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Alloggio di Servizio e selezione come 007: la risposta su Fb dell'ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta
L’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta in questi giorni è sotto il fuoco incrociato dei media. Sulle prime pagine de Il Giornale e Il Corriere della Sera la questione della mancata assunzione presso l’Aise, i servizi segreti italiani, e l’assegnazione dell’alloggio di servizio non ancora lasciato perché oggi assegnato al marito, ufficiale dell’Esercito.
"Gentilissima dottoressa Sarzanini, con meraviglia ho letto l’articolo di questa mattina. Ciò che non mi spiego è perché una giornalista seria come lei, l’ho sempre rispettata, prima di scrivere non senta la fonte principale. Comunque sapevo che ieri aveva chiesto il mio numero ed io ho autorizzato a fornirglielo, ma ha scritto prima di ascoltarmi. Non importa. Le spiego lo stesso. Da ministro ho chiesto l’alloggio di servizio perché più vicino alla sede lavorativa, nonché per opportune esigenze di sicurezza e riservatezza. L’alloggio è stato assegnato ad aprile 2019, seguendo l’opportuna e necessaria procedura amministrativa, esitata con un provvedimento formale di assegnazione da parte del competente ufficio. Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento;termine ancora non scaduto (scadenza tre mesi dal giuramento del nuovo governo, vale a dire 5 dicembre 2019). Come è noto, mio marito è ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato (infatti a me non era stato concesso un alloggio ASIR - cosiddetto di rappresentanza - ma un alloggio ASI di prima fascia. Pertanto, avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione (a cui competono le spese di trasloco, etc.), è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo la medesima procedura di cui sopra". Questa è la lettera da me inviata alla giornalista, strumento di qualcuno che da due giorni mi attacca. Mi chiedo il perché ma intanto credo che sia giusto chiarire. L'altro attacco sulla vicenda della selezione presso i nostri Servizi Segreti. "Trovo grave che documenti così delicati escano sulla stampa, vuol dire che il Paese non è sicuro". Lo dichiara all'Adnkronos l'ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, a proposito dell'articolo, apparso oggi su 'Il Giornale', sulla sua domanda di assunzione all'Aise, poi respinta. "Chiedo massima attenzione da parte di chi deve occuparsi della sicurezza" aggiunge. L'esponente del M5S minaccia, poi, le vie legali: "Procederò per tutelare il mio buon nome, ma non voglio parlare di me stessa. Dico solo che è grave che nel Paese succedano queste cose". La posizione dei 5 stelle Una giustificazione che non trova molte sponde, né a destra, né a sinistra e nemmeno tra gli stessi pentastellati. Insomma, all'ex ministro Trenta sembra non credere proprio nessuno. Tanto che Le affermazioni di autorevoli esponenti del M5S aggravano la situazione. "Lo stesso sottosegretario Stefano Buffagni conferma i peggiori sospetti sull'intera vicenda" - dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. "'La risposta della Trenta non è da M5S - aveva detto infatti il viceministro grillino - lasci l'alloggio e ci liberi dall' imbarazzo'. Non sembra pensarla diversamente Luigi Di Maio: "Sicuramente il marito avrà il diritto all'alloggio, ma sarebbe opportuno che Trenta lasci quella casa e poi il marito farà la richiesta per ottenere l'appartamento come tutti gli ufficiali dell'esercito, seguendo la normale graduatoria". Così Luigi Di Maio, capo politico M5S, a Salerno. Le critiche - "Altro giro, altra corsa! E anche oggi gli italiani hanno avuto un nuovo chiaro esempio della doppia morale grillina - attacca Licia Ronzulli, vicepresidente FI in Senato - urlano 'onestà' ma pensano solo a occupare le poltrone e, a quanto pare, gli appartamenti di servizio". "Lasci subito quell'appartamento e torni a casa sua" - le fa eco Maurizio Gasparri, membro della commissione Difesa. L'ipocrisia del Movimento 5 stelle non ha limiti e pur di rimanere attaccati alle poltrone si insultano e scaricano le responsabilità a vicenda. Buffagni e il Movimento 5 Stelle- conclude Lollobrigida di Fratelli d'Italia - sapevano bene che la Trenta, già consigliere comunale del Ccd, aveva imparato a far politica nei partiti che loro dicono di combattere, ma dai quali mutuano le peggiori abitudini" Gli articoli del Corriere della Sera e de Il Giornale Così Fiorenza Sarzanini su Il Corriere della Sera. Ha ottenuto l'alloggio «di servizio» poco dopo essere stata nominata ministra della Difesa. Ma in quell'appartamento in uno dei luoghi più suggestivi del centro di Roma, Elisabetta Trenta ha deciso di rimanerci anche adesso che non ha più alcun ruolo pubblico. E ci è riuscita facendolo assegnare al marito, il maggiore dell'Esercito Claudio Passarelli. Una vicenda che imbarazza il dicastero ma soprattutto il Movimento 5 Stelle che l'aveva indicata per l'esecutivo come «esperta di questioni militari» e da sempre è schierato — almeno a parole — contro i privilegi. Anche perché la concessione potrebbe essere avvenuta aggirando i regolamenti, visto che la coppia ha una casa di proprietà nella capitale e dunque non sembra avere necessità di usufruire dell'alloggio. In ogni caso il «livello i» di dimora attribuito al momento di scegliere la casa per la ministra, è molto superiore a quello previsto per l'incarico e il grado del suo consorte. E dunque non è escluso che la magistratura contabile sia chiamata a valutare eventuali danni erariali e quella ordinaria debba verificare la regolarità della procedura di assegnazione. Senza contare che potrebbe essere il Movimento, primo fra tutti il capo politico Luigi Di Maio, a chiedere conto all'ex ministra di quanto accaduto. La richiesta di alloggio Si torna dunque al giugno 2018 quando Movimento 5 Stelle e Lega formano il governo guidato da Giuseppe Conte. Trenta viene scelta come responsabile della Difesa. In genere i ministri che risiedono a Roma o comunque hanno a disposizione un appartamento in città non ottengono l'alloggio di servizio. Si provvede a «blindare» la loro casa e a predisporre tutte le misure di sicurezza adeguate al ruolo mentre il trasferimento viene deciso soltanto in situazioni eccezionali di grave minaccia. Lei ha una casa al quartiere Pi- gneto, non sembra ci siano rischi particolari, però chiede una «residenza» dove si trasferisce con il marito. Si trova in uno stabile del ministero a poche centinaia di metri da piazza San Giovanni in Laterano. L'appartamento è al 2° piano, molto ampio, chi lo ha visto parla di «casa di alta rappresentanza». Il conflitto di interessi La procedura viene seguita dal V reparto della Stato Maggiore dell'esercito guidato dal generale Paolo Raudino. Ben prima che il governo giallo- verde entri in crisi, la ministra decide di rendere definitiva l'assegnazione. E così si stabilisce che l'intestatario sia il marito. In realtà appena due giorni dopo l'arrivo alla Difesa il rapporto tra Trenta e il consorte era stato al centro delle polemiche su un possibile conflitto di interessi. Passatelli era infatti «ufficiale addetto alla segreteria del vice direttore nazionale degli armamenti all'ufficio Affari generali» e questo aveva spinto l'opposizione a sollevare il problema di possibili incompatibilità. Con una nota ufficiale i collaboratori di Trenta avevano dunque comunicato che «la ministra ha chiesto il trasferimento del capitano maggiore Claudio Passarelli per questioni di opportunità all'ufficio Affari generali, ret- to da un dirigente civile, che sovrintende alle esigenze organizzative e logistiche del funzionamento del segretariato generale». Lo