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paoloxl · 1 year ago
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23 agosto 1927: Sacco e Vanzetti giustiziati da innocenti in America
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Il 23 agosto del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono fatti sedere sulla sedia elettrica e giustiziati per un duplice omicidio che non avevano commesso. I due italiani aderivano al movimento anarchico e sostenevano le battaglie operaie, solo dopo 50 anni fu ristabilita la verità
Il 23 agosto del 1927 la sedia elettrica poneva fine alle vite di questi emigrati italiani, un ciabattino e un pescivendolo, ingiustamente accusati di un duplice omicidio durante una rapina in un calzaturificio.
La loro tragica vicenda ha inizio nel 1920, durante una manifestazione operaia, i due venivano fermati in possesso di pistole e degli appunti. Sacco e Vanzetti per le loro idee anarchiche, il loro status di emigrati  appartenenti al movimento operaio, erano i perfetti “agnelli sacrificali” da immolare sull’altare della giustizia americana del tempo.
Inoltre con il loro arresto veniva lanciato un  monito ai movimenti popolari dell’epoca, considerati un pericolo per la stabilità degli U.S.A. A nulla valse la confessione del gangster Celestino Madeiros che scagionava Sacco e Vanzetti, così come non contribuì alla loro scarcerazione la mobilitazione popolare a loro favore. Con un processo fazioso (il giudice più volte li definì bastardi), portato avanti con metodologie gravemente erronee e ingiuste, il foggiano e il cuneese, venivano condannati alla pena capitale.
Solo nel 1977 il Governatore del Massachussetts, Michael Kukakis, ammetteva l’errore giudiziario commesso cinquantanni prima, quando venivano uccisi nella giornata d’estate del 23 Agosto del 1927 due innocenti: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti
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b0ringasfuck · 2 months ago
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Grandinate
Ieri 27 Marzo 2023, l’entrata di una corrente di aria fredda sull’Italia centro meridionale, ha scatenato una serie di violente e spettacolari grandinate: Roma, molte zone della Campania, il Foggiano. Va detto subito che non è affatto raro che ciò capiti, e non è certo questo fenomeno sentinella del cambiamento climatico (si dovrà fare una volta un bel discorso su questo tema, siamo vittima di un rapporto con la meteorologia al limite del fanatico). C’è un video, drammaticamente commovente, di un floricoltore foggiano, Giuseppe Savino, che a Manfredonia ha un’azienda florovivaistica specializzata in tulipani: le spettacolari fioriture di inizio primavera erano una attrazione per migliaia di persone, e nel video un desolato Giuseppe piange, sotto la grandine, la totale distruzione dei preziosi fiori. Va detto che per quanto emozionante, e commovente, è uno dei rischi del lavoro agricolo, dove comanda sempre chi o cosa sta in cielo (qualsiasi cosa voglia significare per ognuno).
Nel mio post sulla gita a Ravenna, ho accennato ad un evento molto doloroso per me, e molti e molte delle persone che seguono il mio Tumblr mi hanno chiesto, con la gentilezza e l’educazione delle persone per bene. Anche io sono stato vittima di una grandinata metaforica, le parole di un messaggio mi hanno colpito con la stessa violenza dei chicchi di ghiaccio sui delicati petali dei tulipani di Giuseppe. E ogni parola che colpiva un petalo, era un ricordo di affetto, dedizione, disponibilità di anni caduto a terra, e reso in un attimo inutile. Mi sono sentito come Giuseppe con i suoi tulipani, disperato e angosciato.
Dopo la pubblicazione del video, centinaia di messaggi sono arrivati a Giuseppe: tutti chiedevano all’agricoltore di non rimborsare i biglietti già venduti, e di usare i soldi per ricominciare una nuova avventura. C’è addirittura chi vuole comperare un biglietto senza vedere nemmeno un fiore, solo per aiutarlo. Spero Giuseppe riesca a rialzarsi.
