#forme d'arte
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Mentre la vita pubblica e persino quella privata assumono i caratteri dello spettacolo, è in atto un contromovimento che cerca di modellare lo spettacolo, il teatro, tutte le forme di espressione artistica, sulla realtà — di annullare la differenza stessa tra arte e vita. Entrambe le tendenze diffondono un senso dell’assurdo caratteristico della sensibilità contemporanea. Va notata la stretta connessione tra un eccesso di elementi spettacolari, il cinismo dell’atteggiamento disincantato ormai diffuso anche tra i bambini, l’impermeabilità alla sorpresa o alle emozioni violente e la conseguente indifferenza a distinguere tra illusione e realtà. Siamo troppo ciniche [scrive Joyce Maynard di se stessa e di una bambina di quattro anni che ha portato al circo], per non intuire il trabocchetto nel gioco di prestigio, l’imbottitura del Santa Claus dell’Esercito della Salvezza, i trucchi della telecamera negli show pubblicitari alla TV (“Non è la mano di un folletto che spunta fuori dalla lavatrice,” mi dice Hanna, “è soltanto un attore coi guanti.”) Non diversamente al circo... ella si appoggiò indietro sul sedile imbottito, la mia bambina di quattro anni... prevedendo capitomboli e scivoloni, severa, sveglia, triste, saggia, matura, disincantata, più assorta nello zucchero filato che affascinata dal Più Grande Spettacolo del Mondo. [...] Avevamo assistito, impassibili, a spettacoli ben più straordinari, tutto il nostro mondo era un’indigestione per gli occhi, un circo a dieci piste con cui non avrebbero potuto competere neppure i Ringling Brothers. Un uomo ficcò la testa nelle fauci di una tigre e io lo indicai alla mia gelida, imperturbabile amica, con espressioni di sbalordimento esagerato, e quando essa non si curava di guardare... le giravo la testa verso la tigre, la costringevo a seguire il numero. La tigre, penso, avrebbe potuto staccare la testa al domatore con un morso, inghiottirlo in un boccone e tramutarsi in scimmia e lei non avrebbe battuto ciglio. Davanti a noi almeno due dozzine di clown ammucchiati in una Volkswagen cercavano di uscirne senza che Hanna capisse qual era lo scopo di tutto ciò. Non è solo perché sa che escono da una botola che Hanna non riesce a entusiasmarsi. Anche se non fosse a conoscenza del trucco, non dimostrerebbe maggiore interesse.
La sovraesposizione a illusioni prefabbricate distrugge rapidamente la loro efficacia rappresentativa. La componente illusoria del reale non produce, come sarebbe prevedibile, una intensificazione del senso della realtà, ma genera, nei confronti della realtà stessa, uno stato di allarmante indifferenza. Il nostro senso della realtà si trova allora a dipendere, per quanto sembri strano, dalla nostra disponibilità ad accettare l’aspetto illusorio del reale. Persino la comprensione razionale delle tecniche illusorie non annulla la nostra capacità di considerare l’illusione prodotta come una rappresentazione della realtà. La smania di conoscere i trucchi del prestigiatore, come l’interesse suscitato recentemente dagli effetti speciali di un film quale Guerre stellari, hanno in comune con lo studio della letteratura il desiderio di apprendere dai maestri dell’illusione lezioni sulla realtà stessa. Ma quando si riscontra un’indifferenza totale persino per la meccanica dell’illusione, è prevedibile il collasso della stessa idea di realtà, che dipende in ogni suo elemento dalla distinzione tra natura e artificio, realtà e illusione. Tale indifferenza rivela l'erosione della capacità di interessarsi a qualsiasi cosa esterna al sé. Così la bambina impassibile, che ha già visto tutto, si riempie di zucchero filato e quanto succede non le importerebbe neppure se non sapesse in che modo ventiquattro clown riescono a infilarsi in una macchina. “
Christopher Lasch, La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive; Nuova postfazione dell’autore, traduzione di Marina Bocconcelli, Fabbri (collana Saggi Tascabili), 1992. [Libro elettronico]
[Edizione originale: The Culture of Narcissism: American Life in an Age of Diminishing Expectations, W. W. Norton, New York City, 1979]
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kursed-curtain · 5 months ago
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Slowly places down their height differences for yall~
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devisopod · 21 days ago
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one of the "tame" monster form sketches I've done for Anselm! still needs a few tweaks? ultimately it's supposed to look like him with only a few changes
not entirely happy with it yet, I'm getting there
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persa-tra-i-miei-pensieri · 2 years ago
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Solo io ci vedo un coniglio?
