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Economia Aziendale o Economia e Commercio: La Tua Scelta per un Futuro di Successo
Scegli il Tuo Futuro: Economia Aziendale o Economia e Commercio? Nel cammino dell’istruzione superiore, uno dei momenti cruciali è la scelta del corso di laurea. Per chi è affascinato dall’ambito economico, due strade molto frequentate sono rappresentate dai corsi di Economia Aziendale ed Economia e Commercio. La decisione tra questi due percorsi può plasmare il tuo futuro e la tua carriera. In…
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#carriera professionale#corsi di laurea#decisione di studio#differenze tra corsi#economia aziendale#economia e commercio#laurea in economia#pianificazione accademica#scelta accademica#specializzazioni universitarie
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FEDERCARNI E LA FORMAZIONE DEL MACELLAIO MODERNO
Il mestiere di macellaio si è evoluto col passare del tempo, con i cambiamenti nei comportamenti della clientela, per diventare quello che conosciamo oggi. Lavorare in macelleria significa conoscere a fondo le caratteristiche della materia prima che si vende. Di conseguenza, il macellaio si trova a spiegare ai propri clienti le differenze tra i diversi tagli, delle diverse specie animali, tra le razze di animali da carne o da latte e i modi migliori di consumare la carne. Ma il consumatore oggi è sempre più esigente. Il macellaio “professionista della carne” deve essere preparato e seguire corsi di formazione e aggiornamento per avere conoscenze approfondite sulle varie specie animali, sulle tecniche di allevamento ed alimentazione, sulle caratteristiche qualitative, sui valori nutrizionali e nutraceutici delle carni, sulle normative sull’igiene e sicurezza delle carni, sui manuali HACCP. Nelle macellerie diventa sempre più frequente trovare piatti già pronti da cuocere, realizzati anche con procedimenti complessi, e prodotti già cotti e qui subentra la necessità di essere “il garante dell’igiene e della sicurezza alimentare”. L’aggiornamento costante dei macellai è pertanto importante e la formazione professionale su basi scientifiche porterà sempre più i professionisti della carne a rispondere correttamente e prontamente alle continue domande del consumatore moderno. Oggi il cliente del macellaio vuole conoscere le differenze fra le carni di animali appartenenti a razze diverse e che caratteristiche qualitative e nutrizionali hanno le carni. Inoltre, vuol sapere cosa sono le carni “processate” e se nelle sue preparazioni vi sono additivi chimici e cosa comportano sulla sua salute. Vuole essere informato sui nitrati e non solo su quali nutrienti importanti contiene la carne per la salute delle persone. Il consumatore moderno oggi è molto esigente e pretende dal professionista della carne le risposte alle sue domande e curiosità. La formazione su base scientifica, pertanto, diventa fondamentale per il continuo aggiornamento dei macellai. È molto importante conoscere tutti gli aspetti legati al mondo della carne, prima che questa arrivi sul banco del macellaio, imparare a presentare le materie prime nel modo migliore possibile, consigliare al meglio il cliente e rispondere “scientificamente” alle sue domande. Insomma, il mestiere del macellaio si è sicuramente evoluto con il passare del tempo, andando a diventare forse più complesso, ma anche più affascinante. E pertanto la formazione scientifica dei macellai “professionisti della carne” è fondamentale per il macellaio moderno. I corsi di aggiornamento di Federcarni già da alcuni anni sono svolti da docenti universitari e specialisti dei vari settori e sono impostati su basi scientifiche consolidate, perché questi sono i requisiti fondamentali che deve avere “il vero professionista della carne”. Dott. Marco Tassinari, Dipartimento Scienze Mediche Veterinarie Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
Info su corsi formativi: federcarni.it