spostamento in realtà non risulta avvenuto, ma evidentemente Trenta non ritiene che il suo legame familiare possa crearle problemi. Dunque va avanti la procedura relativa all'appartamento. E quando a fine agosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte decreta la fine del governo giallover- de, Passarelli risulta intestatario dell'alloggio. I requisiti mancanti Secondo le regole del ministero della Difesa — pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale — gli alloggi «di servizio» vengono assegnati in base all'incarico ricoperto. E il grado di capitano maggiore di Passarelli non rientra tra quelli che possono ottenere un alloggio di primo livello, come è appunto quello occupato dalla ministra e ora rimasto nella disponibilità della coppia. E poi c'è da chiarire il problema della casa al quartiere Pigneto, visto che uno dei requisiti per entrare in graduatoria è dimostrare di non avere un'altra abitazione nel Comune di residenza. Circostanze sulle quali Trenta e suo marito dovranno fornire spiegazioni. La Selezione come 007 Il Giornale in un editoriale di sabato scorso ha rivelato informazioni che dovrebbero rimanere nelle segrete stanze delle nostre Agenzie dei Servizi Segreti. Era proprio una love story, quella tra i servizi segreti e la Link Campus, l'università romana fucina dei politici del Movimento 5 Stelle finita al centro dello scandalo del Russiagate. Dopo le rivelazioni sul ruolo nel complotto anti-Trump del professor Jospeh Mifsud, ormai irreperibile da tempo, ora salta fuori un dettaglio che riguarda la più nota tra gli esponenti grillini formatisi nell'ateneo fondato dall'ex ministro degli Interni Vincenzo Scotti. Si tratta di Elisabetta Trenta, laureata alla Link e nominata ministro della Difesa nel governo Conte 1. Che la Trenta avesse contatti nel mondo dell'intelligence per via familiare era noto: suo marito è un ufficiale dell'esercito che ha lavorato a lungo alle dipendente del generale Giovanni Caravelli, attualmente vicedirettore dell'Aise (l'ex Sismi). Ma evidentemente alla Trenta non bastava: voleva per se stessa un futuro da agente segreto in prima persona. Un atto interno all'Aise, che il Giornale ha a sua disposizione e di cui ha verificato l'autenticità, racconta che Elisabetta Trenta fece domanda di assunzione all'Aise all'epoca in cui gli 007 esteri erano guidati dal generale Alberto Manenti. La Trenta riuscì a fare prendere in esame la sua candidatura, superò il primo scoglio e quando era a un passo dall'arruolamento si scontrò sull'ostacolo più banale, il colloquio psico-attitudinale. Si tratta dell'esame cui tutte le aspiranti spie devono sottoporsi anche nel caso (come quello della Trenta) che non siano destinate ad attività operative sul campo o a infiltrazioni. Si tratta di verificare parlando con psicologi e psichiatri se i candidati abbiano la solidità caratteriale per reggere una professione comunque complessa. E la Trenta viene bocciata. I documenti dell'Aise dicono che alla dottoressa fu offerta a quel punto una sorta di premio di consolazione: l'assunzione come «articolo 7». L'articolo prevede una assunzione a tempo, per seguire progetti specifici alle dipendenze dirette del capo dell'agenzia. Quando il direttore cambia, gli «articoli 7» cessano automaticamente il servizio. E questo spiega perché la Trenta declina l'offerta: il suo referente sarebbe stato Manenti, il cui mandato alla testa dell'Aise era in scadenza. Appena il tempo di cominciare, e sarebbe rimasta a casa. L'esponente grillina, d'altronde, da lì a pochi mesi si consolò a livelli ben più alti, venendo designata a ministro della Difesa, e incamerando in questo modo rapporti con i servizi segreti ben più solidi di quelli che avrebbe avuto come semplice agente a tempo determinato. Certo, può apparire singolare che un soggetto che non ha superato l'esame psichico per una posizione di basso livello venga scelto come ministro della Difesa: ma per i membri del governo non sono previste visite attitudinali. Da notare c'è che nella nuova veste, il ministro Trenta utilizza e rinsalda i rapporti che aveva già nella sua vita precedente: sia con Caravelli, l'ex superiore gerarchico di suo marito, sia con l'altro vicedirettore dell'Aise nominato dal premier Giuseppe Conte (prima versione, governo gialloverde) ovvero il generale della Finanza Giuseppe Caputo. I rapporti della Trenta con Caravelli e Caputo sono di pubblico dominio. E non si sfilacciano neanche quando nel maggio scorso l'Espresso accusa Caputo di essere tra i responsabili dell'acquisto di un software di spionaggio chiamato Exodus, che la Procura di Roma considera in realtà un pericoloso malware. In estate il governo Conte 1 cade, e nel nuovo gabinetto la Trenta non viene confermata. Ma la storia della sua domanda di assunzione all'Aise rinfocola inevitabilmente gli interrogativi sul ruolo effettivo giocato dalla Link Campus nelle attività di intelligence del nostro governo. A partire dal ruolo di Alberto Manenti, che era a capo del'Aise quando i servizi americani chiesero l'aiuto italiano per frenare la corsa alla presidenza di Donald Trump, e che nei giorni scorsi La Verità ha indicato come il suggeritore della scomparsa di Mifsud. E che, nonostante sia in pensione, ha incontrato il capo della Cia in occasione della sua ultima visita a Roma. Read the full article
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Fa discutere la proposta del vicepremier Matteo Salvini che vuole reintrodurre la leva obbligatoria per 8 mesi. Ma la veduta del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è divergente.
#cronaca #attualità #politica #matteosalvini #levaobbligatoria #levamilitare #levacivile #ministrodelladifesa #elisabettatrenta #mmitalia #metropolitanmagazineitalia
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Crisi di Governo, sindacati militari chiedono logica conferma Elisabetta Trenta al dicastero per continuare iter Legge "Corda"
Così in una nota i sindacati militari, SIULM Sindacato Unitario Lavoratori Militari - SIM Marina - SIM Aeronautica - LrM Libera Rappresentanza Militari e NSC Nuovo sindacato Carabinieri, commentano l'attuale crisi di governo alla luce dell'auspicata Legge "Corda" sulla sindacalizzazione dei cittadini con le stellette.
"Sono ore febbrili per l'evoluzione del quadro politico attuale: un nuovo governo alle porte potrebbe essere chiamato a dare concretezza a tutta una serie di provvedimenti che gli italiani aspettano da tempo e che hanno fortemente richiesto attraverso il voto del 2018. Alla luce dell'evoluzione del quadro politico che si sta delineando dunque, l'auspicio delle scriventi associazioni è che si possa dare immediata continuità e concretezza alla rilevante opera svolta dal ministro Trenta sui diritti sindacali per i militari, con una sua logica conferma al dicastero della difesa. Ulteriore auspicio è che possano proseguire con urgenza i lavori svolti dalla Commissione difesa e arrivare celermente ad approvare una legge equa sui diritti sindacali. Nel pieno rispetto delle forze politiche e istituzioni impegnate in un delicato compito, riteniamo che il ministro Trenta abbia affrontato con lungimiranza e attenzione al personale le delicate questioni poste dalla Sent. cost. 120/18, dimostrando un attaccamento al ruolo rivestito che raramente si era visto negli ultimi anni. Le OO.SS. Militari, grazie ai provvedimenti assentivi del Ministro in carica, sono ora una realtà che nessuno può permettersi di ignorare, e pertanto saranno puntuali nell'indicare la strada maestra per non affossare, con la scusa di una crisi di Governo, quanto ottenuto sinora a colpi di sentenze, e che va al più presto ratificato in legge".