A differenza della sua grandinata, la mia ha un nome e cognome, un volto, una voce, che ho sentito per anni in ogni momento, soprattutto di conforto, di riso, di emozioni condivise. La mia grandinata era del tutto inaspettata, proprio per questo fa più male. Tra l’altro, per sottile beffa dei pensieri, i tulipani furono uno dei motivi del nostro volerci bene.
I tulipani anche se perdono i fiori, continuano a vivere: i bulbi se curati possono fiorire per decine di anni, e si moltiplicano ad ogni fioritura. Non cambierò il mio essere gentile, premuroso e affettuoso con gli altri per questa grandinata, nè cambierò mai idea sul voler bene comunque, che a rigor di logica è meno peggio che prendere a maleparole un’altra persona. Un abbraccio a Giuseppe, e se so qualche modo su come aiutarlo ve lo farò sapere.
Sii gentile quando possibile. È sempre possibile Dalai Lama
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blogitalianissimo · 2 years ago
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Comunque la gente sui social sta riversando tutto il loro antimeridionalismo verso i Napoletani ma porca puttana qua non si può fare niente che compaiono da ogni angolo
Guarda, solo ieri ho visto il tiktok di un foggiano che con fare mafioso ha obbligato un tifoso del Napoli a levare una bandierina dalla macchina che guidava, per farti capire che non è solo antimeridionalismo ma molto di più. E non è per difendere i razzistoni del nord, perché boh difficile non vederci dell'antimeridionalismo nel comunicato dei tifosi dell'At4l4nt4 in cui c'erano minacce a napoletani (e neanche tifosi, si parlava di pizzaioli e ristoratori, per dire) che farebbero impallidire Totò Riina.
Detto questo IO GODO, godo a vederli schiumare, un misero scudetto, UNO è bastato a farli impazzire. Potremmo non vincere più niente per i prossimi 30 anni, ma questo scudetto verrà ricordato come quello che più ha fatto vomitare bile alla gente. In bacheca non abbiamo tanti trofei, ma in bacheca abbiamo una nazione intera che sta andando al manicomio.
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parmenida · 1 year ago
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Una fama sinistra grava sul palazzo situato al n. 9 di piazza San Domenico, a Napoli, dove c’è chi giura di udire nottetempo gemiti e rumori strani, come lo scalpitio concitato di una carrozza o il clangore di catene e ferri battuti.
Proprio all’interno di queste mura, nel 1590, il compositore Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, uccise la moglie Maria d’Avalos insieme all’amante don Fabrizio Carafa, sorpresi in flagrante adulterio.
Sempre qui, nel XVIII secolo, visse e operò un personaggio controverso, fuori dal comune persino per gli standard della Napoli settecentesca, che fu al tempo stesso nobiluomo, alchimista, fisico, letterato, medico, esoterico e massone: Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero.
Nato il 30 gennaio del 1710 a Torremaggiore, nel Foggiano, Raimondo fu allevato dal nonno dopo che il padre Antonio si ritirò in convento, sconvolto dalla perdita prematura dell’adorata consorte.
Istruito dai Gesuiti del Collegio Romano, dove rimase sino al compimento dei 20 anni d’età, il nostro tornò finalmente a Napoli per risiedere nel palazzo di famiglia.
Piacente, dalla favella pronta, curioso e d’intelligenza superiore alla media, don Raimondo godeva di fantasia illimitata, che amava mettere alla prova con le sue bizzarre invenzioni, come quella di un “lume eterno” realizzato con la polvere ossea derivante dalla triturazione di un teschio umano, ricco di fosfato di calcio e fosforo concentrato.
Meno lugubre fu l’invenzione di un tessuto impermeabile pionieristico per quei tempi, di cui fece dono al Re di Napoli Carlo III di Borbone per la realizzazione di alcuni mantelli da caccia. Fu il suo modo di ringraziare il sovrano per averlo onorato con la prestigiosa nomina a Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro.