Fonte: Federcarni
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Milano: al via al programma "A Luci Accese", il Comune con il brand Durex insieme per la diffusione dell'educazione affettiva
Milano: al via al programma "A Luci Accese", il Comune con il brand Durex insieme per la diffusione dell'educazione affettiva. È stato annunciato con un evento tenutosi a Palazzo Marino, l'accordo tra Comune di Milano e Reckitt Benckiser Healthcare, con Durex Italia, che si prefigge di garantire un accesso sempre più esteso a interventi di educazione affettiva e sessuale per i giovani studenti e studentesse milanesi. L'accordo, che riguarderà anche la realizzazione della nuova edizione dell'Osservatorio "Giovani e Sessualità" sul territorio di Milano, rende ufficiale la collaborazione tra le parti nell'ambito del progetto "A Luci Accese", e porterà Milano ad essere tra le prime città in Italia a prevedere, dall'anno scolastico 2024/2025, una proposta di corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole superiori. Secondo quanto riportato dal Report-GEM dell'UNESCO 2023, l'Italia è tra le sole sei nazioni europee che attualmente non hanno disposto programmi formali e obbligatori di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Una mancanza, questa, che unita alle evidenze emerse nell'annuale Osservatorio "Giovani e Sessualità" di Durex, dimostra la scarsa consapevolezza delle scelte dei giovani in questo ambito e rende ancora più importante e urgente l'adozione di interventi volti a colmare questo vuoto. Nello specifico, l'Osservatorio - tra le principali, più ampie e approfondite fonti in materia in Italia - è condotto da oltre sei anni a livello nazionale su un campione di circa 15mila giovani tra gli 11 e i 24 anni e fornisce una fotografia molto chiara rispetto alle richieste, necessità e comportamenti dei giovani italiani. Da quest'anno, inoltre, Durex ha approfondito l'analisi prevedendo anche un'estrazione del dato riferito alla città di Milano, allo scopo di valutare eventuali differenze rispetto alla media nazionale. I dati hanno dimostrato che a Milano e provincia emerge una situazione molto simile al panorama nazionale, con un approccio a sessualità e affettività precoce e molto spesso inconsapevole, basato su conoscenze a volte errate e su informazioni non sempre chiare, che determinano però comportamenti a rischio per se stessi e per gli altri. Tra i numeri più significativi emerge come 1 giovane milanese su 10 (9,5%) ha il suo primo rapporto sessuale prima di compiere 13 anni, 6 su 10 (56,2%) non utilizzano sempre il preservativo e, soprattutto, che la quasi totalità di loro (95,1%) vorrebbe l'educazione affettiva e sessuale come materia scolastica. "La partnership con il Comune di Milano è un passo avanti cruciale e significativo nella missione di Durex di promuovere una sessualità libera, protetta e consapevole e nel diffondere l'importanza dell'educazione affettiva e sessuale tra i giovani – ha dichiarato Paolo Zotti, Amministratore Delegato di Reckitt Benckiser Healthcare (Italia) Spa, che commercializza il brand Durex in Italia –. I dati che emergono dalla nostra annuale osservazione sono allo stesso tempo allarmanti e illuminanti e proprio per questo siamo orgogliosi che il Comune di Milano abbia scelto di collaborare direttamente con noi con l'obiettivo di offrire ai giovani milanesi gli strumenti, le conoscenze e le risorse necessarie per affrontare la propria sessualità in modo responsabile e consapevole. Il programma "A Luci Accese", attivo nelle scuole superiori di Milano dall'ottobre 2023, ha rappresentato un primo e concreto passo in avanti in Italia sul tema dell'introduzione dell'educazione affettiva e sessuale nelle scuole ed è nato con il molteplice obiettivo di favorire un'educazione affettiva che possa porre le basi per rapporti 'sani', fondati su valori quali il rispetto ed il consenso, oltre a fornire informazioni chiare e corrette rispetto alla sfera