#dolore profondo
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All’improvviso mi assale una grande tristezza.
Ma non riesco a capire da dove inizia.
È un dolore così forte..intenso..che ti lacera dentro..mi divide in due🖤
~ @secretangel07 ~🖤
#secretangel07#mine#frasi tumblr#tristezza#profondità#profondo#dolore#cuore a pezzi#cuore innamorato
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Mai bambina
La calma che ha raggiunto era una tela tesa, ma poteva pensare lucidamente per prendere una decisione con chiarezza. Serviva urgenza. È l’adrenalina che la spinge nei momenti difficili, le fa fare cose, pensare velocemente, mettere a fuoco la soluzione. Sembra quasi non essere mai stata bambina, infantile e innocente .Troppo pesanti quelle situazioni da gestire per chiunque. Un inferno da…
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È un tipo di dolore differente, quando non piangi più ma prendi un profondo respiro e accetti.
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“Ho sempre mantenuto una grossa discrezione sulla mia vita privata. Da anni ormai vivo a Londra con mia moglie Carla e Penelope, nata nel 2010. Pochi mesi dopo essere diventata mamma decisi di trasferirmi in Inghilterra, non ci sono leggi in Italia che mi garantiscono cosa succederebbe a Penelope se me ne andasssi in cielo. Lì sono rispettata nei miei diritti umani di mamma. Durante la gravidanza fui inondata di critiche, la decisione di diventare madre a 54 anni non fu apprezzata dall'opinione pubblica. La Bibbia parla di madri a 70 anni. Se Rod Stewart fa un figlio a 65 nessuno dice nulla. Invece con me si parla di questo e non della mia musica. A mia figlia, oggi 14enne, ho dedicato numerose sue canzoni e in una lettera dedicai a lei queste parole: Ti chiamerò Penelope perché mi hai aspettato tanto prima di nascere. Hai aspettato che fossi pronta. Per tre volte non lo sono stata, ma oggi lo sono. Tu, il più grande amore della mia vita, arrivi dopo il dolore profondo e lo shock. Ma ci ho creduto pienamente, e ho sentito la forza per riuscirci, e ti ho desiderata così tanto che oggi, mentre ti scrivo, ti ho dentro di me. Pochi mesi dopo la nascita di Penelope, decisi di trasferirmi a Londra, dove tutt'ora vivo. Ho scelto di vivere qui perché così mia figlia cresce senza preconcetti. Non mi sentivo tutelata dallo Stato e da qui nacque la mia scelta di lasciare l'Italia. Dopo l'unione civile con Carla, adottai le pratiche per la stepchild adoption, la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio naturale o adottivo del partner. Questo è l'unico nucleo famigliare di cui posso fidarmi.”
Gianna Nannini
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A volte si può apparire insensibili ma... quando un dolore così profondo lo hai già vissuto sai esattamente come funziona!
Grazie al cielo non siamo tutti uguali... Grazie a Dio ognuno ha il suo modo per affrontare ciò che gli succede.
Io sono semplicemente io!
💄💋👠
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Dicono che quando una persona ha compiuto la sua missione su questa terra, se ne va. Come se non avesse più nulla da fare qui. Siamo noi, che siamo ancora vivi, che dobbiamo trovare un senso al dolore, affinché non ci imprigioni e non ci faccia perdere di vista il nostro compito. Ma per ora dobbiamo avere pazienza. Prima di tutto, con noi stessi. Non esiste un manuale su come attraversare il nostro lutto. È personale e unico. E cercare di incasellarlo per la comodità degli altri non farà altro che prolungare indefinitamente la sofferenza e bloccarci in un pantano dal quale sarà difficile uscire. È necessario appoggiarsi alle persone che ci vogliono bene, come se fossimo bambini di nuovo. Abbiamo bisogno di loro per attraversare con fiducia questo sentiero sconosciuto, questo cammino misterioso che prima o poi tutti dovremo percorrere. Senza dimenticare, come disse C.S. Lewis dopo la perdita di Joy, che il dolore che ora sentiamo è parte della felicità di allora. Attraversare un lutto profondo è come rinascere. Ci sembra di attraversare un canale di parto oscuro, scivoloso, in cui ci sentiamo compressi, spaventati. In cui a volte non possiamo vedere la luce alla fine del tunnel. Ma un giorno sporgiamo la testa, vediamo il sole, altre facce ci sorridono. Ci rendiamo conto che non siamo soli. Che non siamo gli unici nell'universo ad aver sofferto una perdita. E, soprattutto, che i nostri cari che sono morti continuano a vivere nel nostro cuore. Il miglior omaggio che possiamo fare loro è vivere la nostra vita pienamente. Grati per il tempo che li abbiamo avuti accanto a noi e fiduciosi che un giorno saremo di nuovo insieme. Mi sarebbe piaciuto dirti addio.
