#grande giardino
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PRIMA PAGINA La Sicilia di Oggi domenica, 03 novembre 2024
#PrimaPagina#lasicilia quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi calcio#serie#stasera#vincere#catania#fiera#amts#giardino#vita#taormina#manto#dissestato#sicilia#messaggio#negli#scorte#centrale#terrazze#addio#cosi#grande
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BUONGIORNO AMICI MIEI...
Mi è venuta la voglia di condividere con voi una mia foto, spontanea, spettinata, senza filtri ne trucco... Sul mio viso traspare la gioia di riempire il mio tempo alla ricerca di belle immagini, aforismi e video per noi... TUMBLER per me è un grande giardino colorato da esplorare e voi siete i fiori più belli... Mi piace leggere i commenti ed entrare a far visita nei blog dai nomi più strani... A volte mi chiedo da cosa provengono certi nikname e sorrido.😀 😀 😀 Vi abbraccio forte forte ❣️
💋Vostra Patrizia principessa-6 💋
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Ho un grande dubbio..Ma se per molti italiani e' giusto investire e poi passare sopra al corpo di chi poco prima ti aveva scippato lasciandolo morto a terra, sara' anche giusto che io dia una revolverata in bocca a una donna che ha parcheggiato la sua auto in doppia fila fuori dal parrucchiere per un'ora facendomi perdere un appuntamento importante per il mio lavoro? E sarebbe anche giusto sprangare l'inquilino del secondo piano che ogni sera alle 20 lava per mezz'ora il suo balcone con un getto d'acqua potente mentre sto a cena con amici nel mio giardino sottostante, tanto da inzupparmi come un biscotto OroSaiwa dentro una tazza di latte? E potrei sperare nella benevolenza di tante persone se spacco la testa e la spina dorsale a uno dei ragazzini che imbratta la serranda del mio negozio? Spero anche di essere perdonato se mando un ragazzo neopatentato all'ospedale con gambe e braccia rotte perche' m' ha tamponato l'auto acquista da nemmeno un mese dopo tanti sacrifici per racimolare il gruzzolo per comprarla? Per favore, toglietemi questo dubbio, anche se in parte il dubbio me lo ha tolto Matteo Salvini: «Dramma, ma conseguenza.di un crimine".. @ilpianistasultetto
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LA LEGGENDA DELL' AMORE CIECO. <3
Tanto tempo fa la Follia decise di invitare tutti i sentimenti a prendere un caffè da lei.
Dopo il caffè, la Follia propose:
- Si gioca a nascondino?
- Nascondino? Che cos'è? - domandò la Curiosità.
- Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare, comincerò a cercarvi e il primo che troverò sarà il prossimo a contare.
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia, che rimasero a guardare in disparte.
1,2,3,... - la Follia cominciò a contare.
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò.
La Timidezza, impacciata come sempre, si nascose in un gruppo di alberi.
La Gioia corse festosamente in mezzo al giardino, noncurante di un vero e proprio nascondino.
La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi.
L'Invidia, ovviamente, si unì all'Orgoglio e si nascose accanto a lui dietro un grande masso.
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano.
La Disperazione era sconfortata vedendo che la Follia era già a novantanove.
Cento! - gridò la Follia - Adesso verrò a cercarvi!
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire
per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto.
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato avrebbe potuto nascondersi meglio.
E così di seguito furono scoperte… la Gioia, la Tristezza, la Timidezza e via via tutti gli altri.
Quando tutti finalmente si radunarono, la Curiosità domandò:
- Dov'è l'Amore?
Nessuno l'aveva visto. Il gioco non poteva considerarsi concluso, così la Follia cominciò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna, lungo il fiume, sotto le rocce… ma dell'Amore, nessuna traccia.
Setacciando da tutte le parti, la Follia si accorse di un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò a frugare tra i rami spinosi, quando ad un tratto sentì un lamento…
Era l'Amore, che soffriva terribilmente perché le spine gli avevano appena perforato gli occhi.