dell'affettività e della sessualità, dell'impatto delle scelte in ambito sessuale sulla salute. "Ci auguriamo che questo possa essere solamente un primo passo d'ispirazione per altre realtà locali e nazionali, a intraprendere un percorso di educazione alla sessualità e all'affettività rivolto ai più giovani – ha dichiarato Laura Savarese, Direttrice Affari Regolatori e Relazioni Esterne di Reckitt Benckiser Healthcare (Italia) Spa –. Il team Durex, in qualità di brand leader nella categoria del benessere sessuale, è da anni impegnato nell'ascolto dei giovani e questo ci ha permesso di acquisire una migliore conoscenza del disagio che spesso vivono ed una competenza approfondita sulle aree prioritarie di intervento per programmi educazionali e di prevenzione sociale e sanitaria. Grazie a questo e ad una rete di esperti del settore, psicologi, sessuologi, possiamo oggi sviluppare e proporre percorsi educazionali rivolti alle scuole, con un approccio innovativo basato su piccoli gruppi di dialogo che facilitino un confronto trasparente, materiali educativi e informativi, sportelli di ascolto e spazi inclusivi e non giudicanti. In questi anni di impegno in questo ambito, abbiamo scelto di non ignorare le richieste provenienti da ragazze e ragazzi di tutta Italia, di dialogare con loro e di mettere il nostro know-how a disposizione di tutte le forze istituzionali, politiche, sociali e medico-scientifiche per agire insieme direttamente e concretamente". L'iniziativa, organizzata in collaborazione con ALA Milano ONLUS, si rinnova e si amplia, con ancora più forza, con l'obiettivo di introdurre l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole in tutto il territorio e di coinvolgere sempre più giovani, allineando Milano al resto d'Europa e rendendola, così, esempio e motore per il resto del Paese. L'attività educativa "A Luci Accese" per l'anno scolastico 2024/2025, al centro dell'accordo con il Comune di Milano, sarà curata da Reckitt Benckiser Healthcare con Durex Italia in collaborazione con l'Associazione ALA MILANO ONLUS, Associazione No Profit, la quale si occupa di tutela della salute e promozione del benessere delle persone. L'iniziativa prevede la proposta di percorsi educazionali sull'affettività e sulla sessualità rivolti alle scuole secondarie di secondo grado della città di Milano che, quindi, può diventare un esempio virtuoso a livello nazionale nonché la prima città italiana in linea con gli standard europei in materia. Più nel dettaglio, il programma proposto nelle scuole avrà molteplici obiettivi, tra cui aumentare la conoscenza in tema di sessualità e prevenzione, favorire rapporti sani, fondati su rispetto e, fornire informazioni chiare e corrette rispetto alle Infezioni Sessualmente Trasmesse, favorire la consapevolezza verso l'uso dei contraccettivi, dei metodi di prevenzione e dell'accesso a servizi diagnostici. In continuità con quanto già avvenuto nella prima edizione, ognuna delle classi coinvolte parteciperà ad un laboratorio interattivo di 6 ore, suddiviso in 3 incontri con professionisti specializzati (educatori, psicologi, sessuologi) che utilizzeranno una metodologia attiva e partecipativa. Inoltre, verranno proposti momenti di riflessione e condivisione di gruppo e verranno garantiti spazi di ascolto non giudicanti per facilitare l'emergere di domande e vissuti personali. Riguardo ai genitori, verranno messi a disposizione materiali informativi e video educazionali realizzati da personale qualificato tramite una piattaforma digitale dedicata. Nel percorso di adesione al progetto, ogni istituto potrà partecipare ad un incontro di presentazione rivolto a dirigenti scolastici. Inoltre, per le scuole aderenti saranno costruiti percorsi per condividere il progetto con il personale docente e i genitori degli studenti coinvolti. Nel 2023 Durex ha realizzato la sesta edizione dell'Osservatorio Giovani e Sessualità, in collaborazione con Skuola.net e con il supporto di EbiCo – una