#e domani mattina mi guardo il 7
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pidgethehuman · 3 days ago
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i-am-a-polpetta · 5 years ago
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Un sole che irradia la stanza.
Stamattina la sveglia l'ho puntata. 7:30 ora italiana dopo essere andati a letto alle 4. Se dormo più di 5 ore sto male e ho la necessità di fare tutte quelle cose che mi tengano accupata la testa perché io e la tranquillità siamo su due binari opposti. Però ero seduta sul balcone con vista baia e probabilmente un po' di tranquillità (forse fake) c'era.
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Ti preparo la colazione e ti prometto che domani mattina ti faccio le crespelle perché so che ti piacciano tanto. Devo riempire questo vuoto che sento facendo cose belle per gli altri perché mi fanno sentire come se qualcosa di buono lo sappia fare anche io.
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"Oggi ti porto in uno dei posti più belli dell'isola" mi hai detto e, dopo aver raccolto bastoni levigati dal mare, mi hai alleggerito il cuore in mezzo ad un'insenatura celeste che aveva lo stesso colore dei tuoi occhi. Un posto dove terra e cielo hanno la stessa tonalità di azzurro e li distingui solo perché il sole tramonta dando vita a riflessi ambrati che ti scaldano nonostante sia la metà di novembre. Ti fotografo con l'analogica mentre guidi il drone, mentre fai le bolle, mentre sorridi. Sei bellissimo. Sei uno degli esseri umani più belli che abbia mai visto.
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"Ogni cosa vissuta qui con te ha un valore immenso" ti dico sorridendo. Non dovrei raccontare che facciamo anche a gara di rutti perché si perderebbe tutta la poesia ma facciamo anche quelle e le perdi (o forse me le lasci vincere?) sempre. Sto migliorando ma un piccolo pensiero deve sempre fare il ribelle e mettermi in testa chi, nella mia testa, non dovrebbe starci. Apro Instagram e vedo la sua foto. Una delle tante coincidenze della vita a cui ormai dovrei essere abituata. La guardo. Guardo il tramonto. Sorrido di nuovo e penso "sarebbe piaciuto tantissimo anche a te" ...
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mazzait · 6 years ago
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1 Dicembre: campo sul fiume.
Tappa N:        40                                                
Distanza : 129km; distanza progressiva:4595 km;   ora partenza:7 h, 09min;
tempo in movimento:  5h, 18min. Velocità media: 24,3km/h;  
totale salita: 702 m; totale salita progressiva: 19651 m;   totale discesa: 699m  
altra tappa di trasferimento verso il confine, nuovamente, della Guinea su ottima strada asfaltata.
Ci stiamo inoltrando al interno per evitare di entrare in Liberia, paese scarsamente raccomandabile, così come avevamo schivato la Guinea Bissau ed il Gambia.
Oggi Dominic ha marcato visita ed è salito sul camion per tutto il percorso, Steve ha voluto continuare ma dopo un paio d' ore l'ho sorpassato e mi ha detto che avrebbe preso il primo mezzo perchè esausto: quando è il caso bisogna arrendersi al evidenza e cercare di limitare i danni non forzando in eccesso l' organismo.
I paesini diminuiscono di numero, lunghi tratti senza vedere gente, cosa abbastanza rara in Africa.
Il pomeriggio è diventato caldissimo, 38 gradi al ombra, non guardo il termometro del GPS per non spaventarmi.
Molta gente si ferma, i due fuoristrada fanno i supplementari per caricare bici e portare gente al campo, continuo con il mio passo ed arrivo benino: c'è una coppia arrivata a Freetown di australiani che è forte, lui faceva il corridore professionista  ed arrivano prima di me.(... mi consolo pensando che loro non hanno nelle gambe le 40 tappe che abbiamo già fatto, ..ma sono proprio forti).
Campo in un bel posto sulle rive di un fiume dove mettiamo le tende proprio sulla sabbia, sotto gli alberi. Dominic sta un po' meglio, la febbre è scesa molto, se così domani mattina può riprendere, mentre Steve dovrà ancora pazientare.
Ottima notte al campo.
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vivereugualeaamare-blog · 7 years ago
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15/07/2017
voglio parlare della mia ragazza,anche se scriverei un poema quindi mi soffermo sulle cose più importanti. ho trovato lei quando ero sul punto di crollare,ogni speranza sul potermi innamorare e provare di nuovo la felicità era quasi scomparsa. ho trovato lei che è riuscita a salvarmi da me stessa,lei che è rimasta nonostante tutti i difetti che ho,lei che è stata la mia luce quando intorno a me trovavo solo buio. ho trovato lei,che è diventata la mia forza,la mia unica gioia e la cosa più preziosa che si potrebbe mai desiderare. lei che quando mi incazzo trova sempre il modo di tranquillizzarmi o che se non lo trova si incazza assieme a me come per farmi compagnia. che quando piango riesce a farmi sorridere con poco. ogni volta che siamo assieme riesco a dimenticarmi di tutta la merda che mi circonda,riesco ad avere quella felicità rara stampata in faccia. se qualcuno vedesse attentamente come ci guardiamo capirebbe quanto amore c’è. capirebbe che l’una senza l’altra non riusciremmo a stare,non saremmo capaci di sopravvivere. senza di lei sarei persa,sarei niente. è la mia ancora in questo mondo di volti stanchi. la guardo e torno a respirare,è sempre così bella. mi fa sentire amata,amata come credo di non essermi mai sentita,amata come quando si trova un girasole in mezzo a campi di pannocchie,ce ne vuole per riuscirci. è un esempio bellissimo a parer mio,perché non sono per tutti i girasoli,bisogna saperli apprezzare,un po’ come me. non è da tutti riuscire a mantenere una relazione con me,con tutte le complicazioni e paranoie che mi porto appresso. non è da tutti sapermi amare e rispettare,io che riesco a far salire i nervi con niente. nonostante questo lei è qua,per me,ripetendomi ogni giorno quanto mi ama,quanto sono bella,anche se sa che ci crederò poco. è sempre vicina a me nonostante io continui a fare errori,continui a disprezzarmi,a farla sclerare,a manifestare i miei continui sbalzi d’umore riconoscendo che sono parecchio difficili da gestire. lei è e sarà sempre con me,perché infondo so di essere ciò che vuole,perché mi concedo di credermi almeno un tantino bella per lei. l’altro ieri mi ha chiesto come facesse a piacermi.. amore mio,tu non hai idea di quanto sei fantastica agli occhi miei. sei l’unica che è capace di farmi alzare dal letto la mattina con almeno un po’ di voglia di vivere,dico un po’ perché quando mi sveglio non ci sei. io non so esattamente con che coraggio tu mi abbia chiesto quella domanda. mi piaci perché mi fai felice,perché mi trasmetti sicurezza,con te mi sento finalmente protetta. mi piaci perché rendi tutte le mie giornate uniche e meravigliose,che prima reputavo inutili e monotone. ti desidero in ogni istante,desidero i tuoi baci,i tuoi abbracci improvvisi da dietro,le tue coccole,le tue mani sul mio corpo e te 24 ore su 24,7 giorni su 7 vicina a me. non sono mai stata così bene con una persona,insieme a te potrei andare in capo al mondo e non mi mancherebbe nessuno. voglio amare insieme a te le nostre future figlie,la nostra vita,i nostri animali. voglio passare tutta la vita con te,ecco come fai a piacermi,perché il mio domani non lo vedo,anzi,non vedo nulla se non ci sei tu a tenermi la mano,a sorreggermi quando sto per crollare,a farmi sentire importante e veramente voluta. - sono frasi che ho scritto su un’agendina presa a caso,ho voglia di condividerle soprattutto in caso la perdessi, so benissimo che probabilmente ciò che ho scritto non piacerà a molti se non a nessuno,ma poco importa,è il mio blog,non tutti possono apprezzare.
giusto per sicurezza,sono abbastanza soddisfatta di quello che ho scritto,quindi se mai qualcuno volesse rebloggare vi prego di non togliere la fonte.
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primusliber-traduzioni · 7 years ago
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Turnover - Good Nature
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Adesso sento una fiamma nel petto e mi fischiano le orecchie
Non me la spiego questa sensazione nuova
Sembra quasi di cadere, però quello che c'è sotto è morbido come il velluto
(da: Bonnie (Rhythm & Melody))
1. Super Natural
Stranaturale
   L'ultimo weekend prima dell'autunno
Ai baracconi sulla spiaggia
Giriamo piano con la giostra
Gli orecchini d'oro a forma di cerchio che hai sù si abbinano perfettamente con le lucine gialle che brillano in questa giornata nebbiosa
Ti danno una sfumatura di colore graziosa
Sembri una ragazza in un acquerello
   Posso anche provarci, ma non ci riesco a spiegare come faccio
So solo che è qualcosa di soprannaturale
E io mi sento stranaturale
Non so come, ma posso dire di aver trovato la mia religione
Quando non avevamo scadenze quella settimana in California
   Aspetta, non sarà troppo fredda l'acqua?
