#dovesiamofiniti

[mp2310]

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare»

Martin Niemöller (1892-1984)

[fammivolareinalto]

Ci mancano solo più le storie qui su Tumblr e siamo a posto.

[violet-in-my-life]

Dove siamo finiti?

Ricordi ancora la mia canzone, quella che ti cantavo con la chitarra sul letto, quella di quando ci volevamo bene, in un paese lontano, e la speranza di un fiore che doveva fiorire era un’attesa dolce e profumata?

Io ricordo i tuoi occhi accesi, luminosi, grandi, carichi di sentimenti che nemmeno tu conoscevi. Le mani che provavano ad essere gentili, aggraziate, nei miei capelli, quando sapevi che mi piaceva essere accarezzata, che con il sesso non dovevi dimostrarmi nulla, che mi bastava venissi nella mia camera e ascoltassi il modo goffo in cui ti chiedevo di rimanere. Eri vero. Eri tu che ti fidavi, ero io che mi fidavo. Era amore che stava nascendo. Eravamo noi, lì,  nella nostra tenera solitudine segreta, tra gli sguardi di chi è abituato alla malizia, ma che vuole metterla da parte per sincerità. Anche le finestre grandi parlavano di noi, che a nasconderci non eravamo bravi e con l’orgoglio fingevamo di usarci a vicenda.

Dovevo rimanere, dovevi rimanere.

Tante volte, quante volte, correre per raggiungerci... Separati dalle nostre paure, dal non sentirsi abbastanza, dal sentirsi troppo diversi, troppo sbagliati insieme. Un amore possibile solo nelle lenzuola di un letto straniero.

Mi manchi.

Mi mancano quelle lenzuola solo nostre, la complicità di ciò che ora capisco non era solo sesso, ma voglia disperata di possederci, trattenerci attraverso la pelle, il rituale che ci aiutava a superare il muro che ergevamo ogni giorno per mantenere le distanze, o meglio, il muro che ergevo io. Non ti ho mai creduto, mai. Ma ti volevo nella menzogna di qualcosa che era già vero. Dovevo partire... non potevo crederci, non potevo crederti.

Ora sei in tutte le carezze che ti ho negato, in tutti i baci trattenuti, in tutti i ti amo che dovevo dirti quando mi fermavo a guardarti da lontano, mentre cucinavi per me, mentre fumavi una sigaretta con gli occhi stretti sulla porta, mentre ridevi altrove con gli altri della casa... la tua risata calda, incerta, di chi vuole difendersi da ciò che vorrebbe avere e non ha. Il tuo corpo libero, che si muoveva negli spazi che respiravo la mattina quando uscivo dalla stanza, le attese mentre chissà dov’eri. Mi guardasti da sotto il cuscino, mi chiedesti di essere tua, e io risi, per il tuo gioco, quello con cui provavi ad illudermi. Eppure dicevi sul serio... tu dicevi sul serio.

Il mio orgoglio. Avrei dovuto zittirlo, tanto tempo fa, quando ne avevo ancora l’occasione, prima di rovinare tutto. Ora siamo briciole di desideri, briciole di un futuro troppo distante, e di un passato troppo distante. Ora siamo un presente in pezzi, in cui ogni ti amo sa di plastica bruciata, ogni carezza è la carezza di una medusa, ogni bacio è il bacio di una statua di gesso. Facciamo l’amore ricordando chi eravamo, sforzandoci di non pensare alle altre persone che sono entrate dentro di noi per riempire i vuoti che abbiamo lasciato, flash tremendi che appaiono se chiudiamo gli occhi.

Dove siamo finiti?

Mi manchi.

E mi mancherai per sempre, come quel letto, a Londra, che ha creduto in noi, più di noi.

[volevoessereperfetta-blog]

Desiderando di essere una teenager negli anni Cinquanta.

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Se gli alberi trasmettessero WiFi gratuito, ne avrebbero già piantati così tanti da salvare il nostro pianeta.. Purtroppo però producono soltanto ossigeno..

** dovrei-prendere-e-partire

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"Vorresti farmi soffrire?" "Ma piuttosto soffro io,tu non devi mai." ...

-avevagliocchidellamoreverdi