#fertilizzante
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mooneysmartist · 24 days ago
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Un tuffo è per sempre.
Se non hai alcuna intenzione di andare a fondo, non tuffarti, nemmeno per incoraggiarmi, indietro non ci torno.
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ginogirolimoni · 2 months ago
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Ursula von der Leyen nomina Peter Strohschneider, professore di storia medioevale perché supervisioni un importante rapporto sull’agricoltura; il professore guadagnerà 973,79 € al giorno.
se credevate che l’amichettismo fosse un fenomeno solo italico, vi siete sbagliati, prima la Metsola nomina il cognato come capo di gabinetto (“La Meloni si e io no?”), adesso la Ursula che nomina Peter.
In molti hanno trovato esagerato il compenso per questo studioso, molto meno ha stupito che un medioevalista si interessi di agricoltura, noi per fortuna siamo abituati a gente che non c’entra niente con l’incarico che ottiene, Lollobrogida è “laureato” (Università Cusano) telematicamente in giurisprudenza ed è ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare (qualunque cosa sia, Dio ci perdoni tutti) e delle Foreste (quelle che sono rimaste).
Molto probabilmente i contadini da ora in poi andranno al lavoro a piedi o su un carro di buoi, periodicamente metteremo una parte di terreno a maggese e faremo la rotazione delle colture, reintrodurremo l’aratro a versoio trainato da buoi o cavalli e ricorreremo al “debbio” (no a Paolo Del Debbio), cioè all’utilizzo delle ceneri delle erbacce estirpate come fertilizzante.
Un ritorno al medioevo insomma, pensate che io stia scherzando? Neanche per idea, Francesco Lollobrigida ha proposto il “servizio civile agricolo”, cioè l’idea di offrire ai giovani l’opportunità di poter lavorare quasi a titolo gratuito (i rimborsi previsti coprono appena le spese) nelle aziende agricole in cambio del 15% di posti riservati nei concorsi pubblici.
Insomma, stanno reintroducendo la servitù della gleba, dove il nobile proprietario delle terre obbligava i suoi contadini a prestare gratuitamente lavoro per le courvée che desiderava effettuare.
Prossimamente è prevista anche la reintroduzione dello jus primae noctis.
E allora, cosa state aspettando? Tirate fuori zappe, roncole e falcetti e iniziate ad affilarle.
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smokingago · 2 years ago
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Attraverso guanciali, lenzuola, vesti attorcigliate, navigano; nuotano sudati, a bracciate enormi, come naufraghi pazzi.
Non sanno dove vanno, però navigano; ruotano verso qualunque isola nel mezzo della notte.
Un falò azzurrato li chiama come un faro: verso di esso si lanciano bevendo a grandi sorsi il succo della vita a cui vanno incontro come se rimanesse loro un'ora sola e non oltre sulla terra.
E a volte non navigano: d'improvviso sognano, credono d'essere terra matura e si arano.
Uno all'altro si arano come sinceri aratri lussuriosi.
Si irrigano con sudore come se fossero acqua fertilizzante e buona.
Fanno girare le mani come turbine; tremano, diventano quasi liquidi e si seminano tormentate sementi di speranza.
E si addormentano sfiniti, sognando d'essere alberi tutti rappresi di mele mature e che il vento li culla e si porta il loro grande odore, carnale.
Il loro grande odore di frutta e raccolto.
Jorge Debravo
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susieporta · 4 months ago
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Re di Coppe.
"Il Viaggio dell'Eroe".
Siamo incarnati in un Corpo.
Molti non accettano questo "Stato dell'Essere". Si adoperano per anni e anni, ricercando il modo di "ritornare all'Origine", di neutralizzare i limiti della Materia e riconnettersi al Tutto, di ricongiungersi nuovamente con la sensazione di "pura fusione" che dona l'esperienza dell'Unità Divina.
Nella spasmodica ricerca di snaturare e squalificare la propria esperienza terrena, si dimenticano di loro stessi. Si aggrappano a qualsiasi strumento di dissociazione dalla propria condizione emozionale ed emotiva. Abusano del loro Corpo. E lo strumentalizzano. Come fosse un fantoccio.
E nell'impossibilità di Amare il proprio involucro incarnazionale, nascondono il loro profondo Dolore di non essere stati amati, in un continuo atto di negazione e di impossibilità di ammettere l'evidenza.
Il Cuore lo sa. La Mente non lo accetta.
