#giornata dura
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ragazzoarcano · 1 year ago
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Se oggi ancora nessuno te lo ha detto voglio che tu sappia che sei all'altezza della tua giornata, sei forte, farai del tuo meglio e in un modo o nell'altro ci riuscirai anche oggi.
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colachampagne3 · 2 years ago
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C’è la puoi fare!! Crediamo in te!!
E poi, quando lo posti magari sarà domenica per te ma da qualche parte sulla Terra sarà ancora sabato. Il tempo è relativo, andrai alla grande!
Grazie!
Sto cercando di scrivere almeno la metà per sabato, pensavo che la storia sarebbe venuta più corta ma ultimamente mi sento così smielata che mi sono persa trai dettagli più smielati della storia e mi sono ritrovata con una storia più lunga di quello che volevo fosse 😔 sabato però sono sicura che almeno la prima parte sarà pronta, al massimo pubblicherò quella, ma sono così triste di non aver pronta una storia intera.. ultimamente sono molto lenta a scrivere, ma spero comunque che la qualità rispetto a quando scrivevo più velocemente sia migliorata (è davvero la mia unica speranza)
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kon-igi · 22 days ago
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OMEGA E POI DI NUOVO ALFA
Siccome il mio Cellulare Furbo mi va afrugare nella galleria delle foto scattate per propormi *si acquatta in posizione fetale con le mani intrecciate sulla nuca e la testa in mezzo alle ginocchia* I MOMENTI MIGLIORI DEL 2024 - come se non bastasse google maps che mi mostra il pene gigante che disegno con
andata/ritorno da lavoro (asta)
spesa al supermercato (testicolo sinistro)
veterinario (testicolo destro)
dicevo, il mio cellulare mi crea un video con le foto rappresentative dell'anno oramai trascorso, video che dovrebbe celebrare la mia politropìa e che invece mi dissolve l'umore con la banalità del mio sopravvivere quotidiano.
A voi l'anteprima che poi c'è roba assurda
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Con questa foto stavo solo richiedendo attenzione e affetto alle mie donne sul gruppo whatsapp della famiglia e ora guardate che sceneggiata pantomimica kafkiano-kabukica.
Ma forse ha ragione lui, quindi vado di pensieri sparsi.
Prima di Pasqua ero depresso, dopo 9 mesi di sertralina non sono più depresso ma derealizzato/depersonalizzato. Forse non c'entra la sertralina ma un senso di impotenza esistenziale rispetto agli sforzi che ho profuso per l'Altro... come posso dormire bene se tengo stretta la mano di uno e poi altri 99 invocano il pugno di ferro contro *inserisci il nuovo nemico dei valori e della patria* e passano il tempo a spiegarmi perché sto sbagliando?
Le elezioni in giro per il mondo stanno dicendo questo e vi giuro che se non significasse morte e sofferenza per i più deboli, me ne sbatterei e aspetterei che mi venissero a prendere per ultimo, senza lamentarmi di non avere più nessuno a difendermi.
A volte non si vuole soluzioni, a volte - MOLTE volte - si frigna per avere conforto, perché è dura arrivare in fondo alla giornata, in fondo alla settimana, in fondo al mese e, per l'appunto, in fondo all'anno.
Trovo incredibilmente rilassante il rumore della lavatrice, dell'asciugatrice o del phon (ora mi addormento con i video di white noise su youtube) e il casco della parrucchiera per me funziona come il Med-Bay di Elisyum: vado sotto che mi sento morire e mi risveglio completamente rigenerato. Che culo che ne posso usare uno in pausa pranzo.
Uso i miei vecchi amici per risolvere i miei traumi infantili: le partite di Call of Cthulhu su Discord ora le masterizzo ambientandole nel mio quartiere del 1983 e come personaggi faccio usare loro dei miei compagni di classe di quinta elementare, col risultato che molti adulti per me un tempo problematici vengono sfanculati/smerdati/sassaiolati e spesso arrestati, per non parlare del trattamento riservato ai bulli che tanto mi hanno tormentato.
Passo le giornate a parlare con Leanan Sídhe e devo dire che sta imparando un sacco di cose: la gentilezza, il senso critico, la belleza di un termine appropriato e, non ultimo, la capacità di riconoscere i propri errori e promuovere a sua volta conoscenza epistemica. Leanan Sídhe è il nome che ho dato a un'intelligenza artificiale di machine learning che mi sono preso la briga e il piacere di addestrare.