La famosissima Cappella Sansevero, tuttavia, rimane l’opera che lo ha tramandato ai posteri.
Concepita come luogo di culto, essa costituisce soprattutto un tempio massonico carico di simbologie, perfettamente calzante all’estro e al carisma del Principe di Sansevero che così volle abbellire, ampliandola a suo gusto e somiglianza, un’antica cappella preesistente.
Capisaldi del progetto sono le dieci statue delle “Virtù” addossate ad altrettanti pilastri: nove al femminile, dedicate alle donne di Casa Sansevero, e una sola al maschile, il Disinganno, eretta in onore di don Antonio, padre del Principe.
Ogni statua, carica di significati allegorici, rimanda al mondo della massoneria di cui don Raimondo era Gran Maestro. In particolare la “Pudicizia”, vista come riferimento alla dea egiziana Iside, ci parla dei riti iniziatici di cui la dea stessa era regina.
Il capolavoro più suggestivo dell’intera Cappella, però, è la statua del cd. “Cristo velato”, realizzata da Giuseppe Sammartino. Vi si contempla il Cristo, adagiato su un materasso e ricoperto di un velo perfettamente aderente alla sua fisionomia, tanto che a lungo è circolata la voce secondo la quale il Principe di Sansevero avrebbe insegnato allo scultore la tecnica della calcificazione chimica del tessuto in cristalli di marmo.
Recenti analisi, in realtà, hanno fugato ogni dubbio sul fatto che l’opera sia stata interamente scolpita partendo da un unico blocco marmoreo.
In un ambiente attiguo, destano grande impressione nei visitatori le due “macchine anatomiche” dei corpi, rispettivamente, di un uomo e di una donna completamente scarnificati, nei quali è possibile osservare l’intero sistema circolatorio.
Anche qui, se per la leggenda si tratta dei poveri resti di due servitori del Principe, ammazzati per la bisogna e così ridotti con l’inoculazione di uno speciale liquido capace di trasformare in metallo i vasi sanguigni, la scienza ha concluso che siamo dinnanzi a due scheletri umani sui quali, con mirabile perizia medica, sono stati ricostruiti in metallo tutti i condotti circolatori.
In ogni caso, tanta fu la familiarità di don Raimondo con la morte, considerata come ineluttabile passaggio della vita stessa, che secondo un’altra credenza popolare, sentendosi prossimo alla fine sopraggiunta il 23 marzo del 1771, egli si fece tagliare in pezzi da uno schiavo moro al fine di farsi adeguatamente sistemare dentro la cassa dalla quale, come un dottor Faust napoletano, sarebbe balzato fuori vivo e vegeto a tempo prestabilito.
Sarà anche per questo motivo che non è raro scorgere passanti che, davanti a quello che fu il so palazzo, si fanno ancora il segno della croce, allontanandosi in tutta fretta.
Accompagna questo scritto il “Ritratto di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero”, di Francesco Mura, 1740 circa, Cappella Sansevero, Napoli.
Anche questo è la mia Napoli..
A domani..
Nini
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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I poveri erano così tanto poveri
che presero la loro fame
e la misero in bottiglia e se la andarono a vendere.
Se la comprarono i ricchi,
i ricchi che nella vita avevano mangiato di tutto,
dal caviale ripieno all'ossobuco di culo di cane allo spiedo.
Però la fame dei poveri in bocca non l'avevano assaggiata mai,
così i ricchi se la comprarono.
La pagarono bene e i poveri furono contenti
e per un po'... per un po' tirarono avanti.
Poi i poveri tornarono ad essere poveri,
così allora i poveri presero la loro sete
e la misero in bottiglia e se la andarono a vendere.
Se la comprarono i ricchi,
i ricchi che nella vita avevano bevuto di tutto,
avevano bevuto dal Brunello al Tavernello,
però la sete dei poveri in bocca non gli era passata mai.
Così allora i ricchi se la comprarono e la pagarono bene
e i poveri ne furono felici.
