#faccio cose per gli altri che gli altri non farebbero mai per me
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harshugs · 2 years ago
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se io non fossi me stessa vorrei avere un’amica come me
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kittemuort01 · 4 years ago
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Scusa, non era così che lo immaginavo.
Avrei voluto dartela di persona, seduti a un tavolo... ma il periodo, la pandemia... insomma eccoci qua.
Il fatto è che ti amo.
L'ho detto e non mi pento perché ti amo come si ama il pane caldo al mattino, come una birra ghiacciata in estate e la risata argentina dei bimbi.
Come quando compri un etto di cotto e alla fine vai a casa e ne trovi un etto e mezzo.
Non spaventarti, non voglio fare programmi ma vorrei ci sposassimo. Ora.
O anche domani, se ora non puoi.
Certo appena possibile, parliamo per 43 ore di te, poi 5 minuti di me e poi buttiamo tutta la roba giù dal tavolo e facciamo l'amore lì.
E poi i bambini, il lavoro, le crisi e i litigi e tu che mi dici che sono cambiato e io che ti dico che non è vero e tu che mi urli di tutto ma io ora te lo dico, ti giuro che farò del mio meglio per renderti felice come meriti.
Bada che non è una falsa promessa, "del mio meglio" è una labile argomentazione rispetto a ciò che forse altri farebbero. Io sbaglierò, farò dei casini e pensandoti scuocerò la pasta ma anche gli errori saranno fatti per vederti felice.
Poi tu potrai rinfacciarmeli e girare il coltello nella piaga e io sorriderò come un ebete perché quando ti arrabbi sei bellissima con quella vena sul collo che pulsa e mi viene da pensare che forse stavolta mi staccherai la testa.
E poi non me la stacchi perché sei buona.
Perché tu sei l'amore.
Ti amo così tanto che mi sembra di non aver mai amato prima.
Ti amo in ogni modo in cui si possa amare, ogni giorno di più, ogni sguardo di più, ogni risata di più.
Ogni volta che mi prendi in giro, ti faccio spaventare, ti faccio video ridicoli, facciamo insieme video ridicoli, giochiamo, ci baciamo, ci mandiamo a fanculo e malediciamo il giorno in cui ci siamo incontrati.
Quando abbiamo avuto i soldi per andar al ristorante, quando abbiam fatto i panzerotti per mancanza di soldi ed è andata male. Quando cuciniamo cose nuove e litighiamo.
Quando una carezza mette a posto na giornata e un vaffanculo migliora un mese intero.
Dal primo momento in cui ti ho visto, ho capito che avrei voluto passare con te ogni momento della mia vita.
Anche se tu non lo volevi.
E alla fine ci son riuscito.
Sei mia.
E ti amo.
19/07/2020
@sudavamoneiblocchidighiaccio
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unarosaimperefetta · 5 years ago
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1 gennaio 2020
Oggi è il primo giorno dell' anno, e porca troia ho un maledetto mal di testa.
Devo ammettere che è strano iniziare l'anno con la consapevolezza di avere il costante bisogno di qualcuno, qualcuno come te.
Che bevi fino a vomitare, che non hai paura di dirmi che sono una cazzo di stronza, che a tua volta hai bisogno di me.
3 gennaio 2020
Ti odio.
Mi fai incazzare in una maniera assurda, cazzo potresti rispondere al quel cazzo di telefono che tieni sempre in mano, piuttostoche visualizzare.
Mamma mia ti vorrei ammazare.
Però mi hai chiesto scusa...che faccio ti perdono?
9 gennaio 2020
Quando ti mando quelle foto che farebbero rompere pure lo specchio, tu mi dici sempre che sono bella, non so se lo dici così per dire, o lo pensi davvero.
Però ci sta.
Perché mi sto facendo tutti sti complessi?
Boh.
12 gennaio 2020 - 4.01am
Manu ha fatto un incidente, sono così spaventata che non puoi capire, già l'anno non è iniziato benissimo, poi ci si mettere pure questo.
Che dire: che vita di merda.
Però almeno, tu non mi fai incazzare sempre.
16 gennaio 2020
Non è giusto.
Sono stanca.
17 gennaio 2020
È il tuo compleanno testa di cazzo.
Stai crescendo, di fisico dato che di mente rimani un bambino.
Quel bimbo che amo tanto, anche se rompe.
19 gennaio 2020
Come al solito ti ho fregato l'accendino, però fa niente, tanto non te lo ridò.
Scusa, ti amo.
20 gennaio 2020
Sei andato a dormire.
Mi hai scritto che c'è il mio profumo sul cuscino.
Che dire ora posso dormire felice.
E sono seria, non è una frase retorica.
Sai cosa significa retorica? Spero di si, io non te lo spiego.
24 gennaio 2020
Ti odio.
Non mi porti mai al sushi.
Che palle.
Mi sta pure venendo il ciclo, e sei uno stronzo.
26 gennaio 2020
Oggi mi manchi particolarmente, non so perché ma sento sto cazzo di vuoto, così grande che mi viene da vomitare.
Ti amo, so che non lo dimostro sempre, ma non scordarlo, ti amo, anche se in sto periodo ti odio hhahahah.
28 gennaio 2020
Oggi è il mio compleanno bitch.
Però sei una testa di cazzo che pensa sempre a ciò che pensano gli altri.
Cazzo fregatene, la vita è una, e dobbiamo viverla al massimo, fottitene se un cazzo di pervertitodi merda si sofferma su quella foto perché tanto non serve a nulla fare storie.
Sai come sono fatta e ho bisogno dei miei spazi, di uscire con le amiche, ma anche di vedere te soprattutto, voglio stare in mezzo al prato con un asciugamano, sdraiati a guardare il cielo, voglio correre sotto la pioggiae tornare a casa tutta lavata.
Ma ste cose voglio farle con te, anche con i pregiudizi dei bigotti.
9 febbraio 2020.
Godo.
Godo.
Oggi è ufficialmente finito Sanremo, e tu hai perso la scommessa.
Hahahahah
Ti amo cretino.
10 febbraio 2020
Sono morta, devo riprendermi dall'impegnativa settimana di Sanremo.
Mi sento vecchia dentro.
13 febbraio 2020
In sto periodo ti sento strano.
Non chiedermi perché.
Non lo so neanche io.
Mi manchi.
14 febbraio 2020
È san valentino, e non lo passiamo insieme, cazzo.
Che poi alla fine, a me non interessa questa festa, degli innamorati, che serve solo a sprecare soldi per fare un regalo decente, certo beh, non mi dispiacerebbe, però l'importante è dimostrare l'amore tutto l'anno non solo oggi.
Sta di fatto che ti amo.
Ti amo così tanto.
Amo quando facciamo l'amore, e di punto in bianco scoppiamo a ridere, ed io non riesco più a smettere.
Amo la tua faccia quando fai il broncio.
Amo quando finisci di giocare a calcio e sei entusiasta dei risultati, e di come hai giocato.
Amo ogni lato di te, anche quello stronzo, quello possessivo (insomma), quello da bambino e quello da adulto.
Ti amo amore mio.
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libero-de-mente · 5 years ago
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AL SUPERMARKET NEL GIORNO PALINDROMO.
Dovevo fare la spesa, mi toccava, il mio più grande amore si sentiva vuoto e dovevo provvedere a riempirlo. Il frigorifero intendo, sfidando i presagi nefasti della data palindroma ma ��̶a̶l̶ ̶c̶u̶o̶r̶- allo stomaco non si comanda. Arrivo al supermercato e mentre cerco un parcheggio libero mi ricordo perché detesto le Smart. Mi chiedo perché i proprietari delle Smart non parcheggino tenendo il filo posteriore allineato alle altre auto. Eviterebbero dannazioni, maledizioni e imprecazioni. Se un vostro conoscente proprietario di una Smart dovesse raccontarvi di tanta sfiga nella sua vita, spiegategliela questa cosa. Il karma è una ruota che gira e quelle della Smart sono piccole di ruote, quindi gira velocemente per loro il karma.
Ci sono parcheggi destinati ai ̶p̶o̶r̶t̶a̶t̶o̶r̶i̶ ̶d̶i̶ ̶h̶a̶n̶d̶i̶c̶a̶p̶ disabili, alle ̶d̶o̶n̶n̶e̶ ̶i̶n̶c̶i̶n̶t̶a̶- diversamente in linea, alle auto ibride/elettriche, alle famiglie numerose e infine a chi è fan di Alberto Angela. Questi posti auto sono diversi, sono soffici e vellutati con un scaffale colmo di libri storico-scientifici. Li riconosci perché hanno delle casse che diffondono la musica Heart of Courage dei Two Steps from Hell.
Una volta trovato un posto per parcheggiare nell’area destinata ai normodotati, normo vedenti e normotipi devo solo memorizzare la sigla del parcheggio per non smarrirmi al ritorno. Scatto una foto al codice, faccio prima che a ricordarlo visto che si tratta del settore ax2+bx+c=0 colore cardo a pois rosso cardinale al 35%. La maggior parte della gente però non scatta la foto, si fa direttamente un selfie con la sigla e il colore del parcheggio. Forse oltre al parcheggio si vogliono ricordare anche che volto avevano prima di entrare. Credo.
Arrivo ai carrelli, avete presente quelli dei Supermarket … quelli che non riesci mai a direzionare bene, che vanno un po’ dove pare a loro. Della serie vuoi dare una direzione alla tua vita e non sai manco direzionare il carrello della spesa. Ecco quelli. Niente monetina, niente gettone o altre diavolerie solo Bancomat. Si per prenderlo devo inserire il Bancomat e non posso fare più di 10 carrelli al mese, diversamente se superassi il limite scatterebbero dei controlli INPS, INAIL e INRI sui miei redditi, dei miei parenti fino al secondo grado e per gli amici con la stella su Facebook.
