#disegnare nel verde
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È tempo di iniziare un progetto. Fine gennaio forse è il periodo giusto.
Un pò come seminare in un vaso, dentro casa, il basilico. Quello che poi a maggio ti stupirà col suo verde brillante e le foglie folte e quasi lucide.
Parlo dello scrivere.
È parecchio che non mi dedico a qualcosa di più organico. Un progetto appunto. Una storia articolata. Dare uno sviluppo, cercare un narrare, più che un semplice catturare dettagli, e scattare dei flash alla materia viva e incandescente che solo gli altri da noi.
Forse è il momento di superare la dimensione del testo-frammento che riempie di norma, il Blog-dario e cominciare a impegnarsi sul livello di un racconto-lungo, magari.
Il titolo che mi frulla in testa, ruota attorno a un concetto. "LE VITE DEGLI ALTRI".
La curiosità sempre avuta fin da bambino per le "vite degli altri". Per lo spazio individuale in cui si fanno scelte. In cui accadono fatti che poi decidono il destino di quella particolare persona .
Il brillare di questa materia così speciale, che sono le vite che ci passano accanto. Che intravediamo per strada o che ci pare di intuire facendo foto mentali o reali, quando usciamo.
In quei momenti ci piace catturare quel frammento di luce, che percepiamo nei gesti, negli sguardi, nelle battute, nei dialoghi o perfino nella postura o nel bagliore di un viso.
Le vite degli altri, mischiate alla nostra. Ogni volta che dialoghiamo e bussiamo alla porta di un altro individuo ascoltiamo un rumore di passi o un'incertezza, una pausa fra le parole o una esitazione. Un ritegno che di per se stesso è comunicazione, è messaggio e alfabeto
E saper ascoltare senza un atteggiamento giudicante è importante. È fondamentale.
E in fondo è ciò che ho deciso di fare nella vita. Incontrare persone e ascoltarne la storia, tracciarne i contorni. Imparare i limiti. Auscultare le debolezze, le pause o le esitazioni, che dicono più della intonazione della voce. Non saremo mai monadi o torri d'avorio chiusi in noi stessi.
Siamo tutti interdipendenti, per questo la curiosità umana è lo strumento essenziale per affacciarsi con rispetto e delicatezza sull'abisso che sono le vite degli altri. Quelle che poi finiscono per insegnarci lo spazio e la dimensione della nostra, attraverso un gioco di specchi e riflessi. E allora nasce il bisogno di trovare la giusta distanza per permettere lo scambio e l'empatia. Il comune esercizio della "simpatia" : il sentire condiviso.
Da domani comincerò a "disegnare", per così dire, a organizzare, e poi a raccogliere spunti e dettagli, oltre alle idee base che ruotano attorno a questo progetto.
Ciò che mi spinge forse è il desiderio di superare il livello e la dimensione del "frammentarismo" nello scrivere, per dare inizio a qualcosa di più organico e strutturato.
E stanotte, l'immagine che sento meglio rappresentare questo tipo di argomento è il mare, la traversata di un mare palpitante e vivo.
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Grazie @campanauz per il tag ^_^
1. Are you named after anyone?
No, però ho rischiato di ereditare il nome di mio nonno al femminile e ho ricevuto i nomi delle mie nonne dopo il mio al battesimo. Per fortuna ufficialmente ho solo il mio, che amo molto e in famiglia è solo mio e ai miei tempi era un poco raro quindi me lo sono goduta per bene (poi nel tempo ho conosciuto alcune omonime che comunque lo "portano" egregiamente ^_^)
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Pianto di commozione da empatia mi capita spessissimo, l'ultimo qualche lacrima poco fa vedendo una scena al volo di un episodio di Heidi su youtube. Pianto serio da tristezza, coi singhiozzi, qualche settimana fa in un momento di crisi e sfogo esistenziale. Piango molto comunque, è il mio modo di sfogare lo stress quando sono al colmo della frustrazione.
3. Hai figli?
No.
4.Fai largo uso del sarcasmo?
Boh, largo non direi, cerco di non usarlo con chi non può capirlo, per esempio le mie nipotine o il mio capo in ufficio.
5. Quali sport pratichi o hai praticato?
Nessuno seriamente, mi piace correre per divertimento, non sono in condizioni di farlo per sport. Vado in bici ogni giorno ma anche questo non per sport, anche se vorrei fare ogni tanto giri più lunghi. Da bambina ho fatto qualche anno di ginnastica artistica e poi in quarta o quinta elementare ho convinto mia mamma che non faceva per me. Idem con nuoto, mi sa che ho resistito due anni e comunque non ho mai imparato a nuotare a stile libero. Alle medie ho fatto un corso di canottaggio, ma abbiamo interrotto per mancanza di fondi e iscritti prima di uscire dalla piscina dopo meno di una dozzina di lezioni. Alle superiori sono stata una delle tre ragazze che si è presentata alla prima lezione del corso di calcio, che ovviamente non è proseguito. Il mio compagno ha provato a insegnarmi a usare i pattini ma ha rinunciato per paura che mi facessi male e non posso dargli torto considerata la mia scarsa coordinazione. Mi piacerebbe giocare di più a racchettoni, sto aspettando che crescano le mie nipotine perché per ora in famiglia non piace a nessuno T_T
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona?
Lo sguardo.
7. Qual è il colore dei tuoi occhi?
Verde oliva al centro dell'iride con un cerchio grigio intorno.
8. Scary movies or happy endings?
Lieto fine è meglio, però se muoiono tutti ed è una bella storia va bene lo stesso. Non amo gli spaventi, ma la violenza catartica è una delle mie componenti preferite. Alla Spartacus, per dirne una.
9. Qualche talento particolare?
Non credo.
10. Dove sei nato?
A due passi da dove abito.
11. Quali sono i tuoi hobby?
Disegnare, cucinare, correre, leggere, scrivere, cucire, giocare a inventare le storie con le mie nipoti, guardare serie tv, anime e documentari e film e chi più ne ha più ne metta XD
12. Hai animali domestici?
Non più e soffro molto la mancanza del mio gatto, anche se non vivevamo più insieme da anni. Se potessi prenderei cani e gatti, anche se non ho mai avuto un cane e non so se sarei capace di educarlo e farlo stare sereno.