cooperativa sociale ONLUS riconosciuta come Spin-Off Accademico dell'Università di Firenze. Questa ricerca, alla quale hanno aderito 15mila giovani tra gli 11 e i 24 anni, fotografa le conoscenze, i comportamenti e le abitudini delle ragazze e dei ragazzi italiani in riferimento all'affettività e sessualità e mostra, ormai con continuità, un approccio molto spesso inconsapevole su questi temi, basato su conoscenze a volte errate e su informazioni confuse che determinano comportamenti a rischio per se stessi e per gli altri. Proprio nel 2023, per la prima volta, l'osservazione è stata svolta anche con uno specifico focus sulla città di Milano, dalla quale è emerso un trend in linea rispetto ai dati raccolti a livello nazionale. Il 41,7% (+3% rispetto al dato nazionale) dei rispondenti, ad esempio, afferma di aver avuto il primo rapporto sessuale tra i 17 e i 18 anni, ma c'è anche chi dichiara di aver avuto la sua prima esperienza prima dei 13 anni (9,5%). Allo stesso modo, parlando di contraccezione, alla domanda relativa al coito interrotto il 33,6% (-5,7% rispetto al dato nazionale) ha risposto definendolo un metodo efficace contro gravidanze indesiderate o Infezioni Sessualmente Trasmesse. La situazione, seppur migliore rispetto ai dati nazionali, è poi ulteriormente complicata dallo scarso confronto e dialogo in famiglia. I giovani, infatti, non sembrano sentirsi a loro agio nel discutere questi temi a casa: il 47,1% (+1,8% rispetto al dato nazionale) dichiara di ricorrere ad Internet per chiarire i dubbi in ambito affettivo e sessuale e tra questi la maggior parte lo fa per l'imbarazzo di chiedere a qualcuno (31%) e perché non sa a chi rivolgersi (9,8%), con il rischio di esporsi a fake news e informazioni sbagliate e fuorvianti. Solo il 9,3% si rivolge ai genitori, il 5,5% al medico, il 15,2% chiede aiuto agli amici (+3% rispetto al dato nazionale) e l'11,9%, semplicemente, non chiede a nessuno. Le motivazioni di questo silenzio e chiusura potrebbero risiedere nell'imbarazzo e nella vergogna che i giovani affermano di provare nel chiedere o nel parlare con qualcuno di questi temi, oltre che nella mancanza – culturalmente tipica del nostro Paese – di educazione e comunicazione su queste tematiche. Infine, e questo è probabilmente il dato più significativo, ben il 95,1% dei giovani milanesi (+1,4% rispetto al dato nazionale) crede che l'educazione alla sessualità e all'affettività dovrebbe essere offerta come materia nel curriculum scolastico.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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CORSO PRATICO PER IL RAPPORTO DI COPPIA.
OBIETTIVO PEDAGOGICO: Corso di formazione che permette agli uomini di sviluppare quella parte del cervello della quale ignorano l'esistenza.
MODULO 1 CORSO BASE OBBLIGATORIO: 1. Non fare la pipì fuori dal water (100 ore, esercizi pratici con video). 2. Come arrivare fino al cesto dei panni sporchi senza perdersi (500 ore). 3. Come sopravvivere ad un raffreddore senza agonizzare (300 ore).
MODULO 2 TEMPO LIBERO: Piegare i panni in 2 tappe (una camicia in meno di due ore: esercizi pratici).
MODULO 3 CORSO DI CUCINA: Gli elettrodomestici: ON = ACCESO - OFF = SPENTO.
Sono inoltre previsti dei temi speciali di approfondimento; a causa della complessità e difficoltà di comprensione dei temi i corsi avranno un massimo di 8 iscritti:
TEMA 1 : Dalla lavatrice all'armadio... un processo misterioso.
TEMA 2 : Ultima scoperta scientifica ~ cucinare e buttare la spazzatura non provocano né impotenza né tetraplegia (pratica in laboratorio).
TEMA 3 : Il rullo di carta igienica: 'la carta igienica nasce da sola nel porta rullo?(esposizioni sul tema della generazione spontanea).
TEMA 4 : Comunicazione extrasensoriale ~ esercizi mentali in modo che quando gli si dice che qualcosa è nel cassetto dell'armadio non domandi 'in quale?
TEMA 5 : La tazza della colazione: lievita da sé fino al lavandino? (esercizi diretti da Silvan).