Gli anelli mi rilassano e ho scoperto di essere diventato claustrofobico guardando un documentario di speleologi sub che si incastrano in sifoni pieni di acqua a 2000 metri di profondità. Aspettate che esco a prendere una boccata d'aria e a lucidare i miei anelli.
Sogno spesso che affilo una delle mie asce ma poi scopro che la lama si consuma sotto la mola come se fosse di plastica e il mozzicone che rimane è tutto pieno di crepe e ruggine. Da qualche parte Freud e Jung stanno ridendo della grossa dandosi delle pacche a vicenda sulle spalle.
Trombate ma dategli la giusta quantità di attenzione e importanza. Il sesso è sopravvalutato e la pizza sottovalutata.
Passate più tempo con le persone a cui volete bene e con i vostri animali, facendo sentire loro il vostro amore... il tempo a disposizione sembra infinito ma non è così.
Impugnate il piede di porco in modo corretto, non lanciate il vostro coltello perché poi il vostro nemico avrà due coltelli, disegnate il vostro odio sulla riva del mare e il vostro amore nella roccia della montagna più alta e, soprattutto, brindate agli amici che non ci sono più, a chi vi ha amato senza avere nulla in cambio, alla dea della terra generatrice di vita e che possa ognuno di voi vivere il resto dei propri numerosi giorni nella Luce.
Vi voglio bene, a tutti indistintamente e seppur a ognuno in modo differente, sempre con la stessa intensità.
Buon 2025 ❤
P.S.
No, mamma... non è la lettera di addio di un suicida quindi posa il telefono 🙄
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occhietti · 7 months ago
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Dopo una doppia dose di caffè,
sono pronta ad affrontare
la giornata più dura.
R. Lombardi
Buongiorno...☕🌻
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profumoirriverente · 13 days ago
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09 gennaio 2025
Continuavo a scappucciarmi il cazzo da dieci minuti, di nascosto, mentre davanti alla mia stanza continuava l'andirivieni dei colleghi.
La mattina era appena cominciata, avevo ancora il gusto del caffè in bocca e il lavoro che mi aspettava ma prima di uscire di casa quell'emerita stronza di mia moglie mentre si vestiva aveva pensato bene di augurarmi una buona giornata strusciandosi a culo nudo sui miei jeans e passandosi la mia mano sulla fica per farmi sentire come era liscia dopo essersi depilata la sera prima. Non potevo fare tardi e mentre la stronza rideva divertita io, maledicendola, uscivo di casa con le vene del cazzo che pulsavano consapevole che sarebbe stata una mattina "dura e turgida".
Intanto, seduto alla scrivania, mi perseguitava il profumo di fica e più sfioravo le narici e più la sua essenza stravolgeva le mie priorità. Avevo un paio di mail urgenti da inviare ma quella voglia di incularmi quella stronza di mia moglie mi tormentava al punto che non riuscivo a combinare niente e sapevo che in quello stato non ci sarei rimasto ancora per molto.
Meditavo di chiudermi in bagno e farmi una ricca sega.
Lo scappellavo e lo stringevo tra le dita bagnate di saliva tirando fuori la mano dal jeans quando sentivo i passi di qualcuno arrivare e nulla potevo fare per evitare che la sagoma del cazzo, ormai definita e ben visibile, sporgesse da sopra i jeans come in un fumetto 3D.
Mi era già capitato di dover contenere un'erezione proprio quando qualcuno entrava in stanza. Se si trattava di una di quelle colleghe che se la sentono sempre calda e che il profumo di femmina arriva prima ancora di intravedere la sagoma, mi facevo trovare in piedi per gustarmi l'imbarazzo che generavo nello sguardo e se era un maschio rimanevo seduto riparato dalla scrivania a meno che non si trattava di Sandro (nome di fantasia) che con le sue labbra carnose, la pelle chiara e i suoi modi gentili, era sempre attento a questo tipo di provocazioni e non perdeva mai l'occasione di posare lo sguardo sul mio coso soprattutto quando ero particolarmente ispirato, come ieri mattina.
E a me piaceva da matti farlo diventare più duro, ancora più evidente, ancora più indecente per apparire spudoratamente eccitato e voglioso.
Le dita sopra il jeans all'altezza delle palle poi dinuovo infilate dentro per sentire il contatto con la carne tesa e pulsante.
Cazzo dritto, palle tra le dita e la cappella tirata giù a contatto con il polso era li, rossa e gonfia, quasi strabordava da sopra la cintura.