La Follia non sapeva che cosa fare, si scusò per aver organizzato un gioco così stupido,
implorò l'Amore per ottenere il suo perdono e commossa dagli esiti di quel danno irreversibile arrivò fino a promettergli che l'avrebbe assistito per sempre.
L'Amore, rincuorato, accettò la promessa e quelle scuse così sincere.
Così, da allora, l'Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.
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C’è una magia nascosta nella semplicità di una piccola casa, quella che ti accoglie senza sfarzi, che ti avvolge con il calore di ciò che è essenziale. Forse è la sua umiltà a colpire, quel non voler apparire, ma piuttosto essere. Una piccola casa non grida mai, non sfoggia il superfluo. Racconta storie silenziose: il profumo del pane caldo, una finestra aperta sul giardino, una coperta consumata dal tempo ma carica di abbracci. Ciò che tocca le corde dell’anima in una dimora semplice è la sua autenticità. In un mondo che ci spinge verso il troppo, una piccola casa sembra sussurrare che basta poco per essere felici. Forse è la luce che filtra da una tenda leggera, l’odore del legno scaldato dal sole o la sensazione che ogni angolo sia impregnato di vita vissuta. Non serve spazio per custodire l’amore, perché l’amore non ha bisogno di metri quadrati.
La maestosità di una casa grande incanta l’occhio, ma la piccola casa parla al cuore. Ci ricorda che la bellezza risiede nei dettagli, nei gesti piccoli ma densi di significato: una tazza di caffè condivisa, il suono della pioggia che picchietta sul tetto, il fuoco che scoppietta in un camino. Ogni oggetto è lì per una ragione, ogni spazio ha un’anima. La piccola casa ci insegna a stringerci, a raccoglierci, a riscoprire la bellezza di stare vicini. E ci fa capire che l’essenza della felicità non è altrove, ma proprio lì, dove l’essenziale ci conquista e il superfluo non ha diritto di entrare.
-- Autrice testo: Sara Monni
Tratto da Natura Fanpage
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Ieri sera nella zona in cui abito sono tracimati o esondati 4 torrenti
Uno di essi ha allagato casa di mia mamma che abita sotto di me
Il torrente ha raggiunto una forza che non avevo mai visto, ha invaso il giardino e ha iniziato ad avvicinarsi a casa
Dopo poco l'acqua passava da ogni fessura, è stato inutile ogni tentativo di bloccarla
I danni sono stati limitati sennonché poco dopo aver ripulito il soggiorno un'altra ondata molto più grande e forte ha fatto uscire l'acqua dai muri, dalle prese della corrente, dalla porta, dalla doccia, per non parlare della lavanderia completamente sommersa e addio lavatrice
L'acqua in giardino ha completamente divelto la recinzione, ha abbattuto un muro di confine ha portato fango, detriti e tronchi un disastro
Un disastro che in confronto a quello che stava succedendo nei paesi limitrofi era un simpatico gavettone d'agosto
Oggi siamo riusciti a ripulire decentemente casa, il giardino vedremo in seguito
Nel pomeriggio siamo andati a portare da mangiare ai volontari che spalano il fango
Poi ci siamo uniti a loro
Siamo entrati nelle case di sconosciuti che non avevano più niente da un momento all'altro, case di una vita svuotate, tutti i loro oggetti scaraventati per strada marci di fango, persone senza una sedia per riposarsi, le case ormai involucri di cemento vuoti senza un senso
In tutto questo sconvolgimento mi sono accorto che alla natura i confini non piacciono qualunque essi siano
Che il senso di comunione di intenti delle persone che hanno una certa sensibilità mi esalta
Domani si ricomincia e le amicizie diventeranno più forti e altre ne nasceranno
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Storia Di Musica #326 - Tame Impala, Lonerism, 2012
L’edificio in copertina del disco di oggi (che ricordo è il fil rouge dei dischi di Maggio per questa rubrica) è un particolare di uno degli edifici dei Giardini di Lussemburgo di Parigi. È mostrato sovraesposto alla luce, un po' sfocato in una giornata soleggiata estiva, come potevano farlo le decine di migliaia di turisti in quel luogo quel giorno, ed è opera di Leif Podhajsky, grafico e artista visuale australiano, che decise di editarla proprio come se fosse una foto fatta quasi per caso, mancando il fuoco del soggetto. Con questa copertina, l’artista di oggi voleva esprimere la sottigliezza e spesso l’indifferenza dell’isolarsi contemporaneo, come simboleggia il cancello più a fuoco dell’edificio e del giardino di sfondo. Kevin Parker è stato sin da subito un tipo dalla fervente