13. Quanto sei alta?
Meno di quanto sia generalmente previsto da chi vende pantaloni, infatti devo quasi sempre fare l'orlo.
14. Materia preferita a scuola?
A volte italiano, a volte storia. Però nessuna che mi facesse dire "ah, che bello ora arriva l'ora di questa materia".
15. Dream job?
In una storia del Topolino c'era Paperino che finiva a fare il collaudatore di materassi e mi ha sempre affascinato come opzione. Se qualcuno volesse pagarmi per farmi passare il tempo a praticare uno dei miei millemila hobby, ben volentieri.
Non taggo nessuno ma se siete arrivati fino qui sentitevi invitati a partecipare se vi va ^_^
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C.SPACE
Mai come oggi lo spazio degli uffici è in una fase di profonda trasformazione, la fase post pandemica ha ridiscusso moltissimi dei dogmi che si davano per assodati. Non è più possibile immaginare lo spazio uffici senza le dotazioni impiantistiche che lo rendano connesso e collegato. C.space è uno spazio sperimentale ideato insieme a Designtech e progettato nei minimi dettagli. Si trova nel nascente Certosa District area in via di sviluppo a nord ovest di Milano, all’interno del Campus per uffici della Forgiatura. La richiesta iniziale era di pensare a uno spazio di coworking e di appoggio, ma in corso di progettazione ragionando sia col cliente che col futuro gestore Designtech si è deciso di farne un hub innovativo anche in termini di offerta. Nasce con il presupposto di essere una finestra phygital, uno spazio ibrido fisico e digitale, che si apre sul quartiere e su Milano, ponendosi come primo esempio di nuova realtà replicabile anche in altre città. La dimensione particolarmente piccola, rispetto al campus, ha permesso di farne un’oasi quasi domestica, recuperandone il carattere. All’interno ci sono tre spazi principali: • una sala eventi per 30 persone circa molto flessibile adatta a riunioni informali, piccoli eventi ma anche corsi o attività sportive o ricreative, già attrezzata per eventuali streaming e video, • su questa si affaccia l’area della cucina, perfettamente attrezzata, sarebbe lei stessa concepita come uno spazio ibrido per piccole sessioni di design thinking, funziona in maniera complementare alla sala principale. • La terza è la sala podcast, una meeting room evoluta e cablata con tutte le dotazioni per lo streaming 4k con lo sfondo della città da una parte e dall’altra una parete vegetale versa in cui si innestano i dispositivi per lo streaming video. Questi spazi sono pensati con la massima flessibilità possibile per renderli adatti all’affitto temporaneo mediante meccanismi di corporate partnership. Oltre all’uso innovativo è innovativo anche il concetto di design thinking lounge. L’idea del live showroom ha fornito lo spunto per comporre un interno che desse la possibilità di esperire i prodotti ei materiali ma anche di applicare le tecnologie più innovative senza soluzione di continuità. Per noi disegnare un interno significa anche fare un racconto dando il tempo e il modo a chi fruisce dei servizi di ambientarsi e di apprezzare un luogo. Questo ci ha permesso visto lo standing e l’interesse del progetto di coinvolgere partner importanti come Ernesto Meda, Ceramica Vogue, Tarkett, Arpa e Fenix, Quadrifoglio ma anche Kreon per l’illuminazione e Schneider Electric per tutta la domotica presente all’interno dello spazio, Hwstyle per il verde, tutti presenti sinergicamente nello spazio. Press https://www.elledecor.com/it/viaggi/a42281538/apre-a-milano-una-nuova-design-thinking-lounge-super-tecnologica/ https://www.ambientecucinaweb.it/ernestomeda-partner-di-designtech-per-c-space/ https://www.officelayout.soiel.it/la-voce-tecnologica-per-il-co-design-e-il-real-estate/ https://homeadore.com/2023/01/20/c-space-by-co-arch/ https://www.quadrifoglio.com/en/projects/c-space/ https://www.dndhandles.it/projects/c-space-office-a-milano/ https://www.matrix4design.com/it/architettura/c-space-il-nuovo-spazio-sperimentale-di-milano/ https://www.theplan.it/whats_on/un-nuovo-concetto-di-ufficio-versatile-e-multitasking https://www.fenixforinteriors.com/en/news/two-different-uses-fenix-matched-x-kin/
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Ieri sono giunta all'ultima pagina del quadernino dove, quasi quotidianamente, cercavo di trovare 10 cose che mi piacessero in modo da essere grata per queste cose/ persone ed al contempo per fare si, una volta finito il quadernino, di comprendere cosa ricorreva di più e quindi ciò che mi piace davvero rispetto a ciò che era passeggero.
