#furono
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PRIMA PAGINA Gazzetta Del Sud Messina di Oggi giovedì, 09 gennaio 2025
#PrimaPagina#gazzettadelsudmessina quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi magazine#fiamme#baraccopoli#furono#accuse#assessore#razza#calderone#alagna#vittima#dello#sono#forte#successo#difficile#internazionale#mali#caso#iraniano#arrestato#nume
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Quasi mi dimenticavo:
Buona giornata delle foibe a voi, fascisti.
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i problemi sono cominciati più o meno quando una prof del liceo ci lasciò con un bigliettino personalizzato e sul mio scrisse “perché nascondersi? la reciproca conoscenza è una bellissima sfida e conquista” qualcosa qualcosa la mortificante esperienza di essere Vista
#poi oh cazzo vuoi magari non mi voglio far conoscere da te#ma in realtà avrei voluto era lei che non sapeva vedere#furono due anni Particolari debbo dire
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L’ultimo Tricolore nel cielo di Zara
Macerie. Macerie. Macerie. E dalle campagne le truppe partigiane di Tito che avanzavano verso la città deserta, abbandonata da quasi tutti gli abitanti dopo mesi di bombardamenti a tappeto.
Questo era ciò che vedeva dalla cima del campanile del Duomo di Zara il Tenente dei Carabinieri Ignazio Terranova il 31 ottobre 1944. Zara diventata la “Dresda dell’Adriatico” sotto i bombardamenti anglo-americani, la città italiana con più vittime civili in percentuale: il 10% dei suoi 20.000 abitanti morì sotto le bombe. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì la Medaglia d’Oro al Valor Militare al gonfalone della Città di Zara per ricordare il suo martirio, ma non è ancora stato possibile consegnare ufficialmente questa onorificenza.
Ancor prima che la motonave Toscana attirasse l’attenzione dell’opinione pubblica sull’esodo che si stava consumando da Pola nel dopoguerra, fu la nave Sansego a portare in esilio migliaia di zaratini a guerra in corso, con il rischio di attacchi aerei o di cannoneggiamenti partigiani dalla costa. Approdavano ad Ancona e Trieste i primi profughi di quello che sarebbe diventato l’Esodo di 350.000 istriani, fiumani e dalmati, mentre Zara, città simbolo della presenza italiana autoctona in Dalmazia, continuava a subire bombardamenti affinchè qualcuno potesse dire: “Zara è morta, d’ora in poi ci sarà solamente Zadar”.
Il nazionalismo croato dietro la bandiera rossa dell’esercito partigiano jugoslavo avrebbe così completato la snazionalizzazione della Dalmazia avviatasi con l’editto del Consiglio della Corona emanato dall’Imperatore asburgico Francesco Giuseppe il 12 novembre 1866.
In mezzo a questa desolazione e nel momento in cui Zara per prima tra le città italiane del confine orientale avrebbe sperimentato cosa significava “Liberazione” per i “titini”, il Tenente Terranova issò sul campanile del Duomo il Tricolore. Quel Tricolore, che nel novembre 1918 aveva salutato le navi della Marina da Guerra italiana che approdavano in città alla fine della Prima guerra mondiale, veniva esposto per l’ultima volta sul cielo di Zara. Nei giorni seguenti si avviò l’epurazione politica da parte dell’OZNA, la polizia segreta titoista, la quale fece rapidamente circa 200 vittime nel capoluogo dalmata tra deportati verso l’ignoto, annegati in mare con una pietra al collo (“il mare Adriatico è stata la nostra foiba” commentava Ottavio Missoni, esule dalmata e a lungo Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio) e fucilati, tra i quali Ignazio Terranova, il quale aveva in precedenza fatto parte del comitato clandestino antitedesco sorto in città.
Una storia che la nipote Maria Carmela Terranova ha voluto ricordare con un libro che è stato anche presentato alla Bancarella. Salone del libro dell’Adriatico orientale, una storia che ha portato al conferimento di un riconoscimento alla memoria nel corso delle cerimonie istituzionali del Giorno del Ricordo, una storia che vogliamo ricordare oggi, 7 gennaio, Giornata nazionale della bandiera.