immaginazione e creatività. Australiano di Perth, sin da giovanissimo inizia a suonare in gruppi rock amatoriali, fin quando non ha un piccolo successo con i Dee Dee Dums, un rock duo dove lui canta e suona la chitarra e Luke Epstein la batteria. È quasi per scherzo che registra in maniera casalinga delle canzoni che pubblica su una pagina di MySpace (ode al leggendario social network), dando a questa idea il nome Tame Impala, in omaggio alla grande antilope africana. Sorprendentemente ottengono un successo per passaparola sulla piattaforma, tanto che una piccola casa editrice australiana, la Modular Recordings, lo scrittura. Parker è “costretto” a ingaggiare altri due musicisti per suonare dal vivo i brani, Dominic Simper (basso) e Jay Watson (batteria). Il 2008 è l’anno del loro lancio: firmano un Ep a nome Tame Impala (sebben la copertina con la scritta la scritta di tre stelle lo fa diventare famoso come Antares, Mira And The Sun) una loro canzone, Half Full Glass Of Wine diviene una piccola hit, suonano come supporter band ai The Black Keys e in numerosi festival, dove il loro suono proto-psichedelico ha un grande successo. Che perdura nel 2009: nuova canzone di successo, Sundown Syndrome, che addirittura è inserita nella colonna sonora del film pluricandidato agli Oscar I ragazzi stanno bene, ancora festival, concerti, critica innamorata di questo suono vintage-moderno peculiare. Nel frattempo Epstein se ne va, e Parker da solo scrive testi e musica del primo (tranne una canzone con Jay Watson), attesissimo, disco dei Tame Impala: nel 2010 viene alla luce Innespeaker, apoteosi di questo gusto del nostro per il rock psichedelico degli anni d’oro (metà anni 60) ma con tocchi pop spiazzanti, ma che funzionano a meraviglia. Disco acclamato dalla critica e dal pubblico, Parker è con il nome di una band una delle nuove sensazioni della musica.
È con curiosità che quando esce nel 2012 Lonerism ci si approccia a questo nuovo lavoro: c’è già chi lo aspetta alla prova del secondo disco modesto dopo un grande inizio. Ma quasi tutti vengono smentiti da un lavoro che prosegue in questo binomio creativo quanto meno singolare tra psichedelia e pop music, ma stavolta lo fa abbandonando le chitarre e il rock per spingersi molto di più sull’elettronica, echi di new wave, accentuando la spinta psichedelica con cascate di tastiere e effetti di sampling. Parker non si nasconde e vuole creare una musica che “sia psichedelica ma che abbia la grazia pop di Britney Spears”. Registrato tra Perth e Parigi, spesso in totale solitudine, solo con il fido ingegnere del suono Dave Fridmann al mixing, il disco si apre con il gioco di campionamenti di Be Above It (quasi un mantra pop), che si ripetono in Endors Toi, in una atmosfera solare, quasi da serie Tv californiana. La stupenda Apocalypse Dreams, primo singolo estratto e una delle canzoni più belle dell’intero repertorio Tame Impala, ha echi lennoniani e un finale che in più punti sembra un omaggio a David Bowie e alle sue esplorazioni spazial-musicali di qualche decennio precedente. La parte centrale del disco è invece quella più marcatamente psichedelica. Nel trittico Mind Mischief, Music To Walk Home By e Why Won't They Talk to Me? si sente il lavoro dietro il mixer di Dave Fridmann, già produttore dell'esordio, ma soprattutto collaboratore fisso di quei pazzerelli dei Flaming Lips. Elephant sfoggia un riff sporco e quasi funk e un determinato assolo di tastiere acide, bellissime sono l'onirica ballata Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control e la quasi marcetta pianistica di marcetta Sun's Coming Up. Discorso a parte merita l’ultimo singolo, Feels Like We Only Go Backwards, che lo stesso Parker ammetterà di aver scritto pensando a Walk In The Park dei Beach House: una sognante ballata power dream pop, che diventerà una delle canzoni dell’anno, usata in film (Divergent del 2011), serie Tv (The Imperfects su Netflix), e spingerà il disco ai posti più alti delle classifiche redatte dalle riviste specializzate come miglior lavoro dell’anno. Anche le vendite sono sbalorditive: solo Feels Like We Only Go Backwards vende un milione di copie tra fisiche e digitali. Nonostante per alcuni sia un divertissement, il secondo lavoro è portentoso per l’accuratezza di certi particolari, per il lavoro di produzione certosino e per la freschezza generale delle musiche, caratterizzate dall'uso spectoresco degli arrangiamenti, dalla stratificazione degli effetti e da una pomposità e magniloquenza che faranno scuola.