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La Trenta risponde all'appello: "emanata circolare per operatività Sindacati Militari"
"Il segnale politico che attendevamo è giunto. Con questa circolare si riconosce finalmente il dovere di assicurare piena funzionalità ai sindacati militari nelle more della legge attuativa. Noi siamo pronti, nel ringraziare il Ministro Trenta per l'attenzione riservata alle nostre doglianze chiamiamo a raccolta tutti i cittadini con le stellette. I vostri e i nostri diritti sono finalmente sulla rampa di lancio ", così il presidente del Sim AM Sinibaldo Buono dopo aver ricevuto per primo la circolare del Gabinetto del Ministro, datata 22 agosto 2019. (di Massimiliano D'Elia) L'appello per la funzionalità dei Sindacati Militari era stato fatto Il 9 agosto scorso in una nota stampa congiunta di SIULM – Sindacato Unitario Lavoratori Militari – SINAFI – Sindacato Nazionale Finanzieri – SIM Aeronautica – SIM Guardia Costiera -SIM Guardia di Finanza” – NSC – Nuovo Sindacato Carabinieri – SIM Marina: ".... Alla luce dei fatti e di tali inaspettati risvolti politici, le scriventi associazioni sindacali chiedono al ministro Trenta un gesto di responsabilità: circolari che garantiscano vera operatività alle nostre associazioni e non la sterilizzazione di quanto deciso dalla Consulta, che avrebbe dovuto costituire una vera rivoluzione per i diritti dei cittadini con le stellette e che invece rischiamo che sia mandata alla deriva. Nel caso in cui questa nostra ennesima richiesta dovesse, continuava la nota, restare lettera morta dovremmo constatare, con enorme rammarico, lo scollamento tra le Istituzioni della nostra Amata Repubblica e i suoi cittadini in divisa, che con il loro impegno e sacrificio garantiscono la sicurezza interna e esterna dello Stato e assicurano la salvaguardia delle Istituzioni". Tante le promesse del governo giallo-verde, una fra tutte il varo della legge “Corda” sulla sindacalizzazione dei militari proposta con convinzione dal M5S. Il ministro della Difesa, Elisabetta #Trenta, con l’emanazione di una prima circolare ministeriale, ha recepito le indicazioni della Consulta che ha sancito con la sentenza n. 120/2018 la incostituzionalità della norma vigente che vieta ai militari di poter costituire le Associazioni a carattere sindacale. Da quel momento sono nate tante Associazioni Sindacali di militari delle varie Forze Armate e Corpi Armati dello Stato. Tutte le costituitesi Associazioni Sindacali sono state, anche, audite in Commissione Difesa per affinare la bozza della Legge #Corda che sarebbe dovuta essere proposta in Aula. Speriamo che la crisi di governo porti ad un esecutivo il prima possibile per vedere nascere la prima Legge per i Sindacati Militari.
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Crisi di Governo, alla fine gli F-35 ci porteranno alle elezioni anticipate
"Non voglio neanche pensare a un ritorno al governo di Renzi, Lotti e Boschi, le calamità naturali. Ragioniamo di tutto, ma non di questo".
(di Andrea Pinto) In questa frase c'è la sintesi della strategia del leader del Carroccio che vuole scongiurare a tutti i costi il ritorno del PD al governo. Un governo M5S, PD, Leu e altri, decreterebbe il fallimento della crisi di ferragosto innescata da Salvini. Strano ma vero, il Capitano non avrebbe previsto "l'inimmaginabile", PD e M5S insieme. Quelle che sembravano voci di corridoio alla fine, con il passare dei giorni, sono diventate "orribili" realtà per la Lega. Di Maio, supportato da Grillo e Casaleggio fa capire che ormai la "frittata è fatta", non si torna indietro. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte non vuole sentir parlare di Matteo Salvini, che a suo dire sarebbe un "traditore". La verità la si conoscerà martedì 20 agosto quando al Senato parlerà Giuseppe Conte e a seguire ci sarà il voto sulla mozione di sfiducia al governo. Sicuramente al di là dell'esito delle votazioni della mozione Giuseppe Conte salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni e iniziare così ufficialmente la crisi di Governo con l'inizio delle consultazioni. Il presidente della Repubblica è rientrato in anticipo dalla breve vacanza a La Maddalena e ha fatto sapere che ora pretende chiarezza e soluzioni politiche accettabili, credibili e di lungo respiro, in alternativa ci saranno le urne, probabilmente il 27 ottobre. Ieri non poteva mancare all'appello degli insulti via social a Salvini, anche quello di Saviano: "Il destino di Salvini è il carcere, e questo lo sta capendo anche lui; basterà che si spengano le luci". La risposta del ministro dell'Interno su Facebook è: "II signor Saviano mi vuole vedere in galera. Che faccio amici, gli do retta e mi dimetto o tengo duro". Nelle prime quattro ore i commenti sono stati quasi 27 mila, una media di oltre uno al minuto. "La strategia, spiega un leghista, è quella di chiudere ogni contatto e concentrarsi. L'obiettivo, quello di stanare tutti quanti: un classico di Matteo, lui non parla, gli altri rosolano nel dubbio e fanno fughe in avanti". Sulle critiche interne alla Lega del momento scelto per la crisi, così Matteo Salvini avrebbe detto: "Se lo avessi fatto prima avrei dato agli inciucisti il tempo per organizzarsi. Se non lo avessi fatto in agosto, forse oggi avremmo già un governo diverso, il governo horror". Il problema è che molti leghisti si sentono sotto scacco. La nascita di un governo giallo rosso sarebbe comunque non di breve durata. Il PD, scrive Cremonesi sul Corriere della Sera, mirerebbe ad eleggere il Capo dello Stato nel 2022 e cambiare la legge elettorale (sistema proporzionale) per ostacolare l'avanzata delle Lega che con l'attuale sistema (con premio di maggioranza) sarebbe avvantaggiata nell'occupare i due terzi di entrambe le Aule parlamentari, uno strapotere mai avuto prima nella storia repubblicana italiana. La parola fine a questa "soap opera" di ferragosto la potrebbe mettere il presidente della Repubblica Sergio #Mattarella che considerati i suoi legami con gli Usa potrebbe protendere per elezioni anticipate ad ottobre per mandare all'opposizione il Movimento, poco gradito agli americani per aver favorito i rapporti dell'Italia con la Cina (via della Seta) e per aver ostacolato tanti programmi industriali militari, tipo l'F-35. Il ministro Trenta tardò addirittura il pagamento di una rata per velivoli già avuti pari a 389 milioni di euro, sollevando il risentimento degli Usa e dello stesso Presidente della Repubblica.
Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ospite di “Circo Massimo”, su Radio Capital ad aprile scorso, aveva anche detto che il programma F35 “sarebbe stato rivisto, ma le modalità per la revisione e le condizioni saranno trattate direttamente da Conte insieme a Trump. Ridimensionato? Può significare cambiare ritmo, acquisizione, o acquistarne di meno“. L'8 agosto scorso, in piena crisi di Governo, il sottosegretario alla Difesa, on. Volpi Raffaele così commentava la linea dei 5Stelle sull'F-35: "è sviluppo tecnologico-militare e rafforzamento del legame euro-atlantico.
Ritengo, precisa Volpi, che gli F35 non siano solo uno strumento militare ma anche una forma di ancoraggio, anche di prospettiva, ad un’alleanza storica con gli Stati Uniti. Da un punto di vista industriale scelte positive verso la nuova piattaforma omnifunzionale consentirebbero di rafforzare ed aumentare le opportunità produttive di Cameri e individuare ulteriori sviluppi industriali e tecnologici da portare in Italia. La vicenda F35 non deve essere vissuta come un problema ma come una grande opportunità politica e di sviluppo“. Read the full article
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Missione Sophia, Trenta: "Conte è d'accordo con me di riaprirla con navi nel Mediterraneo"
"Chi ha tradito una volta lo farà ancora. E a questo punto, la porta della Lega io non la riaprirei". Cosi' in un'intervista a La Stampa il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che spiega di essersi "attivata personalmente per risolvere la questione dei minori a bordo" della Open Arms. Dal 13 agosto, sottolinea, "ci siamo coordinati con il presidente Conte, il ministro Toninelli, e abbiamo coinvolto anche Salvini ma lui non ha mai risposto ai nostri messaggi".