Lo stato più sacro di "Fusione con il Tutto" è il Ventre Materno.
Nell'esperienza della Simbiosi Materna, avviene il Miracolo dell'Amore. Quello Umano. Ma anche quello dell'Anima che incontra l'Incarnazione. Per la prima volta o per l'ennesima.
E se l'Anima non viene accolta con favore o sincera amorevolezza dal Sentito Materno, l'ingresso nella Percettività Terrestre si rende fin da subito un lungo e penoso calvario.
Se la Madre abbandona la sua funzione affettiva e nutritiva, non necessariamente con Volontà o Intenzione, "i frutti dell'Albero non matureranno mai".
Avranno bisogno di un lungo ricovero, di maggior Luce, di una intensiva cura d'Acqua e di Fertilizzante una volta approdati nel Mondo.
Ma nel Tempo, con Cura e Passione, essi ritorneranno forti e rigogliosi, avranno innestato nel terreno radici forti e resistenti.
Potranno tornare al Padre solo dopo un potente percorso di risanamento interiore e inchinarsi di fronte a lui.
Poiché solo alla risoluzione del "conflitto materno", il figlio del Padre sarà pronto a portare nel Mondo la sua Forza, il suo Coraggio, la sua Indipendenza, l'Amore per se stesso e per le Creature di questo Pianeta.
Il Padre allora potrà benedire la Spada e insignirla di onorificenze.
E' un percorso lungo, accidentato e coraggioso.
E' il viaggio dell'Eroe.
Rinascere si può.
Spezzare le catene del Disamore e risorgere dalle Ceneri delle Ferite Originali, è in nostro potere.
Ma si parte dall'Umano.
Sempre.
Si parte da ciò che neghiamo, da ciò che continuiamo a evitare, da ciò che ci rende vulnerabili e fragili. Da ciò che vediamo come un limite, anziché come la nostra Risorsa più immensa: la Sensibilità.
Se Sento posso trasformare il mio Mondo. Posso espandere la Conoscenza, la Visione, la Connessione, l'Amore.
Se chiudo il Cuore ai Sentimenti e alle Emozioni, se non radico il mio Corpo alla Terra, se "non mi accorgo", se vago per il Mondo come un burattino appeso al filo dell'Assenza e della Negazione, sarò condannato a cercare in maniera spasmodica, per tutta la Vita, ciò che è "già qui" e non si è mai spostato.
Ciò che è dentro, è la Chiave.
Ciò che sentiamo nel profondo, è la Soluzione.
La Fiducia è la Mano Invisibile che muove l'apertura del Cuore alla piena e radicata Connessione con noi stessi.
Non ci sono trucchi, né inganni. Non c'è "illusione" nella Verità di chi siamo veramente. C'è Bellezza, Sapienza e Pura Conoscenza.
Non continuiamo a cercare "fuori" ciò che è già "dentro".
Va solo ripulito e purificato dagli schemi del Passato.
Radicarsi alla Presenza e all'Accettazione dell'Incarnazione è il Dono più amorevole che potete concedere a voi stessi.
E allora tutto improvvisamente cambierà. E fiorirà di nuova Vita.
Mirtilla Esmeralda
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quellochemivadidire · 1 year ago
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Ti odio.
Tutto l'amore che avevo dentro
l'hai reso fertilizzante
per il tuo ego
e quindi ha aiutato
a far crescere qualcosa di malvagio
anche dentro di me.
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iviaggisulcomo · 1 year ago
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Insolita telefonata mattutina di Madre per sapere:
Come fare per rimettere i sottotitoli alla sua serie tv preferita.
Se le ho ordinato su amazon quel fertilizzante per piante grasse di cui ha estremo bisogno.
Come mi va la vita.
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nociaograzie · 1 year ago
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d'altronde
cos'è l'amore
se non fertilizzante
per i fiori
dell'anima
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ray-just-ray-thanks · 2 years ago
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Gianmaria, ma che ti hanno dato da piccolo da mangiare? Fertilizzante?
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petalidiagapanto · 2 years ago
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«Quando pianti la lattuga, se non cresce bene, non incolpi la lattuga. Cerchi le ragioni per cui non sta andando bene. Potrebbe aver bisogno di fertilizzante, o più acqua o meno sole. Non incolpi mai la lattuga.
Tuttavia, se abbiamo problemi con i nostri amici o familiari, incolpiamo l'altra persona.