Questo è il risultato, ovviamente ci sono anche altre cose che mi piacciono, ma ciò che è rimasto nel tempo (più di un annetto) sono queste cose:
L'inverno
Il nero
Il tiramisù
La pioggia
Il mare
Il blu
Scrivere, soprattutto a mano (lettere,testi, poesie, canzoni)
Disegnare
Le lasagne
Il thè (soprattutto il thè nero e quelli alla vaniglia e all'arancia e cannella della Twinnings)
Gli abbracci
Il rosa
I fiori di ciliegio
I soffioni
I baci sulla fronte
Cantare
Il colore Tiffany
Tutto ciò che è vintage
L'antiquariato
William Shakespeare
Il cappuccino (Con molta schiuma, quello solubile della Nescafé, o quello con la cannella)
Che mi vengano accarezzati i capelli
La musica (soprattutto da giradischi)
Halloween
Natale
Le arance
Le margherite
I profumi da uomo
La cannella
I palloncini
I baci perugina
Le pesche
Il vento estivo
Il limone
Il Giappone
Vienna
La sacher
Ballare
Il verde
Harry Potter
The Mentalist
I tacchi (anche se non so camminarci)
I tulipani
I bambini che ridono
Fare la spesa
I Queen
Tiziano Ferro
Sperimentare
I braccialetti con le conchiglie
I maglioni di lana
Gli ombrelli colorati
I bomboloni alla crema
Il lillà
Le ombre degli oggetti
Il rossetto rosso
Le borse in tela
I cartoni Disney
Death note
Demon slayer
Il ramen
Gli anni 50' e 80' della moda
Emma Watson
Le canzoni italiane "vecchie"
I delfini
I pop corn
Vedere i film al cinema
Andare a teatro
Cantare quando non c'è nessuno
Inventare nuove parole
Aiutare gli altri
Il bianco
L'odore della terra bagnata quando piove
I sottobicchiere in sughero
Le parigine
Stitch
I lecca lecca alla Coca-Cola
Le candele
Le luci di Natale
Suonare il pianoforte
Gli accordi di chitarra
L'odore della bigbabol alla fragola
Riordinare
Le uova di pasqua
I libri
Il viola
I capelli puliti
Il sapone alla melagrana
Essere gentile
Gli abbracci
Ascoltare gli altri e le loro storie
Guardare fuori dal finestrino
I messaggi inaspettati
I ti voglio bene
I croissant (alla crema, alla marmellata di arancia, al miele e nocciole o integrali vuoti)
Sognare
Le farfalle
I pettirossi
Le cinciallegre
I cannoli alla crema
Gli stivali in pelle
La pizza
La mozzarella in carrozza fatta in casa
Il succo di frutta all'albicocca
L'erba mossa dal vento
La neve
I cani
Le nocciole
Il bagnoschiuma al miele
I gatti (soprattutto quelli neri)
L'alba
I peluche
Leggere
Preparare dolci
Le tartarughe
La luna e le fasi lunari
Fare sorridere gli altri
Le mongolfiere
I toast fatti in casa
I colori della natura
Il rosso
I cereali con all'interno il cioccolato fondente
I fiori
I film dello studio ghibli ( in particolare il castello errante di howll)
I fiocchi per i capelli
La generosità
Le stelle
I grilli
Argo
Latte e cioccolato
La pasta al pesto
I conigli
La rugiada
La pasta al ragù
I biscotti al cioccolato
L'arcobaleno
L'indaco
Il giallo
Il succo di frutta alla mela
Le coccole
L'azzurro
I bagni caldi
Le patatine fritte
Gioielli a tema astronomia
Le nuvole
L'arancione
Van Gogh
Fare colazione al bar
Pranzare seduta sull'erba
Scoprire e provare nuove ricette
I panini al salame
Il corallo
Il giardinaggio
La coppa del nonno al caffè
Nightmare before Christmas
Il pain au chocolat
Lo zucchero filato
Passeggiare
Curiosare tra i libri nelle librerie
Fare regali
Organizzare sorprese
Il rispetto
Il dialogo
Gli anime e manga
Le caramelle ricoperte di zucchero
Conoscere nuove persone
Le conversazioni interessanti
I musei
La letteratura italiana e straniera
I Funko-pop
I post-it
Gli oggetti in resina
I balletti
Le conchiglie
La magia
Supernatural
Le ortensie
Le tazze in vetro minimal
Le civette/ i gufi
Le sfoglie al burro
I ghiaccioli alla pesca con pezzi di frutta
Le coccinelle
L'Egitto antico
Gli scarabei
I dolcetti in pasta di mandorle
Il piccolo principe
Le frittelle di mele
Parigi
Gli aquiloni
Il profumo di pino silvestre
Il modo in cui le persone camminano
Gli occhi (Soprattutto quelli verdi, grigi o così scuri da sembrare neri)
Camminare sotto la pioggia senza ombrello
Il rumore delle foglie secche sotto le suole delle scarpe
Condividere il mio tempo con chi merita
La storia dell'arte
Le mani
Il beige
L'odore dei libri
Le trecce
Le lentiggini
I capelli ricci nei ragazzi
Le foglie d'acero
Il gelato alla pesca e cocco (il mio preferito se artigianale)
Le fotografie
Gli abiti da sposa in stile princess
Il legno
I camini
La pallavolo
La F1
L'architettura gotica
La pasta al gorgonzola
Sailor Moon
I pic nic
I marshmallow
Gli anelli da uomo
Le lucciole
I pancakes
Il romanticismo
I profumi speziati
I peperoni
I musical
Lo stile cottagecore
I disegni d' anatomia
Le rondini
Le sculture in marmo
I mercatini di Natale
Il vetro di Murano
Mangiare cubetti di parmigiano
I mozziconi di matite
Giocare a basket
I tramonti
L'autunno
Il caramello (anche salato)
L'odore del soffritto
L'eleganza
Le tazze
Le perle
Audrey Hepburn
I draghi
I balli latino-americani
L'astronomia
I soffioni
I videogiochi
I leccalecca a forma di cuore
I ricci
La camomilla
I martinpescatori
F.R.I.E.N.D.S
I cappotti
I vinili
Gli specchi
Il salice piangente
La focaccia (soprattutto alle cipolle o alle patate)
La redvelvet
Lo spazio
Il silenzio
I girasoli
Sentire parlare in francese
La marmellata/ crema di maroni
Gli schiaccianoci come quelli del balletto
Le mele cotte
I libri gialli
La torta pere e cioccolato
Le polpette
Il porridge
I pinguini
La marmellata di pesche
Il cioccolato fondente con nocciole intere
Il cioccolato con caramello della Milka
La mitologia
Grazie a chiunque avrà voglia di leggere fino qui, questa piccola sfida mi ha permesso di conoscermi meglio e quindi spero potrete conoscermi un po' meglio anche coi lettori o trovare interessante porvi la stessa sfida e scoprirvi.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
#life#vita#umi-no-onnanoko#writing#write#writer#scrivere#scrittura#scrittrice#18.02.23#cosa mi piace
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Immaginate di poter scrivere, disegnare e allo stesso tempo dare vita a una nuova pianta. Con la Matita Piantabile Sprout, questo sogno diventa realtà. Queste matite non sono solo strumenti per scrivere, ma anche semi di un futuro più verde. Una volta consumate, non le getterete via, ma le potrete piantare!
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18. (Maggie)
"Maggie".