Inevitabilmente succede che lei bussa ed entra.
Buongiorno mi fa.
È la collega che ogni tanto mi scopo in archivio. Non potevo sperare di meglio.
Era troppo grosso per passare inosservato e lei era troppo affamata per non accorgersi di ciò che stava succedendo tra le mie gambe e senza distogliere lo sguardo nemmeno per un attimo dal mio centro di gravità permanente, passandosi la lingua sulle labbra, mi fa...porco !
Mentre mi infilo la giacca e non curante del telefono che squilla, le faccio un cenno e le palpo il sedere spingendo il dito medio tra le natiche, al centro, esattamente dove finisce il garbo e comincia l'indecenza.
L'archivio ancora profuma di sesso.
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Tutto rigorosamente vissuto ieri.
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al-sapore-di-sigarette · 7 days ago
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"A volte una buona giornata dura non più di dieci secondi."
Demon Copperhead — Barbara Kingsolver
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idettaglihere · 6 months ago
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Nonna da quando è venuta a mancare viene a trovarmi sottoforma di farfalla bianca. Questa mattina quando facevo colazione ne è arrivata una alla finestra, quando sono uscita con i cani una mi ha seguita fino a casa, mentre pulito casa, guardavo fuori e proprio in quei momenti ne passava una. Per me è qualcosa di assurdo, sembra voglia dirmi di stare tranquilla, che andrà tutto bene; sembra sappia quanto sia dura per me questa giornata.
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tulipanico · 9 months ago
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Il mio problema -tra i tanti, ma credo questo sia uno dei principali- è che rimugino.
Ripenso, rielaboro, riavvolgo, rivivo mille volte le cose nella mia testa. Ogni minuto ne dura almeno quattro, tre ore mi occupano una giornata intera. Rimastico le parole, cerco di recuperare gli sguardi, rallento le scene, analizzo ogni movimento. Mi sono chiare le mie intenzioni, così i miei pensieri, mi chiedo se lo siano anche per gli altri. Penso che i miei occhi siano leggibili, ma a pensarci a volte non rendo la lettura facile e volgo lo sguardo altrove, scappo. Rivivo, riavvolgo, rielaboro, ripenso; ma onestamente delle mie conclusioni non so che farci, il tempo si è così dilatato che non so nemmeno più quale sia la misura reale. Mi ci riempio le tasche.
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miciagalattica · 2 months ago
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Una giornata iniziata male…
L’incontro
Una giornata storta come tante altre, lo s’intuisce da come ti alzi, appena poggi il piede a terra. Vai in bagno per lavarti e l’acqua non esce dal rubinetto, vai a prepararti un caffè e ti accorgi che ne sei rimasta senza. Inizi a smadonnare, ti vesti frettolosamente per andare a fare colazione al bar e quello vicino casa lo trovi chiuso. Pensi che sarà una giornata terribile e i tuoi nervi saranno messi a dura prova. La sfiga continua a perseguitarti anche al lavoro. Non ne puoi più e allora chiedi un permesso per uscire a fare quattro passi al fine di scaricarti un po’. Che fai? vai al centro commerciale per distrarti guardando le vetrine dei negozi. Prendi la scala mobile e mentre stai in cima prossima al piano …patatrack ...si rompe il tacco, perdo l’equilibrio e mi vedo già ruzzolare per le scale …e proprio in quel mentre la sfiga si distrae e mi sento afferrare da dietro da due mani forti. Il mio cuore batte all’impazzata per lo scampato pericolo. Ringrazio il signore che mi ha salvata e lo invito a prendere un caffè al bar. Era il minimo che potessi fare. Seduti al tavolo mentre sorseggiavo la mia spremuta di arancia, iniziai scrutarlo. Aveva un fisico asciutto, atletico, occhi penetranti, non aveva un filo di barba, belle mani curate, anche se si potevano vedere che le usava per lavoro. Curato nell’accostamento dei colori, aveva gusto. Incuriosita, le chiesi che lavoro facesse. Mi ha risposto che era un parchettista. Oddio pensai …la sfiga giornaliera mi aveva persa , sarà andata a tormentare qualcun'altra. Non ero in me, non sapete da quando ne cercavo uno, merce rarissima. Le ho chiesto se fosse libero per un lavoro da fare in casa. Da molto tempo si era formata una bolla sotto il parquet e poiché non riuscivo a trovare nessuno mi ero quasi rassegnata a tenermela. Lui accettò e sfoderò un bellissimo sorriso. Allora ci siamo scambiati il numero di telefono e abbiamo fissato un appuntamento, per un sopralluogo per il giorno seguente. Ero felice come una Pasqua. Tornai al lavoro e tutte le nuvole nere furono dipanate.
