#e siamo già in top 10 a rompere agli internazionali
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fiumedivita · 10 months ago
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fiumedivita · 10 months ago
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aneddoticamagazinestuff · 4 years ago
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Ieri era la giornata mondiale per l’ambiente: se ne è accorto qualcuno?
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/ieri-era-la-giornata-mondiale-per-lambiente-se-ne-e-accorto-qualcuno/
Ieri era la giornata mondiale per l’ambiente: se ne è accorto qualcuno?
Il 5 giugno era diventato un evento globale, celebrato con grade risonanza dall’ONU. Nel 2020 è quasi una distrazione, ma intanto la natura non aspetta
Uno dei pochi (forse l’unico) aspetto positivo legato alla pandemia da Covid-19 è stato dimostrare una volta di più gli effetti dell’inquinamento legati alle attività dell’uomo: durante il lockdown, in molte città del pianeta l’aria è tornata ad essere respirabile, le acque di fiumi e bacini limpide e trasparenti e i livelli di emissioni sono diminuiti sensibilmente. Ma è stato solo un breve momento: pochi giorni dopo l’inizio della fase 2, si è tornati subito indietro, alla situazione di invivibilità cui ci eravamo abituati.
Il 5 Giugno, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Da quando è stata introdotta, nel 1974, è diventata uno dei più grandi eventi globali delle Nazioni Unite. Una giornata davvero speciale, come dimostrano i temi affrontati negli anni passati.
Non nel 2020, però. Distratti dal Covid-19 prima e dalle problematiche legate alla fase 2, pochi hanno parlato di “ambiente”. Nemmeno la piccola Greta è riuscita a riempire le prime pagine dei giornali (e pensare che solo pochi mesi fa c’era chi aveva proposto addirittura di conferirle il Premio Nobel…). Perfino la conferenza sull’ambiente la COP26, inizialmente prevista a Glasgow a Novembre, nel 2020 non si farà: si terrà, sempre a Glasgow, ma solo il prossimo anno, dal 1 al 12 novembre 2021. In cambio la stessa Unfccc ha annunciato che, dal 1 al 10 Giugno 2020, si terranno una serie di eventi per “offrire ai governi e agli altri attori l’opportunità di incontrarsi in videoconferenza e continuare a scambiare punti di vista ed informazioni, al fine di mantenere vivo il processo e l’azione climatica anche in queste particolari circostanze”.
Di argomenti da discutere legati all’ambiente di sicuro non ne mancano. A cominciare dal rapporto tra uomo e ambiente, fulcro di questi incontri e messi in risalto durante la pandemia in atto. A sottolinearlo David Boyd, relatore speciale indipendente delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente: “Almeno il 70% delle malattie infettive emergenti” come COVID-19, si stanno spostando dalla natura selvaggia alle persone e “sono urgentemente necessarie azioni di trasformazione per proteggere l’ambiente e i diritti umani”. Secondo Boyd i paesi dovrebbero agire con urgenza per proteggere l’ambiente e fermare le perturbazioni climatiche, la perdita di biodiversità, l’inquinamento tossico e le malattie che passano dagli animali all’uomo.
Tutti temi importanti che trovano riscontro negli eventi degli ultimi giorni. Ma dei quali pochi hanno parlato. Come il disastro naturale (l’ennesimo) avvenuto in Siberia e legato all’estrazione di combustibili fossili: Il 29 Maggio scorso una cisterna di carburante nella centrale elettrica vicino a Norilsk, oltre il circolo polare artico, ha ceduto riversando oltre 20mila tonnellate di gasolio e lubrificanti nel fiume e in un lago. Immensi i danni per l’ecosistema. Sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente Putin, molto critico su diversi aspetti (primo fra tutti il ritardo nella comunicazione di quanto era avvenuto  da parte della NTEK, sussidiaria della Norilsk Nickel, una delle più importanti società al mondo di estrazione e fusione di nichel e palladio). Secondo le prime analisi il cedimento sarebbe stato causato dall’aumento delle temperature medie del pianeta che hanno causato lo scioglimento del permafrost. Una sorta di vendetta della natura sull’utilizzo smodato delle risorse naturali.