Ma se sappiamo come prenderci cura di loro,cresceranno bene, come la lattuga. Incolpare non ha alcun effetto positivo, né cercare di persuadere usando la ragione e l'argomentazione. Questa è la mia esperienza.
Nessuna colpa, nessun ragionamento, nessun argomento, solo comprensione. Se capisci e dimostri di capire, puoi amare e la situazione cambierà»
.
(Thich Nhat Hanh)
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rideretremando · 2 years ago
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BENEDETTO CROCE SOTTO SPIRITO. UN RITRATTO PER ANNIVERSARIO (2015)
Esattamente un secolo fa, poche settimane prima che l’Italia entrasse nella Grande guerra, Benedetto Croce stese di getto il “Contributo alla critica di me stesso”, oggi disponibile nelle edizioni Adelphi con le note aggiunte a margine nei decenni successivi. Il “Contributo”, scritto alla soglia dei cinquant’anni, è il pezzo più autobiografico di un filosofo che, come Catullo “voleva essere totus nasus”, vorrebbe “essere giudicato tutto pensiero”. Si tratta, è vero, di una “autobiografia mentale”, o comunque di una ‘vita esemplare’; ma per sorprenderci, all’autore basta ritrarsi sdraiato su un sofà mentre rimugina sul suo sistema nascente.
Siamo davanti a un trionfo della prosa crociana: della sua musica rotonda, della sua patina antiquaria, ma soprattutto del suasivo movimento con cui il filosofo dimostra che le analisi più sottili sono traducibili in un motto di sano buon senso. Trionfa, qui, anche il più insistito leitmotiv etico di Croce: quello dell’“operosità” che sola medica le ferite della vita, come il piccolo Benedetto apprese in un collegio di preti borbonici. Ed è impossibile non sorridere, riconoscendo il puntiglio del futuro filosofo laico nel ragazzo che prima di confessarsi “distingue” i peccati e li scrive su un foglietto.
La formazione di Croce cambia segno dopo il terremoto di Casamicciola, che nel 1883 annienta la sua famiglia e lo seppellisce per ore sotto le macerie. Il superstite è accolto allora nella casa romana del politico Silvio Spaventa, cugino del padre e fratello del filosofo Bertrando. Il lutto, lo spaesamento, l’adolescenza: non stupisce che questa miscela abbia precipitato il giovane in una crisi d’ipocondria; e l’ostentato contegno olimpico dell’adulto deriva forse da questo periodo oscuro. “Quegli anni”, confessa l’autore del “Contributo”, furono “i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino”. Nella Roma del trasformismo, Benedetto si chiude in biblioteca. Ma a scuoterlo è Antonio Labriola, che con le lezioni sull’etica di Herbart gli offre un appiglio a cui aggrapparsi nel naufragio della fede. Croce ricorda di averne recitato più volte i capisaldi sotto le coperte, come una preghiera. È con questo bagaglio che nell’86 torna a Napoli per rifugiarsi negli studi storici; e solo il bisogno di chiarirne il metodo lo convince nel ’93 a stendere la prima memoria filosofica. Poco dopo, ad allargarne gli orizzonti interviene ancora Labriola, che lo contagia con la nuova passione marxista. Croce, però, l’affronta col suo stile di formidabile ruminante. S’immerge in un corso sistematico di economia, e quando è ormai più ferrato del maestro, espelle dalla materia appena digerita una componente essenziale, quella della militanza, per trasformarla in puro fertilizzante delle sue ricerche. Nel 1900, il socialismo che agita l’Europa gli appare nient’altro che una parte di sé già superata. Mentre lo stesso senso del dovere che lo porterà al governo con Giolitti e alla presidenza del Partito Liberale gli impone di soccorrere le istituzioni napoletane, il commissario scolastico Croce si prepara a entrare nelle scuole con ben altra efficacia attraverso l’“Estetica”, la sua opera più famosa e volgarizzata. Subito dopo la sua pubblicazione fonda con Gentile la rivista “La Critica”, braccio secolare dell’idealismo italiano, e vi applica la propria teoria dell’arte diffondendo un gusto tutto spostato sull’Ottocento. Qui Croce sente di aver raggiunto un maturo “accordo con me medesimo e con la realtà”. Inizia così un percorso che per tre lustri somiglia a una inarrestabile marcia di conquista: il patto con Laterza, il completamento del sistema, i saggi su Hegel e Vico, la polemica vittoriosa contro l’epistemologia…
Il “Contributo” segna il culmine di questa marcia, rallentata poi da guerra e fascisti. Lo spettacolo che offre è invidiabile; eppure il lettore non può non sentir salire da queste pagine compatte un involontario umorismo. Perché l’autore, malgrado le dichiarazioni di sobrietà e le ombre che già gli offuscano il panorama, sprizza soddisfazione da tutti i pori. L’insolita nudità del testo evidenzia il rapporto tra le sue compiaciute pose giovesche e la rimozione del lato notturno dell’esistenza. La soluzione genialmente semplificatrice di molte questioni sfiora la tautologia, e ogni domanda fastidiosa è liquidata come un problema mal posto (se “il pensiero vero è semplicemente il pensiero”, il pensiero falso è solo “il non-pensiero (…) il non-essere”). Anziché diventare leopardiano, il ragazzo che ha sperimentato sulla sua pelle la crudeltà della Natura cicatrizza le ferite convincendosi che la Storia consiste nel dispiegarsi di una verità ascendente “a claritate in claritatem”, ed esibendo il sublime filisteismo goethiano che sarà di Lukács e Thomas Mann.