Lorenzo Salimbeni
#Per coloro che non lo sapessere: il 7 gennaio 1797 la Repubblica Cispadana adottò il Tricolore#Quella di Zara (e della Dalmazia in generale è una storia agghiacciante dall’annessione all’Impero Austriaco in poi)#Una vera e propria pulizia etnica a danno di italiani albanesi e rumeni al fine di rendere la regione compattamente croata nonostante essa#per secoli fosse stata multietnica#Per non parlare della continua appropriazione culturale di elementi non slavi da parte dei nazionalisti croati dagli anni Novanta in poi#(esempio: l’identificazione di scrittori dalmati italiani che scrissero esclusivamente in italiano e in latino e che probabilmente il croato#nemmeno lo conoscevano come “grandi scrittori croati” - ovviamente dopo la croatizzazione di rito del nome italiano con cui essi stessi si#firmavano - la cosa esilarante è che tra questi “grandi scrittori croati” compaiono anche italiani che in vita non solo furono nazionalisti#italiani - ma odiarono apertamente i croati)#Esodo giuliano-dalmata#R.I.
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vite furono cambiate (la mia)
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🐝🐝🐝
📒 Lo sapevi che un cucchiaio di 🍯 miele è sufficiente per mantenere una persona in vita per 24 ore?
📒 Lo sapevi che una delle prime monete al mondo aveva il simbolo di un'ape?
📒 Lo sapevi che il miele contiene enzimi vivi?
📒 Lo sapevi che questi enzimi muoiono a contatto con un cucchiaio di metallo?
▪️ Il modo migliore per mangiare il miele è con un cucchiaio di legno; se non ne hai uno, utilizza un cucchiaio di plastica.
📒 Lo sapevi che il miele contiene una sostanza che aiuta il cervello a funzionare meglio?
📒 Lo sapevi che il miele è uno dei pochi alimenti al mondo che può sostenere la vita umana da solo?
📒 Lo sapevi che le api hanno salvato molte persone dalla fame in Africa?
📒 Lo sapevi che il propoli prodotto dalle api è uno degli antibiotici naturali più potenti?
📒 Lo sapevi che il miele non ha una data di scadenza?
📒 Lo sapevi che i corpi dei più grandi imperatori del mondo furono sepolti in sarcofagi d’oro e poi ricoperti di miele per evitare la decomposizione?
📒 Lo sapevi che il termine “Luna di miele” deriva dall’usanza degli sposi di consumare miele per favorire la fertilità dopo il matrimonio?
📒 Lo sapevi che un'ape vive meno di 40 giorni, visita almeno 1000 fiori e produce meno di un cucchiaino di miele, ma per lei è il lavoro di tutta una vita?
Grazie, preziose api..! 🐝
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PRIMA PAGINA La Discussione di Oggi domenica, 15 settembre 2024
#PrimaPagina#ladiscussione quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi discussione#fondato#alcide#link#anno#fascismo#regime#della#repubblica#sociale#italiana#ferocia#nazista#italia#paese#dalla#guerra#egli#furono#teatro#case
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🧵“Se i pannelli solari potessero parlare”.
Sono un pannello fotovoltaico al silicio monocristallino, sono grande 2.094x1.038x35mm e peso 24 kg. Fui costruito a Xi’An in Cina e oggi sono in un campo fotovoltaico vicino Avellino. Sono bello, vero? Seguitemi nel mio racconto!
Per la mia costruzione nella fabbrica di pannelli PV più grande del mondo, alacri operai cinesi misero insieme 1.128 grammi di preziosi wafer al silicio monocristallino collegandoli con 72 grammi di sottilissime interconnessioni in rame su un letto di 2.352 grammi di alluminio.
A ricoprire il tutto, 1.032 grammi di EVA protettivo e 19.416 grammi di vetro temperato purissimo. Per completare l’assemblaggio furono necessari ben 3.250 kWh di energia elettrica cinese, di cui il 67% da combustibili fossili che produssero 1.276 kg di emissioni di CO2.
Per andare da Xi’An a Shanghai via TIR insieme ad altri 349 pannelli come me, occorsero ben 1.000 litri di gasolio, circa 3 a testa. Poi, da lì, per raggiungere Amburgo (11 kNM), la nave cargo dovette bruciare ben 5.300.000 litri di “bunker oil”,
un gasolio molto grezzo e viscoso con alto contenuto di zolfo, che, divisi per 1.400.000 di noi (4.000 container x 350 moduli), furono circa 4 litri a testa. Infine, per il tragitto da Amburgo ad Avellino via TIR ci vollero ulteriori 1.000 litri di gasolio, 3 a testa.
Giunto ad Avellino, per la mia installazione ci volle un ulteriore litro di gasolio che portò il totale a 11, cioè 113 kWh di energia e 30 kg di CO2 emessa.
Lì, considerando l’insolazione annua di Avellino, il mio rendimento di conversione solare/elettrico e perdite del 6% circa per giunzioni e inverter, in 20 anni produrrò circa 8.200 kWh netti in rete.
Infine, quando esalerò l’ultimo respiro, per smantellarmi, smaltirmi e riciclare i miei componenti occorreranno, ahimè, ulteriori 900 kWh circa di energia elettrica italiana che daranno luogo a 222 kg di emissioni CO2.