Entro finalmente nel grande Supermarket. Una baraonda tumultuosa. Però sono fortunato oggi non c’è il pienone che trovo di solito, forse la data palindroma ha tenuto a casa un po’ di gente.
Nel primo reparto ortaggi e frutta noto l’offerta della settimana dei cetrioli monouso, vanno a ruba a quanto pare. Anche la moglie del socio Con*d le compra, dice che è stufa di vederlo sempre impegnato tra le corsie, si sente trascurata e quindi lo tradisce nel reparto verdura. Il mese scorso c’era l’offerta delle banane attaccate al muro con nastro americano, ma costavano un occhio della testa.
Il mio reparto preferito è quello della gastronomia; in un momento della nostra vita sociale dove essere chef ti apre le porte del successo, della notorietà e della televisione oltre alle gambe di tante persone che si farebbero “cucinare” da quello chef piuttosto che da quell’altro, preferisco trovarmi la pappa pronta quando posso. Anche perché tutte le volte che voglio creare un piatto personale mi appare Gordon Ramsay che inizia a insultarmi e a dirmi che sono la vergogna della cucina italiana.
Arriva poi il reparto della droga, non intesa come le spezie varie, ma quella che contiene prodotti a base di carboidrati in tutte le sue forme, consistenze e metamorfosi. Io sono molto religioso, credo molto nei carboidrati … sono un "carboidratico" praticante. Pasta, pane, pizza e focacce come resistere? Nei vari scaffali i carboidrati sono suddivisi secondo ideologie politiche, religiose e credenze popolari; ci sono i prodotti senza glutine, lattosio, lieviti, uova, zuccheri, fogli di giornale, vocali, ritegno e scorie radioattive. Carboidrati senza carboidrati, senza calorie e senza carbonio. Prodotti per celiaci, quelli per vegetariani e quella per vegani; pensate che c’è la pizza per i terrapiattisti, si tratta di una pizza piatta e rotonda condita su entrambi i lati. Il problema è che il condimento posto sul lato inferiore cade sempre, ma del resto per molti seguaci del piattume terracqueo l’Australia non esiste, quindi va bene così.
Pizze politicamente scorrette: quella 100% italiana, quella 50% italiana e 50% integrata (nel senso che se vuoi una mare e monti ti prendi una mare, monti e deserto, oppure se vuoi una salamino piccante la prendi con salamino piccante e kebab), quella redditiva che se non hai soldi per pagarla ti vengono dati dallo Stato e poi una volta digerita la pizza puoi restituirla in comode fette mensili.
Nel reparto alcolici vedo le bottiglie di Corona con in omaggio una mascherina, potere del Marketing o della stupidità umana ma non lo sapremo mai.
Solo qui al Supermarket puoi trovare la convenienza, anche se alcune persone la cercano altrove come nei rapporti tra persone. Squallidi.
Il sistema Supermarket è entrato anche nella ricerca di un partner occasionale o di vita, qui ci sono scaffali pieni di prodotti in bela vista, nelle applicazioni troviamo corpi e visi ben esposti e truccati per trovare altre persone riducendo il tutto a Discount di Principi Azzurri che di quel colore hanno solo delle pastiglie o di Principesse da salvare, ma salvare da loro stesse.
Tra le corsie ci sono clienti che comprano kombu, seitan, wakame, miso, nori, tofu o kittemuortu altri invece preferiscono nomi più seri della nostra tradizione culinaria come brandacujun, strozzapreti, coglioni di mulo, cazzimperio, palle del nonno o pane cafone; ma come dicevano gli antichi de gustibus non disputandum est nu par de cojon.
Non parliamo di quelle persone tatuate con scritte da duri, da wild life, da controcorrente e poi ti mettono la felpina nel reparto surgelati perché “brrr che freddo”.
Trovo curiosi gli umarell della spesa, persone anziane che attaccate ai loro carrelli si fermano e guardano con estrema attenzione quello che hai nel tuo carrello, manca poco che spostino le cose con le mani per controllare se hai preso proprio tutto manco vivessero con te. Per poi andare via scuotendo la testa come se avessimo sbagliato tutto.
Arrivo alla cassa e anche qui devi stare attento alla scelta perché se sbagli arriva il tuo turno e vai in prigione senza passare dal via. Ci sono casse con precedenza, quelle per prima gli italiani, quelli per quelli con la tessera di socio associato dell’associazione cooperante, quella per chi è senza peccato (lì non c’è mai coda), quella dove paghi in nero e quella con lo spesapass (una sorta di telepass per spese nei carrelli).
Oggi davanti a me nella fila alla cassa avevo la donna della mia vita, una spesa la sua composta da birra, pizze, arancini/e (i siculi non comincino con i predicozzi neh?!), focacce con mortazza e poi la Nutella. Volevo chiederle la mano quando a un certo punto ha posto tra di noi la barra “cliente successivo” come se ci fosse scritto “ti vedo più come il cliente dopo di me”.
Per alcuni il momento in cui ti relazioni con chi sta alla casa diventa il punto massimo della propria vita sociale. Vuoi mettere pronunciare la frase tutta d’un fiato “Posso pagare con la carta?”, oppure rispondere con un sorriso alla frase chiaramente d’approccio “Vuole per caso una busta?”. Cacchio con simili botte di vita sociale si sta a posto per tutta la settimana fino alla spesa successiva.
Oggi la commessa mi ha chiesto con un fare provocatorio che voleva sicuramente indurmi sulla cattiva strada: “Ha per caso la carta?”. Ma io risoluto come mai le ho risposto perentorio: “No grazie, ho smesso”. Ha cominciato a ridere dal primo all’ultimo prodotto della mia spesa che le passava sul nastro trasportatore. Penso che la eviterò alla cassa la prossima volta che andrò a fare la spesa. Meglio.
Come con l’altra sua collega che evito come la peste da circa un anno, quando alla sua domanda: “L’avviso che oggi non accettiamo i buoni”, io le risposi: “Ma io non so essere cattivo”. Mi “perculò” per tutta la mia spesa.
Fare la spesa per me è sempre più difficile, sto invecchiando a tal punto che trovo più imbarazzo a mettere sul nastro un ovetto Kinder, generalmente messi strategicamente vicino alle casse (bastardi!), piuttosto che il gel della Durex.
Rimpiango quando da discolo girando per le corsie buttavo prodotti a caso in carrelli a caso, per assistere alle casse alle scene di sconosciuti che questionavano che “quello no, non è mio non l’ho mai preso”, “ Si ma intanto è dentro il suo carrello, mi scusi eh?”.
Una lezione, non far impazzire gli anziani perché non passerà molto tempo che sarà il tuo turno d'incazzarti.
Sono tornato a casa e anche questo giorno con la data palindroma volge al termine, nulla di che solita routine… di palindromo ci sono le due palle che mi sto facendo in questa pigra domenica�� palindroma.
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svevascoulture · 5 years ago
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estasi senza aesthesis?
Ed eccoci qua, questa volta posso osare il plurale e simulare un caloroso senso di appartenenza ad una categoria, tribe o subcultura (azzardo), quella di tutti coloro che vivono in Italia (ma or ora forse possiamo tranquillamente dire nel mondo), inseriti anagraficamente tra i 20equalcosa e i 40equalcosa, la macrocategoria sociale che oggi unisce quasi tre generazioni sempre vissute e sempre in vivendi per differenza, e che ora (insieme a tanti altri soggetti avulsi dalla specifica classe anagrafica) condividono l’isolamento imposto dal governo, dal buon senso o dalla paura. A voi la “scelta”. 
Come molto spesso accade, di fronte a fenomeni nuovi, di fronte ad avvenimenti straordinari, eccezionali, ex-regola, i primi a muoversi per abbracciare o navigare l’attuale tsunami sanitario/economico/sociale/culturale -mi si permetta di non soffermarmi troppo sul protagonista in questione, insomma, direi che non ci sia bisogno di sottolineare il riferimento più che esplicito e iper-contemporaneo, tecnicamente definito come SARS-CoV-2 -ecco insomma, i primi ad agire nella stessa direzione che gli eventi scatenano, sono stati tutti quegli enti e istituzioni che ingloberò massivamente sotto la macro categoria di Cultura.
Finalmente liberalizzazione di informazioni, aperture digitali dei più importanti musei del mondo, streaming legale su infiniti cataloghi cinematografici, concerti virtuali, pornografia gratuita-concessa-e-consigliata (in questo caso è stata più una legalizzazione mentale e di costume ma vabbè)... 
Infinite informazioni, infinite possibilità, infinite libertà, infinita scelta all’interno dei più finiti spazi condominiali, dei più finiti blocchi psicologici, dei più finiti dubbi sul prossimo futuro, dei più finiti sensi di controllo di fronte alla realtà.
E noi? Che si fa? E tu? Che fai? E io? Che faccio?
Personalmente questa situazione (che mi sforzerò di vedere in senso critico e avulsa dalle mie personalissime condizioni vitae) non sta esattamente tirando fuori l’essere umano e anzi, l’essere civico, che fino ad oggi pensavo di essere e/o poter essere. 
