#i miei amori grandi
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da piccola avevo una fantasia
camminavo tra gli scaffali della biblioteca e immaginavo dove si sarebbe collocato il mio cognome, se fossi stata anch'io un'autrice. vicino a chi sarei stata?
andavo a controllare l'ordine alfabetico della letteratura italiana, ma non ero molto contenta. ero piccola, avevo letto ancora troppo poco
crescendo, la fantasia non è passata
puntavo agli scaffali di letteratura americana e inglese. lì sarei stata vicina ai miei due grandi amori.
allora pensavo che non bastava scrivere libri, bisognava essere anche tradotti per sperare di finire vicino ai giganti della letteratura in una piccola biblioteca in qualche isola greca, dove i libri stranieri sarebbero stati così pochi da essere tutti insieme, non divisi per nazionalità, circondari di bianco e azzurro.
oppure bisognava cambiare cittadinanza
o magari scrivere un'avvertenza a inizio libro, una preghiera: per favore, collocate questo volume vicino ai libri di X e Y, è importante, i libri si parlano
vabbè, fantasie
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Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente, avevo già perso troppo.
Quando mi sei arrivato davanti con quei tuoi modi semplici, con quei tuoi occhi grandi, con quelle gambe troppo magre, io non cercavo amore, avevo già perso troppo.
Quando mi hai chiesto come mi chiamavo, quando mi hai fatto ridere, quando mi hai fatto arrabbiare dopo soli cinque minuti di conversazione, io non cercavo carezze, sesso, attenzioni.
Tu mi avevi già scelta, mentre io avevo scelto la solitudine.
Io non volevo baci, non volevo cene fuori, non volevo regali a Natale, non volevo anniversari, non volevo promesse, non volevo storie, non volevo bugie, non volevo giochi, non volevo le lenzuola sopra le nostre teste, non volevo che tu mi togliessi la Nutella ai lati della bocca, non volevo che tu mi prendessi in giro per la mia voce al telefono.
Non volevo affezionarmi, e ti rifuggivo come se fossi stato il Diavolo, o la Morte, o la mia paura più grande.
Non volevo passare del tempo con te, non volevo vederti mangiare, vederti correre, vederti dormire, vederti arrabbiato, triste, confuso, o peggio, felice, o peggio, eccitato, o peggio, dolce.
Non ero pronta. Non di nuovo. Non ancora.
Ma tu insistevi.
Io scappavo e tu mi rincorrevi.
Io ti dicevo cento no, e tu facevi di tutto per strapparmi un solo sì.
“Io sono diverso” dicevi, e lo dicevi con quell'aria sincera, così sincera che a volte ti credevo quasi.
Facevi tutto quello che nessuno aveva mai fatto per me: c'eri.
Stavi con me.
Stavi con me a tempo perso, e io ti dicevo che dovevo andare e tu mi volevi accompagnare.
Non ricordo nemmeno il giorno in cui non sono più riuscita a mandarti via.
All'inizio era semplice.
“Ma guarda questo, ma chi si crede di essere?”
Poi, lentamente, come i mali peggiori, sei andato ad adagiarti sui miei pensieri, tra i miei desideri, e dirti di no era più doloroso di farti restare.
Come ogni sciocca che si rispetti, ci sono ricascata.
Io.
Io che non ti avevo chiesto niente.
Tu che mi davi così tanto.
Avevi ragione, avevi ragione ad insistere.
Insieme eravamo perfetti, davvero. Un amore di quelli che spezza il fiato, che toglie la fame, che trasforma i volti di chi lo vive, uno di quegli amori che forse si incontra una volta, se si è fortunati.
Non volevo affezionarmi e mi sono innamorata.
E tu?
Tu che mi volevi così tanto, ma così tanto, un giorno, dopo aver avuto più di tanto, dopo aver avuto tutto, mi hai detto che non lo sapevi se era ancora il caso, che forse era meglio stare un po’ da soli, che ti sentivi strano, diverso, distante.
Io ancora oggi non so che dire.
Ancora oggi ho solo una domanda, solo una.
