto Ducati, Honda e la varesina MV Agusta, e dagli approcci all’elettrico delle grandi case.
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Sì perchè quest’anno ne è valsa la pena soprattutto per i prototipi, un futuribile che ammicca con eleganza al presente e catapulta gli spettatori in un nuovo immaginario. Tra il pubblico c’è chi sentenzia: “E’ solo design!”, e forse hanno ragione. Tuttavia....che figata! Una celebrazione estetica senza precedenti che si materializza a pochi centimetri dal volto. BMW ha tutta la mia attenzione: le linee, i dettagli, la seduta, le proporzioni, i materiali...
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Stesso discorso per Aston Martin, che coniuga con successo la tradizione di un brand che non sbaglia un colpo con l’innovazione di un concept che lascia a bocca aperta: un’aggressività aggraziata, un carattere schivo che ama farsi corteggiare nella sua inaccessibilità. Eppure...la moto è lì, che implora di essere messa alla prova su asfalto. Tutti la guardano in silenzio: forse non la capiscono...o forse non c’è complimento migliore della pura ammirazione.
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arreton · 4 years
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In questi ultimi giorni stiamo toccando livelli acuti sia di lucidità che di annebbiamento della visione del ‘reale’. Ci sentiamo, quindi, tanto confusi quanto lucidi e obiettivi. 
È inutile che continuiamo a nascondercelo: siamo profondamente e costantemente arrabbiati e offesi e non sappiamo come affrontare tutto questo. Non riusciamo a capirne l’origine, la ragione, da cosa scatta di volta in volta. Proviamo a tenere la mente occupata: ascoltiamo musica, soprattutto ascoltiamo - a volte sempre le stesse - conferenze, presentazioni di libri (almeno, così scrivono nei titoli, pure se poi del libro manco se ne parla), lezioni di psicologia, filosofia; cerchiamo di leggere, di disegnare: ieri abbiamo scaricato un paio di manuali di disegno. Cerchiamo di non restare insomma da soli con i nostri pensieri, tenendo la mente occupata pure e soprattutto mentre siamo impegnati a fare altro, perché a noi le cose restano in mente solo se avvengono di straforo, non riusciamo ad avere un contatto diretto con nulla: né con il piacere, né con il sapere, né con l’affetto, deve avvenire tutto di striscio, per “sbaglio”, come se la cosa non ci riguardasse; nel momento in cui ci riguarda allora ecco che iniziano le resistenze e le incapacità: il piacere non riusciamo a provarlo perché trattasi di una sensazione troppo forte che ci fa paura; il sapere non riusciamo ad afferrarlo per bene perché significa venire a contatto con la nostra parte più stupida, insipiente; l’affetto pensiamo di non meritarlo dunque se questo c’è o ha un suo fine ultimo o non è reale, abbiamo visto male noi.  In una lezione o conferenza sul narcisismo dicevano che il narcisista rivolge l’attenzione su di sé non per autocompiacimento, ma perché l’oggetto esterno, l’altro, gli è inaccessibile, non riuscendo ad accedervi riversa la libido su se stesso. Il narcisismo, dunque, si presenta come una risposta ad una percezione di impossibilità e di inaccessibilità dell’oggetto esterno: me stesso è l’unica cosa che mi resta, con la quale posso rapportarmi. “È la condanna degli dei” diceva Antonio Semerari. Prima aveva parlato del mito di Narciso il quale, nella trattazione di Ovidio - se non ricordiamo male - incapace di provare affetto, trattò male Eco e, essendo stato secondo gli dei troppo sprezzante nei confronti di Eco, fu condannato ad amare se stesso; proprio questa sua condanna lo portò a trascurare, paradossalmente, se stesso ed i suoi bisogni fondamentali. Non conoscevamo la storia. Ascoltare queste conferenze ci sta portando ad avvicinarci anche ai miti e a non vederli così inaccessibili (tanto per cambiare) come li vedevamo, anzi: ne siamo sempre più incuriositi. Ad ogni modo: non è che avere solo se stessi come punto di riferimento, riversare l’attenzione su se stessi, sia poi questa grande cosa soprattutto se viene identificata come unica soluzione possibile. Infatti noi non siamo felici di noi stessi e non ci bastiamo, ma non sappiamo nemmeno come rapportarci con i vari oggetti esterni: che siano persone, cose, sapere. A ciò si aggiunge, adesso, questa rabbia, questa profonda offesa - forse è proprio la ferita narcisistica - che sentiamo costantemente: continuamente giudicati e screditati, sottovalutati e ridicolizzati; vediamo nemici e offese praticamente ovunque e non riusciamo a capire dove finisce la realtà ed inizia la nostra fantasia. La nostra visione è distorta da qualcosa e non riusciamo ad afferrare cosa: sentiamo di esistere all’occhio dell’altro solo attraverso un’idea, un desiderio, che l’altro si è fatto di noi, che non coincide con quello che siamo realmente, idea che percepiamo ma alla quale non vogliamo nella maniera più assoluta aderire; allo stesso tempo ci chiediamo chi ci crediamo di essere e non sappiamo risponderci. 
Ecco qui, insomma, la lucidità e la totale confusione. Il confine è labilissimo.
