#e poi un grappino
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Le solite opinioni impopolari
Il Natale mi intristisce. L’aspettativa che si monta da novembre per un giorno come un altro che alla fine arriva e se ne va senza grande scalpore ma solo con grandi rotture di palle, che aspetti da settembre le vacanze per poter fare le cose che vuoi con i tempi che vuoi, invece ti ritrovi incastrato in un miliardo di impegni con persone che non ti interessa di vedere. Ci sono le pubblicità dei panettoni con i finti gospel vagamente offensivi, quelle sulla pace nel mondo che in qualche modo riescono a dipingere il consumismo come una soluzione e non come un problema, quest’anno c’è pure quella della tizia che partorisce nel magazzino di una Conad con una musichetta allegra di sottofondo senza senso che mi chiedo che cazzo avesse in circolo il pubblicitario che l’ha inventata, perché la prima volta che l’ho vista mi si è un po’ accapponata la pelle per sta povera donna costretta a sfornare un bambino fra casse di Tavernello e carrelli della spesa rischiando la setticemia, che magari era al supermercato solo per comprare un tubo di dentifricio ed è andata in travaglio, e lungi da me avere a cuore la sensibilità dei religiosi, ma al di là di tutto come pubblicità è blasfema in modo proprio squallido, preferivo una bestemmia creativa nella pubblicità di modellini per un presepe, di quelli con le casette da montare, con protagonista un sedicente amante del bricolage esasperato e con le dita coperte di colla a caldo in procinto di dar fuoco a Gesù bambino e di entrare a far parte di una setta satanista un momento prima di scoprire la marca top di presepi montabili stile Ikea, e anche quest’anno il Natale è salvo. Poi abbiamo quelle per i bambini con cui preserviamo la loro illusione nell’esistenza di Babbo Natale che sono in grado di scatenare le peggiori ondate di malinconia miste all’insorgere di questioni esistenziali senza risposta che ci metti dieci minuti a ricacciarle giù per non starci troppo male, c’è quella della Vodafone che ha già rotto tre quarti di minchia entro i primi due secondi di spot che ancora non sai di cosa si tratti ma sei sicuro di non voler pagare per averla, fosse anche la certezza di una vita migliore, ci sono quelle dei concerti di Natale che fomentano la speranza di un istante di comunione spirituale che tanto se arriva è solo ipnosi collettiva, le lucine ovunque e i vicini che esagerano con led potentissimi sui toni del blu che quando arrivi a casa in macchina alle tre del mattino perdi un paio di battiti convinta stiano facendo una retata nel tuo condominio o che alla fine abbiano arrestato quelli del terzo piano per disturbo alla quiete pubblica o peggio, perché a Natale si è tutti più buoni ma quei due si scannano con tale pathos a dispetto del periodo dell’anno che il dubbio di un efferato omicidio si fa certezza mentre inchiodi in mezzo alla strada, poi realizzi che si tratta solo di un eccessivo sfoggio di spirito festivo sulla ringhiera di un balcone al primo piano. E la vera domanda è dove tengono il reattore nucleare per illuminare tutta quella merda. Mi intristisce questa sfavillante ostentazione di superficialità, perché non solo è moralmente ambiguo crogiolarci nella convinzione che sia cosa buona e giusta farci trascinare in questo circolo di benessere artificiale dato dallo spendere soldi e accumulare oggetti senza curarci degli sprechi, ma anche e soprattutto perché io non ci riesco, non ci riesco proprio a farmi cullare, e quindi sono lì a scartare pacchetti e a ringraziare ad oltranza pensando che tanto niente di tutto questo sarà in grado di colmare il vuoto che sentiamo, che niente di tutto questo potrà sopperire alle nostre carenze affettive e alla nostra mancanza di rapporti reali. Che a Natale stiamo in famiglia solo per illuderci di stare davvero bene insieme, ma quando finisce tiriamo tutti un sospiro di sollievo prima di tornare a chiuderci in stanze diverse e a scambiarci monosillabi solo quando serve. Io non biasimo voi amanti del Natale, anzi, in fondo siete carini nel vostro aggrapparvi a ciò che c’è di positivo anche quando è praticamente indifendibile, però ecco. Non vi capisco. Non ci riesco proprio a prendere le cose con leggerezza, anche se di certo non mi impegno a prenderle seriamente. Quindi niente, lo sproloquio lo scrivo per non parlarne che nessuno ha voglia di starmi a sentire, giustamente, che poi si sentono tutti attaccati nel profondo e già sono la cugina problematica della famiglia, ci manca solo di far incazzare dieci persone in un colpo solo criticando la sacra tradizione. Così sorrido, rispondo alle solite domande del cazzo poste da parenti invadenti, e mentre mangio faccio in modo di scolarmi discretamente il maggior volume d’alcol che mi riesca di intercettare sulla tavolata. Spero di non ricevere troppi messaggi di auguri che l’anno scorso mi sentivo le dita ipocrite a furia di digitare ringraziamenti cortesi per persone ben intenzionate che di certo non si meritano tutto questo disagio mentale. Insomma, Buon Natale.
#natale#famiglia#che bellezza#pubblicità#luci#infarti#vino#e ancora vino#e poi un grappino#io ci provo
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IO NON MI ARRABBIO... INTERIORIZZO E ALLEVO UN TUMORE
Quand’ero pischello, cioè in un’età compresa tra i 13 e i 15 anni, girava a Viareggio una figura mitologica che noi regazzetti si mitizzava e si temeva in modo estatico ed estetico.
Il tipo si chiamava DOMINGO SANCHEZ ed era un portoricano vero, in un periodo in cui la cosa più nera che ti capitava di vedere in giro era Mohammed che vendeva i tappeti sulla spiaggia (c’era solo lui e ora gareggia con Elon Musk in fatto di quattrini) e il tipo africano che a Drive In faceva la battuta ‘Un grappino... sempre più in alto!’.