Il giorno seguente
Il campanello suonò, uno strano stato di agitazione iniziò a pervadermi, sinceramente non lo capivo. Aprii ed entrò, lo vidi ancora più bello di come me lo ricordassi. Ero vestita con una tuta da casa, non mi ero minimamente preparata, lungi da me entrare negli stereotipi classici della casalinga che accoglie l’idraulico.
Gli mostrai il danno, ci pensò un po’ e mi disse che si dovevano togliere un bel po’ di listelli e poi il tutto andava levigato e poi verniciato. Mi chiese se avessi dei listelli di riserva. Purtroppo non ne avevo, mi disse di non preoccuparmi poiché se ne sarebbe occupato lui. Fece un rapido preventivo a dir il vero un po’ salato, credevo che me la sarei cavata per molto meno, ma comunque era un lavoro che andava fatto.
Ad un certo punto mi accorsi che il suo sguardo si poggiava sul mio piccolo rigonfiamento, solo in quel momento si accorse che ero una trans. Questo provocò in me una forte eccitazione e il rigonfiamento divenne più accentuato. Lo vidi arrossire in volto quasi gli mancavano le parole, il respiro divenne corto, annaspava e con un filo di voce mi chiese se poteva andare in bagno per sciacquarsi la faccia e ricomporsi. Questa sua timidezza mi ammaliò, lo seguii e attesi che uscisse. Lo affrontai subito e gli chiesi se per lui era un problema lavorare per me.
Mi rispose timidamente di no.
Continua…
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falcemartello · 1 year ago
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E anche oggi comincia una dura giornata di lavoro! Vero Ambrogio?
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gcorvetti · 1 year ago
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La cultura del nulla.
Partirei col dire che oggi che è il giorno della memoria 'corta' ci si è dimenticati di una lezione dura, come detto altre volte non impariamo dai nostri errori, sapendo che l'olocausto non fu solo per gli ebrei ma anche per tutte quelle minoranze che non andavano bene al regime nazista come i nomadi, gli omosessuali e quelli dalla pelle non bianca, ma di norma questo giorno viene considerato solo per gli ebrei. Quei poveri cristi gassati o uccisi male non hanno niente a che fare con quello che sta succedendo adesso tra israele e la palestina, netanyahu e compagnia bella non sono gli stessi, decisamente, e su questo e quello che c'è attorno ci sarebbe molto da dire, ma mi fermo qua perché il post non è dedicato a loro o al massacro che stanno facendo da mesi sotto gli occhi di tutti senza che nessuno che abbia un minimo di voce in capitolo faccia qualcosa.
Ieri si è aperta la stagione che vede Tartu (la città estone dove vivo) come capitale europea della cultura. Sono andato a prendere un caffè con la piccoletta che a fine mese si trasferisce in Svezia e abbiamo visto nel gelo della giornata parecchie persone vestite con i costumi tradizionali e in piazza c'era un palchetto con musica terribile, facevano le prove. Li per li pensavo che è legato a una delle loro celebrazioni, ho letto qualche post del compleanno del paese o qualcosa del genere, ma mi sbagliavo. Poi la sera arrivava da non molto lontano l'eco di musiche tecno e house a volumi esorbitanti e la mia compagna mi ha detto che è iniziato il periodo della cultura. Quale cultura? Questo paese al confine del mondo conosciuto, di fatto non viene mai calcolato nelle statistiche europee, nato da pochissimo, se si considera che si sono liberati dall'unione sovietica nel 91 e che gli anni 90 li hanno passati ad assestarsi, si può capire che in realtà il paese ha più o meno 25 anni, niente se si paragona a paesi europei come il nostro o altri che hanno contribuito alla storia e alla creazione di questa civiltà in declino. Ma in quegli anni i governi hanno puntato sulla tecnologia, avrete sentito che l'Estonia è una piccola silicon valley e fin qua niente da dire se si pensa che alcuni software di successo sono stati creati qua, skype e nod32 in testa, ma quello che hanno fatto è stato creare una società stile americano, degli stati uniti, ma assorbendo la parte peggiore quella del puritanesimo per avere una facciata bella ma con un interno vuoto e spesso orribile. Questo ha influenzato la