#giorni vuoti
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“E in qualche modo
riuscirai a superare
i giorni vuoti e
i giorni pieni e
i giorni noiosi e
i giorni detestabili e
i giorni straordinari,
tutti così piacevoli e
così deludenti
perché noi siamo tutti
così simili e così diversi.”
— Charles Bukowski
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"E in qualche modo riuscirai a superare i giorni vuoti, e i giorni pieni, e i giorni noiosi, e i giorni detestabili, e i giorni straordinari, tutti così piacevoli e così deludenti perché noi siamo tutti così simili e così diversi."
Charles Bukowski
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Laura Boldrini
A quanto apprendiamo dalla stampa, in questo momento la nave Libra della Marina Militare è in acque internazionali, ma a poche miglia da Lampedusa, con otto migranti a bordo. Sarebbe in attesa di intercettare altre imbarcazioni per selezionare persone da portare in Albania.
Siamo al paradosso più assoluto: il governo spera che arrivino delle barche (le stesse che vorrebbe non fare partire dalle coste nordafricane) pur di fare i trasferimenti e dirigersi verso l'Albania solo per assecondare un'operazione di becera propaganda che nulla ha a che fare con la gestione dei flussi migratori.
Nel frattempo, da più di 15 giorni, gli ormai famigerati centri sono vuoti. In Albania ci sono solo gli agenti della polizia penitenziaria e della polizia di Stato: un altro spreco di risorse pubbliche.
Diritti violati, leggi scritte male e soldi, tanti soldi, buttati solo perché Meloni possa dire che lei aveva trovato la soluzione, che i migranti non sarebbero più arrivati in Italia, ma che i giudici cattivi le mettono i bastoni tra le ruote.
Una storiella a cui non crede più nessuno.
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Purtroppo la Signora Boldrini è fin troppo ottimista.
La storiella che i nazifascisti di governo ci difendono dalle invasioni dei ne*ri è vangelo nelle menti del 40% dei nazifascisti italiani che votano la matrigna bugiarda e fascista...
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Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
ll poeta obbliga il lettore a ricordare, in quanto non si può e non si deve dimenticare ciò che è accaduto durante lo sterminio nazista. Levi vuole far riflettere sul fatto che noi oggi viviamo quotidianamente nella sicurezza e nell'affetto, racchiusi nelle nostre case e nelle nostre abitudini, ma è importante ricordare chi non ha avuto e continua a non avere questa possibilità: quelle migliaia di uomini e donne che diventavano dei numeri e venivano uccisi queste migliaia di uomini e migliaia di donne, oggi, ridotti a numeri e uccisi dallla fame.
. Il 1° maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore. La protesta durò 3 giorni e culminò, il 4 maggio, col massacro di Haymarket: una vera e propria battaglia in cui morirono 11 persone.
Niente cambia..nulla muta..Non impariamo mai
_____________________________BUONA FESTA DEI LAVORATORI 🖤
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Che la dimenticanza e’ l’unica vendetta e l’unico perdono possibile. Che non c’è notte che non conosca il giorno. Che dopo giorni di fatica pungente ti arrendi ad una grazia schiacciante e non sai neanche tu il perché.
Sai solo che stai imparando a coltivare il non sapere e ti basta. E ti fidi di quel fragile filo del respiro che ti sostiene e custodisce. Che non sei tu a respirare. E’ la vita grande che ti respira. E ora la tua piccolezza non ti umilia più ma, piuttosto, ti commuove e la senti colare giù nella gola. Che si può pregare per gli amici ma anche per i ‘nemici’ e per tutti i sepolti vivi sotto le macerie di una rabbia bruciante, che altro non è che una tristezza clandestina. C’è coraggio nel rimanere vuoti e colmi di bene quando il male del mondo ti trafigge e ti fa sentire come un pozzo secco. Ma tu aspiri ad un orizzonte illimitato. Conosciuto inizialmente attraverso una carezza umana. Ora è un bene senza più un volto. Un bene sconfinato. A volte per dissolvere il dolore del mondo serve una smisurata preghiera.
Simona Moltoni
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“Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio e il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro essere identico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non é bella tutti i giorni.
Se sei capace di far sorgere la vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo e mio e continuare a gridare all’argento di luna piena: SÌ!