Fuori di testa eppure sei lo stesso un sacco fotogenica
Mi piace vederti con la luce del tramonto
Ci siamo spinti troppo avanti per tornare a com'era prima
   Posso anche provarci, ma non ci riesco a spiegare come faccio
So solo che è qualcosa di soprannaturale
E io mi sento stranaturale
Non so come, ma posso dire di aver trovato la mia religione
Quando non avevamo scadenze quella settimana in California
   Magari me lo sono immaginato io che sia stato così bello
Mi sembra che eravamo dentro una nuvola in tutti i ricordi di quel periodo
E non saprei dire se sia successo tutto nella mia mente o a San Francisco
   Posso anche provarci, ma non ci riesco a spiegare come faccio
So solo che è qualcosa di soprannaturale
E io mi sento stranaturale
Non so come, ma posso dire di aver trovato la mia religione
Quando non avevamo scadenze quella settimana in California
       2. Sunshine Type
Tipo da solleone
   Lo so che piove a dirotto quando piove
E so che tu sei più il tipo da relax sotto il sole
Soffri quando devi stare a casa e rimanere al chiuso
   Urla, sbraita, alza i pugni fino a diventare viola in faccia
Provaci pure finché ti pare, tanto non puoi cambiare le cose
   Potrebbe anche piacerti il pomeriggio o la notte che a me piacerebbe la mattina
Stavo pensando che potrebbe anche piacerti una canzone che io non sopporto
E te la canterei lo stesso
   Se sai che è un gioco, le regole le decidi tu
E puoi giocare e ridere quando rimani indietro
   Vuoi scappare in un posto dove faccia caldo
Lo so che fa freddo, però se aspetti vedrai che lo apprezzi
Non è così serio come pensi
Probabilmente guardi da un'altra parte
   Quando urli, sbraiti, alzi i pugni fino a diventare viola in faccia
Provaci pure finché ti pare, tanto non puoi cambiare le cose
Urla, sbraita, alza i pugni fino a diventare viola in faccia
Provaci pure finché ti pare, tanto non puoi cambiare le cose
Appena capisci che è tutto un gioco, dopo quando c'è il temporale esci a giocare sotto la pioggia
Appena capisci che è tutto un gioco, dopo quando c'è il temporale esci a giocare sotto la pioggia
       3. What Got in the Way
Cosa si è messo in mezzo
   Julia, io ci ho provato, ci ho provato ad aggiustare le cose
Julia, me ne vado domani
Andiamo a letto insieme stanotte come una volta
   Ieri la pioggia di settembre mi teneva sveglio mentre tu dormivi
Mi sono chiesto cosa ci fosse nei tuoi sogni e cosa si fosse messo in mezzo
   Julia, io ci ho provato, ci ho provato a darti un po' di calore
Ti ho vista cadere in una depressione che avevamo già visto ma non ricordavamo
   Ieri la pioggia di settembre mi teneva sveglio mentre tu dormivi
Mi sono chiesto cosa ci fosse nei tuoi sogni e cosa si fosse messo in mezzo
   Avevo già la sensazione che fosse sbagliato
Ma dovevo verificare in prima persona
Ci sono sempre nuove idee
Non sono sempre quelle giuste
Non so cosa possa andare bene
Però so che devo cambiare idea
Forse avevi solo bisogno che ti dessi un po' più di attenzioni
       4. Butterfly Dream
Il sogno della farfalla
   Non c'è donna, non c'è droga
Non c'è quantità di denaro o di divertimento
O conversazione da avere, o svago
   Che possa distrarmi dalla voce che sento sempre nelle orecchie
Che mi dice sempre che non importa
Sento solo lei, dovunque vado
E sa farmi scoppiare la testa, ma sa anche avere un suono dolcissimo
   Chissà se sono sveglio
Forse sto sognando
Ma tanto come faccio a saperlo?
Cerco di trovare la lucidità
Ma so di non poter credere ai miei occhi
Come faccio a sapere che quella che ho davanti sei davvero tu
E non un'ombra generata dalla mia mente?
   Penso di averne bisogno, ma so che non è così
Ho voglia di bere e ho voglia di fumare
Ho voglia di baciarla e di toglierle il vestito
Se non è una cosa è l'altra
   Di cui faccio uso per arrivare a fine giornata
E che mi fa sempre guardare dalla parte sbagliata
E se guardo sempre nella stessa direzione
Magari mi perdo certe cose che mi sarebbe piaciuto vedere
   Chissà se sono sveglio
Forse sto sognando
Ma tanto come faccio a saperlo?
Cerco di trovare la lucidità
Ma so di non poter credere ai miei occhi
Come faccio a sapere che quella che ho davanti sei davvero tu
E non un'ombra generata dalla mia mente?
   Le ho tirate sù e sono crollate
Una alla volta sono finite per terra
Lo so che prima o poi finisce
E quando passa ne voglio ancora
Ho tirato sù queste mura per proteggermi
Non mi tengono al sicuro come pensavo
Le ho tirate sù e sono crollate
Hanno fatto il suono più carino che abbia mai sentito
       5. Curiosity
Curiosità
   Ci trovano gusto a importi cosa dire
Come prendere le decisioni
O come passare il tempo
Ma hanno presente solo quello che hanno visto loro
E io non ho gli stessi occhi
Non è così la mia realtà
   Abbiamo tutti un po' di curiosità
Abbiamo gli occhi sgranati e si fa fatica a guardare le cose da prospettive diverse
Pensi che una cosa è al rovescio e invece magari è sottosopra
Adesso capisci?
   Si fa presto a mettersi in fila
Entrare a far parte di un grande meccanismo come vogliono loro
Ma è davvero così bizzarro dire che loro sanno benissimo raccontarvi bugie
Per cercare di farvi diventare tutti uguali?
   Abbiamo tutti un po' di curiosità
Abbiamo gli occhi sgranati e si fa fatica a guardare le cose da prospettive diverse
Pensi che una cosa è al rovescio e invece magari è sottosopra
Adesso capisci?
   Mi fa male il cuore a sapere che sei un automa
Tutti i tuoi pensieri te li hanno programmati dentro la mente
Hai solo bisogno di un'idea nuova
Mi basta chiedere se non pensi mai a come potrebbe essere aprire gli occhi
   Abbiamo tutti un po' di curiosità
Abbiamo gli occhi sgranati e si fa fatica a guardare le cose da prospettive diverse
Pensi che una cosa è al rovescio e invece magari è sottosopra
Adesso capisci?
       6. Pure Devotion
Pura devozione
   Per ora mi ami finché sono giovane in viso e nel pieno delle mie forze
Ma un domani non sarò più così
Quando arriverà quel domani pensi che mi amerai anche se amare farà male?
Sei affascinata da una bellezza che non ho fatto niente per meritare
   Ci sto provando a crederci
Davvero, guarda che sono serio quando dico che ne vale la pena solo se sai di poterti fidare
Io so che ne vale la pena solo quando è pura devozione
   E non ti chiederei mai di restare
Non pretendo che mi segui
Se volessi prendere un'altra strada, ti darei tutto quello che ti può servire
   Per ora mi ami, ma come fai a dire di esserne sicura io non ne ho idea
Lo capisci che stai parlando dell'eternità, vero?
Ho abbastanza esperienza da sapere quando devo imparare dagli errori del passato
E ne ho passate abbastanza da sapere quanto si fa in fretta a dimenticare tutto quello che faccio
   Ci sto provando a crederci
Davvero, guarda che sono serio quando dico che ne vale la pena solo se sai di poterti fidare
Io so che ne vale la pena solo quando è pura devozione
   E non ti chiederei mai di restare
Non pretendo che mi segui
Se volessi prendere un'altra strada, ti darei tutto quello che ti può servire
Dimmi qualsiasi cosa, basta che non sia una bugia
Non cerco di controllarti
Sono serio quando ti dico che non ne vale la pena se non è pura devozione
       7. Nightlight Girl
Lume da notte
   Avvinghiato al tuo corpo la notte
Ogni volta trovo nuovi motivi
Lo so che quando ti guardi allo specchio tu non li vedi
Ma non lo sai che non uso gli occhi quando è così tardi?
Tanto restiamo comunque con le luci spente
   Perché tu sei un lume da notte e brilli delicatamente
Fuori non c'è nessuno per quanto ne sappiamo
Cosa c'è nella tua immaginazione?
Guarda che esiste come le altre cose
Te lo faccio vedere io cosa vuol dire essere amati se da sola non lo vedi
   Avvinghiato al tuo corpo al buio
Quanto mi piace quando ti piaci per come sei
Hai delle curve sopra le ossa, hai delle rughe sulla pelle
Ed è proprio così che sei stata creata
Puoi farcela benissimo da sola
Non hai bisogno dell'aiuto di nessuno
   Perché tu sei un lume da notte e brilli delicatamente
Fuori non c'è nessuno per quanto ne sappiamo
Cosa c'è nella tua immaginazione?
