#in tutto questo Bruno si fa la sua vacanza a Roma
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Loro sarebbero così felici ma ve li immaginate che si baciano e sorridono e poi Dante è felice e sono felici tutti quanti e poi un po' di angst per Manuel grazie 🙏🏼
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#allora#io ho visto l'originale#e ok#alla fine (ma proprio fine fine. nel timeskip) oksana si mette con il fratello di pol fanno 4 figli e girano l'Europa in roulotte#però#jerard si innamora perdutamente di lei poi la molla perché non ce la fa più a stare dietro al figlio#joan smette di scoparci perché boh mette la testa a posto or something#in tutto questo Bruno si fa la sua vacanza a Roma#Pol si innamora di Tania e nel frattempo capisce robaTM su di sé#poi Bruno torna e Pol resta come un coglione#questo succede nella S3#e poi il disastro nello spin-off di cui non si parla in questa casa#ma alla fine si sposano!#tutto questo per dire che loro stanno sperando così tanto nella S3#ma così tanto#forse eccessivamente#quindi ok manuel si innamora di nina ma ce la fa a stare con la bambina? lui che è sempre stato adulto e pieno di responsabilità?#probabilmente lo farebbe ma vorrebbe liberarsi ed essere solo un adolescente come non è mai potuto essere#e secondo me si arregnerebbe così tanto con mimmo ma così tanto#che inevitabilmente qualcuno la domanda se la farebbe#ti sta sul cazzo perché è lui o sei solo geloso?#eh. per dire.#vorrei dire che mi sembrerebbe strano se buttassero a fanculo la storia che ancora tisane incollate le persone a sta serie eh#però poi mi ricordo di vflr e di eros e antonio... anche se antonio veramente era un personaggio terribile ed è giusto secondo me che sia#finita così#però dal punto di vista del marketing super genialata perché così la gente continua a sperarci#io resto ottimista#e penso che mi piaceranno le coppie#un professtag#merltag
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27 giu 2020 15:23 “SE AVESSI AVUTO LA TESTA DI TOTTI E DEL PIERO, NON SAREI STATO ALVIERO CHIORRI” – BOMBASTICA INTERVISTA DI GIANCARLO DOTTO AL “MARZIANO” EX SAMP - "IL CALCIO ANNI 80? AD AVELLINO NEL SOTTOPASSAGGIO SPEGNEVANO LA LUCE E PICCHIAVANO. A CARLETTO MAZZONE GLI HANNO SPENTO UNA SIGARETTA IN FACCIA - IL PIÙ CATTIVO? PASQUALE BRUNO. FISCHIO D’INIZIO, PALLA ALTROVE, LUI MI ASPETTA COL GINOCCHIO ALZATO E MI DÀ UNA STECCA MICIDIALE. IL NO ALLA NAZIONALE, LE DONNE ("DALLA CINTOLA IN GIU' NON ERO MALE..."), LA DEPRESSIONE, CUBA. IL PIÙ FORTE DI TUTTI? GIAMPAOLO MONTESANO" - QUANDO ANTOGNONI GLI DISSE: "BASTA RAGAZZINO, HAI ROTTO I COGLIONI" - QUELLA SERA CON ANNA OXA - VIDEO
Giancarlo Dotto per il Corriere della Sport
A tavola con il Marziano e l’Incredibile Hulk. Due amici per la pelle. Un fumetto della Marvel? No, una giornata decisamente ben spesa. Due ex calciatori rari, che non frequentano i calciatori e non leggono le biografie dei calciatori. Lui e l’altro. L’altro, l’incredibile Hulk, è uno di poche parole ma, quando mi parla di lui, il Marziano, diventa lirico, si scioglie come un savoiardo nel caffelatte. La prima volta in una trattoria a Testaccio. “Ho avuto la fortuna di giocarci contro. Anche oggi, a distanza di anni, se fai il suo nome con molti giocatori dell’epoca si scatena l’inferno. Un talento allucinante. Non puoi non incontrarlo.
La leggerei di corsa una sua intervista. Vorrei sapere tutto delle sue fughe, delle sue donne, dei suoi viaggi a Cuba. Un giorno faremo un libro a quattro mani e si chiamerà: “Cosa significa essere genoani e cosa significa essere doriani”. Lui, Alviero Chiorri, è romano, mezzo cubano, doriano nella pelle. Ci scommetto il mio gatto persiano, non lo faranno mai questo libro. Alla fine vincerà la pigrizia. Ma continueranno a dirselo fino alla fine dei loro giorni, davanti a un calice di bianco. Nessuno dei due si prende così sul serio da pensare che immaginare un libro significhi scriverlo davvero. Di Alviero mi aveva detto cose ispirate anche Franco Baldini nel suo loft a via Margutta, davanti a un cartoccio di supplì e morsi di nostalgia filanti. “Uomo raro, Alviero, calciatore unico. Lo devi incontrare. Non mi faccio vivo con lui da tempo. Chiedigli perdono da parte mia”. Chiaro il messaggio. Devo incontrare il Marziano.
Appuntamento al “Don Chisciotte”. Un vecchio casolare affacciato sull’Aurelia, tra Palidoro e Passo Oscuro subito dopo lo svincolo per Fregene. Mare e mulini a vento a parte, potrebbe essere la Mancia di Cervantes, piccoli borghi, castelli, anime forti e solitarie, in qualche caso perdute. Un Far West assolato. Paolo, il proprietario del ristorante, mi prenda un colpo, è il Sancho Panza di Gustave Dorè. Lo riconosco anche senza somaro. Il “Don Chisciotte” è il ritrovo di Alviero e dei suoi amici.
