#francesco collecini
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Complesso del Belvedere e Real Borgo di San Leucio (1778-90), Caserta.
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#reggia #carditello #realdelizia #fondazionecarditello...#interiors dettagli dello scalone La Reggia di Carditello, situata a circa 4 km ad ovest dell'abitato di San Tammaro, sito nei pressi di Capua e non lontano da Napoli, in via Foresta a Carditello, è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico, destinato da Carlo di Borbone (1716-1788) a luogo per la caccia e l'allevamento di cavalli e poi trasformato per volontà di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825) in una fattoria modello per la coltivazione del grano e l'allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini. l fabbricato è stato costruito dall'architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli. L'area antistante, formata da una pista in terra battuta che richiama la forma dei circhi romani, abbellita con obelischi ed un tempietto circolare dalle forme classicheggianti, era destinata a pista per cavalli. #campania (presso Reggia di Carditello ( Caserta )) https://www.instagram.com/p/CAxdzA3I6wLyFvJwF2m_GhgrzcFDg8S8TNpkbI0/?igshid=11xvdamu2xc73
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Reggia di Carditello, svelati gli affreschi scomparsi e la quadreria reale con il supporto della realtà aumentata, nel segno del binomio arte e tecnologia
In occasione della presentazione del volume Carditello ritrovato di Vega de Martini, per la prima volta i visitatori hanno avuto la possibilità di ammirare la riproduzione virtuale della galleria di Carditello – realizzata dalla società Neatec SpA che ha sviluppato il sistema PIUCultura – con arazzi ed arredi commissionati da Ferdinando IV di Borbone.
Nel corso dell’incontro, coordinato da Vega de Martini, sono intervenuti anche il presidente Luigi Nicolais e gli esperti Antonella Diana, Maria Fernanda Garcia Marino, Carmen Masi e Riccardo Serraglio.
«Anni fa – ha spiegato Vega de Martini – è stato pubblicato a cura della Soprintendenza competente per territorio, un dettagliato studio, coordinato dalla sottoscritta, sul patrimonio di arredo del Quarto Reale del Casino di Carditello. Gran parte di quello che si credeva irrimediabilmente perduto è stato ritrovato. Del volume non è stata data nessuna diffusione all’epoca. È ora arrivato il momento di rimediare a tale inspiegabile mancanza.»Una sfida ambiziosa, dunque, nata dal lavoro di ricerca e recupero svolto dal 2012 da un gruppo di studiosi coordinati dalla de Martini – raccolto nel 2014 nella pubblicazione del volume presentato ieri a Carditello – e dalla sperimentazione di Neatec nel Real Sito di Carditello tra luglio e settembre 2019.
Inoltre, durante le visite guidate i turisti hanno scaricato gratuitamente l’app PIUCultura per interagire con il sistema, ponendo domande, fotografando le opere o inquadrando i QR Code posizionati nel percorso, all’interno della palazzina centrale.
Tra i numerosi contenuti messi a disposizione sull’app, spicca la ricostruzione virtuale della galleria, uno degli ambienti più suggestivi di Carditello, curata dal videomaker Marco Flaminio.
«In questo periodo – ha spiegato Luigi Nicolais, presidente della Fondazione – non possiamo accogliere i quadri nel Real Sito e quindi, grazie alla tecnologia, abbiamo la possibilità di vedere virtualmente lo splendore di Carditello. Non vogliamo assolutamente sostituire le opere d’arte con il virtuale ma, con queste nuove tecniche, possiamo avere almeno l’idea della bellezza del Real Sito.»Il sistema informatico PIUCultura, realizzato con l’aiuto del finanziamento agevolato sul bando MISE Agenda Digitale, ha l’obiettivo di avvicinare i cittadini alla fruizione dell’immenso patrimonio culturale italiano, mediante l’utilizzo di tecnologie multimediali.
L’app è già scaricabile, gratuitamente, sul play store di Google e nell’app store di Apple.
Il Real Sito di Carditello – voluto da Ferdinando IV di Borbone ed edificato intorno al 1787 da Francesco Collecini, collaboratore di Luigi Vanvitelli – oggi è impegnato anzitutto in attività di restauro e rifunzionalizzazione, con investimenti previsti per circa 17 milioni di euro nei prossimi tre anni, a valere su fondi nazionali ed europei.
Carditello ospita una palazzina reale dalle linee neoclassiche, ambienti destinati ad azienda agricola, cinque cortili per attività agricole, un’area riservata alle corse dei cavalli realizzata come un antico circo romano, con due fontane con obelischi in marmo, un prato centrale – al cui centro si erge un tempietto circolare da cui il re assisteva agli spettacoli ippici – ed una pista in terra battuta.
