#festeggiare. ma puoi essere così scemo
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#io vi giuro più ho contatti con gli americani e meno li capisco.#uno dei pretini ieri mi fa che la festività più importante in America è il 4 luglio. e allora gli ho chiesto che cosa festeggiano e in modo#molto sconclusionato (giustamente perché ha iniziato a studiare italiano settimana scorsa) mi fa. la libertà nel mondo. e io confusissima.#allora gli faccio. l'indipendenza americana??? e glielo dico anche in inglese. e lui. sì sì ma independence e freedom sono la stessa cosa.#e io. beh in italiano almeno indipendenza è più legata al non essere sotto un altro stato. e lui. no no libertà perché se l'america è#indipendente allora tutto il mondo è libero [testuali parole sue]#e io devo aver fatto una faccia allucinata perché mi aveva presa proprio in contro piede e l'unica cosa che gli ho potuto rispindere è stata#se lo dici tu. e ho provato ad andare avanti con la lezione però mi ha interrotto dicendomi. MA A TE PIACE COMUNISMO?#MA CHE CAZZO C'ENTRA FIGLIOLO MIO#e lì veramente non gli ho risposto per grandissima forza di volontà e ho ignorato la domanda chiedendogli cosa fanno il 4 luglio per#festeggiare. ma puoi essere così scemo#poi alla fine della lezione mi ha pure chiesto se è vietato parlare di politica a lezione. al che io gli dico che non è vietato e si può#parlarne ma nel seno che allora io ti porto dei testi che parlano di politica IN ITALIANO e tu ti metti a fare un discorso IN ITALIANO a#riguardo. e ad un A1 è un po' difficile da fare ma se vuole lo possiamo fare. e lui fa no no okay non fa niente
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Tutte le donne sono pazze (Capitolo 3 Nina)
Ritornai a casa, in Italia, e la sera stessa venne a trovarmi la mia amica Nina.
Io e Nina avevamo fatto tutte le superiori insieme, anche se solo negli ultimi anni ci eravamo realmente avvicinati. Prima per me lei era solo una ragazzina viziata che giocava a fare la ribelle e io ero un ribelle regresso che si innamorava troppo facilmente. Con gli anni ci siamo conosciuti meglio e diventati ottimi amici.
Scesi le scale di casa e la trovai ad aspettarmi. Aveva i capelli rossicci, anche se in realtà era castana e se li tingeva, un viso tondo e si truccava poco. Fisico minuto e vestiva sempre di nero e ai piedi indossava scarpe rosa di tela.
Appena mi vide mi saltò addosso abbracciandomi felice come una pasqua.
"Mi sei mancato bastardo!"
"Anche tu! Ma non mi strozzare" si staccò da me, ma subito mi riabbracciò forte.
"Non lasciarmi più da sola stronzo che non sei altro". La strinsi a me.
"Dai raccontami tutto quello che ti è successo!"
Iniziai ad esporre tutti i fatti della mia vita londinese. Dal suonare nei parchi, alla quantità di fica che era presente in città, della vita frenetica, l'incontro con Becky e la storia della "botta e via".
Al mio ritorno dall'Inghilterra la mia mentalità era particolarmente cambiata e Nina se ne accorse subito. La fine della storia con Jessi mi aveva deluso tantissimo e le esperienzi inglesi mi aveva fatto capire che nella vita la praticità è la prima cosa.
Non era più un ragazzino pieno di vita che pensava solo a divertirsi e a realizzare i suoi sogni. Probabilemente stavo crescendo, o stavo solamente marcendo.
Molto spesso ci si innamora dell'idea dell'amore, lo stare insieme, la visione del fare le cose insieme, di fare foto e postarle sui social. E' come l'eccitazione, spesso eccita solo l'idea di fare una determinata cosa, che più è sbagliata e più eccitante sarà.
Passai la serata con Nina a parlare, ma ero troppo stanco dal viaggio appena compiuto e decisi di tornare a casa per dormire.
Prima che me ne andassi mi riabbracciò più forte che potesse, quasi per paura che me ne andassi di nuovo.
