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I primati della Storia delle donne siciliane
Non ne abbia a male Georges Sand, ma la prima donna a portare i pantaloni fu una siciliana.
Dai tempi antichi al giorno d’oggi, le donne sono sempre state alla base della storia e cultura siciliana; narra addirittura un mito che Sicilia altri non fosse che una splendida principessa di Tiro, mandata in esilio a sedici anni e approdata sull’isola deserta che allora portava ancora il nome di Trinacria, e che sia stata proprio lei a dare inizio alla stirpe dei Siciliani, oltre che il nome all’isola stessa.
Ma anche a lasciare da parte il mito e a concentrarsi sulla Storia e i suoi fatti concreti, troviamo che, pur essendosi gli uomini sempre presi il merito di averne influenzato il corso, sono in realtà molto più spesso le donne ad agire per prime per influenzarla e modificarla.
Esempi lampanti di donne che hanno modificato il corso della Storia sono le donne di Palermo del 250 a.C., che, per far fronte all’attacco dei Cartaginesi, in mancanza di corde con cui tendere gli archi si tagliarono le trecce per filarne delle corde, e la giovane nobildonna senza nome il cui grido diede inizio alle rivolte dei Vespri, il 30 marzo del 1282; ma donne sono anche le celebri “cannunere” del Risorgimento siciliano, la caporale messinese Rosa Donato che nel 1848 difese strenuamente con i cannoni borbonici di cui si era appropriata la sua città prima che cadesse, e dopo di lei la barcellonese Giuseppa Bolognara Calcagno, detta Peppa ‘a cannunera, che a sua volta nel 1860 difese la cittadella di Catania dai Borbone con dei cannoni ad essi trafugati. E più vicine a noi nel tempo troviamo le donne della Resistenza siciliana del ‘43, la prima Resistenza organizzata a sorgere in Italia, e l'attivista ragusana antimilitarista Maria Occhipinti, che nel 1945, al quinto mese di gravidanza, si sdraiò in strada davanti al camion di rastrellamenti delle reclute ragusane in protesta al rastrellamento obbligatorio.
Ma non tutte le donne lasciarono la loro impronta in campo bellico, o esclusivamente in esso: le prime femministe d’Italia e fra le prime d’Europa sono infatti siciliane, come le Sorelle Genoveffa Bisso e Dorotea Isabella Bellini, che già nel 1735 scrivevano di emancipazione femminile e parità dei sessi, o un secolo dopo Giuseppina Turrisi Colonna, poetessa sostenitrice della rivoluzione in tutti gli ambiti sociali, dal patriarcato fino al dominio borbonico, contro cui prese parte nella rivoluzione del 1848. Siciliane anche le prime associazioni di donne per l’emancipazione, come la Legione delle Pie Sorelle del ‘48, la suddivisione femminile di Piana dei Greci dei Fasci Siciliani guidata da Maria Cammarata, e sulla loro scia l’Unione Femminile Girgentina, prima associazione femminista definitasi tale.
Sono tante anche le donne che fecero scalpore semplicemente esercitando le loro libertà personali per la prima volta: è siciliana infatti la prima donna a divorziare in Italia nel 1808, la baronessa catanese Maria Paternò, e così la prima donna occidentale ad indossare i pantaloni in pubblico nel 1698, Francisca Massara, il cui abbigliamento fu tanto scandaloso che di lei non conosciamo altro se non che fosse siciliana e che fosse vissuta a cavallo fra ‘600 e ‘700. Siciliane sono anche la prima donna candidatasi a Presidente della Repubblica nel 1946, Ottavia Penna Buscemi, la prima donna sindaco di un capoluogo di Regione, Elda Pucci, eletta sindaco di Palermo nel 1983, e la prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore, l’alcamese Franca Viola nel 1966, così come la prima e più grande imprenditrice europea della Belle Époque, la regina di Sicilia Donna Franca Florio. Donna e siciliana, infine, la prima scacchista europea in assoluto, Macalda di Scaletta, cortigiana alla corte aragonese vissuta nella seconda metà del XIII secolo.
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