Guarda che esiste come le altre cose
Te lo faccio vedere io cosa vuol dire essere amati se da sola non lo vedi
   Lascia perdere, lascia perdere tutte le cose che hai sentito o visto o che ti hanno detto
È più difficile rispetto a dire semplicemente di sapere che "è bello ciò che piace"
Voglio guardarti quando brilli delicatamente al buio
Voglio farti capire che puoi tranquillamente brillare se lo vuoi
Devi piacerti nella tua interezza
Voglio dirti che amore, tu sei il mio lumicino da notte
       8. Breeze
Brezza
   Lo so che pensi che sono colpevole
Lo so che hai sentito da altra gente che facevo certe cose
E lo so che tu credi a tutto quello che ti dicono
Lo so che non è colpa tua, però resta comunque sempre un peccato
   Sento uscire tutte quelle parole dalla tua bocca e non ce la posso fare
Continuano a passarmi per la testa e non riesco a fermarle
Mi viene voglia di andarmene via, mollare ogni cosa
E farti andare avanti a mangiarmi il cuore dalla tua posizione
   Lo sapevo fin dall'inizio che avresti fatto così
Pensavo di essere sicuro di sapere a che gioco stavamo giocando
Perché lo faccio da quando ero un ragazzino
Ma non penso che stessimo giocando con le stesse regole
   Sento uscire tutte quelle parole dalla tua bocca e non ce la posso fare
Continuano a passarmi per la testa e non riesco a fermarle
Mi viene voglia di andarmene via, mollare ogni cosa
E farti andare avanti a mangiarmi il cuore dalla tua posizione
   Sono tutti in attesa
Vogliono vedere un teatrino
Tutti che ne parlano
Ma non ne sanno niente
   Sento uscire tutte quelle parole dalla tua bocca e non ce la posso fare
Continuano a passarmi per la testa e non riesco a fermarle
Mi viene voglia di andarmene via, mollare ogni cosa
E farti andare avanti a mangiarmi il cuore dalla tua posizione privilegiata
       9. All That It Ever Was
Si riduce tutto a questo
   Prendi quello che hai e dallo via
Tanto non ti apparteneva comunque
Se tutti loro sono noi e noi tutti siamo loro
Allora è come fare scambi tra una mano e l'altra
   Pensavo di aver capito tutto
Un giorno mi sono crollate tutte le certezze
Ho passato la notte completamente in bianco coi pensieri tutti discordanti
Ho cominciato a pensare che magari vivevo nel modo sbagliato
   Ho scollegato la testa prima di andare a letto
Non volevo credere a quello che mi diceva
Ho cominciato a passare più tempo a far caso al respiro
A dormire per terra e sentirmi escluso
   Prendi quello che hai e dallo via
Tanto non ti apparteneva comunque
Se tutti loro sono noi e noi tutti siamo loro
Allora è come fare scambi tra una mano e l'altra
   Fin da piccolo mi hanno detto come dovevo misurare il successo
"Lavora sodo per avere una vita di lussi ed eccessi"
Camminavo ciecamente, ma sono inciampato e sono caduto
Magari non importa se sono io che do a te o tu che dai a me
Forse sono solo due aspetti della stessa cosa
Alla fine si riduce tutto a questo
   Io e te, pensando di essere noi e loro
Lo capisci che la differenza è tutta finta?
Si arriva sempre più in alto assieme a qualcun altro invece che a cercare di fare tutto da soli
   Prendi quello che hai e dallo via
Tanto non ti apparteneva comunque
Se tutti loro sono noi e noi tutti siamo loro
Allora è come fare scambi tra una mano e l'altra
       10. Living Small
Vivere in piccolo
   Sei lì seduto con la mente che vaga talmente in alto
Che non vedrai mai le cose come le vedresti da giù in fondo
Ti senti solo a guardare sempre la gente dall'alto in basso
Dove vado quando non posso salire più di così?
   Potrei anche prenderne un pochino di meno
Potrei anche prendermela con calma ed essere presente per un attimo
Lo so che è un po' di tempo che non ci sono
Lo so che mi sto dimenticando com'è una vita normale
   Ce la metto tutta per trattarla come un'onda
O quando sento che è come il vento in una galleria
Come se guardo una candela mentre si spegne
Che io ricordi ce l'ho lì da sempre che brucia come le foglie secche nella testa
   Potrei anche prenderne un pochino di meno
Potrei anche prendermela con calma ed essere presente per un attimo
Lo so che è un po' di tempo che non ci sono
Lo so che mi sto dimenticando com'è una vita normale
   Se non vuoi più restare qua, non c'è nessuno che ti trattiene
E sei l'unico che può sapere tutto quello che c'è dietro, perché è tutta opera tua
   Potrei anche prenderne un pochino di meno
Potrei anche prendermela con calma ed essere presente per un attimo
Lo so che è un po' di tempo che non ci sono
Lo so che mi sto dimenticando com'è una vita normale
       11. Bonnie (Rhythm & Melody)
Bonnie (Ritmo e melodia)
   Lo sai che sono uno che pensa troppo alle cose quando non ce n'è bisogno
E tu mi ricordi sempre
   Che non devo per forza fare così
Però diventa un po' troppo se ogni giorno ci sono nuove distrazioni
Non deve per forza fare questo effetto
Lo sai che sono stanco di dire quello che penso di dover dire
   E anche se non sei sempre dolce
Tu per me sei tutto quello che di dolce esiste
   Sono anche un pochino stanco di passare tutta la mattina pensando a quanto vorrei essere ancora a letto
Ma se penso alle persone che siamo mi sembra di non aver bisogno d'altro
Adesso sento solo un ritmo e una melodia nelle orecchie
Il suono che ha è uguale all'effetto che fa
Adesso passo tutto il tempo nell'alternanza perfetta tra il sogno e la veglia
   Sposto leggermente lo sguardo da una parte e dall'altra
L'elettricità che mi risale la schiena
   Adesso sento una fiamma nel petto e mi fischiano le orecchie
Non me la spiego questa sensazione nuova
Sembra quasi di cadere, però quello che c'è sotto è morbido come il velluto
   E sparisco dentro al petto che si espande
Muovendosi al ritmo del mio respiro
   Sono anche un pochino stanco di passare tutta la mattina pensando a quanto vorrei essere ancora a letto
Ma se penso alle persone che siamo mi sembra di non aver bisogno d'altro
Adesso sento solo un ritmo e una melodia nelle orecchie
Il suono che ha è uguale all'effetto che fa
Adesso passo tutto il tempo nell'alternanza perfetta tra il sogno e la veglia
   Non devo per forza fare così
Però diventa un po' troppo se ogni giorno ci sono nuove distrazioni
Sembra quasi di cadere
Però quello che c'è sotto è morbido come il velluto e sparisco
   Sono anche un pochino stanco di passare tutta la mattina pensando a quanto vorrei essere ancora a letto
Ma se penso alle persone che siamo mi sembra di non aver bisogno d'altro
Adesso sento solo un ritmo e una melodia nelle orecchie
Il suono che ha è uguale all'effetto che fa
Adesso passo tutto il tempo nell'alternanza perfetta tra il sogno e la veglia
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spazioliberoblog · 7 years ago
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di GIANCARLO LUPO ♦
Alla scoperta dei Hmong, prima parte
Arrivo a Chiang Kong, nell’estremo nord della Thailandia, nel cuore del Triangolo d’Oro, a due passi dal confine birmano e da quello laotiano, un luogo segnato dalle fitte montagne in cui si sviluppa una delle maggiori produzioni al mondo di oppio.
Come al solito, evito i procacciatori di affari che mi propongono visti in brevissimo tempo e a poco denaro; passo sull’altra sponda del Mekong, fino a Huay Xai, una città di passaggio, deserta. Mattina presto, chiarore lattiginoso. Al porto, salgo su uno dei tradizionali barconi di legno noti come slow boat, togliendomi le scarpe. Il barcone ha due file per lato, con sedili di panno verde sbiadito e cuscinetto lacero, in fondo a poppa c’è un baretto e un bagno all’occidentale, sembra molto pulito.
  L’imbarcazione, più lunga dei tradizionali sampan, procede lenta lungo il fiume, tra montagne lussureggianti, coperte da nebbia. Al centro del Mekong banchi di sabbia, spuntoni di roccia e gorghi; a tratti piove, a tratti c’è il sole, nella giungla e sul fiume. Incrociamo alcuni sampan e, nonostante l’imbarco di alcune persone, lo slow boat non si riempie del tutto.
Mentre i passeggeri sonnecchiano, si stendono e guardano il paesaggio, trascrivo il diario, mangio instant noodles e ascolto musica, con in sottofondo il rumorio costante del motore a benzina. Chiedo a un mozzo dove gettare la scatola di plastica dei noodles; indica il fiume dalle tinte verde marrone, come se fosse la cosa più normale del mondo. Lo guardo stupito e finisco col conservare la plastica in un sacchetto dentro lo zaino. Intanto, preoccupato per malaria e febbre gialla, comincio a spruzzarmi repellente antizanzare per tutto il corpo.
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  I mozzi stipano alcuni scooter sotto il tendone della prua, iniziano a salire molti laotiani e pochi occidentali. Il rumore dei motori aumenta e la barca rulla lungo il fiume, sulle sponde vedo sampan ancorati e alcuni tempietti suggestivi battuti da una pioggia fitta e costante. A un certo punto sembra che da un lato del barcone ci sia un diluvio e dall’altro lato scampoli di cielo sereno.