(dal web)
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Dopo aver postato i miei addii alla chihuahua Minù e al gatto Alvin, scomparsi davvero troppo presto e a distanza di trentasei ore tra di loro, ho potuto constatare quanto la presunzione di superiorità dell'essere umano sia di quanto più lontano dall'essere davvero umani.
Semmai disumani.
Per molti lo strazio che alcuni esseri umani provano per la scomparsa di un animale domestico è una deriva.
Una preoccupante deriva, dove si pongono sullo stesso piano i nostri amici a quattro zampe con la vita di un altro essere umano.
Non credo che una persona psicologicamente equilibrata voglia mai paragonare la perdita di un cane o di un gatto con quella di un genitore, di un amico o un altro parente.
Ma resta sempre un dolore comunque, che può essere molto profondo se per la persona colpita dal lutto, l'animale, era tutta la sua famiglia. Nessun altro.
Un vuoto resta un vuoto.
A prescindere da tutto questo mio preambolo, per esperienza personale, posso dire che il vedere morire un essere umano e vedere morire un animale che ha condiviso la sua vita con te ha dei punti in comune.
Lo sguardo. Ti cercano come per avere la conferma che non saranno soli, in quel momento, che qualcuno a cui hanno voluto bene sia lì con loro.
Ho visto morire mio padre, mi ha guardato e poi con un sorriso ha guardato in alto ed è spirato.
La mattina che Alvin è morto ero uscito per un appuntamento di lavoro, dovevo portarlo al mio rientro dal veterinario eppure prima di uscire, mentre mi ero chinato su di lui per confortarlo, mi ha guardato e con la zampa mi tratteneva il braccio. Usando gli artigli.
Ho interpretato dopo, quando rientrando di corsa l'ho trovato riverso a terra, che probabilmente mi stava chiedendo di non andarmene. Di restare lì con lui.
Ho letto un post recente dove un veterinario affermava che 9 su 10 i proprietari di cani o gatti non vogliono assistere al trapasso dell'animale.
Che questi prima di essere sedati per il trapasso cercano con lo sguardo colui, o colei, per cui è valsa la pena vivere scodinzolando o facendo le fusa.
Molti credono che gli animali non abbiano un'anima, eppure animale è una parola che viene dal latino "animalis" che vuol dire "animato" o qualcosa che crea la vita. Affine al greco "anemos" (vento, soffio) e al sanscrito "atman", di uguale significato.
Anche mio padre cercò qualcuno e c'ero solo io. Altri erano usciti dalla stanza. Qualcuno addirittura se n'era andato, con una scusa.
Eppure l'essenza della riconoscenza verso un'anima sta proprio nello stargli vicino, quando quell'anima lascerà il suo corpo terreno.
Non si dovrebbe privare nessuno di questo riconoscimento, a meno che la morte non giunga inaspettata e all'improvviso sia chiaro.
Nel corso della propria esistenza le persone hanno svariati interessi e priorità. Ma per gli animali, quello che noi definiamo il loro padrone, è la cosa più importante di tutto. Di tutti.
Lo sguardo degli umani, durante l'esistenza, cambia a seconda dei sentimenti. Che sia amore o rabbia, a volte anche odio.