Non mi interessa dove abiti e quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai…nei momenti vuoti.”
Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah-1890)
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Alcuni giorni sono piú vuoti di altri.
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Erano giorni che si parlava del nostro tanto atteso primo incontro dopo la pausa estiva, tante idee su cosa fare, nessun divieto come sempre. Stamattina, però, avevo "le farfalle nello stomaco"e un' irrequietezza insolita: mentre la Dirigente elencava le attività previste per l'avvio del nuovo anno scolastico, io non riuscivo a stare ferma sulla sedia dicendomi che avevo fatto bene a non uscire senza slip perché, in caso contrario, avrei lasciato una sostanziosa pozza sul sedile. Poco ascoltavo i vari interventi e proposte presa già dagli interventi e dalle proposte, rigorosamente osceni, che da lì a poco ci saremmo scambiati col mio amato D e intanto contavo i minuti che mancavano all' arrivo del taxi... Scattata l' ora x, mi sono precipitata in macchina e ho raggiunto in breve l'albergo. Una stanza più piccola delle solite ma, come sempre, molto carina. Ho iniziato a curiosare un po' in giro e, entrata in bagno, mi ha subito colpita una grande doccia. I miei pensieri sul suo utilizzo sono stati interrotti da alcuni colpi leggeri alla porta: era finalmente lì a pochi centimetri da me. Aperta la porta, non ci siamo concessi spazio alcuno ai convenevoli: baci lunghissimi, mani dappertutto e tanto cazzo hanno aperto le danze. Mentre mi soffoca pesantemente penso a quanto mi era mancata la sensazione provata in questo momento: dovete sapere che col suo grosso cazzo in bocca divento ingorda, più spinge e più mi aggrappo al suo culo per riceverlo fino ai coglioni. Lui gode e inizia a sospirare, musica per le mie orecchie, io emetto gorgoglii, sbavo come una cagna e mi infracidisco. Se ne accorge presto il mio Porco: infilato il cazzo in fica, questa troia che ho in mezzo alle gambe inizia a rumoreggiare mentre lui, soddisfatto, affonda colpi sempre più forti. Mi sfonda la fica ammirando la mia abbronzatura e la mia schiena perfettamente inarcata, schiena sulla quale vuole aggiungere segni più evidenti di quelli lasciati dal sole. Mi bacia mentre mi sfonda, mi stringe le mani, mi afferra dai capelli e mi ficca le dita in bocca: sono nuovamente la sua Troia e posso comportarmi come tale. La sua Troia deve anche essere piena, non l'è consentito di avere buchi vuoti, quindi mi riempie con il grande plug rosa. Sono irrefrenabile e inizio a provocarlo con inequivocabili richieste. "Voglio ancora cazzo in bocca" gli dico e vengo subito accontentata: mi siedo sul letto e lui inizia a trapanare la mia bocca . Conati rumorosi e tanta saliva lo eccitano e lo incitano: devo essere "meravigliosamente irriconoscibile" in viso e quindi si prodiga per rendermi un clown, restituendomi la saliva e aggiungendo la sua con sputi. Il cazzo è durissimo e vuole possedere ogni buco: dopo essersi sfamato con i miei umori, torna a martellare la fica. Incalzo e gli chiedo di fistarmi. La sua mano dentro mi riempie, godo e urlo mentre lui la spinge sempre di più, mentre nei suoi occhi le fiamme divampano. Sorrido soddisfatta: il mio Porco è con me. Andiamo avanti per un po' fino a quando, tutta piena, inizio a spompinarlo per bene e, in mancanza di respiro, l' aria decide di uscire dal culo che espelle il Toy rosa come se fosse una nocciolina: sono consapevole di essermi meritata una bella punizione che si unisce a quella ottenuta quest' estate. Gancio anale, collare e in posizione: sconto così la pena che, dato il piacere che provo ogni volta che lui mi segna, non è poi così dura...Dodici colpi di paddle colorano il mio culo: la pelle brucia e brucia ancor di più quando il suo cazzo si aggiunge al gancio: sono in estasi, nelle sue mani, incastrati perfettamente. Continua ad incularmi a lungo, quasi fino alla fine del tempo a nostra disposizione...Io torno col pensiero alla doccia e gli chiedo quindi di continuare a.godere lì. Seduta, ingoio il suo cazzo, vomito saliva e lo guardo in segno di sfida...Lui accoglie ogni silenziosa richiesta, non ha bisogno di chiedere nulla, sa bene come farmi godere.
