#graziadidio
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#battesimo #amoredimamma con @guarino7150 e Gabriella. Quel giorno, oggi, anni fa, credo di essere rinata anche io. #graziadidio #amorepuro (at Ristorante Al Desiderio) https://www.instagram.com/p/Cdf1FmJtC9C/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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...non sempre le salite bisogna farle da soli...c’è sempre un’opportunità che ci viene data per salire meglio le vette: la Grazia! Dio ci attraverso questo ‘veicolo’ ci vuole con sé! #pax #vilovvo #fraselfie #funicolare #montevergine #pellegrinaggio #mezzoditrasporto #regionecampania #trasporti #Santuario #comodità #graziadidio #salire #instagram #instalike #instaselfie #selfie #loveyou
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Il bue di Fave e la tuma di qua
… E così preparando il pacco di cui dicevo l’altra volta, ho voluto metterci una fetta di formaggio, di una buona tuma di Bobbio, e sono andato a Bobbio in un negozio rinomato che fa da macelleria, salumeria e formagg...eria?, il cui titolare è una di quelle persone a cui da bambino non avranno mai chiesto che mestiere farai da grande perché era già scritto nel suo cognome, basta cambiare una vocale e fa salamon.
Io non so se conoscete la tuma di Bobbio Pellice, è un po’ come la fontina d’Aosta, o la tuma di Lanzo, un formaggio indissolubilmente legato alla sua origine. Vero è che qui si sta perdendo tutto il senso delle cose, e che succede che al mercato di San Giovanni, dove c’è la signora che vende i formaggi dell’Alpe Gianna, che si trova in fondo alla comba dei Carbonieri, che per sfizio tiene insieme ai suoi formaggi una ruota di gorgonzola solo perché ci sono dei turisti del fine settimana che glielo chiedono, e questi turisti succede che le domandino “lo fate voi il gorgonzola?”, che il gorgonzola lo sanno pure i bambini non si fa nella comba dei Carbonieri, c’è persino un paese che ne porta il nome, Gorgonzola, non voglio guardare wikipedia credo che faccia provincia di Milano; come il parmigiano, che si chiama così perché viene dal parmense, il territorio si chiama parmense non parmigiano, insomma viene da Parma. E uno dovrebbe sapere che se va in val Pellice la tuma è della valle, ma il gorgonzola e il parmigiano no, non possono essere della valle, e insomma tutto questo si dovrebbe dare per scontato.
E invece il tipo gli ho domandato additando quella tuma “da dove viene questa tuma?” e lui mi ha risposta “di qua”. Ora, io volevo sapere da quale alpeggio veniva quella tuma, perché se vengo a Bobbio a comprare della tuma il minimo che possa esigere è che quella tuma sia appunto di Bobbio, “di qua”, e bisognerebbe dare per scontato che fin lì ci siamo; da lì in poi, se chiedo da dove viene la tuma, vuol dire che dobbiamo salire su verso gli alpeggi, non scendere verso la piana, che io non voglio la tuma di Bra a Bobbio e viceversa. Mica uno, per dirla come un liceale classico, va a Samo e chiede di dove vengono questi vasi, non vi pare?
Il tipo me ne aveva già fatta una, avevo comprato un bollito di bue, e gli avevo chiesto dove avesse mangiato l’erba questo bue, e lui mi aveva risposto “questo bue si è nutrito a fave!”, ed io ho pensato che fave fosse una borgata e di rimando ho chiesto “dove si trova questa borgata Fave che non la conosco?”, e lui si è messo a ridere davanti a tutti perché mi dice i buoi non si nutrono a erba ma, mi dice, a fave, che non so se è vero però non faccio una ricerca su google perché ‘sti motori di ricerca ammazzano ogni fantasia, voglio restare nel dubbio di essere stato preso in giro, va bene?
E insomma, anche quella volta se voleva il tipo doveva rispondermi più a modo, tipo “il bue non viene fatto pascolare, viene messo all’ingrasso a base di fave” e invece mi ha trattato, concedetemi il termine in chiusura, mi ha trattato da coglione, come pure per la tuma, ma tanto a me non me ne frega perché in fondo ognuno porta il cognome che si merita.
(L’immagine sopra è la mappa dei caseifici d’alpeggio della val Pellice, stesa a cura dell’ASL To3, qui c’è un interessantissimo pdf di una trentina di pagine che si può scaricare, in cui vengono censiti, uno per uno, ciascuno con le sue specialità e caratteristiche. Salire a piedi in alpeggio e comprare formaggio dal bergé è uno dei piaceri del corpo, della gola e anche dello spirito. Le cose nei caseifici d’alpeggio sono cambiate radicalmente da quel giorno di inizio anni settanta in cui feci la conoscenza del bergé delle bergerie dell’Albergian..! Quella crota, nient’altro che terra e pietra, in cui stagionavano le tume, visibilmente rosicchiate dai topi, sarebbe ormai fuori da ogni graziadidio. Il bergé era simpatico, pensate, leggeva Il Manifesto! All’epoca in cui nella redazione del giornale c’era chi ingenuamente si chiedeva “come mai i braccianti non ci leggono?”, che mi veniva da ridere mi veniva solo a pensare come ci si potesse chiedere una stronzata simile, almeno c’era un bergé che lo leggeva, posso testimoniarlo.)
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