#e passiamo agli stoici
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Epicuro
Epicuro si può riassumere sbrigativamente nel tetrafarmaco, cioè un elenco di quattro regolette anche piuttosto banali che nelle intenzioni degli epicurei dovevano alleviare i principali dolori della vita.
Contesto: Epicuro è un democriteo, per lui tutto è materia, lo scopo della vita è il piacere, ma non un piacere esagerato, il contrario, il piacere è assenza del dolore, e per evitare il dolore occorre aprirsi ai soli piaceri necessari e fuggire il più possibile quelli superflui. In altre parole, per essere felici bisogna vivere modestamente, godendo del piacere semplice del pane e del formaggio e della compagnia degli amici sinceri ("vivi nascosto", era il motto della sua scuola, cioè lontano dalla tramestio della vita pubblica, e su questo aveva ragione da vendere).
Il tetrafarmaco:
Rimedio contro la paura degli dei e delle punizioni divine: gli dei vivono beati la loro perfezione e non sentono il bisogno di contaminarsi con le vicende degli uomini, per cui non impartiscono né castighi né punizioni:
Paura della morte: quando c'è la morte noi non ci siamo più, quando ci siamo noi, è lei a non esserci (disgregati gli atomi del corpo, annientata anche la percezione);
Mancanza del piacere: a tutti è accessibile il piacere, a patto di seguire l'esatto calcolo epicureo dei piaceri necessari da preferire a quelli superflui;
Dolore fisico: se il dolore è lieve, è sopportabile, se è moderato passa presto, se è acutissimo conduce presto alla morte, che è assenza di dolore. Per il dolore dell'anima rivolgersi alla filosofia e alla parola dei saggi.
Il tetrafarmaco è qualcosa di veramente ingenuo e oltretutto costellato qua e là da astuti sofismi privi di una reale utilità, sta di fatto che a motivo di questo elenco Epicuro è stato un po' superficialmente elevato da un certo pensiero contemporaneo a santino del pensiero laico e materialista, come se laicismo e materialismo fossero di per sé il culmine di un percorso di verità, ingenuità della filosofia da banco.
[traspare qui chiaramente la mia antipatia per Epicuro, che considero essenzialmente un venditore di patacche]
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