Non so se DOMINGO arrivasse ad avere 18 anni ma era un tipo cattivo, di quelli che si diceva girassero col coltello, di cui, sempre si diceva, tenesse la lama sporgente tra medio e anulare, per tirare dei cazzotti micidiali che ti sfregiavano la faccia (anni dopo ho scoperto dolorosamente che no, il coltello manco per il cazzo che conviene tenerlo così).
Questo DOMINGO aveva la mamma che faceva la prostituta ed era eroinomane - lui E la mamma - e girava per Viareggio con la sua faccia butterata e con un’espressione così cattiva che noi si scappava solo a vederlo da lontano tipo Furio Brondi di Ovosodo.
Ci s’aveva paura. P. A. U. R. A.
Ogni tanto - e solo se s’era tra amici fidati e l’unico essere vivente dotato di orecchie nelle vicinanze era il gatto vecchio e sordo di Filippo - si facevano LE BATTUTE SU DOMINGO (ma mai sulla su’ mamma, solo su DOMINGO) tipo che si sbagliava e in vena ci si piantava il coltello invece che l’ago della siringa ahahahaha ma poi ci si guardava subito attorno tutti nervosi e le risate sembravano i singhiozzi di un Chihuahua che s’era ingoiato una Strumpallazza.
Ora, questo mio piccolo amarcord mi è utile a introdurre un concetto che riguarda la bellezza impersonale del mezzo internet quando invece che parlare A qualcuno puoi scegliere di parlare DI o DIETRO a qualcuno.
Per farvi capire
DOMINGO TOSSICO PORTORICANO DI MERDA FIGLIO DI PUTTANA TI INFILO QUEL TUO COLTELLO SU PER IL CULO E TI RISPEDISCO A NEGROLANDIA COME UN KEBAB A BASE DI TESTA DI CAZZO!
Una cosa del genere sarebbe stata impensabile allora e adesso non è solo una questione di essere diventato un One Army Man che Crocodile Dundee scansati di volata (Quello un coltello? QUESTO è un coltello!) e lui, probabilmente, uno relitto di sudamericano scheletrico, se non proprio morto... il fatto è che ci vuole nulla a insultare qualcuno su internet.
Sapete cos’è la Road Rage?
Da wikipedia ‘Road rage is aggressive or angry behavior exhibited by a driver of a road vehicle. These behaviors include rude and offensive gestures, verbal insults, physical threats or dangerous driving methods targeted toward another driver or non-drivers such as pedestrians or cyclists in an effort to intimidate or release frustration. Road rage can lead to altercations, assaults and collisions that result in serious physical injuries or even death. Strategies include long horn honks, swerving, tailgating, brake checking, and attempting to fight’
Praticamente il Raccordo Anulare alle 8 del mattino o la Tangenziale Ovest di Milano quando chiudono gli uffici.
Il fenomeno psicologico che sta alla base della road rage è piuttosto semplice: fai e dici cose che di persona non diresti e non faresti mai perché sei protetto dalla tua bolla-armatura a quattro ruote, il tuo mondo speciale in cui tu sei speciale e che cazzo vogliono quegli altri stronzi che credono di essere speciali più di te?!
Che se togliamo il discorso delle quattro ruote, è l’esatta descrizione di come la maggior parte delle persone vivono l’esperienza internet.
Guardate com’è facile.
@spaam SEI UN COATTO DIMMERDA AMMAZZATOPI CHE FA IL PROFESSORONE ALL’ESTERO E HAI TRADITO LA TUA PATRIA!!!
@masuoka CICLISTA TERRONE DEL CAZZO TOGLITI DALLA STRADA E TORNA IN SICILIA A FARTI PAGARE DAI MAFIOSI PER STUDIARE I LORO TERREMOTI!!!
@frauigelandtheboys MAMMINA PERFETTINA CHE FAI TANTO LA TEDESCA SUPERIORE E SPUTI SOPRA L’ITALIA PENSA PER TE E VAFFANCULO!!!
@autolesionistra TERRORISTA SINISTRORSO A TESTA IN GIU’ TI CI DEVONO APPENDERE TE E TUTTI I TUOI AMICI PARTIGIANI ASSASSINI CHE HANNO SOLO PAREGGIATO I CONTI CONTRO PATRIOTI INERMI!!!
@lamagabaol TROIA ESIBIZIONISTA TANTO LO SAPPIAMO CHE SEI UNA FRIGIDA DEL CAZZO!!!
@uds CON TE MI TREMANO LE MANI DALL’IMBARAZZO DELLA SCELTA, LAGNOSO VENETO BEGHINO ALCOLIZZATO VA IN MONA DA TO MARE CHEI BECANASSI DE TUTI I TO MORTI BÀSIME I DURÈI CANCARO IMPESTÀ D’UN MUSO DA CASSO INCRECOEÀ!!!!
E poi quel testa di cazzo insopportabile che mi sta più sul culo di tutti QUEL CICCIONE PRESUNTUOSO DI MERDA PAGATO COI SOLDI PUBBLICI PER NON FARE UN CAZZO E STARE SU INTERNET A FARE GANDALF CON QUELLA BARBA RIDICOLA CHE DISPENSA CONSIGLI ALLE RAGAZZINE PSICOPATICHE PERCHÉ SI CREDE UN GRANDE GURU E INVECE È UN PATETICO CINQUANTENNE FALLITO BUONO A NULLA!!!
Facile davvero.
A fronte della storia personale di ognuno di questi individui, di quanto hanno detto, scritto, pensato, espresso e condiviso bastano tre o quattro righe - rigorosamente maiuscole - per distruggere tutto e derubricarli a stereotipi facili da fruire e da divertirsene coi propri amichetti.
Che poi, te le direbbero lo stesso queste cose di persona?
