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#ernesto castano
fuckthevar · 1 year
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oggi è morto Ernesto #Castano, il capitano della #Juve dello scudetto operaio, un uomo che veniva dal millennio scorso quando le nostre maglie si fregiavano di una sola misera stella: io non so molto di lui ma so che chi ha vestito per 12 anni la nostra casacca merita rispetto
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macgmagazinecom123 · 2 years
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andreabarzagli · 6 years
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The Juventus captains (by JVLCSDSGN)
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tkmedia · 3 years
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Sergio Victor Palma, former WBA 122-pound titleholder, dead at 65
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Sergio Victor Palma, former WBA 122-pound titleholder, dead at 65
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Palma flanked by (from left to right) Argentinian sporting greats Diego Maradona, Marcelo Oscar Alexandre and Alberto Cesar Tarantini. 28 Jun by Diego Morilla Former WBA junior featherweight titleholder Sergio Victor Palma passed away at the age of 65 on Monday in the coastal city of Mar del Plata, Argentina, where he had relocated a few years ago, according to several reports from friends on social media. COVID-19 was mentioned as the leading cause of his demise, coupled with complications from previous conditions. Palma was suffering from Parkinson’s and had a stroke several years ago after a car accident. In spite of all this, he continued training fighters and occasionally giving lectures on boxing. He also had a parallel career as a singer-songwriter, releasing his debut album while he was still champion in the early ‘80s and continuing to perform into his ‘50s. Palma (52-5-5, 20 KOs) was born in poverty in La Tigra, a small town in the northern province of Chaco. He made his debut in January 1976 and only four years later in December of 1979 made his first attempt at a world title, dropping a decision in 15 rounds to Ricardo Cardona in Barranquilla, Colombia. Less than a year later, Palma traveled to Spokane, Washington, to face former 1976 Olympic gold medalist Leo Randolph for the same WBA belt that Randolph had wrestled from Cardona only three months earlier. He would stop Randolph in the fifth round of a scheduled 15-round bout. Randolph would subsequently retire. Randolph still holds the record for the shortest-ever title reign (three months) and the shortest career ever for a world champion (two years and fifty days). Palma would make five defenses of his belt before losing it to Dominican Republic’s Leo Cruz (a fighter that Palma had already defeated in his second title defense) in Miami in June 1982. He continued in semi-retirement for a few years, fighting only six more times before retiring for good in 1990. Following his retirement, he suffered a few severe financial loses, going bankrupt after losing a restaurant and two nightclubs. He had recently opened a boxing gym but had to close it due to his poor health. In his last act of legendary kindness, he donated his gym’s ring to his former foe Ramon Sosa, a fighter against whom Palma was awarded an unfair decision win (as he later admitted) in 1983. This action was reported recently by Ernesto Cherquis Bialo, dean of Argentine boxing writers who covered most of Palma’s career. A few of fellow Argentine fighters gave us a quick reaction upon hearing the news. “The first boxing match that I ever saw in my life was his fight against Leo Randolph,” said former cruiserweight titleholder Marcelo Dominguez. “Actually, probably I saw another one earlier on… but I remember going back home throwing punches in the air after seeing Palma! We lived in the projects in Buenos Aires, and they had placed one of the first color TVs that we ever saw back then in a local store, where they were going to raffle it. And they showed the fight on that day, and the whole neighborhood turned up to watch it. After that, I met him in person and he was an awesome person, we had a great friendship. He was always very helpful with everyone. I have great memories from him, not only for being a warrior in the ring, but as a person as well”. “I knew him very well,” said former lightweight titleholder Raul ‘Pepe’ Balbi. “When I began training at the Argentine Boxing Federation back in ’86, he was there, and I was able to spar with him when he was trying to make a comeback. I was 14 years old. When we created a boxer’s union, he was our president. I am very proud to have walked alongside him. He always had my respect and my admiration.” Palma is survived by four children and several grandchildren. GET THE LATEST ISSUE AT THE RING SHOP (CLICK HERE) or Subscribe
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Dougie’s Monday Mailbag (Gervonta Davis, Vasiliy Lomachenko)