Ma perché?
Perché non mi hai lasciato stare?
Susanna Casciani
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Il mio triste io
A volte
quando ho gli occhi rossi
vado in cima al grattacielo della RCA
e contemplo il mondo:
Manhattan,
le mie case, le strade,
abbaini, letti, appartamenti,
la Quinta Avenue che ho sempre in mente,
le sue macchine-formiche,
i taxi gialli,
uomini che camminano grandi come fiocchi di lana,
il panorama dai ponti,
il sole sul New Jersey
dove nacqui
e su Paterson dove giocai,
e i miei amori più tardi sulla Quindicesima Strada,
i miei amori più grandi nel Lower East Side,
e i miei amori favolosi nel Bronx.
Lontani sentieri attraversano queste strade nascoste.
Il sole splende su tutto ciò che posseggo
in un batter d'occhi fino all'orizzonte.
Triste,
prendo l'ascensore,
e scendo meditando sui marciapiedi
fissando le vetrine.
Mi fermo pensoso davanti a un'automobile
perduto in un solo pensiero.
Cammino nella tristezza che fluisce
con le punte delle dita rigate di lacrime
al crepuscolo.
Sono un uomo per strada nella marea
tra luci rosse che fanno scattare movimenti frettolosi
di gente agli angoli.
Tutte queste strade conducono,
così intersecate, allungate,
irte di alti edifici e incrostate di slums,
attraverso uomini e auto che arrancano.
(da Poetry Foundation, 1958)
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Irwin Allen Ginsberg (Newark, New Jersey, 3 giugno 1926 – New York, 5 aprile 1997), poeta statunitense, esponente della Beat Generation.
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Ho avuto due grandi amori nella vita, ed entrambi mi hanno rifiutato. Uno di loro si è messo con un'ultraquarantenne con un figlio e il viso rotondo, che mi somiglia ma non è me; l'altro, dopo numerose traversie sentimentali, finalmente ha dichiarato di convivere con il suo amico del cuore, ha scritto che spesso in privato indossa la minigonna e saluta con entusiasmo l'ultima tendenza della moda: le ballerine maschili. Entrambi erano e sono degli artisti, ma ciò non giustifica un bel nulla. Se i miei "amori" parlano di me, si capisce come io abbia sempre sofferto d'immaturità.
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youtube
I miei più grandi amori nascondo così ... immediatamente! 😍
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♥️Nei miei film c'è sempre stato l'amore come motore del tutto. L'amore è una delle meraviglie della nostra esistenza, e mi rendo conto che nel nostro tempo, in cui siamo infestati da problemi di altra natura, può sembrare inopportuno o addirittura retorico. Ma di quello noi viviamo. Io vedo che i bambini non vedono l'ora di diventare grandi per scoprire cos'è, gli adulti non si stancano mai di vivere gli amori che possiedono, quelli che non ce l'hanno vivono nell'affanno di trovarlo. Gli anziani poi non si stancano mai di avere la possibilità di innamorarsi ancora, prima che arrivi la fine. Noi viviamo di quello, sempre, perciò credo che sia un tema eterno♥️
Giuseppe Tornatore
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Libri che vanno letti 32
Ho avuto e ho i miei Grandi Amori Letterari. Autori che mi hanno “sequestrato” fin dalle prime righe e ai quali mi sono concesso senza condizioni in quanto lettore. Purtroppo alcuni di loro mi hanno deluso. È il caso di Stephen King, scoperto al liceo grazie a un amico e compagno di classe. Me l’ha fatta davvero grossa. Prima ha scritto un romanzo ridicolo, farraginoso, stupido e immondo: L’acchiappasogni. Poi nel ciclo della Torre Nera ha fatto incontrare i suoi personaggi con se stesso. Da un uomo considerato unanimemente un genio non mi aspettavo una simile banalità. Come conseguenza è scattato in me un rigetto quasi totale. Non riesco più a leggerlo. Ho perfino deciso di sbarazzarmi di quasi tutte le sue opere. A parte alcune. Tipo questo suo saggio sulla letteratura fantastica. Al di là di tutto, King è uno specialista del genere. E il suo punto di vista rimane pur sempre di una certa rilevanza.