"Il decreto sicurezza bis - commenta - credo non sia sufficiente. La fermezza sui confini, la politica dei porti chiusi e dei muri, non funziona di fronte a un fenomeno come quello migratorio. Serve un maggiore coinvolgimento dell'Europa e un intervento massiccio per stabilizzare economicamente e politicamente alcune regioni dell'Africa". Se Salvini "mi identifica come il nemico da abbattere - aggiunge il ministro Trenta -, vuol dire che sto lavorando bene". Poi, in merito alla crisi di governo, dice: "Serve silenzio e tempo per trovare una soluzione. Ho assoluta fiducia nel Presidente Mattarella e nella capacita' di negoziazione del premier Conte". "Qualsiasi governo arriverà - prosegue Elisabetta Trenta - dovrà puntare i piedi e al tempo stesso collaborare con l'Europa. Non si può aprire a tutti, come era prima. Dall'altra parte, però, se decidiamo di aprire in un certo modo, dobbiamo avere la capacità di comunicarlo e di non creare attriti tra le fasce più deboli della popolazione". Il ministro della Difesa si sofferma anche sulla proposta di Angela Merkel di riaprire la missione di pattugliamento europeo Sophia affidandone la guida alla Germania: "Sarebbe un errore enorme perdere l'unica missione europea, finora a guida italiana, che ci permette di giocare un ruolo centrale nel Mediterraneo. Credo sia ancora possibile riprendere il timore di Sophia, ne ho parlato con Conte e lui e' d'accordo con me". Operazione Eunavfor Med- Op. Sophia L’European Union Naval Force in the South Central Mediterranean, EUNAVFOR Med - operation SOPHIA, è la prima operazione militare di sicurezza marittima europea che opera nel mediterraneo centrale. L’operazione, condotta dall’Italia, ha quale scopo principale il contrasto al traffico illecito di esseri umani e s’inquadra nel più ampio impegno dell'UE volto ad assicurare, secondo un approccio comprensivo ed integrato, il ritorno della stabilità e della sicurezza in Libia. Operazione SOPHIA è il primo esempio di elevata integrazione delle componenti militari e civili (forze di polizia) europee, capace di operare in un complesso scenario internazionale rappresentato da numerosissimi attori militari e civili, governativi e non governativi. Genesi dell’operazione La situazione di crisi nell'area del Mediterraneo centrale, causata dal perdurante conflitto interno in Libia e dal conseguente collasso del sistema statuale, ha tra le molteplici conseguenze il flusso migratorio che attraverso la Libia, raggiunge via mare l'Italia e gli altri paesi dell'Unione Europea. Un flusso migratorio facilitato e, soprattutto, sfruttato economicamente, da trafficanti di esseri umani che hanno messo in piedi una rete atta a lucrare sulla disperazione degli uomini, donne e bambini che ogni giorno tentano di intraprendere questo viaggio. In tale contesto, l'impiego di mezzi fatiscenti, inadatti alla navigazione in alto mare e sovraccarichi ha portato al ripetersi di naufragi molto spesso drammatici con la morte di centinaia e probabilmente migliaia di migranti. In particolare, dopo che lo scorso 18 aprile 2015 le acque del "nostro" Mediterraneo sono state teatro, secondo l'UNHCR, del più grande disastro della storia recente, con l'affondamento a Nord della Libia di un peschereccio con oltre 800 migranti, l'Unione Europea ha deciso di reagire con la massima urgenza. Così, solo due giorni dopo, su proposta dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri e Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, il Consiglio Europeo ha ribadito il forte impegno ad agire al fine di evitare tragedie umane derivanti dal traffico di essere umani attraverso il Mediterraneo definendo un Action Plan sulla migrazione fondato su 10 punti, tra i quali il secondo si è di fatto concretizzato in EUNAVFOR MED operazione Sophia. Il 18 maggio 2015 il Consiglio Europeo definiva il quadro generale dell'operazione di gestione militare della crisi volta ad adottare misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai trafficanti di esseri umani nel pieno rispetto del diritto internazionale. Poco più di un mese dopo, il 22 giugno 2015, il Consiglio Affari Esteri dell'Unione Europea avviava ufficialmente l'operazione. Da quel momento è iniziata una vera e propria maratona che ha visto la Task Force composta dalla portarei Cavour, dalla nave idrografica inglese Enterprise e dalle unità tedesche Werra (nave ausiliaria) e Schleswig-Holstein (fregata), raggiungere la piena capacità operativa il 27 luglio. Solo un mese dopo, l'Ammiraglio di Divisione Enrico Credendino, Operation Commander, annunciava al Political and Security Committee (P.S.C.) dell'Unione Europea il pieno successo della prima fase. Gli assetti navali ed aerei di EUNAVFOR MED operazione Sophia avevano, infatti, raggiunto tutti gli obiettivi prefissati, raccogliendo le informazioni necessarie a comprendere a pieno il modus operandi dei trafficanti e contrabbandieri di esseri umani al fine di essere pronti, una volta iniziata la seconda fase, a contrastare la loro attività in mare. Il 7 ottobre 2015, EUNAVFOR MED operazione Sophia è ufficialmente entrata nella sua seconda fase. In aggiunta, sin dall'inizio dell'Operazione, le navi della Task Force europea hanno potuto contribuire allo sforzo che l'Italia, con l'Operazione Mare Sicuro, l'Europa con l'Operazione Triton dell'Agenzia Frontex e molte altre organizzazioni nazionali ed internazionali, con le quali EUNAVFOR MED è in stretto coordinamento, stanno portando avanti nel Mediterraneo Centrale per la salvaguardia della vita umana in mare. Un'attività, questa, che pur non rientrando nel mandato assegnato alla missione, è un obbligo ineludibile per il diritto internazionale, in adempimento al quale la missione EUNAVFOR MED si è prestata attivamente, prevedendo il soccorso anche nelle procedure operative. Ciò è avvenuto nel corso della prima fase e continuerà ad avvenire nel prosieguo della missione. Read the full article
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F35, Sottosegretario Difesa Volpi preoccupato per incertezze trattazione dossier
(di Andrea Pinto) L'on. Raffaele Volpi (Lega), sottosegretario di Stato alla Difesa è sempre più un convinto sostenitore del programma F-35 tant'è che ripete quasi come un mantra a tutti i livelli una frase: "è sviluppo tecnologico-militare e rafforzamento del legame euro-atlantico.
Ritengo, precisa Volpi, che gli F35 non siano solo uno strumento militare ma anche una forma di ancoraggio, anche di prospettiva, ad un'alleanza storica con gli Stati Uniti. Da un punto di vista industriale scelte positive verso la nuova piattaforma omnifunzionale consentirebbero di rafforzare ed aumentare le opportunità produttive di Cameri e individuare ulteriori sviluppi industriali e tecnologici da portare in Italia. La vicenda F35 non deve essere vissuta come un problema ma come una grande opportunità politica e di sviluppo". Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, sempre più legata alle briglia del suo leader politico Luigi Di Maio, da sempre ha sostenuto, invece, che il programma F35 “sarà rivisto, ma le modalità per la revisione e le condizioni saranno trattate (aprile scorso anno) direttamente da Conte insieme a Trump. Ridimensionato? Può significare cambiare ritmo, acquisizione, o acquistarne di meno“. Continua, quindi, da parte del Movimento la campagna mediatica contro un sistema d’arma diventato simbolo della bieca demagogia. L’F-35 viene identificato come il male dei mali, senza valutare gli aspetti tecnici e le specificità del velivolo che, alla fine, costa tanto quanto altri sistemi d’arma in acquisizione da parte della Difesa (Legge Navale, Forza Nec, etc.). Al riguardo si consiglia una lettura attenta del Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2019-2021, facilmente reperibile sul web. Attaccare una soluzione strategica ritenuta già “idonea” da una Forza Armata, l’Aeronautica Militare, dimostra superficialità istituzionale senza pari nella storia repubblicana. Si rammenta che il programma F-35 ha già subito stringenti valutazioni da parte delle Commissioni Difesa, è stato approvato dal Parlamento e si è espressa anche la Corte dei Conti. Nell’agosto 2017 una relazione della Corte dei Conti diceva che “l’opzione di ridimensionare la partecipazione nazionale al programma, pur non soggetta di per sé a penali contrattuali, determina una serie di effetti negativi, la perdita degli investimenti fatti fino ad oggi (diversi miliardi di euro) e la evidente perdita di posti di lavoro”. Ritornare a giorni alterni sul programma F-35 per potersi accreditare politicamente è un percorso che potrebbe rivelarsi un boomerang, perchè gli italiani non sono stupidi e si fidano di quello che l’Aeronautica e la Marina comunicano da sempre. Novanta F-35 dovrebbero sostituire, nel breve-medio periodo, circa 240 velivoli tra Tornado, AMX e AV8 – oramai giunti al termine della vita operativa. L’F-35 è un velivolo di quinta generazione necessario sia per le indubbie capacità operative sia per poter dialogare con gli altri partner alleati con una piattaforma comune e netcentrica.