Non so, Spaam in effetti ce l’ha un po’ la faccia da coatto tutto pieno di piercing però ha il fisico indebolito da alcol e gel di agarosio seccato e sniffato col cicloesano, Autolesionistra e Uds sono magrolini con la postura da impiegati e per nulla minacciosi, Masuoka un po’ più robusto e in forma però è un urbano cinquantenne occhialuto dall’animo mite, quindi rimangono solo Frauigel e Lamagabaol che sono donne però pure meridionali e quindi problematiche però non puoi picchiarle per quella balla del metoo. Li insulto in faccia o no?
Comunque no, quelle cose non te le direbbero mai di persona e non per la paura o meno di essere corcati di legnate (cosa che, comunque, dovrebbe essere tenuta sempre in considerazione e la lascio qua per chi vuole capire) ma perché una tastiera e uno schermo all’interno della propria abitazione sono il volante e il clacson della propria rabbiosa macchina intrappolata nel traffico di punta: qualcosa che ti fa credere migliore degli altri, più forte degli altri, più intelligente, arguto, apprezzato, un amato oggetto di masturbazione mentale collettiva... SE MI NOTANO ESISTO, CAZZO!
Però per me è un’interazione faticosa.
Tu ragioni, ci mediti sopra, scrivi e poi cancelli, ti chiedi se sarai chiaro, capito o frainteso, se riuscirai a raggiungere il cervello e il cuore di chi ti leggerà senza passare dalla pancia, se ce la farai a rinforzare un pensiero positivo e ad arginarne uno negativo e poi SBAM! una persona furiosa dentro la propria macchina si attacca al clacson e ti insulta per aver scorto due righe su cento che le hanno dato impressione di comunismo, islam o di generico e deleterio buonismo.
Se fossi come te quel clacson verrei di persona a piantartelo nel culo e ci suonerei la Marcia di Radetzky a calci ma per fortuna non sono più come te e non vorrò mai più tornare a esserlo.
Grazie, però, di ricordarmi costantemente quanto oggi io sia migliore del me stesso di ieri, l’unica e sola persona per cui provo rabbia, compassione e stanco amore tutti assieme.
Grazie Domingo.
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Riassumendo.
Mia madre in una casa di riposo 'blindata'. Sì certo, va bene così. Ma potrò vederla solo in videochiamata e lei è davvero spaesata. Ieri continuava a fissare il cellulare e cercare di 'accarezzarmi'. Salvo restando il fatto...
'Chi è?'
'Barbara, tua figlia'
'Ah bene'
Beh almeno non soffrirà per la separazione.
Il lavoro rischia di andare a puttane grazie a questa seconda chiusura. Il circolo, una piccola struttura, aveva già i suoi problemi a causa della concorrenza dei 'grandi'. Non è in ottime condizioni, è vero, ma spendereste i vostri soldi in un progetto sapendo che il comune potrebbe non rinnovare la concessione e mandarvi a casa? E tutto questo perché qualcuno sembra aver messo gli occhi su di noi, qualcuno che ha molto potere... ora tutto sta al funzionario di turno e alla sua... onestà (ok siamo morti).
E vabbè, ormai è questione di giorni e sapremo che destino ci attende.
Poi c'è la casa. Riconsegnata la documentazione - che l'ente aveva perso! Ma tant'è... è toccato a me darmi da fare - aspettiamo il rinnovo del contratto con relativo aumento... e poi speriamo nei prossimi anni - semmai il lavoro dovesse andare - di riuscire ad acquistarla. Altrimenti... visti i prezzi a Roma dovrò trasferirmi in qualche posto sperduto nel nulla (o quasi). Sgurgola sto arrivando!
Per il resto... vabbè lasciamo perde'.
Meglio se mi faccio un caffè...
Ah! La valvola della moka è andata e dovrò ricomprarla!!! E questo mi fa davvero incazzare!
Perciò... più che di un caffè avrei bisogno di un grappino!
Comunque buongiorno.
Barbara
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C’è chi raccoglie le verifiche con le pinzette e chi le immerge nell’alcol. Io opterei per l’esorcismo (...) Le verifiche? No, non si può dar fuoco al pacco non appena lo consegnano, l’avevo proposto subito ma mi hanno detto di no. Peccato, io a certi questionari, ancor prima di raccoglierli, soltanto sbirciando qualcosina durante la passeggiata tra i banchi (quella che una volta si poteva fare, non il miglio verde che si fa oggi), dicevo, a certi questionari darei fuoco volentieri senza neanche mettermi a contare gli errori. Tuttavia ci sono state fornite alcune brillanti soluzioni. Intanto farsi aiutare dal più galantuomo dei colleghi: il tempo. Pare che raccogliere le verifiche con i guanti di lattice, collocarle in una busta di plastica come fanno quelli di Csi e lasciarle nel cassetto per una settimana convinca l’eventuale virus ad andarsene. Non ho capito se in quella settimana il virus le corregge pure o se, più probabile, annichilito dagli errori ortografici si dissolve. Nel caso sarebbe opportuno suggerire ai ricercatori di tentare anche questa via mentre si ingegnano per trovare il vaccino, se serve posso dar loro tutti i miei pacchi da correggere sacrificandomi con abnegazione in nome della ricerca scientifica. Altri colleghi mi hanno raccontato di aver scelto soluzioni differenti: c’è chi spruzza i fogli delle verifiche di alcool (l’ho sempre detto che un grappino sui temi non può che far bene), c’è chi le lascia stese fuori dalla finestra nelle notti di plenilunio, chi le mette nel microonde per qualche minuto recitando preci. C’è chi le immerge nel vin brulè, c’è chi se le fa consegnare in