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art-vortex · 1 year ago
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(via Coussin « "Métamorphose Énigmatique : Les Yeux Épars" » par Art-Vortex-fr)
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chic-a-gigot · 4 months ago
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L'Art et la mode, no. 37, vol. 28, 14 septembre 1907, Paris. Robe en tulle brodé. Petit vêtement formant boléro court à longs pans en tussor à dessin de Jouy. Revers de taffetas. Guimpe et manches de tulle plissé. (Embroidered tulle dress. Small garment forming a short bolero with long panels in Jouy-pattern tussor. Taffeta lapels. Pleated tulle guimpe and sleeves.) Imp. d'art L. Lafontaine, Paris. Bibliothèque nationale de France
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thinkingimages · 5 months ago
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Gherasim LUCA (Bucharest, 1913 - Paris, 1994)
Madeleine, undated, autograph manuscript, images cut from magazines with autograph poem, ms 860
Of Romanian origin, Gherasim Luca established close ties with French artistic circles in the early 1930s, most notably with the Surrealist group, before settling permanently in France in 1953.
Described by Gilles Deleuze as "the greatest poet of the French language", Luca developed a work of "limit-hero", to use the title of one of his works (1953), where the deconstruction of language is based on the refusal of political, identity or ethical categories and the recourse, twenty-five years before Deleuze and Félix Guattari, to the notion of anti-Œdipe. His atypical path, where the creative process is inseparable from his personal life, naturally led him to transpose his poetic experiments into the visual arts. In particular, from 1945 onwards, Luca began a series of collages - in which this autograph manuscript is included - made from photographs of various illustrations or, more importantly, reproductions of paintings, cut into squares of equal dimensions. Luca then glued these squares side by side to form a new, original and surprising image, following a process deeply inspired by the Surrealists. He gave these works the name "cubomania", a way of recalling the founding role of the square shape but also probably a way of mocking the heirs of cubism. Beyond the influence of the Surrealists and Marcel Duchamp's scandalous L.H.O.Q. (Musée National d'Art Moderne, Paris, 1919), Luca's "cubomanias" feature a personal dialogue with the most famous works of art of the past, from Leonardo da Vinci to the van Eyck brothers, Caravaggio and Ingres. This manuscript joins one of them acquired in 2019, Madonna of the Bourmestre Meyer (after Holbein).
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camisoledadparis · 24 days ago
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This extraordinary objet d'art is one of the world's finest automata. The beautifully crafted egg conceals a delightful diamond-encrusted songbird. With the simple push of a button, the bird appears to sing its song. As luxurious as it is delightful, the 18k gold form is adorned by diamonds and enamel ~ Faberge eggs, Bird Boxes ~ 
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royalty-nobility · 11 days ago
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Portrait of Princess Maria Antonia of the Two Sicilies
Artist: Carlo Morelli (Italian, late 18th century - 1890)
Date: After 1842
Medium: Oil on canvas
Collection: Galleria d'Arte Moderna, Florence, Italy
Princess Maria Antonia of the Two Sicilies
Princess Maria Antonia of the Two Sicilies (Italian: Maria Antonia delle Due Sicilie) (19 December 1814 – 7 November 1898), was a princess of the Kingdom of the Two Sicilies by birth and Grand Duchess of Tuscany from 1833 to 1859 as the consort of Leopold II.
She is also known as Marie Antoinette of the Two Sicilies or Marie Antoinette of Tuscany, since in the Bourbon and Habsburg-Lorraine families this form was used for princesses called Maria Antonia.
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questouomono · 2 months ago
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Questo uomo no, #141 - Quello che secondo lui il patriarcato non esiste più
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Premessa importante: questo testo non è "contro" un ministro ignorante che dice ingiuste e violente inesattezze in una sede istituzionale intervenendo neanche di persona a sproloquiare di cose che non sa, in modo quantomeno inopportuno. Quanto successo alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin in Senato è già successo innumerevoli volte, e succederà ancora per molto tempo. Questo testo è l'ennesima ripetizione di cose già sapute e stabilite scientificamente da chi studia le questioni di genere e i femminismi da decenni, e che ripete a ogni occasione perché questo è il suo lavoro: la ricerca e l'azione volte a dare strumenti per risolvere problemi sociali gravi e inderogabili e a puntualizzare concetti importanti per quella ricerca e quell'azione.