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Voglio dirti solo questo
" Mi Dispiace"
Non esserci riuscita .
Non averti mai raggiunto
È un dolore che rammarico
Per sempre.
" Mi Dispiace veramente"
Non aver trovato mai le parole giuste
Quelle chiare ,che sanno costruire ponti
Sui quali anche noi duri ,di carattere
Possiamo mettere da parte l' ego ed ascoltarci .
La mia vita passerà così a scrivere
Su una piattaforma,che nessuno mai
Leggerà.
Ci sono attimi in cui vado a nascondermi
In posti isolati ,solo per ascoltare il vento
E scrivere su nel cielo .
Quasi fosse possibile, raggiungerti col pensiero.
Ho creduto addirittura di sentirti
Alle mie spalle .
Quasi tu potessi osservare i miei silenzi.
E ho scritto di pelle ,di cuore
Di brividi impossibili.
Non capisco perché ci siamo fatti cosi male ?
Perché ci siamo abbandonati ,trascurati
Obbligati a dimenticarci .
Tu lo sai da sempre...
Io con te volevo solo parlare
E se fosse successo mai avrei preteso altro
Che morir negli occhi tuoi ...
Ci sono giorni in cui mi obbligo a star bene
E altri in cui il petto mi dice
Smettila ,non mentire più a te stessa .
Ti ha dato fastidio non essere accettata
Per questo ne parli ancora !
Non lo so se è vero .
So solo che quando scrivo di quel che sento
Trema il cuore e le lacrime accarezzano
Quel viso che nessuno ha mai voluto
Accarezzare .
Cosi mi ricompongo e mi dico
Hai deposto i tuoi sentimenti
In un posto dove chiunque potesse
Guardare e sentire
Cosa si prova a morir da soli
In un angolo nascosto ho rivelato
Il miracolo dei miei giorni vuoti .
Inchiostro sacro colmo di incertezze
E di mancanze che la vita mi ha donato .
Anaise
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Mamma, Sono passati due anni da quando te ne sei andata, eppure il tempo sembra ancora confuso, come se non sapessi davvero in quale direzione stia andando. A volte mi sembra che siano passati secoli, altre volte mi sembra che tu sia ancora qui, che possa sentire la tua voce, il tuo profumo. Il dolore non svanisce, cambia forma, si nasconde tra le pieghe dei giorni, ma torna, qualche volta, quando meno me lo aspetto. Due anni... Sono stati pieni di vuoti. Il tuo vuoto. Un'assenza che pesa ogni volta che cerco di parlarti e mi accorgo che non posso. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto chiamarti solo per raccontarti qualcosa di banale, per sentire i tuoi consigli, per ridere insieme come facevamo. Ci sono domande che non posso fare a nessuno tranne a te, e la tua assenza le lascia senza risposta. Ma, mamma, voglio anche dirti che sto bene. Ho trovato qualcuno, una persona speciale che mi ha fatto ricominciare, che mi ama davvero, e che è stata una luce nei miei giorni più bui. È stato come rinascere, trovare una nuova speranza, una nuova ragione per andare avanti. Quanto vorrei che tu potessi conoscerlo... sono sicura che ti sarebbe piaciuto così tanto. Ha quella gentilezza e quella profondità che mi fanno pensare che, in qualche modo, tu ci abbia messo lo zampino, che tu mi abbia guidato verso di lui. Sai, quando lo guardo, a volte mi viene da pensare a quanto sarebbe stato bello vedervi insieme, vedere il modo in cui avreste riso e parlato. Mi mancano i tuoi abbracci mamma, ma oggi, sento che la vita mi sta restituendo un po' di quella felicità che credevo perduta per sempre. Se chiudo gli occhi, posso ancora immaginarti accanto a me. Cerco di ricordare ogni dettaglio: la tua voce, le tue mani, il modo in cui mi guardavi quando sapevi che qualcosa non andava, anche quando non dicevo nulla. Ecco, forse è proprio questo che mi manca di più: il modo in cui mi capivi, senza bisogno di parole. So che, in qualche modo, sei ancora qui con me. Lo sento in quei momenti in cui trovo la forza di affrontare le sfide, nei gesti che mi ricordano te, nei sorrisi che nonostante tutto riesco ancora a fare. Ma non posso fare a meno di desiderare di averti ancora qui, in carne ed ossa, solo per un momento, per poterti dire quanto mi manchi e quanto ti voglio bene. Ti porto sempre con me, in ogni pensiero, in ogni battito. La tua assenza è dolorosa, ma il tuo amore è la mia guida. Spero che tu possa sentire tutto ciò che non riesco a dire a parole, tutto quello che il mio cuore vorrebbe comunicarti, ma che resta sospeso tra il cielo e la terra. Ti amo, mamma. E mi manchi. Per Sempre Tua M
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Si fermino un secondo,
i cuori ed i pensieri,
si faccia un silenzio, profondo,
per chi e per quello che esisteva ieri:
promesse già dimenticate,
seppur mantenute, magari,
amori finiti oggi, ed i loro rimasugli,
dentro sguardi amari;
applausi ormai spenti,
ad artisti mai andati in scena,
che vivono di teatri vuoti,
e di continui stenti.