raccoglitori di plastica trasparente, le sanifica e poi le corregge con il pennarello indelebile. C’è chi fa alzare i ragazzi uno per uno, chiede loro di lasciare le verifiche su di un banco vuoto, poi ne prende una alla volta con le pinzette per le sopracciglia e le corregge con i guanti del reparto ortofrutta. Ci sono quelli che le cospargono di polvere di fata e peli di unicorno, quelli che le mettono in freezer per una notte insieme alle crocchette e quelli che trafiggono il plico con un dente di Basilisco. C’è chi interroga e basta, ma dal posto. Mi pare di ricordare che qualche estate fa si facesse un gran parlare dell’invio nelle scuole di crocifissi per tutte le aule, tanto da incendiare di polemiche le pagine dei quotidiani. Ecco, nel caso giacciano in qualche scatolone mai spedito, direi che questo è l’anno giusto per inviarli, giusto per non lasciare niente di intentato. Il manuale dell’esorcista basta inviarlo in pdf insieme alle prossime circolari. Valentina Petri, professoressa di italiano
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Chi non si trova a Ballarò si ritrova sul Grappa #alpitour2021 Può capitare che tenti di fare un giro in Sicilia con un amico da circa 1 anno e non ci riesci. Il destino (Caino) vuole tutt'altro e quindi invece di farvi incontrare a Ballarò per mangiare “pani ca meusa”, “pane e panelle” e “cannoli alla ricotta” ti fa dare appuntamento sul M. Grappa nelle Prealpi Venete in Provincia di Treviso. Perchè? Non importa il perché. L'importante è il fatto che da lì è partita un’avventura bellissima alla ricerca di panorami e di luoghi fantastici, poi, aggiungiamo anche che per pranzo siamo riusciti a passare a trovare altri amici "grillers" in montagna, un grappino alla genziana fatto in casa a Croce d'Aune ed un prosecco gustato sull’Altopiano di Asiago l'incontro è diventato epico. Grazie @massimiliano.finotti . . MOTO | ADVENTURE | TRAVEL | NATURE Avventure, viaggi, corsi di formazione, masterclass, GPS-navigazione-pianificazione, tracce GPX/KML, consulenza viaggi per viaggiare in tutto il mondo. >>Link in BIO<< Seguimi / Follow me: @bruttiumadv on Facebook/Instagram/YouTube La mia moto + equipaggiamento >>Link in BIO<< . . #mototouring #mototravel #motorcycle #mototour #instabike #photooftheday #picoftheday #bestoftheday #landscape #touring #travel #picoftheday #bikertravel #bigtrail #makelifearide #travel #advrider #adventurebike #adventure #mototurismo #bruttium #alpitour #dolomiti #dolomites (presso Dolomiti Bellunesi) https://www.instagram.com/p/CSGeiIuIgaZ/?utm_medium=tumblr
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A Napoli, una volta, c’era una bella abitudine: quando una persona stava su di giri e prendeva un caffè al bar, invece di uno ne pagava due. Il secondo lo riservava al cliente che veniva subito dopo. Detto con altre parole, era un caffè offerto all’umanità. Poi, di tanto in tanto, c’era qualcuno che si affacciava alla porta del bar e chiedeva se c’era un “sospeso”. Tutto questo era dovuto al fatto che erano più i clienti poveri che quelli ricchi. Oggi purtroppo non solo non esiste più chi paga un “sospeso” ma nemmeno chi è disposto ad accettarlo. Un giorno ho conosciuto un brav’uomo, bisognoso di fare amicizie, che di “sospesi” ne pagava addirittura cinque. È per questo che chiedere un allineamento dei prezzi del caffè in Italia a mio avviso sarebbe un errore. Il caffè non è uguale a ogni latitudine: in primo luogo, è diverso come sapore, poi come quantità (un caffè del Nord, misurato in centilitri, è almeno il doppio di un caffè del Sud) e, infine, come funzione. Quando al di sopra della Linea Gotica si è giù di corda ci si aiuta con un grappino, a Napoli, invece, con un caffè, e per raggiungere il livello desiderato, credetemi ce ne vogliono almeno tre e di quelli buoni. Ma tre caffè al giorno costano quello che costano. Forse ce li dovrebbe passare la mutua. Il caffè di Napoli è diverso da quello di Milano. È minimo come quantità e massimo come sapore. Provare per credere. E soprattutto non è solo un liquido scuro ma, come accennato, un mezzo per fare amicizia. Supponiamo che un giorno incontriate un amico a Napoli, in piazza dei Martiri. Il minimo che vi dovete aspettare è che vi dica: “Prendiamoci un caffè”. Il che dalle mie parti equivale a dire “buon giorno
Lucan De Crescenzo (+ 18 luglio 2019)
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23.07.2017 Croatia [DAYSEVEN] L' ultimo giorno anche se ci dividiamo non succede niente dai.. Così, noi quattro sbarbatelli ci mettiamo in macchina, con lo scopo di perderci per ritrovarci in una di quelle spiagge che i turisti conoscono poco.. È quasi assurdo che tra vigneti, ulivi e stradine di ghiaia si possa trovare il mare; ma qui funziona così, arrivati.. L' acqua cosi limpida che faceva venire sete e provare a stare uno sulle spalle dell' altro in bilico sugli scogli non è cosa facile, abbiamo scoperto.. Un panino, qualche canzone, le foto e il programma nelle nostre menti era questo: 《premessa》 arrivando siamo passati davanti ad un posto in cui la nostra famiglia ha creato una tradizione, è un ristorante modesto gestito da persone fantastiche che per gli sbarbatelli di una decina d' anni fa erano diventati punti di riferimento per ogni vacanza.. Dall' ultima vacanza con PapàDiTota, nonostante fossimo tornati qui, non