"Il patriarcato è finito nel 1975, con la riforma del diritto di famiglia" non è una opinione nuova, è una vecchia ignoranza che in molte forme diverse va in giro appunto dal 1975, sostanzialmente per due motivi. 1) Un punto temporale indietro nel tempo - il '75 è cinquant'anni fa! - fa sembrare questo argomento vecchio, datato, superato, e insieme a lui i femminismi che lo combattono. La realtà è che se intendiamo il patriarcato come modello politico-sociale che informa le leggi del nostro paese, è nel 1981 che viene abolito il delitto d'onore, è nel 1996 che lo stupro è classificato reato contro la persona e non contro l'onore. In più, se anche per le questioni di violenza possiamo fermarci al 1996, il patriarcato è presente nelle leggi del nostro paese in molti altri luoghi dei codici: le leggi sulla cittadinanza basate sul sangue sono leggi patriarcali, le leggi che regolano l'eredità sono patriarcali, la presenza nei nostri codici dell'espressione "buon padre di famiglia" con valore regolativo è patriarcato. Nel '75 sono finite tante cose nelle leggi italiane, ma il patriarcato no. 2) Il secondo motivo riguarda la strumentalizzazione del termine patriarcato, che da questione culturale si cerca di chiuderlo a questione legislativa. Questo è l'esempio di uno dei modi tipici di invalidare le critiche femministe e gli studi di genere: delimitare la complessità della parola patriarcato a un significato, a un solo ambito disciplinare. Si usa l'antropologia per dire che il patriarcato è un modello familiare ormai scomparso dalle nostre società; si usa la storia per rinchiuderlo in tempi lontani e civiltà remote; si usa l'etimologia per sostenere la sua inconsistenza, dato che la figura paterna ha perso potere rispetto a quella materna, la maschile rispetto a quella femminile; si usa la linguistica per sostenere che il termine è inadeguato alla complessità e alle trasformazioni della famiglia e della società contemporanee. E così via, pur di limitarne l'unico uso sensato in queste questioni: l'uso che ne fanno, da qualche secolo, i femminismi e gli studi di genere.
Il patriarcato è il nome di una relazione di potere tra esseri umani o tra istituzioni umane basata su valori sociali comunemente e tradizionalmente associati a ciò che, in una determinata cultura, viene considerato maschile. Questo è il motivo per cui: - il patriarcato non è un modo di "attaccare" o "accusare" gli esseri umani maschi, perché come forma di potere può essere usato (e nei fatti viene usato) da persone di qualsiasi genere; - il patriarcato non è il nome di una struttura sociale, di una relazione o di una forma espressiva (parola, locuzione, testo, opera d'arte), ma il nome del potere che viene usato - anche insieme ad altri - in quelle situazioni o in quelle espressioni. Quindi non esistono parole o azioni "patriarcali" da vietare, ma usi patriarcali di espressioni e situazioni che andrebbero evitate. - il patriarcato non è la "causa" della violenza di genere subita dagli esseri umani, ma il potere usato in tutte le forme di violenza di genere subite dagli esseri umani in maniera differente a seconda dei loro corpi e del loro genere. A questo proposito varrà la pena ricordare che questo è il motivo per cui non esiste alcuna "simmetria" tra la violenza di genere subita dalle donne rispetto a quella subita dagli uomini, e poi tra etero e non etero, e così via. Ogni particolarità di genere subisce forme di violenza di tipo patriarcale; 350 anni e più di femminismi permettono oggi di identificare e parlare con certezza di quelle subite da qualsiasi genere non sia l'uomo eterocis, mentre quest'ultimo genere continua, in tantissimi casi che capitano nella vita dei suoi membri, a non saperla neanche riconoscere, data l'assenza di una competenza diffusa proprio su questo aspetto specifico degli studi di genere: la maschilità. Ecco anche detto il perché in nessun senso il patriarcato è una ideologia, o può essere assimilato a un atteggiamento ideologico: il patriarcato è un fatto sociale esistente e funzionante nelle nostre società, e la sua esistenza è oggetto di studi e ricerche scientifiche da moltissimi anni, in tutte le sue forme (linguistiche, sociali, filosofiche, economiche, storiche). Può essere certamente ideologica, e di fatto lo è, la scelta di non occuparsene oppure sì, di non riconoscerlo oppure sì, di discuterne come fatto sociale del quale occuparsi nelle proprie vite oppure no.