In serata, al nostro arrivo a Pak Beng, una minuscola cittadina fluviale, nel porticciolo vedo tanti laotiani, ognuno con un cartello in mano, a svendere stanze a 5000 kip, all’incirca sei dollari. Ai lati della stradina sterrata in salita, guesthouse e ristoranti per turisti abbondano.
Prendo una stanza minuscola con un lettino e il bagno fuori. Di notte concerto di grilli e lucciole di foresta.
3 luglio 2014
  Faccio colazione sulla veranda con vista sul Mekong, in lontananza colline ricoperte da foschia lattiginosa. Mentre scendo verso il porticciolo, sotto una pioggerellina insistente, vedo risalire verso il tempio principale monaci bambini, con le tuniche arancioni che cadono sulle loro spalle rachitiche. Gli uccelli cantano nel solito bianco e vaporoso mattino.
Sulla barca il tempo passa velocemente, le acque del Mekong sotto la pioggia sono verdastre come la pelle di un serpente. Sulle coste e sulle colline della giungla qualche villaggio qua e là; capre che brucano; arnesi da pesca in legno, messi a marcire in acqua.
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Una porzione di cielo, in lontananza all’orizzonte, è gonfia di nuvole e immerge tutto in una atmosfera irreale e gelatinosa. Invece sopra di noi c’è un azzurro cielo sereno e nuvole bianche.
A un certo punto, dopo un viaggio senza storia, con la faccia china a trascrivere il diario, ad ascoltare musica, a scambiare poche chiacchiere con gli altri occidentali (gli unici che conoscono l’inglese) e a leggere un libro, vedo apparire dietro l’ansa del fiume, Luang Prabang in tutta la sua bellezza.
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Appena sbarcato, con un tuc tuc arrivo in città, vedo una lunga serie di tradizionali case in legno laotiane, alternate a villette dell’epoca coloniale. Sulla via principale, Sisavangvong road, vedo un mercato improvvisato a cui partecipano con un semplice telo steso in terra moltissime donne che scendono dai loro villaggi nella montagna per vendere i loro prodotti oppure paccottiglia cinese: tessuti, quadretti, sculture, spille, berretti. La città non è ricca, ma le strade sono ben tenute e le abitazioni decorose, ci sono diversi templi (wat) con bonzi che vagano all’interno, un odore di incenso pervade l’aria, echeggiano i “dong” dalla Pagoda Sa Phi e una musica tibetano buddista, di campane e fiati, si diffonde in tutta la sua spiritualità. Ci sono oltre trenta templi, tutti visitabili.
Sempre sulla via principale c’è l’ufficio del Tiger Trail, un’agenzia di viaggio che si occupa di turismo eco-sostenibile, specializzata nell’organizzare trekking nel nord del Laos. I proventi vanno a sostenere le popolazioni locali. Scambio due chiacchiere con Michael, un attempato canadese che lavora in agenzia e leggo qualche informazione sul Pathet Lao, il movimento politico laotiano di ispirazione comunista nato nel 1950 e attualmente forza di governo. Il servizio segreto statunitense della CIA finanziò nel 1957 una forza di migliaia di guerriglieri anti-comunisti di etnia hmong guidati dal generale Vang Pao, che si insediarono sulle colline già occupate dal Pathet Lao. Successivamente altri hmong furono reclutati dalla Cia per “difendere il Laos contro gli attacchi dell’esercito Nord-Vietnamita e dei loro alleati del Pathet Lao.” Nel 1975 i guerriglieri del Pathet Lao riuscirono a rovesciare il regime monarchico di Savang Vatthana e istituirono la Repubblica Popolare Democratica, di cui Souphanouvong fu il primo Presidente. Il Pathet Lao dovette fronteggiare alcune violente azioni di guerriglia lanciate dall’etnia hmong, ancora oggi discriminata per essersi alleata con gli Stati Uniti negli anni ‘70. Molti villaggi hmong sono nascosti tra le montagne e domani ne visiterò alcuni, accompagnato da una guida locale che parla inglese.
Michael mi raccomanda di comprare una ventina di penne da donare ai bambini dei villaggi, il resto viene fornito da loro.
Ritorno su Sisavangvong road, un ingresso porta alla collina del Phou Si.
È quasi l’ora del tramonto. Dopo aver percorso circa 300 scalini, immersi nel verde, arrivo in cima dove, a proteggere e custodire la collina, spicca lo stupa dorato del That Chomsi, con i suoi 24 metri di altezza. Dalla sommità del promontorio ammiro gli splendidi scorci panoramici sulla città. Da un lato scorre il fiume e al di là si vedono le foreste già intraviste dallo slow boat. Dall’altro lato una bruma arancione si stende sopra la città, meno caotica di tutte le altre città viste in Asia.
Vedo un giovane occidentale parlare a voce bassa e sacrale con una coppia di laotiani. Origlio superficialità new age, mascherate da discorsi filosofici.
Quando affronto i 300 scalini in discesa è già buio. Dalle 17 alle 22, centinaia di venditori di artigianato espongono i loro prodotti fatti a mano nella via principale, affianco al palazzo Reale. Il mercato è molto popolare tra i turisti, ma qui, a differenza di tante altre città dell’Asia, i venditori non sono per niente insistenti. Passeggio serenamente e osservo le piccole opere d’artigianato offerte dai laotiani: foulard di seta, coperte ricamate a mano dalle popolazioni hmong, magliette, borse, bigiotteria, ceramiche, quadri e lampade di bambù.
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Verso le 7 e 30 mangio un piatto di riso, verdure e pollo a 10000 kip, circa un dollaro.
Dopo continuo a passeggiare per i lati poco illuminati, ma all’apparenza sicuri della città, dove vedo alcuni ristoranti e pub molto belli. Imparo a dire Baw pen nyǎng in laotiano, che significa “non ci sono problemi.”
4 luglio 2014
GIANCARLO LUPO
                SULLE ORME DI SAM PECK – LAOS (PARTE – 1) di GIANCARLO LUPO ♦ Alla scoperta dei Hmong, prima parte Arrivo a Chiang Kong, nell’estremo nord della Thailandia, nel cuore del Triangolo d’Oro, a due passi dal confine birmano e da quello laotiano, un luogo segnato dalle fitte montagne in cui si sviluppa una delle maggiori produzioni al mondo di oppio.
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sangha-scaramuccia · 7 years ago
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Riflessioni di una notte speciale
Erano davvero molti anni che desideravo visitare il Monastero di Scaramuccia, non è mai arrivata l’occasione giusta, pur nella mia infinita ricerca “spirituale” oramai quasi quarantennale mi ero sempre riproposto di farci una visita, ma poi chissà per quali motivi continuavo a rimandarla. Ma ora per una serie di incontri fondamentali, in questo primo week end di febbraio ho deciso che a tutti i costi avrei partecipato alla Sesshin di cui per molti anni ne avevo fatta conoscenza soltanto accademicamente, ma quello che si legge o si studia è un po’ come accontentarsi di vedere il miele dal esterno del barattolo senza aprirlo per assaggiarlo. Così pur con non pochi problemi logistici familiari ed una automobile che se mi avrebbe portato fino a Scaramuccia sarebbe stata una super scommessa vinta, parto da Fabriano.
Trovo subito questo Speciale luogo di pratica nelle bellissime colline Umbre, come mio solito arrivo sempre incredibilmente in anticipo, ma forse è meglio, così avrò modo di metabolizzare il luogo e gli incontri che farò prima di iniziare la Sesshin. Gentilmente un signore mi accompagna all’interno dello Zendo dove occupo il mio posto che mi terrà compagnia per tutta la notte, e mi fornisce le prime indicazioni su quello che andrò a vivere, non voglio chiedere troppo altrimenti la mente comincia a farsi una infinità di suggestioni che poi la realtà andrà sicuramente a smentire.
Prima di iniziare ci si ritrova in cucina per consumare piacevolmente un the, e qui avviene il primo incontro con il Maestro, in maniera molto informale e semplice seduti sorseggiamo il the chiacchierando con il Maestro di cui nel corso degli anni avevo cercato di vedere ogni video presente in rete (non molti) e letto tutto quello che era possibile anche grazie al bellissimo sito della comunità Scaramuccia Bukkosan Zenshinji. Lo trovo subito una persona Speciale, come immaginavo, una presenza naturale e una umanità priva di qualsiasi orpello, ho sentito subito la sensazione di essere al cospetto di un grande Maestro, e anche quella molto terrena di rammaricarmi di non averlo incontrato prima, risparmiando forse molti giri di giostra nel pirotecnica “luna park” della spiritualità.
Le 18 si avvicinano velocemente, ho meditato e fatto pratiche in varie Tradizioni per molti anni, ma non nella Tradizione Zen e soprattutto mai così a lungo, cosa mi aspetterà? Sarò in grado di arrivare a domani mattina alla 7 ancora vivo? Non faccio più a tempo a tornare indietro, poi la macchina non me lo consentirebbe se non le concedo una nottata di riposo, e allora non rimane che sedersi ed iniziare!!