Un sfruttamento senza precedenti solo in parte nascosto dietro a finte promesse ambientaliste da parte dei vari governi. A confermarlo il fatto che l’Earth Overshot Day cade sempre prima sul calendario. Per tutto il pianeta, nel 2020, questa data cadrà il 22 Agosto. Segno che siamo “ben lontani dal cambiamento intenzionale necessario per raggiungere sia l’equilibrio ecologico che il benessere delle persone, due componenti inestricabili della sostenibilità”. Ma in molti paesi “sviluppati” o “in via di sviluppo” l’Overshot Day è già passato: in Italia, il 14 Maggio, negli USA il 14 Marzo e così in Canada in Australia e molti altri paesi. Questo significa che in questi paesi le risorse naturali disponibili sono state consumate in solo tre mesi e che, ovviamente, per i restanti nove mesi sarà necessario “rubare” le risorse delle generazioni future o quelle di altri paesi. Già perché, nemmeno oggi, nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, nessuno si è preoccupato di parlare di compensazione delle emissioni: la pratica diabolica con la quale molti paesi “sviluppati” inquinano più di quanto potrebbero e dovrebbero in base agli accordi internazionali in cambio della promessa di altri paesi (spesso sottosviluppati) di farlo molto meno delle loro possibilità.
A dimostrarlo, se mai ce ne fosse bisogno, un altro dato di cui pochi hanno parlato, ma che spiega bene quanto davvero tengono all’ambiente i governi. Pochi giorni fa al meeting virtuale del World Economic Forum (Wef), l’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale (FMI), Kristalina Georgieva, ha ribadito “che è il momento di porre fine ai sussidi per i combustibili fossili e creare un’economia più verde e più equa per il futuro” e cioè “mettere in atto i giusti investimenti e incentivi e rompere con quelli insostenibili. Sono particolarmente desiderosa di sfruttare i bassi prezzi del petrolio per eliminare i sussidi dannosi”.
I “sussidi dannosi”  cui si riferiva sono quelli emersi documento dal titolo “Global Fossil Fuel Subsidies Remain Large: An Update Based on Country-Level Estimates” pubblicato dal FMI: in un anno (il 2017, ultimi dati globali disponibili, ma da allora poco è cambiato) ai combustibili fossili sarebbero andati aiuti economici per la stratosferica cifra di 5,2 trilioni di dollari, pari al 6,5% dell’economia globale! Una somma che dimostra quanto i governi tengano alla conversione verso la green economy. Cifre preoccupanti delle quali nessuno aveva osato parlare, distratti dal Covid-19 (o da altro…). Sussidi diretti o indiretti che hanno raggiunto dimensioni sconvolgenti anche in Italia: secondo il dossier “Stop sussidi alle fonti fossili – Stato dei sussidi e dei finanziamenti diretti e indiretti, al settore Oil&Gas” presentato da Legambiente,  ammonterebbero a “circa 18,8 i miliardi di euro che sono arrivati in un anno in Italia al settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti e indiretti al consumo o alla produzione di idrocarburi”.
Un argomento bollente e certamente da trattare durante la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Ma nessuno ne ha parlato. Stranamente non lo hanno fatto neanche molte delle maggiori associazioni ambientaliste internazionali.
Uno dei pochi (forse l’unico) aspetto positivo legato alla pandemia da Covid-19 è stato dimostrare una volta di più gli effetti dell’inquinamento legati alle attività dell’uomo: durante il lockdown, in molte città del pianeta l’aria è tornata ad essere respirabile, le acque di fiumi e bacini limpide e trasparenti e i livelli di emissioni sono diminuiti sensibilmente. Ma è stato solo un breve momento: pochi giorni dopo l’inizio della fase 2, si è tornati subito indietro, alla situazione di invivibilità cui ci eravamo abituati.
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Ancora una volta, a sottolineare questo aspetto, tutt’altro che secondario, è rimasto solo il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che nel suo messaggio ha osservato che il degrado dell’habitat e la perdita di biodiversità stanno accelerando, “le perturbazioni climatiche stanno peggiorando”. E “per prenderci cura dell’umanità, dobbiamo prenderci cura della natura”.
Inevitabile il riferimento alla crisi sanitaria globale legata al Covid-19: Guterres ha ammesso che, “con la popolazione raddoppiata negli ultimi 50 anni e l’economia globale che è quadruplicata nello stesso periodo, il delicato equilibrio della natura è stato interrotto, creando le condizioni ideali per il diffondersi di agenti patogeni come il Covid-19”.
Poi, però, il discorso è finito su visioni idealiste che trovano poco riscontro nella realtà: dopo i dati visti, parlare di investimenti verdi per energie rinnovabili, alloggi intelligenti, appalti pubblici verdi e trasporti pubblici, guidati dai principi e dagli standard di produzione e consumo sostenibili appare anacronistico. A confermarlo è l’UNEP che ha lanciato l’allarme: finito il periodo di pandemia, le disuguaglianze torneranno ad aumentare e peggioreranno rapidamente le condizioni di degrado del pianeta. In barba alle promesse fatte durante la Giornata Mondiale dell’Ambiente.