Si fermino i viaggi, i pensieri,
ed un secondo i cuori,
per il freddo che fa lá fuori,
per la pioggia viva,
che cade su quelli fermi, tra i cantieri.
Cuori, pensieri, voglie,
per un istante immobili,
ad onorare quei giorni, amati ed amabili,
ma caduti come foglie.
Facciamolo,
perché siamo poveri, tutti,
che nulla è quel che abbiamo,
se comparato al tutto
che abbiamo perduto.
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Oggi mi sono imposta di scrivere, so che mi aiuterà.
Non voglio parlare di quanto quest’ anno sia volato via o di come allungando le dita arrivi a sfiorare con precisione i bordi del vuoto che hai lasciato.
Non voglio tristezza, ho deciso di celebrare la vita tramite i ricordi. Così da permettermi di vederti meglio e far sorridere chi ti ha conosciuta.
Con te ho imparato l’arte dei dettagli: mi facevi annusare il profumo dei detersivi quando caricavi la lavatrice, prendevi fra le mani i miei lavori a maglia e correggevi con pazienza tutti i vuoti che lasciavo pasticciando con i ferri, sfioravi le carte ad una a una prima di scendere con il tuo sorriso furbo a prendere il sette bello o il carico a briscola.
“Nonna! Ma ti pare un bel lavoro?”
“È venuto su ora dal mazzo” come a giustificare che non avevi colpe se stavo perdendo un’altra partita.
Sei stata la persona con cui ho imparato a ridere di pancia. Non avevi mezzi termini nella tua risata, c’era troppa gioia. Sei stata anche la prima persona che ho visto piangere, mi hai fatto capire che non bisogna vergognarsi delle emozioni.
Davi la giusta percezione alle cose grandi e ridimensionavi quelle che sapevi potevano farmi male. Storica infatti la risposta al mio “Nonna, mi ha lasciata”:
“Eh, che vuoi che sia! Dopo un papa se ne fa un altro”.
Ricordo quella Pasqua che passammo io e te a pranzo in ospedale dove gli infermieri ti portarono non so quanti piatti perché era un giorno di festa e dopo un iniziale “Ehh, quanta roba! Ma chi ce la fa a mangiare tutto?” finisti ogni cosa zitta zitta.
Hai sempre avuto un bell’appetito e sorrido al pensiero delle due torte che facevi ad ogni compleanno: la campagnola con lo zucchero a velo e l’altra con la crema e le albicocche sciroppate sopra.
Stavi agli scherzi, da babbo che ti slacciava il grembiule quando ti passava dietro al ritornello che cantavi “tanti auguri a te, ma la torta a me!”
Negli ultimi tempi, quando la mancanza del nonno si era fatta più pesante, dicevi a tutti che erano meravigliosi. Ti illuminavi sulla poltrona rossa quando qualcuno veniva a trovarti.
Avevi una mente matematica, scrivevi precisa con il tuo corsivo appuntito tutte le dosi dei farmaci che dovevi prendere, eppure eri la prima a leggere quello che scrivevo. Ricordo ancora quando ti eri fatta prestare gli occhiali e leggendo a due centimetri dalla carta avevi letto tutta la raccolta dove compariva anche la mia poesia.