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Loro sono i veri migliori amici dell'uomo, i cani ci sono sempre per noi, ci danno il loro cuore e noi gli diamo il nostro (a meno che odi i cani e gli fai del male, in questo caso si è dei grandi stronzi). Io non riesco a stare nemmeno un giorno senza i miei amori
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Book Review: L'isola di Arturo, Elsa Morante
Here's my blossoming book review (Italian version) of my favorite Italian novel: L'isola di Arturo by Elsa Morante. For the translated version in English, click here!
Sintesi della trama
L’isola di Arturo, uno dei capolavori della letteratura italiana del novecento, è ambientato intorno al 1938 e parla di un ragazzo di 15 anni, Arturo Gerace, nato sull’isola di Procida, vicino a Napoli. Quest’isola racchiude tutto il suo mondo; vive lì tutta l'infanzia e l'adolescenza, in un idillio solitario. Sua madre è morta nel parto e suo padre, Wilhelm Gerace, un italo-austriaco ombroso che lui venera come un eroi, viaggia spesso per volontà propria.
Nei suoi lunghi momenti di assenza, Arturo vive esclusivamente in compagnia della sua cagna Immacolatella nella "Casa dei guaglioni" (ragazzini, giovincelli in dialetto napoletano). Questa casa dove abita è chiamata così perché è stata ereditata da un vecchio misogino amico di suo padre, Romeo l'Amalfitano, che odiava le donne e faceva molte banchetti e feste in maschera e in costume dove nessuna donna era ammessa. Dunque, Arturo non ha mai conosciuto una donna e vive con un'idea negativa e avversa nei loro confronti.
Un giorno, suo padre porta a casa la sua nuova sposa, molto giovane, solo due anni più grande di Arturo, chiamata Nunziata. Lui prova sentimenti contrastanti che non riesce a spiegare: tra l'odio e l’empatia, tra il desiderio e la gelosia. E qui comincia un percorso di due anni che si può tradurre come un viaggio iniziatico di un fanciullo verso la vita. Infatti, il libro ha come sottotitolo “Memorie di un fanciullo”, perché racconta la maturazione di Arturo e le crisi che ne derivano.
Un romanzo di formazione
Come dice Cesare Garboli, che fa l’introduzione di questa edizione del libro, “scoppiano amori e furori, si avvicendano sconfitte e galanterie”. Arturo scopre, “come se non fossero mai esistiti prima di lui, (…) gli eterni temi del vivere (l’amore e la noia, la disperazione e la gelosia, l’amicizia e il dolore)”. La vita, per lui, “ritrova le sue prime canzoni, i suoi primitivi, freschissimi accenti”. Lo stato d’inconsapevolezza della fanciullezza, nel quale vive all’inizio del libro come in un eden assoluto e irripetibile, è sostituito gradualmente dalla conoscenza amara della realtà, mentre apre gli occhi sull’esistenza.
Per questo, L’isola di Arturo è considerato un “romanzo di formazione” mediterraneo. In tedesco, un Bildungsroman: genere letterario che riguarda l'evoluzione del protagonista verso la maturazione e l'età adulta. Come lo dice la Morante:
"Ho voluto, con questo libro, scrivere una storia che somigli un po' in certe cose a Robinson Crusoe — cioè, la storia di un ragazzo che scopre per la prima volta tutte le cose più grandi, più belle e anche quelle brutte della vita. Per lui tutto è avventura, è stupore, è bellezza, perché vede le cose per la prima volta e non ha nessuna esperienza né del bene né del male. E siccome vive in una delle isole più belle che io abbia mai conosciuto che è l'isola di Procida, tutto quello che gli cadde sotto gli occhi è di una particolare bellezza."
Arturo e l'isola
C'è una caratteristica individualista molto presente nel personaggio di Arturo. La sua solitudine idillica e suprema lo affratella alla propria isola. La scelta di un'isola come luogo di azione è molto allegorica: questa, in termini geofisici, è staccata dal continente, immersa nel silenzio e nella vastità del mare; è uno spazio appartato che rappresenta l'isolamento di Arturo stesso.