Ancora meglio farà Currents nel 2015: scritto, suonato e registrato tutto da solo, molto più dance, virando ancora di più sul pop psichedelico e sul synth-pop, venderà milioni di copie e vincerà il Grammy come Miglior Disco Rock e miglior Disco dell’anno nel 2016, decine di altri premi e scaraventa canzoni come Let It Happen, ‘Cause I'm A Man, Eventually e The Less I Know The Better a miliardi di visualizzazioni sui siti di streaming facendo di un ragazzo di Perth il nuovo Re Mida del pop internazionale.
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Stanotte ho sognato che chiamavo disperata una persona per farmi aiutare per una questione di vita o di morte. Vivevo (o lavoravo?) in un grande complesso classico, tipo uno di quei licei del centro di Roma in un palazzo storico, ma da un po' di mesi ormai il mondo era invaso da individui mezzi zombie mezzi vampiri (o solo MANIGOLDI?) che volevano uccidermi e impedirmi di arrivare in "Quella stanza" per fare la mia cosa importante. Così chiedo aiuto e, non senza poche difficoltà, riusciamo ad arrivare al terzo piano di questo bellissimo palazzo dalle linee classiche disabitato, evitando le trappole e gli scontri fisici. Finalmente entro in "Quella stanza", affannata, impaurita, ma sollevata, vado verso il fondo della stanza e apro un armadietto, l'unico arredo presente nella stanza vuota. Dentro i ripiani sono vuoti e impolverati, c'è solo una cosa ed è proprio quella che cercavo io: una latta usata di impregnante. La giro, leggo "Quercia Scuro" e dico: "Fiuuf, meno male! Avevo paura di aver fatto "Noce" e non "Quercia scuro", ok ricordavo bene. Possiamo andare via."
Sono indecisa se prendere questo sogno come una risposta al mio dubbio di ieri su che impegnante usare su questi mobili da giardino per il cliente o se preoccuparmi.
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Oggi è il 2 Luglio ed in questo giorno, nel 1961, a Ketchum, nell'Idaho, U.S.A., moriva il grande scrittore e giornalista Ernest Hemingway (nome completo Ernest Miller Hemingway). Era nato nel 1899, ad Oak Park, nell'Illinois, U.S.A.. Autore di romanzi e racconti, negli anni 20 divenne parte di quella che lui stesso, nel suo libro di memorie “Festa Mobile”, definì la “Generazione perduta”, riferendosi alla comunità di americani espatriati a Parigi in quel periodo. Ebbe una vita turbolenta e raggiunse il successo a livello internazionale, vincendo il “Premio Pulitzer” nel 1953 con l'opera “Il Vecchio e il Mare” ed il “Premio Nobel” per la Letteratura nel 1954. Molti furono i film realizzati ed ispirati dalle sue opere, alcuni dei quali divennero successi internazionali. Tra le tantissime sue significative opere, possiamo ricordare: “Il Vecchio e il Mare”, “Per Chi Suona la Campana”, “Addio alle Armi”, “Il Sole Sorgerà Ancora”, “Di Là dal Fiume e Tra Gli Alberi”, “Il Giardino dell'Eden”. Con il suo particolare stile, caratterizzato da essenzialità ed asciuttezza di linguaggio, ebbe una significativa influenza sullo sviluppo del romanzo del XX° Secolo e viene considerato un maestro assoluto della letteratura statunitense del '900.