Ero consapevole del fatto che avesse da sempre provato qualcosa per me, ma pensavo fosse qualcosa di platonico, anche se il platonico non va più di moda oggi giorno. Anzi la testa nelle relazioni non si usa più. In una relazione dovrebbero stare solo persone che hanno le palle.
Nina però era diventata carina e aveva un bel fisico. Forse anche io stavo cominciando a farci un pensierino. Poi dalle storie che mi aveva raccontato lei stessa, doveva essere una gran porca.
Decisi di darle un'opportunità, nei giorni successivi ci avrei provato.
E l'occasione si presentò proprio tre giorni dopo.
Io, Nina e altri amici eravamo andati a bere una birra per festeggiare il mio rimpatrio. Solita serata. Raccontai le mie esperienze. In quel periodo riuscivo anche ad essere più felice, riuscivo a ridere anche senza essere ubriaco.
Non avevo niente, ero pieno di sogni e di amici. Ora le uniche persone che mi fanno compagnia sono i miei demoni interni che vengono a trovarmi la notte quando dormo. Li conosco tutti per nome e quasi ne sono affezionato.
Durante la serata Nina mi stava addosso come una ventosa, non mi mollava un secondo e mi guardava con occhi languidi. La studiai a fondo, era dimagrita ultimamente, stava facendo palestra e si stava rassodando notevolmente.
Le guardai il culo. Era piccolo, lei era tutta piccola, ma non male. A me sono sempre piaciute abbondanti.
Ma le più belle speranze me le diede un mio amico che una volta se la portò a letto.
Una scopata memorabile secondo lui.
Si fece tardi e decidemmo di tornare a casa, io riaccompagnai Nina in macchina.
Era il momento di provarci.
Arrivammo sotto casa sua, parcheggiai la macchina tra due alberi che delineavano un giardino. Spensi il motore e i fai dell'auto.
Nina disse: "Bella serata...sono felice che tu sia tornato" sorrise.
"Si, mi ha fatto bene ritornare al nido" le toccai una mano.
Cominciò ad arrossire ed entrambi ci guardammo negli occhi.
Le posai una mano sul viso, mi avvicinai leggermente e la baciai.
Potevo sentire il suo cuore scoppiare dentro al petto. Nel mio petto non successo niente.
Mi avvicinai sempre di più e le toccai una coscia. Lei toccò la mia.
"Andiamo sui posti dietro" dissi e scalammo nei sedili posteriori della mia auto.
Nina si mise a sedere sopra di me. La foga stava salendo e la mia erezione anche.
Le tolsi la maglietta e il reggiseno. Aveva delle tettine piccole, per lo più erano capezzoli. Inizia a succhiargliene una e intanto le palpavo il culo. Si, stava facendo palestra ultimamente.
Lei mi toccò i capelli e le spalle, godeva e mi fissava con l'espressione più porca che avessi mai visto fino a quel momento.
In due secondi netti smontò da sedermi sopra di me e prese il mio uccello in bocca. Ciucciava come una forsennata. Doveva averne fatti diversi di pompini, era bravissima. La presi per la testa e gliela spinsi giù forte. Le venni in gola.
Si alzò di colpo, con la bocca chiusa piena del mio sperma. Mi guardò dritto negli occhi e ingoiò.
In quel momento capii che le storie sul suo conto erano vere.
"Ma sei scemo? Potevi almeno avvertirmi!"
Feci spallucce, ma in realtà pensai "stai zitta troia".
"Sarà il caso di tornare a casa" Le dissi mentre mi stavp riaggando i pantaloni.
Lei rispose sorpresa: "Si è meglio che rientri..." ci fu un saluto imbarazzante, non sapevo se abbracciarla, darle un bacio sulla guancia o sulle labbra o non fare niente.
Optai per il niente e me ne andai. La guardai dallo specchietto retrovisore finchè il buio della notte non fece il suo dovere e copri la poca luce rimasta.
Tornai a casa e mi sdraiai sul letto con le palle che mi prudevano.
Mentre me le grattavo mi arrivò un messaggio "Che cosa ha significato per te quello che è successo questa sera?" Era da parte di Nina.