È questo superiore equilibrio a indisporre i letterati giovani, quelli che in forme più esili hanno reagito come lui al positivismo: il romantico refoulé Cecchi, lo scettico Serra, e il teppista Papini, secondo cui il nuovo maestro d’Italia sogna una nazione “composta di tanti bravi figlioli (…) lettori assidui del Giannettino”. Dal clima ‘decadente’ e agitatorio nel quale si muovono questi giovani, il filosofo tiene presto a smarcarsi. Prende le distanze da D’Annunzio, ma anche dall’hegelismo. Eppure questi distinguo non cancellano alcune affinità cruciali. Cecchi nota che sia l’idealista sia l’imaginifico pongono l’arte sull’infimo gradino della scala intellettuale, tacendo sulle angosce che derivano all’uomo da un’esistenza sempre incompiuta e da una natura irriducibilmente estranea. Quanto a Hegel, è vero che Croce ne rigetta la mitologia; ma proprio negli anni Dieci fa a sua volta della necessità storica un mostro autorizzato a nutrirsi di corpi umani. In realtà, il culto hegeliano del fatto compiuto e l’arte pura costituiscono gli esiti logici della cultura da cui Croce proviene, perciò quando il filosofo li rifiuta appare incoerente con le sue premesse. L’estetica crociana si accorda col detestato Pascoli, non con l’amato Carducci. E sulla Storia, l’autore del “Contributo” ricorda di avere appreso dal suo Marx, sciacquato nell’Arno machiavellico, che ha tutto il diritto di “schiacciare gl'individui”. Ma solo nel ventennio diventa evidente, oltre allo iato tra ‘teoria’ e ‘pratica’, anche la marcia indietro ideale: all’assoluto lirico si affianca allora la funzione civile della letteratura, mentre lo Stato Leviatano sfuma nell’etica liberale.
A questo proposito, nelle note più tarde, Croce ammette di avere sottovalutato il valore della libertà, e di essere stato poco accorto davanti al fascismo in ascesa. Nel ‘15, però, prevale ancora la tendenza a far coincidere intuizione ed espressione, volontà e azione. Come altri pensatori contemporanei, Croce cerca così di superare i dualismi ottocenteschi tra spirito e materia, vita e scienza. Di Hegel lo attrae appunto il suo organicismo, anche se gli ripugna la sua brutale omogeneizzazione dei fenomeni. Nel proprio sistema introduce la dialettica degli opposti, ma si preoccupa che non distrugga i distinti. Vuole tenere insieme il circolo dello Spirito e lo sviluppo dialettico della Storia: Vico e Kant da una parte, Hegel dall’altra. Tuttavia, nell’idealista del primo Novecento vince la giustificazione dell’esistente. La Storia procede di bene in meglio, l’irrazionale è appena l’ombra del razionale. Di questa rimozione ha dato un’ottima parodia Paolo Vita-Finzi in un apocrifo crociano dove il pontefice di Palazzo Filomarino, con consequenzialità macabra e gioconda, spiega che il male include “germi di bene” come un cannibale “può includere un missionario”.