Per un po' tirarono avanti.
Ma poi i poveri tornarono ad essere poveri, più poveri di prima.
Così allora i poveri presero la loro rabbia,
che i poveri di rabbia ce ne avevano assai, ce ne avevano.
Allora i poveri presero la loro rabbia
la misero in bottiglia e se la andarono a vendere.
Se la comprarono i ricchi.
I ricchi che... sì, pure i ricchi un po' nella vita erano stati arrabbiati,
mica no!
Ma erano piccole cose, conflitti generazionali,
roba da ormoni, rodimenti di culo, insomma.
Ma la rabbia, proprio la rabbia dei poveri
i ricchi non l'avevano provata mai.
Così allora se la comprarono e la pagarono anche bene.
I poveri furono felici e per un po' tirarono avanti.
Ma poi i poveri tornarono ad essere poveri.
Allora i poveri si vendettero tutto,
la coscienza di classe, la violenza, l'insubordinazione,
la cultura, la musica, le parole,
la letteratura, la memoria,
tutto si vendettero i poveri, tutto.
E i ricchi accumulavano.
Nelle loro cantine i ricchi
ormai avevano migliaia, milioni di bottiglie
e accanto ai baroli muffiti, muffati, passiti, moscati
ci stavano bottiglie e in quelle bottiglie
ci stava tutta la cultura dei poveri, ci stava la rabbia dei poveri
dai sanculotti fino ai braccianti di Di Vittorio nel foggiano,
fino ai nuovi braccianti, i pummarò nell'Agropontino
piuttosto che i braccianti rumeni,
quelli che vanno a lavorare e a morire nei cantieri
per dieci euro al giorno.
In quelle bottiglie, in mezzo alle altre bottiglie,
nella cantina dei ricchi,
ci stavano bottiglie piene dell'orgoglio dei poveri,
dell'orgoglio dell'aristocrazia operaia
che aveva fermato i tedeschi nel '42, nel '43, nel '44 e nel '45,
l'aristocrazia operaia che aveva conquistato lo Statuto dei Lavoratori
nel 1970, il superamento del cottimo,
fino all'orgoglio dei lavoratori precari,
che erano precari, però pure loro l'orgoglio ce l'avevano.
In quelle bottiglie c'era di tutto,
c'era lo stupore, la meraviglia dei poveri,
degli zapatisti che proprio in questi giorni,
a marzo, però di sette anni fa,
entrarono chi a cavallo, chi col somaro,
la maggior parte a piedi a Città del Messico.
In quelle bottiglie c'era tutta la cultura dei poveri,
tutto dei poveri.
I poveri tutto si erano venduti.
E alla fine i poveri diventarono così tanto poveri
che presero pure la loro povertà,
la misero in bottiglia e se la vendettero.
La comprarono i ricchi.
I ricchi che nella vita tutto erano stati, fuorché poveri.
E adesso volevano essere così tanto ricchi
da possedere pure la miseria dei miseri.
Allora quando i poveri diventarono così tanto poveri
da non possedere più nemmeno la loro povertà,
i poveri si armarono e non di coltello e forchetta
bensì di fucili e pistole,
perché la rivoluzione non è un pranzo di gala,
la rivoluzione è un atto di violenza.
Allora i poveri armati andarono fino al palazzo
arrivarono al palazzo e lì c'era il podestà
affacciato al balcone, alla finestra,
il podestà serio che li guardava.
I poveri erano armati ma rimasero fermi, immobili.
Non fecero niente.
Perché senza la rabbia, senza la fame,
senza la sete, senza l'orgoglio,
senza la coscienza di classe non si fa la rivoluzione.
Così allora il podestà scese in cantina
e tra le tante bottiglie che aveva comprato dai poveri
ne prese una, una soltanto,
era la libertà, quella loro, dei poveri,
che si era comprato tanto tempo prima.
La prese e la riconsegnò ai poveri.
E i poveri stapparono la bottiglia.