“Brava!”. Era il complimento che aspettavo con più trepidazione.
Ci sarebbero tanti momenti ancora: i saluti al telefono, quando nonno ti diceva “c’è la Giulia!”e io sentivo i passi dalla cucina e quel “Ciccina!” gridato forte nella cornetta mi faceva sorridere.
Quando hai conosciuto il mio ragazzo e neanche il tempo di presentarsi e già gli avevi detto “aveva venti giorni quando me l’hanno messa in braccio”.
Manchi, certi giorni sono più difficili di altri.
Eppure so che trovi il modo di farti sentire.
Nelle tante, tantissime rondini che sono passate sull’Acropoli giorni fa e ho guardato a bocca aperta perché avevano scelto di radunarsi proprio lì prima di partire. Anche i turisti erano ammirati. Nei modi di dire, nei tratti della mamma e dello zio, nei miei.
Che dono immenso la vita con te.
Grazie.
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- Oggi l’hai sentito?!
- Sì.
- Ti ha chiamato?
- No.
- Allora ti ha mandato un messaggio...?!
- Nemmeno.
- Non capisco.
- Eppure non è complicato, sai?! Oggi l’ho “sentito” senza parole e senza voce. Succede, sai?! È regalare spazio al pensiero. Ed è meraviglioso. Domandarsi chissàcomesta o cosastafacendo... senza domandare. Immaginare la sua vita che scorre... parallela. Sperare che vada tutto bene e sapere per certo che, per qualunque cosa di bello-brutto che sia, io sono qui e lui... anche. Concedersi il tempo della mancanza. Evitare conversazioni di circostanza o messaggi di forma che servono solo a colmare vuoti. Scoprire che il VERO SENTIRE è privilegio di pochi, gioco sottile di libertà e giusta distanza...
- Cazzate. Io se amo qualcuno lo voglio sentire tutti i giorni.
- Io lo sento tutti i giorni.
- Non fare finta di non capire...
- Io capisco. Pensa... a me, a volte, capita di sentirlo di più quando non lo sento davvero. E ho la sua voce nell’orecchio e le sue mani addosso... Mi piace pensare a tutta la vita che ci racconteremo e a tutti i pensieri che potremo condividere.
- Ma, cavoli, non ti manca?!
- Sì. Mi capita quando “sento” che non lo sento. A volte succede, sai... Allora ho un po’ paura. Però passa. È umano.
- Io non sarei capace...
- Nemmeno io sarei capace di amarlo diversamente da così.
Letizia Cherubino
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- Motore!
- Partito!
- CIAK!
ANATOMIA DI UN AMORE PERDUTO - Scena 110, primo piano, interni…
Tenendole le mani strette - non andartene lo sai che ti amo…
- NOOO, STOP! STOP! maledizione, non è questa la battuta… é la centodecima che giriamo e me la sbagli ancora? E che cazzo sei de coccio? Le devi dire “Si ho sbagliato tutto… vai per la tua strada, me ne farò una ragione” questo le devi di’
- Ma io la amo!!!
- “Ma io la amo! Ma io la amo!” Ma che c’hai tre anni?…
- cinquantano…
- e non mi interrompere, coglione! Lo so che c’hai cinquantanovanni sonati. E che non lo so? E proprio per questo che la tua battuta non va bene, sa de vecchio, de romantico stantio. Devi da esse’ moderno, emancipato, anche un po’ sboccato, tipo “ma si fai quello che cazzo ti pare, sei adulta e vaccinata e…”
- e non sai che te perdi…
- e daje! Ma sei coglione forte? Innanzi tutto sei tu che l’hai mollata, che l’hai tenuta sulla corda come uno stronzo per due anni, con un “non è cosa, ci siamo fatti troppo male e bla bla…”
- ma lei ha…
- “ma lei” un cazzo! E statte zitto quando ti dico una cosa importante! Te dicevo, l’hai tenuta sulla corda, tutte le pippe dell’orgoglio ferito, del sentirsi tradito, morto! E c’hai rotto bello mio. Lo vedi che t’ha detto ciao, s’é trovato n’antro e se lo scopa pure? (Scusa ma se non parlo così sto stronzo non capisce)
- e che non ce lo so che sta con un altro? Ma mica me sento de morì per questo? É andata!…
- E dimmi perché te senti di morire? Non perché se la scopa un altro? (Scusami ma se non glielo sbatto ‘nfaccia lo stronzone non capisce)
- É che mi sento un coglione…
- ecco bravo: l’hai detta una buona…
- che mi sento il cuore in gola, che mi sembra di vederla ad ogni angolo, che mi vengono i vuoti al cuore, che c’ho una tristezza infinita… Ma che non lo sai?