A un passo dalla Grande guerra, insomma, il filosofo ritiene ancora che il pensiero possa governare dall’alto la realtà. Appena licenziato il “Contributo”, fa il suo dovere di suddito in un conflitto a cui non crede, ma evita il nazionalismo culturale: all’adesione pratica corrisponde un orgoglioso rifiuto teoretico. È l’abito della distinzione col quale si opporrà sempre alle ideologie che tendono a travolgere tutti gli argini. Ma inutilmente: perché la vocazione del Novecento è appunto quella di cancellare ogni limite, bellico e sofistico. E alla fine Croce ne prenderà atto, trasformando la categoria dell’“utile” nella vitalità “selvatica” che buca le forme dello spirito. Sfiorerà così l’esistenzialismo, ma non farà il passo che l’avrebbe costretto a lasciare le sponde civili del suo Ottocento: sensibilissimo alla cronaca, resterà tuttavia convinto di poter incarnare una figura di filosofo ancora classicista.
Questa figura non va però confusa con la maschera del pensatore pompier che ci ha proposto tanto Novecento, e a cui manca completamente il gusto della concretezza che riassume la lezione più feconda dello “storicismo assoluto”. “La perfezione di un filosofare sta (…) nel pensare la filosofia dei fatti particolari, narrando la storia”, dice Croce nel “Contributo”: perciò “l'astrazione è morte”. In questo senso, molta fenomenologia si è rivelata assai più astratta dell’idealismo che intendeva superare, perché mancava di intuito ermeneutico di fronte alla vita, ed era dunque destinata a smarrirsi nel farraginoso gergo pragmatistico che predica l’andata “alle cose stesse” ma non la pratica mai. Lo stesso vale per le suggestioni insieme esoteriche e terragne criticate da Croce prima in Gentile e poi in quell’Heidegger che secondo lui disonorava la loro disciplina. Queste filosofie, finte mistiche intimidatorie e velleitarie, confermano la convinzione crociana secondo cui il purus philosophus è un purus asinus. Croce considerava una delle sue maggiori vittorie la ridicolizzazione del Filosofo tutto occupato dall'Essere: e infatti niente testimonia meglio la sua successiva sconfitta della restaurazione di questo mito, in varianti sacerdotali o pedantesche.
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megachirottera · 2 years ago
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La paura è il fertilizzante finanziario di Pfizer
No, non è una bestia marina leggendaria che non può essere sconfitta. Piuttosto, Kraken è l’ultimo …
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scienza-magia · 2 years ago
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Super worms per pulire l'ambiente dalla plastica
Vermi mangia plastica: realtà o finzione? La scoperta sconcertante. I rifiuti di plastica sono ovunque, la scienza sta cercando alternative ecologiche per smaltire ciò che non può essere recuperato in altro modo L’enorme quantità di rifiuti esistenti  non accenna a diminuire anzi, al contrario, cresce in maniera esponenziale. La plastica prodotta annualmente è enorme e, per quanto, cerchiamo di farvi fronte con il riciclo, ma non basta. Il quadro della situazione peggiora ulteriormente, se consideriamo tutto ciò che si disperde nell’ambiente e che non è biodegradabile.
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Verme mangiaplastica (Fonte foto: cleanmalaysia.com) Le materie plastiche permangono per almeno 1000 anni, provocando danni immensi alla natura, agli  animali, e quindi alla salute umana. Finalmente si stanno attuando progetti di rinnovamento aziendali,  che vanno a modificare la situazione a monte, perché non è possibile proseguire con questo ritmo di distruzione  del pianeta. Ma tutta la plastica esistente, ed attualmente in produzione,  come possiamo eliminarla? Diversi studi sono stati portati avanti in questo ambito. uno, si è svolto presso il Dipartimento di Ingegneria civile ed ambientale dell’Università di Stanford. La scoperta riguarda l’esistenza di una tipologia di vermi che si nutrono di plastica. Si sono fatti esperimenti su 100 esemplari cibati con circa 37 grammi di polistirolo al giorno. Questi  lo hanno trasformato, in parte, in anidride carbonica ed in parte, in frammenti biodegradabili. Non solo si presentano sani come quelli che si nutrivano di sostanze comuni ma, allo stesso tempo, i loro escrementi risultano essere sicuri, tanto da poterli utilizzare come fertilizzante organico nei terreni per le colture. Le recenti scoperte sul verme mangia plastica Questo grazie all’azione di microrganismi presenti nel loro intestino, in grado di smaltire il polietilene, ossia la plastica utilizzata per i sacchetti dei rifiuti. I ricercatori intendono capire  se tali microrganismi possono decomporre anche altri tipi di plastiche come il polipropilene, presente in prodotti che vanno dal tessile ai componenti automobilistici. Un altro studio di questo genere, è descritto dalla rivista Microbial Genomics, condotto dagli scienziati della School of Chemistry and Molecular Biosciences presso l’Università del Queensland.  Gli scienziati hanno definito questi vermi  Super worms.
