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#il piu bel secolo della mia vita
movieswetrust · 3 months
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Il più bel secolo della mia vita (2023) dir. Alessandro Bardani
querido diário, 2024
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ilpianistasultetto · 6 months
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Drinnn-drinnn-drinnn... guardo il cell, 02 ecc..ecc..e' il prefisso di Milano, mi dico. Sara' mia figlia che chiama da casa di qualche suo amico.
-pronto!
- buongiorno sig. Roberto, sono Giuseppe dell'agenzia immobiliare di Milano. Ci siamo sentiti qualche mese fa per la sua casa di NoLo. Allora, ha deciso di venderla?
Io cado dalle nuvole, credevo di aver detto chiaro e tondo che non avevo nessuna intenzione di vendere, visto che ho acquistato quella casa da poco tempo..
- No, guardi, ci deve essere un equivoco..
- Ma non le interesserebbe prendere una casa piu' grande? Guardi, ne abbiamo una in via Marco Aurelio, a 100metri da casa sua. Un vero affare, da non perdere. Un bel primo piano di 100mq a soli 500mila euro. Sa, sig. Roberto, occasioni cosi non capitano tutti i giorni. Anzi, forse non le capiteranno mai piu'. Una casa cosi' non si prende per meno di 800mila euro.
Io: scusi, sig. Giuseppe, i 100mq delle agenzie immobiliari li conosco bene, saranno 80 a malapena. E poi, con tanti "cummenda" che sono a Milano, "l'affare del secolo" lo propone a un terrone romano come me? E poi ancora, se e' l'occasione della vita, perche' non la ferma lei e poi la rivende mettendosi in tasca bigliettoni e bigliettoni di plusvalenza come il duo LaRussa- Santanche' con villa Alberoni?
Ho riattaccato senza nemmeno salutare..
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Nuovo post su https://is.gd/sJRTKK
Francesco Porrata Spinola di Galatone e l'eruzione del Vesuvio del 1631
di Armando Polito
Il Vesuvio prima e dopo l’eruzione del 16 dicembre 1631 in due incisioni del francese Nicolas Perrey tratte da Gianbernardino Giuliani, Trattato del Monte Vesuvio e de’ suoi incendi, Longo, Napoli, 1632 (https://doi.org/10.3931/e-rara-10365)
Non sono pochi i salentini che nel corso dei secoli si sono occupati in prosa o in versi di ciò che nell’immaginario collettivo dell’intero pianeta è il simbolo di Napoli, dopo la pizza e il mandolino1. Nella sterminata schiera, poi, dei testi scientifici un posto preponderante è senz’altro occupato da quelli che si occuparono della catastrofica eruzione del 1631. Tra essi è da annoverare quello il cui frontespizio presento di seguito.
A parte la rarità2, il volume già nel titolo, conformemente all’uso del’epoca chilometrico, presenta qualcosa di insolito e, dunque, originale, cioè il pronostico di effetti maggiori, basato su concomitanze astrologiche riassunte nella figura di p. 20.
Non sono un medico o un filosofo o un astrologo (tanto meno eccellentissimo): forse so, più probabilmente presumo di sapere qualcosa di letteratura propriamente detta e ancora meno di filologia, e per questo lascio a lettori più qualificati di me il giudizio sul valore scientifico di tutto il Discorso, che ognuno potrà agevolmente leggere dal link prima segnalato per le tavole.
Mi limiterò, perciò, a prendere in considerazione e ad approfondire solo alcuni dettagli. Comincio dall’autore dicendo che le notizie sono estremamente scarne e non sapremmo nemmeno che era di Galatone senza il Galateo del provvidenziale e pretenzioso (per via dei titoli, ma allora non c’era la specializzazione spinta di oggi, cosa che, d’altra parte, aveva pure i suoi aspetti positivi …) frontespizio. debbo precisare, però, che la famiglia Porraca Spinola è di chiarissima origine genovese e che essa vantava anche uno zecchiere (Agostino). Di seguito una moneta del 1563 con la sua sigla (AS) nel verso.