TEMA 6 : L'uomo nel posto del passeggero ~ è geneticamente possibile non parlare o agitarsi convulsamente mentre lei guida?
TEMA 7 : Differenze fondamentali tra il cesto della roba sporca e il suolo (esercizi in laboratori di musicoterapica).
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Violenza di genere e rischi online per la Generazione Z
Ragazze e ragazzi della Generazione Z vivono uno spazio ibrido tra il mondo online e offline, dove ogni vissuto è reale, inclusi dolore e sofferenza, e dove la violenza di genere è un fenomeno strutturale, pervasivo e ampiamente diffuso al di là delle differenze sociali, della provenienza geografica, a cui spesso non si sa come o non si riesce a reagire. Sono l’orientamento sessuale, l’identità di genere, la disabilità, e l’aspetto fisico a scatenare attacchi nel mondo virtuale rispetto a quello che avviene per le persone adulte. Le piattaforme social più utilizzate sono Instagram e WhatsApp. Generazione Z: l'indagine di ActionAid È quanto emerge dall’indagine Let’s APP! realizzata da ActionAid, con il supporto di Fondazione Vodafone Italia, che ha intervistato quasi 700 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 29 anni di Milano, Carmagnola (Torino), Lecce, Palermo e Agrigento per conoscere le percezioni dei rischi e delle opportunità rese possibili dagli strumenti digitali e dai social. Un campione ampio composto per il 65% da ragazze e per il 77% da giovani con meno di 18 anni, che ha partecipato al progetto Let’s APP: un percorso di empowerment sull’uso consapevole delle tecnologie. Let’s APP Let’s APP è stata sviluppata a partire dall’utilizzo di LV8, il learning game di Fondazione Vodafone Italia nato per coinvolgere i giovani in percorsi di formazione digitale. LV8 permette attraverso l’esperienza del videogioco di acquisire conoscenze digitali di base e di alcuni applicativi e di aumentare consapevolezza del mondo digitale e delle sue potenzialità. Con il superamento di 8 livelli di difficoltà crescente, LV8 prevede il rilascio di Open Badge, certificazioni digitali riconosciute dell’Unione Europea, da valorizzare nel proprio curriculum vitae e, al termine del gioco, è possibile accedere a test di autovalutazione, oltre che a corsi gratuiti mirati e ad altre opportunità promosse dai partner di LV8. L’indagine: i social per crescere Per quasi 500 giovani del campione, Internet è un luogo privilegiato per trovare corsi o tutorial online e per più di 400 è un ambito di riferimento per orientarsi nelle scelte future in campo lavorativo o di studio. Online, offline o onlife? Non esiste un confine chiaro e netto tra la dimensione online e quella offline: per la Generazione Z ciò che si vive nella cornice digitale è reale, comprese le conseguenze emotive. Quali rischi la generazione z sente? La violenza online è ritenuta un fenomeno molto grave e preoccupante (88% delle giovani), e il dolore e la sofferenza che ne derivano sono reali. Le ragazze la percepiscono in maniera più profonda, anche perché sono maggiormente colpite da episodi di discriminazione, violenza, stalking e molestie. Spesso, però, non hanno gli strumenti per riconoscere le dinamiche di genere da cui deriva la violenza online e offline contro di loro. Nonostante l’80% dei partecipanti ritenga che la violenza online sia molto diffusa, infatti, la maggior parte dichiara di non averne fatto esperienza, né come vittima (circa 80%) né come autori (90%). Sussiste, quindi, una scarsa conoscenza e consapevolezza di cosa costituisca espressione di violenza online, specialmente se vissuta in prima persona, e si assiste ad una sorta di normalizzazione di alcune dinamiche discriminatorie tra ragazze e ragazzi. Le (non) reazioni Se attaccati online, più di un terzo degli intervistati non reagisce (34%), mentre circa un quinto ne parla con una persona amica o blocca l’utente. La tendenza a (re)agire è decisamente più alta quando ad essere colpita è proprio una persona vicina, come se fosse più semplice agire quando non si è coinvolti direttamente. Il 67% del campione