#e poi mi faceva pisciare dal ridere
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Mi ha scritto D. con cui avevo lavorato a Bologna e mi ha chiesto come sto e io a lui e il riassunto è che sopravviviamo. Ha trovato lavoro in un lab e sono proprio felice perché hanno un sacco di soldi e finalmente lavora a una cosa che gli piace e può farlo bene.
E io già lo avevo capito che non sono proprio brava a mantenere i rapporti a distanza, che o mi accollo o me li perdo per strada, però devo ringraziare che sia ostinato e che mi scriva.
Mi ricordo delle nostre innumerevoli pause caffè nel cortiletto dell'ospedale in collina a parlare fortissimo perché le cicale coprivano le nostre voci e fare un sacco di gossip su tutto il lab, lui si lamentava e io pure e si rideva molto. E quando faceva troppo caldo o freddo, si rimaneva in ufficio un po' di più a giocare alla rom di Pokémon insieme. Ci siamo licenziati lo stesso giorno, 31 maggio 2023, e siamo corsi sulla navetta A per l'ultima volta insieme e lui fa "mi sento libero".
Mi è venuta molta nostalgia nonostante quel posto fosse terribile, chissà se ci rivedremo.
#e poi mi faceva pisciare dal ridere#io penso che senza di lui non avrei retto un anno#l'ultima volta che ci siamo salutati mi veniva un po' da piangere
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AmilcareGrassi, poeta Castelnovese, Assessore alla Cultura del Comune di Fosdinovo narra Sòfia gnò c'a t'arespòndo , una raccolta di poesie scritte in quarantena.
Mail: [email protected]
DPCMproject
[email protected] dpcmproject.tumblr.com
Sófia gnò c’a t’arespóndo
Occhi di cane
Tu forse lo senti / nell'aria di casa /
nei giri più corti che facciamo / quello che ci è capitato
ma insieme qui siamo / di passaggio a questo mondo /
tu forse lo senti di più / il brusìo di quel fondo /
da dove tutti veniamo / con i tuoi occhi rovesciati.
Al tramonto quando il sole / bacia i poggi e poi si ritira /
e la collina trema di calore / dentro alle ossa ti sentivo
e una voglia strozzata mi prendeva /
di camminare con te / in mezzo agli ulivi.
Glicine
Le lacrime della bambina / fiori azzurrini diventano /
pezzi di cielo caduti / nel verde della collina /
voci di speranza e amicizia / a lenire nella lontananza /
la nostra mestizia.
Anche l'ombra / illumina il suo guardare /
tutto colora, confonde / nebbia di calore che vela /
schiuma di mare il suo sorriso / che la sabbia bacia e sparisce /
di sé ti lascia il sale.
I piedi dovevo baciarti / che ti hanno portato in paese da ragazzina /
mi tengo il tuo guardare / pieno di sospiri /
di ricordi, mamma / di occhi sempre vivi
rinasci ogni volta / che ti rivedo morire.
Con la tua lana tante volte/ ho provato a lavorare/
mi sono messo a cucire/ i nostri vespri a ricordare/
io attaccato alla cucina/ tu mamma a sferruzzare/
Studia ragazzo mi dicevi/ la vita per me è stata meschina/
cattivo è il mondo/ con la conoscenza e la pietà/
forse lo puoi cambiare.
Quando più non potevi camminare/ ho guardato il tuo scomparire
come la luce che la sera/ si adombra per sfinire /
e il borgo si ritira/ lo senti spignattare. /
Si era perso il sorriso / che sempre avevi
e l’azzurro dei tuoi occhi / una nuvola copriva.
A prenderla come te vorrei riuscire / non come fosse l'ultimo /
ma il primo giorno da ricominciare. /
Tu ridevi babbo / - Al vivere mi sono abituato /
- tu dicevi - una disgrazia / a novant'anni doverlo lasciare.
Tu babbo non capivi /-Dove sei, ritorna al mondo /
lunatico - mi dicevi /- solleva a testa dai libri /
esci, cammina tra gli ulivi. - / Come la mamma mi guardavi /
dentro il vivere / come avessi d'andare via.
Andiamo dove abbiamo da andare/ chi ha trovato le parole/
il nostro vivere a dire? / tu no, babbo, ma chi? /
indietro fammi tornare / a quel primo sentire /
a chi così l'ha cantato / per quietare.
Si sente un Re con la sua corona/ non guarda in faccia nessuno /
si infila in mezzo al respiro / a dirci di stare calmi /
di pensare al poco che siamo / di abbassare la crésta /
a stare insieme di imparare.
Si nasconde il vivere/ scappa al nominare /
al pianto e al ridere / si fa forse sentire /
nel brusìo del silenzio. / La città così zitta /
che vi guardo tutti ritornare.
Con questo silenzio si fanno sentire / mi vengono tutti a trovare /
a farmi compagnia / Eliano di poche parole /
non c'è niente da buttar via / mia madre dolce sospira /
di mio padre il parlare più antico / Ginon con gli altri in fila /
a dirmi di ricordare / quello di loro che mi rimane /
come nuvola sopra ai monti / quando il sole scende al mare, /
che di qui hanno nostalgia.