A portarmi da lui è l’altro. Che non sente ragioni. Me lo dice a modo suo, affettuosamente minaccioso. “Non voglio apparire, l’intervista è tutta sua, io non c’entro nulla”. Lo chiameremo dunque l’Incredibile Hulk, perché gli somiglia, specie quando gonfia il collo, e perché se ne va in giro quel giorno dentro una coraggiosa giacca verde muschio. L’elegantone di sempre. Pronto a strapparsi le vesti e a colorarsi di verde alla prima mischia. Questa volta non ne ha bisogno. “Me sembri un’oliva ascolana…”, lo accoglie il Marziano. Via le mascherine da Covid, seguono cinque ore di allegro convivio, in un viavai di cozze gratinate, gamberoni, calamari, vongole, lupini, paccheri, baccalà, vino, molto vino, scotch scozzese, amari, molti amari, e rum in omaggio al cubano.
Il Marziano alias Alviero è un uomo schivo. Alviero non ha a niente a che fare con quella genia di pazzoidi, eccentrici, un po’ sbruffoni, un po’ fanfaroni che imperversano nel calcio italiano di quegli anni, settanta e ottanta, non ancora malato di tatticomania. Sublimi, sfrontati, e ingovernabili anarchici palla al piede, sulla scia del più sfrontato di tutti, George Best. Meroni, Vendrame, Dolso, Vieri padre, Zigoni, per citarne alcuni. Alviero parla sottovoce, al limite dell’udibile, nella speranza di non essere udito. Come un tra sé.
Un personaggio per quanto è lontano dall’esserlo. L’essere stato tanti anni lontano da Roma ne fa un romano d’altri tempi, come solo Pasolini ha raccontato. Un Franco Citti dallo sguardo buono, un fustacchione di sessant’anni pervaso da qualcosa che sta tra la timidezza e la gentilezza. Anacronismo puro. Il codino che gli spunta dalla nuca. Due tatuaggi sulle braccia. Il terzo ce l’ha dipinto in faccia: “Perché?”. “Perché siete qui? Perché v’interessate a me?”. Ci mette quasi un’ora a liberarsi di quel “perché”. Hulk ci dà una mano con le sue muscolari invasioni di campo.
“Normale” è la parola che gli viene più facile, ma non come la usano Totti e affini, vacuo intercalare tra un eventuale concetto e l’altro. Nel caso di Alviero “normale” è quello che è, un aggettivo che descrive l’uomo. Alviero è tanto normale da risultare eccezionale. La normalità è la sua pazzia. “Il mio miglior amico? Enzo il tabaccaio. Non mi ha mai chiesto una cosa di calcio”. È un arguto battutista, Alviero, fulminante come solo i romani. Le battute sono il suo modo di stare in società. Ma è lo sguardo che lo racconta. Disarmante per quanto è nudo. Ti supplica: “Lasciami stare, lasciami alle mie battute”. E ti dice, però, anche: “Insisti, abbi pazienza, ne ho di cose da raccontare, magari un giorno avrò voglia di farlo”. Devono solo crearsi le condizioni giuste. Quasi mai si creano.
Il calciatore da spiaggia. “Giocavo nei campi di seria A come giocavo da ragazzo in spiaggia con gli amici”. Alviero Chiorri lascia a trentadue anni con la maglia della Cremonese. I suoi anni migliori da calciatore. Fisicamente integro. Lascia, nel senso più estremo della parola. Sparisce nel morbido nulla dei tropici. “Non ne potevo più del calcio. Quella non era la vita che volevo vivere. Quelle regole, quelle attese, quelle pressioni. A novembre parto per Cuba per una vacanza di venti giorni e sono rimasto 24 anni”. Dici Chiorri e dici talento. Ma anche indisciplina. Leggi di lui e senti dire: strano, ingestibile, una dannazione per gli allenatori, avesse avuto la testa di Del Piero e Totti... Lui ascolta, cose che è abituato ad ascoltare.
“Se avessi avuto la loro testa, non sarei stato Alviero Chiorri. Per il resto sono un ragazzo normale, anche se so che me la porterò addosso tutta la vita questa nomea di tipo strano. Penso a quello che combinava Balotelli a diciotto anni. Le mie stranezze, al confronto, sono poca roba”.
Romano di Valle Aurelia, tifoso romanista, “Era la Roma di Ciccio Cordova, Amarildo e Del Sol. Andavo in curva sud con mio zio. I calciatori erano minuscoli visti da lì”. Nato nel ’59, l’anno della rivoluzione di Fidel Castro. ���E guarda caso finisco a Cuba. Tu dici che è un caso?”. Giovanissima preda dei tanti osservatori. “Mi prese la Sampdoria a sedici anni. Mi aveva preso anche la Roma., c’era Perinetti allora, ma scelsi la Samp. Mi avevano fatto capire che alla Roma, in quel periodo, o eri forte forte o giocavano solo i raccomandati”. Lui non si è mai reso conto di essere “forte forte”. “Così dicevano, ma io non mi rendo conto neanche adesso. Le cose che facevo in campo erano le stesse che facevo per strada. Il mio modo di giocare non è mai cambiato”. L’Incredibile Hulk ha appena spolpato un gambero e inizia a fischiettare “Tristezza, per favore vai via”. Sardo di sangue, genoano di pelle, lo fa ogni volta che il Marziano nomina la Samp.