Forse la conseguenza o anche la causa di questo isolamento é che il protagonista è caratterizzato da un grande narcisismo. Infatti, il libro comincia, nel suo primo capitolo chiamato “Re e stella del cielo”, con la frase: “Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome”. Lui spiega che il suo nome, Arturo, è anche il nome di una stella della costellazione Boote e il nome di un re leggendario dell’antichità. Questa vanità per il suo nome è solo un indizio della sua personalità egocentrica, derivante della sua solitudine. Questo narcisismo, tuttavia, culmina, più tardi, in passioni negative come la gelosia.
Dopo, fra la scoperta dell’amore per Nunziata e la rovina della figura eroica del padre, alcuni dicono che Arturo può essere interpretato come un caso di complesso edipico; ma io penso che la sua psicologia sia più complessa, perché l’essenza della storia non è tanto il suo rapporto con loro due, ma con lui stesso. Lui dice una volta che aspetta “il giorno pieno”, la bellezza perfetta della vita, che lui crede arriverà quando diventerà grande; ma invece la realtà lo raggiunge come un’ombra.
Il giorno pieno è stata la sua fanciulezza; la notte viene con la consapevolezza, come Adamo ed Eva dopo aver mangiato la mela. Cesare Garboli dice que “L’isola di Arturo è una piccola, criptica Achilleide resuscitata. All’eroe, guerresco ragazzo dal nome stella, Arturo-Boote (…) è concesso di vivere soltanto un fulgido mattino, un istante di splendore solare e glorioso” perché “il romanzo (…) sottintende in tutta la sua durata, lasciandolo trasparire solo alla fine, un buio, nascosto tema di nevrosi narcisistica”.
Misoginia e omosessualità
Mentre leggevo questo libro, molte cose mi hanno fatto schifo. Sin dall'inizio, questo argomento di “odio verso le donne” è stato presentato con la storia dell’Amalfitano, il dono precedente della Casa dei guaglioni; ma qui sembrava quasi un concetto comico, quindi pensavo che sarebbe stata qualche tipo di critica femminista.
Tuttavia, con l’introduzione del personaggio di Nunziata, il padre di Arturo, Wilhelm, la tratta con maniere così brusche che talvolta scrivevo insulti a lui nei margini. Ecco un esempio: prima della loro notte di nozze, lui le dice “adesso, preparati a pagarmele tutte” e dopo il narratore descrive che lui “la stringeva al cuore, senza, però, darle carezze né baci, ma, al contrario, quasi maltrattandola e scompigliandole i capelli”, mentre lei era visibilmente spaventata da lui.
Questa condotta rimane per tutto il libro, lei sottomessa, e anche Arturo la tratta per la maggior parte del tempo in modo rabbioso e con parole violente — per altri motivi, ma ovviamente come conseguenza dell’esempio di suo padre. Queste attitudini schifose e maschiliste, che speravo fossero una critica sociale, non sono nemmeno spiegate e il ruolo di Nunziata non cambia.
Da una parte, quest'avversione si può spiegare attraverso l'ovvia omosessualità repressa di Wilhelm. Il suo matrimonio con Nunziata è chiaramente un tentativo di lottare contro questi desideri e di nascondere la vita che conduce quando è assente dall'isola. Il suo maschilismo si può interpretare, dunque, come un sintomo della sua lotta interna. Dall'altra parte, questo sembra una visione un po' pregiudiziale e nociva degli omosessuali, come se la loro espressione cancellasse i diritti delle donne.
Il rapporto di Morante con i generi
Elsa Morante è stata duramente condannata dalle femministe radicali di quell’epoca per il suo fallimento nel delineare personaggi femminili che potessero essere considerati “forti” e presi a modello dalle nuove generazioni di lettrici. La sua opera è stata definita come antifemminile o addirittura misogina, e sovente tacciata di maschilismo. Lei non sceglie mai come eroina la donna emancipata, quella che lei stessa fu molto presto; invece, i suoi personaggi femminili sono sempre donne deboli, analfabete, stupide, cattive, infide oppure si sottomettono agli uomini come Nunziata.