Bruno PollacciDirettore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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IL MIO GIARDINO PERSIANO
Immaginate una situazione in cui mostrare i capelli o avere un amore sia vietato o comunque moralmente non accettabile. Fate fatica ad immaginarvela? Non credo, poiché ancora oggi, in molti luoghi del mondo, per una donna mostrare i capelli è proibito e spesso è anche deplorevole avere una compagnia maschile. Prima che questo accada anche nel nostro mondo, e non sorridete, perché alcuni inquietanti prodromi ci sono già e sono sotto gli occhi di tutti, quindi, prima che questo avvenga, conviene non solo avere la capacità di indignarsi, ma avere anche quella di dire no, di ribellarsi. Ce lo ricorda con una minimale, soave delicatezza un gioiellino di film di due registi iraniani, Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha con il loro “Keyke Mahboobe Man”, ovvero “Il mio giardino persiano”. In concorso alla “Berlinale 2024”, dove il film non è potuto essere presentato dai suoi autori, per il semplice motivo che ad entrambi il governo di Tehran aveva ritirato il passaporto facendo pensare ad un film dai contenuti sconvolgenti. Si tratta invece di una narrazione quasi domestica che racconta della vita piatta e grigia di Mahin (interpretata da Lily Farhadpour), donna settantenne di estrazione borghese, che vive sola nella sua casa con un grande giardino nella periferia di Tehran. Una vita fatta di abitudini quotidiane, sempre uguali, come la sporadica frequentazione di un gruppo di anziane amiche e pochissimo altro. La vita di Mahin, si anima solo quando incontra Faramarz, un taxista anch’esso settantenne. Ma quando l’invadenza pervasiva di un regime politico toglie qualsiasi libertà, tutto diventa difficile e nello stesso tempo trasgressivo. Due esseri umani che si amano sotto un regime oppressivo, potrebbero ricordare tante altre vicende cinematografiche, ma per grazia e levità Mahin e Faramaz mi hanno ricordato due altri amanti occasionali, oppressi da un regime spaventoso, Antonietta e Gabriele, i protagonisti di “Una giornata particolare” capolavoro di Ettore Scola del 1977. Certo la casa di Mahin è più intima del razionalista (e brutalista) Palazzo Federici a Roma, ma bisogna pur convenire che l’oppressione del regime talebano non è molto diversa da quella del regime fascista del film di Scola. Un film probabilmente non tanto semplice da intercettare nelle sale cinematografiche, ma che merita di essere visto.
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Me la ricordavo diversa quella casa paterna sulle colline ascolane. Scendo dalla macchina vicino alla chiesa dell'Assunta e mi avvio a piedi verso la casa. E' il primo pomeriggio, il sole inizia ad abbassarsi e a proiettare sempre più lunghe ombre sui lastroni di sasso intervallati da erbetta verde. In questi antichi paesini della collina ascolana capita spesso che i vicoli siano lastricati di pietre. Ancora due passi e sono arrivato.
Mi avvio all'ingresso del giardino, un portoncino in legno vissuto lungo il muro di cinta perimetrale tutto in sasso. Ed ecco che mi si apre una corte dove la vista spazia in là verso il paese più in basso. Il giardino è bello, grande e una panca che staziona da sempre sotto un grande albero di fico, come avessero messo le stesse radici , insieme. Mi siedo, mi guardo attorno, ispiro profondamente e inizio a fischiettare vecchi ricordi.. una musica che usciva dalla finestra aperta dei nostri vicini e una ragazzina molto bella con il viso pieno di lentiggini e le labbra nere per colpa di quella pannocchia arrostita che stava sgranocchiando. @ilpianistasultetto
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🌿SEGRETI DI MIA NONNA
Quando mia nonna aveva mal di testa, andava in cucina prendeva una patata, la tagliava a due fette e se ne metteva una su ogni tempia. Io, stupita, guardavo il tubero seccarsi e diventare nero nel frattempo il suo mal di testa spariva.
