#in italia se arriva a 70% è una cosa fuori dal comune
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Buonasera a tutti dalla città con una temperatura percepita oggi di
QUARANTUNO gradi
(ripeto)
QUANTUNO.
GRADI.
#venitemi a dire che le temperature estive sono simili a quelle italiane#sisi 32-33 gradi#ma il problema rimane L'OTTANTA PERCENTO DI UMIDITÀ#OTTANTA#in italia se arriva a 70% è una cosa fuori dal comune#qua pure 90 e 100 sono all'ordine del giorno#non si respira non si dorme#si suda acqua e basta#basta ti prego basta
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Teatro, società e pubblico
Il teatro deve tornare ad essere uno strumento artistico dove chi lo venga a vedere si riscopra parte di una comunità. Oggi, purtroppo, il teatro è fuori dal dibattito culturale di questo paese. Anche nel mondo culturale italiano, ad esempio in certe riviste di approfondimento, quando si deve mettere la lente d’ingrandimento su un determinato tema per misurare l’incidenza che ha nella società di oggi, si portano esempi di serie televisive, di film, di libri ecc…Difficilmente si parla di uno spettacolo. A mio avviso ci sono diverse azioni che porterebbero il teatro ad avere l’importanza che merita nella nostra società. Innanzi tutto abbiamo una classe di cosi detti “intellettuali”, e quando parlo di intellettuali intendo tutti quelli che, in diversi settori, si occupano di dire e fare qualcosa che incide nell’opinione pubblica (siano essi scrittori, giornalisti, registi di cinema ecc), ebbene la maggior parte di questi “intellettuali” snobbano il teatro. Non lo conoscono in modo così approfondito, basta ascoltare come ne parlano per capirlo. Io credo che per prima cosa gli “intellettuali” si debbano rendere conto maggiormente che il teatro è forse l’ultimo luogo dove può esistere la democrazia…Non è un caso che alle origini del teatro nella nostra cultura occidentale ci sia il contesto sociale e politico, politica e teatro erano indissolubilmente intrecciati. Perché in altre paesi il teatro è frequentato da tutti? La gente comune si riconosce in quello che vede, proliferano nuove drammaturgie sui temi scottanti della nostra società, ha una funzione insomma, realmente politica. Voglio ricordare che in un paese come la Grecia di oggi (basta andarci per accorgersene immediatamente), la rinascita dopo la crisi economica è avvenuta anche grazie al teatro. I più grandi artisti del paese hanno cominciato ad aprire spazi ad Atene, facendo riunire una comunità intorno al teatro, facendo riscoprire alla comunità le loro radici. Non è qualcosa da sottovalutare, il teatro ha una funzione fortemente politica. In un paese come il nostro se ne dovrebbe parlare di più, si dovrebbe avere più curiosità, perché io credo che sia un metro dello stato di una nazione, delle sue pulsioni più sincere. Un secondo discorso si dovrebbe però fare agli artisti che operano all’interno del teatro. Per troppi anni c’è stata un’idea del teatro fortemente autoreferenziale (questo ha fatto si che il teatro si sia isolato ancora di più). Se un giovane va malauguratamente a vedere lo spettacolo sbagliato, potremmo essercelo giocato per sempre…Questo non è più possibile, se non ci si pone questo problema il pubblico si allontanerà sempre di più…Gli abbonati degli stabili non vivranno per sempre, bisogna interrogarsi sulla natura del teatro e del pubblico.
Io credo che dal dopoguerra in poi, il teatro si sia imposto nella società italiana, la gente viveva il teatro come facente parte di una vita culturale (ovviamente sempre di elite, ma almeno se ne parlava), questo ha fatto si che si venisse a creare un canone teatrale seguito da una fetta di popolazione. Con il movimento del ‘68 si venne a creare una frattura (legittima allora) con la tradizione, creando un solco, che arriva fino a noi. Da una parte un teatro figlio del canone teatrale della tradizione (ormai stantia) e dall’altra parte una volontà di rottura figlia del ‘68. Peccato che il mondo sia profondamente cambiato….All’inizio degli anni ‘70 il teatro era dentro il mondo culturale molto più di oggi. Una rottura con la vecchia tradizione aveva un suo seguito, era un fatto storico, molto più di oggi. Inserirsi in questo ordine di cose non porta ad un’evoluzione, ma viceversa ad un’involuzione. Quello che sta avvenendo, secondo me, è una marcia costante verso l’autoreferenzialità. Mettiamo per un attimo il naso fuori dal buio della sala teatrale, e ci renderemo conto che ci troviamo davanti ad un paese sbandato, confuso, incerto, dove il teatro non se lo fila davvero nessuno. Ovviamente ci sono delle eccezioni (tipo Milano), ma i pubblici d’Italia non li definirei così fiorenti e perspicaci. Come non lo è la classe politica d’altronde, che è espressione della nostra mediocrità. Che fare allora? Tutto è perduto? No, non credo, e mai come adesso (forse perché sono giovane e le forze mi sostengono) sono ottimista. Bisogna però fare un po' di chiarezza su alcune cose….