I treni perduti. “Mi dà fastidio quando mi dicono che avrei potuto fare molto di più. Sarà anche vero, ma alla fine ho fatto quello che dovevo. Avessi avuto un procuratore come quelli di oggi, uno come Mino Raiola, forse sarebbe stata una storia diversa. Non ero Maradona e nel calcio di oggi non sarei nemmeno preso in considerazione. O forse sì, sarei stato un buon esterno sinistro alla Totti nel calcio di Zeman. Un allenatore appassionante anche se un po’ estremo. Una volta gli feci gol da metà campo”.
Come direbbe il suo amico Flavio Bucci, venuto a delirare e poi a morire da queste parti: “E pensare che ero partito così bene…”. Alviero, non ancora Marziano, è in serie A, con la maglia del Bologna, a diciassette anni. Mai a suo agio nella tribù dei Piedi Calcianti. “Non ero maturo, finito in una situazione più grande di me. Sì, poi qualche errore l’ho fatto”.
Hulk, al suo fianco, addenta il pacchero e interviene a gamba tesa. “Non mi sembra che ‘sta maturità sia mai arrivata…”. Il Marziano annuisce, senza un filo di fastidio. “Sono rimasto lo stesso di allora, con qualche anno in più”. I treni perduti. Almeno tre. Il primo. “Le occasioni le ho avute, ma è sempre successo qualcosa. La prima volta fu colpa mia. Fui convocato per i mondiali in Tunisia con la Nazionale Juniores. Una squadra forte, avevamo appena vinto il torneo di Montecarlo. Mi rifiutai di andare perché avevo già prenotato al mare con gli amici.
C’era Italo Allodi. Mi cacciò da Coverciano con i carabinieri. L’ho sicuramente pagata. Da allora m’hanno segato dal giro azzurro e quando fui in ballo per la Nazionale di Bearzot mi fermò la pubalgia. Il secondo treno. E poi il terzo, il più carico di rimpianto, se Alviero fosse capace di rimpianti. “Ero già dell’Inter. Voluto da Bersellini con cui avevo esordito in serie A con la Samp. Mantovani non mi volle vendere. Loro prendono Beccalossi al posto mio e vincono lo scudetto.
Mai dato importanza io ai soldi. Con Mantovani ho sempre firmato in bianco. Anche Dino Viola mi voleva alla Roma, ma non se ne fece nulla...Rimpianti zero. Mi ritengo un uomo fortunato, che ha fatto nella vita quello che gli piaceva fare, che voleva solo essere normale in un mondo che non aveva niente di normale. Un mondo che non era il mio”. L’Incredibile Hulk torna alla carica. Il mite Marziano incassa. “Hai giocato nella Sampdoria, non è che c’è da sentirsi così fortunati…”.
Chiorri sparsi. “L’esordio in coppa Italia contro la Fiorentina. Ero un ragazzino incosciente, mi marcava Roggi ma non mi prendeva mai, quel giorno mi riusciva di tutto. Mi si avvicinò Antognoni: “Ragazzi’ ora basta, falla finita, hai rotto i cojoni”. I derby di Genova. Violenza allo stato puro. “La mia bestia nera era Fabrizio Gorin, il biondo, un mastino, non a caso non ho mai segnato nei derby. Oltre a menare come un fabbro, limava i tacchetti.
Era un’usanza di quegli anni. Dentro i tacchetti di legno c’erano quattro chiodi martellati che, a furia di limarli, spuntavano fuori. Quando prendevi una scarpata, il sangue si sprecava, la carne rimaneva attaccata al tacchetto”. Il Marziano, lo trovi su youtube se non sei abbastanza vecchio, era un dribblomane, la vittima da manuale per quei sadici truccati da calciatori… quando riuscivano a prenderlo. “M’hanno gonfiato come una zampogna. Entrate da dietro, gomitate, botte, minacce. Ad Avellino, quello di Sibilia, nel sottopassaggio spegnevano la luce e ti menavano proprio. A Carletto Mazzone gli hanno spento una sigaretta in faccia. All’epoca era permesso tutto, ogni domenica una battaglia. Le ho prese, ma non ho mai reagito. Avevo imparato che funzionava così”.
“Il più cattivo? Pasquale Bruno. Io a Cremona, lui al Toro. Fischio d’inizio, palla altrove, lui mi aspetta col ginocchio alzato e mi dà una stecca micidiale. Hai presente il Tardelli su Rivera di quel Juventus-Milan? Uscii con un ematoma gigante. Il più forte marcatore? Vierchowod di gran lunga. Soffriva solo Aguilera e Montesano. Gli unici falli li faceva solo perché arrivava troppo veloce sulla palla”. Ne ha incrociati in quindici anni di fenomeni veri e presunti. “Bruno Giordano e Roberto Baggio erano dei mostri. Il compagno più forte?
A parte Roberto Mancini, Anders Limpar. Fece un anno con noi alla Cremonese e poi vinse la Premier con l’Arsenal. Un altro era Macina. Dei tre al Bologna, lui, io e Mancini, era il più dotato. Quello sì era strano forte, non io. S’è perso per strada. In quegli anni si sprecavano i fenomeni. Tecnicamente, era un livello molto superiore. Gente come Claudio Sala e Bruno Conti si sprecava. Giampaolo Montesano, il più forte di tutti. Uno così non si è mai più visto. Non lo dico io, lo dice Vierchowod, che pure ha marcato Maradona”.