- e si che lo so. Stai tutto inciancicato, e che non lo vedo? Ma allora perché non gliel’hai detto prima che l’amavi? Che era la ragione della tua vita? Perché non le hai ammollato un bacio quando potevi e pure qualche altra cosa (e d’occasioni sto stronzo in due anni ne ha avute che ne avute, vero?)
- si le ho avute, vero. Ma lei non se ne può venire, dopo manco 15 giorni che c’eravamo lasciati (Lasciati poi... almeno per me non lo era, cercavo di mantenere il punto. Nella incazzatura del momento, si, lo abbiamo detto e ripetuto. Incazzati violentemente, so volate parole grosse, troppo grosse, come sempre, abbiamo scantonato di brutto) dopo che stavamo per fare davvero, almeno così ci eravamo detti quella maledetta sera, e se ne viene con “sto con un altro, sento che è una cosa importante…” e allora la nostra che era? m'ha preso per il culo? Che c’avevo da pensare se nell’arco di un mese (maledettissimo agosto di ogni stramaledetto anno) é cambiata come il giorno e la notte e mi porta all’esasperazione (coglione che ci casco sempre e poi sempre), evidentemente cercando il pretesto per fanculizzarmi e farsi fanculizzare… e poi la storia importante… che c’avevo da pensa’? Che c’avevi il serpe nel manicone? Che ti stavi già guardando attorno? Che la cosa per te non era così seria? Mi so’ sentito ferito a morte.
- ma quando la fai tragica. Ma se sei stato il primo a cacarti addosso? Che temevi che la cosa diventasse così seria da perdere il controllo e non riuscire a risolvere tutte le cose rimaste appese cinque anni prima? (tua figlia, sua figlia, le incomprensioni? Le INSODDISFAZIONI! la parte economica e tutto il cazzo che vi fotte!) Che è? Mo' ti brucia? Non parli più? St'orgoglio del cazzo! Te lo ficchi adesso lì l’orgoglio… mo te lo tieni tutto e ti stai zitto.
- ma io…
- muto! Concentrati, ripeti la battuta e non diciamo cazzate.
Forza ragazzi, attivate le macchine che giriamo
- Motore!
- Partito!
- CIAK: ANATOMIA DI UN AMORE PERDUTO - Scena 111, primo piano, interni… Azione!
Tenendole le mani strette - ti auguro tutta la fortuna possibile. Vivi la tua vita. Ti voglio bene...
- BUONA QUESTA! C’è un "ti voglio bene" di troppo ma va bene così. Tu non sei Redford ed io non sono Neil Simon.
Pausa di dieci minuti e poi giriamo in esterni.
E tu coglione, ricomponiti, asciugati quelle lacrime del cazzo. Lei è andata, fattene una ragione una volta per tutte. Hai una vita davanti e tanti film ancora da girare.
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Finalmente sono un ferie.
Niente di che per l'Europa, ma qui avere più di 3 giorni di fila di festa è un miracolo di dimensioni astronomiche e di cui dovrei ringraziare tutti i kami giapponesi (anche se non se lo meritano).
Domani cerco di fare l'italiana pure io e vado al mare, anche se non ho un costume e, tra il mio odio per lo shopping e il fatto che molto probabilmente avrò una XXL giapponese, mi sa che è meglio se per una volta non compro su internet (ultimamente sta diventando il mio unico modo per non rimanere senza niente da mettere - e non sto esagerando).
Vorrei già andarmene pure da sto lavoro, ma vabbè che lo diciamo a fare. Ho fatto così tanto per trovare qualcosa che avesse orario flessibile e smartworking e invece comunque lo standard è l'ufficio. Poi ovviamente io ho avuto il grande culo di stare nel dipartimento dei visti quindi c'è sempre un via vai di passaporti immane, per cui se non ci sei tu, il lavoro va sugli altri che già hanno la loro merda da fare, già fanno gli straordinari e quindi via di senso di colpa e di responsabilità... poi uno si chiede perché questi so strani e si ammazzano di fatica: eccovelo spiegato facile facile.