Dal frontespizio apprendiamo pure che l’opera è dedicata è al nobile fiorentino Vincenzo Sirigatti, il cui stemma appare bene in vista, mentre dalla dedica interna che, stranamente breve, occupa solo le prime due pagine, apprendiamo che Vincenzo era dotato di rare e gentili maniere, ammirate e amate da tutti non solo in questa Provincia, dove al presente si ritrova, ma molto più di lungi e poco dopo l’autore dichiara di aver composto il Discorso in volgar lingua contro ‘l mio Genio, come V. S. e molti sanno , acciò in questa pubblica occasione ogn’uno publicamente goda l’utile, e ‘l diletto insieme. Insomma il nostro aveva intenzione di scriverlo in latino, poi prevalse l’intento divulgativo (di mercato, diremmo oggi, se non fosse che testi simili restavano pur sempre di nicchia). E quanto ad esibizione di titoli sbattuti nel frontespizio a concorrenza non sarebbe stata certamente da meno. Basta considerare il frontespizio che segue, tratto da  https://doi.org/10.3931/e-rara-23442.
Nel titolo, qui ancor più chilometrico, spicca il greco ῥιγοπύρετον che per il suo significato (febbre con brividi) conferisce una connotazione quasi umana al vulcano in eruzione e poi l’autore (Vincenzo Alsario della Croce) dopo essersi dichiarato di Genova, sventola la sua brava caterva di titoli: Professore di medicina pratica all’Università della Sapienza, già camerlengo segreto di Gregorio XV, ora camerlengo onorifico del papa Urbano VIII. Ma torniamo al volume del salentino.
Alla dedica seguono, secondo una prassi consolidata in pubblicazioni del genere, quattro componimenti elogiativi (tre sonetti ed un epigramma in distici elegiaci) che riproduco e, laddove è necessario, commento.
Il primo sonetto, dedicato Al Signor Vincenzo Sirigatti, è di Francesco San Pietro di Negroa.    
Tu che del nobil Arno i tersi Argenti
rendi adorni di Glorie, e di splendoei,
tu che virtù difendi da furori
di nemica Fortuna, e d’empie genti,
tu col tuo chiaro nome, ch’eran spenti
questi d’Astrologia raccolti fiori
per dotta man sacrati  hor à tuoi honori
solo ravvivi con affetti ardenti
così ben pare sculto in lettere d’oro
perche il Vesuvio hà svelto arsi macigni
et omicide vampe à i vicin Campi;
e quando fia, che Marte non più avvampi
e la Pace trionfi del suo Alloro,
e gli altri influssi à noi rotin benigni. 
_________
a Da identificare forse con  Lagonegro, in Basilicata.
  Gli altri due, dedicati all’autore, sono di Pietro Angelo De Magistris Galateob Academico Ociosoc detto il Tranquillo.
Sparse armato il Vessuvio à danni nostri
con Tremoti d’orror fiamme voraci,
ceneri spaventose, onde fugaci,
theatro infausto di Prodigi, e mostri.
E ‘l Tuon, che diè da suoi Tartarei Chiostri
rimbomba hor ne’ tuoi scritti aurei, e veraci,
e i baleni veggiam viè più vivaci
co’ lampi, e rai de’ tuoi purgati inchiostri.
Ammira il Mondo le raggioni, e l’arte
de la tua dotta Penna, e ‘l tuo lavoro
de gli Astri le Virtù pinge in gran parte.
Prendan dal tuo bel dir l’alme ristoro,
e contempli ogni cor nelle tue carte
la Cenere hor cangiata in pioggia d’Oro. 
_____________
b Di Galatone.
c L’Accademia degli Oziosi era stata fondata a Napoli nel 1611.
  T’impennò l’ali à la Celeste Metaa
girando ogn’hor con regolati errorib,
e dando all’almac tua lampi, e splendori
ogni Stella, ogni Segno, ogni Pianeta.
E già con dir facondo, e mente quieta
de le Ceneri sparse, e de gli ardori
sveli il ver, cause adduci, incendi i corid
con tua Virtù qual degna aurea Cometa.
Da foco di Vessuvio è il mondo offeso
quasi infermo di febre, e in sì ria sorte
in fumo si dissolve il mortal peso;
deh fà (volgendo al Ciel tue luci accorte
di quelle fiamme sempiterne acceso)
pronostichi di Vita, e non di Morte.