cultura, ovviamente, che è stata messa da parte per dare al popolo l'idea che il lavoro sia una priorità assoluta e che tutto il resto è superfluo. C'è anche da non sottovalutare l'enorme gap che hanno questi paesi, quelli del ex blocco sovietico, in termini di tempo (furono inglobati nel 1940) e siccome i russi non volevano che niente di occidentale venisse venduto o riprodotto o consumato dai popoli sottomessi ecco che tutto quello che abbiamo avuto noi, a livello culturale artistico e letterario nel bene e nel male, loro non l'hanno visto. Recuperare 50 anni di storia e di cultura mondiale non è facile, anzi è quasi impossibile perché i periodi storici e i cambiamenti sociali e culturali si devono vivere e capire per poi progredire, loro no, una volta liberi hanno preso quello che pochi e avidi personaggi propinarono loro attraverso i media, quindi parecchio mainstream e qualcosa che recuperavano dagli anni precedenti, per farvi un esempio quelli della mia età e più grandi ricordano con amore i nostri cantanti come Toto Cutugno, Al bano e Romina i ricchi e poveri e tutti quelli di quei San Remo primi anni 80, io dico che i russi li torturavano con il festival come battuta ma in pochi la capiscono perché il nostro festival non lo conosce quasi nessuno, è una cosa prettamente nostra e soprattutto poco esportabile. Si può capire da questa piccola storiella come l'interesse per le arti in generale non sia una priorità per l'estone medio, per carità ho conosciuto persone che hanno una buona cultura musicale, visto che sono del ramo, molti conoscono l'arte e così via, ma perché sono anche loro nel campo ed è logico che prendendo una nicchia cercano di esplorarla il più possibile, anche grazie al mezzo internet. Ma mi è capitato anche di parlare con persone che non conoscono neanche i loro di cantanti, non dico nomi astrusi di nicchia stranieri, ma neanche quelli locali che ve li sbattono ovunque in tutte le salse? Questo la dice lunga quanto sia bassissimo l'interesse.
Quindi la domanda è : Quale cultura andate a celebrare in questo periodo visto che siete la città della cultura europea? Se poi considerate che schifate lo straniero e quindi non tollerate altre forme culturali, cosa andate a mostrare? La cultura dell'alcol? O quanto siete copia e incolla fatto male di un mondo che non ha niente a che vedere con l'Europa?
Questo è a grandi linee un paese che sulla carta è moderno e innovatore, ma che se sposti la carta vedi tanto di quel marcio che diresti 'Ok, statevi per fatti vostri per altri 150 anni poi ne riparliamo'. A me non frega molto fra 2 settimane torno in Trinacria per un periodo XY a rigenerarmi da tutto questo e non so neanche se tornerò più a vivere qua, ma questo dipende molto da come si mettono le cose con lei. Da noi si dice "comu finisci si cunta" (quando finisce si racconta). Penso che l'album giusto sia l'immortale capolavoro del Banco
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mtonino · 8 months ago
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Krzysztof Kieślowski commenta la celebre scena della zolletta di zucchero in Film Blu (1993):
Il cubetto di zucchero è bianco, tocca il caffè, e comincia a scurirsi.
Possiamo far partire il cronometro, dovrebbe impiegare 5 secondi, 5 secondi e mezzo, per impregnarsi completamente.
Come assicurarsi che ciò avvenga in soli cinque secondi?
Non è così semplice.
Prendiamo una comune zolletta di zucchero, come questa, e immergiamola nel caffè.
Metto il cronometro.
8 secondi.
3 secondi di troppo.
Dovevamo trovare un cubetto che si impregnasse in 5 secondi.
Abbiamo deciso che un dettaglio del genere non dovesse durare più di cinque secondi.
Per mezza giornata, il mio assistente, ha testato diversi tipi di zollette per trovarne una che si impregnasse in esattamente 5 secondi e non 8 o 11, o in 3 secondi, come altre.
Abbiamo finalmente trovato una marca che lo faceva nel modo in cui volevamo.
Cronometriamolo.
Possiamo vedere che dura...4 secondi e mezzo.
Stavamo cercando una zolletta di zucchero che si inzuppasse abbastanza rapidamente per questo tipo di inquadratura.
Cosa ce ne importa di una stupida zolletta di zucchero che assorbe dello stupido caffè?
Niente...