Uscire di casa, camminare, correre, calpestare terra non domestica, osservare il cielo, gli alberi, ascoltare la città, le voci, i passi, i pavoni e le rondini che iniziano ad approcciarsi alla nuova stagione...sono solo alcune delle cose che negli ultimi anni mi hanno concesso di desistere dalla demenza e di abbracciare, o almeno, sopportare, la banalità della mia attuale esistenza, o forse dell’esistenza in generale. Non c’è nichilismo né volontà polemica né vittimismo in quanto sto elencando, solo semplice, schietta, viscerale e del tutto consapevole, verità personale.
Quando perciò affermo e ammetto di non essere fiera di me stessa, in questo preciso momento storico, lo faccio proprio perché, seppur con incredibili riduzioni e ridimensionamenti, queste attività le sto comunque svolgendo, si veda paragrafo “die” relativo al permesso di uscire per andare a fare la spesa, i.e. uscire con la scusa di dover fare la spesa e dover comprare ciò che viene politicamente considerato come bene di prima necessità, ma in una modalità volta a sfruttare ogni singolo minuto, ogni singolo passo, ogni singolo scorcio che mi è in qualche modo politicamente concesso, allungando e dilatando i tempi, cosa che, fino ad oggi, non avrei mai pensato di dovere/riuscire a fare. Il succo è che bisogna starsene in casa cazzo, è sacrosanto, è corretto, è un’obbligazione finalizzata a un bene più generale, più importante, più giusto e necessario di tutte le nostre piccole scuse, di tutti i nostri vili e piccoli individualismi, di tutte le nostre mediocri necessità, di tutte le nostre becere giustificazioni.
Per riallacciarmi a quanto scritto sopra, alle istituzioni culturali e a tutte le incredibili possiblitià che esse (e molte altre) ci stanno offrendo, partirò con il confessare che oggi ho limitato il mio desiderio di stare fuori con un’unica uscita, breve, diretta; durante questa uscita ho provato, come da innumerevoli giorni a questa parte, a stilare una lista di tuuuuuuutte le cose che potrei fare, di tuuuuuuuuutte le attività che tendo a incastrare all’interno delle mie calcolatissime giornate, per intenderci sia di quello che per mesi ho procrastinato perché non-avevo-tempo, sia di quello che ora mi viene concesso e regalato per poter rendere e affievolire il disagio che la clausura innesca. Nel elencazione mentale ho provato un senso di conforto e stima verso le piccole e insieme grandi trasformazioni che il mio paese sta mettendo in atto per cercare di gestire una situazione di natura anarchica, incontrollabile e difficilmente gestibile all’interno della nostra società e, soprattutto, all’interno del nostro modo di vivere. 
In onore di questo, la mia inutile persona e la mia più ancora inutile e silenziosissima voce ringraziano e ringraziano, ringraziano ancora per quel poco e insieme grande che ci viene comunque concesso, liberalizzato e consigliato. 
In onore invece del mio personalissimo sentire, della mia personalissima opinione, mi soffermo su quanto, ahimè, non si possano sostituire talune forme di esperienza diretta con la digitalizzazione e/o resa virtuale delle stesse. Lo so bene: questa è proprio una di quelle asserzioni retrograde, passatiste e simil romantiche di cui il passato critico e culturale straripa...Lo so bene, ciononostante continuo a domandarmi come sia possibile, anzi come sia percepibile, una qualsiasi forma di esperienza estetica laddove manchi la sua trasposizione sensibile. E sì, è sempre il solito concetto di perdita dell’aura benjaminiana trito e ritrito -e comunque sempre e per sempre attuale- ma qui non si tratta di riproducibilità di un’opera, qui si tratta di doppia forma di riproducibilità, poiché a riprodursi ora non è solo l’oggetto/opera ma la sua fruizione e tutto ciò che ne consegue. Avere la possibilità di poter consultare un’istituzione museale dal proprio salotto, avere la possibilità di sfogliare il catalogo virtuale di una fondazione mentre si è in seduti comodamente nella propria toilette, avere la possibilità di farsi una vasca calda di pixel tra i corridori del Louvre..sono sicuramente alcune tra le cose più interessanti e, a parer mio, quasi scontate che la tecnologia e la cultura di oggi dovrebbero offrire e incentivare, si tratta di pratiche e consumi che, per quanto meritevoli di lode, altro non farebbero che accorparsi e accumularsi insieme ad altre lodevoli e interessanti pratiche e libertà che la nostra cultura e società connessa e Internet-vivente già abitualmente pratica e consuma.
Ma l’esperienza artistica -e per artistica intendo qui anche musicale, cinematografica, teatrale...- quella vera, non è fatta di occhi sconnessi dal corpo, nè di aipods, nè di protuberanze simil-arti modellate in 3D. L’esperienza artistica, quella vera, necessita di tutte quelle funzioni sensibili che, almeno per ora, noi essere umani disponiamo in quanto specie. 
Che allora questo momento di isolamento amplifichi ancora di più le nostre volontà di sentire, provare, vedere, ascoltare, toccare, odorare e percepire con tutti i nostri sensi e, insieme, con tutta la nostra sensibilità e, insieme, con la mente aperta e affamata... così da recarci e così da essere pronti a vedere la prossima mostra, retrospettiva, ma anche opera teatrale, film al cinema -insomma quel che si vuole- e poter ricordarci e risentire quell’estasi che l’esperienza estetica ci regala, ogni volta in maniera differente.
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quellochemipare · 6 years ago
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a volte mi sento diversa, ecco. non ho mai parlato di me, semplicemente perché credo di non avere niente di particolare, né di perfetto, e questo me lo confermano le persone che continuano ad andarsene. sembro la persona più calma del mondo, ma dentro nessuno sa cosa mi succede. forse la cosa che mi riesce meglio è mascherare ogni sentimento, fare finta che niente mi tocchi quando in realtà mi sta uccidendo. sono un totale disastro e non ne faccio mai una giusta, le cose che faccio non sono mai coerenti con quelle che dico, sono permalosa, sono fragile e mi offendo troppo facilmente. tante cose me le tengo dentro, quando dovrei urlarle in faccia alla gente. non ho coraggio, non ho coraggio di dire la mia, di affrontare qualcuno, di sbilanciarmi. spesso sono una codarda, scappo dai problemi e ignoro la loro esistenza. non riesco mai a farmi valere, su niente e su nessuno. sono instabile, potrei essere fermamente convinta di una cosa e un secondo dopo esserlo di un'altra, non riesco proprio a voltare pagina, a guardare avanti. rifiuto chiunque non mi colpisca istantaneamente, non mi accontento mai, ho gusti difficili io. sono egoista, non penso mai al bene degli altri o ai loro sentimenti e mi lamento se qualcuno non lo fa con me. mi piace stare al centro dell'attenzione, ma non troppo, anche se a volte vorrei solo passare la giornata sotto le coperte senza parlare con nessuno. allontano le persone che non mi danno l'importanza che vorrei, quelle che mi cercano solo per interessi secondari. spesso allontano anche quelle che farebbero di tutto per me solo perché ho uno strano presentimento. amo essere ascoltata ma non mi piace ascoltare gli altri. odio dare consigli perché non so cosa fare nella mia vita, figuriamoci se so cosa debbano fare gli altri nella loro. ho sempre la luna storta, mi piace rispondere male alle persone solo per dimostrare di avere un carattere forte, che non ho
ho mille difetti
solo vorrei qualcuno che li accettasse e li amasse come se non ci fosse niente di più bello
chiedo troppo?
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talesoftheprincesseleonor · 7 years ago
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CHE C’E’ DI MALE?
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« abbiamo avuto diversi effetti però..  te lo hai mai avuto rosso? » domanda malizioso e scherzoso  «  sembrava un candelotto di dinamite! »
« Nemmeno ti rendi conto quanti ne avete avuti. » tutti quanti voi. Ma è quello che viene detto dopo che in un modo o nell’altro lo porta a sgranare lo sguardo, come se non ci avesse totalmente pensato che gli occhi di Eleonor avrebbero adocchiato qualcosa di troppo. « Oh Merlino.  Chiudi gli occhi quando vai in bagno. Mai avuto rosso, santa Cosetta.  Ma non farci caso. Non guardarlo »
« se chiudo gli occhi la faccio ovunque » la pipì « come le indirizzo le mani affinché faccia centro? » e non solo lo guarda Nath, lo tocca anche. Alza le spalle « ma ora è normale..  che poi te non lo guardi? hai sempre qualcuno che te lo tiene al posto tuo o ti siedi come le femmine? »
« Tienile dietro, ti inclini un po’ all’indietro con la schiena e boh, non lo so, trova un modo diverso. Ci sono tanti modi. » Cose da maschi sì, ma in quel corpicino c’è sempre e comunque Eleonor. « Non sono tenuto a risponderti. E non farmi rispondere a queste domande. El- » si blocca. « mh, Twilly no. » e il no non è una risposta alle sue domande, bensì è un modo per fargli capire di non entrare in questi discorsi a meno che non lo voglia vedere ingramato. 