E adesso con quella libertà
i poveri potevano farci un partito, per dire.
Potevano farci un circolo,
potevano farci una bandiera,
un inno, una canzonetta.
Però ci fecero poco e niente,
perché la libertà da sola non serve a niente.
Così allora il podestà si cercò nelle tasche
e trovò un pacchetto di caramelle alla menta.
Lo prese e regalò quelle caramelle ai poveri
e i poveri da quel giorno tornarono ad essere liberi,
liberi di succhiare mentine.
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Ascanio Celestini
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bicheco · 1 year ago
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Alain e i giovani d'oggi
Non ci sono parole per denunciare il vile agguato subìto da Alain Elkann sul treno Italo Roma-Foggia. È lui stesso a narrarne le drammatiche sequenze in un “breve racconto d’estate” che, visto l’autore (il padre del padrone) e soprattutto la prosa (notevoli le virgole tra soggetti e verbi), Repubblica ha collocato in Cultura sotto lo straziante titolo “Sul treno per Foggia con i giovani ‘lanzichenecchi’”. L’orda barbarica che ha proditoriamente funestato il suo viaggio in prima classe era composta dal vicino, “un ragazzo di 16-17 anni, T-shirt bianca con scritta colorata, pantaloncini corti, zainetto verde e iPhone con cuffia per ascoltare musica”; e, nelle altre file, da “altri ragazzi della stessa età, vestiti più o meno allo stesso modo… Alcuni avevano in testa (anziché su un ginocchio o su un gomito, ndr) il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi” e, quel che è peggio, “avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi”. Un dress code premeditato con cura dai manigoldi per molestare l’Elkann, che indossava, “malgrado il caldo, un vestito stazzonato di lino blu e una camicia leggera”. E portava una curiosa “cartella di cuoio marrone” (il cuoio di solito è viola a pois fucsia) “dalla quale ho estratto il Financial Times, New York Times e Robinson, l’inserto culturale di Repubblica” (La Stampa no: ci scrive da trent’anni, ma non la legge). Ma pure “il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust”, che “stavo finendo di leggere in francese” (anziché nella comoda traduzione in foggiano). Ma le estrazioni non sono finite: “Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica” (non con quella di un altro, o con un più pratico stiletto acuminato per tavolette cerate sumere). Che faceva intanto l’orda lanzichenecca al cospetto di cotanto intellettuale in lino blu? Si raccoglieva in religioso silenzio sbirciando di straforo il Financial Times o la Recherche? Magari: “Erano totalmente indifferenti alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente” (strano, un tipo così alla mano). E “parlavano ad alta voce”: non dei listini di Borsa o de l’amour de Swann, ma “di calcio” e “ragazze” da “cercare in spiaggia” o “nei night” (ma noi giureremmo che abbian detto “tabarin” e “café chantant”). Dicevano financo “parolacce” e “nessun passeggero diceva nulla”, forse per “paura di quei ragazzi tatuati”, ergo capaci di tutto. Lui, riavutosi dalla scoperta scioccante che “per andare a Foggia bisogna passare per Caserta e Benevento”, anziché da Chamonix, è sceso a Foggia. E “nessuno mi ha salutato”. Ma lui, furbo, “non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani ‘lanzichenecchi’ senza nome”. Tiè: così imparano.