Non tantissimi gol, ma ogni gol una storia da raccontare. “Il più bello? Quello a Bordon, allora al Brescia. Palla quasi ferma al limite dell’area, arrivo e gli faccio lo scavetto, non so se Totti era nato… Quello al Messina. Ero in panchina con la tuta. C’era una punizione da battere. Mi hanno spogliato di corsa in tre. Entrai a freddo e feci gol all’incrocio. Dopo, non ho più toccato palla”. Calciatori come il Marziano non calavano. Sparivano proprio dal campo, come risucchiati da un buco nero. “Il mio allenatore? Mondonico alla Cremonese in serie A. Quando dava la formazione: giocano Alviero e altri dieci. Compagni da ricordare. Liam Brady e Trevor Francis alla Samp. Grandi professionisti, molto seri. Magari avessi imparato da loro…Il più pazzo? Giuliano Fiorini era un matto vero. Un casinista simpaticissimo, da prendere a piccole dosi. Le notti erano tutte le sue…
Non ho mai frequentato i calciatori, non m’interessava, erano una razza a parte e io preferivo stare con i miei amici. Un imprenditore piuttosto che uno spazzino.
Non mi piaceva ostentare lo status del calciatore. Nei ristoranti e nei negozi volevo pagare. Mi dovevano trattare come un cliente qualsiasi. L’unica debolezza, una Ferrari 348. La comprai per duecento milioni dell’epoca. Feci una cazzata. Con quei soldi, nel ’90 potevo comprare due appartamenti… No, del calcio non mi manca nulla. E non mi dire di partecipare a partite da vecchie glorie, a meno che non ci sia qualche beneficienza vera”.
Cuba, il ventre amico. “A Cuba vivo, qui sopravvivo”. Il Marziano ha il dono della sintesi. “Lì, fu come tornare alle origini. Non mi conosceva nessuno, le persone mi frequentavano per quello che sono, non perché ero un calciatore. La prima volta, non sapevo neanche dove fosse Cuba. M’innamorai dal primo giorno. Un mondo a parte, spiegarlo è difficile, lo devi vivere. Non c’hanno una lira e tutti che ballano, cantano. Gli italiani andavano lì per le donne, ma era l’ultima cosa che m’interessava. Ne avevo più in Italia.
Per me Cuba era proprio staccare. Cominciai a fare tre mesi lì e uno in Italia. Una vita normale, il mare, gli amici, i libri. Libero, senza pressioni. Quando tornavo in Italia soffrivo il contrasto. Tutti di corsa, facce tristi. Se non sali sulla ruota, ti schiacciano. E, se sali, non sei più libero di scendere. A Cuba non esiste il tempo. Ci vediamo alle nove, ma non si sa di che giorno, di che mese, di che anno. Non devi cercare la profondità. Come stare a Cinecittà. Tornai in Italia per stare vicino a mia madre e a mio padre malato. Ora, mi accontento di andarci una volta l’anno”.
Le donne. “Lì a Cuba era una caciara. Oggi per me sono un tema di fantasia. Dalla cintola in giù non ero male e dalla cintola in su che ho fatto danni”. Il Marziano è tale anche quando si tratta di amore in senso lato. Tre figli da tre donne diverse. Due cubane e un’italiana, la moglie storica che vive a Genova con il figlio titolare di un negozio di frutta e verdura. Le due ex cubane le ha portate in Italia. Vivono serenamente tutti nello stesso palazzetto, lui, le cubane, mamma Lucia, i due figli. Una al piano di sopra, una al piano di sotto, lui in mezzo.
Un Harem a Passo Oscuro? Il contrario. “Vivo solo da dieci anni, loro fanno la loro vita, hanno i loro compagni. Non potevo lasciare a Cuba le madri dei miei figli”. Tre donne, tre figli. Qualsiasi altro uomo sulla faccia della terra sarebbe stato raso al suolo da rancori, beghe legali, richieste sanguinose. Lui no, nel mondo di Alviero i conflitti non fanno radici. Non perché gli scivolino addosso. Al contrario. Di lui senti che puoi fidarti, anche quando sbaglia. Un libro aperto. Uno raro, da cui non ti devi difendere. “Le donne fondamentali della mia vita? Mamma, donna vecchio stampo, e mia sorella Tiziana, l’unica che non mi tradirà mai. Ha un’adorazione per me. E poi mia figlia Nicole, l’amore della mia vita”. Uomo di principi, l’ingestibile Alviero. Fa la spesa alla mamma anziana e porta i figli a scuola. “Sono stato un padre assente, soprattutto con il più grande”. Quando dice, come fosse la cosa più normale: “Sono sempre stato fedele alle mie donne….”, tutti sghignazzano al tavolo, a cominciare dall’ineffabile Hulk. Lui è serio. “Te lo giuro sui miei figli. Nessuno mi obbliga, se scelgo una donna, la rispetto. Le adoro le donne, ma avere oggi un’altra storia mi spaventa. A parte che nessuna mi vuole più”.
