#huldrelokk
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danzameccanica · 10 years ago
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Quando mi stavo avvicinando al blackmetal ricordo che i Gorgoroth erano la band che adoravo di più pur non avendoli mai ascoltati. Erano i più incazzati, quelli con più borchie e cartucciere addosso, quelli con i face-painting più vari e quest’aura di mistero unica. Unica perché nel 1999-2000 i loro dischi non li trovavo al negozio di Perugia; fascinazione al massimo perché le interviste del Grind Zone “speciale black metal” erano del 1996 e pareva ci fosse Frost alla batteria. Misteriosi più che mai perché la line-up non era mai costante e perché i primi due album erano introvabili. Pentagram fu rilasciato dalla sconosciuta etichetta francese Embassy prod. e poi ristampato un paio d’anno dopo dall’etichetta successiva Malicious Records.
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Il primo capolavoro dei Gorgoroth, benché sia uscito all’inizio della Second Wave of Norwegian Black Metal (etichetta abbastanza inutile ma utile per piazzarla dopo la morte di Euronymous) ha delle caratteristiche davvero uniche; la produzione è grezza, glaciale ma ben percepibile e tangibile (grazie ai Grieghallen ovviamente). I riff sono un mix di Mayhem, Burzum e Bathory ma con un’attenzione alla melodia e all’atmosfera che negli anni creerà il tipico Gorgoroth sound: un songwriting che spesso unisce malinconia, groove e malignità.
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“Begravelsesnatt” colpisce subito diretta con le ultime due qualità ma “Crushing the Shepter” prende quello che avevano fatto i Mayhem ma calandolo in un’atmosfera davvero più malinconica; il mondo di lanciare dei nuovi riff solo con l’ausilio della chitarra senza il resto della strumentazione ha qualcosa di solitario e monolitico che solo Infernus ha saputo incarnare. Il primo riff di “Ritual”, quelli centrali di “Drømmer om død” o “Huldrelokk” sono diventati iconici per i loro accordi minori; il drumming di Goatpervertor è preciso diretto, le voci di Hat sono uniche, in pieno stile burzumiano ma ancora più lancinanti mentre dietro al basso si cela Samoth (all’epoca session-man di Burzum, Arcturus, Satyricon e Zyklon-B). La conclusiva “Måneskyggens Slave” incarna ancora oggi il brano tipo dei Gorgoroth con i suoi riff affilati e dolorosi, le sue urla fuori dal mondo e un’atmosfera davvero suggestiva; è una rielaborazione dei riff di brani come “My Journey to the Stars” o “A Lost Forgotten Sad Spirit” del Conte ma suonati in maniera più diretta e violenta. Il suono dei Gorgoroth darà vita a un modo di comporre che è circoscrive quasi l’area di Bergen: band come gli Hades, gli Aeternus e i Taake, si avvarranno in maniera più che egregia di comporre conq questo stile.
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k-i-l-l-e-r-b-e-e-6-9 · 4 years ago
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Gorgoroth  - Huldrelokk
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achachairu-con-antrax · 6 years ago
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#ink #tatoo #thelema #satan #93 #pentagram #twilightoftheidols #unchainmyheart #virginborn #huldrelokk #profetensåpenbaring #prometheus (en La Paz Department) https://www.instagram.com/p/BojypUZAto3/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1jqi8rvos4d4q
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triste-guillotine · 7 years ago
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GORGOROTH “Pentagram”, CD 1994 (An absolute masterpiece of True Norwegian Black Metal !)
1. Begravelsesnatt 2. Crushing the Scepter (Regaining a Lost Dominion) 3. Ritual 4. Drømmer om død 5. Katharinas bortgang 6. Huldrelokk 7. (Under) the Pagan Megalith 8. Måneskyggens slave
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davtcwy · 3 years ago
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Gorgoroth - Huldrelokk
From “Pentagram”
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morway · 4 years ago
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daftskunk · 12 years ago
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gorgoroth - huldrelokk
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