_______
a Consentì alla tua scienza astrolofica di innalzarsi
b In senso etimologico: movimenti.
c animo
d susciti discussioni
  L’epigramma, indirizzato a Vincenzo Sirigatti,  è di anonimo, ma, dietro la dicitura cuiusdam perfamiliaris (di uno molto amico) non mi è difficile supporre che si nasconda l’autore dell’opera, in un’ulteriore dichiarazione di modestia …
Magnus Alexander sic Mundo sculptus ab uno
Lisippo, atque uno pictus Apelle, datur,
praeclarum, SIRIGATTE, tuum sic Spinola nomen
ingenio clarus (perlege) non maculat.
Traduzione: Così si tramandaa che Alessandro Magno fu scolpito dal solo Lisippob e dipinto dal solo Apellec, così, o Sirigatti, Spinola illustre per talento (finisci di leggere) non macchia il tuo nome illustrissimo.
_________
a Plinio, Naturalis historia, VII, 38: Idem hic imperator edixit ne quis ipsum alius quam Apelles pingeret, quam Pyrgoteles scalperet, quam Lysippus ex aere duceret (Quest’imperatore medesimo stabilì che nessun altro potesse raffigurarlo con la pittura se non Apelle, con la scultura in marmo se non Pirgotele, con quella in bronzo se non Lisippo).
b Scultore greco del IV secolo a. C.
c Pittore greco del IV secolo a. C.
  Vi lascio immaginare quanto desidererei conoscere il pensiero del dedicatario, sempre che l’opera sia stata da lui letta …
E, in chiusura, non posso non ricordare il contributo etimologico che sul nome del vulcano il nostro offre a p. 4: Mons Vaesevus da Vae, cioè guai, e Saevus, cioè crudele, perché guai a chi lì fabrica, ò coltiva, o confida habitare, veggendosi poi esso o suoi discendenti all’improviso perder così la robba, e la vita. Essa ricalca nella prima parte  quella del contemporaneo Camillo Tutini3, che, riprendendo una tradizione popolare, sosteneva che Vesuvio è da Vae suis (Guai ai suoi!) partendo dalla considerazione che la sua attività distruttiva storicamente aveva preceduto o seguito disgrazie per la popolazione. Confesso che nella miriade di proposte etimologiche avanzate e citate in molti lavori  questa del salentino la leggo per la prima volta, anche se mi pare anch’essa una paretimologia. Un tocco di originalità, che pur con riserva sto campanilisticamente sottolineando (forse per farmi perdonare qualche spunto ironico al quale nemmeno qui ho saputo rinunciare) o semplicemente una mia lacuna di letture su questo argomento e non solo?
__________
1 Vedi, per esempio, https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/11/07/salento-vesuvio-poesia-pellegrino-scardino-san-cesario-lecce/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/11/03/nardo-vesuvio-anno-piu-anno-meno/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/01/12/leruzione-del-vesuvio-del-1631-nella-poesia-di-un-salentino-e-di-un-napoletano-con-una-sorpresa-finale/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/01/12/gli-arcadi-di-terra-dotranto-gregorio-messere-di-torre-s-susanna-20-20/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/01/26/marco-antonio-delli-falconi-di-nardo-tiene-a-battesimo-il-monte-nuovo/
Ad integrazione della produzione in versi in riferimento all’eruzione del 1631 di cui al terzo link appena segnalato a breve in un altro lavoro saranno aggiunti altri contributi di letterati salentini.