Tirando le somme, a fronte di 4.263 kWh di energia spesa e 1.528 kg di CO2 emessa, avrò prodotto 8.200 kWh in 20 anni, cioè 3.937 kWh netti (197 kWh/anno) emettendo 1.528 kgCO2, 388 gCO2/kWh. Il mio EROEI sarà 8.200/4.263 = 1,92.
Vi domando: ne sarà valsa la pena per il globo?🤔
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Le bare fatte sfilare in pieno centro a Bergamo, una per ogni camion, per incutere terrore nella popolazione.
Furono l’inizio della farsa pandemica.
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Video IlDissonante t.me
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ho riaperto la mia raccolta di cit della buonanima della mia prof di italiano del liceo e ho trovato la review perfetta della commedia e cioè “il lettore un po’ salame, dante lo lascia indietro”. presto su tutte le fascette di qualsiasi edizione della divina commedia, altro che i libri di bella ed edward
#ma poi ci furono citazioni incredibili come fabia è elevata al quadrato nell’identità del personaggio#e cit che fanno piangere come il peccato è qualcosa che carica di miopia i nostri occhi#rip manchi come l’aria spero di esprimermi anch’io in modo così sagace ogni tanto
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I look like the guys from the other village where everyone has the same last name 😭😭😭
I missed a chunk of food and bit down so hard that when the teeth clashed my incisor twisted on itself and is now leaning out of my gums! And somehow it doesnt hurt! Frankly not how i was expecting to spend my evening!
#signor banana non ti dovevo prendere in giro negli anni che furono 😭#send help ragazzi potrò andare dal dentista solo venerdì
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« Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole.
Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su sé stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose, primavera del '24, primavera del '44, proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.
Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così.
Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana. »
- Antonio Scurati
Monologo (censurato dalla Rai), ma qui per condividerlo perché: antifascismo sempre!
#antonio scurati#antifascismo#nervi tesi fasci appesi#fasci appesi#viva l'antifascismo#25 aprile#censura#rai merda#giorgia meloni#democrazia#giacomo matteotti#italia#fasci merda
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Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), successivamente chiamate anche Las Mariposas (Le Farfalle), per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal.
Nel 1991 il Center for Global Leadership of Women (CWGL) avviò la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, proponendo attività dal 25 novembre al 10 dicembre nel ricordo, la discussione e la promozione di campagne per i diritti umani.
Nel 1993 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l'eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane.
Penso non ci possano essere polemiche di alcun tipo nel credere che sia diritto di ogni donna non avere paura di essere seguita per strada, di subire attenzioni indesiderate, di essere pagata lo stesso per le stesse mansioni di un uomo, per essere considerata uguale se voglia o meno una famiglia, se vuole amare chi vuole. E non c'è nessuno dubbio che non può essere negoziato il fatto che c'è un delitto da combattere che avviene contro le donne in quanto donne, nella distorta mentalità di chi sosteneva di volerle bene.
Tutto il resto si può discutere (sui termini, sui tempi, sui modi). Ma quella parte no.
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Ultimi brandelli di dignità cadono
S'era sempre fatta un gran vanto della propria integrità morale, criticando apertamente alcuni comportamenti di certe sue amiche, vittime degli strali impazziti di Cupido. Lacrime e tempo sprecati, diceva spavalda. Lei avrebbe sempre avuto, ne era sicurissima, ben saldo in mano il timone delle sue emozioni. “Io farmi prendere dal mal d'amore e soffrire per un uomo? Tsè: allora proprio non mi conosci! Ah, ah…” Poi, inevitabilmente nel tempo, si presentano sul percorso di ciascuno degli accadimenti, delle circostanze che danno un senso al vecchio detto: “non dir mai di quest'acqua io non berrò” e anche lei quindi non poté sfuggire. A volte, chi ti fa svoltare di 180 gradi è un uomo. Che ti toglie il respiro all'improvviso. E anche a lei come a tutti capitò per caso: ci furono un lieve tamponamento e una litigata furiosa, terminati con un Cid compilato nervosamente.
Poi un paio di telefonate il giorno dopo, per accordarsi bevendo assieme un caffè, davanti al quale ella divenne dipendente dalle labbra e dalle fossette sulle guance di quel giovane uomo. I suoi modi spartani eppure cortesi, il loro fissarsi dritti negli occhi, spia di un desiderio reciproco e malcelato, il suo essere un po’ imbranato, accompagnato da un lieve rossor di guance quando le chiese di rivederla, arrivarono dritti dritti al suo cuore, come un coltello caldo che tagli un panetto di burro. Emozioni inattese e mai provate prima. Per entrambi. Si trovò a pensarlo in ogni momento, a chiedere consigli a 'quelle smidollate senza carattere' che ora la guardavano sorprese, alzando appena un sopracciglio ma non lesinandole strategie e note, nuove, antichissime tattiche di comportamento in una schermaglia d'amore.