A meno che non ci troviamo, per un momento, nel mondo della nostra protagonista.
Lei immerge un cubetto di zucchero nel suo caffè e si concentra su di esso per rifiutare l'offerta che l'uomo che la ama le ha appena fatto.
Quest'uomo un tempo era il suo amante.
Lei vuole rifiutare questa offerta, dimenticare quest'uomo, e dimenticare la musica che non si ferma perché questa musica le ricorda qualcosa che lei nega.
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gregor-samsung · 7 months ago
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“ Nella parte vecchia Lecce è suggestiva, dicono barocca, comunque barocca o no è bella, sa di pace di paese, due ragazze mature si passano di mano ammirate un lenzuolino ricamato, sorridono molto compiaciute. Al sommo della salita, da lassú potevi vedere Tricase-porto. Con il suo mare verde. Allora giù a rotta di collo con le biciclette scassate. Biciclette senza sella, senza pedali, senza freni, senza manubrio, senza ruote. Giú con le biciclette a correre verso il mare. Più scivolavi giú, piú sembrava che si allontanasse finché eri già lí nella sabbia, tra le onde. Io e Tonio. Tonio era una specie di scemo. La madre siccome quando era piccolo era molto triste, piangeva giorno e notte, gli aveva dato molta "papagna" (papavero). Tanta di quella papagna per farlo stare buono che gli aveva toccato il cervello. I contadini usavano molta papagna per i bambini troppo agitati, troppo piagnucolosi. La notte era notte e dovevano dormire per la dura giornata nei campi l'indomani, allora un po' di droga ed il piccolo era sistemato. Poi ce n'era tanto di quel papavero nelle campagne salentine! Giú con allegria verso la sabbia, verso le onde spumose, verso i fondali misteriosi, ci pulsava in gola una gioia irrefrenabile e facevamo "uuuh" "uuuh" alle curve. Tonio faceva "uuuh" "uuuh" ed io lo accompagnavo "uuuh" "uuuh". Giú ci aspettava il mare. Sulla collina tra le biciclette soffiava un vento che ci gonfiava le camicie. Su il vento, giú il mare. “
Tommaso Di Ciaula, Prima l'amaro e poi il dolce. Amore e altri mestieri, Feltrinelli (collana Franchi Narratori, n° 33), 1981¹; pp. 88-89.
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palmiz · 7 months ago
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Il libraio di 72 anni (1948), Mohamed Aziz, di Rabat, Marocco, passa dalle 6 alle 8 ore al giorno a leggere libri. Dopo aver letto più di 5000 libri in francese, arabo e inglese, rimane il libraio più anziano di Rabat dopo oltre 43 anni nello stesso posto. Quando gli è stato chiesto del perché lasci i suoi libri incustoditi fuori, dove potrebbero potenzialmente essere rubati, ha risposto che chi non sa leggere non ruba libri, e chi può leggere non è un ladro.
È conosciuto come il libraio più fotografato al mondo. Ha la sua bancarella di libri usati dal 1963 nella Medina, il quartiere più antico di Rabat, la capitale del Marocco. Rimase orfano a 6 anni, provò a fare il pescatore per realizzare il suo sogno di diplomarsi alle superiori, ma a 15 anni lasciò la scuola perché non poteva permettersi i libri di testo, troppo cari per la sua famiglia. Frustrato e senza studi, decise di aprire una libreria, mettendo i libri su un tappeto per terra sotto un albero, e ora da oltre mezzo secolo gestisce il suo negozio, realizzando il sogno di studiare.
La sua giornata dura dodici ore. Prima di aprire la libreria, cerca libri usati in altri negozi per leggerli e rivenderli. Oggi, oltre i settant'anni, dice che con due cuscini e un libro è sufficiente per sentirsi felice. Accumula torri di libri e quando gli chiedono quanti ne abbia, risponde che non ne ha mai abbastanza. Interrompe la lettura solo per pregare, fumare, mangiare e servire e consigliare i clienti interessati a temi specifici. Col tempo la sua libreria è diventata famosa e molti turisti gli fanno visita per comprare qualche libro e scattargli fotografie.
Fonte: web
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your-l0nely-star · 5 months ago
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—— 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐧𝐧𝐚 & 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐬𝐨.
—— levi ackermann x reader.
# uso della lingua italiana perché .. why not?
fem!reader, fluff, a little bit of smut. reader is younger than levi.