Cazzo e ora che mi invento?!
Si mi era indubbiamente piaciuto quel pompino, sono consapevole della difficoltà che le donne incontrano nel farne, ma non provavo niente per lei. Non riuscivo a provare niente per nessuno.
Le risposi "Intanto ti devo fare i complimenti, ciucci bene (faccina che ride), ma sono appena tornato, ho bisogno di tempo"
"Grazie per il complimento...okey prenditi il tempo che ti serve...comunque sei cambiato..."
Troppi puntini di sospensione sono sinonimo di troppa impazienza e ansia. Ma aveva totalemente ragione. Ero cambiato.
Rividi Nina ancora un paio di volte e scopammo, ma ogni volta le dicevo che avevo bisogno di tempo, che non riuscivo ad impegnarmi. Ci rimaneva sempre male, ma era troppo presa da me e quindi sorvolava.
Una sera ero seduto vicino la finestra di camera mia, stavo suonando la mia chitarra, quando mi arrivò un messaggio.
"Sono sotto casa tua...puoi scendere devo parlarti..." Era Nina.
Oh cazzo ed ora cosa voleva? Stava diventando sempre più insistente.
Scesi che indossavo solo una canotta nera di dubbia qualità e dei pantaloncini grigi slargati che sembravano più una gonna che dei pantaloncini. Faceva ancora caldo.
Vidi Nina aspettarmi seduta sul marciapiede con gli occhi rossi. Aveva appena pianto.
"Cosa è successo? Che ci fai qui?" dissi falsamente preoccupato.
"Non ce la faccio più con questa storia...devi dirmelo...cosa sono io per te?"
Merda! Mi aveva messo con le spalle al muro.
Esitai, cercando una via di fuga, non sapevo che cazzo dirle.
Feci il finto tonto "In che senso?"
La vidi arrabbiarsi visibilmente.
Indietreggiai spaventato.
"Da quando sei tornato ci vediamo e scopiamo! Ti sembra una cosa normale? Perchè lo stai facendo?"
Che cazzo ne so perchè lo sto facendo. Forse perchè l'amore mi fa troppo schifo e il sesso è più funzionale. Forse perchè sono un vigliacco e la stavo solo usando, ma non riuscivo a sentire sensi di colpa.
La mia anima stava iniziando a marcire.
"Per me...sei...solo sesso..." ammisi "dell'ottimo sesso...ma nient'altro che sesso". Fu liberatorio dirlo. Fu come quando mangi tantissimo ad un ristorante e torni a casa con la pancia strapiena e una voglia di cacare assurda. Ti siedi sul cesso e ti liberi di pranzi e cene passate come se non ci fosse un domani. Una delle migliori sensazioni che ci possa essere.
Nina iniziò a piangere e singhiozzare, era infinitamente triste, ma i suoi occhi erano da psicopatica. Avevo paura, ma decisi di fare l'uomo.
All'improvviso fece partire uno schiaffo a mano aperta che mi rigirarò la testa dall'altra parte.
Si! Stava facendo definitivamente palestra!
Quello schiaffo mi stava per staccare una guancia.
Corse via piangendo, rientrò in macchina e partì sgomando.
Cominciai a sentire il dolore partire dall'interno della bocca e sfociare come un'esplosione all'esterno della guancia.
Con una mano mi tenevo il viso, con l'altra salutai Nina.
Di lì passo un vecchietto che aveva visto tutta la scena.
"Eh figliolo non ci pensare...tutte le donne sono pazze...dai retta a me" e continuò per la sua strada.
Lo guaradi stranito, sembrava uno di quelle comparse nei film che passano dicono una cosa saggia e spariscono. E più o meno fece così quel vecchietto.
Ma aveva ragione lui...tutte le donne sono pazze.
Non rividi Nina, ignorò i miei messaggi di scuse, mi odiava realmente.
Venni a sapere che si fidanzò dopo poco con quel mio amico che la definii una scopata memorabile.
Ero contento per entrambi.
Ma Nina era stata solo il primo passo per capire cosa stessi diventando.
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