Quando mia nonna mi vedeva con il mal di pancia, andava in cucina e prendeva un poco di argilla verde mescolata con un poco d'acqua e burro un pezzo di carta straccia e una coperta. Mi sfiorava con le sue grandi mani calde, io vedevo le sue labbra pregare.
Faceva un grande massaggio al mio Pancino, mi metteva la carta sopra e poi mi girava. Sulla schiena metteva ancora argilla e un po' di burro, passava le sue mani lungo tutta la mia spina dorsale; poi metteva la coperta e mi tirava su ogni vertebra lombare fino a che non fu scrocchiata.
Aveva già preparato una frittata ben cotta e preparava anche del tè alla menta che raccoglieva dal suo giardino.
Quando mia nonna mi vedeva con la tosse e con l'influenza andava in cucina, prendeva dei peperoncini e due grandi pomodori verdi, li metteva in un contenitore di terra cotta, li cucinava a fuoco vivo, e li lasciava lì finché non si bruciavano.
Mi spalmava un po' di Olivo sulle braccia, tagliava i pomodori in spicchi e li passava vicino ai polmoni . Arrivavava alla gola e mi massaggiava con le sue dita guaritrici, L'odore dei peperoncini mi apriva il respiro, il loro antibiotico mi arrivava fino alla gola.
Quando mia nonna mi vedeva con lo sguardo triste andava in cucina, prendeva un uovo di gallina, tagliava grossolanamente un pò di salvia, li passava per tutto il mio corpo iniziando dalla mia testa. Anche lì pregava, io sentivo che raccoglieva la mia tristezza e mi tornava l'amore per la vita. Dopo essermi pulita, mi dava una camomilla e mi accarezzava i capelli con le sue mani che odoravano di pepe.
La farmacia di mia nonna era nella sua cucina, nelle verdure e nelle piante, aveva una filiale nel suo giardino, lei faceva accordi con i fiori, parlava con gli uccelli, la terra l'ascoltava. Era amica degli elementi, lei mi ha detto l'importanza di tutto questo.
Mi ha presentato loro e abbiamo fatto un'alleanza.
Lei mi ha lasciato questi insegnamenti, e altri tanti che si risvegliano nei ricordi della mia danza, mi ha lasciato segreti nella matrice, nel cuore e nella pancia. Lei mi ha reso una pregatrice, da lei ho imparato i rituali, mi ha detto dell'importanza del mio altare, mi ha seminato la sua fede nel mio sguardo...
Autore: Lucrezia Astronauta (⚠️ adattamento di Monya)
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Quando poniamo molta fiducia o aspettative in una persona, il rischio di una delusione è grande. Le persone non esistono in questo mondo per soddisfare le nostre aspettative così come noi non siamo qui per soddisfare le loro. Dobbiamo bastare … dobbiamo bastare a noi stessi sempre e quando vogliamo stare con qualcuno dobbiamo essere consapevoli che stiamo insieme perché ci piace, lo vogliamo e stiamo bene, giammai perché abbiamo bisogno di qualcuno. Una persona non ha bisogno dell’altra, esse si completano … non per essere due metà, ma per essere un intero, disposte a condividere obiettivi comuni, gioia e vita. Nel corso del tempo, ti rendi conto che per essere felice con un’altra persona, è necessario, in primo luogo, che tu non abbia bisogno di questa persona. Comprendi anche che la persona che ami (o pensi di amare) e che non vuole condividere niente con te, sicuramente, non è l’uomo o la donna della tua vita. Impari a volerti bene, a prenderti cura di te stesso e principalmente a voler bene a chi ti vuole bene. Il segreto non è prendersi cura delle farfalle, ma prendersi cura del giardino, affinché le farfalle vengano da te. Alla fine troverai non chi stavi cercando, ma chi stava cercando te.