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aneddoticamagazinestuff · 4 years ago
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Ieri era la giornata mondiale per l’ambiente: se ne è accorto qualcuno?
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Ieri era la giornata mondiale per l’ambiente: se ne è accorto qualcuno?
Il 5 giugno era diventato un evento globale, celebrato con grade risonanza dall’ONU. Nel 2020 è quasi una distrazione, ma intanto la natura non aspetta
Uno dei pochi (forse l’unico) aspetto positivo legato alla pandemia da Covid-19 è stato dimostrare una volta di più gli effetti dell’inquinamento legati alle attività dell’uomo: durante il lockdown, in molte città del pianeta l’aria è tornata ad essere respirabile, le acque di fiumi e bacini limpide e trasparenti e i livelli di emissioni sono diminuiti sensibilmente. Ma è stato solo un breve momento: pochi giorni dopo l’inizio della fase 2, si è tornati subito indietro, alla situazione di invivibilità cui ci eravamo abituati.
Il 5 Giugno, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Da quando è stata introdotta, nel 1974, è diventata uno dei più grandi eventi globali delle Nazioni Unite. Una giornata davvero speciale, come dimostrano i temi affrontati negli anni passati.
Non nel 2020, però. Distratti dal Covid-19 prima e dalle problematiche legate alla fase 2, pochi hanno parlato di “ambiente”. Nemmeno la piccola Greta è riuscita a riempire le prime pagine dei giornali (e pensare che solo pochi mesi fa c’era chi aveva proposto addirittura di conferirle il Premio Nobel…). Perfino la conferenza sull’ambiente la COP26, inizialmente prevista a Glasgow a Novembre, nel 2020 non si farà: si terrà, sempre a Glasgow, ma solo il prossimo anno, dal 1 al 12 novembre 2021. In cambio la stessa Unfccc ha annunciato che, dal 1 al 10 Giugno 2020, si terranno una serie di eventi per “offrire ai governi e agli altri attori l’opportunità di incontrarsi in videoconferenza e continuare a scambiare punti di vista ed informazioni, al fine di mantenere vivo il processo e l’azione climatica anche in queste particolari circostanze”.
Di argomenti da discutere legati all’ambiente di sicuro non ne mancano. A cominciare dal rapporto tra uomo e ambiente, fulcro di questi incontri e messi in risalto durante la pandemia in atto. A sottolinearlo David Boyd, relatore speciale indipendente delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente: “Almeno il 70% delle malattie infettive emergenti” come COVID-19, si stanno spostando dalla natura selvaggia alle persone e “sono urgentemente necessarie azioni di trasformazione per proteggere l’ambiente e i diritti umani”. Secondo Boyd i paesi dovrebbero agire con urgenza per proteggere l’ambiente e fermare le perturbazioni climatiche, la perdita di biodiversità, l’inquinamento tossico e le malattie che passano dagli animali all’uomo.
Tutti temi importanti che trovano riscontro negli eventi degli ultimi giorni. Ma dei quali pochi hanno parlato. Come il disastro naturale (l’ennesimo) avvenuto in Siberia e legato all’estrazione di combustibili fossili: Il 29 Maggio scorso una cisterna di carburante nella centrale elettrica vicino a Norilsk, oltre il circolo polare artico, ha ceduto riversando oltre 20mila tonnellate di gasolio e lubrificanti nel fiume e in un lago. Immensi i danni per l’ecosistema. Sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente Putin, molto critico su diversi aspetti (primo fra tutti il ritardo nella comunicazione di quanto era avvenuto  da parte della NTEK, sussidiaria della Norilsk Nickel, una delle più importanti società al mondo di estrazione e fusione di nichel e palladio). Secondo le prime analisi il cedimento sarebbe stato causato dall’aumento delle temperature medie del pianeta che hanno causato lo scioglimento del permafrost. Una sorta di vendetta della natura sull’utilizzo smodato delle risorse naturali.