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@deadat20buriedat80′ mi chiede altri post sul suicidio. E la gente lo sa che sai suonare suonare ti tocca e così via, quindi accontentiamola. Qualche tempo fa ho letto la storia di questa donna a Macao, che si è buttata dalla finestra lasciando come ultime volontà non le poesie di Vian, ma l’auspicio di tornare come fantasma per tormentare il marito. Nella cosmologia buddista la condizione dei preta, gli spiriti affamati, è il gradino immediatamente superiore all’inferno. A quanto ho modo di capire, la differenza fondamentale è che i preta non soffrono tormenti attivi, come all’inferno, quanto piuttosto desideri inesausti, fame insaziabile. Stanno qui, nel mondo degli uomini, vedono e occasionalmente possono essere visti, eppure niente del mondo è per loro. In questa inaccessibilità della vicinanza sta tutta la loro pena. Come sovente mi capita coi disturbati, sento la donna di Macao vicina al cuore, e la sua idea persino commovente. In qualche modo, è speculare al voto del bodhisattva, che giura di rinunciare all’ascensione finché tutti gli esseri saranno illuminati. Qui, invece, a diventare universale è l’opzione per il dolore, si tratta di un attentato suicida metafisico. Qualsiasi suicidio è, del resto, un gesto di legittima difesa: da ciò che esiste al di fuori di noi, innanzitutto, l’inizio casuale che non era certo il nostro, eppure disperatamente ci riguarda, la tregenda di eventi immune alla nostra volontà. E l’altro è il confine più netto del desiderio: come accade ai preta, l’altro ci è vicino eppure inaccessibile.  La speranza di diventare fantasmi è quella di poter essere respirati, abitare l’identità dell’altro, esserne malattia, forza che punisce attraverso il corpo, invece che fuori dal corpo. Rimorso, nel senso più letterale: ciò che continua a mordere. Dare il proprio suicidio in eterno, come si offre l’ostia consacrata. Uccidersi per punire mi sembra, in effetti, la più umana fra le scelte di morte. Un’accusa innegabile davanti a tutti i tribunali: non sei stato abbastanza me. Il contrappasso: sii me, adesso che non sono più.
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amigayaps · 10 months
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Questo complesso lavoro di metanalisi, basato praticamente solo su lavori USA ed asiatici, mostra quanti ostacoli abbia dovuto affrontato la Comunità LGBTI per cui si è scarsamente vaccinata per Covid nel mondo:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9859126/
Non abbiamo nessun dato italiano perché non usiamo la Anagrafica Inclusiva LGBTI e non la usiamo per un preciso pregiudizio dei ricercatori Italiani.
Il lavoro mostra come fattori psicologici, sociali ma soprattutto sanitari abbiano causato la scarsa aderenza delle persone LGBTI alle campagne di vaccinazione Covid.
Lo stesso lavoro elabora la complessa rete di elementi che possono essere messi in atto, dalla formazione del personale, alla organizzazione dei servizi, ed in Italia ovviamente dalla raccolta dati epidemiologici con Anagrafica Inclusiva, per garantire l'accesso al servizio di vaccinazione Covid o altri servizi sanitari.
Eppure i virus non fanno distinzione di genere...
Il lavoro si spinge anche a valutare l'efficacia o la mancata attivazione di servizi di Medicina Online che attraverso anche i cellulari possano salvaguardare il diritto alla privacy e allo stesso tempo la sicurezza sanitaria e l'aderenza alla vaccinazione Covid delle persone LGBTI:
Mancanza di accettazione
Mancanza di consapevolezza
Discriminazione
Stigma sociale
Pregiudizi esistenti
Mancanza di fiducia
Mancanza di consapevolezza
Mentalità convenzionale
Problemi di lingua
Paura della pirateria dei dati
Inaccessibilità alla tecnologia
Mancanza di sostegno finanziario da parte delle organizzazioni
Leadership contraria o indifferente
Amministrazione non solidale
Reclutamento di personale formato o meno
Mancanza di finanziamenti destinati a progettare, sviluppare e fornire tecnologie sanitarie digitali
Supporto amministrativo e governativo assente o indifferente
Mancata approvazione delle parti interessate e dei politici
Considerazioni etiche e giuridiche ulteriori
#ehealth #LGBTI #covid #vaccino #amigay
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Untitled #58
Oggi ho visto tante facce con la voglia di guardarle. Ho visto tanti occhi e la bellezza che questi portavo con se. Ho visto la bellezza degli occhi azzurri di un ragazzo che mi hanno fatto sentire tutta la potenza che questa riesce ad evocare in me, sui miei trent’anni, come quando ne avevo venti e quando cominciavo a farci i conti, quando il suo tripudio sgorgorava allo stesso modo nel cervello e nel cuore. Adesso è ancora così ma questa - la bellezza - si unisce a qualcos’altro e più precisamente ad un dispiacere che me la fa amare ancora di più perché sentita più lontana, meno mia. Adesso è vista non solo in tutta la sua spietatezza ma anche nella sua inaccessibilità.
Poi ho visto gli occhi di un anziano, le sue palpebre appesantite. E pure lì ho provato quella cosa lì, quella stessa potenza, quella stessa tensione. Quegli occhi portavano qualcosa che il mio silenzio escludeva dalla pensabilità, da ogni possibile risoluzione.
Poi ho visto il sole, altre persone, altre coppie e vedevo me, vedevo le mie gambe rallentarmi di ora in ora quasi a farmi pentire, a farmi sentire quanto male potesse fare ciò che vedevo, ciò che non era me, tutto quello che sembrava meglio perché altro da me.
Vedevo allontanarmi dalla possibilità di poter qualsiasi cosa. Vedevo solo il peso di essere me, il disgusto di scorgere un uomo alle prese con più anni e meno risposte in suo possesso, il macigno dell’ingratitudine e dell’avidità nei confronti di chi può ancora, di chi sente il conforto di aver vissuto.
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Sentire forze meravigliose, sfavillanti e malinconiche agitarsi in te, e al tempo stesso sapere che coloro ai quali tu aneli, vi resistono con serena inaccessibilità fa molto male.
Tonio Kroger, Thomas Mann
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