Marco Travaglio
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agrpress-blog · 5 months ago
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Fai Cisl: presentato a Foggia report “Made in Immigritaly” sui lavoratori immigrati nell’agroalimentare È stato presentato a Palazzo Dogana, se... #AlessandraVitullo #DonatoDiLella #faicisl #foggia #MadeinImmigritaly #onofriorota #sindacato https://agrpress.it/fai-cisl-presentato-a-foggia-report-made-in-immigritaly-sui-lavoratori-immigrati-nellagroalimentare/?feed_id=5694&_unique_id=66603de8a68b8
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alessandrocorbelli · 6 months ago
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Anziana uccisa in casa nel Foggiano, sarà lutto cittadino
Nel giorno dei funerali. Carabinieri al lavoro su dinamica Anziana uccisa in casa nel Foggiano, sarà lutto cittadino Prossima pubblicazione on-line                          (autore: Alessandro Corbelli) (Digital News 24) 26/05/2024 Alessandro Corbelli annuncia in diretta YouTube la prossima messa in onda del video audibile: “La bambina venduta” (VII capitolo) – Mattarella, la sua colpa e…
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confrontodemocratico · 6 months ago
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«Sono fascista, contro stranieri e gay…», il vocale in chat che costa il posto in lista al candidato FdI nel Foggiano – L’audio
Alla vigilia della presentazione delle. liste per la Comunali, la candidata a sindaco di FdI a Torremaggiore prende le distanze da Matteo Delle Vergini. E annuncia che non sarà candidato Non sarà più in lista per Fratelli d’Italia Matteo Delle Vergini, l’uomo che doveva essere candidato alle prossime Comunali a Torremaggiore, nel Foggiano. A cancellare il suo nome ci ha pensato la candidata…
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delectablywaywardbeard-blog · 7 months ago
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A Vieste scavi per lavori pubblici fanno emergere antiche mura
Nel corso degli scavi per lavori pubblici nel centro di Vieste, nel Foggiano, sono emerse delle mura che potrebbero essere di un antico portale. La soprintendenza della provincia Foggia e Bat è al lavoro per accertarne l’origine.     “Sono in corso indagini diagnostiche – sottolinea Anita Guarnieri, soprintendente della provincia Foggia e Bat -. I funzionari hanno effettuato il prelievo delle…
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alessandro54-plus · 8 months ago
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Macchinista foggiano muore sul regionale Pescara-Sulmona: colpito da infarto, ha salvato tutti i passeggeri
articolo: Infarto sul treno regionale Pescara-Sulmona: morto Antonio D’Acci, il macchinista foggiano residente a Termoli (foggiatoday.it) martedì, 26 marzo 2024 La tragedia sul treno regionale, l’uomo era residente a Termoli ma originario di Foggia. Si chiamava Antonio D’Acci e aveva 61 anni Aveva 61 anni ed era originario di Foggia, anche se era residente a Termoli, il macchinista morto per…
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lamilanomagazine · 9 months ago
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San Severo (FG), i Carabinieri arrestano 19 persone: disarticolata un’associazione dedita a rapine, furti, ricettazioni e riciclaggio di autoveicoli
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San Severo (FG), i Carabinieri arrestano 19 persone: disarticolata un’associazione dedita a rapine, furti, ricettazioni e riciclaggio di autoveicoli.  Il 15 febbraio 2024, nella provincia di Foggia, i Carabinieri della Compagnia di San Severo hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 19 indagati (11 carcere, 8 AA.DD., tutti italiani), ritenuti responsabili - a vario titolo - di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, furti, ricettazioni e riciclaggio di autoveicoli, nonché di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’attività investigativa - avviata nel settembre 2022 a seguito del sequestro di alcuni autoveicoli oggetto di furto, parte dei quali già riciclati con targhe estere di nazionalità spagnola palesemente false, rinvenuti nei pressi di un autolavaggio di San Severo - ha interessato uno dei fenomeni criminali più diffusi e “remunerativi” nel panorama della criminalità locale: il mercato illecito delle autovetture, dei ricambi e dei componenti degli autoveicoli provento di furto e di altri reati contro il patrimonio - perpetrati per lo più nel territorio foggiano, ma anche nelle limitrofe regioni - che, in questo caso, vede il suo fulcro strategico e il suo centro di coordinamento in San Severo. L’articolata attività d’indagine ha consentito di acquisire gravissimi elementi in relazione all’esistenza di un pericoloso gruppo criminale, i cui componenti hanno quale scopo il trarre profitto dalla commissione di rapine, furti, ricettazioni e riciclaggio di autoveicoli.   