La depressione. “A Cremona ho dato il meglio da calciatore. Avevo accettato di fare questo mestiere come va fatto, non solo in partita, nei ritiri, negli allenamenti. Luzzara, il presidente, pronto a farmi un nuovo contratto di tre anni. Era il ’90. Qualcosa scatta nella mia testa. Il buio totale. Avevo trent’anni e pensai di chiudere con il calcio ”. Una crisi depressiva da spavento. “L’apatia totale, il rigetto di tutto, a cominciare dal calcio. Non mi allenavo, non mangiavo, da 77 chili ero sceso a 66. Facevo pensieri strani, vedevo mostri. Sono stato ricoverato in clinica due mesi. M’hanno riempito di pasticche, sono arrivato a pesare 90 chili. Sono rientrato, sei mesi dopo, nello spareggio a Pescara per la promozione in A. Si va ai rigori. Sbaglio il mio. Mi cade il mondo addosso. Rampulla, il portiere, mi fa in un orecchio: “Non ti preoccupare, adesso ne paro due”. Andò così e salimmo in A”.
“Le cause? Non ho mai capito. Un giorno il tappo salta e vai a fondo. Non succede a quelli che hanno solo certezze. Mi mettono paura quelli. Forse il peso dell’aver sopportato tanti anni un mondo che non era il mio. Le invidie, le pressioni, il confronto con gli altri. Non mi divertivo più. Non ritrovavo più me stesso. Anche quando mi facevano i cori e venivo osannato, mi chiedevo sempre “perché?”. Sta di fatto che quando c’era lui in campo, il Marziano, succedeva sempre qualcosa. Per tutti, ma non per lui. “Qualcuno mi disse che forse la causa scatenante veniva da lontano”. Esita. Abbassa la testa. Poi me lo pianta in faccia quel suo sguardo buono. “Questa non l’ho mai raccontata…
Avevo diciotto anni e guidavo con il foglio rosa e un patentato al fianco, Lupini, un mio compagno di squadra. Andavamo a Bogliasco per l’allenamento. All’altezza di Nervi, uno gira secco per fare una conversione e mi taglia la strada. Il botto. Lo choc. Scesi dalla macchina e feci un chilometro a piedi, all’indietro. Non avevo colpe, ma fu devastante. Lui morì per le ferite. Non me la sono sentita di andare a salutare la giovane moglie…Adesso sono i miei figli a tenermi in vita. Loro sono il mio più grande rimorso. Cerco di farmi perdonare, ci provo. Sono stato egoista. Li ho trascurati. Soprattutto il primo, Simone. Un ragazzo d’oro con una mamma spettacolare”.
Alla fine. Ci si alza da tavola e si torna in maschera più allegri e più instabili di quando ci eravamo seduti. Finisce con il Marziano che canta “Una carezza della sera” dei New Trolls (“Tifosi sfegatati della Samp. Ricordo Anna Oxa, era fidanzata con uno di loro…Bellissima”, dice con un lampo fuggevole di malizia) e il sempre più Incredibile Hulk che delira di rose gialle e di tulipani neri, i suoi fiori preferiti. Il Marziano mi saluta con il suo sguardo buono: “L’articolo, se vuoi farlo, bene, se no va bene lo stesso, mi ha fatto piacere conoscerti”. Sì, una giornata spesa bene.
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Ci ricorderemo di questa estate
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Ci ricorderemo di questa estate
Ci ricorderemo di questa estate
Sarà impossibile dimenticare l’agosto che ci stiamo lasciando alle spalle. Tra crisi di governo, scomparse che hanno lasciato il segno, spiagge politicamente roventi e vette della satira social, ecco il mese da incorniciare nell’album dei ricordi.
Papeete beach: Per gli introdotti ormai anche solo “Papeete”. E’ lo stabilimento di Milano Marittima dove il 3 agosto scorso, con Matteo Salvini all’apice tra mojito, cubiste e inno d’Italia in versione dance, si è accesa la metaforica miccia che cinque giorni più tardi, con la richiesta di “pieni poteri” e l’apertura della crisi da parte del vicepremier leghista, ha sgretolato il governo gialloverde. In attesa di conoscere i nuovi inquilini di Palazzo Chigi intanto lo stabilimento dell’eurodeputato leghista Massimo Casanova ha puntato a riposizionarsi. Intervistato dalla Stampa, il direttore artistico Matteo Molina ha precisato che il Papeete non è una spiaggia leghista, che a giugno a pranzo c’era Beppe Grillo e che se spuntasse l’altro Matteo (Renzi) sarebbero pronti a offrirgli il palco.
Mojito: quasi nessuno identifica più il cocktail cubano con lo scrittore che l’ha reso famoso, Ernst Hemingway. Ormai il Mojito appartiene a Salvini e alla sua narrazione politica, un po’ come la birra era stata la bevanda identificativa di Pier Luigi Bersani.
Materassino: Luigi Vazzana, 28 anni, in vacanza a Scilla, in Calabria, il 17 agosto si mette in mare con il suo materassino e si rilassa talmente tanto da addormentarsi e risvegliarsi dopo cinque ore al largo di Messina. Questa la narrazione epica seguita al ritrovamento, con mamma e papà trepidanti a riva, gli elicotteri della guardia costiera in volo, il gommone dei soccorritori e l’happy end. Adesso sembra che la storia vada ridimensionata un po’, con Vazzana ripescato non in Sicilia ma in Calabria dietro gli scogli a qualche centinaio di metri dalla spiaggia da cui era partito, ma la sua avventura in materassino resta comunque la musa ispiratrice della satira social agostana: con vignette sulla lentezza dei trasporti ferroviari locali (“si addormenta in treno in Calabria e si risveglia dopo cinque ore in Calabria) e le tante sulla crisi di governo, con il materassino declinato in chiave contiana e salviniana: “Si addormenta a Palazzo Chigi e si risveglia dopo 18 mesi per cazziare Salvini” arriva dalla social satira di Prugna, mentre “Si addormenta sul materassino a Milano Marittima e si risveglia senza maggioranza” è di Spinoza. Non ha una firma d’autore ma è girato parecchio in rete anche “Si addormenta sul materassino con la Lega e lo ritrovano con il Pd”, dedicato a Di Maio.