Appena entrato in casa: "Maggie". Forse era un pensiero sussurrato, o forse erano le labbra che s'erano mosse. Le stanze erano in penombra, con le tende tirate a metà. Era una bella giornata di sole. Gli stivali erano sporchi di terriccio e nella destra stringeva la pianta che aveva strappato. L'avrebbe messa a dimora più tardi. Era stato fortunato, quel pomeriggio, a trovarla. Prima di interrarne le radici, due o tre rose, le più fresche, sarebbero andate sul camino.
Margaret Swanson era la quinta di sette figli. A parte i capelli ramati e la tinta degli occhi, non aveva granché in comune con gli altri fratelli. Era nata nel Cheshire e si era trasferita lì, col resto della famiglia, quando aveva dodici anni. Era diventata amica di Anne, con cui condivideva aspettative irrequiete e lo stesso modo di guardare le cose. Anne era la cugina di George e così si erano conosciuti.
Era come un serpente, ciò che li aveva uniti. Una stretta difficile da districare, specie quando la loro carne era diventata quell'abbraccio.
Si sedette a guardare le rose. Le osservava inebetito, come fossero qualcosa di più che un'erba. Maggie non c'era nella sala. No, non c'era. Dov'era? Forse stava facendo la toeletta, di sopra. O magari era fuori. Qualcosa di triste s'era infilato sotto la sua pelle, dalle mani fino alla testa e là era diventata una piena. Non poteva reggerla. Si alzò, cominciò a girare nelle stanze a piano terra, mentre i suoi pensieri giravano ancor di più e infine uscì, sconfitto. Il sole era calato, l'aria era buia e fredda e sperava che gli facesse male.
Maggie aveva uno strano modo di sedere. Teneva le gambe aperte, la schiena puntata in avanti e le braccia, poggiate sulle ginocchia, che si riunivano ai polsi. Poi si ciondolava e guardava il mondo dall'alto in basso. E quegli occhi sembravano così lontani, così lontani che la gente di solito non pensava nemmeno di esserci, lì dove guardava lei. Lui invece sì.
Maggie aveva fili di rame, gli stessi dei capelli, che s'affacciavano sottili nel grigio dell'iride, come se fossero stati acconciati proprio per quello. Si spegnevano solo quando aveva goduto. George era pazzo di lei.
Rientrò in casa che per le vie non girava più nessuno. Potevano essere le tre. S'avanzò nel pallore permesso dalla luna, riuscì a distinguere le tre rose bianche sul cornicione di legno. No, non era successo in questa stanza.
"Maggie."
Ebbe l'impressione che lei gli fosse dietro … eccola. La gonna verde scuro, le pieghe che fasciavano le gambe, il petto che premeva sulle falde grigie della camicia. Le avrebbe stretto la vita. Sentiva il profumo del fiato di lei formarsi appena sopra le sue labbra.
Margaret non aveva chiesto mai nulla. Lei prendeva, lo prendeva, come si prende una cosa che ci appartenga, senza riserve, senza particolari preoccupazioni. Sapeva, Maggie, sapeva tutto di lui. Sapeva dove abitavano i sogni, ad esempio. Dove cercare i segreti, sapeva, e conosceva gli angoli dei cassetti e le pietre del giardino da rivoltare. E quando lo portava in fondo a quella strada che lui non aveva ancora percorso, George scopriva stupito solo in quel momento quanto avesse desiderato esserci, in quel punto.
Sapeva quasi tutto, maledizione.
Fece le scale. Perché non c'era, Maggie? Il profumo di prima era un'illusione, come le pieghe della gonna. Una tremenda illusione, come quella dell'amputato che crede di avere ancora l'arto, il resto del corpo proteso a disegnare armonie impossibili, la mano assente a danzare nell'aria. Un taglio che non ha tagliato, ecco cos'era. La mano era rimasta, ecco cos'era, sinistra, intoccabile, vuota, eppure ancora piena.
Sì, era stato proprio qui.
Che l'aveva uccisa.
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Festival dell’Educazione a Siracusa, spazio alla cura del verde e all’arte con l’inaugurazione di una mostra dedicata alle donne e alle opere di Picasso.
Festival dell’Educazione a Siracusa, spazio alla cura del verde e all’arte con l’inaugurazione di una mostra dedicata alle donne e alle opere di Picasso. Riprendono gli eventi della sesta edizione del Festival dell’Educazione, dedicato alla figura di Pino Pennisi, instancabile promotore di iniziative dedicate a bambini e ragazzi scomparso prematuramente. Nel pomeriggio di oggi, nella sala B dell’Urban Center (in via Nino Bixio 1), curata dall’Avo, sarà messa in scena “La Mariposas”. Due, invece, gli appuntamenti di domani. In occasione della Giornata internazionale dell’albero, a partire dalle 9, l’associazione Piantala terrà un’attività per le scuole superiori al termine della quale saranno piantati due alberi in uno spazio libero dell’Urban Center. Seguirà un workshop che si terrà nella sala A. L'iniziativa è finalizzata a sensibilizzare i giovani sulla necessità di aumentare il verde in città. Sempre nella sala A, ma a partire dalle 16, è previsto un laboratorio tenuto dall'associazione Bottega d’Arte del maestro Luigi Fatuzzo, che ha curato anche la mostra “Donna è arte” inaugurata ieri all’Urban Center sempre nell’ambito del Festival. L’esposizione propone una rappresentazione della donna in diverse forme d’arte per riflettere sulla sua centralità nelle varie epoche storiche. Sono esposti i lavori degli allievi della Bottega d’Arte che si sono concentrati sullo studio di volti di donne e sulle opere di Pablo Picasso dedicate alla figlia Maya, anche lei artista e fotografa che ha dedicato parte della sua vita allo studio e alla conservazione dell’eredità del padre. Inoltre è stato svolto uno studio, sia grafico che pittorico, su La Guernica, opera picassiana della seconda metà del Novecento in cui le protagoniste sono le donne. Il laboratorio di domani mattina, inoltre, vuol far comprendere che tutti possono disegnare e dipingere se apprendono la tecnica e la meccanica dell’intelligenza creativa . Come tutti abbiamo imparato a leggere e a scrivere, allo stesso modo possiamo apprendere come si disegna, e il disegno rappresenta l’ossatura della pittura. Nessun dipinto si sostiene e prende forma se non ha un buon disegno al suo interno, così come il nostro corpo senza scheletro non può sorreggersi. Il Festival dell’Educazione è organizzato dalla strutta di Città Educativa del Comune, che si avvale della collaborazione dell’associazionismo e del Terzo settore. Al suo interno, giovedì prossimo (23 novembre) si terrà la XV edizione della Marcia dei Diritti, nata da un’idea di Pino Pennisi e che coincide con la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Settore marittimo: Eni disegna la rotta verso il net zero