Abbarbagliare di muri / nella nebbia di calore /
dei meriggi di festa / un ritornare di ombre tra i vivi/
mi fermavo ad aspettare / un fischio, un sospiro/
un segno d'amore / per me che ero vivo.
I tempi è vero sono duri/ ma basta il soffio /
della fucsia ballerina / a far partire la musica del mondo /
che prima non si sentiva / il brillare delle foglie verdi /
agli acùti dei limoni in allegria / della tortora neppure l'ombra /
sono pochi anche i gabbiani / ma l' arenaria spunta già dai muri.
Denudato al freddo e al sole / è rinato il mio ulivo /
ha rimesso le foglie / giovane si lascia guardare /
con le sue verdi voglie / l'ha salvato il dolore /
si è ricordato come fare.
C'è una palma là davanti / verso il cielo sembra scappare /
tanti i verdi della collina /tutti insieme in armonia /
è la bellezza a mettere insieme / l'amicizia fa sognare /
che questo mondo butta via. /E se fosse questo il mondo vero /
svuotare occhi e cervello / avere tempo per sentire /
il soffio del vivere leggero / di là dal fare e strafare?
Vola rasente ai tetti / rondinella che dentro /mi struggi /
vai presto a casa sua / ai piedi della mia collina /
cantale per me una canzonetta / aspetta che sorrida /
come faceva da ragazzetta / fai un giro per i nostri posti / mi raccomando, prima di ritornare.
Stracci stési al sole / tremare di luce e fiori /
abbaiare di cani, una voce di bambina /
tutto è un andare / ai miei occhi che non tengono /
specchi opachi dell'amore / che tutto smuove /
una baraonda di colori.
Con lei mi viene da giocare / come da ragazzo col soffione /
- Mi vuole o non mi vuole? - Mi rimane il gambo in fondo /
alla fine del domandare /.... / Soffia ragazzo che ti rispondo.
A Maurizio Maggiani
Mauri, cosa fai? / Anche tu in testa alla fila / non sgomitare, sta lì /
anche da qui , ti posso parlare/ non avere fretta di partire /
aspetta, se posso torno indietro/facciamo un pezzo insieme. /
Come stiamo vogliono sapere / gli ossi è un po' che scricchiolano /
per stare meglio lì facciamo tirare / quanti passi su e giù per quella collina / l'aria buona a respirare / ora sono qui sopra a casa tua /
porto il cane a pisciare/sono tra quelli a rischio /
mi hanno voluto ricordare.
Mauri Mauri... / rammenti? / zolle secche e sassi /
dove i piedi sprofondavamo / a sentire l'odore buono
dei campi vangati / che cambiavano di colore? /
mettevano voglia di pane / olio, acetoe serpollino /
poi con le ginocchia scrostate / seduti a mangiare /
in qualche angolo.
Si sfanno ai miei occhi / le case che guardo al sole /
di questa mattina chiara / l'azzurro del cielo a colorare /
non c'è un' anima in giro / neppure gli uccelli fanno compagnia /
abbiamo fatto troppa confusione. / Ora zitti e spaesati / con una paura da cani / un altro mondo ad aspettare.
Oggi mi lascio sfinire / tra veglia e sonno /
e tutto mi ritorna / di certi meriggi i brividi /
quando i muri respirare / mi sembrava di sentire /
e dai portici uscivo / con l'affanno, alla luce /
piéna, della mia via. / Mi batte il cuore, come da ragazzo /
i passi ad accompagnare.
Sogni, favole e amori / portati negli anni/a l'ultima Maestà /
del mio continuo camminare /occhi e voci aggrumati /
nascosti nei canaloni /nelle polle di acqua scura /
diventassero dei fiori /a festeggiare le resurrezioni.
Sarà come scendere al mare / che nell'aria si fa prima sentire? /
non avere fretta però di arrivare / non è un andare e venire /
di qui lasci gli stracci / qualche parola messa in fila /
un po' di bene se lo hai fatto / due o tre fotografie
Fermati a guardare / gli occhi di una donna /
tengono le sensazioni / niente buttano via /
i solchi del suo viso / negli anni si riempiono d'oro /
ti chiamano a cercare.
In questi tempi di paura/ piango in silenzio quelli che se ne sono andati /
ora che la vita duri / tutti non facciamo che sperare /
le lacrime vanno sempre seminate / per raccogliere la poca gioia /
che ci possiamo aspettare.
Io lo conosco questo zittire / di voci e passi, questo brividìo di grigi /
che fa fuggire anche gli uccelli / i cani più quieti lo sembrano capire /
ma due sax hanno cominciato a suonare / al scendere giù della sera /
e da una finestra a un terrazzino / è stato tutto un abbracciare.
Per i nostri boschi ora non andiamo / la Lulù pare capisca /
da retta, resta in casa / fa la pecora, lei pastora /
la guardo come incantato / dai suoi occhi così buoni /
la mia vita è anche la sua / è il bene che ci vogliamo
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