Il 12 marzo scorso così il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale Alberto Rosso, in merito all’F-35: . Il caccia è stato prodotto in 382 esemplari in tutto il mondo. Sono stati qualificati meno di 800 piloti e volate 180 mila ore. Numeri, ha sottolineato Rosso, «che indicano come l’F35 non sia più un prototipo. In Italia ne abbiamo 11 e mezzo, il dodicesimo è prossimo alla consegna. Abbiamo qualificato 25 piloti e poco meno di 250 specialisti per la manutenzione. È inserito nel dispositivo di difesa aerea, i piloti ne sono entusiasti, ha capacità che sfiorano la fantascienza, superano la nostra immaginazione, è un mezzo che fa crescere tutta l’Aeronautica». Rosso ha poi aggiunto, «il velivolo è perfettamente integrato con i sistemi dei Paesi Nato. Se prendessimo invece, ad esempio, un aereo russo, sarebbe completamente fuori dal sistema». La questione degli F-35 è stata discussa anche nel corso di un Consiglio Supremo di Difesa. Il consesso militare più alto della Repubblica ha approfondito lo stato del processo di riforma e modernizzazione dello Strumento Militare nazionale ed ha sottolineato il carattere di continuità, anche finanziaria, che deve necessariamente caratterizzare i programmi di ammodernamento che si sviluppano su orizzonti temporali particolarmente lunghi. Così poi chiosava il comunicato diffuso dal Quirinale si legge: “Le limitate disponibilità finanziarie impongono di procedere, con celerità e determinazione, nel processo di razionalizzazione delle Forze Armate, concentrando le risorse sulle capacità realmente necessarie per l’assolvimento dei compiti primari per garantire la sicurezza del Paese”. Dunque anche il Capo dello Stato starebbe pressando il governo a procedere con i pagamenti degli accordi già conclusi. Il riferimento era al ritardo dei pagamenti della Difesa di 389 milioni di euro proprio per il programma F-35. L’Italia perderebbe più di quanto risparmierebbe, perché circa 80 aziende del nostro paese sono coinvolte nel progetto, lo stabilimento di Cameri è stato scelto come hub logistico e della manutenzione e l’intera operazione dovrebbe generale posti di lavoro stimati inizialmente fra 3.586 e 6.395 unità. Il ritorno economico, alla fine dei giochi, annullerà, nel tempo, la spesa sostenuta per l’acquisizione di tutti i 90 F-35. In Italia si discute di F-35, quando già si dovrebbero posare le basi per aderire a programmi di velivoli di sesta generazione, operativi fra venti anni. Un programma aereo per lo studio, progettazione, sviluppo e produzione richiede almeno venti anni. Germania, Francia e Spagna hanno di recente costituito un consorzio per il velivolo di sesta generazione FACS. La Gran Bretagna sta lavorando già sul velivolo Tempest. Un programma, quello inglese, a cui l’Italia dovrebbe guardare con maggiore interesse, considerata l’importante presenza di Leonardo con propri stabilimenti proprio sul territorio anglosassone. Read the full article
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F-35, Trenta:"programma rivisto da Conte con Trump". La fissazione del M5S per recuperare consensi
(di Andrea Pinto) Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ospite di "Circo Massimo", su Radio Capital, ha detto che il programma F35 "sarà rivisto, ma le modalità per la revisione e le condizioni saranno trattate direttamente da Conte insieme a Trump. Ridimensionato? Può significare cambiare ritmo, acquisizione, o acquistarne di meno". Continua, quindi, la campagna mediatica contro un sistema d’arma diventato simbolo del populismo. L’F-35 viene identificato come il male dei mali, senza valutare gli aspetti tecnici e le specificità del velivolo che, alla dine, costa tanto quanto altri sistemi d’arma in acquisizione da parte della Difesa (Legge Navale, Soldato Futuro, etc.). Al riguardo si consiglia una lettura attenta del Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2018-2020, facilmente reperibile sul web. Attaccare una soluzione strategica ritenuta già “idonea” da una Forza Armata, l’Aeronautica Militare, dimostra superficialità istituzionale senza pari nella storia repubblicana. Si rammenta che il programma F-35 ha già subito stringenti valutazioni da parte delle Commissioni Difesa, è stato approvato dal Parlamento e si è espressa anche la Corte dei Conti. Nell'agosto 2017 una relazione della Corte dei Conti diceva che “l'opzione di ridimensionare la partecipazione nazionale al programma, pur non soggetta di per sé a penali contrattuali, determina una serie di effetti negativi, la perdita degli investimenti fatti fino ad oggi (diversi miliardi di euro) e la evidente perdita di posti di lavoro”. Ritornare a giorni alterni sul programma F-35 per potersi accreditare politicamente è un percorso che potrebbe rivelarsi un boomerang, perchè gli italiani non sono stupidi e si fidano di quello che l’Aeronautica e la Marina comunicano da sempre. Novanta F-35 sostituiranno, nel breve-medio periodo, circa 240 velivoli tra Tornado, AMX e AV8 - oramai giunti al termine della vita operativa. L'F-35 è un velivolo di quinta generazione necessario sia per le indubbie capacità operative sia per poter dialogare con gli altri partner alleati con una piattaforma comune e netcentrica.
Il 12 marzo scorso così il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale Alberto Rosso, in merito all’F-35: . Il caccia è stato prodotto in 382 esemplari in tutto il mondo. Sono stati qualificati meno di 800 piloti e volate 180 mila ore. Numeri, ha sottolineato Rosso, «che indicano come l’F35 non sia più un prototipo. In Italia ne abbiamo 11 e mezzo, il dodicesimo è prossimo alla consegna. Abbiamo qualificato 25 piloti e poco meno di 250 specialisti per la manutenzione. È inserito nel dispositivo di difesa aerea, i piloti ne sono entusiasti, ha capacità che sfiorano la fantascienza, superano la nostra immaginazione, è un mezzo che fa crescere tutta l’Aeronautica». Rosso ha poi aggiunto, «il velivolo è perfettamente integrato con i sistemi dei Paesi Nato. Se prendessimo invece, ad esempio, un aereo russo, sarebbe completamente fuori dal sistema». La questione degli F-35 è stata discussa anche nell’ultimo Consiglio Supremo di Difesa. Il consesso militare più alto della Repubblica ha approfondito lo stato del processo di riforma e modernizzazione dello Strumento Militare nazionale ed ha sottolineato il carattere di continuità, anche finanziaria, che deve necessariamente caratterizzare i programmi di ammodernamento che si sviluppano su orizzonti temporali particolarmente lunghi. Così poi chiosava il comunicato diffuso dal Quirinale si legge: “Le limitate disponibilità finanziarie impongono di procedere, con celerità e determinazione, nel processo di razionalizzazione delle Forze Armate, concentrando le risorse sulle capacità realmente necessarie per l’assolvimento dei compiti primari per garantire la sicurezza del Paese”. Dunque anche il Capo dello Stato starebbe pressando il governo a procedere con i pagamenti degli accordi già conclusi. Il riferimento era al ritardo dei pagamenti della Difesa di 389 milioni di euro proprio per il programma F-35. L’Italia perderebbe più di quanto risparmierebbe, perché circa 80 aziende del nostro paese sono coinvolte nel progetto, lo stabilimento di Cameri è stato scelto come hub logistico e della manutenzione e l’intera operazione dovrebbe generale posti di lavoro stimati inizialmente fra 3.586 e 6.395 unità. Il ritorno economico, alla fine dei giochi, annullerà, nel tempo, la spesa sostenuta per l’acquisizione di tutti i 90 F-35. In Italia si discute di F-35, quando già si dovrebbero posare le basi per aderire a programmi di velivoli di sesta generazione, operativi fra venti anni. Un programma aereo per lo studio, progettazione, sviluppo e produzione richiede almeno venti anni. Germania, Francia e Spagna hanno di recente costituito un consorzio per il velivolo di sesta generazione FACS. La Gran Bretagna sta lavorando già sul velivolo Tempest. Un programma, quello inglese, a cui l’Italia dovrebbe guardare con maggiore interesse, considerata l’importante presenza di Leonardo con propri stabilimenti proprio sul territorio anglosassone. Read the full article
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Difesa, il ministro Trenta incontra i sindacati militari
Il ministro della difesa Elisabetta Trenta domani incontrerà le nuove sigle sindacali militari. L’invito è stato particolarmente gradito dal SIM che invierà i propri rappresentanti. Presente anche il SIM AM - Sindacato Italiano Militari Aeronautica Militare, il cui statuto è stato approvato dalla Trenta lo scorso 8 marzo.