2 L’OPAC ne registra solo 4 esemplari.
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italianaradio · 5 years
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Patrizia Rossetti: “La nostra tv era più sincera”
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/patrizia-rossetti-la-nostra-tv-era-piu-sincera/
Patrizia Rossetti: “La nostra tv era più sincera”
Intervista a una delle conduttrici più amate dal pubblico televisivo degi anni ‘80, quando era importante essere belle, ma anche brave, eleganti, intelligenti e raffinate: forse era questo il vero ‘segreto’ di quel nostro decennio così felice? Probabilmente, sì Patrizia Rossetti è stata uno dei volti di Rete 4 negli anni ’80: carina, educata, graziosa, fisicamente proporzionata, a lungo ha rappresentato una delle ‘icone’ della bellezza televisiva italiana. Inoltre, era una conduttrice garbata, rilassante, autenticamente di classe: non le si poteva dir nulla, sotto il profilo della professionalità. Era molto amata dal pubblico proprio per queste sue caratteristiche, che oggi sembrano essere ‘fuori moda’, forse perché non ci siamo resi conto di esserci via via immersi nel ‘trash’ e nel cattivo gusto. Ma a dispetto di tutto, Patrizia Rossetti, che di recente ha varcato la soglia di un’età importante, è più bella che mai, come se il tempo non si fosse neanche accorto di lei. Vorremmo proprio vederle certe ‘tipe’ di oggi, un bel giorno… Ma a prescindere da ciò, quel che andrebbe riconosciuto a quella generazione di annunciatrici e conduttrici, da Patrizia Rossetti a Gabriella Golia, alla stessa Emanuela Folliero, è stato di averci insegnato il valore del fascino e della raffinatezza. Esse ci hanno educato alla bellezza posta in un rapporto di equilibrio perfetto con la professionalità, come fossero i fattori di un’equzione imprescindibile. Anzi, a quei tempi lo erano: la prima doveva coabitare assolutamente con la seconda. Belle e brave: era questo il criterio televisivo degli anni ’80. E forse era proprio questo il vero segreto di quegli anni, così felici e indimenticabili per tanti, tantissimi italiani.  Patrizia Rossetti, di recente lei ha varcato la soglia di un’età importante, eppure appare in splendida forma, come sempre: ha forse ‘stretto’ un patto col diavolo? “No, non ho fatto alcun patto, con nessuno. Diciamo che cerco di mantenermi in forma, mangiando sano e con un po’ di movimento: con la mia Golden Perla cammino molto”. La bellezza più autentica di una donna si valuta meglio attraverso il tempo? “La bellezza di una donna non ha età: una donna è bella sempre, con la sua positività, il suo sorriso, la sua personalità e la sua classe”. Non crede che esistano canoni estetici distinti, non sempre ben valutati nel mondo della televisione, grazie ai quali una donna riesce a comunicare la propria sensualità anche se, in apparenza, sembra meno ‘perfetta’ di altre? “La sensualità non è data da fattori estetici o esogeni: sensuale una donna può esserlo assolutamente, senza dover rispecchiare nessun canone”. Può farci qualche nome di bellezze ‘sottovalutate’? “Donne come Anna Magnani, Barbra Streisand, Ornella Vanoni, Mina e Meryl Streep”. Lei è stata a lungo il volto di Rete 4, facendosi valere non soltanto per un’immagine invidiabile, ma anche per una certa signorilità e raffinatezza: lei ritiene che il mondo della televisione e, più in generale, dello spettacolo l’abbiano valorizzata abbastanza? “Per certi versi, sono stata valorizzata, perché mi hanno fatto conoscere al grande pubblico. Ma per altri, no: ho cercato di essere sempre me stessa, scontrandomi anche con le logiche televisive. E ho cercato di valorizzarmi, ma la tv, certe volte, non vuole la verità o la schiettezza”. Gli anni ’80 del secolo scorso: possiamo chiederle cos’hanno rappresentato per l’Italia di allora? Quale fu il ‘segreto’ di quel decennio di felicità? “Il segreto degli anni ‘80? Impossibile rispondere. Ma c’era un segreto? Io non credo. Gli anni televisivi di quell’epoca rispecchiavano meglio il modo di vivere e di vedere le cose degli italiani. Semplicemente, senza falsità e maleducazione”. Un suo ricordo di quel festival di Sanremo del 1982, in cui lei debuttò al fianco di Claudio Cecchetto: possiamo chiederglielo? “E’ il mio ricordo più bello, il mio ricordo indelebile: un cambiamento totale nella mia vita. C’è tutto, nel mio festival di Sanremo. Che dire? Mi ha cambiato la vita…”.   The post Patrizia Rossetti: “La nostra tv era più sincera” appeared first on Funweek.
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