Settore marittimo: Eni disegna la rotta verso il net zero
Eni, in collaborazione con Assarmatori e Confitarma, ha presentato il documento “La rotta verso il net zero. Insieme per decarbonizzare il settore marittimo” a cui hanno contribuito i maggiori stakeholder del comparto navale
Per immaginare una strategia realistica, efficiente e sostenibile di decarbonizzazione del trasporto marittimo non basta fissare il punto d’arrivo. E’ necessario mettere a sistema le competenze di tutti gli stakeholder per disegnare il percorso tappa dopo tappa. E’ quello che ha fatto Eni lo scorso 11 luglio a Roma portando allo stesso tavolo armatori, aziende produttrici di motori navali, certificatori, rappresentanti della logistica energetica, associazioni di settore e Amministrazione Pubblica. L’appuntamento è stato l’occasione per presentare la roadmap per la decarbonizzazione del settore marino, frutto del lavoro multidisciplinare di oltre 40 esperti del comparto. Tre intensi mesi di lavoro che sono serviti a disegnare la rotta verso le zero emissioni, analizzando il contesto normativo, il mercato navale, l’evoluzione tecnologica dei motori e la disponibilità, anche in termini infrastrutturale, di vettori energetici a ridotta intensità carbonica.
Il risultato è un lavoro multidimensionale e multidisciplinare, necessario all’industria ma anche a chi nella pratica dovrà definire le norme e i regolamenti. Lo studio ha preso in considerazione la flotta navale attuale e futura, le tecnologie propulsive, i vettori energetici disponibili, il loro prezzo e le loro prestazioni, ma anche le relative esigenze infrastrutturali e il costo delle emissioni.
Sulla carta le opzioni sono molteplici. Come ricordato dagli autori dell’analisi, oggi esiste una lunga lista di prodotti con interessanti potenzialità ai fini della decarbonizzazione del settore marittimo. Dai biocarburanti come l’HVO e il FAME alle versioni bio del GPL e del GNL, dall’ammoniaca al metanolo, dai carburanti sintetici (e-fuel) all’idrogeno. Ma non tutti potranno giocare un ruolo rilevante da subito, sia per una questione prettamente di maturità tecnologica che per via del necessario sviluppo infrastrutturale e di filiera. La transizione energetica marittima per dimensioni e caratteristiche avrà bisogno di evolversi strada facendo per tenere assieme sostenibilità, competitività e sicurezza.
Nel breve termine (2030-2035) l’opzione più verde, accessibile, economica e flessibile è rappresentata dai biocarburanti liquidi e gassosi già presenti sul mercato, e in particolare l’HVO, acronimo di Hydrotreated Vegetable Oil. I suoi punti di forza? E’ ottenuto dalla lavorazione di lipidi di scarto rinnovabili, può essere utilizzato già oggi nei motori in miscela al 50% con carburanti tradizionali senza modifiche tecnologiche, ma si presta anche all’uso in purezza nei nuovi motori. Ma soprattutto permette di raggiungere riduzioni nelle emissioni di CO2eq tali da rispettare gli obblighi normativi immediati così come quelli a medio e lungo termine. A titolo di confronto il suo impiego permette di abbattere tra il 60 e il 90% delle emissioni di carbonio (in funzione della tipologia di carica biogenica) rispetto al carburante tradizionale sull’intero ciclo di vita. E a differenza di vettori energetici come l’ammoniaca o l’idrogeno, non richiede modifiche infrastrutturali o logistiche.
Discorso non troppo dissimile per il biocarburante FAME, prodotto attraverso la transesterificazione di oli vegetali. Quest’ultimo, tuttavia, a fronte di una decisa economicità offre però prestazioni più scadenti in quanto si tratta di un prodotto meno stabilizzato, che richiede particolari operazioni di movimentazione all’interno delle navi.
Sempre sul breve termine un ruolo potenziale lo ha anche il GNL. In questo caso le sfide si focalizzano più che altro sulla domanda, le infrastrutture e ovviamente le emissioni, sebbene più basse di quelle carburanti navali tradizionali. E in futuro sistemi di cattura della CO2 a bordo delle navi potrebbero dare un’ulteriore mano. Il bio GNL alleggerirebbe sicuramente l’impronta di carbonio ma andrebbe incrementata l’offerta e abbassati i costi.
Lo studio annovera tra le opzioni per il medio termine il metanolo – interessante soprattutto se prodotto da rifiuti – ma oggi ancora troppo costoso ed energeticamente impegnativo.
Sono considerate opzioni per il lungo periodo invece l’ammoniaca e l’idrogeno ma con tutte le sfide del caso: dall’abbattimento dei costi tecnologici a questioni prettamente ambientali e di sicurezza. Su tempi lunghi si muovono anche gli e-fuels, per i quali tuttavia si prevede invece uno sviluppo per lo più legato al trasporto terrestre, che lascerà ben poco spazio alle imbarcazioni.
Dall’analisi, dunque, l’HVO emerge come il vettore favorito. Un risultato che non sorprende dal momento che l’olio vegetale idrogenato rappresenta una soluzione già rodata e disponibile. Un prodotto in grado di accelerare la transizione energetica marittima senza dover aspettare nuovi motori o infrastrutture. In questo campo Eni ha da tempo costruito un solido know-how. La società produce già il biocombustibile nelle sue bioraffinerie di Venezia e Gela attraverso la tecnologia proprietaria Ecofining™ e ha da poco siglato un accordo con RINA per svilupparne assieme l’impegno nel trasporto navale. Un’intesa di ampio respiro che guarda all’immediato ma anche al futuro. L’accordo prevede infatti di sviluppare altri vettori energetici sostenibili, come ad esempio l’idrogeno e l’ammoniaca nella versione verde o blu. E la realizzazione di iniziative che coinvolgano la loro intera catena logistica così come l’adozione di metodologie certificate per il computo “tassonometrico” dei benefici emissivi lungo tutta la value chain.
