#il brainrot che ha causato una fanfiction
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non-essere-cattivo · 2 years ago
Note
Forse ti sarà di consolazione, oppure no, ma io nonostante mi ascolti con grande attenzione ed esamini costantemente me stessa, mi rendo conto di non volere niente comunque. Non ho un lavoro ideale, né un'aspirazione se non quella di stare bene con me stessa e anche io quando mi chiedono cose del genere non so mai cosa rispondere perché se dico la verità non mi credono mai
ciao! grazie mille per queste tue parole! stare bene con se stessi è una grandissima e meravigliosa aspirazione, penso perciò possa essere una risposta al 100% valida.
per il resto, se devo parlare di me, è difficile che riesca a esprimere cosa provo riguardo a questo argomento. sento che vorrei desiderare qualcosa e non tanto perché dovrei ma perché ho questa inclinazione a cercare di appartenere a qualcosa, a un qualcosa in cui incanalare le mie emozioni ed energie. ma dall'altra parte le mie idee rimangono sempre in un limbo, si ripresentano a intervalli irregolari e tempo 3/4 giorni e le rimetto a dormire.
è assurdo che la storia che ha risvegliato tutto questo sia una fanfiction su un manga, blue period. ti spiego in breve la trama del manga peché secondo me merita attenzione (e anche per comprendere il mio stato mentale attuale): c'è questo ragazzo, yatora, che sta all'ultimo anno di liceo e che, quindi, deve decidere cosa fare dopo o come proseguire la sua carriera scolastica. è un ragazzo bravo e intelligente, che non esce troppo dalle righe, anzi rimane sempre al loro interno, nel mezzo, bilanciandosi sempre su una perfetta linea retta. non c'è nulla che lo appassioni, non c'è nulla che lui faccia al di fuori di quello che ci si aspetta che lui faccia. finché un giorno ha un'epifania vedendo il cielo sopra shibuya all'alba e lo disegna e capisce che quella è la sua strada. a lui piace disegnare (mi pare poi si specializzi nella pittura a olio etc) ma non è tanto questo che voglio sottolineare bensì il fatto che attraverso questo suo desiderio e passione abbia trovato il suo posto nel mondo, forse non in quello esterno ma sicuramente nel proprio.
vorrei fosse così anche per me e non deve essere per forza un desiderio totalizzante. mi vanno bene anche altri piccoli desideri, che io voglia perseguire e rendere reali, concreti. ad esempio: è da un bel po' di anni che mi piacerebbe parlare da qualche parte dei libri che leggo. lo dico ogni tot ma non riesco mai ad andare al di là di quel "mi piacerebbe" che è vago, che equivale a dire che un giorno mi piacerebbe andare in islanda o nuotare con gli squali.
comunque sento che sto perdendo un po' il filo del discorso, sarà che non sono abituata ad ascoltarmi e non capisco quale dei 20 pensieri al secondo dovrei seguire.
scusami per questo papiro informe, un abbraccio!
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