Credo che coloro che fanno il teatro si debbano rendere maggiormente conto di questo contesto e di questa situazione. Farsi più domande. Essere più umili, mettere da parte se stessi e cercare di vedere il proprio lavoro in relazione al contesto in cui operano. Sembrano discorsi assurdi ma non lo sono. Dico soltanto, che a mio avviso, siamo in un momento storico in cui bisogna ricucire con il pubblico, non spargere la confusione in nome di un egocentrismo che porta solo ad involversi su se stesso. Non dobbiamo certo darci in pasto al pubblico, ma cercare di operare nel contesto. Se un giovane va al cinema a vedere Joker, perché mai dovrebbe venire ad annoiarsi a teatro? Vedere gli attori che recitano se stessi da cent’anni, egocentrici, o che corrono e sbattono contro i muri, coinvolgendo solo quattro critici frustrati e depressi? Il ragazzo va a vedere Joker, che è un capolavoro tra l’altro, oppure resta a casa a vedere Netflix o smanetta con lo smartphone. I borghesi indignati da questo mio discorso storceranno il naso, che schifo! Ma io mi farei alcune domande invece di accusare di ignoranza il povero ragazzo.
Io credo che chi fa il teatro in Italia debba seriamente porsi queste domande. Dobbiamo iniziare a compararci con queste realtà. E’ richiesto un lavoro molto più approfondito, perché la concorrenza è schiacciante. Il teatro, lo dimostrano altri paesi, ha dalla sua il vantaggio della realtà…Succede qui e ora. Questa è la nostra forza….Dobbiamo calamitare l’attenzione del ragazzo distratto in cerca di emozioni, emozionandolo davvero… Abbiamo un’infinità di testi meravigliosi che possono essere risollecitati con una sensibilità contemporanea, e nuove drammaturgie da creare per emozionare. Così si educa alla bellezza, si portano i giovani a teatro. Bisogna fargli sentire nella pancia qualcosa di simile ad una serie Netflix o ad un film. Io penso che si possa fare senza banalizzare nulla, ma lavorando sulla cosa più antica e più moderna che ci sia…I sentimenti umani.
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State organizzando un viaggio in Mozambico ma non trovate molte informazioni in rete in lingua italiana? Lo so ci sono passata anch’io ed è per questo motivo che ho deciso di riassumere qui di seguito tutte le informazioni utili per la preparazione al viaggio che ho trovato online in portoghese e in inglese che ho poi tradotto per voi.
“a lua anda devagar, mas atravessa o mundo” proverbio africano.
un po’ di storia
Il Mozambico è un Paese con una ricca ed antica storia, si pensi che vi sono ritrovamenti di resti di ominidi risalenti a circa 2000 anni fa. Erano i Bantu e provenivano dal nord. Noi conosciamo questo Paese come un ex colonia portoghese sin dalla sua scoperta per opera di Vasco de Gama nel 1498 quando arrivò sulla Ilha de Moçambique.
Capendo subito l’importanza della sua localizzazione congeniale, il navigatore portoghese decise di trasformarlo in un grande ponte marittimo per i traffici portoghesi verso il continente indiano.
Senza starvi a fare la lezioncina di storia, tanto queste informazioni le potete reperire facilmente online, voglio solo citarvi un’ultima data il 1975 anno della rivoluzione in Portogallo e della liberazione del Mozambico. Una libertà che portò però alla guerra civile fino al 1992.
CURIOSItà – il nome
Sapete perché il Paese si chiama Moçambique (Mozambico)?
Il nome è legato al primo governatore del Paese, un arabo musulmano di nome “Mussa ibn Bique”, ben prima della colonizzazione portoghese. Quando Vasco da Gama arriva per la prima volta esistevano già i commerci con il mondo arabo e la maggior parte della popolazione era già stata convertita all’Islam.