l' avevamo più rivisto e il nome non lo sapevamo.. lasciamo all' immaginazione la reazione che abbiamo avuto passandoci davanti quasi per caso e l' emozione dei ricordi che scaturivano nella testa era palpabile. ���finepremessa》ritorniamo al programmino... Mettersi in macchina, tappa acqua a casa e poi ripercorrere la strada dell' arrivo al contrario nella speranza di trovare quel posto che tanto bramavamo.. Let' s do it guys, BUT, dopo 30chilometri e quaranta minuti di strada ancora niente, qualcosa avremmo sbagliato, ci diciamo.. Sicuri e con la conferma che la mamma si ricordasse dove fosse, almeno a spanne, torniamo a casa.. Doccia, rendiamoci carini e via, si riparte.. La mamma fa strada, ci giriamo più volte, i ricordi delle strade da percorrere erano quelli ma le strade stesse(?) Loro erano cambiate molto.. Abbiamo pregato, davvero, abbiamo chiesto aiuto a chi dei nostri popola il cielo ma il nervosismo delle ore passate si faceva sentire; noi speranzosi ma i nonni spazientiti ed esausti. C' era chi ci credeva con tutta l' anima e chi non capiva quanto questa ricerca avesse significato. Siamo in macchina dalle 19.30 e sono le 21.00 passate.. Ci fermiamo a lato della strada, c' è un' altro ristorante, scendiamo e facciamo il punto della situazione.. Momenti di crisi e rabbia, c' è chi non vuole più proseguire e tornare a casa; il disaccordo e la voglia di urlarsi addosso era tutt' altro che astratta ma a quanto pare dovevamo mettercela via, il fatto che l'impazienza avesse la precedenza sulle tradizioni e sulla famiglia era ingiusto ma era cosi. Risaliamo in macchina sconfitti, delusi da tutto e consapevoli che quel posto non l' avremo ritrovato mai più. Le anime erano silenziose. Dopo quei pochi chilometri, tornati a casa, probabilmente nessuno avrebbe saputo cosa dire.. avevamo chiesto aiuto a due capofamiglia, non poteva finire così. Sulla destra Contro ogni aspettativa Nel momento più buio di quella serata UN COLPO DI CLACSON RISUONA DALLA NOSTRA MACCHINA E METTO TUTTA LA GRINTA CHE HO PER STERZARE È LUI. Le urla, la gioia nel cuore e quei "LO SAPEVO" rivolti al cielo.. Scendiamo tutti dalle macchine, Abbracci così spontanei non li ricevi tutti i giorni e li dai poche volte nella vita. L' impatto potente di connessione e convinzione, Daniele Il "non poteva deluderci" tra le braccia di mia sorella La corsa e l' abbandono tra il calore del petto di quello che rimane l' uomo della mia vita, nel sangue, Pietro I quattro che più ci hanno pregato si riuniscono in un ammasso di affetto e gioia che probabilmente si vede solo nella squadre che stanno insieme per la vita. Vado incontro alla nonna che, ancora agitata mi abbraccia e piange sulla mia spalla, crollo; e questa volta mi permetto di piangere perchè l' intensità della serata se lo merita. Parole sussurrate, di conforto e perdono; ci auguriamo buona serata tutti, tirando un sospiro ed entriamo. Il cameriere ci accoglie, i nostri occhi di bambini lo riconoscono, è sempre lui.. Inspiegabilmente e in un modo quasi surreale lui si emoziona guardandoci, ci ha riconosciuti, ci guarda con commozione e prendendomi teneramente ma con decisione il viso tra le mani mi da un bacio sulla guancia a conferma che i nostri ricordi erano anche i suoi. Ci sediamo, arriva la proprietaria chiamando nostra madre per nome, l' ennesima conferma che anche dopo dieci anni una tradizione viene sempre ricordata e non solo da chi la vive ma anche da chi la ospita. Mangiamo, beviamo, ridiamo, il dolce, caffè e grappino ma non per tutti, c' è chi guida.. Ci avviciniamo per salutare dopo aver pagato il conto e ci chiedono di scrivere qualcosa, nella libertà, sul loro libro dei ricordi.. Senza esitare, tutti sapevano già quello che la carta avrebbe detto. Dediche, frasi, ringraziamenti e poi i marchi. Il marchio, con più sfaccettature, di una famiglia che ha vissuto una serata di conferme.. Consapevoli che c' è qualcuno che ci sente e a modo suo risponde, consapevoli che loro sono li ma questo non vuol dire che se ne siano andati. I loro nomi. Una foto tutti insieme, figli, nonni, nipoti, fratelli, compagni di vita, camerieri ma amici; un incontro strano con qualche loro cugino nel parcheggio a danzare sulle note dell' autoradio e poi a casa.. La chiudiamo così, perchè rimanga impressa nella storia della Famiglia. Renato Silvano Con umiltà, gratitudine e immenso amore GRAZIE. Buonanotte raga [A] 🐢
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Squancoquasso
La via milano sembra, coi piedi che camminano, Nefasto presagio, stelle che si allineano, Macabro, dici, dico, direte, ho capito, Steso di schiena finchè non sarà tutto finito, Affogando sentirai gli uccelli cantare, Infine pentirai la gente cantare.
"Ehi, in gamba" dico mentre zio Antonio mi batte la schiena, si parla di anduia, intestini di agnello ripieni, La pala terriccia terra dividendo la terra visibile dalla terra non visibile portando te, mentre si pettegolezza e gente che poco la mia testa apprezza, Circonda le nostre vite, chi ha bevuto il tuo frutto della vite, fatta delle vite, che con il tuo fare ha fatto accadere come sono ora; c'è chi ha tirato fuori il peggio, io, quanto meschino sono nel mentire simpatie e sorrisi che poi se mi guardo allo specchio sembrano i sorrisi più falsi del mondo da dove cazzo mi escono i sorrisi convincenti che offro a voi.