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Vermi mangia plastica (Fonte foto: leonardo.it) Anche in questo caso hanno nutrito degli esemplari seguendo regimi alimentari diversi per un periodo di tre settimane. Ad un gruppo è stata somministrata schiuma di poliestere e ad un altro crusca. I primi, non solo sono sopravvissuti, ma hanno anche mostrato un aumento del peso marginale, ricavandone energia. Occorrono, comunque,  altri studi sui processi di metabolizzazione, quali sono le condizioni favorevoli alla degradazione e quali sono i micro organismi in grado di assimilare i polimeri. I risultati potrebbero rappresentare un prezioso aiuto per ottenere enzimi più potenti che possano degradare maggiori quantità di plastica esistente. Sviluppare dunque, nuove tecnologie alternative, per la gestione sicura di questo tipo di rifiuti. Vi è forte interesse, inoltre, anche per l’ambiente marino. Qui il materiale plastico rappresenta una particolare minaccia, non solo per le specie che vivono nell’oceano, ma anche per i volatili che se ne nutrono. Read the full article
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southbendtrees · 22 days ago
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Il fascino delle piante Bonsai e carnivore: come scegliere la pianta perfetta per la tua casa
Le piante hanno sempre avuto un posto speciale nelle nostre vite, non solo per la loro bellezza ma anche per il loro potere calmante e rigenerante. Oggi, l'arte di coltivare piante ha raggiunto nuove vette, con l'interesse crescente per piante particolari come il bonsai e le piante carnivore. Su I Giardini di Giulia, il nostro e-commerce dedicato alla vendita di piante online in Italia, offriamo una vasta gamma di opzioni per arricchire i tuoi spazi con un tocco di natura e design.
Bonsai Ficus Ginseng: l’eleganza in miniatura
Tra le piante più amate dagli appassionati di giardinaggio troviamo il bonsai Ficus Ginseng, una pianta originaria delle regioni tropicali dell'Asia. Con le sue radici aeree spesse e tortuose, questa pianta è perfetta per creare un'atmosfera di calma e armonia in casa o in ufficio. Il bonsai mini Ficus Ginseng è particolarmente apprezzato per la sua facilità di cura e la sua capacità di adattarsi a diversi ambienti, rendendolo ideale anche per chi si avvicina per la prima volta al mondo del bonsai.
Chi abita a Novara e dintorni può trovare il bonsai Ficus Ginseng perfetto su I Giardini di Giulia. Grazie alla nostra piattaforma online, è possibile ordinare comodamente da casa e ricevere piante curate e di qualità direttamente a domicilio. Il bonsai, infatti, è una pianta che richiede attenzione, ma con le giuste cure può diventare un meraviglioso elemento decorativo e, per molti, un simbolo di tranquillità.
Nepenthes: la pianta carnivora che cattura l’attenzione
Se sei alla ricerca di qualcosa di più insolito, le piante carnivore potrebbero essere la scelta giusta per te. Una delle piante carnivore più affascinanti è la Nepenthes, nota per la sua capacità di catturare insetti grazie alle sue trappole a forma di brocca. Questa pianta è originaria delle foreste pluviali dell’Asia e dell’Oceania, dove il suo ambiente naturale le consente di prosperare in condizioni di scarsa nutrizione. nepenthes pianta carnivora
A differenza di altre piante, la Nepenthes non si limita a decorare gli spazi, ma svolge una funzione attiva nel catturare e digerire gli insetti, il che la rende una scelta interessante per chi desidera un elemento unico nel proprio giardino o all’interno della casa. Su I Giardini di Giulia, offriamo una varietà di Nepenthes per soddisfare gli appassionati di piante particolari e dare un tocco esotico ai tuoi spazi.