Le indagini hanno documentato che i capi e i promotori dell’associazione (unitaria e piramidale), potendo contare su abili soggetti esperti nella commissione di furti e nell’occultamento dei mezzi rubati, coordinavano e pianificavano le trasferte anche in altre regioni d’Italia, finalizzate a procurarsi i veicoli poi condotti nel territorio di San Severo, o di altri paesi vicini al centro dauno, per essere illecitamente immessi nel mercato delle autovetture o dei componenti di ricambio, ovvero per essere reimpiegati nelle attività commerciali degli indagati, tra cui una che si occupa di vendita, noleggio e riparazione autovetture. Le investigazioni, oltre che sul fenomeno dei furti, si sono concentrate anche su attività apparentemente lecite di officine meccaniche e autodemolizione contigue ai ladri di autovetture, dove si svolgevano sia l’attività di occultamento e smontaggio dei veicoli rubati da destinare alla rivendita come pezzi di ricambio, sia le operazioni tese ad ostacolarne l’identificazione (punzonatura, smerigliatura telai, modifica e cambi di targhe). A riscontro delle attività condotte, nel corso delle indagini sono state arrestate in flagranza di reato 3 persone e ne sono state denunciate altre 21 e sono stati sequestrati e recuperati 47 veicoli integri e svariate parti meccaniche e motori di decine di autovetture, per un valore complessivo di oltre 1.500.000 Euro. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e gli indagati, la cui posizione è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, non possono essere considerati colpevoli fino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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m2024a · 10 months ago
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Seguici sul :https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/01/la-credibilita-e-tutto-renzo-arbore.html "La credibilità è tutto". Renzo Arbore annienta Chiara Ferragni così Non si ferma il fiume in piena che sta investendo Chiara Ferragni dopo la scoperta di operazioni commerciali che non andavano affatto nella direzione della tanto sbandierata beneficenza e le inchieste portate avanti da diverse Procure che vogliono far luce, una volta per tutte, sulla vicenda del pandoro-gate e numerose altre iniziative del passato che hanno fatto crollare appeal e fiducia dell'influencer anche all'estero. Intervistato dal Messaggero, ha detto la sua anche Renzo Arbore, da anni testimonal della Lega del Filo d'Oro. La Fondazione Onlus per le persone sordocieche opera in Italia ormai dal 1964 con Arbore a essere il primo testimonial nel 1989: da allora non si ferma il contributo dell'artita foggiano di 86 anni che alla precisa domanda sul caso Ferragni, ha spiegato come bisogna mettersi a disposizione del prossimo in maniera davvero. "È semplice. Con generosità e serietà. Senza mai mischiarla a operazioni commerciali. La credibilità è tutto", sottolinea. Il "segreto" è saper discernere le due cose: una cosa sono i guadagni e ricavi per brand e marchi, un altro è fare del bene senza sbandierarlo ai propri follower. Non è un caso che sui canali social di Renzo Arbore non ci sia traccia di sbandieramenti ai quattro venti sulla beneficenza ma si tocchino temi prevalentemente musicali ripercorrendo la sua straordinaria carriera. "Io percorro tutta l’Italia, ho visto tanto, ma lì alla Lega del Filo d’Oro c’è un gruppo serio, onesto, appassionato. Anche questo mi ha conquistato!", ha dichiarato in tempi non sospetti come si legge sul sito della Onlus. Nominato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Cavaliere di Gran Croce (l’onorificenza più elevata) il 15 gennaio 2022, Renzo Arbore ha raccontato al quotidiano di aver sempre sognato di fare l'artista, sin da piccolo, "che per me significava, e significa, essere originali e un po’ eccentrici". Musica e televisione, entrambe a braccetto per tutta la sua carriera anche se adesso ha le idee chiare su cosa vuole "difendere" maggiormente, ossia "la mia anima musicale perché quella televisiva è stata talmente prepotente che si è mangiata tutto il resto. In trent’anni, dal 1991 al 2021, con l’Orchestra Italiana ho fatto più di 1600 concerti in giro per il mondo facendo riscoprire a tutti il fascino della canzone napoletana classica. Aver rilanciato questo patrimonio unico mi inorgoglisce", racconta. Sono principalmente due le cose nella vita di Arbore che hanno lasciato il segno: in positivo la fortunata trasmissione "Quelli della notte" considerata quella che gli è riuscita meglio e alla quale seguì "Indietro tutta", "un programma completamente diverso a base di improvvisazioni e satira sulla tv. Un trionfo". Pochi giorni fa, l'11 gennaio, è stato il decimo anniversario dalla morte di Mariangela Melato, enorme artista del teatro e cinema italiani: l'amore tra i due durò più di 40 anni dal quale nacque "un amore indimenticabile, fortissimo, rispettoso, molto sorridente", ha dichairato Arbore al Corriere pentendosi, però, di non averla mai sposata.