Un sfruttamento senza precedenti solo in parte nascosto dietro a finte promesse ambientaliste da parte dei vari governi. A confermarlo il fatto che l’Earth Overshot Day cade sempre prima sul calendario. Per tutto il pianeta, nel 2020, questa data cadrà il 22 Agosto. Segno che siamo “ben lontani dal cambiamento intenzionale necessario per raggiungere sia l’equilibrio ecologico che il benessere delle persone, due componenti inestricabili della sostenibilità”. Ma in molti paesi “sviluppati” o “in via di sviluppo” l’Overshot Day è già passato: in Italia, il 14 Maggio, negli USA il 14 Marzo e così in Canada in Australia e molti altri paesi. Questo significa che in questi paesi le risorse naturali disponibili sono state consumate in solo tre mesi e che, ovviamente, per i restanti nove mesi sarà necessario “rubare” le risorse delle generazioni future o quelle di altri paesi. Già perché, nemmeno oggi, nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, nessuno si è preoccupato di parlare di compensazione delle emissioni: la pratica diabolica con la quale molti paesi “sviluppati” inquinano più di quanto potrebbero e dovrebbero in base agli accordi internazionali in cambio della promessa di altri paesi (spesso sottosviluppati) di farlo molto meno delle loro possibilità.
A dimostrarlo, se mai ce ne fosse bisogno, un altro dato di cui pochi hanno parlato, ma che spiega bene quanto davvero tengono all’ambiente i governi. Pochi giorni fa al meeting virtuale del World Economic Forum (Wef), l’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale (FMI), Kristalina Georgieva, ha ribadito “che è il momento di porre fine ai sussidi per i combustibili fossili e creare un’economia più verde e più equa per il futuro” e cioè “mettere in atto i giusti investimenti e incentivi e rompere con quelli insostenibili. Sono particolarmente desiderosa di sfruttare i bassi prezzi del petrolio per eliminare i sussidi dannosi”.
I “sussidi dannosi”  cui si riferiva sono quelli emersi documento dal titolo “Global Fossil Fuel Subsidies Remain Large: An Update Based on Country-Level Estimates” pubblicato dal FMI: in un anno (il 2017, ultimi dati globali disponibili, ma da allora poco è cambiato) ai combustibili fossili sarebbero andati aiuti economici per la stratosferica cifra di 5,2 trilioni di dollari, pari al 6,5% dell’economia globale! Una somma che dimostra quanto i governi tengano alla conversione verso la green economy. Cifre preoccupanti delle quali nessuno aveva osato parlare, distratti dal Covid-19 (o da altro…). Sussidi diretti o indiretti che hanno raggiunto dimensioni sconvolgenti anche in Italia: secondo il dossier “Stop sussidi alle fonti fossili – Stato dei sussidi e dei finanziamenti diretti e indiretti, al settore Oil&Gas” presentato da Legambiente,  ammonterebbero a “circa 18,8 i miliardi di euro che sono arrivati in un anno in Italia al settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti e indiretti al consumo o alla produzione di idrocarburi”.
Un argomento bollente e certamente da trattare durante la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Ma nessuno ne ha parlato. Stranamente non lo hanno fatto neanche molte delle maggiori associazioni ambientaliste internazionali.
Uno dei pochi (forse l’unico) aspetto positivo legato alla pandemia da Covid-19 è stato dimostrare una volta di più gli effetti dell’inquinamento legati alle attività dell’uomo: durante il lockdown, in molte città del pianeta l’aria è tornata ad essere respirabile, le acque di fiumi e bacini limpide e trasparenti e i livelli di emissioni sono diminuiti sensibilmente. Ma è stato solo un breve momento: pochi giorni dopo l’inizio della fase 2, si è tornati subito indietro, alla situazione di invivibilità cui ci eravamo abituati.
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Ancora una volta, a sottolineare questo aspetto, tutt’altro che secondario, è rimasto solo il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che nel suo messaggio ha osservato che il degrado dell’habitat e la perdita di biodiversità stanno accelerando, “le perturbazioni climatiche stanno peggiorando”. E “per prenderci cura dell’umanità, dobbiamo prenderci cura della natura”.
Inevitabile il riferimento alla crisi sanitaria globale legata al Covid-19: Guterres ha ammesso che, “con la popolazione raddoppiata negli ultimi 50 anni e l’economia globale che è quadruplicata nello stesso periodo, il delicato equilibrio della natura è stato interrotto, creando le condizioni ideali per il diffondersi di agenti patogeni come il Covid-19”.
Poi, però, il discorso è finito su visioni idealiste che trovano poco riscontro nella realtà: dopo i dati visti, parlare di investimenti verdi per energie rinnovabili, alloggi intelligenti, appalti pubblici verdi e trasporti pubblici, guidati dai principi e dagli standard di produzione e consumo sostenibili appare anacronistico. A confermarlo è l’UNEP che ha lanciato l’allarme: finito il periodo di pandemia, le disuguaglianze torneranno ad aumentare e peggioreranno rapidamente le condizioni di degrado del pianeta. In barba alle promesse fatte durante la Giornata Mondiale dell’Ambiente.
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