Ma torniamo al nome, la prima volta che i portoghesi chiamarono questa terra utilizzarono il nome “Terras de Mussa ibn Bique” (la terra del governatore Mussa ibn Bique). Col passar del tempo il nome si semplifica per facilitarne la pronuncia e così si arriva al nome Moçambique.
MINI GUIDA MOZAMBICO
Prima di cominciare, voglio informarvi che sono a vostra disposizione in caso di dubbi. Per qualsiasi informazione potete scrivermi nei commenti in basso. Cosa troverete in questa mini guida che ho stilato per voi?
fuso orario, documenti di viaggio, cambio denaro, noleggio auto e pedaggio, un possibile itinerario, dove dormire e mangiare e moltissimo altro ancora.
alba – tramonto e fuso orario
L’orario è lo stesso che in Italia. L’alba in Mozambico però arriva prima verso le 4:30 e alle 5 è già pieno giorno. Il tramonto solitamente è verso le 16:30 – 17. Potrete comunque consultare online i vari orari nel corso dell’anno. Io ho utilizzato questo sito, cliccate qui.
Guardate il video di questa magnifica alba che ho filmato dal terrazzo della nostra casa in Xai Xai.
VolO e Documenti
Per poter visitare il Mozambico è necessario richiedere un visto di entrata che sarà apposto sul vostro passaporto. Il visto può essere singolo o multiplo (quest’ultimo, molto più caro, ma necessario se volete come noi fare un salto in Sudafrica per visitare il parco Kruger e ritornare in Mozambico). Per informazioni ufficiali sul visto cliccare qui.
In caso di necessità in loco questo è l’indirizzo dell’Ambasciata d’Italia a Maputo: Av. Kenneth Kaunda, 387. Centralino: +258 21.492227, 21.492229, 21.491605; Cell.: +258.843022270, 84.3034595; Emergenze: telefono cellulare del funzionario di turno: dall’estero +258.823039940, +258.846223067; dall’interno 82.3039940. E-mail: [email protected] Sito web: www.ambmaputo.esteri.it
Dall’Italia non ci sono voli diretti, da una prima ricerca ho notato che i voli più economici prevedono uno scalo a Lisbona. Bene, così magari ci si può vedere. Calcolate che il volo Lisbona – Maputo, quello che abbiamo preso noi, dura 10 ore e mezza all’andata e 11 ore al ritorno. Esistono due voli giornalieri quello della mattina e quello della sera (che abbiamo preferito).
aeroporto e trasporti
Arrivati all’aeroporto internazionale di Maputo sappiate che l’unico mezzo di trasporto che vi consentirà di arrivare in centro, o al vostro hotel, è il taxi (sono bicolore giallo e nero). Chiedete sempre le tariffe ufficiali, loro hanno la tabella dei prezzi emesse dal governo. Calcolate che per andare in centro vi chiederanno circa 900 meticais (circa 12€).
In città avete diversi mezzi di trasporto. Il più economico è sicuramente la Chapa (pulmini super pieni di persone che salgo e scendono senza fermata), avete degli autobus urbani ma vi assicuro che capire dove si trovano le fermate e quali sono i percorsi è quasi impossibile, non ci sono indicazioni, ed avete infine i famosi tuk tuk (ape calessino) molto economici e pratici per evitare il traffico. Se volete il contatto di un autista fidato contattate Ivan (cell.: +258 845929283)
Quando sarete a Maputo se volete il contatto di un autista fidato vi consiglio di chiamare il Signor Salvador (cell.: +258 844751660).
DENARO – CAMBIO
Quando abbiamo visitato il Mozambico (ottobre 2018) il cambio era 1€ = 70 Meticais. Potete cambiare il denaro in aeroporto senza commissioni ma appena in contanti oppure prelevare agli ATM che troverete in aeroporto agli arrivi (controllate le commissioni applicate dalla vostra banca, non sempre è conveniente).
fotografare in mozambico
Regola comune di buonsenso, prima di fotografare le persone chiedere loro il permesso. In Mozambico sono molto cortesi e simpatici quasi tutti si lasceranno immortalare in una foto. I bambini saranno loro stessi a chiedervelo.
IMPORTANTE: in Mozambico è severamente vietato fotografare palazzi governativi. Rischio multa ed interrogatorio della polizia.
sicurezza
Le mete del nostro itinerario sono sicure. Consiglio sempre di verificare la situazione del Paese sul sito della Farnesina prima di prenotare i voli. Non abbiamo mai assistito a situazioni critiche o di pericolo. Vale sempre comunque il buon senso.