Come prendersi cura delle piante bonsai e carnivore
Sia il bonsai che le piante carnivore come la Nepenthes richiedono cure specifiche per mantenere il loro splendore nel tempo. Di seguito, alcuni consigli pratici per garantire la salute e la bellezza di queste piante speciali:
Cura del bonsai Ficus Ginseng
Luce: Il bonsai Ficus Ginseng ha bisogno di una buona quantità di luce naturale, ma non deve essere esposto a luce diretta per periodi prolungati, poiché ciò potrebbe danneggiare le foglie.
Irrigazione: Questa pianta ama il terreno umido, ma è importante non esagerare con l'acqua. Innaffia quando il terriccio è leggermente asciutto in superficie, evitando ristagni.
Potatura: La potatura regolare è essenziale per mantenere la forma e la dimensione desiderata del bonsai. Rimuovere le foglie e i rami secchi aiuta la pianta a concentrarsi sulla crescita sana.
Concimazione: Durante la stagione di crescita, un fertilizzante specifico per bonsai aiuta a fornire i nutrienti necessari per mantenere il vigore della pianta.
Cura della Nepenthes
Luce: La Nepenthes preferisce una luce indiretta brillante. È importante non esporla a sole diretto, soprattutto nelle ore più calde della giornata, per evitare bruciature sulle foglie.
Acqua: Questa pianta richiede un ambiente umido. È preferibile usare acqua distillata o piovana, poiché l'acqua del rubinetto può contenere minerali che danneggiano la pianta. Mantieni il terreno costantemente umido.
Umidità: Le Nepenthes prosperano in ambienti con alta umidità. Se coltivata in casa, potrebbe essere necessario utilizzare un umidificatore o nebulizzare la pianta regolarmente.
Nutrizione: Anche se la Nepenthes si nutre di insetti, in casa potrebbe non catturarne a sufficienza. In questo caso, puoi nutrirla occasionalmente con insetti vivi o secchi.
Il Bonsai Ficus Ginseng Manacor Grande: una scelta di classe
Se sei alla ricerca di un bonsai che possa diventare il vero protagonista di una stanza, il Bonsai Ficus Ginseng Manacor Grande è la scelta ideale. Con la sua struttura imponente e le sue radici spettacolari, questo bonsai è perfetto per spazi ampi e luminosi. Su I Giardini di Giulia, ci assicuriamo che ogni bonsai sia selezionato con cura e confezionato in modo da garantire la massima freschezza e vitalità al momento della consegna. bonsai ficus ginseng manacor grande
Conclusione
Che tu sia alla ricerca di un elegante bonsai Ficus Ginseng o di una pianta carnivora come la Nepenthes, su I Giardini di Giulia troverai tutto ciò di cui hai bisogno per arricchire i tuoi spazi verdi. Le nostre piante sono selezionate per soddisfare gli appassionati di giardinaggio di ogni livello, offrendo soluzioni uniche e di qualità per decorare la tua casa o il tuo giardino. Con un’esperienza d’acquisto facile e veloce, siamo pronti a portare il meglio delle piante direttamente a casa tua in tutta Italia.
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igiardinidigiulia · 28 days ago
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Orchidee: La Pianta Elegante che Trasforma Ogni Spazio
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Le orchidee sono piante che affascinano da secoli per la loro bellezza, eleganza e varietà. Simbolo di raffinatezza e delicatezza, sono tra le piante più amate da chi cerca di arricchire gli spazi interni con un tocco naturale e sofisticato. I Giardini di Giulia, il tuo negozio online di fiducia per la vendita di piante online, offre una selezione di orchidee pensate per chi desidera portare un pezzo di natura dentro casa. Scopri tutto su queste meravigliose piante e lasciati ispirare!
La Storia e il Fascino delle Orchidee
Le orchidee appartengono alla famiglia delle Orchidaceae, una delle famiglie di piante più vaste al mondo, con oltre 25.000 specie diverse. Originarie di vari climi tropicali e subtropicali, le orchidee sono presenti in quasi tutti i continenti, dalle foreste pluviali del Sud America alle regioni montuose dell’Asia.
Storicamente, queste piante sono state apprezzate per la loro bellezza unica e i loro colori vivaci. In diverse culture, le orchidee simboleggiano lusso e raffinatezza, mentre in Asia sono considerate portatrici di fortuna e prosperità. Oggi, grazie alla possibilità di coltivarle anche in casa, le orchidee sono diventate una scelta molto popolare per chi vuole aggiungere un tocco esotico e vibrante ai propri spazi interni.