Oppure ancora, come è stato fatto di recente seguendo un andazzo molto in voga tra le persone ignoranti e schierate contro i femminismi di ogni tipo, si può dichiarare che il patriarcato è finito e che ci sono in giro "solo" forme di maschilismo - ignorando il legame tra i due, che non sono sinonimi - e che la violenza di genere diffusa è dovuta anche all'immigrazione.
Dalle mie parti fare così si chiama "buttàlla in caciara", ed è il tipico atteggiamento di chi è ignorante e/o vuole ottenere credibilità e consenso spostando le argomentazioni altrove. Questo uomo no.
Probabilmente anche io, che studio queste cose a livello accademico dalla metà degli anni '90 e che da più di un decennio ne ho fatto un lavoro apprezzato e un'opera di divulgazione che ha aiutato moltissime persone, vengo considerato "ideologicamente schierato". Evidentemente, sapere le cose e usarle per il bene comune anche professionalmente adesso qualcunə preferisce chiamarlo così, sperando che ne possa rimanere fuori. Invece, anche se da diversi posizionamenti, o si conosce e affronta il problema, o si è parte del problema. Buon patriarcato a tuttə. P.S. per chi è più esigente, qui una mia bibliografia aggiornata a fine '23. Ci metto solo quello che leggo, studio e ho usato con risultati, quindi non ci sono pubblicazioni troppo recenti.
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En 1922, deux icônes du monde artistique se rencontrent Charlie Chaplin, le maître du cinéma muet, et Anna Pavlova, la légendaire ballerine russe. Cette rencontre est un moment historique qui réunit le génie comique et la grâce incarnée. Voici quelques faits fascinants sur cette rencontre Charlie Chaplin, connu pour son personnage du Vagabond, et Anna Pavlova, célèbre pour son interprétation du Cygne, se sont rencontrés à Londres. Leur rencontre symbolise l'union de deux formes d'art : le cinéma et le ballet. La photo de leur rencontre est devenue emblématique. Elle montre Chaplin en costume de scène, avec son chapeau melon et sa canne, aux côtés de Pavlova, élégante et gracieuse dans sa tenue de danse. À cette époque, Chaplin était déjà une star mondiale grâce à ses films comme "Le Kid" (1921), tandis que Pavlova avait conquis le monde avec ses performances de ballet, notamment La Mort du Cygne. Chaplin, avec son humour et son sens de la satire, contrastait avec la sérénité et la discipline de Pavlova. Leur rencontre a été un échange de cultures et de styles artistiques. Chaplin était un grand admirateur de la danse et qu'il a souvent intégré des éléments de ballet dans ses films ? De son côté, Pavlova était fascinée par le cinéma et voyait en Chaplin un véritable artiste. Chaplin était l'un des acteurs les mieux payés au monde, gagnant environ 10 000 dollars par semaine, une somme astronomique pour l'époque. Pavlova, quant à elle, a parcouru plus de 400 000 kilomètres au cours de sa carrière, se produisant dans plus de 4 000 spectacles à travers le monde.
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falcemartello · 1 year ago
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Che poi buttare minestra sulla Gioconda, sibilare malignità su Dante e Leopardi, fare caciara contro direttori d'orchestra è facile: sono forme d'arte classiche, che non amate e non capite, e che hanno ormai ammiratori e difensori innocui (vecchi professori, turisti giapponesi con la Yashica).
Se voleste davvero segnalare sofferenza, epsrimere un disagio autentico, dovreste imbrattare Banksy, dare alle fiamme i libri di Michela Murgia e Zerocalcare, coprire Sanremo con le vuvuzelas, colpire qualcosa che il sistema che dite di contestare ama e sostiene, affrontare davvero gli sbirri e i giudici incattiviti.
Ma non potete, perché avete gli stessi gusti del sistema e la medesima idea.