La sala che ci ospita è semplice, ma bellissima e accogliente, rettangolare, con il pavimento di legno che sembra parlare ad ogni passo che accoglie, il tetto con meravigliosi tronchi di abete, la stufa al centro sembra essere come un faro per i naviganti, pronta a donarci il suo tepore a tutti coloro che questa sera hanno deciso di mettersi in viaggio, un viaggio da immobili, ma molto intenso ed impegnativo. Nel fondo un altare semplice come tutta la struttura, ma molto bello e delicato. Il primo suono della campana ci dice che ha inizio la prima sessione di Zazen, passa velocemente, bene, poi ci si alza per il Kinhin, e si ritorna al proprio posto, ancora Zazen, sento una gamba che comincia a perdere la sensibilità, come è possibile? A casa riesco a mantenere la posizione anche per più di un ora!!! Che succede? Forse è la tensione, la paura di non riuscire, chissà, sta di fatto che quando ci si alza per il Kinin la gamba mi cede, mi aggrappo al compagno che ho vicino, poi camminando tutto sembra tornare a posto, ma la mente comincia a scalpitare, “e come ci arrivo a domani mattina?” Ed invece arriva il “miracolo” da li in poi riesco ad allineare il corpo e la mente e non avrò più nessun problema fino al mattino, anzi mi sorprendo per come riesco a non avere mai problemi con il sonno e la postura, certo la schiena e le gambe fanno sempre più male, ma ad un certo punto è come se mi sentissi comodo con il dolore, non diventa più un fattore di disturbo, anche la mente è calma, assolutamente controllata attraverso il respiro, che meravigliosa sensazione, sono li, con tanti altri cari compagni di meditazione, sono davvero e solo li in quel meraviglioso Zendo, non penso nemmeno per un attimo a mia figlia che ho lasciato sola a casa, non penso a cosa dovrò fare, che tecnica utilizzare non ho nessuna aspettativa, niente di tutto ciò, sono per la maggior parte del tempo solo presente all’adesso, nient’altro!!!!
Si susseguono poi degli interventi del Maestro, bellissimi, semplici, ma di una intensità incredibile, ogni parola si deposita al mio interno, le porterò con me per farle riemergere e usufruirne quando tornerò a casa, quando la vita quotidiana ne richiamerà il bisogno. A mezzanotte si esce all’esterno per il Kinin più lungo, circa quaranta minuti, tra le colline meravigliosamente illuminate dalla luna, in fila, in silenzio, tante ombre in cammino, distendo il corpo indolenzito, sono passate già molte ore, faccio fatica a compiere i primi passi, sento le gambe rattrappite dalle ore trascorse in Zazen, poi l’aria terza, il respiro mi riporta a me, ora i passi tornano ad essere più regolari, consapevoli, discese, salite, la notte intorno è palpabile, un tetto di stelle ci fa da soffitto, il suono della notte è nitido, sono solo, pur in compagnia, sono immerso nella vastità, ho deposto ogni volontà, ogni proposito, ogni desiderio, sono nudo di fronte alla vita, mi abbandono, ma non posso desiderarlo, perché quando arriva… l’abbandono…io non posso esserci per descriverlo.
Rientriamo, ancora Zazen prima di un breve riposo, dopo il quale in compagnia del Maestro si riprende con la recita dei Sutra, non li conosco, non riesco a recitarli, ma sono meravigliosi un elisir per l’animo, l’atmosfera è bellissima, sembra quasi anestetizzare i dolori alle gambe e alla schiena che nel frattempo sono diventato molto forti. Ancora un intervento del Maestro e siamo arrivati alla fine di questa incredibile esperienza, sono trascorse 13 ore, sono vivo…più vivo che mai, sono grato davvero, grato a chi mi ha dato l’imput per viverla (Andrea Loreni) e anche alla cortesia e alla gentilezza nel rispondere alle mie email a Massimo Squilloni Shido.
Grazie di cuore al Maestro Engaku Taino che ha creato e sostenuto da moltissimi anni questa realtà che ha concesso rifugio a tante tante persone che erano alla ricerca. Grazie di cuore ad ognuno di Voi che siete stati miei compagni speciali per una notte speciale. Guardo il calendario per i prossimi appuntamenti, che rammarico constatare che alla prossima Sesshin non potrò esserci per inderogabili motivi familiari, ma spero dalla successiva di non mancare più a questo appuntamento mensile che come un elisir ristora e cura le nostre vite. Grazie ancora a tutti, con affetto e a presto.
Paolo Ciccarelli 
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soliloquidellessere-blog · 8 years ago
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#7
Domani mi alzerò e mi odierò, avrò paura a toccarmi e guardarmi le gambe. Carne e carne, ci appoggio le dita, spingo, e affogo. Ho paura della bilancia. Domani mattina mi farò la doccia e mi laverò, ad occhi chiusi. Pettinerò i capelli, boccoli, è un giorno importante. Vestito lungo, mi nascondo. Trucco importante, sarò bellissima, so’ esserlo sotto centimetri e centimetri di finzione. È l'ultimo giorno che soffrirò il mio gonfiore, lo giuro. Non mi abbufferò più. Il mio viso, i miei occhi, le mie mani, i miei polsi, le mie parole. So’ farmi amare, devo solo amarmi. Sorrido, penso a chi invidia il mio corpo non sapendo quanto sia la mia rovina. Dita in gola, piccole macchie scure, cicatrici sulle nocche, ricordi del mio vomito. Se il mio intestino potesse parlare mi farebbe piangere. Vomito, dita in gola, ugola, conato e mi sento bene, fuori tutto. Mi guardo allo specchio, il viso è gonfio dallo sforzo, i capelli legati. Mi sono sporcata i vestiti, il pavimento porta i segni della mia battaglia. Pulisco e mi tocco la pancia, a volte va già bene, alcuni giorni no. Dipende dal periodo, se dopo il panino al miele di stasera avessi vomitato sarebbe stato un no. Quest'estate voglio andare al mare, voglio radermi le gambe, mettermi un vestito corto. Palestra, mi do tempo fino al primo giugno. Se giovedì già mi sento meglio vado a pedalare, ok? Signorina voglio fidarmi. Torna in te, non impazzire. Domani ti alzerai, domani, anzi, ormai oggi, 21 maggio 2017. Vuoi farmi credere che non puoi farcela? Experience.
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den-thoughts · 8 years ago
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Barcellona 2016 “piccole dosi”
Ore 10:23
Mercoledì 28 Dicembre
Flixbus NiceToBarcellona
Prima di cominciare a scrivere qualsiasi cosa voglio spiegare per quale motivo io sia a Nizza con mio padre. A farla molto breve a Settembre Mimmo mi aveva proposto il capodanno a Barcellona ma avevo clamorosamente rifiutato solo perchè nel gruppo c'erano Pesque, Chatter, Kobe e Mattia Guerrina. Non che io avessi qualcosa contro di loro ma non fanno parte del gruppo e mischiare gente a caso mi sembrava una stronzata. Così dissi di no. Ovviamente ad una settimana dal capodanno ero incazzato nero per non aver ancora programmato nulla. Al che decisi di informarmi sulla vacanza di Mimmo e con grande felicità scoprii che il gruppo si era ridotto a Memme,Fero,Kobe e Marco Sabiu. Decisi di cogliere la palla al balzo e cercai in qualche modo di infilarmi nella loro vacanza. A farla breve l'unico modo per passare il capodanno con i miei amici sarebbe stato quello di andare abusivo in stanza con loro perchè non c'erano più posti (una stanza da 4) e prenotare in concomitanza un ostello solo per me con l'idea di tenerlo come stanza di sicurezza in caso in albergo mi avessero beccato. A questo si aggiunge il fatto che sul pullman in partenza da Genova, pullman che hanno poi preso loro, non c'erano più posti disponibili, così insieme all'ostello avrei dovuto prenotato un pullman da Nizza sul quale sarei dovuto stare da solo per 13 ore. Chiusa la parentesi posso iniziare. Ovviamente ho prenotato sia ostello che pullman.
Per la prima volta forse in tutta la mia vita ho avuto una dimostrazione d'affetto da mio padre. Lui è il padre migliore del mondo mi ha sempre dato tutto, insegnato e trasmesso tutto ciò che lo riguarda e soprattutto non si è mai arreso e mi ha sempre guidato in qualsiasi ambito. Abbiamo anche fatto tantissime cose insieme nel corso della vita, ma non mi aveva mai guardato come sta mattina. Mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha abbracciato dandomi un bacio sulla guancia. È stato strano, lui è un tipo molto riservato e non è solito a queste cose. La mamma invece mi avrà baciato una cosa come 100 volte prima della mia partenza. Sono proprio opposti questi due. Ma gesti d'affetto o meno so quanto entrambi mi amino, ogni giorno me lo dimostrano in ogni modo e io spero solo di fare tanti soldi per poterli ripagare durante la loro vecchiaia con qualsiasi cosa. Sarò sempre presente, questa è una promessa che faccio a me stesso. Qualsiasi cosa succeda se mio padre o mia madre dovessero aver bisogno di me io correrei all'istante, proprio come fanno loro ogni giorno. Sono fortunato ad avere un rapporto simile con loro. Ormai mio padre è più un amico che un genitore. Salgo sul pullman dopo quest'anticipazione.