Farfalle, Mario Quintana
Foto: Brassai
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La sgradevole sensazione che le decisioni prese oltreoceano dagli elettori americani andranno ad impattare anche sulla nostra placida routine quotidiana, che ci entreranno direttamente in casa dalla biologica quando saremo comodamente seduti sulla tazza del water, che non si potrà più beatamente vivere nascosti come gli epicurei, che la Weltanschauung di un coltivatore diretto del Minnesota deciderà le sorti del nostro bel giardino filosofico con annesso tutto il cenacolo di discepoli. L'unica salvezza è che nell'attuale panopticon globale l'occhio del grande scrutatore non si posi mai sul nostro piccolo angolino di mondo, che la nostra irrilevanza possa suscitare in lui quel briciolo di compassione.
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che sono innamorata di te in maniera irrimediabile è dato di fatto e credo sia una di quelle cose a cui non voglio porre rimedio.
cercare di riassumere in dieci foto quello che facciamo insieme mi viene difficile tanto quanto cercare di trovare le parole per farti capire quanto io mi senta la persona più fortunata dell'intero cazzo di mondo.
e probabilmente ha ragione Vasco Brondi quando ha pensato alla dedica di questo capitolo del libro: " A coloro che si trovano senza cercare", a noi che ci siamo trovate quando nessuna delle due si aspettava di trovare niente.
che vorrei ritornare a sdraiarmi accanto ai bagagli colorati di city life cercando di convincerti che l'attesa delle cose sia una parte fondamentale delle cose e che da quando sei con me, vorrei rivivere in loop quegli otto minuti con te ferme alla stazione della metro, l'attesa del viaggio in macchina che faccio prima di raggiungerti, l'attesa che tu mi apra la porta e mi sorrida quando ti rivedo dopo tanto tempo o quella che precede il momento esatto in cui cominciamo a cantare e ballare per strada t'appartengo come se fossimo due quattordicenni innamorate.
che mi scrivo qui che il giorno 28 di maggio siamo andate in gita per la prima volta, che hai ballato in macchina come se non ci fosse un domani, che ci siamo sedute per la prima volta su una panchina, che mi hai spinto contro un muro di Genova per baciarmi.
che non lo so l'effetto che mi fai. troppo grande per l'età che ho ma sai cosa? quel salice piangente in giardino ci starebbe davvero benissimo ❤️🩹
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A 105 ANNI SI LAUREA DAVANTI A NIPOTI E PRONIPOTI
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La cerimonia di laurea del 2024 dell’Università di Stanford (USA) ha celebrato il raggiungimento del diploma universitario per una studentessa di 105 anni, Virginia Hislop.
L’anziana donna americana ha portato a termine il master in educazione, 83 anni dopo aver iniziato il suo percorso di studi, abbandonato per poter stare con il marito e i figli nel 1940 quando gli Stati Uniti entrarono nella Seconda Guerra Mondiale. Il suo fidanzato, George, fu chiamato a combattere al fronte e i due si sposarono rapidamente. Virginia divenne un’attivista nelle retrovie. Dopo la fine dei combattimenti, divenne un’insegnante e lavorò per dare l’opportunità di studiare a più persone possibili seguendo le orme di sua nonna, che insegnava in Kansas prima della guerra civile e di sua zia Nora che era la preside di una scuola a West Los Angeles.
“Pensavo che fosse una delle cose che avrei potuto imparare lungo la strada se ne avessi avuto bisogno e mi è sempre piaciuto studiare, quindi non era una grande preoccupazione per me – mentre sposarsi lo era”, dichiara. 8 decenni dopo aver lasciato il campus e aver vissuto al servizio dell’apprendimento, Hislop è tornata a Stanford per finire ciò che aveva iniziato e conseguire la laurea magistrale, davanti agli occhi dei suoi nipoti e pronipoti. Gli amici la descrivono come una donna “sotto i cui piedi non cresce il muschio” per il suo stile di vita attivo fatto di volontariato, lettura vorace e passeggiate nel suo giardino.
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Fonte: Stanford University; foto di NBC News
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