« Mh tipo le statue delle fontane » che si chiamano putti, non lo sa, ma il concetto è quello. Infatti molto spesso i putti fanno pipì a caso, ma infatti son fontane e non hanno poi da pulire, se uno si diverte a far l’idrante. « A me è stato insegnato a tenermelo » ed è ovvio, ma lui non riesce a pensare a quello che Nath cerca di dirgli. « Mh perché non mi dovresti rispondere a come fai la pipì? » cioè che c’è di male? « però tutto quello che faccio non ti va bene » i ricordi saranno mutati ma Nath ingramato resta. « Non possono piacermi quelle più grandi.. Non posso baciarmi una compagna, e sia mai sul collo, perché poi quella interpreta male, e mi salta addosso.. Non posso abbracciarle perché hanno le tette davanti..  per non parlare di cosa nascondono nelle mutande! perché non posso far nulla di nulla? »
« Perché la faccio proprio come la fai tu, è una cosa naturale, ma tu non ci devi pensare né a come la faccio io né a come la fanno gli altri e né a come la faranno una volta che niente, lascia stare. » sbuffa, scuotendo il capo. Twilly non può capire e nemmeno Eleonor effettivamente. Mani che poi scivolano sulla chioma che si riporta un paio di volte all’indietro in quei gesti che sanno di disperazione, prima di irrompere con un sospiro elevato e tornare a portare le sue iridi nocciola in direzione di Twilly. « Non è che tutto quello che fai non mi vada bene » non è di cattive intenzioni, non vuole fargli credere che sia così, perché lo fa nelle intenzioni migliori in assoluto. « Sto solo cercando di proteggerti » è uno che non gira troppo intorno alle parole e rivela tutto con la sincerità piena e assoluta. « Puoi aspettare per queste cose, già te l’ho detto, ora pensa agli studi, a crescere e poi quelle cose le imparerai con il tempo. Non ci pensare, okay? » che discorsi fin troppo poco maschili. Contando che tra maschi questi discorsi si farebbero del tutto diversi, ma vabbé. Lui sta parlando con Eleonor, è palese. « Non mi mettere in difficoltà, non ho voglia di starti a spiegare. » il tono a farsi più basso, il viso ad incupirsi per quelle parole che comunque sono difficili da dire, perché potrebbero in qualche modo essere interpretate male da chi non è a conoscenza della situazione. Giana del gramo.   
« ti ringrazio che vuoi proteggermi.. ma se non mi trovo davanti alle difficoltà come cresco? » domanda proprio da Grifondoro che vuole viversi le esperienze, e lo fa, andando contro anche ai consigli del Settimone. Sospira « ma a Scuola vado benissimo, quindi se vado bene posso anche anticipare questi insegnamenti » sembra un po’ “prima il dovere e poi il piacere”. « non ci penserò allora ma non devi sentirti in difficoltà » cioè sono amici, quindi zero problemi no? Che poi nemmeno Eleonor si farebbe tali problemi, ma capiamo il povero Nath che si trova in difficoltà e non poco. Continua vanesio e fiero, con discorsi apparentemente del piffero « che poi secondo me io piaccio alle ragazze perché non faccio a gara con gli altri ragazzi a chi lo ha più powa  cioè chi si loda si sbroda cioè io son bravissimo, bellissimo e non tanti sanno fare questo » Si slancia in avanti con le mani protese verso l’alto prima e poi verso l’avanti. Vanno a far perno sul pavimento e il corpo si lancia in una verticale. Maglione, magliette che si abbassano svelando i muscoletti definiti del terzino, e lui a testa in giù che sorride sghembo e vispo « non pensi? » domanda poi ballottando in questa posizione, tipo mosse di break dance.  
« Hai ragione, devi trovarti davanti a determinate difficoltà, ma diciamo che queste non si trattano di vere e proprie difficoltà, in realtà sono cose davvero semplici, ma che richiedono tempo e più si è grandi, meglio è » non c’è convinzione. « Tu piaci alle ragazze, Twilly, come potresti non piacere a loro?! » e non è una domanda, è ovvietà. « Ma che stai dicendo?! » facciamo finta di non aver capito, sì.  Lo osserva alzarsi in piedi e nemmeno se rende conto di eventuali movimenti che lo ritrova a testa in giù, con mani che si stendono per andare a sostenere tutto il peso del proprio corpo. L’occhio a ricadere sulla maglietta che scende in quei movimenti mettendo in mostra un addome in fase di crescita, fino a scendere sul suo viso laddove vi è la presenza del suo sorriso. Rialza il capo, prima di alzarsi in piedi di scatto. « uhm » si avvicina al ragazzino, bloccandogli una gamba, facilitandogli comunque la presa sulle sue braccia. « Sei bravo in tutto, già sai » rilascia la presa, permettendo al ragazzo di ritornare in posizione eretta. 
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viaggiatricepigra · 7 years ago
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Review Party: La Scoperta Del Vero Amore, di Laura Rocca
            Titolo: La scoperta del vero Amore
Autrice: Laura Rocca Editore: Self publishing su Amazon Genere: Romance contemporaneo (autoconclusivo) Prezzo ed. Kindle: € 2,99
    - Disponibile anche per gli iscritti Kindle Unlimited
Cartaceo: prossimamente.
Data uscita: 11/05/18 Sito autore: www.laurarocca.it Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=whVoDy2REdg&t=1s
        Sinossi
  1 gennaio 2016
Caro diario,
perché faccio questa cosa idiota? Ah sì… Durante una delle mie serate dell’autocommiserazione, ho ingurgitato un pacco di biscotti ultra large, quelli con gocce di cioccolato, i migliori. Poi, l’istinto suicida mi ha spinto a salire sulla bilancia ed è stata la fine. Mi sono abbarbicata sul letto e ho preso il telecomando: volevo solo spegnere il cervello. Proprio in quel momento, è apparso l’intelligentissimo programma che mi ha dato questa idea.
«Sei infelice? Vorresti cambiare la tua vita?», ha detto il presentatore, come se si stesse rivolgendo a me. «Scrivi i tuoi obiettivi su un diario, le tue aspirazioni, cosa ti piace e ciò che detesti. Tutto diverrà più semplice e concreto. Riprendi in mano la tua vita!».
Ma torniamo a noi.
Mi chiamo Cat e ho ventisette anni, ma tu queste cose le sai già.
Quali sono i miei obiettivi?
Sembra una di quelle domande dementi che ti fanno ai colloqui di lavoro. Diciamo che al momento ho delle vane speranze: desidero qualche novità, qualche sorpresa che dia una svolta alla mia vita. Tanto so che a dicembre sarò qui ad augurarmi le stesse cose, e non ti odierò per aver riposto male le mie speranze.
Nel frattempo, però, ti prego, ti scongiuro, ti supplico: fammi svegliare con il corpo di Eva Herzigová. Compi il miracolo! Se proprio non puoi trasformarmi in una supermodella, fa almeno che il mio lavoro torni a rendermi felice e non sia una continua frustrazione.
In caso fossi colto da una generosità fuori dal normale, regalami lui, l’unico uomo di cui sia mai stata innamorata: Eli. Puoi anche impacchettarlo se vuoi; in realtà non sono una persona pretenziosa, quindi va bene anche senza fiocco. Vedi tu, insomma.
“Cosa cavolo sto scrivendo?”.
Credo che questa prima pagina si concluderà qui, forse anche il diario.
Che esperimento inutile…
Per curiosità sul romanzo, andate nelle precedenti tappe del BlogTour,
oppure andate sul sito dell'autrice
Inizio a scrivere poche ore dopo averlo finito, perché...diamine, ne devo parlare e non c'è nessuno con cui farlo (e a Laura ho già rotto tanto le scatole). Quindi lo farò da sola, cercando di fare mente locale su ciò che ho letto, per parlarvi spoiler-free di questo romanzo incredibile, sperando vi possa incuriosire quel tanto da buttarvi, perché fidatevi di una che di solito non legge questo genere: una volta iniziato non ti permette di staccarti dalle pagine, ti cattura con la curiosità di scoprire di più riguardo i due protagonisti, con la sua storia originale, ricca di umorismo pungente e di situazioni in cui, più o meno tutti, ci possiamo identificare. Conosceremo Cat, una giovane donna decisamente insoddisfatta della sua vita, ma principalmente per una ragione: è grassa. Fin da quando era piccola si porta appresso questo peso e si tiene rintanata dietro questa facciata, con atteggiamenti aggressivi verso il mondo esterno che la giudica a priori senza conoscerla. Ovviamente c'è questa "grassofobia" in molte persone, ma ci renderemo conto presto che per Cat è un ossessione vedere il cattivo dove non c'è; e capiremo che questo (la ciccia) è sia un fardello che odia, che un qualcosa a cui si è abituata così tanto da voler cambiare ma non voler fare nulla perché ciò accada. Si detesta, si sminuisce, è la peggiore nemica di se stessa, eppure preferisce continuare a nascondersi dietro abiti sformati e detestare tutto ciò che la circonda. E una delle persone che 'odia' di più è il suo collega e coabitante di spazio lavorativo: Eli. Un ragazzo giovane, di talento e davvero molto bello. Lei dal primo istante ne è innamorata, ma sentendosi una balena spiaggiata, sa che non potrebbe mai essere ricambiata. Così per sfuggire a possibili gaffe e non fargli capire cosa prova, decide di diventare la più stronza che lui abbia mai conosciuto, guadagnandosi il soprannome di Zuccherino (ma guai a dirlo a Cat!!). I due lavorano a stretto contatto per una Casa Editrice, stretti dentro lo stesso ufficio in cui si respira spesso aria tesa e pesante; lui come grafico e lei come editor, ma (sfiga, o marketing, vuole che) tra i vari autori che meritano davvero le sue attenzioni e fanno tesoro dei suoi consigli per crescere, finisce per occuparsi di una collana Pink Spice, le cui "autrici" sono donne famose, ma per il loro aspetto fisico e che porterebbero soldi facili grazie al gossip, mentre i loro scritti....beh, danno materiale per il momento culturale! (No, non