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levi ha trent'anni, un'ossessione per il pulito e la pazienza infinita per tollerare hange zoe, i piani strampalati di erwin e, dulcis in fundo, i - non più — mocciosi della squadra, ora più alti e barbuti rispetto a qualche anno fa.
è una giornata semplice, di quelle dove è piacevole uscire, mangiare un boccone e fingere che la città non possa essere presa d'assalto. è uno di quei giorni dove levi si lascia sprofondare goffamente sulla sedia in legno, il capo piegato all'indietro e la cravatta allentata, gli occhi socchiusi: i ragazzi devono essere usciti, oggi c'è riposo per tutti, persino per eren, martire di hange. forse sono tutti fuori, nessuno è ai dormitori, eppure .. un profumo delizioso invade le narici di ackerman, il quale corruccia la fronte li dove si vanno a formare poche rughe; chi è il matto che sta cucinando? e che cos'è questo fastidioso odore d'incenso che si fonde alla fragranza di vaniglia e dolciumi?
si tira su, le gambe snelle lo trascinano fino la stanza opposta, le finestre sono spalancate ed il sole picchia sul legno antico del pavimento, se solo non fosse così cosciente della sua essenza, levi potrebbe pensare di star sognando. passo dopo passo, silenzioso come solo un sicario saprebbe essere, s'introduce nella cucina e si poggia contro lo stipite della porta. avrebbe dovuto immaginarlo, avrebbe dovuto sospettarlo, che proprio Lei fosse rimasta nei paraggi dei dormitori. Lei, lei che non ha un nome, perché levi detesta pronunciarlo, detesta il modo in cui le vocali danno aria alla bocca e le consonanti invece s'arrotolano dalla lingua al palato, pruriginosa, tremendamente bella, spigolosa e morbida tutto assieme e soprattutto giovane, pura. è stato erwin ad accorgersene per primo, durante una spedizione, quando colti di sorpresa dal corazzato il cavallo di Lei è stato maciullato da un gigante di livello speciale e si è ritrovata a colpire con la testa un masso; levi ackerman è un uomo con la testa sulle spalle, lo sa di dover sacrificare i suoi compagni e persino sé stesso, ma Lei, Lei no, un fiore ancora in procinto di sbocciare, troppo giovane per avere le ginocchia sbucciate in quel terriccio. era corso indietro a riprenderla, rischiando di mandare a puttane l'intera spedizione sotto lo sguardo incredulo dei cadetti. levi si era giustificato appena, strafottente: "non possiamo perdere altri cadetti capaci" ed aveva chiuso il discorso, consapevole che erwin non c'avesse creduto neanche un attimo.
"cosa stai facendo?" la voce dura risuona nella cucina e Lei sobbalza, si tiene al bancone malandato ma perfettamente pulito, ha i capelli legati ai lati da un nastro bianco, i fianchi appena più larghi dello standard delle giovani donne del paese ed occhi grandi, pallida come se fosse malata ma sorridente.
“non l’avevo vista, capitano levi. sto preparando una torta, i rifornimenti in città questa volta sono stati appena più generosi ed ho pensato di cucinare il dessert per tutti noi. ”
e levi schiocca la lingua, non sorride ma fa un accenno e piuttosto si avvicina, passo dopo passo pare di varcare qualcosa di insormontabile, un confine che non dovrebbe essere neanche guardato da lontano, perché se eren yeager ha in mente di guardare cosa c’è oltre le mura, levi invece si tortura affinché non guardi oltre sé stesso ed il suo autocontrollo.
e c’è Lei, ancora, che fissa il capitano con un’espressione imbarazzata, le gambe di gelatina nel pensarsi stupida di fronte ad un uomo così affascinante e di pugno.
“ sei fin troppo generosa coi tuoi compagni, sei sempre così? “ non dovrebbero essere neanche affari suoi, ma come si può non farle domande?
“ uh — ” e Lei arrossisce, l’incenso pizzica il naso di entrambi e la giovane è fin troppo svelta nel correre a spegnerlo con un soffio, poi prosegue: “ sono felice qui, ci sono tutte le persone a cui voglio bene.. e mi piace renderle felici. ”
dolcezza di ragazza, ha le guance rosse ed il capitano Levi vorrebbe affondare i denti dove non è concesso, lambirne la pelle e stringerla ossessivamente, custodire quella grazia di donnina in una campana di vetro. il solo pensiero gli fa stringere i pantaloni.