A Maputo vedrete che quasi ogni portone dei palazzo ha una guardia notturna. Ci siamo sempre sentiti sicuri. A detta dei locali da evitare la strada Avenida Friedrich Engels, solitamente rubano i cellulari e poi scappano nel bosco dove la polizia non si avventura. Noi non lo sapevamo ma ci è andata bene.
prese di corrente
Preoccupati per le prese di correnti che avevo trovato online avevamo comprato un adattatore ma alla fine, ovunque, abbiamo trovato anche l’entrata per le spine europee (badate bene che come in Portogallo non c’è il terzo piolino della “terra”, quindi le spine devono avere solo due pioli). Molto spesso abbiamo trovato le prese anche con l’entrata USB.
Noleggio auto, come guidare, autovelox e pedaggio
Noi abbiamo deciso di noleggiare un auto da un’agenzia fidata che utilizziamo anche qui in Portogallo. Prima di prenotare vi consiglio di studiare bene l’itinerario del vostro viaggio.
IMPORTANTE: Se uscirete con la vostra auto dal Mozambico fatevi fare una lettera di autorizzazione di attraversamento frontiera dall’autonoleggio o potrete avere problemi con la polizia di frontiera. Noi l’abbiamo chiesta in anticipo via email e l’abbiamo trovata insieme ai documenti dell’auto quando siamo andati a ritirarla. Controllate che ci sia l’estintore e il giubbotto catarifrangente (obbligatori per il Sudafrica).
Nella tratta percorsa da noi, Maputo – Tofo, l’autostrada EN1 è ottima e percorribile con una qualsiasi auto. Non c’è bisogno di un 4×4 o un fuoristrada, Lo consiglio invece se pensate di inoltrarvi in strade non principali, o nel caso il vostro hotel ve lo consigli. Noi abbiamo preso appena un Suv 4×4 con cambio automatico e ci siamo trovati benissimo.
Ricordate che qui si guida al contrario. Ci si abitua subito alla guida a sinistra, basta superare la vostra prima rotonda (al contrario) e il gioco è fatto. Consiglio il cambio automatico perché è abbastanza curioso cambiare le marce con l’altra mano.
NOTA: consiglio di non guidare di notte, moltissime sono le persone che camminano, sopratutto bambini, in mezzo alla strada e vi assicuro che non si vedono anche perché vestono scuro e non c’è illuminazione fuori la capitale.
Alcuni problemi ve li possono dare ache animali di “grande taglia” che attraversano all’improvviso la strada. Sorriderete quando vedrete i segnali di “pericolo attraversamento ippopotami” (solitamente in Sudafrica).
Attenti alla velocità, ci sono molti posti di blocco con autovelox e sono zero tolleranti. Li individuerete da lontano perché piazzano i coni stradali al centro strada. I limiti di velocità sono sempre 120 in autostrada e in prossimità di città vedrete scalare a 100, poi 80 fino ad arrivare a 60. Anche se non segnalato vi ricordo che in prossimità di scuole il limite si abbassa a 30. Noi per controlli siamo stati fermati un paio di volte, non temete, siate gentili e finirete anche per farvi due risate con gli agenti, come abbiamo fatto noi. Simpaticissimi.
I pedaggi accettano appena i contanti, sono economicissimi e potete pagare sia con la moneta locale che con quella del Sudafrica. Così come la benzina. Sono numerose le pompe di benzina lungo la EN1 e ben indicate sul nostro stradario (della World Mapping Project) che vi consiglio vivamente se scegliete l’opzione self drive in Mozambico. Utile anche la guida in inglese (scritta da Philip Briggs per la Bradt) che abbiamo comprato anche perché fornita di ottime mappe stradali delle stradine all’interno delle cittadine visitate.
Itinerario
Credo che dopo queste prime informazioni pratiche su quello che dovete sapere prima di partire sia d’obbligo consigliarvi un itinerario in strada da fare in due settimane con tanto di salto oltre frontiera per visitare il famoso parco Kruger in Sudafrica.
MAPUTO – XAI XAI – TOFO – INHAMBANE – BILENE – MAPUTO
Noi siamo partiti da Maputo, la capitale, ci siamo poi diretti a Xai Xai, proseguito poi verso Tofo e Inhambane. Al rientro verso Maputo ci siamo fermati a Bilene. Da Maputo abbiamo attraversato la frontiera e trascorso due giorni in Sudafrica per visitare il parco Kruger con un safari privato organizzato con guida (che consiglio vivamente ma di questo ve ne parlerò in seguito con un articolo dedicato).