Link: https://www.rinnovabili.it/mobilita/navigazione-sostenibile/decarbonizzare-il-trasporto-marittimo-strategia
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mi piacerebbe avere qualcuno con cui condividere le cose che mi piacciono
le passeggiate confortevoli la sera, quando non fa caldo e posso ammirare la luna
scoprire nuovi posti in cui mangiare o bere qualcosa di così buono da ricredermi sul mio essere abitudinaria
portare il mio cane a divertirsi da qualche parte - un parco, una spiaggia, un prato verde fiorito - e vederlo contento di vivere la sua vita con me
andare al mare in un posto quasi isolato dove posso sentirmi a mio agio anche se ho appena mangiato e il mio pancino sporge
vedere film che ho già visto o film che non avrei mai visto da sola, sempre per il mio essere abitudinaria o meglio il mio non voler correre il rischio di essere delusa quantomeno da cose che posso controllare - film che fanno paura, film sullo spazio, film drammatici
andare ad ascoltare un’esibizione musicale - pianoforte, violino, chitarra, qualsiasi strumento - o di danza - non balletto classico, più qualcosa come il flamenco o il tango o qualcosa che mi faccia provare emozioni
giocare insieme ai videogiochi, che mi farai provare o mi regalerai, e anche se a volte potrò essere insopportabile perché non so accettare il mansplaining, per favore abbi pazienza, perché è solo un eco dei traumi delle critiche che ho ricevuto nella vita e che mi hanno fatta sentire sbagliata e incompetente
disegnare o colorare qualcosa - non so cosa perché sono anni che non riesco a disegnare
andare a comprare articoli per arredare la mia o la nostra casa, qualche stupidaggine che a me piace tanto, qualcosa per argo, qualcosa per te. renderla davvero casa mia o casa nostra
essere vulnerabile e sentirmi al sicuro e finalmente arrivata alla mia oasi di pace
ci sono tante cose che vorrei fare. aspetto ancora che tu possa arrivare, dovunque tu sia, per farle con me
e ti aspetto perché mi sento così sola e così timida nel farle
non sono una donna forte, non sarò presidente e non voglio esserlo. voglio cucinare per te perché questo è il mio modo di dimostrarti l’amore che provo
certo voglio un lavoro e una mia indipendenza economica
ma voglio essere dipendente da te - sembra terribile, magari lo è, ma vorrei che con te potessi essere libera di sentirmi così vulnerabile e fidarmi del fatto che non mi farai mai del male, perché sei innamorato di me così come sono
così come sono
poco signorina, un po’ marinaia - mia madre mi dava della scaricatrice di porto. però a me piace tanto la persona che sono. sono buona sono gentile sono davvero ricolma d’amore, amore che vorrei dare
arriverai, e nel frattempo crescerò e mi evolverò e mi scoprirò
ma quando arriverai, sarò comunque quella dolce bambina dai riccioli d’oro che, sorridendo, correrà ad abbracciarti e a chiederti di passare del tempo insieme
non sono una donna forte, coltivo questa bambina interiore e la custodisco gelosamente, per evitare che qualcuno possa ancora farle del male
ma lei - io - ti aspetta - ti aspetto - qui
arriverai
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La prima azienda agricola del FAI
“Quando abbiamo visto per la prima volta il lago di Bolsena provenendo da Orvieto, abbiamo sentito l'irresistibile attrazione di questo magnifico paesaggio. L'amore a prima vista si è trasformato in una maestosa tenuta con vigneti”. (Friedrich Wilhelm e Monika Metzeler) Vortici.it decide di a raccontarvi una splendida storia sostenibile che riguarda il nostro Paese e una delle sue meraviglie! Villa Caviciana è oggi un’azienda agricola di prodotti biologici di alta qualità, nata dal sogno di Friedrich Wilhelm e Monika Metzeler rispettivamente, un avvocato di Dusseldorf e una collezionista d’arte, partiti per una vacanza e tornati in Germania innamorati della zona attorno al lago di Bolsena. E così dal 1989, a poco a poco acquisirono 144 ettari di colline, campi e boschi, nella provincia di Viterbo, tra i comuni di Grotte di Castro e Gradoli, sulla sponda settentrionale del lago, davanti all’Isola Bisentina. Il luogo era ideale, con dolci declivi, terreno fertile di origine vulcanica e il clima mite del lago, ma i terreni erano una macchia informe di vegetazione spontanea, abbandonati e incolti. Piantarono 7000 ulivi, 35 ettari di oliveto verde argenteo, cui se ne aggiunsero 20 di vigneto verde intenso, e tutte le sfumature dei boschi - pini, castagni, noccioli, querce e corbezzoli -, e di campi, pascoli e prati. Realizzarono una tenuta moderna ed efficiente, precocemente biologica, con un frantoio e una cantina propri, costruiti dalle fondamenta, e dotata dei migliori macchinari, di personale e spazi per la produzione di olio e vino, ma anche di miele, formaggi e carni, dall’allevamento, in origine, di pecore e maiali. All’efficienza teutonica di Friedrich, Monika aggiunse lo stile: chiamò due grandi architetti tedeschi, Bernard Korte e Wolfgang Doring, a disegnare rispettivamente il verde e gli edifici. La cantina ha un’architettura minimalista, linee pulite e rigorose, ma con felici guizzi, come la lunghissima scala che sale dal seminterrato e un sofisticato recupero delle materie locali, come il tufo morbido e poroso che scalda con il giallo senape le facciate geometriche. Nelle forme si legge la ricerca di funzionalità, ma anche il desiderio di inserirsi discretamente nel paesaggio, che è il protagonista assoluto di questa storia… Per la prima volta, un’azienda agricola produttiva entra a far parte dei Beni del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano: si tratta appunto di Villa Caviciana, presentata ufficialmente lo scorso 24 febbraio al XXVII Convegno Nazionale dei Volontari e dei Delegati del FAI, intitolato “Curiamo il paesaggio, coltivandolo”, che si è tenuto per l’occasione a Viterbo.