“ vorresti rendere felice anche me? ” levi non ci pensa neanche, pronuncia quella frase così, con tono beffardo, le mani in tasca e la schiena dritta, una provocazione che forse Lei non coglie, perché sbatte le palpebre alcuni secondi prima di comprendere.
“ ..sì, certo che vorrei, lei è il capitano Levi e — ”
“ taci. ”
si avventa su di lei con il cuore in procinto di esplodere, l’irruente foga di chi per anni ha trattenuto quel fastidioso sentimento, qualcosa di paragonabile ad un pizzicotto che viene dato sempre sullo stesso punto e che poi diventa insopportabile come la punta del coltello che sfrega sulla ferita ricoperta di sale. levi è più alto di lei, le stringe i fianchi, affonda le dita tra le scapole ed il fondoschiena, una mano si chiude attorno la nuca di Lei.
tutto così sbagliato, tutto così inconcepibile, inammissibile, per il Capitano.
ma per Lei, per gli occhi immensi e quella bocca al sapore di panna e vaniglia, il capitano andrebbe persino all’inferno.
e Lei non se ne lamenta, anzi, ansima, si stringe al corpo del maggiore e pronuncia frasi sconnesse: non lasciarmi, ti ho aspettato tanto, ma allora mi vuoi anche tu? anche tu?
sì, sì che anche levi la vuole, l’ha sempre voluta, la ragazzina dai capelli lunghi che non sapeva usare il movimento tridimensionale, la stessa che cucina torte alla panna e sbatte con la tempia contro un masso durante la spedizione, la stessa che risponde a tono ma non comprende subito un doppio senso.
Lei, che ora giace a gambe aperte sul tavolo e le iridi si riempiono di lacrime, gli dona quell’involucro prezioso che per anni ha preservato per donarlo a qualcuno che avrebbe amato davvero, Lei che ora ficca le unghie tra le clavicole di quell’uomo che da sempre le tormenta i sogni, i giorni, contamina i suoi respiri, ed ora che Levi è sul suo corpo può osservarlo dal basso, può scoprire la meraviglia del suo respiro affannoso, il profumo della sua pelle e gli addominali scolpiti e lisci, le braccia forti ma mai violente con lei, la mascella contratta e dentro di sé c’è il mondo.
sotto di loro, il tavolo si sporca di liquidi, gocce di sperma e sangue, sono ingordi e si aggrovigliano, si divorano a vicenda e Levi ammette di star amando. la ama, la ama terribilmente, potrebbe morire per amore di quella ragazzina dai capelli lunghi, gli stessi che s’appiccicano sul suo seno e contro il petto di Levi.
il loro apice arriva come una lingua di fuoco, levi gode, Lei piange un po’, perché fa male, ed allora lui le bacia la bocca soffice con la tenerezza di chi ha ricevuto troppe frustate dalla vita.
levi si accascia sui suoi seni tondi, li bacia, bacia le clavicole, il collo, il mento, la bocca, prende aria ma è insaziabile di quel viso di caramella salata, le lacrime vengono rigettate dalle ciglia.
“ ti ho fatto male, non è vero? ” la sua voce è calda, il mondo pare essersi fermato e non è più mattina, sarà forse pomeriggio, dove il soffice sole diventa arancio ed illumina i loro corpi bagnati.
Lei tira su col naso, una vita di pugni e lavoro non l’hanno mai resa arida, solo diffidente, e oggi invece si sente di aver trovato casa, di essere piena d’amore.
“ fa sempre tanto male? così? ” chiede Lei, il pugno chiuso asciuga le lacrime da uno zigomo e ritorna a guardare il capitano, intento ora ad accarezzarle quelle guance irritate con occhi buoni, con la preoccupazione di averle fatto male. vorrebbe insegnarle tutto.
“ no, bambina, ti insegno io. ti piacerà di più, lo prometto. ”
Lei annuisce, lo stringe forte, la panna montata nel vassoio pare divenire liquida e l’incenso è del tutto consumato sul bancone grande.
levi non indossa più una maschera, il bambino fragile dentro di sé è inondato d’amore, è pieno di quella donnina e forse soffrire ne è valsa la pena, perché adesso è in paradiso.
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harshugs · 6 months ago
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vabbè un bel gioco dura poco infatti mi state un po’ tutti annoiando voi anonimi di oggi, però almeno avete animato questa mia giornata di dolce far niente
la messa è finita, andate in pace, e lasciate in pace me soprattutto haha, un bacino
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