Il SIM Aeronautica si unisce ai già costituiti SIM Marina, SIM Carabinieri e SIM Guardia di Finanza, a breve si costituirà anche SIM Esercito. Il SIM nasce grazie all’idea e alla caparbietà dell’avvocato Giorgio Carta - già ufficiale dei carabinieri. La svolta grazie alla sentenza 120/2018 della Suprema Corte che ha dichiarato parzialmente incostituzionale l’articolo 1475, comma 2 del Decreto Legislativo n. 66/2010 “Codice dell’Ordinamento Militare”. Il SIM promuoverà i diritti e le libertà fondamentali dei militari, facendosi carico inoltre degli interessi generali, sociali e professionali del personale militare e delle loro famiglie. Il sindacato si propone di promuovere il rispetto dei diritti umani e gli interessi socio-professionali del personale militare di tutti i livelli attraverso il concetto di “Cittadino in uniforme”. Read the full article
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New Space Econonomy, workshop all'Asi. Trenta:"Spazio nuova frontiera con enorme potenziale economico"
Ieri il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato la direttiva SPD-4 per la costituzione di una Space Force, alle dipendenze dell’Aeronautica militare. Oltre alle opportunità della Space Economy è chiaro che lo spazio è la prossima frontiera del settore militare, il prossimo terreno in cui le superpotenze e non solo esprimeranno tutta la propria potenza nel tentativo di stabilire da subito sfere di influenza. Per questo motivo l’ambito militare è molto sensibile a questa nuova sfida che necessariamente dovrà trovare tutti d’accordo: Politica, Difesa, Industria, Politica e Ricerca. Anche in Italia l’argomento non è affatto trascurato. Oggi il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha preso parte al workshop “New Space Economy: Sfide ed Opportunità per armonizzare Politica, Industria e Ricerca nel settore spaziale”, organizzato da Aipas, l'Associazione delle imprese per le attività spaziali e ospitato dall'Agenzia spaziale italiana (Asi).
All'evento, inaugurato dal commissario straordinario dell'Asi, Piero Benvenuti, hanno partecipato circa 200 delegati, tra i quali rappresentanti dell'Asi, dell'Agenzia spaziale europea (Esa), della Commissione europea, del mondo politico, industriale, della ricerca e del mondo accademico. Il Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta "Tengo a sottolineare l'importanza della Space Economy a livello mondiale, che vede la partecipazione di un sempre maggiore numero di attori internazionali. La riforma della governance delle attività spaziali italiane, entrata in vigore il 25 febbraio 2018, segna una svolta significativa per l'Italia. La nuova legge imprime un forte impulso alla space economy nazionale, rafforzandola nel quadro europeo, e rappresenta una grande opportunità per una migliore connessione tra Politica, Industria e Ricerca. Per questo il nostro Paese è guardato con interesse a livello internazionale, ma per poter crescere ancora ha bisogno di strumenti adeguati per le sfide che ci attendono. Le attività spaziali non sono solo ricerca, ma interessano direttamente piccole e medie imprese e la grande industria. L'industria necessita di politiche che supportino e sostengano la crescita. Ritengo sia ormai necessario adottare una visione strategica a lungo termine e vedere lo spazio come nuova frontiera con un enorme potenziale economico". Presidente di AIPAS, Luca Rossettini "L'obiettivo del workshop é mettere in contatto i principali attori del settore spaziale, quali istituzioni Italiane ed Europee, l'industria del mercato tradizionale e i rappresentanti dell'emergente nuovo mercato spaziale, con l'obiettivo di allineare la visione dell'intero comparto verso una crescita italiana anche al di fuori dei confini nazionali”. Read the full article
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Alloggio Trenta, quando la stampa e la politica si sostituiscono alla Magistratura
(Francesco Matera) La Procura militare di Roma ha archiviato il fascicolo aperto, a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato, dopo le notizie di stampa sull'appartamento di servizio assegnato a Elisabetta Trenta quando era ministro della Difesa e che l'esponente grillina aveva mantenuto anche al termine del suo incarico, dopo la riassegnazione dell’alloggio al marito, Ufficiale dell'Esercito. Non sono state infatti ravvisate ipotesi di reato militare. Quindi? Si è trattato di una spregevole bolla mediatica, nel silenzio assordante della Politica. I dettagli della vicenda, gettati nelle sapienti mani di giornalisti "compiacenti" sono molto tecnici quindi purtroppo è lecito pensare che ci sia stata una soffiata da parte di qualcuno della Difesa ad amplificare una normale pratica amministrativa dell'ex ministro della Difesa. L'assegnazione degli alloggi di servizio è regolamentata da rigide e rigorose normative interne delle forze armate che anche nel caso in questione sono state applicate alla lettera. Aver gettato del fango nei confronti di un ex ministro della Difesa è stato riprovevole sotto tutti i punti di vista, perché comunque Elisabetta Trenta è stata un ministro della Repubblica italiana che, alla pari di tutti gli ex ministri della Difesa merita le dovute attenzioni e il massimo rispetto per il servizio prestato. Non è un caso, infatti, che in ogni manifestazione pubblica della Difesa vengano invitati tutti gli ex ministri della Difesa: è un segno di rispetto istituzionale verso chi ha guidato il Dicastero. Nessuno e dico nessuno ha difeso Elisabetta Trenta. Perchè è donna? Perchè non è un politico, ma un tecnico? Perchè ha avuto il coraggio di denunciare e far emergere i reali problemi della Difesa? Perché gli ex amici grillini le hanno voltato le spalle? La domanda è ovvia: "loro sono abituati alle mirabolanti giravolte". Dopo le opportune indagini interne, tuttavia, a chiarire l’intera vicenda è stato direttamente il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che con una risposta scritta ha fornito le necessarie delucidazioni all’interrogazione, Moles-Gasparri. Peccato che a questa risposta scritta e alla pronuncia della Procura Militare non sia seguito il medesimo clamore mediatico avuto quando la notizia è rimbalzata su tutti i maggiori giornali italiani. (si consiglia la lettura dell’articolo: Alloggio Trenta, una bolla mediatica: https://www.prpchannel.com/alloggio-della-trenta-solo-una-bolla-mediatica-tutto-nella-risposta-scritta-del-ministro-guerini/ Speriamo che sia stata messa una pietra definitiva sulla spiacevole vicenda che ha gettato del fango su una persona e in un certo modo su un mondo, quello della Difesa, che meritano entrambi rispetto istituzionale, senza se e senza ma. Read the full article
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Tranquilli, la Trenta lascia l’alloggio il 9 gennaio
Oggi La Verità, sicuramente imbeccato da qualcuno della Difesa, ha reso noto che l’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta non aveva ancora lasciato l’alloggio di servizio che tanto aveva interessato le prime pagine dei maggiori giornali italiani. Dopo indagini interne il ministro della Difesa Roberto Guerini, il 6 dicembre scorso, ha fornito una dettagliata risposta scritta ad una interrogazione parlamentare. Dalla stessa emerse che nulla di illegale era stato fatto, ponendo la parola fine alla spiacevole vicenda. Oggi con la Libia lasciata alla Turchia e Russia, Iran e USA sul piede di guerra, c’è qualcuno che monitora i traslochi. L’ex ministro Trenta è dovuta quindi intervenire sul suo profilo fb per informare sulla data del tanto atteso trasloco. ——- Vi scrivo per comunicare che il 9 Gennaio ci sarà il tanto discusso trasloco dal famoso ”Appartamento di Stato”, come è stato definito da alcuni Media, che porrà - speriamo - fine a questa squallida storia di fango mediatico. Al riguardo, negli ultimi giorni sono stata contattata da diverse testate, a cui ho chiesto di attendere la mia conferenza stampa nella quale avrei fornito tutti i dettagli. Il gesto è stato interpretato come una fuga o un cercare di prendere tempo, tanto che proprio oggi è uscito un ennesimo attacco. Ripreso addirittura dal TG2. Niente di più falso. Come avevo promesso il trasloco è già in corso.. Sapete bene che non mi piace annunciare cose che ancora non sono avvenute. Sono una persona pragmatica e rispettosa. Ritengo, quindi, che le comunicazioni con i cittadini e i Media siano sempre doverose. Ma a patto che ci sia effettivamente qualcosa di concreto da condividere. L’evolversi degli eventi, però, mi ha costretta ad agire diversamente. Ho deciso di condividere qui con voi tutti questa “notizia”, in modo che non ci siano ulteriori “incomprensioni” o strumentalizzazioni. Aggiungo, per chi lo avesse dimenticato, che a Natale è festa per tutti, anche per i traslocatori. Ribadisco...per chi continua a fare sciacallaggio, che non sto occupando nulla al di fuori delle regole e che il Ministro Guerini si è espresso in proposito ma...nessun giornale ha dato la notizia. Colgo l’occasione di questo post anche per occuparmi di qualcosa che ritengo più serio: e cioè ringraziare ancora una volta i nostri militari e le loro famiglie, in Italia e all’estero, per tutti i sacrifici che stanno facendo affinché noi tutti possiamo vivere più sicuri. A maggior ragione in un periodo delicato come questo per la stabilità internazionale. Grazie dal profondo del cuore. Viva le Forze Armate, Viva l’Italia! Read the full article