Perché Scegliere le Orchidee per la Tua Casa?
Le orchidee non sono solo belle da vedere, ma offrono anche numerosi vantaggi per chi le coltiva:
Longevità: Con le giuste cure, le orchidee possono fiorire per diversi anni, portando bellezza e vitalità a lungo termine.
Versatilità: Queste piante sono perfette sia per decorare interni moderni che ambienti più tradizionali, adattandosi a vari stili.
Benefici per la Salute: Come molte altre piante, le orchidee migliorano la qualità dell’aria e possono contribuire a ridurre i livelli di stress.
Facilità di Cura: Contrariamente a quanto si possa pensare, le orchidee non sono particolarmente difficili da curare e richiedono solo poche attenzioni specifiche.
Le Varietà di Orchidee Più Popolari
Nel vasto mondo delle orchidee, alcune varietà si distinguono per la loro bellezza e facilità di coltivazione. Ecco alcune delle più amate:
Phalaenopsis: Conosciute come “orchidee farfalla”, le Phalaenopsis sono perfette per principianti grazie alla loro facilità di cura. I loro fiori durano per mesi, e sono disponibili in una vasta gamma di colori, dal bianco puro al rosa intenso.
Cattleya: Famosa per i suoi fiori grandi e profumati, la Cattleya è molto apprezzata per la sua bellezza esotica. È ideale per chi cerca una pianta ornamentale di forte impatto visivo.
Dendrobium: Queste orchidee sono note per la loro capacità di adattarsi a diverse condizioni ambientali e possono fiorire più volte durante l’anno. Le Dendrobium offrono fiori delicati che vanno dal bianco al viola.
Vanda: Le orchidee Vanda sono particolarmente apprezzate per i loro fiori colorati e le loro radici aeree. Sebbene richiedano un po’ più di esperienza nella cura, queste orchidee sono un’aggiunta affascinante per qualsiasi collezione.
Come Prendersi Cura delle Orchidee
Contrariamente alla percezione comune, le orchidee non sono difficili da curare se si seguono alcune semplici linee guida:
Luce: Le orchidee amano la luce, ma non devono essere esposte alla luce diretta del sole per evitare che le foglie si brucino. Un ambiente luminoso e filtrato è ideale.
Acqua: La frequenza dell’annaffiatura dipende dal tipo di orchidea, ma in generale è meglio evitare ristagni d’acqua. Annaffia le orchidee una volta alla settimana in inverno e due volte in estate, assicurandoti di non lasciare acqua stagnante nel vaso.
Umidità: Le orchidee preferiscono ambienti umidi, tipici delle foreste pluviali da cui provengono. Spruzza leggermente le foglie con acqua o utilizza un umidificatore per mantenere l’ambiente favorevole.
Concime: Nutri le orchidee con un fertilizzante specifico durante la stagione di crescita. Evita però l’uso eccessivo di concime, che potrebbe danneggiare le radici.
Dove Posizionare le Orchidee in Casa
Le orchidee sono piante versatili che possono essere collocate in vari ambienti della casa:
In Soggiorno: Un’orchidea su un tavolino o su una mensola aggiunge un tocco di eleganza al soggiorno.
In Cucina: Posizionata vicino alla finestra, l’orchidea può crescere rigogliosa e migliorare l’aspetto della cucina.
In Camera da Letto: Le orchidee, con il loro aspetto rilassante, sono perfette per creare un’atmosfera di serenità in camera da letto.
In Bagno: Poiché amano l’umidità, molte orchidee si adattano bene al bagno, purché ci sia una buona fonte di luce naturale.
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lamilanomagazine · 1 month ago
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Nola: Sequestrate piante di marijuana alte dal metro e mezzo ai tre metri
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Nola: Sequestrate piante di marijuana alte dal metro e mezzo ai tre metri Una piantagione di marijuana pronta per essere raccolta, a due passi dal torrente con tanto di materiale per l'irrigazione e il fertilizzante.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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cerentari · 2 months ago
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Fiabe di vetro
Preferirono fiabe di vetro raccontate in gran copia dai docenti dell’orrore ma si girarono dall’altra parte pur di non vedere, sollievo è una bella sensazione a ventun anni, poi scema e i muri si alzano:   dev’essere prodigioso quel fertilizzante adoperato dai muratori per farli crescere così in fretta a gittata di cane, per l’arrampicare del gatto. *
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