Ti ho mai parlato dei sogni tra fascine di legna e fiamme? Svuota la lavastoviglie, grappino, piscio nel pino, sabbia e biglie, i lego, vuoi il riso vuoi il riso vuoi il riso vuoiilrisovuoiilrisovuoiilriso, che ora in foto sei meno scavato di adesso, Belle parole Che da bambino non ho mai sfiorato il concetto della morte, ed ora ci scherzo sopra, e poi sudo freddo, e poi stonato ansia, e poi rassegnato mi rilasso, e poi sullo stomaco un sasso, e poi nella testa fracasso, come un teatro, pieno di gente che guarda uno spettacolo del cazzo, parlottano con gli altri e fanno chiasso, tu ti guardi attorno, teatro o chiesa, ci divide spesso un masso, a capirci tutti ci vuole un lasso, di tempo enorme, che se pensi che in olanda ci sono i nazisti ora i tuoi racconti mi sembrano così veri, che da bimbo li immaginavo in bianco e nero o con filtro semi seppia.
Guerra, non tornerò mai in tempo per vederti. Mi sveglio, son passati 15 minuti, il ride va come uno di quei pezzi lounge e lo speaker scoppietta mentre la aux fatica nel contatto, sono in ritardo pure quando esco con me stesso. In gamba.
(Dimmi proto descrizione di un trenta minuti, dimmi calcolatore cosa pensi dietro i calcoli, della mek pol, dello stronzo coi fari altissimi, dei semafori rossi che mi danno la caccia)
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Arrampicate tra Sperlonga e Colli – 13/14 Aprile 2019
Ci vediamo alle 7 a Terni con Principino, Gloria e Fabrizio sistemandoci comodamente nella macchina di Maurizio, compreso Teo, trasportino e tanti bagagli, pronti ad ogni tipo di pernottamento, poi si vedrà.
All’area di servizio Flaminia dopo Magliano intercettiamo i Docs e gli orvietani – Maestro, Marco, Lea e Simona - considerato che Alvise, Laura, Fabian, Lena, Silvia e Danila sono già da venerdì a Sperlonga e che Sergio, Alessia, Domenico e Claudione li vedremo dal mozzarellaro… siamo tutti. Qualche minuto prima delle 10 eccoci all’appuntamento; un caffè di saluto, qualche tiella per pranzo e zaino in spalla ci avviamo alle pareti. Seguendo Alessia azzecchiamo il sentiero tra i ciuffoni che sembra anche più breve del solito, per il settore del Chiromante zona carrube. Il Sole sembra farla da padrone tanto che in molti lasciamo fiduciosi pile e giacche in macchina mentre con l’avanzare della giornata si alterneranno fresche brezze marine e coperture nuvolose financo distillare pioggerellina nebulizzata sufficiente ad inumidire panni e materiali.
Scenografia nota ma sempre di grande effetto con spiaggia a semicerchio su mare calmo di un blu profondo che fotografiamo con lo sguardo tra una via e l’altra e a catena tra il Blocca e il Cala. Questa falesia offre un’arrampicata di buchi e gocce taglienti con difficoltà maggiori all’inizio della placca di ripartenza per la parte alta delle vie. Si differenzia qualche tiro più in alto e lo spigolo che emoziona per l’esposizione, sembra di essere in alto mare, e per il traverso anche se facile e manigliato! A richiesta il Maestro monta Flip-out che arrampico con piacere pur essendo l’ultima via della giornata.
Intorno alle 17 ci sediamo per una birra indecisi se cenare direttamente o traccheggiare almeno un’oretta.. resistiamo! Uscendo ci accorgiamo che le nuvole hanno lasciato il posto al sereno che invoglia al bagno in mare qualche temerario Mario’s. Un po’ di taici sulla spiaggia ci stà e il Saluto al sole di yoga sul prato in fondo al parcheggio, ancora meglio. Intanto si sono fatte le 19 e vai con la cena a self-service, in verità un po’ cara ma sfiziosa e soddisfacente.
Qualcuno torna a casa, altri pernottano in case-vacanza, Alvise e family in furgone e i sette rimanenti nell’appartemento gentilmente messo a disposizione da Alessia a Gaeta. Grazie Alessia!
Grappino sui viali dell'affascinante Gaeta offerto dal Principino con annesso Karaoche che alletta Glorietta e Silvia … quasi quasi … anche se le cantanti professioniste sono Danila e Simona!
La domenica ci palleggiamo la pole position della guida in testa al gruppo per raggiungere una falesia vicino ad Arce.. nel senso che nessuno vuole andare avanti e però tocca a Danila che di solito è molto preparata! Quando dopo un’oretta di giro-girotondo ci ritroviamo a Formia (?!) il Maestro riprende il comando. Intanto la falesia che cerchiamo è chiusa fino a luglio e ci accontentiamo di Colli nel frosinate. Falesia piccola ma completa di vie di vario livello e caratteristiche, ai margini del bosco con il fiume in dissolvenza verso valle e avvicinamento in pianura addirittura piacevole. Un breve piovasco verso le 14 è il segnale per riporre gli imbrachi. Scendendo da Colli riusciamo a disperdere il Maestro e il suo equipaggio e sorridendo all’insolito evento li aspettiamo sbevicchiando e smangiucchiando al Bar Roma di Fontana Liri – paese natale di Mastroianni e della ricamatrice Lena! - da dove ripartiamo per rientrare.
Dopo un rallentamento intorno a Colleferro per una grandinata appena finita, il viaggio procede spedito fino a Terni. Sono le 17:30.