Antonio Iannizzotto
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fashionbooksmilano · 21 days ago
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Giancarlo Pradelli
Introduzione di Andrea Emiliani
foto G.Pradelli
5 Continents Editions, Milano 2012, 72 pagine,40 illustrazioni in tricromia, Lingua Italiano/Francese/Inglese, Cartonato, 31x24cm, ISBN 978-88-7439-619-1
euro 30,00
email if you want to buy [email protected]
Nella piattezza del paesaggio emiliano sopravvivono ancora costruzioni che nessuno si fermerebbe a guardare perché prive di attrattiva spettacolare: sono case abbandonate, ridotte a ruderi, che attendono di essere riscoper te. In un’epoca pervasa dall’abitudine a dimenticare, Giancarlo Pradelli attraverso queste immagini ci fa scoprire il piacere del silenzio, dell’assenza; il suo punto di vista è quello dell’osservatore che nonostante la malinconia di una civiltàrurale ormai scomparsa, sa cogliere la dignitànelle cose create dall’uomo. Immagini in bianco nero essenziali, concise, che non conoscono retorica. Attraverso giochi di luce ed equilibri compositivi non casuali, le forme scheletriche rivelano soluzioni architettoniche trasformate dalla situazione di abbandono e acquistano nelle foto di Pradelli una straordinaria condizione di grazia e di sapiente eleganza.
Giancarlo Pradelli, nato nel 1966, vive e lavora a Modena. Ha lavorato per Life, The Times, Photo, Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Specchio. Le sue fotografie sono presenti nelle collezioni della Bibliothèque Nationale de France a Parigi e al CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) presso l'Universitàdi Parma. Ha pubblicato Eolie (2005), Pierluigi Ghianda (2006) e Sutor Mantellassi (2011) presso 5 Continents Editions. Andrea Emiliani, critico d'arte, giàSoprintendente per il patrimonio storico e artistico dell’Emilia Romagna e direttore della Pinacoteca nazionale di Bologna, è stato docente di Museografia e Storia dell’arte all’universitàdi Bologna; attualmente è ispettore onorario per la Didattica dei musei del Patrimonio artistico e storico nazionale del ministero per i Beni e le attivitàculturali. Critico d’arte, ha collaborato alla riorganizzazione di diverse pinacoteche.
20/10/24
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dutch-and-flemish-painters · 9 months ago
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Jacques-Albert Senave - Copyist in a gallery of the Louvre -
oil on panel, height: 28.5 cm (11.2 in); width: 36.2 cm (14.2 in)
Louvre Museum
The Louvre or the Louvre Museum is a national art museum in Paris, France. It is located on the Right Bank of the Seine in the city's 1st arrondissement (district or ward) and home to some of the most canonical works of Western art, including the Mona Lisa and the Venus de Milo. The museum is housed in the Louvre Palace, originally built in the late 12th to 13th century under Philip II. Remnants of the Medieval Louvre fortress are visible in the basement of the museum. Due to urban expansion, the fortress eventually lost its defensive function, and in 1546 Francis I converted it into the primary residence of the French kings.
The building was extended many times to form the present Louvre Palace. In 1682, Louis XIV chose the Palace of Versailles for his household, leaving the Louvre primarily as a place to display the royal collection, including, from 1692, a collection of ancient Greek and Roman sculpture. In 1692, the building was occupied by the Académie des Inscriptions et Belles-Lettres and the Académie Royale de Peinture et de Sculpture, which in 1699 held the first of a series of salons. The Académie remained at the Louvre for 100 years. During the French Revolution, the National Assembly decreed that the Louvre should be used as a museum to display the nation's masterpieces.
The museum opened on 10 August 1793 with an exhibition of 537 paintings, the majority of the works being royal and confiscated church property. Because of structural problems with the building, the museum was closed from 1796 until 1801. The collection was increased under Napoleon and the museum was renamed Musée Napoléon, but after Napoleon's abdication, many works seized by his armies were returned to their original owners. The collection was further increased during the reigns of Louis XVIII and Charles X, and during the Second French Empire the museum gained 20,000 pieces. Holdings have grown steadily through donations and bequests since the Third Republic. The collection is divided among eight curatorial departments: Egyptian Antiquities; Near Eastern Antiquities; Greek, Etruscan, and Roman Antiquities; Islamic Art; Sculpture; Decorative Arts; Paintings; Prints and Drawings.
The Musée du Louvre contains approximately 500,000 objects and displays 35,000 works of art in eight curatorial departments with more than 60,600 m2 (652,000 sq ft) dedicated to the permanent collection. The Louvre exhibits sculptures, objets d'art, paintings, drawings, and archaeological finds. At any given point in time, approximately 38,000 objects from prehistory to the 21st century are being exhibited over an area of 72,735 m2 (782,910 sq ft), making it the largest museum in the world. It received 8.9 million visitors in 2023, 14 percent more than in 2022, but still below the 10.1 million visitors in 2018, making it the most-visited museum in the world.