Sorry seems to be the hardest world – Blue
Mi sono seduto su questo scomodo sedile circa due ore fa e non ho fatto altro che guardare un inutile film intitolato “Sausage Party – La vita segreta di una salsiccia” che si è rivelato veramente commovente. Sono seduto nel posto con il tavolino, a parer mio il migliore. È situato in prossimità dell'uscita e del bagno quindi sono anche abbastanza comodo. Non pensavo che mi sarei ritrovato davanti una situazione di questo tipo: pochissimi giovani su questo pullman, parliamo giusto di un paio di ragazze della mia età; è presente una varietà di sfumature pazzesche, si va dal rosa pallido che colora il mio viso, al più scuro dei neri che colora i vari africani seduti dietro di me. Ho appena finito di scattare il caratteristico selfie con tizio che dorme. In questo preciso istante sto pensando a Memme, Fero, Kobe e Marco che si staranno sdraiando dalle risate sul loro flixbus. Cazzi miei dovevo prenotare prima.
Non ho interrogativi riguardo ai pullman, so tutto quello che devo sapere. Stiamo viaggiando a 96km/h e il panorama scorre lento fuori dal finestrino. Provo una sensazione piuttosto strana ma di sicuro non sono felice in questo momento. Preferirei avere Mimmo o Fero al mio fianco a dire stronzate. La ragazza alla mia sinistra è difficile da interpretare. Indossa un paio di superstar accompagnate da un paio di pantaloni neri e una semplicissima felpa antracite. Porta gli occhiali. Non è bella, ne tanto meno formosa. Sembra anche un po' untacchiosa. Non so cosa, non so perchè ma qualcosa di lei mi intriga. Penso sia su questo pullman diretto a Barcellona per motivi didattici. Si è portata dietro un sacco di quaderni e fogli che sfoglia da quando siamo partiti. Non ho molto da dire sul resto dei passeggeri se non che mi ricordano vagamente il mio ex compagno di scuola Geneesh Puthussery (indiani di merda). Non ho un termometro e non posso quindi verificare l'effettiva temperatura interna del pullman ma non fa per niente caldo. Ho i piedi gelati.
Mi sta piacendo questo viaggio, amo guardare fuori dal finestrino con le beats che suonano. Ma come cavolo ha fatto la Rowling ad inventarsi tutta quella storia fantastica solo guardando fuori dal finestrino del treno? Che donna. Mi è appena caduto l'occhio sul martelletto che serve per frangere il vetro in caso di emergenza e mi sono immediatamente ricordato Siciliano che lo sbatte sul banco come se non ci fosse un domani solo per risultare il più rumoroso in classe. Pochi istanti fa dopo aver atteso che il conducente pagasse il pedaggio ho intravisto un cartello con su scritto “Barcellona”. Fortunatamente non ho letto a quanto dista. Preferisco rimanere ignorante a questo proposito.
Questo gigante dell'asfalto prosegue la sua corsa a fianco a quella che penso sia una centrale nucleare per la produzione di energia elettrica. Ho dato una veloce rispolverata a quelle che sono le mie conoscenze in materia. Chissà se era una centrale a fusione o a fissione. La tipa di prima si è appena girata una sigaretta. Forse pensa di scendere. Povera illusa. Se penso che devo stare qui seduto ancora 7 ore provo una forte tentazione di bestemmiare ma mi trattengo. Ma la cosa che più mi affligge è la fame. In questo momento vorrei qui davanti a me una bella tazza di latte caldo con circa 2 o 3kg di nesquik e un pacco di galletti. Che stupido sono stato, non mi sono portato del cibo. Giulia Boero, amica di schifezze, fai apparire qualcosa nel mio zaino ti prego.
È veramente il massimo viaggiare con il Mac. Raging di Kygo rende il viaggio talmente piacevole che sto quasi sorridendo. Un tizio insulso ha appena scattato una foto al panorama con un'ignoranza tale da renderla indescrivibile. Come cazzo pensi di prendere una compatta in modalità automatica, tenerla tutta storta e pretendere una foto decente? È incredibile quanto le persone siano superficiali nei confronti di quella che è la vita di tutti i giorni. Come cazzo fate a collegarvi ad una rete wifi senza chiedervi il funzionamento, come fate a scattare 150 selfie al giorno senza sapere che cosa sia una fotografia digitale, come fate ad accendere la macchina senza sapere per qual motivo essa parta.. ma come fate?? Sarò strano io a questo punto.....
Siamo a Marsiglia..minchia che città di merda. Sto pensando a Noemi. Questa volta però è diverso, so di amarla, la vedo in mille cose ogni giorno ma non la vorrei qui. Dopo di me è andata dal primo che è capitato, e non sono depresso per questo. Sono solo deluso insomma non credevo che fosse così vuota e incapace. Sono contento invece che entrambi non abbiate coraggio di affrontarmi. Da una parte un falso che prima che ci lasciassimo mi veniva ad abbracciare manco fossi suo fratello e che ora dopo essersi preso la mia baby quando mi vede cambia strada e dall'altra parte una ragazzina che non sa cosa vuole dalla vita e non ha voluto farsi insegnare cosa voglia dire amare una persona. Come se chi ha ricevuto un regalo si accontentasse del pacchetto per paura di rimanere deluso. Svegliatevi la vita è una bisogna prendere delle facciate, fare esperienze e godersela non nascondersi dietro a noi stessi solo per paura di rimanerci male. Se penso a Lallo penso da una parte ad un vincitore perchè alla fine mi ha fottuto la donna, ma dall'altra parte vedo il capo dei falliti, un vigliacco, un perdente, un inetto e un'incapace. Vederlo cambiare strada dinanzi alla mia presenza mi riempie di gioia. Io so che c'è di più e non mi accontento.
Questo pullman è fermo. La tipa si è fumata la sigaretta precedentemente girata e quindi niente aveva ragione lei. Sono scesi tutti. Io rimango qua col cazzo che scendo. Se poi rimango a Marsiglia è un bel casino. Pensavo fosse diretto invece a quanto pare fa delle fermate. Un ispanico/rumeno è appena uscito dalla porta dal wc che ho di fronte e comincio a pensare ai miei bisogni impellenti. Nel frattempo entra Motumbo il negher della selva oscura. Attendo il mio turno come un bravo ragazzo. Vado in bagno circa 17 volte ma sono impossibilitato nel fare i miei bisogni quindi lascio perdere e mi siedo con le gambe incrociate. Nel frattempo guardo un paio di film per nulla piacevoli.
Ci siamo fermati. La gioia che provo in questo momento è immensa. Scappo dal pullman e corro in una pizzeria d'asporto che mi concede il privilegio di urinare all'interno dei loro locali. In questo istante sono felicissimo e decido di tornare sul pullman di corsa per evitare di rimanere chissà dove in Francia. In realtà so dove siamo, siamo a Montpellier ma se dovessi rimanere qua da solo senza pullman sarebbe un problema. Finalmente tranquillo riprendo il mio infinito viaggio ma questa volta sono sereno e me lo godo appieno con tanto di musica, film e panorami. Ovviamente scendendo ho perso il mio posto d'onore con tavolino e sono costretto a mettermi ad effetto ringo in mezzo a 2 ragazze asiatiche piuttosto mal messe e a 2 africani.
Ore 17:04
See you again – Wiz Khalifa
Il tramonto rende magico questo momento. Ho appena finito di guardare Iron man, uno dei miei film preferiti, e mi sto informando tramite il wifi del bus sul come comportarmi una volta sceso. L'idea è quella di recarmi subitissimo al mio ostello. Ma prima necessito di una cena che copra spuntino/pranzo/merenda che ho saltato. Chissà cosa fanno gli altri, non li ho praticamente sentiti. Quando sono in queste situazioni amo la solitudine. Dunque dicevamo, una volta raggiunto l'ostello mi sistemo... magari mi faccio una bella doccia...sempre che il mio ostello ne sia provvisto..... Sorvoliamo. È importantissimo l'affitto di un mezzo di trasporto perchè voglio cominciare a girare per barcellona per cercare l'albergo degli altri e qualche social. Che bellezza, la batteria del mac è bella carica come quella del P9 Lite. Certo che questo pullman è davvero formidabile, l'idea di dotarlo di un inverter per distribuire i 220V ai passeggeri è geniale. Beh su viaggi così lunghi sarebbe un affronto non metterlo effettivamente. Sta di fatto che sul pullman per la Croazia non mi ricordo di aver visto prese di corrente. Ci siamo appena fermati in un'area di servizio ma mi accorgo subito che non è una sosta di piacere. Scorgo fuori dal finestrino un cartello il quale mi fa pensare ad una sosta utile allo svuotamento del serbatoio del WC. Infatti il pullman rimane acceso. Scaricato il cesso avverto la misera accelerazione di questo bestione e do un'occhiata alla plancia dei comandi. Rimango un po' di stucco quando vedo che come navigatore usano un Samsung Galaxy S4, insomma di solito mezzi del genere montano dei navigatori con i controcazzi. Mi guardo intorno per dare un'occhiata ai viaggiatori come me: alla mia sinistra una coppia ben bilanciata direi entrambi sui 27 anni; dietro di loro vi è l'unica bella ragazza del pullman. Nulla di eccezionale ma fa piacere e per di più ha una chiappa niente male. Ci siamo appena scambiati un'occhiata ma sembra incazzata poverina. Finalmente sento un profumo da donna e anche se non riesco a capire da dove arrivi questa fragranza do una bella sniffata. Le donne con gli occhiali, un buon profumo e dei bei capelli lunghi sono già al 50% del lavoro. Questo viaggio è piuttosto interminabile.