voglio dirvi cosa sia, ma pretendo di averne uno pure io perché....merita, merita...) Questo momento è l'unica cosa che da possibilità ad Eli e Zuccherino di parlare come esseri umani normali, durante i quali Cat si rilassa e smette per un po' di essere un'arpia, senza ragione alcuna. Ovviamente ci deve essere una svolta, altrimenti il romanzo rimarrebbe piatto oppure ci sarebbero cliché davvero tristi che farebbero passare la voglia di andare avanti. Sarà l'incontro virtuale con Theo che le permetterà di uscire dal guscio e vedersi con altri occhi, capendo che forse è arrivato il momento di fare qualcosa. Non sarà semplice eh, Cat è una tipa con un carattere davvero forte e tosto, ma lentamente Theo farà breccia e scopriremo qualche cosa in più su di lei, comprendendola sempre di più, spronandola a dare il meglio di sé. Cosa che non hanno mai fatto la sua migliore amica Hettie, ne sua madre, convinte che chi è grassa lo è per sempre e debba accontentarsi nella vita. Alimentando la sua spirale di negatività. Un libro che dura un anno, alternando le voci dei due protagonisti, permettendo al lettore di capire i due punti di vista, quello di Cat, ma anche quello di Eli. E' una lettura divertente, che però appassiona e fa riflettere, ma che alla fin fine ti ruba il cuore senza che tu te ne accorga, mentre lo stai leggendo. Si entra sempre più in sintonia con i vari personaggi che si incontrano, mano a mano che continua la storia, portandoci ad identificarci in loro e/o a metter in discussione certe scelte che compiono. Uno spaccato che può essere reale, vero, tanto da scaldarti il cuore o fartelo a pezzi (lo dico ai sentimentali!). Davvero una bella lettura che ho davvero faticato a metter via per (ahimè) dormire; Adoro Laura (la seguo e leggo da tempo), ma ha davvero superato se stessa con questo libro incredibile! Avrei scommesso che sarebbe stato bello, ma non così tanto (come ho già detto, i rosa li leggo poco) quindi sono rimasta piacevolmente sorpresa dall'essere trascinata in tutto questo turbine di eventi, emozioni, sensazioni,...e di vita, che ancora adesso mi rigira in testa. Vi consiglio tantissimo di leggerlo. Se siete in dubbio, buttatevi: vi piacerà. E di non scordatevi di lei: riesce a stupire i suoi lettori ad ogni cosa che pubblica, quindi chissà cosa avrà in serbo in futuro... (Sono già in attesa del prossimo romanzo)
TUTTE LE TAPPE                 
     COVER E SINOSSI
07/05/2018 - Opinioni librose
BOOK TRAILER
08/05/2018 - Romance e altri rimedi
LOCATION ED ESTRATTI/TEASER
09/05/2018 - Esmeralda Viaggi e Libri
INTERVISTA DOPPIA
10/05/2018 - Romance & Fantasy for Cosmopolitan Girls
BOOKCEPTION E MUSICA
11/05/2018 - Leggere è un modo di volare senz'ali
REVIEW PARTY
Salotto dei Libri
Valentina Abbr Books & Beauty
Leggendo Romance
Le Recensioni della Libraia
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pkewx3 · 4 years ago
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Marc Broussard Rilascia Un Nuovo Album Di Natale
Marc Broussard ha uno stile inconfondibile e una voce che innegabilmente ricco di sentimento. Con sei album in studio, un live record, e tre EP sotto la sua cintura, Broussard ha scavato abbastanza una nicchia per se stesso come uno dei premier cantanti e cantautori. Spesso egli si muove facilmente tra i generi, aspetti di R&B, soul, blues, rock e folk nei suoi album e di fonderle insieme in uno stile tutto suo che è spesso definito come “bayou anima”. Il suo ultimo studio offre, Una Vita degna di essere vissuta, è stato rilasciato nel luglio dello scorso anno e non è solo il suo personalissimo album, ma è stato anche un incontro con il plauso della critica. Ma così prolifica carriera come Broussard ha avuto già, c'era un progetto che aveva voglia di affrontare per tempo – un album di Natale. Con la sua ultima release, Magnolie e il Vischio, i tifosi sono trattati per un Natale da record Broussard stile.
“L'opportunità che solo una si è presentata quest'anno, e per fortuna sono stato in grado di capitalizzare su di essa,” Broussard dice.
“E ' stato più casuale che altro.”
Il 10 track record vanta otto copertine di vacanza classici e due di Natale originali – “Quando Arriva Natale Insieme” e “Quasi Natale” – scritto da Brousssard. Mentre la maggior parte dei pop album Natalizio, spesso prodotte, lisci, e ingannevole, Broussard è Magnolie e Vischio offre agli ascoltatori spogliato e biologici versioni di vacanza preferiti, spesso con niente di più che un pianoforte e Broussard è stellare voce per spingere le canzoni in avanti.
“E ' stata una bella decisione facile da parte nostra”, dice di bare bones accordi.
“Con canzoni che sono dei classici, mi piace stick per le basi e non cercare di reinventare la ruota. Anche quando faccio qualcosa di simile a cantare l'inno nazionale a giochi di calcio e cose del genere, io di solito cantare molto semplice, in considerazione del fatto che la versione che tutti conoscono, e che la versione che tutti vogliono sentire. La gente non vuole sentire alcuni jackass lì cercando di reinventare totalmente come la canzone di suoni. E così questo è stato davvero naturale decisione per noi in questi accordi.”
Broussard, va a dire che ha fatto i compiti a casa prima di colpire la studio, e che ha consolidato la sua e la sua squadra, la decisione di mantenere la modalità e la strumentazione contenuta.
“Ho fatto un po ' di ricerca prima di questo progetto, l'ascolto dei vari altri artisti di Natale record, e alla fine della giornata abbiamo tutti sentito fortemente che veramente abbiamo bisogno di mantenere il bare-bones possibile. La prima volta che ho avuto modo di ascoltare questi accordi, non avrei potuto essere più soddisfatti”, dice.
“Mi sedetti sul divano, mettere un po ' le cuffie, e mi è piaciuto sentire il prodotto finale e udito come nudo è stato, sicuramente mi ha messo lo spirito del Natale.”
Gli appassionati di Broussard ricorderanno il suo album del 2007, S. O. S.: Salvare la Nostra Anima – un album di cover composto da classic R&B e soul canzoni di artisti del calibro di Donny Hathaway, Stevie Wonder, Marvin Gaye, Al Green. Mentre entrambi i S. O. S e Magnolie e Vischio sono album, composto quasi interamente di cover, Broussard sottolinea che il processo di realizzazione di due record che non avrebbe potuto essere più diversi.
“La nostra intenzione con S. O. S. era di perfezionare in originali arrangiamenti e suoni, e ricreare quelle registrazioni originali come meglio potevamo,” dice.
“C'era un bel po ' di energia spesi nel fare in modo che mi conosceva ogni sfumatura importante di quelle canzoni originali. Con questo progetto abbiamo voluto prendere una pugnalata a ricreare il sentimento di brani originali che la gente conosca così bene, la maggior parte delle persone conoscono queste canzoni come farebbero sentire la loro tradizionalmente, come dire, in chiesa. E quindi il nostro obiettivo era quello di prendere questi istinti per andare veramente tradizionale, e poi lasciare che a me, come cantante, interpretarli come voglio io.”
Oltre alle otto classici, l'album si chiude con Broussard due di Natale originali, una decisione che lui dice che era molto più intimidatorio, in teoria, di quanto è stato effettivamente in pratica.
“E ' stato più arduo pensare di scrivere le canzoni di quello che era in realtà la scrittura. Come scrittore, io sono abituato ad entrare in una stanza con altri cantautori e ottenere il lavoro fatto, e così queste due canzoni non erano molto diversi”, dice.
“Abbiamo iniziato con la musica, e potrei fare riferimento a uno o due brani che mi piaceva l'atmosfera, e abbiamo iniziato con un'idea o un tema di testi, e passare da lì. E i testi per le canzoni è venuto abbastanza rapidamente, l'intero processo di scrittura di queste due canzoni sono voluti solo circa cinque ore.”
Come se la registrazione di un album di Natale non bastasse, Broussard è attualmente sulla strada attraverso la primavera, giocando da solo spettacoli in tutto il paese, e la riproduzione di una manciata di date con il suo ultimo progetto Southern Soul Assemblea – autore-in-the-round performance in stile con Broussard, JJ Grey, Luther Dickinson, e Anders Osborne.
“A mio parere, Meridionale Anima di Montaggio è la cosa più bella che ho fatto come un artista”, dice Broussard.
“Per essere in grado di condividere il palco con altri tre ragazzi che sono così bravi come sono, è una vera delizia per me. Ho quasi paragonarlo ad essere in high school choir di nuovo, perché sono tanti altri individui che condividono quella fase. Per esempio, quando sono fuori con la mia band, ho trovato un batterista, un bassista, un tastierista e un chitarrista, e il loro lavoro è quello di parlare tra di loro, mentre il mio compito è quello di comunicare al pubblico. E come musicista, la mia esperienza è molto diversa da questi ragazzi, non hanno mai avuto di avere una discussione su ciò che la prima radio dal singolo sta per essere, o preoccuparsi di servizi fotografici o riprese video non molto. Ma con Southern Soul Assemblea, sto condividendo il palco con i ragazzi che hanno avuto esperienze molto simili, e quindi c'è una fratellanza lì che mi ricorda di essere in un coro in un modo.”
Ma mentre Broussard è noto per la sua voce, il suo modo di scrivere canzoni, e il suo coinvolgimento con Southern Soul Assemblea, c'è un'altra cosa egli è ben noto per la sua barba. Essendo cresciuti e tagliati a varie lunghezze per tutta la sua carriera, il suo volto è stato raramente nudo, e Broussard è abbastanza contenuto con che.