Ma nel momento in cui una persona capisce che è giunta la sua ora cerca il perdono, oppure di perdonare.
Un cane o un gatto non si devono far perdonare nulla da chi li ha amati. Ti guarderanno con lo stesso sguardo del primo giorno che li avrete visti. Con amore incondizionato.
Perché nell'attimo in cui se ne vanno, inizia il ricordo e l'amore si consolida nel cuore. Per alcuni umani invece rimane anche una parte di rabbia e di cose incompiute.
E nell’attimo in cui tutto finisce, niente finisce
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a volte, non mi rendo conto della forza disumana che ho avuto nel rialzarmi dal lutto più profondo della mia vita. La mia vita, la mia età, la mia persona sono state completamente spezzate, strappate da un dolore talmente forte eppure, eccomi qua, in piedi sulle mie gambe che porto questo peso come se fosse la cosa più semplice del mondo. Sorrido, il mondo non mi scalfisce più.
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Voglio conoscere qualcuno che sia profondo e ricco dentro, che abbia provato il dolore vero e poi scelto di non contrastarlo, di non evitarlo, di non immunizzarlo con l'uso di sostanze o altri metodi esterni... che abbia capito che la sofferenza va provata davvero, fino in fondo, senza scappare. Restandoci dentro, totalmente svegli e spogli di ogni preconcetto, accettandola perché è così che si arriva alla verità. A capire le cose, le persone, il mondo. Perché è la sofferenza il grande denominatore comune della vita di ogni essere vivente, nessuno escluso. In forme e modi diversi sicuramente... ma la vita è stare male. Ci insegnano che non va bene, la società quasi ti obbliga a fuggire da lui, a correre in superficie, a consumare, ad avere una vita comoda e un ego smisurato, a essere sempre distratti, a ricercare in continuazione l'agio e la felicità, ad accumulare sempre di più. Per cosa? Le persone sono infelici perché sono ignoranti. Cioè non vogliono guardare in faccia la verità. E la verità è sofferenza. Ci vuole coraggio a farlo, a scavare e perseverare, a rallentare, ma è solo facendone un'esperienza diretta, sulla pelle, che ti fa aprire gli occhi e vedere realmente. Voglio qualcuno che abbia scelto di coltivare il dolore e fare crescere dei fiori bellissimi da quel fango.
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Nessun vate che canti il profondo dolore degli atei costretti ad usare l'iconcina delle mani giunte per dire grazie nelle ciàt
(prima che mi si fornisca un'esegesi della simbologia delle mani giunte nella cultura dell'umanità: per la mia generazione quello è un gesto che vedevi giusto in chiesa o al massimo da qualche fricchettone scoppiettone ma era più l'eccezione che confermava la regola)
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“La sofferenza e il dolore sono sempre doverosi per una coscienza vasta e per un cuore profondo.”
Delitto e Castigo Fëdor Dostoevskij
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UN GIORNO CAPIRAI
A volte le parole
non voglion proprio uscire
perché non hai il coraggio
di dire ciò che pensi,
perché hai gran paura
di non essere compresa.
Allora ingoi il verbo
che scende acre e amaro
e quei mille tuoi pensieri
si fermano indigesti.
Ed il dolore è tanto
e muta abbassi il capo
come fosse di vergogna.
Ma un giorno capirai
che le tue esternazioni
faran di te creatura
ascoltata nel parlare,
faran di te una donna
apprezzata nel profondo,
faran di te una voce
che entrerà in quei cuori sordi.
Michele Zaccaro
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"È incredibile come il dolore dell'anima non venga capito.
Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare."
Oriana Fallaci
🍀
#smokingago
Sono sempre rimaste impresse nella mia mente le parole della Fallaci che esprimono perfettamente il significato più profondo del dolore dell'anima.
Le esperienze passate di ognuno di noi determinano quello che siamo ora, compresi i momenti felici e quelli più tristi.