“Una sfida”. Così il presidente del Fai, Mario Magnifico sul progetto “Villa Caviciana”, che vede il Fondo ambiente italiano impegnato a gestire un’azienda agricola per la prima volta nella sua storia. La Tuscia come laboratorio. Siamo tra Gradoli e Gotte di Castro.“Sono 50 anni che il Fai recupera, gestisce, apre al pubblico monumenti di ogni tipo: castelli, ville, palazzi, piccoli e grandi monasteri in tutta Italia. Adesso cominciamo un lavoro mai fatto, siamo dei totali parvenu in questo senso”, ha dichiarato Magnifico. Proprio per questo la fondazione ha deciso di non fare tutto da sola, ma di affidarsi a una società d’imprenditori agricoltori e del supporto di un comitato di garanti (docenti universitari e altri esperti). L’occasione si è presentata grazie alla donazione di questo spicchio di terra: “un angolo di paradiso”. Un patrimonio che oggi la Fondazione intitolata Fritz e Mocca Metzeler ha deciso di cedere al Fai. Al passaggio di consegne era presente il figlio della coppia, Henning Metzeler: “Quando ci siamo trovati di fronte alla questione di come preservare l’opera dei miei genitori e di come portare avanti Villa Caviciana secondo il loro desiderio, abbiamo scoperto l’esistenza del Fai e dei suoi obiettivi e abbiamo capito che la soluzione c’era. In Germania non c’è niente di simile”. Lo scopo non è celebrativo, ma “quello di offrire il massimo beneficio possibile per la collettività”. “E’ anche la prima volta che una famiglia straniera dona un proprio bene al Fai”, ha sottolineato Magnifico. L’ambizione è fare dell’azienda “un esempio di gestione del paesaggio agricolo e storico italiano. Non coltiveremo per produrre, ma coltiveremo e produrremo per conservare il paesaggio”. Villa Caviciana è il primo Bene agricolo produttivo del FAI che, con l’intento di attuare e promuovere principi e pratiche di coltivazione tradizionali ma anche innovative, preserva questo lembo di terra coltivandolo in modo sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico. La volontà della Fondazione è, infatti, quella di dimostrare che un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, del territorio e delle persone che ci lavorano, non solo è possibile ma può rappresentare un modello virtuoso e replicabile di sostenibilità. Immagine di copertina: FAI Read the full article
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Intraprendere una vita
Creare un sogno
Vivere l’eternità
Ciò che è eterno, per intenderci
Non implica estremità
Prosciugato nel tuo sguardo
In assenza di tempo e spazio
Preferisco disegnare
Forse colorare
Il verde in ogni riquadro
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Disegnare all'Orto Botanico
Un articolo dedicato a un gioiello verde nel cuore di Roma: siamo state lì giorni fa e questa è stata la nostra esperienza!
Orto Botanico di Roma
Giorni fa, complice la ricerca di un po’ di frescura dall’afa romana, siamo state all’Orto Botanico di Roma, un paradiso verde di 12 ettari che molti di voi residenti avranno già avuto modo di conoscere. In un precedente articolo lo avevamo anche indicato come uno dei posti più belli per disegnare all’aperto, e oggi siamo qui a confermarvi quanto sia meraviglioso…
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Non sono così tanto felice questa sera, non sono nemmeno così tanto triste, una via di mezzo, come quando cerchi di trovare una via di mezzo tra il buio e la luce, e a quel punto accendi una candela. È esattamente quello il momento in cui il tuo inconscio fa i conti su cosa significhi realmente disegnare le emozioni nel modo corretto, perché non esiste perfezione in quello che ricerchi, perché non esiste significato reale a quello che stai rappresentando. E perdonami, si perdonami, probabilmente sto iniziando a notare i risultati del mio impegno ricercando altri risultati che in un certo senso credo che mi debbano essere confermati quando in realtà così non è, quando in realtà alcuni risultati hanno bisogno di più tempo, quando in realtà per altri risultati ancora non esiste il tempo. E allora si, finisce che senti il peso delle mie parole come se le responsabilità fossero tue, quando però è la mia di storia che ti ha ricreato problemi, quindi perché andare a ricreare cattivi pensieri se è già tanto essere accettato da te per quello che realmente sono? Perché andare a ricercare la motivazione per cui non si sta dormendo quando tale motivazione non ha senso di esistere. Perché pensare quando è già andato? Perché ricredersi colpevoli di qualcosa che oggettivamente non è reale. Vola amore mio, per favore, c’è altro, e credimi che quell’”altro”, seppur si possa riferire a cose brutte e belle, avrà sempre un valore migliore se visto con una determinata ottica. E chi se ne frega, si lo so, sono esageratamente complesso, scrivo, piango, parlo con la notte e sbaglio anch’io, ma chi se ne frega, guardami e sorridimi, farò lo stesso, strano? Provaci, non potrei farne a meno di riguardarmi nei tuoi occhi vedendomi felice, assurdo, ma infondo tutto questo è compreso solo da chi nei tuoi pieni gesti ha conosciuto la luce più assoluta. E si perché comunque c’è qualcosa di meno assoluto, seppur la parola stessa già di suo non ammetta limiti, ma infondo che ne sappiamo noi esseri umani che giochiamo ad indovinare su quando scatterà il verde del prossimo semaforo. Ma infondo che sappiamo noi esseri umani che di assoluto conosciamo solo il nostro vissuto desiderando possa essere il migliore. Ma infondo che ne sappiamo noi di quanto sia grande tutto questo se non abbiamo nemmeno la possibilità di vedere tutti gli angoli del nostro pianeta. Ma infondo che ne sa l’essere umano. Detto questo, vuoi volare con me? Il mondo dal cielo è più leggero, e forse si potrebbero vedere proprio da lì tutti gli angoli del mondo, basta crederci però, perché l’uomo si accontenta della luna quando potrebbe ricreare un altro mondo.