Tamponavano le sue ferite e lei non si arrabbiava se ridevano di lei, purché la consigliassero per bene. Stasera ha capito che dopo più di due settimane di timidezze, di no sempre più flebili ed esitazioni, di reciproci messaggi contenenti parole centellinate, frasi in equilibrio sul filo della passione rovente ma non confessata, è completamente cotta e ha deciso che gli si concederà. Fanculo dubbi e scrupoli: tutte cazzate di chi non ama. Lo vuole, non c'è santi. Non ce la fa più. Lo desidera, lo brama e quindi l'ha invitato a cena a casa sua. È tutto pronto per l'antico rito. Quando arriverà lo farà accomodare direttamente in camera ed è così che lo accoglierà: bellissima, profumata, curatissima e poi completamente aperta e disponibile per lui, solo per lui. Resa d'amore incondizionata e totale. Sarà sua.
Vuole così. Gli si offrirà immediatamente senza più pudore e lo pregherà di amarla. La sua schiena nuda parlerà il linguaggio dell'amore di una donna che desidera. Gli confesserà di essere gelosa marcia, che non vuole che lui guardi le altre, che gli farà ciò che vuole, purché lui la possieda e sia solo suo. Stasera e poi quando egli vorrà. Dignità azzerata. Amare ti scombussola vita, i valori e il cuore. T'arriva nel cervello all'improvviso un complesso di emozioni marziane per cui non sei attrezzato. E nessuno di noi lo è mai veramente, grazie a Dio. L'anima, quella poi se la mette in tasca l'oggetto del tuo amore. E se la beve lentamente: ogni giorno assapora il tuo amore e se ne lusinga. Spera solo che ne sia degno. Comunque vada, ne sarà valsa la pena. Credimi.
RDA
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Il più grande errore di Togliatti
Ogni anno la premier Meloni ricorda la morte di Giorgio Almirante, celebrandolo come eroe della patria, uomo retto e suo riferimento politico.
Almirante in realtà è stato un razzista convinto, un criminale di guerra e un istigatore di stragi e rappresaglie.
Nella primavera del 1944 firmò il "manifesto della morte" come capo di gabinetto del ministro della Cultura Popolare dell'RSI. Il manifesto annunciava la fucilazione per "sbandati ed appartenenti a bande" che non si fossero consegnati ai "posti militari e di polizia italiani e tedeschi".
Le zone della Toscana in cui fu affisso il bando divennero teatro di stragi e rappresaglie, in particolare a Niccioleta, dopo la diffusione di quel bando, furono assassinati dai nazifascisti 83 minatori accusati di collaborazione con i “banditi partigiani”. Il manifesto della morte venne ritrovato nell'estate del 1971 e pubblicato il 27 giugno dai quotidiani "l'Unità" e "il Manifesto". Giorgio Almirante li denunciò per diffamazione.
Nel corso del procedimento furono rinvenute negli Archivi di Stato e prodotte in giudizio inequivocabili prove documentali attestanti la veridicità del manifesto di fucilazione. La Cassazione nel 1978 decretò la vittoria totale de L’Unità, che rifiutò il risarcimento economico. La stampa comunista aveva dimostrato che Almirante era un criminale di guerra. Questa è solo una delle tante criminali vicende legate alla storia di Giorgio Almirante.
Chi lo ritiene il proprio riferimento politico si qualifica da solo/a.
Cronache Ribelli
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Ormai Gaza ha superato in termini di distruzione e morte sia Aleppo sia Sarajevo. Non ancora in termini di durata, ma il tempo passa velocemente. In quei casi la condanna internazionale è stata netta e molto ampia. Inoltre, nel caso di Sarajevo vi fu un intervento internazionale finalizzato a ridurre la capacità offensiva delle milizie. In quello di Aleppo le famose "linee rosse", più volte evocate dagli americani, furono superate ma non condussero a nessuna forma di intervento. Ma certo, in nessuno dei due casi, le potenze occidentali mandavano armamenti agli autori del massacro. Su Gaza si continua, come niente fosse, ad armare gli assedianti. Giorno dopo giorno, linea rossa superata dopo linea rossa superata. Siamo tutti in pericolo. Se non abbiamo la fibra morale per distinguere chiaramente cosa bisognerebbe fare di fronte a tale scempio significa che siamo tutti in pericolo. Alessandro Coppola, Facebook
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