Bikini: quello di Maria Elena Boschi, sfoggiato in spiaggia e postato su Twitter il 18 agosto con la dedica “Un saluto a tutti dal mio sarcofago” in risposta a Salvini che l’aveva appena definita “una mummia che vuole tornare al governo”. Un bikini boomerang secondo lo storico dell’arte Tommaso Montanari che ha accusato la deputata pd di legittimare il sessismo con l’esibizione del suo corpo dando vita a uno scontro tra pro-Boschi e anti Boschi e all’inevitabile dibattito social sul moralismo e il bacchettonismo di sinistra.
Forni: le ondate di caldo non c’entrano. Coniata da Giulio Andreotti negli anni Sessantahttps://www.agi.it/politica/politica_due_forni_cosa_significa-3744181/news/2018-04-06/, l’immagine della politica dei due forni, cioè del doppiogiochismo relativo alla ricerca di alleanze politiche è stata in grande auge anche in questa crisi agostana. Con il segretario del Pd Nicola Zingaretti che il 24 agosto, in ansia per l’eventuale trattativa ancora aperta tra M5S e la Lega ha dichiarato “Mi auguro che non esista l’ipotesi di un doppio forno…” e le relative rassicurazioni a cura di Giuseppe Contel’indomani da Biarritz (“Per quanto mi riguarda, la stagione con la Lega è finita e non si riaprirà”). Ma c’è chi non ha creduto alla pizza politica in cottura in un forno unico. A partire da Bruno Vespa, che ritenendo l’accordo M5S-Pd tutt’altro che scontato, su “Il Giorno” ha parlato di “fumo abusivo”.
MaZinga: trattasi della crasi (tra di Maio e Zingaretti) con cui viene identificato il nuovo governo giallorosso. Il riferimento è al “Grande Mazinga’ il robot del cartone animato giapponese anni Settanta dotato di armi letali come “i pugni rotanti” i “tuoni dirompenti” e, sperando che non sia un presagio politico, “il grande boomerang”. Curioso il fatto che Mazinga sia stato usato mesi fa per un video promozionale della Lega, protagonista Salvini con le sembianze del super robot.
Epstein: Il 10 agosto il miliardario Jeffrey Epstein è stato trovato morto nel carcere di Manhattan dove era detenuto dal 7 luglio dopo essere stato accusato di abusi sessuali e traffico di minori. Dal mistero del suicidio per impiccagione (Fbi e Dipartimento di giustizia stanno indagando) i riflettori si sono in fretta spostati su Andrea d’Inghilterra, il terzogenito della regina Elisabetta, amico del miliardario visto mentre si faceva massaggiare (i piedi) da una giovane a casa Epstein e segnalato anche sull’aereo del miliardario su un volo in partenza dalle Isole Vergini, dove andavano in scena le orge. Buckingham Palace ha negato il coinvolgimento e Andrea si è detto disposto a collaborare con l’FBI.
Greta e Pierre: Della traversata di Greta Thunberg alla volta di New York per il summit Onu sul clima cominciata da Plymouth, sud dell’Inghilterra il 14 agosto è appena conclusa a bordo del Malizia II, la barca a vela di Pierre Casiraghi, il rampollo monegasco figlio di Caroline e consorte di Beatrice Borromeo, abbiamo saputo un po’ tutto: il secchio che sostituiva il WC, le sole due brandine per cinque passeggeri, la cucina di bordo approntata per la dieta vegana dell’ambientalista svedese che si è sottoposta a due settimane di traversata per la sua repulsione verso l’inquinamento aereo sebbene, come ha sottolineato il Codacons, nonostante la sua barca ad emissioni zero Casiraghi non sia esattamente un puro essendo tra gli azionisti dell’inquinante compagnia Monacair-Monaco Helicopter Charter company. Il 26agosto è arrivato anche il video di Pierre e Greta, lui sicuro al timone, lei con lo sguardo preoccupato alle prese con onde alte e vento forte a 300 miglia da Nuova Scozia. Dagospia non si è lasciato sfuggire il paragone con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato: “Travolti da un insolito cavallone nell’azzurro mare d’agosto”.
Nadia Toffa: il 13 agosto l’Italia intera ha pianto Nadia Toffa la conduttrice e inviata delle Iene, uccisa a soli 40 anni dal tumore contro cui combatteva da due anni e che aveva coraggiosamente reso pubblico. Un lutto nazionale che ha coinvolto social, colleghi, istituzioni ma che non è riuscito a fermare gli hater e neanche le fake news. Con un falso e sgrammaticato “l’ultimo messaggio di Nadia Toffa” che prima di essere smascherato è purtroppo diventato virale.