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Alloggio di Servizio: la risposta su Fb al Corriere del ministro della Difesa Elisabetta Trenta
"Gentilissima dottoressa Sarzanini, con meraviglia ho letto l’articolo di questa mattina. Ciò che non mi spiego è perché una giornalista seria come lei, l’ho sempre rispettata, prima di scrivere non senta la fonte principale. Comunque sapevo che ieri aveva chiesto il mio numero ed io ho autorizzato a fornirglielo, ma ha scritto prima di ascoltarmi. Non importa. Le spiego lo stesso. Da ministro ho chiesto l’alloggio di servizio perché più vicino alla sede lavorativa, nonché per opportune esigenze di sicurezza e riservatezza. L’alloggio è stato assegnato ad aprire 2019, seguendo l’opportuna e necessaria procedura amministrativa, esitata con un provvedimento formale di assegnazione da parte del competente ufficio. Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento;termine ancora non scaduto (scadenza tre mesi dal giuramento del nuovo governo, vale a dire 5 dicembre 2019). Come è noto, mio marito è ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato (infatti a me non era stato concesso un alloggio ASIR - cosiddetto di rappresentanza - ma un alloggio ASI di prima fascia. Pertanto, avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione (a cui competono le spese di trasloco, etc.), è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo la medesima procedura di cui sopra. Tanto per doverosa informazione. Le sarei grata se volesse pubblicare questa mia. Grazie Cordiali saluti Questa è la lettera da me inviata alla giornalista, strumento di qualcuno che da due giorni mi attacca. Mi chiedo il perché ma intanto credo che sia giusto chiarire. Buona domenica a tutti! Così Fiorenza Sarzanini oggi su Il Corriere della Sera. Ha ottenuto l'alloggio «di servizio» poco dopo essere stata nominata ministra della Difesa. Ma in quell'appartamento in uno dei luoghi più suggestivi del centro di Roma, Elisabetta Trenta ha deciso di rimanerci anche adesso che non ha più alcun ruolo pubblico. E ci è riuscita facendolo assegnare al marito, il maggiore dell'Esercito Claudio Passarelli. Una vicenda che imbarazza il dicastero ma soprattutto il Movimento 5 Stelle che l'aveva indicata per l'esecutivo come «esperta di questioni militari» e da sempre è schierato — almeno a parole — contro i privilegi. Anche perché la concessione potrebbe essere avvenuta aggirando i regolamenti, visto che la coppia ha una casa di proprietà nella capitale e dunque non sembra avere necessità di usufruire dell'alloggio. In ogni caso il «livello i» di dimora attribuito al momento di scegliere la casa per la ministra, è molto superiore a quello previsto per l'incarico e il grado del suo consorte. E dunque non è escluso che la magistratura contabile sia chiamata a valutare eventuali danni erariali e quella ordinaria debba verificare la regolarità della procedura di assegnazione. Senza contare che potrebbe essere il Movimento, primo fra tutti il capo politico Luigi Di Maio, a chiedere conto all'ex ministra di quanto accaduto. La richiesta di alloggio Si torna dunque al giugno 2018 quando Movimento 5 Stelle e Lega formano il governo guidato da Giuseppe Conte. Trentaviene scelta come responsabile della Difesa. In genere i ministri che risiedono a Roma o comunque hanno a disposizione un appartamento in città non ottengono l'alloggio di servizio. Si provvede a «blindare» la loro casa e a predisporre tutte le misure di sicurezza adeguate al ruolo mentre il trasferimento viene deciso soltanto in situazioni eccezionali di grave minaccia. Lei ha una casa al quartiere Pi- gneto, non sembra ci siano rischi particolari, però chiede una «residenza» dove si trasferisce con il marito. Si trova in uno stabile del ministero a poche centinaia di metri da piazza San Giovanni in Latera- no. L'appartamento è al 2° piano, molto ampio, chi lo ha visto parla di «casa di alta rappresentanza». Il conflitto di interessi La procedura viene seguita dal V reparto della Stato Maggiore dell'esercito guidato dal generale Paolo Raudino. Ben prima che il governo giallo- verde entri in crisi, la ministra decide di rendere definitiva l'assegnazione. E così si stabilisce che l'intestatario sia il marito. In realtà appena due giorni dopo l'arrivo alla Difesa il rapporto tra Trenta e il consorte era stato al centro delle polemiche su un possibile conflitto di interessi. Passatelli era infatti «ufficiale addetto alla segreteria del vice direttore nazionale degli armamenti all'ufficio Affari generali» e questo aveva spinto l'opposizione a sollevare il problema di possibili incompatibilità. Con una nota ufficiale i collaboratori di Trenta avevano dunque comunicato che «la ministra ha chiesto il trasferimento del capitano maggiore Claudio Passarelli per questioni di opportunità all'ufficio Affari generali, ret- to da un dirigente civile, che sovrintende alle esigenze organizzative e logistiche del funzionamento del segretariato generale». Lo spostamento in realtà non risulta avvenuto, ma evidentemente Trenta non ritiene che il suo legame familiare possa crearle problemi. Dunque va avanti la procedura relativa all'appartamento. E quando a fine agosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte decreta la fine del governo giallover- de, Passarelli risulta intestatario dell'alloggio. I requisiti mancanti Secondo le regole del ministero della Difesa — pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale — gli alloggi «di servizio» vengono assegnati in base all'incarico ricoperto. E il grado di capitano maggiore di Passarelli non rientra tra quelli che possono ottenere un alloggio di primo livello, come è appunto quello occupato dalla ministra e ora rimasto nella disponibilità della coppia. E poi c'è da chiarire il problema della casa al quartiere Pigne- to, visto che uno dei requisiti per entrare in graduatoria è dimostrare di non avere un'altra abitazione nel Comune di residenza. Circostanze sulle quali Trenta e suo marito dovranno fornire spiegazioni. Read the full article
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Tricarico non vuole la Trenta al Governo e i suoi sindacati militari