L’unica cosa positiva che ho trovato dal punto di vista degli studi di genere è stata l’idea che, pur non parlando dell’effetto del maschilismo sulle donne, lei rievoca il suo effetto sugli uomini. La necessità di raggiungere la sua virilità per affermarsi è, davvero, un tema esplicito nel personaggio di Arturo. E se le donne, che non escono dall’asfissiante binomio madre-figlia, diventano madri a loro volta, i maschi rimangono sempre figli, segnati in maniera indelebile da un desiderio, da una necessità d’amore per sempre perduta.
Inoltre, Elsa Morante ha anche scritto molte volte con pseudonimi maschili e ha detto che, per L’isola di Arturo, “la scelta di questo protagonista maschile nasce dal mio antico inguaribile desiderio di essere un ragazzo”. Perciò, essendo maschilista o no, mi parve che lei avesse un certo fascino psicologico, consapevole o no, per il genere maschile…
#book#books#book reviews#books and flowers#literature#letteratura#letteratura italiana#l'isola di arturo#elsa morante#italian literature
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Edwige Fenech:
Watched:
Top Sensation 1969
5 bambole per la luna d'agosto 1970
Lo strano vizio della signora Wardh 1971
Tutti i colori del buio 1972
Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? 1972
Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave 1972
Nude per l'assassino 1975
Must watch:
Der Mann mit dem goldenen Pinsel 1969
Madame und ihre Nichte 1969 !
Die nackte Bovary 1969 !
Le calde notti di Don Giovanni 1971
La bella Antonia, prima monica e poi dimonia 1972 !
Quel gran pezzo della Ubalda tutta nuda e tutta calda 1972 !
La vedova inconsolabile ringrazia quanti la consolarono 1973 !
Anna, quel particolare piacere 1973 !
La moglie vergine 1975
40 gradi all'ombra del lenzuolo 1976
La poliziotta fa carriera 1976 !
La pretora 1976
La vergine, il toro e il capricorno 1977 !
La soldatessa alla visita militare 1977
Taxi Girl 1977 !
La soldatessa alle grandi manovre 1978
Amori miei 1978 !
La poliziotta della squadra del buon costume 1979 !
Sabato, domenica e venerdì 1979 !
Il ladrone 1980
La moglie in vacanza… l'amante in città 1980
Asso 1981 !
Tais-toi quand tu parles! 1981
La poliziotta a New York 1981 !
Il paramedico 1982
Sballato, gasato, completamente fuso 1982 !
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Credevo che Lui potesse essere il mio futuro. Mi ha promesso tante cose, davvero tante... ha giurato di amarmi, di sposarmi, di avere una vita assieme. Ma ha mandato tutto all'aria, lasciandomi in lacrime e con un "un giorno qualcuno ti sposerà, ma non io". Li è crollato tutto.
Poi è arrivato LUI. Sta spazzando via i cocci di una fine tragica. Non mi mette fretta, mi dà il mio tempo. Conosce i miei demoni e ciò che sto passando. Eppure è al mio fianco, che mi vuole con tutti i difetti che ho. Mi vuole così come sono. Mi vuole sua per davvero.
Esistono due grandi e principali amori nella vita ... uno mi ha illusa, uno mi sta aspettando...aspetta e rispetta i miei tempi. Credo che lo sposerò, perché è lui quello giusto.
Rory
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Amato diario...
Mi sento di dare ragione a tutti i miei vecchi insegnanti delle medie ed elementari. Gli anni delle medie e elementari per me sono stati i più duri: ho scoperto di essere dislessica e discalculica, le cose in famiglia non andavano benissimo perché non mi sentivo capita e amata da nessuno, avevo solo false amicizie che mi tenevo stretta per la paura di rimanere da sola e con le prese in giro e i pensieri intrusivi chiudiamo il cerchio.