Osho (le più belle frasi di): Già star dei social, il 46enne romano Federico Palmari autore de “Le più belle frasi di Osho” sta sguazzando in questa crisi di governo, con il suo consueto mix alto-basso tra foto ufficiali e fumetti satirici in romanesco. Con la rottura e i relativi tentativi di riconciliazione tra Salvini e Di Maio trasformati in una crisi di coppia (il primo che dice al telefono al secondo “la smetti de fammelo i squilletti con l’anonimo?” e così via) e Salvini che davanti allo sfogone di Conte al Senato reagisce con un “Ammazza oh, così sul ca..o te stavo?”. Il Mattarella di Osho davanti alle prime delegazioni che si presentano alle delegazioni esordisce con un “Ma voi chi ca..o siete?” mentre Di Maio all’inizio della trattativa con il Pd chiama il suo social manager ordinando: “Sbrighete, cancella tutti i tweet contro er Pd”. Non è sfuggita alla satira neanche la Madonna: invocata da Salvini nei suoi discorsi politici è stata arruolata da Osho-Palmaroli nella delegazione leghista alle consultazioni della Lega.
Palinuro : A ognuno la sua spiaggia. Quella di Luigi Di Maio è “La Marinella” a Palinuro, nel Cilento. C’è tornato con la fidanzata Virginia Saba, piuttosto clamorosamente e facendo storcere il naso ai suoi elettori sui social, nel weekend clou della trattativa con il Pd quello del 26 agosto. Mentre Zingaretti era pallidamente inchiodato a Roma.
Mihajlovic : quella di Sinisa Mihajlovich è l’immagine da incorniciare in questo pazzo agosto: cappellino, tuta e volto smagrito, l’allenatore del Bologna in lotta contro la leucemia, il 25 agosto è uscito (e poi rientrato) dall’ospedale Sant’Orsola per guidare la sua squadra nella sfida fuori casa contro il Verona. Il risultato (1 a 1 ) è secondario: con la sua lezione di coraggio il vincitore è lui.
Sarà impossibile dimenticare l’agosto che ci stiamo lasciando alle spalle. Tra crisi di governo, scomparse che hanno lasciato il segno, spiagge politicamente roventi e vette della satira social, ecco il mese da incorniciare nell’album dei ricordi.
Papeete beach: Per gli introdotti ormai anche solo “Papeete”. E’ lo stabilimento di Milano Marittima dove il 3 agosto scorso, con Matteo Salvini all’apice tra mojito, cubiste e inno d’Italia in versione dance, si è accesa la metaforica miccia che cinque giorni più tardi, con la richiesta di “pieni poteri” e l’apertura della crisi da parte del vicepremier leghista, ha sgretolato il governo gialloverde. In attesa di conoscere i nuovi inquilini di Palazzo Chigi intanto lo stabilimento dell’eurodeputato leghista Massimo Casanova ha puntato a riposizionarsi. Intervistato dalla Stampa, il direttore artistico Matteo Molina ha precisato che il Papeete non è una spiaggia leghista, che a giugno a pranzo c’era Beppe Grillo e che se spuntasse l’altro Matteo (Renzi) sarebbero pronti a offrirgli il palco.
Mojito: quasi nessuno identifica più il cocktail cubano con lo scrittore che l’ha reso famoso, Ernst Hemingway. Ormai il Mojito appartiene a Salvini e alla sua narrazione politica, un po’ come la birra era stata la bevanda identificativa di Pier Luigi Bersani.
Materassino: Luigi Vazzana, 28 anni, in vacanza a Scilla, in Calabria, il 17 agosto si mette in mare con il suo materassino e si rilassa talmente tanto da addormentarsi e risvegliarsi dopo cinque ore al largo di Messina. Questa la narrazione epica seguita al ritrovamento, con mamma e papà trepidanti a riva, gli elicotteri della guardia costiera in volo, il gommone dei soccorritori e l’happy end. Adesso sembra che la storia vada ridimensionata un po’, con Vazzana ripescato non in Sicilia ma in Calabria dietro gli scogli a qualche centinaio di metri dalla spiaggia da cui era partito, ma la sua avventura in materassino resta comunque la musa ispiratrice della satira social agostana: con vignette sulla lentezza dei trasporti ferroviari locali (“si addormenta in treno in Calabria e si risveglia dopo cinque ore in Calabria) e le tante sulla crisi di governo, con il materassino declinato in chiave contiana e salviniana: “Si addormenta a Palazzo Chigi e si risveglia dopo 18 mesi per cazziare Salvini” arriva dalla social satira di Prugna, mentre “Si addormenta sul materassino a Milano Marittima e si risveglia senza maggioranza” è di Spinoza. Non ha una firma d’autore ma è girato parecchio in rete anche “Si addormenta sul materassino con la Lega e lo ritrovano con il Pd”, dedicato a Di Maio.
Bikini: quello di Maria Elena Boschi, sfoggiato in spiaggia e postato su Twitter il 18 agosto con la dedica “Un saluto a tutti dal mio sarcofago” in risposta a Salvini che l’aveva appena definita “una mummia che vuole tornare al governo”. Un bikini boomerang secondo lo storico dell’arte Tommaso Montanari che ha accusato la deputata pd di legittimare il sessismo con l’esibizione del suo corpo dando vita a uno scontro tra pro-Boschi e anti Boschi e all’inevitabile dibattito social sul moralismo e il bacchettonismo di sinistra.
Forni: le ondate di caldo non c’entrano. Coniata da Giulio Andreotti negli anni Sessantahttps://www.agi.it/politica/politica_due_forni_cosa_significa-3744181/news/2018-04-06/, l’immagine della politica dei due forni, cioè del doppiogiochismo relativo alla ricerca di alleanze politiche è stata in grande auge anche in questa crisi agostana. Con il segretario del Pd Nicola Zingaretti che il 24 agosto, in ansia per l’eventuale trattativa ancora aperta tra M5S e la Lega ha dichiarato “Mi auguro che non esista l’ipotesi di un doppio forno…” e le relative rassicurazioni a cura di Giuseppe Contel’indomani da Biarritz (“Per quanto mi riguarda, la stagione con la Lega è finita e non si riaprirà”). Ma c’è chi non ha creduto alla pizza politica in cottura in un forno unico. A partire da Bruno Vespa, che ritenendo l’accordo M5S-Pd tutt’altro che scontato, su “Il Giorno” ha parlato di “fumo abusivo”.