Sono le 19. Sono appena sceso dal Flixbus e le mie ginocchia sono rigide come due tavole di legno. Compro subito una brioche al terminal dei bus e poi imposto su HERE la via dell'ostello e rimango sorpreso dalla vicinanza di esso da dove mi trovo. Dice che ci vorranno circa 10 minuti ma io mi avvio un po' incerto. Arrivo nella piazza dell'arco di Trionfo e rimango un po' deluso, lo immaginavo più imponente. La mia mente l'ha involontariamente associato al suo cugino parigino ma non ha proprio nulla a che vedere. Noto però la differenza costruttiva. Purtroppo le mie conoscenze in fatto di storia dell'arte sono inesistenti e non so descrivere lo stile con il quale è stato costruito. Barcellona da questi 30 metri che ho percorso non mi piace. Vedo un mini market indiano ma non mi fermo ancora nonostante la fame e corro alla ricerca del 360 Hostel Barcelona.
Sembra uno scherzo. È a fianco dell'nh hotel, un albergo piùttosto lussuoso. Giungo sulla soglia dell'ingresso dell'ostello e fino qua tutto bene. L'insegna non cade a pezzi e la struttura sembra modesta. La porta è chiusa e come un mongoloide cerco di capire come fare quando alla mia destra c'è un bellissimo citofono che si prende gioco di me. Suono e la porta si apre automaticamente. L'atmosfera è strana, le poche persone che vedo sembrano a casa, in tuta e pantofole che girano per la sala comune. Mi siedo alla scrivania della hole e mi accoglie una ragazza sui 23 anni un po' bruttina. Balbetto qualcosa in inglese e sul suo viso si mostra un'espressione interrogativa. Sono un po' a disagio e allora tiro fuori dei fogli a caso. Poi all'improvviso una manna dal cielo. “Sei Italiano?” ed io subito rispondo SI sperando che parli la mia lingua. Aspettative rispettate, parla correttamente Italiano. Cominciamo la procedura per il check in e mi chiede 5€ per la cauzione della chiave che le do subito. Mi viene assegnata la stanza 6/letto 1. Mi chiede come desidero pagare ma la informo che in realtà ho già pagato. In questo preciso istante mi rendo conto della scarsa organizzazione. Con riluttanza mi faccio accompagnare alla stanza. Per raggiungerla saliamo una rampa di scale che ci porta al secondo piano composto da quasi tutte le camere e una zona PC. Leggo stanza 6 e comincio a preoccuparmi. Varcata la soglia va tutto bene. I letti sembrano quelli dell'ospedale, il pavimento ha l'aria di essere congelato ma a me non frega nulla insomma sono di Mioglia, i miei antenati dormivano nelle stalle. In stanza non sono solo a quanto pare. Ci sono 3 letti a castello che formano ovviamente un totale di 6 posti letto. Io sono sul letto di sopra e sotto di me c'è una ragazza che legge un libro con il titolo in Inglese. Niente male, insomma è carina... ci presentiamo e mi metto sul mio letto a controllare le notifiche. Purtroppo non ho capito il nome della ragazza quindi le assegnerò automaticamente il nome Catia. Catia indossa una maglietta bianca da stare in casa e dei pantaloncini blu. All'improvviso entra un tizio sui 30 anni, scheletrico e un po' storto che accenna un saluto in Inglese. Sono molto spiazzato, non so cosa fare è una situazione veramente losca. L'illuminazione della stanza è pari a zero quindi decido di scendere dal letto e di sedermi sull'unico mobile basso che c'è in camera. Mi siedo e controllo ancora il telefono per qualche minuto sperando di programmare qualcosa per le prossime 4 ore in solitaria. Metto lo zaino con il Mac e tutti gli oggetti di valore nell'armadietto con la chiave, lascio la valigia in mezzo alle palle ed esco. Avvio il navigatore e comincio a girarmi per bene la city. La mia meta per il momento è la Rambla. Per raggiungere la Rambla da dove sono io ci vuole un po' a piedi quindi malgrado la stanchezza mi armo di pazienza e comincio a camminare. È totalmente diversa da Parigi e per adesso non mi piace per niente. È tutto scuro, le luci soffuse danno alla notte un aspetto del tutto ghetto yo yo madafaka. Dopo 15-20 minuti arrivo sulla Rambla da una piccola traversa e non rimango per niente colpito. Il ricordo degli Champs-Elysees è troppo fresco. La percorro tutta fino ad arrivare in fondo direzione sud per poi ripercorrerla tutta in direzione nord. Rimango del mio parere e la città proprio non mi piace anche se ho visto ben poco. Ricorda Genova a tratti, molto incasinata, piena di visi bislacchi e situazioni da periferia pur essendo in centro. Cammino ancora e percorro alcune delle piazze principali e vie parallele alla Rambla. Deluso compro un pacchetto di Pringles e corro in Hostel.
Sono molto deluso dalla città, sono molto deluso dalla situazione e vorrei tornare a casa perchè mi sono reso conto di quanto sia distante questo ostello dall'albergo degli altri e in caso dovessero beccarmi a fare il rom in camera con loro vederci, far combaciare gli orari e tutto quanto diventerebbe un vero problema. Mi sono portato il libro di Alessandro D'Avenia ma non penso che avrò tempo per leggerlo. Afflitto dalla mia situazione deprimente, chiuso in questa camera angusta con questa gente sconosciuta decido di affogare i miei dispiaceri nella doccia. Mi preparo e vado nella stanza dei bagni/docce ovviamente condivisi. Le docce si presentano malissimo: ogni doccia è come se fosse un bagno pubblico quindi c'è una porta con la serratura e davanti la doccia vera e propria; è minuscola, con le porte rotte, con le giunzioni di silicone tutte marce e dalla doccetta è andata via tutta la cromatura. Anche il pavimento è logoro.
L'acqua con sorpresa è calda e risulta comunque una doccia piacevole. Uscito dalla doccia indosso l'accappatoio e prendo in mano il telefono. Mando qualche foto a Chiara,Bino e Lisa su un vecchio gruppo che Bino aveva rispolverato pochi minuti prima della doccia. Tutti quanti mi danno del pazzo per aver fatto una cosa simile, a quanto pare nessuno di loro sarebbe mai partito da solo. Io l'ho fatto un po' perchè lo sentivo e un po' perchè sentendo i racconti di mio padre loro erano molto più alla brutto dio di noi e quindi io volevo provare quest'ebrezza. Mi asciugo un po' “come viene” e in mancanza del phone strofino quei pochi capelli che ho in testa nell'accappatoio e mi asciugo abbastanza velocemente.
Ore 23:45
Mi appropinquo ad uscire. Finalmente sono arrivati anche gli altri con il loro pullman e non vedo l'ora di vederli dopo tutta questa solitudine spagnola. Mi reco di corsa alla stazione dei bus e attendo pochi minuti prima del loro arrivo. Ho appena preso una bibita alla frutta da una macchinetta automatica ed è veramente buona, molto meglio dei nostri succhetti. Sono stati quasi gli ultimi ad uscire dal pullman e come mi hanno visto mi hanno abbracciato tutti e finalmente mi sento felice. L'amicizia alla fine è meglio di qualsiasi altro rapporto. Con Memme e Fero ho stretto un legame della madonna ultimamente. Mi trovo benissimo con loro due. Dopo pochi istanti mi sono reso conto che il loro unico desiderio è quello di andare nel coffee all'istante e niente è anche il mio. Quindi loro con ancora tutti i bagagli decidono di correre all'Arabica, un social club che avevano già visitato qualche anno prima in gita scolastica. Arriviamo all'arabica dopo poco e facciamo subito la registrazione dal costo di 20€. Finita la registrazione spalanco la porta ed entro. Non so spiegare che tipo di emozione io stia provando ma è incredibile. Sono felicissimo. Rimango a bocca aperta dalla situazione che c'è in questo posto. La cappa è devastante, solo stando qua dentro si può capire. Saliamo al piano superiore a prendere la prima erba naturale spagnola. Scegliamo dal menù e prendiamo la Lemon haze e altri 4 tipi di erba. È incredibile la quantità di erba che possiedono qua dentro. Alla ragazza del bar sono caduti alcuni cimotti per terra e dopo averla avvisata mi sono sentito dire “non ti preoccupare tanto non manca”. Dopo questa affermazione mi ha proprio fatto capire di essere estraneo a questo mondo verde. Fantastico.