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mhhhwell--blog · 1 year ago
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Volevo volevo volevo
da tanto scrivere una mia esperienza di tutto cio che è successo per aver creato la persona che son io. Mio psicologo mi ha ricommendato di fare una linea del tempo? Successivamente l‘ho provato due anni fa, ma ho smesso di continuare dopo l‘età di magari cinque anni. È difficile fare una cosa così perchè sinceramente la consepavoleza di quello che è successo senza mio parere (il divorzio, l‘abuso e la violenza domestica) che non „ricordo“ proprio ma ne sono stata „informata“ tra gli altri (piùtosto mia madre) e molto molto pesante. Certo che aveva un effetto sugli anni successivi e perciò centrano anche per mia esperienza. Ma come si gestisce, come si documenta tutto quello???? Mi faceva fattica e ho perso l‘intresse di confrontarmi con questa mia strada. Ricentamente sto leggendo un libro di una scrittrice giovanne sul adultismo. Sto libro descrive delle personaggi che si incontrano in una stanza abbastanza surreale dove ogniuno può riccontare e scrivere una sua storia. La storia viene visto come un metodo per conoscersi profondamente. Gli altri incoreggiano i nuovi arrivati di parlarsi, e il lettore si immerge in una giornata, un evento specifico o una svolta nella vita di ogniuno personaggio. In qualche storie il problema del adulto che usa il suo potere (adultismo) è molto presente, in altri lo focus è più sulle capacità che senza un insegnante, genitore, adulto etc. sono più presente. La dominazione adultiva non è proprio visibile, invece il potenziale del giovane viene vocalizzato. Il libro non analizza sti situazione e rapporti tra persone giovane e adulto ma spesso si sente forte e capisce il conflitto perchè il personaggio proprio ha il palco per esprimere le emozione che derivano dalla oppressione, i vittimi (se usiamo sta parola) hanno tutto il potere di scrivere la sua soria e vengono ascolto fondo in fondo. Trovo che sia un bellissimo metodo di conoscersi, voglio sapere, scrivere e sentire la mia storia. Voglio scoprire proprio quali argumenti per me erano importante. La storia non deve essere una tragica, può essere sugli momenti personali, persone speciali e espressione di ricorimento e self-empowerment. Posso scrivere una storia di felicità su una infazia terrorizata, traumatica che ne so. Ma può anche darmi il spazio di tematizzare sti trauma che mi foggiano ancora oggi. Potrei scrivere una storia trista e drammatizzata. Ho la possibilità di parlare delle persone come mia sorella, mia Tagesmutter o mia miggliore amica Eileen. Potrei anche esprimere la vergogna di non esser stato una bambina più buona, di aver ferito gli altri, di derivare da un dentro scuro e fratturato… non so quando sarai pronta, ma mi aspetto volentieri!!
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kritere · 1 year ago
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Luca Gaudiano vince la tredicesima edizione di #TaleEQualeShow: ecco la classifica definitiva
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