“Il motivo per cui ho rock la barba, per essere completamente onesto, al di fuori del fatto che non ho come la barba a tutti, io odio l'idea di mettere una lama di rasoio sulla mia faccia – perché mia moglie è finita la luna su di esso. Più la barba ottiene, il più caldo, lei pensa che io sia,” dice ridendo.
“E ' un grande scenario, mi imbatto in ragazzi per tutto il tempo che sono come, ‘Oh uomo, vorrei che la mia ragazza mi avrebbe lasciato crescere la barba, lei lo odia,’ e io sono come ‘mi dispiace per te, amico!’ Ma penso che la barba è stato intorno abbastanza a lungo per avere conseguito lo status permanente, è molto più di una semplice tendenza. Le barbe sono sempre stato reale dell'anca, e i ragazzi che sanno crescere la barba, o davvero il desiderio di poter crescere la barba.”
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Ehi. Perché non faresti per qualcuno ciò che lui non farebbe per te? Il senso di gratitudine, riesce ad essere miracoloso per l'anima. Indipendentemente da ciò che gli altri farebbero per te, considera quanto l'universo possa essere abbagliato dalla luce che emaneresti nel fare del bene. "Il mondo può cambiare solo con piccoli gesti d'amore quotidiani". Vorrei sapere cosa ne pensi.
io faccio SEMPRE cose per gente che per me non farebbe mai nulla. Purtroppo direi. Perché essere troppo buoni non serve davvero ad un cazzo
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evasi-senza-mezzi · 7 years ago
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È davvero tanto che non scrivo Forse è arrivato il momento di tornare a farlo Avevo bisogno di un po’ di tempo per mettere a fuoco tutto ciò che mi è capitato nell'ultimo periodo Stanno succedendo davvero tante cose e molte di esse non so nemmeno come affrontarle Ho un groppone sul cuore, un macigno sul petto che non mi lascia respirare La mia vita sta andando a rotoli, è questo che sento Il non essere mai abbastanza, il non fare mai la cosa giusta, il sentirmi sempre in colpa, il sbagliarmi sempre sulle persone, il rimanere sempre più delusa e il deludere sempre più gli altri e me stessa
Mai bella, mai magra, mai sicura, mai coraggiosa, mai abbastanza Sono sempre troppo Troppo timida, troppo scema, troppo insicura, troppo maschiaccio, troppo o forse di troppo Spesso è così che mi sento Di troppo
Chissà come la gente vivrebbe senza di me Chissà cosa farebbero, se se ne renderebbero conto, se si accorgerebbero della mia assenza Chissà cosa penserebbero O magari continuerebbero le loro vite in silenzio, come non fossi mai esistita Si, forse è più probabile In fondo a chi mancherebbe un peso? I pesi sono fatti per essere tolti, quando si dice ‘mi sono tolta un peso’ si prova un senso di libertà Forse si sentirebbero così
Io non faccio altro che leggere e ascoltare musica Cerco di non pensare a niente Ma poi mi rendo conto di averti perso e, a distanza di anno, ancora non lo accetto Tu che eri l'unico mio motivo per sorridere, te ne sei andato Mi hai lasciata qui senza starci troppo a pensare Ricordo di quando scrivevo che un giorno senza te equivale a tre autunni È passato più di un anno, e con lui più di mille autunni Io non riesco più a pensare, a ridere, a essere davvero felice come lo ero anche solo con un tuo sguardo Non ti chiedo di tornare, o forse ci spero ancora Vorrei solo delle risposte per chiarire tutto questo grande casino Perché io senza di te sono questo Un enorme e inutile casino
Sai nel frattempo sono successe tante cose Belle e brutte, certo le brutte molte di più Ma ti stai perdendo anche le mie piccole soddisfazioni, perdendoti pezzi di me importanti Io sto crescendo, ogni giorno cambiando un po’ E ti stai perdendo il fiore dei miei anni Ma a te che importa
Sai ogni volta che vado al mare mi è impossibile non pensarti Anche quando ci vado con un ragazzo, io penso a te Io, te e il mare Non chiedevo nient'altro Ma poi tu sei andato via, e mi hai lasciato alle tue spalle senza mai girarti Ma a te non importa
(via @evasi-senza-mezzi )
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b0ringasfuck · 5 years ago
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Su questo paese faccio molta fatica a vedere tempi migliori in una prospettiva di 10-15 anni, che per me che ne ho 47 fa la differenza. Oh poi sempre meglio che vivere in Turchia, ma per dire si prevede che in molti dei nostri vicini di casa che oggi consideriamo dei paria il GDP per capita sarà superiore al nostro in un decennio.
Per chi è più giovane c’è l’espatrio... se fa in fretta prima che gli sbattano le porte in faccia o cominciare a farsi sentire, perchè tra 15 anni ne avranno magari 35 e ancora una vita davanti. Entrambe gli investimenti comportano rischi e soddisfazioni.
Mi facevano notare, senza che ne rimanessi sorpreso, che sostanzialmente è la mia fascia d’età che di più crede alle bufale e in questo paese siamo sostanzialmente i babyboomer.
10-15 anni e il bisogno di assistenza medica in un paese che si sarà mangiato i resti del welfare ci renderanno molto meno determinanti per il futuro delle nuove generazioni.
Al solito non sono un grande fan del darwinismo, avrei preferito ci arrivassimo altrimenti.
Ma la fuori c’è un mondo di cui noi sempre meno siamo il centro. Volente o nolente il mondo prima o poi ti entra in casa. È meglio preoccuparsi di avere la casa pronta che dell’ENORME EMERGENZA SOSTITUZIONE ETNICA.
L’ex-ministro del maritozzo magari non è ancora spacciato, ma poco importa.
La percezione è che comunque gli italiani non abbiano ancora imparato la lezione e dovessero anche abbandonare l’ex-ministro della nutella lo farebbero per salire sul carro di chi percepiscono vincitore dimenticandosi di come e perchè il predecessore abbia fatto disastri e di come e perchè lo abbiano acclamato e di come e perchè si sia arrivati fin qua...
Infatti siamo probabilmente pronti a riprenderci l’ex-ministro dei selfie con una spolverata di “senso delle istituzioni” (ahahahaha) e “responsabilità” (più ahahahahaha) e “moderazione” (tantissimo ahahahaha) gentilmente offerto dall’amico della nipote di Mubarak e da Ollolanda.
La funzione di “utilità” del PD ormai si riduce a essere conveniente a questi cialtroni per dire “e allora il PD?”.
Perchè primo non penso proprio che il PD abbia la forza ne le intenzioni ne la possibilità in alleanza con i puffi del M5S di adottare politiche diverse da quelle che ha seguito negli ultimi decenni (e il meno peggio non basta) e sarà comunque obbligato a sistemare il disastro finanziario che ha combinato l’ex-ministro degli arrosticini in concerto con gli altri scappati di casa che il PD si piglierebbe come alleati.
Il risultato sarà italiani ancora più incazzati e un CDX di clown assassini pronti.
Cosa si può sperare a breve termine dopo l’enormità di PALLE che s’è bevuta la gente nell’ultimo anno senza tener conto che avremmo dovuto far tesoro dell’esperienza precedente e che l’ex-ministro del tramezzino più che essere una novità era l’esasperazione di cose già viste?
L’incognita è veramente l’astensionismo... perchè i sostenitori di aborto e divorzio erano in realtà una minoranza in Parlamento e il supporto per il cambiamento lo si è trovato nella gente motivata e la politica in Italia la gente ha continuato a farla anche dopo il ‘22 senza rappresentanza parlamentare e voglia mai che questa gente si sia rotta i coglioni abbastanza, capisca che non può permettersi di essere fatalista e ricominci ad avere una partecipazione attiva alla vita democratica del paese senza aspettare il prossimo grande leader, rottamatore o whateva o la nuova creatura “ne di destra ne di sinistra” costruita in laboratorio.
Da Conte e compagnia contante bignamini di democrazia a scoppio ritardato.
Il popolo della rete plaude.
(Eppure mi ricordo che fino a ieri cantavate in coro sicurezza sicurezza, / primavera di bellezza, / nella vita e nell'asprezza, / il tuo canto squilla e va; / e per Matteo Mussalvini, eja eja alalà.
Insomma, dove sono i fratelli d'Italia che ballavano al Papeete con il rosario in una mano e l'altra al bordo della bocca per amplificare i proclami dei porti chiusi, i muri alti, l'autonomia differenziata, la TAV à gogo e morte agli immigrati e alle ONG tanto dentro quanto fuori di qui?)
E comunque il fatto che per un momento Capitan Matteo avesse il sostegno di milioni di italiani non lo rendeva più democratico, ma confermava come antropologicamente fascistoide un altissimo numero di italiani che lo seguiva.
Poi si sa che anche dopo Mussolini nessuno era fascista.