Ancora oggi è l’unico esempio al mondo di ippodromo inserito all’interno del perimetro di un edificio: lungo le mura perimetrali, tre livelli di gradoni ospitavano sino a 30mila persone, che partecipavano alle manifestazioni ippiche che si svolgevano all’interno del sito.
La tenuta era destinata all’allevamento e alla selezione di cavalli di razza reale, oltre che alla produzione agricola e casearia.
Qui era situata la Reale Industria della Pagliara delle Bufale, che ospitava un importante caseificio. Rappresentava, quindi, un mirabile esempio dell’imprenditoria illuminata promossa dalla Casa Reale borbonica tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’800.
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Carditello tra arte e tecnologia Reggia di Carditello, svelati gli affreschi scomparsi e la quadreria reale con il supporto della realtà aumentata, nel segno del binomio arte e tecnologia…
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di Michele Di Iorio
Andando da Napoli verso il Miglio D’Oro, nel Casale di Barra, poco prima di San Giorgio a Cremano, si incontra una delle più belle dimore vesuviane, Villa Giulia,.
Villa Giulia fu costruita nella seconda metà del ‘700 per volere del principe don Domenico Cattaneo della Volta, principe di San Nicandro o Sannicandro, precettore del futuro Ferdinando IV di Borbone.
.Il nome della celebre Villa di Barra viene dal ricco e fortunato matrimonio di don Domenico, nel 1717, con donna Giulia de Capua, erede del ducato molisano di Termoli e di altri feudi minori nella provincia di Capitanata e della Contea di Aversa.
Don Domenico fu gentiluomo di corte del re di Napoli e suo ambasciatore in Spagna, nonché Cavaliere di San Gennaro e del Toson d’Oro e Grande di Spagna. Per dieci anni fu Consigliere di Stato e presidente della Giunta di redazione del Codice civile del Regno, detto Carolino.
Il Sannicando fu un abile amministratore, e incrementò il proprio già cospicuo patrimonio comprando dal Regio demanio, il ducato di Salza, che comprendeva i feudi di Parolise, Volturara, Montemarano nell’avellinese, il feudo di Pomigliano d’Arco, il feudo napoletano della Duchesca
Domenico di Sannicandro decise di lasciare il palazzo al quartiere Stella per essere più vicino alla Reggia di Portici. Nel 1760 affidò quindi a Francesco Collecini i lavori di trasformazione in “villa di delizie” della masseria Cattaneo di Barra, da eseguire sul progetto grafico dei Real architetti Carlo e Luigi Vanvitelli. Successivamente all’esecuzione dell’opera si affiancarono anche Pietro e Marcello Fonton.
Una volta insediatosi, dalla tranquillità della Villa di Barra, il principe Domenico continuava a dirigere i suoi affari, talvolta in contrasto con la politica del Primo Ministro Tanucci.
L’edificio si presenta con una facciata in stile Rinascimentale. Circondato da un vasto parco, i viali del giardino si snodavano tra piante di yucca e cactus, e soprattutto di camelie, fiancheggiati da sedili di marmo con schienali in piperno. Accanto al boschetto di lecci si ergeva una vasca con ninfee.
Villa Giulia venne man mano abbellita: la cappella fu arricchita da altari in marmo pregiato, l’architetto Luca Vecchione abellì la galleria del piano nobile, furono posizionate due splendide statue in marmo di Carrara.Anche il giardino accolse ancora più piante ornamentali, sotto la guida di Antonio Nicolò Alfano.
Nel 1886, la discendente donna Giulia Cattaneo dei principi di San Nicandro, dama di corte della regina Margherita di Savoia, moglie di don diego Pignatelli Aragona Cortes duca di Monteleone, fece effettuare notevoli restauri al piano nobile con decorazioni di Ignazio Persico e Salvatore Cepparulo. L’edificio venne dotato anche di un pergolato in ferro battuto per consentire passeggiate all’ombra e di una serra in ghisa, Vennero aggiunte nuove piante, come i banani, curando comunque le specie già presenti.
Alla morte di donna Giulia la Villa passò in eredità a Diego de Gregorio marchese di Sant’Elia, proprietario anche della Villa De Gregorio di Torre del Greco, che aggiunse al proprio il cognome quello di Cattaneo. Villa Giulia appartiene ancora oggi ai discendenti di questa nobile famiglia.
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La Villa Giulia a Barra di Michele Di Iorio Andando da Napoli verso il Miglio D'Oro, nel Casale di Barra, poco prima di San Giorgio a Cremano, si incontra una delle più belle dimore vesuviane, Villa Giulia,. 475 more words
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