Grazie a tutti
Dona Yoten
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Raccolta di scritte sparse
Prima pensavo alla mia adolescenza, quando andavamo a dare noia ai clochard e loro, per tutta risposta, ci ammazzavano di botte. Oppure quando andavamo in centro a fare i "frizzini" sul culo delle signore e i mariti, per tutta risposta, ci ammazzavano di botte. O di quando sfidavamo i marocchini a calcio al parco e loro, per tutta risposta, ci ammazzavano di botte. La nostra è stata un'adolescenza fatta di pestaggi: una volta persino la municipale ci saccagnò senza pudore. Ed in tutto questo il nostro unico antidolorifico era l'alcolismo, perché, parliamoci chiaro, eravamo dei grandi alcolizzati: il caffè corretto, la sambuca delle 11, il grappino, il bacardi breezer, il digestivo alle erbe, il birrino, il vinello del vinaino, il vodka lemon, un altro birrino ed il cosmopolitan al caffè 21. Il nostro sangue ribolliva in gradi alcolici e sputarlo ci faceva sentire come draghi, e per noi, gli alcolizzati del muretto, l'alcool era benzina quanto disinfettante. Adesso sono quasi 6 anni che non ne tocco una goccia e quel nebuloso passato sembra tanto lontano. Anche se prima, non lo nego, guidando per le colline di Artimino, mi è venuta voglia di un amaro Ramazzotti con un cubetto di ghiaccio.
L'asilo in cui andavo era un ex ospedale sopra la Sacra. Aveva tre diversi giardini e tante stanze chiuse a chiave che lo rendevano tanto speciale quante misterioso. Ma noi eravamo piccoli ribelli e, mentre gli altri mangiavano margherite, uccidevano formiche e correvano come scemi, tutto ciò che volevamo era scappare. Il giorno che erroneamente rimanemmo chiusi fuori nel giardino che dava sulla strada, fu anche il giorno in cui la realtà distrusse la fiamma della rivoluzione. Ad un passo dalla tanto agognata fuga tutti si tirarono indietro: allora capii quanto possano essere vigliacche e traditrici le persone. Soprattutto a cinque anni.
Credo che la domenica mattina sia il momento più bello e stimolante della settimana. Solitamente mi sveglio all'alba (oggi, ad esempio, alle 7:24) e, al contrario degli altri giorni della settimana, non mi lavo e non mi sistemo perché la domenica mattina è già tutto bello così com'è. Appena sceso in cucina mi preparo con cura la colazione: un bel bicchiere di olio di palma a temperatura ambiente che bevo alla goccia. Nelle giornate in cui sono particolarmente ispirato mi cronometro per “vedere se batto il record”. AHAHA, che risate tutte le volte, spesso l’olio di palma mi esce dal naso. Solitamente a quel punto svengo e parte la fare più nebulosa della mattinata. La durata è incerta e dipende da dove sbatto la testa quando cado, comunque, di solito, dopo circa due ore rinvengo sul pavimento della cucina. Verso le 10.30 accendo la tv su Italia1 sperando di beccare uno di quei film da ragazzini con il super cane che gioca a football americano. Resto in piedi davanti allo schermo cercando di urlare le battute prima che vengano dette nel film e, ogni tanto, ci riesco anche. Verso le 11 mio padre si incazza quindi smetto. Quando il vecchio non c’è, invece, vado avanti un altro po’ ma a una certa non ho più voce quindi smetto comunque. Senza voce e con gli urti di vomito causati dall’olio di palma arriva il “momento sadness” in cui penso che la domenica mattina sta finendo. Gli ultimi 15 minuti della mattinata li passo sdraiato sul divano a fantasticare su cosa mi riserverà la prossima domenica mattina.
Jim Bogart era il classico piccolo manigoldo di periferia. Aveva 9 anni ma il suo sguardo navigato ne dimostrava almeno 11. Andava in giro per il quartiere masticando una stecca di liquirizia e tirando calci ad ogni lattina o cartaccia abbandonata sul ciglio della strada. Indossava sempre un bomberino verde, ormai logoro, che un tempo era appartenuto al fratello maggiore. Il volto anonimo, i capelli a spazzola, non era grasso e non era nemmeno magro. Se non fosse stato per quelle ridicole scarpe probabilmente nemmeno lo ricorderei più. Amava fare il bulletto, ma non ne era troppo capace. Partiva bene ma poi andava a finire che si impappinava sempre. Quando gli chiedevano chi fosse si faceva serio, serrava il pugno della mano destra e inarcando leggermente il braccio esclamava: "I'm Jim Bogart".
Probabilmente non tutti conoscono l'etimologia della parola "divano". Fino alla prima metà del XVII secolo questo accattivante mobilio veniva chiamato "panca imbottita dalla maggiore comodità". Nessuno, ma proprio nessuno, era riuscito a dare, fino a quel momento, un nome preciso a quell'oggetto. Correva l'anno 1641 e Gennaro D'Altavilla era un ragazzotto di Molfetta la cui poca voglia di lavorare traspariva dal suo culetto a bauletto (termine coniato solo pochi anni prima). Sua madre Concetta non era affatto felice del suo approccio alla vita, del menefreghismo sudato in quell'estate pugliese passata sdraiato sulla panca imbottita dalla maggiore comodità. Così, un giorno, in preda all'ennesimo sclero da mamma esaurita, disse: "Gennaro mo basta però! ogni giorno passato su quella panca imbottita dalla maggiore comodità è un dì vano!". Circa cento anni più tardi, per tutt'altri motivi, la panca imbottita dalla maggiore comodità prese il nome di divano.
Quell'estate canadese di quarant'anni fa la immagino come una primavera inoltrata. La gente abusava, abusava le possibilità. E così capitava che in molti si buttassero sotto le macchine senza pentirsene. Era il 1976, era unbelievable.
Ancora oggi quegli eventi riecheggiano nei volti, nelle rughe, nelle cicatrici e in quel sapore di candida incoscienza. Non era certo la disperazione a guidare quelle persone, men che meno la pazzia. In una spiegazione difficile da trovare, la verità fu data alla fratellanza.
Il dolce desiderio di appartenere a qualcosa, l’essere tutti uniti sotto un’unica bandiera. Un decreto straordinario della municipalità di Montreal impose un abbassamento del limite di velocità a 20 km/h: a poco servì.