ATTENTI: Quando passerete la frontiera ci saranno individui “accreditati” con tanto di identificazione al collo che vi diranno che sbrigheranno loro le pratiche a PAGAMENTO (illegale). Noi purtroppo ci siamo fatti abbindolare a causa delle credenziali ufficiali (allucinante). Ci hanno fatto pagare ed abbiamo saltato la lunga fila per il timbro e il documento per uscire dal Paese (magra consolazione).
Questo processo è GRATUITO e lo dovete fare all’interno della struttura dove leggerete “dogana”. IMPORTANTE: ricordate che dopo questo processo dovete passare al lato nella porta IMMIGRAZIONE per farvi mettere sul passaporto anche il timbro di entrata per il Sudafrica. Processo inverso dovrete farlo per rientrare in Mozambico.
(Presto i miei articoli sulle tappe e il video del viaggio)
Dove dormire
Per ora vi indicherò in forma sintetica i miei consigli su alloggi e ristoranti ma a breve vi scriverò dettagliatamente tutte le informazioni relative le varie tappe effettuate durante il nostro viaggio in Mozambico.
MAPUTO
In capitale vi consiglio un’ottima guesthouse, l’Orquidea Guesthouse Spa & Restaurant economica, ben localizzata e pulitissima. Se volete prenotare vi consiglio di cliccare qui per ricevere 10% di sconto sulla prenotazione.
xai xai
Sicuramente consiglio le magnifiche ville a picco sull’oceano Indiano dello Xai Xai Eco Estate. La nostra con tanto di piscina privata in terrazza. Per accedere a questo resort è consigliabile almeno un auto 4×4, preferibilmente un fuoristrada se non siete pratici. Se volete prenotare ed approfittare del 10% di sconto cliccare qui.
tofo
A Tofo, regno dello squalo balena, vi consiglio di pernottare nelle romantiche cabine sulla spiaggia della Liquid Dive Adventure. Ora capisco perché nel nome c’è il “family” (vedere logo), pernottando da loro ci si sente parte di una grande famiglia. Non necessita di 4×4 o fuoristrada. Se volete prenotare ed approfittare del 10% di sconto cliccare qui.
bilene
Per godervi uno dei tramonti più incredibili sulle acque multicolore del lago non potete che prenotare al Serenity dove incontrerete delle ville di charme a due passi dalla spiaggia. Accessibile appena in 4×4 (meglio fuoristrada a causa dei 14km di dune di sabbia per arrivare). Se volete prenotare ed approfittare del 10% di sconto cliccare qui.
Vi ricordo che i miei lettori possono approfittare di interessanti sconti per la prenotazione di alloggi sia con Airbnb (30€ per la prima prenotazione che Booking (10% di sconto).
Dove mangiare
MAPUTO
A Maputo siamo diventati clienti fissi di Mamma Mia presso la FEIMA, la fiera dell’artigianato e gastronomia. Anche se il nome e il proprietario sono italiani, è stato l’unico ristorante dove ho trovato dei piatti tipici del Mozambico senza “fusion” vari.
Sulla loro piacevolissima terrazza vista giardino e i colori della fiera abbiamo provato: matapa com caranguejo, maculata, timbawene e il famoso pollo alla brace con piripiri (peperoncino). Non temete sto per preparavi un articolo dedicato alla culinaria mozambicana con tanto di ricette.
XAI XAI
Imperdibile almeno un pranzo al Cafe Pescador. Consiglio vivamente il loro misto di mare. Vi si presenteranno 2 aragoste, su un letto di scampi, calamari alla brace, pesce grigliato e frutti di mare per meno di 40€.
TOFO
Consiglio di mangiare nelle varie baracche. Noi abbiamo frequentato quasi esclusivamente il Mojo’s e il Sombras Bar. Per l’aperitivo consiglio invece il Gujus Sunset Bar con musica africana e (pare) il miglior tramonto di Tofo. Per i vegetariani e gli amanti della cucina salutare consiglio il ristorante Happi della Liquid Dive Adventure.