(di Andrea Pinto) Il generale Leonardo #Tricarico, già Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare nel lontano 2006 è stato intervistato da Formiche.net sull'attuale crisi politica alla luce della nomina del nuovo ministro della Difesa. Il Generale in pensione, da quello che è emerso dall'intervista, non sembra aver apprezzato l'operato dell'attuale ministro della Difesa, Elisabetta #Trenta. L'ex capo dell'Arma Azzurra non ha gradito la posizione del ministro su alcuni programmi industriali, l'F-35 in primis, ma anche l'indirizzo "dual use" dato al Comparto e la spinta propulsiva voluta dalla Trenta al processo della sindacalizzazione di militari, anche in assenza di una Legge che ne disciplini materie e contenuti. Si ricorda che il ministro della Difesa, in ossequio alla sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale, con un decreto ministeriale ha autorizzato "motu proprio" la nascita delle prime Associazioni di Militari con carattere sindacale. Le stesse hanno da subito iniziato ad operare, favorendo le iscrizioni dei militari che sono state fino ad oggi numerosissime. "Chiaro segnale di insofferenza del personale, non solo degli "scontenti", verso la rivendicazione dei propri diritti e che dovrebbe essere preso in seria considerazione dai vertici e mai come ora sottovalutato " ci riferisce Sinibaldo Buono, il presidente del Sim Aeronautica raggiunto telefonicamente dalla redazione. Il Gabinetto del ministro ha diramato ulteriori circolari per fornire indirizzi e competenze nonché sollecitare gli Stati Maggiori per favorire la meccanizzazione delle quote associative tramite la piattaforma stipendiale del Mef- NoiPA. Nel frattempo tutte le Associazioni Sindacali neo costituite sono state, anche, audite presso la IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati per fornire al legislatore correttivi ed affinamenti alla proposta di Legge "Corda", tutt'ora in esame. Riguardo le dichiarazioni del generale Tricarico, non è mancata la reazione delle associazioni sindacali più rappresentative. Il SIM Aeronautica unitamente al Sindacato interforze lavoratori militari, al SIM Marina al NSC Nuovo Sindacato Carabinieri (nato dai sindacalisti che hanno lasciato il SIM Carabinieri non condividendo la linea "morbida" di quest'ultimo e che vedono l'esperto di diritto militare Giorgio Carta tra le prime file), al SIM Guardia Costiera e a Libera Rappresentanza Militare, che in una nota congiunta hanno così commentato: "Le estemporanee dichiarazioni, rilasciate in data 29 agosto 2019 dal Generale Leonardo Tricarico in un'intervista a "formiche.net", hanno generato un articolo dal titolo "L'importanza di scegliere (bene) il Ministro della Difesa". Le scriventi OO. SS. intendono stigmatizzare la parte nella quale l'ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica (?!) parla della necessità di "disinnescare la larga aspettativa creatasi attorno all'attività sindacale" e dove critica, peraltro, l'autorizzazione alle associazioni sindacali, fatta dalla Trenta, in assenza della legge che disciplini queste ultime e arrogandosi il diritto di entrare nel merito delle materie da trattare a livello sindacale, prerogativa che spetta solo al Parlamento. Nel segnalare che, invero, il suddetto alto ufficiale in pensione, non è solo in questo ripetuto attacco ai diritti sindacali che perdura da mesi (vds Bertolini, Camporini & Co), lo si invita a leggere attentamente la sentenza 120/ 2018 della Alta Corte. Comprendiamo, tuttavia, molto bene gli interessi che lo hanno portato ad esprimere la necessità di sterilizzare le aspettative nate intorno ai diritti sindacali. I poteri forti che ruotano attorno alla Difesa e gli interessi discendenti sono messi a rischio se chi li gestisce, da domani, fosse costretto a confrontarsi con chi fino ad ora è stato senza parola. LE SENTENZE SI RISPETTANO E SI APPLICANO E BENE HA FATTO IL MINISTRO DIFESA TRENTA AD AUTORIZZARE I SINDACATI COME PREVISTO DALLA SENTENZA." Read the full article
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Crisi di Governo, sindacati militari chiedono logica conferma Elisabetta Trenta al dicastero per continuare iter Legge "Corda"
Così in una nota i sindacati militari, SIULM Sindacato Unitario Lavoratori Militari - SIM Marina - SIM Aeronautica - LrM Libera Rappresentanza Militari e NSC Nuovo sindacato Carabinieri, commentano l'attuale crisi di governo alla luce dell'auspicata Legge sulla sindacalizzazione dei cittadini con le stellette. "Sono ore febbrili per l'evoluzione del quadro politico attuale: un nuovo governo alle porte potrebbe essere chiamato a dare concretezza a tutta una serie di provvedimenti che gli italiani aspettano da tempo e che hanno fortemente richiesto attraverso il voto del 2018. Alla luce dell'evoluzione del quadro politico che si sta delineando dunque, l'auspicio delle scriventi associazioni è che si possa dare immediata continuità e concretezza alla rilevante opera svolta dal ministro Trenta sui diritti sindacali per i militari, con una sua logica conferma al dicastero della difesa. Ulteriore auspicio è che possano proseguire con urgenza i lavori svolti dalla Commissione difesa e arrivare celermente ad approvare una legge equa sui diritti sindacali. Nel pieno rispetto delle forze politiche e istituzioni impegnate in un delicato compito, riteniamo che il ministro Trenta abbia affrontato con lungimiranza e attenzione al personale le delicate questioni poste dalla Sent. cost. 120/18, dimostrando un attaccamento al ruolo rivestito che raramente si era visto negli ultimi anni. Le OO.SS. Militari, grazie ai provvedimenti assentivi del Ministro in carica, sono ora una realtà che nessuno può permettersi di ignorare, e pertanto saranno puntuali nell'indicare la strada maestra per non affossare, con la scusa di una crisi di Governo, quanto ottenuto sinora a colpi di sentenze, e che va al più presto ratificato in legge". Read the full article
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Open Arms, la crisi politica sbarca a Lampedusa
Scrive Repubblica.it che la nave dall'alba ha gettato l'ancora nella zona di Cala Francese, a poche centinaia di metri dal porto di Lampedusa. Personale della Capitaneria di porto, della Guardia di Finanza e i medici del Cisom sono saliti per un'ispezione a bordo dell'imbarcazione della Ong catalana che si è diretta verso l'isola delle Pelagie, scortata da due navi militari, dopo che il Tar del Lazio ha accolto un suo ricorso, sospendendo il divieto di ingresso nelle acque italiane disposto da Salvini. Nell'isola è arrivato anche il veliero Astral, nave di appoggio di Open Arms. Per l'approdo della #Open #Arms spagnola il ministro dell'interno Salvini ieri sera ha firmato un nuovo provvedimento di divieto di ingresso in acque italiane nonostante la decisione del Tar, ribadendo il suo 'no' alla sbarco dei migranti, ma la ministra Trenta non ha controfirmato la decisione. Così in un comunicato la #Trenta ha motivato la sua decisione di andare allo scontro con #Salvini: "La politica non può mai perdere l'umanità. Per questo non ho firmato. Non si può ritenere che siano rinvenibili nuove cogenti motivazioni di carattere generale ovvero di ordine e sicurezza pubblica tali da superare gli elementi di diritto e di fatto, nonché le ragioni di necessità e urgenza, posti alla base della misura cautelare" del Tar della Lazio. La Trenta fa riferimento in particolare alla "sussistenza di 'fumus boni iuris' (la presunzione di sufficienti presupposti per permettere l'ingresso alla nave in acque italiane, ndr) e 'periculum in mora' (il possibile danno causato da un ritardo nell'adozione del provvedimento, ndr) che anzi si sono verosimilmente aggravati". "In tale contesto", sottolinea la Trenta, "la mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali, fermo restando, in ogni caso, che in adesione al 'dictum iuris' sarebbe stato eventualmente necessario inserire nel dispositivo del provvedimento un'esplicita disponibilità all'assistenza delle persone maggiormente bisognevoli". "Ho preso questa decisione, motivata da solide ragioni legali, ascoltando la mia coscienza", ha concluso la ministra, "non dobbiamo mai dimenticare che dietro le polemiche di questi giorni ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo". Il provvedimento non è stato firmato neanche dal ministro dei Trasporti #Toninelli. "Sul divieto di sbarco alla #OpenArms siamo soli contro tutti. Contro Ong, tribunali, Europa e ministri impauriti. E col Pd al governo, immigrazione di massa e Ius Soli tornerebbero realtà", twitta Matteo Salvini. Il ministro della Difesa aveva già ordinato ieri alle navi della Marina militare di scortare verso il nostro Paese l'imbarcazione spagnola". Così Salvini aveva commentato: "Umanità non significa aiutare trafficanti e Ong ma investire seriamente in Africa e non certo aprire i porti italiani". Ricorso al Consiglio di Stato Secondo il Viminale l'ordinanza del Tar - che fa riferimento solo al primo soccorso effettuato dalla Open Arrms di un gommone in difficoltà - sarebbe stata superata dal fatto che la nave è rimasta un paio di giorni in zona Sar libica e maltese effettuando altri due soccorsi e "si è poi diretta verso nord con il deliberato intento politico di condurre gli immigrati in Italia". Il ministero Trenta potrebbe, quindi, ordinare il trasbordo dei 32 minori presenti sulla Open Arms sulle motovedette militari e portarli a terra come sollecitato dal tribunale dei minori di Palermo. Read the full article
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