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Io non ricevo ask anonimi. Niente avances o foto di cazzi. Non ho una folta schiera di haters pronti a linciarmi ad ogni passo. Per strada gli uomini non mi fischiano e non fanno apprezzamenti sboccati. Al bar non vengo abbordata con la promessa di un cocktail pagato e nessuno ha mai allungato le mani senza il mio consenso. Credo che il motivo sia che mi nascondo. Non mi vesto mai in maniera troppo provocante. Ho questa strana regola per cui se calzo i tacchi non indosso una minigonna e non metto una maglietta scollata. Se devo vestire in maniera sciccosa non mi trucco e se porto il rossetto non trucco gli occhi eccetera eccetera. Non è che ci pensi quando lo faccio, ma lo faccio, e mi privo di tante cose che mi piacciono. Questo fa di me una persona debole perché preferisco rinunciare a una parte di me piuttosto che affrontare l'eventualità di ricevere commenti non graditi. Mi farebbero star male, non li saprei gestire e finirei presto per tornare sui miei passi. La verità è che questa società non ci ha ancora dato il diritto sostanziale di poterci esprimere liberamente senza essere fraintese od etichettate, non ancora. Se una donna deve vestire in un certo modo per non essere giudicata è lì che il suo corpo viene oggettificato: non è il vestirsi in maniera provocante che fa della donna un oggetto, ma come gli altri guardano a questo fatto; se un giorno la donna verrà presa in considerazione per quello che è oltre gli stereotipi di cui non riusciamo a liberarci, allora forse avremo raggiunto la parità. Non ho mai provato odio per chi, al contrario di me, riesce a esprimersi senza la paura di dover affrontare le conseguenze di questo mondo maschilista. Forse un po' di invidia sì, lo ammetto, ma da un po' di tempo si è trasformata in ammirazione. La verità è che se queste donne coraggiose non esistessero non avremmo neanche la speranza di poter cambiare. La verità è che queste donne stanno affrontando il sessismo in nome di tutte noi, e dovremo essere loro solo grate anziché schierarci dalla parte opposta.
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fogliaditea-blog · 8 years ago
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Pinyin dòufǔ
Da due anni e mezzo non mangio carne, non mi ricordo nemmeno il momento preciso in cui ho detto basta, so solo che mi è venuto facile come se non l’avessi mai mangiata. 
All'inizio. 
La cosa più difficile del diventare vegetariani non è diventare vegetariani, ma farlo accettare agli altri. Per ogni argomento di vita e di morte ci sono come delle sette sataniche con lo scopo di farti sentire un deficiente perché scegli di fare ciò che loro non farebbero mai. È proprio il loro scopo di vita, citofona loro Equitalia per pignorare la tivvù ché non hanno pagato le tasse e loro rispondono Spè che c’ho da scrivere a un vegano che la pancetta èbbona. 
Li ignoro? Non sempre, a volte mi piacerebbe far capire loro perché, mi piacerebbe parare di alimentazione sana, mi piacerebbe poter dire di aver visto un video sugli allevamenti intensivi e sulla macellazione dei maiali e che mi è bastato guardare i primi quaranta secondi per rendermi conto che non avrei mai più visto il prosciutto come un alimento, vorrei poter dire questo e non sentirmi rispondere cose come “l’uomo è onnivoro - Ma allora i vitelli - ma anche le piante sono esseri viventi - ahahah che esagerata - dalla notte dei tempi si mangia carne - ah ma io alla carbonara non potrei rinunciare” e simili. Ho poca esperienza (due anni da vegetariana sono pochi) ma mi basta per capire che con la maggior parte delle persone non posso parlare di questo, non è verbalmente possibile, o si mettono sulla difensiva come se gli offendessi la mamma o trattano l’argomento con una superficialità ed un sarcasmo che li fa sembrare più stupidi di quanto già non siano. 
La cosa meno difficile del diventare vegetariani è mangiare, mangiare diventa una figata assoluta, ho letto un sacco di cose e mi documento ogni giorno su quale alimento in quale quantità fa bene a quale parte del corpo per quale motivo. Ho scoperto un bellissimo mondo non solo fatto di colorate fragoline lallero ma anche di video di autopsie per vedere quanto orrendo diventa un polmone se fumi, quanto schifo fa un fegato malato, come influisce un minimo di attività fisica sul sonno. Più scopro e meno so, non riesco nemmeno a immaginare quante cose io ancora non sappia e quante cose non saprò mai. 
A tavola mangio tantissimo, ho imparato i trucchi per rendere un piatto buono alla vista ché sembra una futilità ma fa la differenza tra lasciare il cibo perché non hai più voglia e finirsi un piattone di broccoli al vapore con la voracità di un affamato che assaggia una pizza. Prendo integratori di vitamina b12, mangio un quantitativo di frutta e verdura che cresce esponenzialmente, ho sostituito la pasta con la pasta integrale, il riso e i cereali. Mi piace tantissimo il tofu, giuro, è come la mollica di pane che da sola è gne ma se la pucci in un sugo di pomodoro piccante con le olive è un boccone di paradiso. Il tempeh a vapore con i peperoni è una delle cose che mi fa sbavare solo a pensarci e i legumi sono diventati pasto quotidiano.
A volte mangio il pesce, sto cercando di capire se e come evitarlo, sto studiando la cosa. Non sono perfetta, sbaglio spesso, vorrei che la mia alimentazione avesse come obiettivo quello di escludere quanto più possibile gli alimenti potenzialmente dannosi (ok anche troppa acqua può uccidere ma non fatemi le pulci sulle frasi, avete capito cosa intendo) ma ancora mi capita di mangiare un Kinder Pinguì d’estate o un risotto al gorgonzola a Natale e faccio quasi ogni weekend un dolce, possibilmente senza grassi e senza troppi zuccheri. Non sempre ci riesco (con gli zuccheri, con i grassi sì, addio burro). 
Ho perso i sei chili presi durante il primo anno di fidanzamento, da un anno corro e faccio esercizi, non ho più problemi di stomaco di nessun genere, mi sento meglio, mi sento sazia. 
Non ho mai voluto convincere nessuno a mangiare come faccio io, e non avete idea di quanto sarebbe figo se gli altri facessero la stessa cosa con me. 
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babyimperfectharibo · 7 years ago
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Mi presento:mi chiamo Martina e attiro casi umani. Forse non è tanto bella come presentazione ma in due parole così descrivo le mie relazioni sociali. Solo cosi potrei.
Passo indietro. Ho quasi vent’anni e quando mi è venuta questa genialata di mettere per iscritto il mio cervello sapevo benissimo di addentrarmi in un vicolo cieco, per me che dei rapporti tra persone so poco e niente. Dopotutto sono sempre stata convinta che non ci sia bisogno di uno schema: le cose accadono, le persone litigano e il bene non è controllabile. Da dove si parte di solito per descriversi? Dalla famiglia no?
La mia è una gran bella famiglia: Mamma, Papà, Sorella, Zii, Cugini. Mi adorano tutti, lo so. La loro vita senza di me non sarebbe la stessa, anche se non sanno dirlo,ma non è mai tutto rose e fiori. A casa ormai mi ritrovo sola a “combattere” contro i miei e non è sempre facile;mi chiedo a volte quale delle due parti sia più matura. Voglio loro un gran bene ma sento così tante responsabilità sulle mie spalle che spesso mi chiedo se sono in grado di compierle tutte. So quanto hanno bisogno di me e cerco di essere forte, di farmi trovare sempre sorridente ma mi capita di sentirmi non libera di fare ciò che vorrei, stretta nella vita di tutti i giorni e nelle aspettative degli altri. La mia valvola di sfogo sono soprattutto i cugini, ciò che ho di più caro. Mi fido completamente di loro, non farebbero mai nulla che possa danneggiarmi anzi, so che mi difenderebbero sempre a spada tratta da tutto e tutti. Abbiamo ovviamente anche noi dei momenti di tensione: siamo delle personalità forti che vorrebbero avere la meglio in ogni situazione. Fortunatamente con loro il litigio non dura molto; le risate sono assicurate tanto quanto le lacrime.
La conobbi, in un periodo non tanto felice e lei mi sembrò un’ancora di salvezza. Per la prima volta mi sentivo totalmente capita, potevo parlarle di tutto e lei mi sollevava in un modo che stupiva anche me. Ci sentivamo tutti i giorni,tutti i minuti. Lei sapeva ogni mio minimo movimento e io i suoi; le parlavo delle mie paranoie e lei si faceva trovare sotto scuola e mi diceva “Sono qui per te”. Era partecipe di ogni mia scelta e delusione. Poi, senza che io avessi un qualche sentore, le cose cambiarono. Si, è vero ho cominciato a vederla un po’ distante ma attribuivo queste mancanze alla sua vita frenetica, ai nostri diversi stili di vita. E all’improvviso, arrivò la batosta. Una delusione così grande come penso di averla forse vissuta una volta solo prima. Tutto quello in cui avevo creduto, tutto quello a cui mi ero aggrappata per risorgere mi stava senza preavviso ributtando giù. La cosa che più mi faceva e mi fa soffrire anche oggi è il bene che le voglio, che mi condanna a starle vicino inevitabilmente. Dico a tutti quelli che me lo chiedono che “le cose non possono andare avanti così”, che “un giorno dovrò prendere una decisione” ma allo stesso tempo continuo a difenderla da chiunque voglia criticarla, a immaginarmi con il vestito da damigella al suo matrimonio e a pensare che ormai, passata una, niente potrà più dividerci. Come so strani i sentimenti: quando cerchi di metterli da parte si fanno sentire sempre di più. Il litigio è stato forte, le cose so diverse, la distanza è visibile, ma io voglio credere che lei mi ritenga tanto importante quanto faccio io. Mi prendono per pazza, “ lei la sua scelta l’ha già fatta” e io la difendo “non è colpa sua, cosa doveva fare?” , “ indietro non può più tornare, cosa dovrei fare?” A casa, da sola, ci ripenso, anche più del dovuto a volte, e mi convinco che hanno ragione, che ormai la nostra è un’amicizia “non chiedere, vai avanti” ma poi la forza di staccarmi non ce l’ho, lei è la persona a cui ho voluto più bene, a cui ho perdonato tutto. Ma a pelle proprio, tutto uguale a prima non può essere, che mi abbia tradito me lo ricordo ancora. Non so quanto riusciremo a portare avanti la cosa, quanto posso ancora sopportare la situazione, quanto lei sia disposta a (non)lasciarmi andare ma, per quanto abbia da ridire sul suo comportamento, io non sono disposta ancora a perderla
La mia vita è stata piena di “variabili”,persone che sembravano indispensabili ma che poi si sono rivelate quasi sostituibili. Non si pensi che non abbia una qualche “costante”. Ho perso anche il conto degli anni che abbiamo condiviso. Lei è il mio punto fermo, quel qualcuno che riesce a darti positività e sicurezza in qualsiasi momento. Per me è come un mito; non nascondo che molte volte mi sono detta che spero un giorno di somigliarle, di essere come lei. Non mi sono mai sentita sbagliata o fuori posto, mi sento accettata con tutti i difetti e i pregi che ho. E poi la sento come un’ulteriore coscienza, sa sempre cosa è meglio fare ma non cerca mai di costringermi; in ogni cosa prende in considerazione momento e sentimenti. Non mi giudica anzi cerca di migliorarmi, anche se non lo ammette. Mi fa sentire importante nella sua vita con delle piccolezze quotidiane e io non mi stanco mai di lei. Non ricordo di aver litigato con lei in modo violento o definitivo, non è proprio della sua persona. Con lei mi vengono dei complessi d’inferiorità: ma lei cosa ci vede in me da non volermi mollare? Quasi quasi se lo facesse le darei anche ragione; che bella opinione che ho di me! Lei così perfetta e io cosi casinista. A volte glielo chiedo anche. Lei si fa una bella risata e mi abbraccia e mi dice che mi vuole bene, che sono meglio di quello che penso e che lei non ha nessuna intenzione di lasciarmi andare. Io le credo, non potrei fare diversamente.