Faccio il primo tiro di Lemon e rimango a bocca aperta. Non ho mai provato niente di simile, si sente che è solo erba, senza sostanze strane. Ovviamente non aggiungiamo nemmeno un po' di tabacco, vogliamo sentire solamente il gusto naturale. Ne facciamo una dopo l'altra fino a non capire più nulla. Ci voleva, adesso mi sento finalmente bene, in compagnia al caldo e con i bubbi. Fero si sta rivelando sempre più personaggio. Facciamo l'ultimo bubbo prima della chiusura del coffee che è prevista all'una circa e poi usciamo. Abbiamo ancora circa 3 grammi per passare la notte. Qua è incredibilmente diverso, fumare prende tutto un altro senso.
Martedi 10 Gennaio 2017 ore 10:30
Aula 318
Purtroppo è stato per me impossibile scrivere durante la vacanza, non abbiamo praticamente avuto attimi di riposo e poi me la sono voluta godere al 100%. Indi per cui oggi, una terribile giornata in cui Noemi occupa gran parte dei miei pensieri come tutti i giorni da 5 mesi a questa parte, proverò a distrarmi scrivendo quello che mi ricordo della splendida vacanza di cui stavamo parlando prima. Flashback non in ordine cronologico.
Biciclette a Parc Guel
Mimmo si è alzato. Cristo io non ce la faccio. Ho ancora gli occhi annebbiati quando decido di alzare la testa dalla giacca. In 2 minuti quel finocchio è pronto e quindi mi tocca darmi una mossa. Mi vesto mettendomi gli abiti della sera prima tanto per andare in bici non devo essere chissà quanto elegante. Con nostra sorpresa anche Marco si alza e si veste. Siamo quindi in tre pronti ad uscire mentre Fero e Kobe sono rimasti a letto. Immediatamente mi ricordo che non abbiamo bubbi e allora ne giro subito uno per la visita al parco, lo inserisco nel portabubbi e lo metto in tasca del cappotto. Usciamo dall'albergo e ci dirigiamo verso il negozio di bici che avevo visto con Mimmo il giorno prima. Scopriamo che oltre agli 11 euro per l'effettivo uso della bici dobbiamo rilasciare una cauzione di 50 euro e quindi alleggeriamo il portafogli. La ragazza del negozio ci da due indicazioni riguardo orari di chiusura e funzionamento delle bici. Come se ne avessi bisogno. Finalmente smette di parlare e io sono già in sella quando improvvisamente la signora mi ordina di scendere per spiegarci come funziona il sistema di antifurto delle bici che comprende un lucchetto a U e un blocco sul freno posteriore. Capisco subito anche se vedo che gli altri due sono un po' titubanti. Finalmente si leva dalle palle e mi fa salire sul biciclo in pace. Faccio un rapido check delle superfici: telaio in acciaio, gomme a sezione stretta, freni V-Brake sia all'anteriore che al posteriore, 7 rapporti secondari, 3 primari e una sella morbida come il burro. Con mia sorpresa tutto funziona bene e il cambio è accettabile, non perfettamente registrato ma cambia. Il freno posteriore funziona quindi posso impennare. Anzi lo faccio subito. Si alza che è una meraviglia e mi faccio qualche via in monoruota. Mi sono distratto e fatto prendere dal divertimento che non sto seguendo le indicazioni di Mimmo e sto andando a caso. Prendo subito in mano il Huawei e apro Here, imposto parc guel e alimento i quadricipiti: ci sono da fare pochi km ma sono in salita. Gli altri due mi stanno dietro e allora incremento l'andatura. Sto andando bene, riesco a tenere il passo anche in salita e la bici risponde bene. Tempo 10-15 minuti ci siamo, vedo il primo cartello con su scritto “Parc Guel” così spengo il navigatore e vado “a naso”. Facciamo l'ultima salita e arriviamo davanti a questa sorta di parco che ha l'aria di essere un vero e proprio parco divertimenti. La Mara aveva ragione, sto Gaudì fumava della roba più forte di quella che stiamo fumando in questi giorni. Ma prima di pensare al parco dobbiamo trovare un parcheggio per ste carriole. Pochi metri dopo ne scorgo uno e la lego subito. Sono il primo a finire di fissare le varie sicurezze, a seguire Mimmo e per ultimo Marco che prova evidentemente una forte difficoltà nel chiudere il lucchetto ad U. Siamo finalmente pronti ad entrare nel parco.
Mimmo estrae il clipper dorato dalla tasca e la appizziamo in tempo zero. C'è una vista spettacolare su Barcellona da quassù, e questa panchina è sicuramente in un'ottima posizione. Ci sono a dozzine di Indiani tipo Gibba e Marco e Mimmo sono preoccupati che siano della sicurezza del parco così questo bubbo diventa una lotta contro il tempo ma io me lo godo lo stesso. Mi fa piacere vedere finalmente un po' di natura dopo tutte quelle costruzioni dell'uomo. Percorriamo la strada principale del parco e saliamo fino in cima. Durante il tragitto vengo colpito dal cinguettio degli indiani. Hanno dei fischietti a forma di uccello che fanno un suono veramente fastidioso. Decido impetuosamente di acquistarne due. Io e Mimmo cominciamo a cinguettare come se non ci fosse un domani. Tutti gli indiani ci guardano con aria di sfida ma noi non molliamo. Siamo in due e siamo più forti. Fra un cinguettio e l'altro ci godiamo anche lo splendido panorama sulla città che dall'altro ha un fascino totalmente diverso. Dall'alto sembra quasi una favelas brasiliana e il tizio con il violino davanti a noi suona una melodia perfetta per il momento.
Smetto di fare il coglione davanti alla scena che mi si presenta davanti: un signore seduto su una panchina suona uno strumento strano, una chitarra con una sorta di tappo sulla cassa armonica e il suono è veramente piacevole. Un indiano sulla destra cinguetta. Ma la cosa che merita più di tutte è il punto panoramico colmo di gente dinanzi a noi. Decidiamo di dare uno sguardo e quindi saliamo una scalinata infernale che ci porta su questa terrazza rialzata a forma di cilindro. Toglie il fiato. Facciamo ancora a gara con qualche bangladesh a suon di cinguettii e poi ce ne andiamo con aria di sfida, dopo aver rubato il posto di lavoro ad uno di questi. La sfida si è diffusa ormai in tutto il parco e tutti gli indiani puntano me e Mimmo come nemici.
Slego con rapidità la bici e attendo gli altri due. Sono contento di aver passato queste due orette in santa pace, mi sono rilassato e mi sono goduto sia le incredibili costruzioni del parco, in stile gaudì tutte storte, sia la vista mozzafiato. Finalmente anche Marco riesce a slegare la bici e andiamo in discesa come dei forsennati alla ricerca di un posticino per mangiare. Avremmo fatto già almeno 5 o 6km ma non mi pesa per niente, anzi non vorrei più fermarmi. Ad un tratto giungiamo in una piazza per niente conosciuta e anche un po' fuori mano dove possiamo rilassarci un attimo. In questa piazza ci sono un paio di bar con il deor, un tabacchino e qualche altro esercizio commerciale standard. Uno dei due bar ci intriga e decidiamo di mangiare li. C'è una sorta di menù fisso a 15€ e anche se l'idea non mi attira per niente, riescono a convincermi. Mangiamo una sorta di antipasto schifosissimo con un po' di carne scaduta e una salsa che non oso descrivere. Loro poi prendono la paella che a me non piace, quindi ordino una pizza che si rivelerà poi essere buona.
Incontro con Kashi (per Fero Kashisha)
E' una giornata qualsiasi e siamo tutti insieme sulla rambla; come ogni volta veniamo assaliti da migliaia di “pr” se così posso definirli che ti rincorrono chiedendoti se vuoi della zanza(droga a me sconosciuta), della cocaina, dei coffee shop o delle discoteche. Io e Kobe dopo Parigi abbiamo imparato ad evitare certi soggetti, ma il meno istruito Mattia Feroldi si lascia attirare quasi da tutti. Uno in particolare riesce però a catturarlo in maniera incredibile. Mentre tutti cerchiamo di scappare da questo soggetto poco raccomandabile Mattia rimane indietro a chiacchierare con lui, che a quanto pare sa essere molto convincente. Per non rischiare di perdere il nostro amico ci fermiamo e questo soggetto cerca di fottere tutto il gruppo. È alto circa un metro e 75, ha una barba bruttissima con dei baffi altrettanto brutti, è di colore(probabilmente viene dal bangladesh) e però è stranamente ben vestito. Ci propone diverse alternative che comprendono discoteche, coffee shop e quella che più che ci ha colpito, il night club: “Allora, se tu vuoi puoi toccare gratis, stript gratis, show gratis e se tu vuoi scopare contratti con ragazza”. Questa sarà la citazione più importante della vacanza che ancora tutt'oggi Domenica 29 Gennaio è il primo ricordo che riaffiora se sento la parola “Barcellona”. Fatto sta che questo soggetto, in quell'istante aveva appena preso le redini della nostra vacanza e durante tutto il periodo ci fotterà almeno 3 / 4 volte.
In realtà non ho più molta voglia di scrivere. Questa vacanza è stata ignorantissima e tanto divertente e proprio per questo andrebbe raccontata tutta. In questo preciso istante ho deciso di volermi tenere per me tutto il resto del racconto. Il fatto è che amo scrivere, ma siccome sono avvenimenti realmente accaduti a distanza di mesi non è più lo stesso. Grazie ragazzi.
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