BILENE
Sicuramente consiglio di pranzare al Babalaria Beach bar per il loro ottimo “caril de caranguejo” (granchio). Non aspettatevi i soliti sorrisi e cordialità ma il cibo è veramente buono e la vista sulla spiaggia anche.
dove Acquistare souvenir
Durante il nostro viaggio ho sempre cercato mercati e affini per acquistare dei ricordini. Sinceramente a differenza di alcuni commenti scritti da altri blogger, sono riuscita a trovare i migliori prezzi solo presso la FEIMA. Bisogna contrattare molto e forse siamo stati facilitati dalla lingua ma i prezzi iniziali erano molto più bassi dei mercati di Tofo e delle altre tappe che avevo letto online.
Cosa abbiamo comprato? Noi amiamo molto portarci a casa un pezzetto di sapore del luogo. Molti “souvenir” li abbiamo comprati al mercato centrale di Maputo come i caju tostati e sbucciati davanti a noi, i canhu per fare un succo che non ho apprezzato particolarmente, e molto altro ancora.
Per le capulane ho trovato ottimi prezzi presso la boutique a Tofo, era una sarta che vendava anche capuane oltre che a lavorarle per confezionare vestiti, divani, cuscini ed altro ancora. Scopro solo dopo che a Maputo c’è un luogo conosciuto solo dai locali dove si vendono a prezzi straciatissimi, la “casa das capualanas” si trova nella strada Filipe Samuel Magaia.
Al Núcleo de Arte, che consiglio vivamente anche per una visita veloce, potrete comprare per pochi euro dei quadretti di artisti locali che potranno colorare le vostre case e farvi risognare questo magnifico Paese una volta a casa.
libri di viaggio consigliati
Se, come me, vi piace sempre esser accompagnati da un romanzo ambientato nel luogo visitato o di un autore locale vi consiglio i libri di Mia Couto, scrittore mozambicano che ho avuto la fortuna di incontrare a Maputo durante l’inaugurazione di un’esposizione d’arte.
Io in valigia ho portato “Un fiume chiamato tempo, una casa chiamata terra”. Lo consiglio vivamente.
la mia africa
Se amate l’Africa come me potrà interessarvi anche il mio viaggio verso un’altra ex colonia portoghese, forse la meno conosciuta, São Tomé e Príncipe. Per leggere basta cliccare sulla foto sottostante.
ALTRI MIEI VIAGGI NEL MONDO
Come organizzare un viaggio in Mozambico, la mia guida utile State organizzando un viaggio in Mozambico ma non trovate molte informazioni in rete in lingua italiana? Lo so ci sono passata anch'io ed è per questo motivo che ho deciso di riassumere qui di seguito tutte le…
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Svegliati all’alba e caricati su un pullman i rifugiati che, dopo lo sgombero di via Curtatone, s’erano accampati in Piazza Venezia dopo il corteo del 26 agosto Sgombero è una parola imbarazzante: per questo le veline di Via Genova, la questura di Roma, non la adoperano per spiegare quello che sta succedendo ai margini di Piazza Venezia nel gazebo dove, da otto giorni, gli sgomberati di Via Curtatone, restati senza casa dopo le violenze di polizia, si mostravano alla città notte e giorno, in uno spicchio di giardino di ghiaia delimitato da due striscioni sul diritto alla casa. “Intervento” delle forze dell’ordine, lo chiama l’Ansa in ossequio al dispaccio ufficiale, al presidio nei giardini vicino ai Fori Imperiali, al centro di Roma, dove da giorni si trovano migranti sgomberati dal palazzo di via Curtatone. Secondo quanto si è appreso, sono in corso controlli e probabilmente i migranti verranno allontanati. Da testimonianze dirette, si apprende che l’”intervento” è iniziato stamattina alle 6 quando la polizia ha svegliato le persone sotto il gazebo chiedendo i documenti poi le ha caricate su un pullman per portarle ai centri di accoglienza, uno sulla Casilina e uno a Casalotti ma le persone hanno rifiutato e non sono volute scendere dal pullman. Nessuno di loro sarebbe stato portato in questura. Scriverà l’Ansa: sono 57 le persone controllate questa mattina nel corso dell’intervento «programmato», effettuato in piazza Madonna di Loreto da una task force composta da polizia, carabinieri, polizia locale, Sala operativa sociale del Comune e dall’Ama. Lo rende noto la Questura di Roma spiegando che l’intervento era «finalizzato al controllo ed all’adozione