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Super middleweight David Morrell scores nasty KO over Mario Cazares on PBC show Schedule | View All 03Jul Chris Colbert vs. Yuriorkis Gamboa (Showtime) 09Jul Gilberto Ramirez vs. Sullivan Barrera, Joseph Diaz Jr. vs. Javier Fortuna, Tenkai Tsunami vs. Seneisa Estrada (DAZN) 17Jul Jermell Charlo vs. Brian Castano (Showtime) Instagram Facebook
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tepasport · 7 years
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Tantissimi auguri al mitico Sandro Salvadore (Milano, 29 novembre 1939 – Asti, 4 gennaio 2007) E' stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo libero. Considerato uno dei migliori interpreti del ruolo nella storia del calcio italiano, è stato cinque volte campione d'Italia con le maglie dell' A.C. Milan e della Juventus, club questo ultimo di cui fu anche capitano così come della Nazionale Italiana di Calcio, con cui diventò campione europeo nel 1968. Nato in una famiglia operaia del milanese, prima di intraprendere l'attività calcistica a tempo pieno lavorò in giovane età come falegname. Crebbe calcisticamente nel Milan, compagine della sua città, dove entrò sedicenne nelle file delle giovanili insieme all'altra promessa Giovanni Trapattoni; dal fisico inizialmente minuto e deperito, Salvadore venne preso sotto l'ala protettiva di Gipo Viani, appena divenuto direttore tecnico dei rossoneri, il quale si adoperò perché il ragazzo, dapprima scartato proprio per la sua gracile costituzione fisica, venisse ugualmente aggregato al vivaio: «Viani disse all'allenatore: "questo qui per quindici giorni lo facciamo mangiare da noi, poi lo riproviamo e vediamo". Venni portato al Milan e per due settimane mi nutrirono loro, pranzo e cena. Riprovai. Mi presero. Due anni dopo ero in Serie A». Esordì nel ruolo di centromediano della squadra meneghina nel campionato 1958-1959, scendendo in campo per la prima volta il 21 settembre 1958. Così ricordò il suo primo contratto da professionista: «abbiamo litigato un po', Viani e io, poi lui mi ha detto: "ti do il doppio di quello che guadagna tuo padre alla Pirelli". Lo dissi al mio papà che non ci pensò due volte: "ma firma, dai! Guadagni il doppio di me e invece di lavorare quarantott'ore alla settimana devi solo giocare a pallone". Firmai». Titolare dopo due stagioni, sotto alla Madonnina conquistò due scudetti, alla stagione d'esordio e nell'ultima disputata coi rossoneri, quella del 1961-1962. Tuttavia, emersero ben presto i problemi tattici circa un dualismo con Cesare Maldini: con caratteristiche molto simili sia sul piano del gioco che dei movimenti in campo, entrambi ambivano al ruolo di libero nella formazione milanese. L'allenatore Viani privilegiò il più esperto Maldini, relegando di conseguenza il più giovane Salvadore a compiti di marcatura che però non lo esaltavano, sentendosi lui stesso non adatto al ruolo. La difficile convivenza tra i due venne risolta dalla società nell'estate del 1962 quando, destando non poco clamore, Salvadore fu ceduto a sorpresa alla Juventus nell'ambito di uno scambio di mercato con l'ala Mora: «ero stato ai mondiali in Cile e al termine, con il Milan, avevamo una tournée in Sudamerica. Stavo per entrare in campo a Buenos Aires quando è arrivato il cablo con la notizia dello scambio tra me e Mora. Fu Rocco a dirmelo: "guarda non puoi giocare, non sei più dei nostri. Sei della Juve"». Viani, colui che a suo tempo aveva dato fiducia al sedicenne Salvadore, motivò la cessione: «avevamo due paia di pantaloni, Salvadore e Maldini, ne abbiamo dato via uno in cambio di una giacca, Mora. Adesso disponiamo di un vestito completo». Parole che non vennero accolte di buon grado dal fresco ex rossonero: «il ragionamento funzionerebbe, se non fosse che si è tenuto i pantaloni vecchi. Poteva tenersi quelli nuovi da abbinare alla giacca nuova, così avrebbe avuto un vestito veramente bello». Lasciò la sua squadra d'origine dopo quattro annate e 72 incontri in massima serie. All'ombra della Mole, il nuovo acquisto divenne immediatamente titolare fisso, andando a far coppia nella retroguardia juventina con Ernesto Castano. Questo sino alla stagione 1964-1965 quando arrivò a Torino il tecnico Heriberto Herrera, profeta del credo tattico del movimiento, con cui il difensore non ebbe inizialmente un buon rapporto. L'allenatore paraguaiano volle riproporlo in marcatura fissa sull'avversario, come nell'esperienza milanista; Salvadore si ribellò apertamente a questa scelta, tanto da finire relegato fuori dall'undici titolare – quando contemporaneamente, in nazionale, il CT Fabbri lo considerava di contro un elemento inamovibile. Tempo dopo ebbe a dire sull'episodio: «è un po' anacronistico dirlo in tempi in cui tutti contestano e, come vanno in panchina, fanno intervenire il procuratore e, magari anche l'avvocato. Comunque, il tempo mi diede ragione». Al termine di quel tribolato campionato, in cui raggranellò appena nove gettoni di presenza, arrivò comunque la prima e unica Coppa Italia del giocatore, vinta dalla Juventus a spese della Grande Inter. Nelle due annate seguenti il rapporto tra Salvadore e HH2 andò a migliorare – pur se, nonostante la riconquista del posto in squadra, non poté