La scuola era fondamentalmente alla radice: non capivo la lezione, alla correzione degli esercizi in classe dicevo di essermeli dimenticati e mi rifiutavo di andare alla lavagna -> litigi con i miei genitori eprese in giro a scuola-> frustrazione, rabbia, tristezza -> isolamento -> pensieri intrusivi. Circolo vizioso che non finiva mai e non sapevo bloccare, non ne avevo la forza.
Non mi sono mai posta il problema dell'università perché non sapevo nemmeno se avessi finito le scuole superiori, figuriamoci continuare gli studi. Mi era stato detto da chiunque che lo studio e la scuola non erano il mio forte e anche in termini meno delicati.
Me ne sono convinta.
Ho sempre pensato avessero ragione onestamente anche se la cosa mi disturbava tremendamente. Vedevo mia sorella riuscire in tutto: nei rapporti sociali; nei risultati scolastici; nelle relazioni e in famiglia, mi dicevo che ce l'avrei potuta fare anche io e che se non ci riuscivo era perché non mi impegnavo abbastanza (il che era anche vero)
Concluso l'inferno alle medie avevo tremendamente paura di scegliere la scuola superiore sbagliata, ero indecisa tra il professionale alberghiero a Massa, e il tecnico aeronautico. La prima scelta solamente perché offriva i dormitori in cui passare la settimana e questo significava stare lontana da casa e la seconda perché durante l'orientamento mi aveva coinvolta moltissimo.
Alla fine non scelsi nessuna delle due, iniziai ragioneria come volevano i miei genitori. Annaccio. La scuola è andata male perché sono bocciata a causa di un'uscita da scuola non autorizzata, ma se non ci fosse stato questo piccolo inconveniente sarei stata comunque sospesa e poi chissà.
Per tutto l'anno scolastico ho fatto presente ai miei la mia frustrazione, la mia insoddisfazione e la mia voglia di cambiare scuola in tutti i modi. Concluso (nel peggiore dei modi l'anno) hanno acconsentito a farmi cambiare scuola.
Provai con Massa ma negativo, niente da fare. La voglia di scappare lontano era diventata più forte dopo aver visto la delusione nei loro occhi, il modo in cui mi parlavano e guardavano mi faceva sentire tremendamente incolpa. Mi sentivo una figlia di merda.
La scelta ricadde sul professionale alberghiero di Pisa, perché? perché ormai avevo detto di voler fare l'alberghiero e avevo detto che non c'era più vicino di Massa e quando hanno scoperto di Pisa ho dovuto fare la sorpresa, far finta di non sapere niente. Ho dovuto fingere di essere contenta di iniziare una scuola secondaria che non mi interessava affatto, questo solo perché non potevo dire di aver scelto una scuola a caso solo per dormire fuori casa durante la settimana.
Però devo dire che non ho fatto scelta migliore. Tornassi indietro rifarei esattamente la stessa cosa con gli stessi tempi per paura di non modificare niente. Ho conosciuto tante belle persone ma soprattutto i due grandi, grandissimi, immensi amori della mia vita: il mio fidanzato e la mia migliore amica.
Ho conosciuto il vero significato della parola soddisfazione, interesse, passione, amore, amicizia e le ho sentite fin dentro le ossa. Mi sono appassionata allo studio, ho capito come impostare il mio studio e come memorizzare le nozioni. Mi sono appassionata a materie che fino a quel momento avevo odiato e ho iniziato stupidamente a pensare non solo di non essere inferiore a nessuno ma anche di poter continuare gli studi e magari fare un lavoro appagante o addirittura il lavoro dei miei sogni.
Gli anni di superiore passavano e di anno in anno mi convincevo sempre di più di questa favola, i voti erano ottimi, i professori molto contenti di me e io iniziai ad acquisire sicurezza e pensare a cosa poter fare dopo. Forse letteratura? scienze dell'alimentazione? scienze motorie? lingue? scienze politiche?
Alla fine abbiamo deciso: mediazione linguistica. Mi sono fatta il mio bel curricolo, ho scelto gli esami che più mi interessano, le lingue che più mi incuriosivano e sono partita... sulle nuvole. Stavo sognando probabilmente, facendo un bellissimo sogno ma pur sempre un sogno grande e grosso.