di misure di assistenza delle persone aventi diritto». Ai promotori del presidio non più autorizzato da lunedì scorso sono state contestate – aggiunge la Questura – «le violazioni previste dalla normativa di settore». Sequestrati il gazebo e lo striscione. Il presidio – conclude la Questura – «inizialmente autorizzato, era poi divenuto abusivo, alimentato dalla presenza di persone estranee allo sgombero di via Curtatone». Gli estranei, secondo la neolingua orwelliana della questura sono i solidali, cittadini indignati, antirazzisti, attivi nei movimenti, sia italiani che stranieri. Tutto ciò mentre governo e Campidoglio tentano di assecondare un senso comune razzista trasversale alle forze politiche e ai quartieri di Roma. L’annuncio sull’utilizzo di caserme dismesse o alloggi sfitti per l’emergenza casa altro non è che il tentativo di rappresentare il quadro dell’emergenza dividendo cattivi e buoni e alimentando la guerra dei penultimi contro gli ultimi. Il giorno dell’annuncio congiunto Minniti-Raggi è stato anche il giorno in cui è venuta chiaramente fuori la natura dell’episodio di Via del Frantoio, nel quartiere di Tiburtino III. Qui, una donna ha raccontato di essere andata fuori dal centro di accoglienza a cercare l’uomo che poco prima aveva tirato i sassi ai suoi figli, di essere stata trascinata per i capelli e sequestrata, per circa un’ora assieme al nipote di 12 anni da un gruppo di migranti che avevano chiuso il cancello che dà sulla strada per evitare di farla uscire. Ora la donna è stata iscritta nel registro degli indagati della procura di Roma, per lesioni aggravate dall’uso di arma. Per gli inquirenti avrebbe responsabilità nel ferimento del cittadino eritreo avvenuto martedì sera, ricoverato in ospedale con una ferita d’arma da taglio alla schiena, con una prognosi iniziale di 30 giorni. E le ferite che mostrava la donna le erano state inferte dal marito almeno un giorno prima dei fatti. Comincia così a chiarirsi il quadro di quanto sarebbe accaduto quella notte, quando, accorsi per dare aiuto alla donna, un gruppo di residenti ha assediato il centro accoglienza per migranti. Ma tutto ciò non ha fermato la gazzarra fascistoide di gruppi come “Roma ai romani”. Un gruppo di eritrei, tra cui donne e bambini, che stava partecipando a una messa organizzata dalla comunità di Sant’Egidio in una parrocchia del quartiere è rimasto bloccato, sabato, l’altroieri, perché fuori si sono radunati gruppi di destra. Poco prima davanti al centro c’era stato un sit-in di protesta di una trentina di abitanti contro la struttura. «Donne e bambini bloccati in chiesa – spiega la presidente della Cri di Roma, Debora Diodati, organizzazione che gestisce il presidio umanitario di via del Frantoio – Erano andati a pregare per la pace con i cittadini del quartiere e la comunità di Sant’Egidio. Non ho parole. Se non vergogna per chi usa metodi nei fatti violenti. Mi aspetto una reazione di tutti in primis del Comune di Roma». Così riporta anche Eleonora Camilli per Redattore sociale, una delle testate più attente alla vicenda “La polizia arriva, si mette i guanti e sgombera. Ancora e ancora. Ma dove dobbiamo andare, dove dobbiamo dormire? Dobbiamo andare sei mesi ancora in un centro? E poi? Come si fa a vivere così?”. Lo grida tra le lacrime una ragazza eritrea dopo che questa mattina all’alba le forze dell’ordine(una task force composta da personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, da Polizia Roma Capitale, della sala operativa sociale del Comune e dall’Ama) hanno smantellato il presidio di piazza Madonna di Loreto, a due passi da piazza Venezia nel cuore di Roma. Qui sotto due gazebo dormivano da giorni 57 persone, donne, uomini, bambini. Il più piccolo, David, ha solo tre mesi. La mamma, 30 anni, lo sistema nella carrozzina: “Per fortuna lui può stare qui dentro – dice -. Noi dormiamo per terra. Ci dicono che dobbiamo andare nei centri, ma come faccio a separarmi da mio marito con un bambino così piccolo?”