MaZinga: trattasi della crasi (tra di Maio e Zingaretti) con cui viene identificato il nuovo governo giallorosso. Il riferimento è al “Grande Mazinga’ il robot del cartone animato giapponese anni Settanta dotato di armi letali come “i pugni rotanti” i “tuoni dirompenti” e, sperando che non sia un presagio politico, “il grande boomerang”. Curioso il fatto che Mazinga sia stato usato mesi fa per un video promozionale della Lega, protagonista Salvini con le sembianze del super robot.
Epstein: Il 10 agosto il miliardario Jeffrey Epstein è stato trovato morto nel carcere di Manhattan dove era detenuto dal 7 luglio dopo essere stato accusato di abusi sessuali e traffico di minori. Dal mistero del suicidio per impiccagione (Fbi e Dipartimento di giustizia stanno indagando) i riflettori si sono in fretta spostati su Andrea d’Inghilterra, il terzogenito della regina Elisabetta, amico del miliardario visto mentre si faceva massaggiare (i piedi) da una giovane a casa Epstein e segnalato anche sull’aereo del miliardario su un volo in partenza dalle Isole Vergini, dove andavano in scena le orge. Buckingham Palace ha negato il coinvolgimento e Andrea si è detto disposto a collaborare con l’FBI.
Greta e Pierre: Della traversata di Greta Thunberg alla volta di New York per il summit Onu sul clima cominciata da Plymouth, sud dell’Inghilterra il 14 agosto è appena conclusa a bordo del Malizia II, la barca a vela di Pierre Casiraghi, il rampollo monegasco figlio di Caroline e consorte di Beatrice Borromeo, abbiamo saputo un po’ tutto: il secchio che sostituiva il WC, le sole due brandine per cinque passeggeri, la cucina di bordo approntata per la dieta vegana dell’ambientalista svedese che si è sottoposta a due settimane di traversata per la sua repulsione verso l’inquinamento aereo sebbene, come ha sottolineato il Codacons, nonostante la sua barca ad emissioni zero Casiraghi non sia esattamente un puro essendo tra gli azionisti dell’inquinante compagnia Monacair-Monaco Helicopter Charter company. Il 26agosto è arrivato anche il video di Pierre e Greta, lui sicuro al timone, lei con lo sguardo preoccupato alle prese con onde alte e vento forte a 300 miglia da Nuova Scozia. Dagospia non si è lasciato sfuggire il paragone con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato: “Travolti da un insolito cavallone nell’azzurro mare d’agosto”.
Nadia Toffa: il 13 agosto l’Italia intera ha pianto Nadia Toffa la conduttrice e inviata delle Iene, uccisa a soli 40 anni dal tumore contro cui combatteva da due anni e che aveva coraggiosamente reso pubblico. Un lutto nazionale che ha coinvolto social, colleghi, istituzioni ma che non è riuscito a fermare gli hater e neanche le fake news. Con un falso e sgrammaticato “l’ultimo messaggio di Nadia Toffa” che prima di essere smascherato è purtroppo diventato virale.
Osho (le più belle frasi di): Già star dei social, il 46enne romano Federico Palmari autore de “Le più belle frasi di Osho” sta sguazzando in questa crisi di governo, con il suo consueto mix alto-basso tra foto ufficiali e fumetti satirici in romanesco. Con la rottura e i relativi tentativi di riconciliazione tra Salvini e Di Maio trasformati in una crisi di coppia (il primo che dice al telefono al secondo “la smetti de fammelo i squilletti con l’anonimo?” e così via) e Salvini che davanti allo sfogone di Conte al Senato reagisce con un “Ammazza oh, così sul ca..o te stavo?”. Il Mattarella di Osho davanti alle prime delegazioni che si presentano alle delegazioni esordisce con un “Ma voi chi ca..o siete?” mentre Di Maio all’inizio della trattativa con il Pd chiama il suo social manager ordinando: “Sbrighete, cancella tutti i tweet contro er Pd”. Non è sfuggita alla satira neanche la Madonna: invocata da Salvini nei suoi discorsi politici è stata arruolata da Osho-Palmaroli nella delegazione leghista alle consultazioni della Lega.
Palinuro : A ognuno la sua spiaggia. Quella di Luigi Di Maio è “La Marinella” a Palinuro, nel Cilento. C’è tornato con la fidanzata Virginia Saba, piuttosto clamorosamente e facendo storcere il naso ai suoi elettori sui social, nel weekend clou della trattativa con il Pd quello del 26 agosto. Mentre Zingaretti era pallidamente inchiodato a Roma.
Mihajlovic : quella di Sinisa Mihajlovich è l’immagine da incorniciare in questo pazzo agosto: cappellino, tuta e volto smagrito, l’allenatore del Bologna in lotta contro la leucemia, il 25 agosto è uscito (e poi rientrato) dall’ospedale Sant’Orsola per guidare la sua squadra nella sfida fuori casa contro il Verona. Il risultato (1 a 1 ) è secondario: con la sua lezione di coraggio il vincitore è lui.
antonella piperno
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