Ognuno di noi dovrebbe essere orgoglioso del proprio bagaglio di esperienze, anche se alle volte vi si trovano fatti di cui non avremmo mai voluto farci carico. Un carico che a volte custodisce i demoni che ci trascinano dall'infanzia e i ricordi che ci hanno fatto male.
È in quegli istanti di abbattimento che le ferite inferte alla nostra persona si riaprono.
Chi di noi non ha in sé cicatrici che sembrano rimarginate ma che da un momento all'altro,
tornano a sanguinare proprio nei momenti in cui siamo più vulnerabili. Cit.
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Siamo quasi tutti su questo pianeta dei bambini abusati e questo ci ha impedito fino a oggi di essere adulti consapevoli. La meravigliosa notizia è che si può ricominciare a crescere a quasiasi età.
É sufficiente piangere quel dolore.
È necessario liberare quel bambino, e non si tratta della storia del bambino interiore. Si tratta di qualcosa di molto più profondo. È accogliere finalmente consapevolmente quella sofferenza.
Voi tutti siete adulti. Avete vissuto abbastanza da poter riconoscere quali sono i vostri comportamenti malati. Non avete bisogno di cercarli, li conoscete. Quel comportamento è sostenuto e mantenuto dalla vecchia sofferenza. Non c’è bisogno di andarla a cercare.
Quando vi ritrovate nel solito comportamente, fermatevi. Divenite attenti.
L abitudine è come uno scatto automatico. Anche se sai che non è questo quello che vuoi , lo fai lo stesso. Te ne accorgi spesso dopo che è successo. Ma va bene anche questo perche basta portare attenzione anche dopo che è successo (perché la sofferenza è ancora lì) in maniera attenta, pulita, senza cercare informazioni sulla storia, senza cercare di capire.
La radice che mantiene quei comportamenti non è la storia ma il dolore. Il dolore è nel corpo.
Se lo vivete allora finisce.
E a poco a poco queste abitudini comportamentali si vanno sciogliendo perché togliete loro l’alimento. L’alimento è la sofferenza. Nell’osservarla la liberate. E nel farlo vi liberate dal comportamento, entrate nel presente.
Marina Borruso. Ritiro estivo 2017
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DI SOLITO NON FACCIO QUESTE RICHIESTE DA GRUPPO DI PREGHIERA FACEBOOK
ma oggi una mia carissima amica - che può leggervi - si trova accanto alla sua mamma, che in ogni momento può andare oltre questa vita, qualsiasi cosa ci sia dopo.
Sono momenti strazianti, intimi e privati, davanti ai quali io mi fermo a rispettosa distanza per far sentire che ci sono ma lasciando lo spazio per il pozzo profondo di dolore assoluto.
Quello che vi chiedo, anche se non la conoscete direttamente, è di farle trovare un ambiente accudente e protettivo quando tornerà e vi leggerà.
Se un po' volete bene a me, vi chiedo di trasferirne con le vostre parole un po' a lei... raccontatele cosa significa essere madre e cosa vuol dire essere figli, abbracciatela virtualmente pur senza conoscerla portando un po' dei vostri ricordi felici in dono e alleviando il pensiero di un saluto che potrebbe per lei avvicinarsi ogni momento di più.
Non è sola ma... non lasciatela sola.
Grazie dei vostri pensieri felici, anche se magari non ne avete granché ma la gentilezza credo sia davvero l'unico dono che arricchisce chi la riceve senza impoverire chi la dona.
E grazie anche da parte mia, perché a lei ci tengo tantissimo e io da solo mi sento inutile e impotente <3
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dias soleados chistes malos la tercera calle desde la estación del tren casi 5 años y no lo olvido amaneciendo el sol a través de las cortinas intento olvidarte pero ahí seguís recostada en mi brazo dormida atardeciendo las cálidas luces de la tarde intento olvidarlo sentimientos se asoman a través de tu recuerdo sonriendo con ojos brillantes rocío respiro profondo no pude construir mi vida entorno a este dolor no como los demas
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