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Un nuovo modo di vivere le piazze: interventi nei quartieri e in centro a Verona
Un nuovo modo di vivere le piazze: interventi nei quartieri e in centro a Verona. Nelle piazze di Verona arrivano gli scacchi, il gioco del ping pong ma anche la possibilità di disegnare e dipingere. L'amministrazione comunale dà avvio ad un nuovo modo di riqualificare gli spazi pubblici valorizzandone le potenzialità ed ispirandosi alla funzione sociale e democratica di aree che spesso vengono usate solo come luoghi di passaggio. Ecco che in Borgo Roma ci sarà la piazza degli scacchi, a Borgo Nuovo la piazza dei giochi, in Borgo Venezia la piazza della poesia e della lettura e a Castelvecchio lo spazio per la pittura e il disegno. Un restyling già in corso con interventi di ordinaria manutenzione dove la differenza la farà il nuovo arredo urbano, vero elemento di novità che andrà a caratterizzare e rifunzionalizzare le aree pubbliche. In piazza Cervignano, tra le vie Centro e Scuderlando in Borgo Roma, arriverà un tavolo da scacchi per consentire a cittadini e residenti di sfidarsi all'aria aperta nel più tradizionale dei giochi da tavolo. Nell'area verde di via Zancle a in Borgo Nuovo farà il suo ingresso un tavolo da ping pong, l'obiettivo è far sì che tutti vi possano giocare, grandi e piccini, rendendo l'area vissuta in modo gioioso e partecipato. In Borgo Venezia saranno invece posizionate delle sedute a semicerchio con un leggìo al centro, una sorta di piccolo teatro all'aperto in cui realizzare iniziative di lettura e di intrattenimento. Per gli appassionati dell'arte l'indirizzo da cercare è quello dei giardini intitolati a Pietro Gazzola, all'ingresso di ponte Castelvecchio dal lato Arsenale. È qui, nella piccola piazzetta che si apre sull'Adige, che verranno posizionati alcuni cavalletti per dipingere o disegnare, ai cittadini interessati basterà lasciarsi ispirare dal panorama che offre la suggestiva posizione. «Utilizziamo l'urbanismo tattico per migliorare alcune piazze ed aree pubbliche cittadine intervenendo sulla loro funzionalità – spiega l'assessore ai Giardini e Arredo urbano Federico Benini -. È un nuovo modo di vivere la città, valorizzando spazi poco usati che invece hanno grandi potenzialità da sfruttare per promuovere la socializzazione e la cura stessa dei quartieri in cui viviamo». «Promuovere la socializzazione e l'occupazione sana degli spazi rappresenta uno strumento efficace per la sicurezza dei nostri quartieri e anche per questo l'Amministrazione intende promuoverle», è il commento dell'assessora alla Sicurezza Stefania Zivelonghi. Sulla scia di questi interventi altri ne partiranno con il nuovo anno. Per questi la giunta ha approvato oggi il progetto di fattibilità economico finanziaria in cui vengono descritti i principali lavori da realizzare con la somma di 100 mila a disposizione del settore. Le opere più significative riguardano la creazione di due nuove piazze, una in via Rosmini, davanti al cinema K2 per agevolare l'ingresso e l'uscita degli spettatori e una davanti alla chiesa di San Massimo e la riqualificazione di quella già presente in via Pigna in centro storico. Altri interventi puntuali saranno realizzati per la manutenzione di marciapiedi ammalorati e per sistemare porfido e lastricato in via Mazzini, piazza Erbe e piazza Isolo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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- Burroughs: Hai mai conosciuto Warhol?
- Bowie: Sì, un paio di anni fa sono stato invitato alla Factory. Siamo entrati nell’ascensore, siamo saliti su, e quando si sono aperte le porte c’era un muro di mattoni, davanti a noi. Abbiamo battuto qualche colpo sul muro, ma non credevano che fossimo noi. Così siamo scesi e risaliti finché non hanno aperto un passaggio nel muro, e tutti erano intenti a scrutarsi l’un l’altro. Era dopo che gli avevano sparato. Ho incontrato quest’uomo, che era un morto vivente. Colorito giallo, una parrucca del colore sbagliato, occhialini. Gli ho teso la mano, lui ha ritratto la sua, e ho pensato: «Questo tipo non ama la carne, è ovviamente un rettile». Ha tirato fuori una macchina fotografica e mi ha scattato una foto. E ho provato a farci due chiacchiere, ma la conversazione non decollava. Poi però ha visto le mie scarpe. Avevo un paio di scarpe giallo-dorate, e lui fa: «Adoro quelle scarpe, dimmi dove hai trovato quelle scarpe». Così ha cominciato tutta una tirata sul disegnare scarpe, e il ghiaccio si è rotto. Le mie scarpe gialle hanno rotto il ghiaccio con Andy Warhol.
Adoro quello che faceva una volta. Credo sia stato veramente importantissimo, oggi bisogna sforzarsi parecchio per apprezzarlo. Ma Warhol voleva diventare un cliché, voleva farsi trovare da Woolworth, che si parlasse di lui in quella maniera superficiale. Sento che ora vuol girare dei veri film, una cosa molto triste perché i suoi di prima erano proprio quel che ci voleva. Quando me ne sono andato, sapevo di lui come persona quel poco che sapevo prima di entrare.
-Burroughs: Non credo ci sia nessuna persona. È davvero una cosa aliena, completamente, totalmente priva di emozioni. È un personaggio fantascientifico. Di uno strano colore verde.
-Bowie: È quello che mi ha colpito. Ha il colore sbagliato, per un essere umano. Specie sotto quella luce al neon così cruda che c’è nella Factory. Sembra che vederlo alla luce del giorno sia un’autentica esperienza.
-Burroughs: Io l’ho visto sotto ogni tipo di illuminazione, eppure non ho idea di che cosa combini, sebbene sia senz’altro qualcosa di significativo. Non è energico, ma piuttosto insidioso, completamente asessuato. I suoi film saranno i film di mezzanotte del futuro.
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