Jacques-Albert Senave (1758–1823) was a Flemish painter mainly active in Paris during the late 18th and early 19th centuries. He is known for his genre scenes, history paintings, landscapes, city views, market scenes and portraits.
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chic-a-gigot · 3 months ago
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L'Art et la mode, no. 43, vol. 17, 24 octobre 1896, Paris. Toilettes de soirée. Dessin de Nada. (Parfum " Fleurs de France”, de Jones). Bibliothèque nationale de France
Robe en crêpe de Chine brodé gris argent. Choux froissés en taffetas rose de trois tons dégradés, formant garniture sur le côté gauche. Chaîne de diamant sur l'épaule droite.
Dress in silver grey embroidered crepe de chine. Crumpled choux in three shades of pink taffeta, forming trim on the left side. Diamond chain on the right shoulder.
Sortie de bal très nouvelle, en satin blanc et hauts volants de Chantilly posés sur un premier volant en mousseline de soie blanche. Collerette en mousseline de soie blanche.
Very new ball cape, in white satin and high Chantilly ruffles placed on a first ruffle in white silk muslin. Collar in white chiffon.
Toilette d'Opéra en velours "capucine". Revers et manches longues en guipure d'art. Epaulettes de velours bordées de zibeline comme les revers.
Opera ensemble in "capucine" velvet. Lapels and long sleeves in art guipure. Velvet epaulettes edged with sable like the lapels.
Toilette de jeune fille en taffetas "azur". Entre-deux d'Irlande et volant plissé en mousseline de soie assortie. Epaulettes faites de pétales de roses roses.
Young girl's ensemble in "azure" taffeta. Irish entre-deux and pleated flounce in matching chiffon. Epaulettes made of pink rose petals.
Toilette en tulle noir constellé de paillettes. Manches papillon et ceinture à longs pans en tulle "glaieul".
Black tulle dress studded with sequins. Butterfly sleeves and long-tailed belt in "gladiolus" tulle.
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livingfast04 · 2 years ago
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You know, I read like a shit ton of fics (Mostly Steddie fics) about Steve being a complete pushover. Saying No, and then still going along with it? Being uncomfortable with something and still letting the kids get their way.
Or Steve attempting to set boundaries, and then The Party still blows through them and Steve just doesn't seem to mind? He gets upset about them pushing issues, asking about things he doesn't want to talk about, a huge theme is about him not flirting with girls and mostly it's from Dustin. Just an Example that I can think of. And then, they (mostly Dustin) trample through the boundary and in the end it's fine. And It's like Steve was never upset after the fact? Like in a "I love them so it's okay." or a "Well it ended up being fine, so I don't mind." I- hate this. I hate this so fuckin much??? Because it's not, and sure it's always in a "Steve and Eddie get together because of this" or a "Its well meaning and causes no harm" It doesn't matter it shouldn't?? Like yeah in the show Steve tends to say no, and then ends up doing it anyway. but Only ONCE, do we see Steve say No, and then change his mind. S3. And then some in S4, and it honestly seems more out of just annoyance of the possibilities of it happening again. Or because the children hijack his place of work. In season 2, Steve completely puts his foot down, and then in the end Has to be Full Fuckin Kidnapped to go along with it. And then with Dustin and D'Art. Which, is also maybe a form of kidnapping, but this kids got a monster on his hands and he never actually says no? (I can't remember, I need to go back and watch it, so don't quote me on that) And Erica, is just Erica, she's terrifying and Steve was also working a job where his employer would probably believe her over him- That's different. BUT. In Season one, Steve sets a boundary with Tommy and Carole. Calls them assholes, drops them. Now it's been a total year- And you know for a fact that wasn't the only interaction they had after that. It was November for fucks sake. Not Once, does Steve actually have Pushover tendencies when it wasn't a moment where he literally couldn't back out of it??
Out side of that, it doesn't matter. Why is there a huge like, thought throughout the entire thing, that Everyone just walks all over Steve and Steve lets them??? and I mean EVERYONE, people have Robin do that, Mostly I've seen it with Dustin. I get, good angst point. But never is it like. "He said no, stop asking." Never. And Sure time period, yeah. I guess? But Steve is never upset afterwards. Never. And if he blows up about it, it's always, "Way to be an asshole, Steve." Or "I was just trying to help." THATS LITERALLY GASLIGHTING. I, I just really don't. Like it. The lack of reaction, how it's just okay for them to do that because Steve loves them.
It doesn't make sense to me
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