Durante quell’estate, le persone, molte, ma non tutte, comunque abbastanza, resero possibile la nascita di un nuovo spirito. Lo fecero buttandosi sotto le macchine.
Durante le Olimpiadi di Montreal del 1976 sono morte 4375 persone investite da veicoli motorizzati. Il 28 settembre di quello stesso anno, a seguito di questi incredibili fatti, è nato ufficialmente lo spirito olimpico.
Stanchezza unità di misura fondamentale per la scansione del tempo.
Stabilendo delle regole posso arrivare al paradosso che più desidero. Domani arriverà solo dopo esser andato a letto. In tal modo ridetermino la durata delle giornate, non più dettate dalle ore bensì dalla stanchezza. I pianeti potranno fare i giri che più preferisco e a noi non importerà. Riscritti gli standard, la nuova unità di misura renderà sommaria e approssimativa, nonchè soggettiva, la misurazione del tempo. In base alla stanchezza le giornate scorreranno più velocemente per i pigri e dormiglioni. Gli svegli, con nottate i bianco, potrebbero raddoppiare la durata della giornata. Gli appuntamenti non torneranno più, ognuno sarà nel suo giorno, guidato dalla stanchezza e da ciò che meglio preferisce. Dormire di notte non sarà sempre necessario. Ognuno farà se stesso scansore delle proprie stagione. E non passerà molto prima che ogni giorno sia Natale in qualche parte del Mondo. Saremo confusi, saremo liberi, saremo svincolati. Molti impazziranno, altri rimarranno feriti. Quella sarebbe stata la donna della tua vita se solo non si fosse presentata 43 giorni in ritardo a quell'appuntamento fissato per il 7 novembre. Se solo avessi dormito un po’ meno.
In un Mondo senza certezze puoi vivere alla giornata o sperare che la gente dorma quanto te.
Questa è un'epoca nella quale, voi mariuoli, fate della minaccia verbale un "must" da utente medio di Facebook. E allora non sorprende leggere sotto qualche post le classiche frasi da sbruffoncello come, ad esempio, "adesso ti strapesto", o come "dimmi dove abiti che vengo a saccagnarti". Ecco, in questo clima da corrida telematica, vorrei dire a tutti, non per spaventarvi, ma solo per avvertirvi, che io una volta un tipo l'ho menato davvero. Ero all'asilo, e durante la ricreazione, senza motivo apparente, sferrai un gancio destro ad un ragazzino ignaro. Quel colpo, che mi valse l'appellativo de "Il Bombardiere di Prato", fu un marchio a fuoco sulla vita del povero pischello che, infatti, l'anno dopo andò a fare la primina.
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Auguri, buon cinquantamillesimo migrante a tutti! Ma tranquilli, in autunno salta il banco. Speriamo
Auguri, buon cinquantamillesimo migrante a tutti! Ma tranquilli, in autunno salta il banco. Speriamo
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Evviva! E poi dicono che l’Italia non ha i numeri. Stappate stasera, aprite lo champagne che tenete in frigo per le celebrazioni calcistiche o per le lauree di qualche congiunto, fate volar via il tappo della più prosaica birra o bevetevi un grappino alla salute dei 50mila migranti sbarcati sulle coste del nostro Paese da inizio anno. Anzi, per la precisione, 50.041. Sono…
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20.07.2017 _ 21.07.2017
Croatia [DAYFOUR]
E anche dopo aver perso la battaglia con la sveglia i nostri eroi non si sono persi d’ animo e tra boschetti, sentieri, montoni e caprette incrociati per la via, sono arrivati carichi per un’ altra giornata alla ricerca di avventuree..
Scorci sugli scogli, grotte e corridoi di pietra incorniciavano l’ immensa quantità di acqua limpida e dopo qualche ora, proprio li, l’ illuminazione di una delle avventure più sperate di questa settimana… Speranzosi di aver speso bene i nostri soldi saliamo su questa specie di divano galleggiante e la barca comincia a trainarci al largo.. LE URLA, LE RISATE E I SALTI per le onde che, come speravamo, ci passano sotto ad una velocità talmente divertente che non era mai abbastanza elevata..
Le partite a briscola con i nonni e poi, decisi per andare a cena fuori torniamo a casa a prepararci..
Seduti al tavolo il nonno ha sempre cosi tante storie da raccontare, e la concretezza di certi racconti rimane la cosa più vera e affascinante della vita di un’ uomo, lo ascoltiamo con attenzione.
Momento grappino, il nonno se la scola tutto d’ un fiato e prendiamo esempio.
Arrivati a casa, cicca, birra e partono i discorsi, i discorsi quelli belli. Parliamo di famiglia, di nonni e di valori; di racconti vissuti e di chi non è con noi per poterli rivivere. Una notte stellata piena di ricordi e maturità, malinconia e a tratti quel po’ di rassegnazione che la vita ti costringe a provare. Sveglia alle 4.30
[DAYFIVE] Un’ alba un po’ nascosta dall'altezza degli alberi ma quella luce e quel silenzio non appartenevano ad altro se non a lei..
Si fa mattina e mentre i bravi ragazzi vanno a prendere la colazione, io, in un piccolo mercatino dell’ antiquariato, faccio l’ acquisto più ricco di significato che abbia in memoria.
Stringo la mia macchina da scrivere tra le braccia e torniamo tutti a casa, stanchi dal poco riposo ci svegliamo giusto in tempo per la seconda parte della giornata..
Come da desiderio, narghilè in centro.. Una compagnia di ragazzi si fa notare e ci presentiamo; nemmeno a farlo apposta, ci dicono che sono compaesani e parte uno di quegli urli solidali di cui essere orgogliosi..
Due giorni un po’ sballati ma i nostri eroi, come da pronostico, ce l’ hanno fatta..
Macchina, casa e letto
Buonanotte raga [A] 🐢
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