Per questo motivo ultimamente sto pensando di traslocare. Ho trovato un monolocalino bellino a 10 min A PIEDI dall'ufficio (che è centralissimo) con un affitto abbordabile... peccato che qui esiste questa cosa magica chiamata "spese iniziali" per cui tu prima di entrare devi pagare tutta una serie di cose che loro faranno per te (tipo cambio chiavi di casa, pulizia generale, disinfestazione ecc) al prezzo che dicono loro pure se tu non vuoi. Peccato che ste spese iniziali ammontano a MEZZO STIPENDIO e se ti metti a pensare a tutte le cose nuove che vanno comprate (dato che qui gli appartamenti si vendono completamente vuoti e senza elettrodomestici), insomma, non lo so se voglio buttare uno stipendio così. Però dall'altra parte sto vivendo veramente male con sti viaggi continui in treno e ora con sto caldo che ammazza la voglia di vivere di chiunque... se ripenso all'anno scorso in cui non mi avevano ancora assegnato a nessun posto e sono stata tutta l'estate a casa... Madonna che culo che ho avuto e solo ora lo sto realizzando perché è veramente impossibile vivere così.
Ah poi vabbè parliamo in verità di buchi di monolocali dato che sono 20 m2 e sono pure TANTI. Ho visto annunci di appartamenti singoli di 13/15 m2 SENZA ARMADIO a prezzi che manco vi sto a dire. Poi dite la crisi abitativa a Milano e che la gente vive nei buchi a prezzi folli... che ve devo dì.
Inizialmente volevo fare un viaggio al sud per vedere delle amiche che abitano lì però poi tutte loro si sono impegnate con altre persone (perché giustamente le ferie queste sono e se non ci si muove addio) e quindi vaffanculo non sono andata da nessuna parte. Un poco me ne pento, un poco sono talmente stressata che veramente voglio solo morire sti giorni.
Poi considerando che in 1 anno sono stata a Tokyo meno di 10 volte nonostante ce l'abbia potenzialmente a 2 passi, direi che è meglio se me la comincio a girare un poco in più finalmente.
Per il resto come sto? Boh io mi sento sempre peggio. Questa non è vita, questa non è la mia vita. Però che devo fare, che posso fare? Niente posso fare. Posso solo patire, fare come quelli che non ho mai capito: fare finta che vada tutto bene, che questa sia vita; lo fanno tutti quindi lo devo fare anche io.
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Sei custode oppure nemico dei segreti che ti porti dentro? A volte, per paura o narcisismo, per opportunità o vigliaccheria, finiamo per svendere quei segreti al miglior offerente: squaderniamo la nostra intimità sui social per un like in più, la consegniamo a chi ci promette di più solo per disfarcene, percependola come un fardello troppo pesante. Oppure, la cancelliamo con un colpo di spugna, convincendoci che essa non esista, che non abbia alcun significato, perché tanto esiste solo ciò che può essere trasmesso. E così, falliamo nel nostro ruolo di custodi e diventiamo vuoti, inutili, zombie. Ognuno di noi si porta dentro segreti, sotto la forma di desideri e angosce, sogni e traumi, e tutto questo tesoro di indicibilità lo dobbiamo conoscere, conservare, accudire, per poi poterlo mostrare con grande prudenza a quelle pochissime persone di cui ci fidiamo. In tutto quel malloppo di ombre e luci, di tesori e mostruosità, in tutto quel marasma che poi molti chiamano "anima", c'è la parte più autentica di quello che siamo, oltre le maschere, oltre le strategie, oltre le convenienze. Custodire tutto ciò significa proteggerlo da coloro che sanno quanto sia prezioso svelare il tuo segreto, soprattutto se tu non ne sei minimamente consapevole. Sapere tutto di te è la via per catturare la tua anima, e l'anima è una cosa molto preziosa da avere. Devi solo renderti conto che dare importanza a quel fardello che ti porti appresso è l'unica via per la felicità: custodirlo, mostrarlo solo a chi ami e chi ti ama è la via per trascorrere giorni significativi in questa vita così complicata.
Rick DuFer
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