Mi trovo oggi qui al secondo anno (in teoria) con sei esami dati e l'esame di cinese che non va. Mi ritrovo al secondo anno con l'esame di cinese del primo anno che non va. Cosa si fa in questi si casi cambi forse lingua? si cambia curricolo? facoltà? o si lascia l'università?
Gli esami di lingua sono uno per ogni annualità, lingua del primo anno, secondo e terzo e questo significa che se dovessi cambiare lingua dovrei come minimo starci altre 3 anni con tutte le spese e penali del caso. Se invece cambio curricolo o università? cosa faccio?è sicuro che trovo il percorso adatto a me? e se non dovesse andare, dove la picchio la testa?
Onestamente penso di aver sbagliato tutto, tutto quello che si poteva sbagliare. A cominciare dal pensare di potercela fare.
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i miei più grandi amori platonici si chiamano alessandro
e hanno i baffi
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Ho imparato che solo chi soffre con te è in grado di gioire al tuo fianco. Ho imparato a tenere come uniche persone da amare chi sa accogliere i miei eccessivi dolori, ma anche le mie smisurate gioie. Io non so nasconderli, amo condividerli, quindi per essere al mio fianco è necessario amarli entrambi. Amo chi sa amare la diversità, chi ama le strade degli altri anche se diverse dalle proprie. Ho smesso di amare le persone che "amano" solo chi percorre strade parallele. Io amo chi mi incontra all'incrocio e mi accarezza, chi si interessa di come si vive in direzione opposta. Ecco, questi sono gli amori più grandi che abbia mai incontrato e gli unici che ho intenzione di portare con me. #from2023 🖋 #hoimparato #ileniaserpicelli #frasi #citazioni #frasitumblr #amore #aforismi #pensieri #tumblr #parole #frasiitaliane #scrivere #poesia #frasidelgiorno #vita #italia #libri #citazioniitaliane #frasedelgiorno #quotes #frasiitalia #scrivilosuimuri #instafrasi #frase #aforismiitaliani #riflessioni #citazionitumblr #pensierieparole #citazione https://www.instagram.com/p/Cob8PuCKk-3/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Ti ricorderò come il giorno più bello dell’anno, quello che aspetti con ansia. Ti ricorderò come l’estate più bella e calda di sempre, con il sale tra i capelli e la passione sulle labbra. Ti ricorderò come uno dei tramonti più belli che abbia mai visto, perché d’altronde sei stato un po’ questo per me, la fine di qualcosa, una fine fottutamente stupenda ma pur sempre una fine. E così come un tramonto hai portato via qualcosa, i miei sentimenti, le mie sensazioni, la voglia di amare e di fare l’amore. Ti ricorderò come l’ultima sigaretta prima di andare a dormire, quella che ti gusti perché si sa l’ultima sigaretta è un po’ più sentita della altra. Ti ricorderò come l’ultimo gin tonic di ogni serata andata bene, quello che ti fa capire chi vuoi realmente e che puntualmente continui a cercare. Ti ricorderò come uno degli amori più grandi che abbia mai avuto, come l’amore della rivincita che alla fine tanto rivincita non è visto che ci siamo un po’ persi. Perché tu sei tutte queste cose per me, ma forse più di tutti potrei etichettarti come tramonto, sei il mio tramonto.
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"I gatti di casa Hemingway" di Lindsey Hooper, Newton Compton. A cura di Alessandra Micheli
“I gatti di casa Hemingway” di Lindsey Hooper, Newton Compton. A cura di Alessandra Micheli
Due dei miei grandi amori in un libro. Cosa posso mai volere di più? Che non finisca mai ovviamente. Ma ahimè, la mia voracità mi ha portato a finire questa meraviglia fatta di frasi e parole in una sola serata. Lasciandomi addosso una sensazione cosi strabiliante, che ancora la tengo chiusa dentro di me. Anche ora che scrivo, che ho paura che mettendo su foglio (elettronico) le mie…
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