. Hagerie, 27 anni, invece sta finendo il nono mese di gravidanza, e dovrebbe partorire il 19 settembre: “Sono molto stanca, non ce la faccio più – dice – Io da sola al centro non ci voglio stare, voglio stare con mio marito, non è giusto che un padre non possa stare vicino a suo figlio”. Il problema dei posti: “Non possono separare i nuclei familiari”. Dopo lo sgombero alcuni rifugiati (29 persone) hanno accettato inizialmente di trasferirsi temporaneamente nelle strutture di Casilina e Boccea. Ma quasi tutti starebbero già tornando indietro. Il problema, spiegano, è che i posti sono separati: da una parte le donne, dall’altra gli uomini, dall’altra ancora le mamme con bambini. I nuclei familiari, dunque, devono dividersi. “Queste persone vorrebbero provare a fidarsi, io li sto convincendo, ma il Comune deve assicurare un posto per tutti, e soprattutto permettere alle famiglie di stare insieme – sottolinea Gemma Vecchio, presidente di Casa Africa, che si sta facendo portavoce dei rifugiati eritrei sgomberati prima dal palazzo di via Curtatone, poi da piazza Indipendenza e oggi dal presidio di Madonna di Loreto. “Vogliamo avere la garanzia che sistemano tutti:120 uomini e 70 famiglie – aggiunge – non possono offrire solo venti posti ogni volta e in condizioni inaccettabili. Io sto facendo di tutto per trovare un punto di incontro con il Comune ma queste persone devono essere rassicurate, gli vanno proposte soluzioni reali”. La linea di Gemma si scontra con quella più dura dei movimenti per la casa. “La proposta fatta dal Comune per i migranti sgomberati questa mattina a piazza di Madonna di Loreto, è ancora una volta inadeguata. Li hanno portati in due centri: uno a Casalotti, l’altro sulla Casilina, che avevano già rifiutato il 20 agosto. Sono soluzioni provvisorie, inaccettabili – afferma la portavoce del Movimento per il diritto all’abitare di Roma, Margherita Grazioli-. La considerazione che hanno di queste persone lo dimostra che stamattina i loro beni personali sono stati caricati su un furgoncino dell’Ama”. Biriam: “Ci dicono che tutti stanno lavorando per noi, non ci fidiamo più”. Per ora, dunque, soltanto alcuni avranno un tetto sotto cui dormire questa notte. Mentre gli altri continueranno a vagare per la città, dormendo ancora in strada. “Non lo so dove dormiremo – dice Biriam, 40 anni, eritreo -. Questa mattina quando sono arrivati ci hanno chiesto i documenti. Hanno visto che eravamo tutti in regola, ma ci hanno detto che da qui ce ne dobbiamo andare. Che il comune, il ministero, tutti stanno lavorando per noi, per trovare una soluzione. Ma noi non ci fidiamo – aggiunge – Chi ci garantisce che non questa non sia l’ennessima promesso che nessuno manterrà? Siamo rifugiati, se l’Italia non riesce a gestirci ci mandi via, superi la legge Dublino, ci permetta di andare in un altro paese”. Biriam, 40 anni, è arrivato nel 2003 in Italia. Dopo un periodo in Sicilia è stato portato in un centro di accoglienza a Roma e qui, mentre aspettava l’esito della domanda d’asilo, ha iniziato a frequentare un corso di lingua italiana alla Caritas. Poi si è iscritto a una scuola serale e ha preso un diploma in sistema energetici: “Mi alzavo la mattina alle 5 e andavo a lavoro al mercato, smettevo alle 16, alle 17 ero a scuola, alle 23 andavo a dormire e la mattina dopo andavo di nuovo a lavorare alle 5. Ci tenevo moltissimo a frequentare �� racconta -. Poi dopo la maturità mi sono iscritto a Ingegneria meccanica alla Sapienza grazie a una borsa di studio. Poi l��ho persa. Ma ho continuato a frequentare, con più difficoltà. Mi manca solo un esame alla laurea. Nel frattempo ho perso il lavoro e sto facendo lavoretti saltuari, per questo ero andato a vivere a via Curtatone. Ma non avrei mai pensato di ritrovarmi per strada”. Nel pomeriggio i rifugiati si sono raccolti in assemblea nei giardini di piazza Madonna di Loreto per valutare cosa fare nei prossimi giorni. Intanto, alcuni cittadini hanno iniziato a portare generi alimentari. Una signora ha riempito un bottiglione d’acqua, altri hanno portato qualcosa da mangiare. Un pacco pieno di biscotti per i bambini è arrivato da Santi Apostoli. Lo hanno preparato le famiglie accampate sotto i portici della basilica: “Se non ci aiutiamo tra di noi, non ci aiuta nessuno”. (seguiranno aggiornamenti) Ercole Olmi da popoff
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