A volte penso che tutti mi vedono così spensierata, felice, sicura di me. Credono che io non venga ferita da parole,azioni, comportamenti… “tanto a lei non importa”, “ quella mica ti ascolta”. E invece io ascolto , presto attenzione a tutto e non sanno quanto battute o commenti possano far male, soprattutto in determinati giorni. Non sono una di quelle che cerca l’approvazione di tutti ma neanche mi piace sapere che qualcuno ha una cattiva opinione di me, ma di solito cerco di lasciar perdere. Faccio del mio meglio per essere una brava persona, per cercare di aiutare gli altri eppure spesso penso proprio di non essere capita, di lottare contro muri. E ci provo a far scivolare tutto addosso, di ridere istericamente, di urlare, di cantare ma tutto continua a girare, a volte anche per giorni. Forse è per questo che le mie più care amiche condividono con me questa innata instabilità emotiva, che parolona (non so manco se so cosa significa). Mi ci sono legata forse perché mi somigliava: divertente, alla mano, generosa, adatta a me. Con lei ho imparato davvero che è nei momenti bui che si capisce chi hai affianco. All’inizio era difficile, cercavo di starle vicino più che potevo ma ogni cosa che facevo sembrava inutile, banale; pensavo addirittura che questa battaglia non l’avremmo vinta. Eppure poco alla volta l’ho vista riprendersi, ritrovare carattere e voglia di fare. Ad oggi la situazione non è proprio perfetta: sento ancora dentro quella paura che in qualsiasi momento possa ritornare nel baratro. Cerco di starmela attenta,di controllarla, di farle le sgridate, ma mi rendo conto che non è facile per nessuno. Lei però non è stata solo cose brutte anzi. Ancora oggi è una delle poche persone di cui mi fido, una da cui mi sono sentita protetta e ho avuto voglia di proteggere; se penso a lei mi vengono in mente tutte le cose che ha fatto per me e la voglia immensa che ha di aiutare gli altri, anche quando non era al massimo. Non vedo l’ora di scoprire quante cose dobbiamo ancora condividere, gioie e dolori, tanto ho imparato che con le persone giuste niente è un peso.
Dentro di me c’è una dannata voglia di essere amata. Ogni giorno vado alla ricerca di chi possa dimostrare di tenerci a me, in qualsiasi modo possibile, non solo in amicizia, ma anche in amore. Fino ad ora non è andata molto bene: o mi hanno delusa o mi sono scocciata io. In questi momenti dico “ho solo 19 anni posso liberamente spostarmi da un cuore ad un altro”,vorrei quasi convincermi ma poi una persona fissa da chiamare “casa” la vorrei tanto. Ho fatto passare giorni e mesi finché non ho incontrato lei. La prima cosa che mi ha colpito è la tranquillità. I primi giorni la guardavo e notavo quanto fosse diversa da me ; era sempre sulle sue, nessuna parola fuori posto, “timida” pensavo. Poi ho accettato la sfida che mi ha lanciato e ho cominciato a conoscerla, non senza un po’ di diffidenza ovviamente; non avevo voglia di soffrire ancora o peggio di far soffrire qualcuno. Ma dalle prime settimane ho capito che con lei sarebbe stato difficile; cercavo sempre di trattenermi ma le parole sembravano uscire da sole così come le emozioni. Con lei, di nuovo, non ho più paura di farmi vedere con le lacrime, in versione psicopatica o di mandarle foto imbarazzanti nel bagno. Mi sono sentita di nuovo presa in considerazione, voluta bene davvero. Forse è un po’ fredda (su questo ci stiamo lavorando) ma non si dimentica mai di me, di chiedermi come sto, se ho mangiato, se sono felice, se c’è da picchiare qualcuno. In lei ho trovato qualcuno che vuole esserci davvero nella mia vita, che vuole essere inclusa a cui importa se mi sto divertendo, anche quando non c’è. Mi rende una persona migliore, o almeno ci prova con tutta se stessa; non ha paura di dirmi se sbaglio, se non mi sono comportata bene, se c’è da chiedere scusa a qualcuno; la mia “coscienza” cosi va chiamata. Io le dico sempre che è una persona rara. Timida lo è davvero; ha sempre paura di essere inopportuna,inadatta, sbagliata; per lei la cosa importante è non ferire gli altri con il suo atteggiamento e cerca di esserci per tutti. Con me è stata capace di mostrare che non è perfetta, che sbaglia e per questo la sento ancora più vicina. L’ultimo giorno dell’anno mi ha detto “almeno ti ho incontrata”; ma non lo sa che invece lei mi ha salvato. Se io sono già così innamorata pazza so che lei è meno aperta, che ci sono aspetti della sua vita di cui ancora non mi ha parlato e atteggiamenti che non ho ancora scoperto. Ma io non ho nessuna fretta, voglio che nella mia vita ci rimanga per sempre. Mi dice “spero tanto di non farti stare male” ma per la prima volta sono io che mi sto impegnando a non deludere qualcuno. Era questo che stavo aspettando per avere un po’ di stabilità?
@babyimperfectharibo
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imthat-sadgirl · 8 years ago
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3 Gennaio 2017
Sto trascorrendo le mie vacanze natalizie in casa, precisamente nella mia camera a guardare no-stop Shameless. Non parlo con nessuno se non con la mia famiglia e un mio amico che ogni tanto si fa sentire quando gli pare. Con la mia " migliore amica " non ci sentiamo quasi mai se non per compiti o per sapere se sta bene. Nessuno mi ha invitata fuori, a fare un giro, una passeggiata o qualsiasi altra cosa. Nessuno mi chiede mai come mi sento, se sto bene davvero e probabilmente gli risponderei comunque di sì, ma almeno saprei che un minimo, o per gentilezza o per affetto, gliene importa di me. Non ho mai avuto un ragazzo, o per lo meno una persona che ci tenesse veramente a me. Non vorrei lamentarmi perchè so che ci sono persone che hanno problemi infinitamente più grandi dei miei e che farebbero di tutto per avere un tetto e un letto su cui dormire, cose che io fortunatamente ho e ne sono grata ogni giorno, ma sapete, è dannatamente difficile affrontare tutte queste cose completamente da sola, senza mai nessuno accanto a te. Non c'è mai stata una volta in cui io abbia parlato dei miei problemi e non so per quale cazzo di motivo io non parli mai di niente e stia sempre zitta ad ascoltare gli altri, non so quale sia il mio fottuto problema, ma è una cosa che va avanti da sempre e non ce la faccio più. Anche io a volte ho bisogno di una parola di consolazione, di un " andrà tutto bene ", di un abbraccio, anche io a volte posso essere triste, anche io a volte posso sbagliare e non so il perchè quando succede tutti mi stanno addosso, come se fossi l'unica persona che non deve mai sbagliare. Ma non è questo il problema, né tantomeno il fatto che sono una cicciona a cui piace mangiare nonostante abbia promesso a se stessa da mesi che avrebbe iniziato la dieta. Sapete qual è il problema? Il problema è che io non faccio mai un cazzo per migliorare la situazione. Mi lamento in silenzio, mi chiudo in camera, passo tutta la giornata a letto a mangiare schifezze e a ignorare il mondo esterno. Non faccio altro che piangermi addosso e non so come farò quando rinizierà la scuola perchè tutto è un enorme casino che non riesco a risolvere, o forse non voglio risolvere. Non riesco a trovare le forze per alzarmi, darmi una ripulita e dare uno schiaffo morale a me e a tutti quelli che mi circondano, ed è una condizione che mi sta pian piano logorando dentro. Non ce la faccio più.
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