comunque esprimersi nel ruolo a lui più congeniale di regista difensivo –, e nel torneo 1966-1967 il difensore si cucì sul petto il suo terzo scudetto, il primo di marca bianconera, giunto nel settantennio della società torinese e rimasto nella memoria collettiva per il sorpasso in dirittura d'arrivo sull'Inter, maturato proprio nell'arco dei novanta minuti finali. All'inizio della stagione 1969-1970, complice il precoce declino fisico del coetaneo Castano, ereditò dal compagno di reparto la fascia di capitano della Juventus e, soprattutto, tornò nuovamente a vestire i panni del libero; in campionato, dopo un avvio disastroso, i piemontesi risalirono la china e diedero filo da torcere al Cagliari Calcio di Riva ma, nello scontro diretto di Torino del 15 marzo, proprio un dubbio fallo di Salvadore ai danni di Rombo di tuono, fischiato da Lo Bello, permise ai sardi di pareggiare 2-2 e di rintuzzare gli attacchi juventini nei confronti dell'ormai prossimo titolo rossoblù. Nei primi anni 1970, Salvadore guidò comunque in campo i bianconeri alla riconquista dello scudetto, arrivato per due volte nei campionati 1971-1972 e 1972-1973; nell'ultima stagione contribuì inoltre al raggiungimento della prima finale di Coppa dei Campioni nella storia della Juventus, persa a Belgrado contro gli olandesi dell'Ajax, che rimarrà per il giocatore il più grande rimpianto sportivo: «eravamo arrivati vicinissimi ormai a quella coppa, troppo vicini. Potevamo fare di più ma purtroppo proprio in quella grande occasione la sorte ci voltò le spalle». Il difensore aveva già conquistato coi piemontesi due finali europee, entrambe di Coppa delle Fiere, quella dell'edizione 1964-1965, che tuttavia saltò poiché impegnato con gli azzurri, e l'ultima nella storia della manifestazione, nell'annata 1970-1971, entrambe dall'epilogo amaro per mano, rispettivamente, dei magiari del Ferencváros e degli inglesi del Leeds Utd; sempre nel 1973, altra delusione sarà rappresentata dalla Coppa Intercontinentale, cui la Juventus partecipò per la rinuncia degli ajacidi, persa contro gli argentini dell'Independiente. Salvadore rimase un baluardo della difesa bianconera per dodici stagioni, collezionando 453 presenze (331 in A, 56 in Coppa Italia, 65 in Europa e 1 in Intercontinentale) e 17 reti (15 in A, e 1 a testa in Coppa Italia e in Coppa delle Fiere), vincendo tre scudetti e una coppa nazionale: «avessero dovuto pagarmi a gettone, sarei costato un patrimonio alla società». È riconosciuto dal club piemontese come uno dei giocatori più importanti della sua storia – omaggiato nel 2011 nella Walk of Fame bianconera allo Juventus Stadium –, nonché tra i migliori interpreti juventini del ruolo di libero assieme a Gaetano Scirea, proprio colui a cui Salvadore passò il testimone (e la casacca n. 6) dopo il suo ritiro, avvenuto al termine del campionato 1973-74 ... A noi piace ricordarlo così, Campione di un calcio che non c'è più ... ⚽️ C'ero anch'io ... http://www.tepasport.it/ 🇮🇹 Made in Italy dal 1952 #tepasport #sneakers #madeinitaly #weareback
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Pensano col cuore  pensando al cuore degli altri  i Lions e i Leo di Capo d’Orlando.
Lo fanno in concreto, come sempre , donando un defibrillatore alla scuola media Ernesto Mancari  di Capo d’Orlando ( ME) . La cerimonia di consegna del prezioso strumento salvavita ha avuto luogo nell’aula magna della predetta scuola in presenza di numerosi docenti ed alunni nonché gentili ospiti interessati all’ evento per la rilevanza sociale che la donazione comporta.
A presiedere la cerimonia il presidente del Lions club Capo d’Orlando  prof.ssa Rosetta Vitanza e il presidente del locale Leo Club dott.ssa  Elsa Scardino, le quali hanno consegnato al Dirigente Scolastico prof. Rinaldo Anastasi  il prezioso dono .
Presenti anche il Sindaco della citta’ dott. Francesco Ingrilli e numerosi soci lions .
Significativi ed apprezzati dai presenti gli interventi delle predette autorità  lionistiche, leo  e civili nonché   quelli di  alcuni  soci  che all’unisono hanno    rilanciato il consolidato significato   del  WE SERVE, scandendolo nelle varie concrete ed operative accezioni lionistiche cui i predetti clubs si conformano con visibile impegno.
Ispirato a profonda gratitudine il  messaggio di  ringraziamento del Dirigente Scolastico .
Prevista anche , nella seconda parte del pomeriggio, una fase di formazione sull”uso del predetto defibrillatore, attivata con la personale collaborazione del comandante dei vigili urbani della citta ‘ dott.ssa. Maria Teresa Castano.
Destinatari della formazione i docenti e il personale scolastico delle sedi di Capo d’Orlando  e Naso della predetta scuola, pronti ad  apprendere operativamente l’ uso dello strumento  in situazione di massima urgenza su soggetti in infartuati.
Le tute rosse del pronto intervento, basato sul consolidato volontariato , hanno fatto da cornice  all’intera iniziativa.
Vincenzo Ettari.
    LC Capo d’Orlando – Leo Club Pensano col cuore  pensando al cuore degli altri  i Lions e i Leo di Capo d'Orlando.
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