sentirebbe l’amica o l’amico in privato e il 37% aiuterebbe a controbattere all’attacco. C’è una normalizzazione delle espressioni di odio, specialmente quando sono manifestazione di una violenza strutturale come quella contro le donne e le ragazze. Generazione Z: contrastare la violenza online Per contrastare la normalizzazione che sottende alla violenza online, è necessario fornire strumenti per riconoscere i fenomeni violenti sulla rete. Allo stesso tempo è dirimente che le istituzioni legiferino in materia e realizzino, nell’ambito del Piano nazionale contro la violenza maschile in corso e in quelli futuri, interventi ad hoc per prevenire e contrastare questa specifica forma di violenza. Let’s App again! È prevista la nuova edizione “Let’s App again! Tecnologie per l’empowerment economico e sociale giovanile”. Sostenuto da Fondazione Vodafone Italia, il progetto mira a formare 200 docenti di istituti superiori che accompagnino le studentesse e gli studenti nel percorso di crescita ed orientamento nel mondo dello studio e del lavoro, e a sensibilizzare e formare 600 ragazze e ragazzi sull'empowerment giovanile, promuovendo l'acquisizione consapevole di competenze specifiche e tecnologiche, contrastando la dispersione scolastica e prevenendo il fenomeno NEET. Il progetto Let’s APP è co-finanziato dalla Fondazione Vodafone Italia e implementato da ActionAid Italia in vari territori italiani insieme all’Associazione Tierra Techo Y Trabajo (Agrigento), il Gruppo Locale ActionAid di Lecce (Lecce), Ala Milano Onlus (Milano), Bayty Baytik (Palermo) e l’Associazione Karmadonne (Carmagnola, Torino). Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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Come diventare un esperto di vino in 10 mosse
Diventare un esperto di vino richiede tempo, impegno e passione. Ci sono molte cose da imparare, come la degustazione, la conoscenza delle varietà di uva e delle regioni vinicole, l'abbinamento cibo-vino e molto altro ancora. In questo articolo, esploreremo 10 mosse pratiche per diventare un esperto di vino. - Inizia a degustare il vino La degustazione del vino è il primo passo per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare a riconoscere i diversi sapori e aromi del vino, come il fruttato, il legnoso e il floreale. Inoltre, è importante imparare a valutare la qualità del vino, come il colore, la consistenza e il sapore. - Leggi libri sul vino Leggere libri sul vino è un modo efficace per imparare di più sulla storia del vino, le varietà di uva e le regioni vinicole. Sono molti libri disponibili sul mercato, come "Il vino per tutti" di Andrea Grignaffini e "Il grande libro del vino" di Andrea Scanzi. - Partecipa a corsi di degustazione del vino Partecipare a corsi di degustazione del vino è un modo efficace per imparare di più sulla degustazione del vino e sulla conoscenza delle varietà di uva e delle regioni vinicole. Ci sono molti corsi disponibili, come quelli offerti dalla Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (FISAR). - Visita le regioni vinicole Visitare le regioni vinicole è un modo efficace per imparare di più sulla produzione del vino e sulla cultura del vino, ci sono molte regioni vinicole in Italia, come la Toscana, il Piemonte e la Sicilia. - Abbinamento cibo-vino L'abbinamento cibo-vino è un'arte che richiede tempo e pratica. Ciò significa imparare a scegliere il vino giusto per accompagnare il cibo giusto. Ad esempio, un vino rosso corposo come il Barolo si abbina bene con la carne rossa, mentre un vino bianco secco come il Pinot Grigio si abbina bene con il pesce. - Conosci le varietà di uva Conoscere le varietà di uva è importante per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare le differenze tra le varietà di uva, come il Sangiovese, il Nebbiolo e il Chardonnay. - Conosci le regioni vinicole Conoscere le regioni vinicole è importante per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare le differenze tra le regioni vinicole, come la Toscana, il Piemonte e la Sicilia. - Partecipa a eventi di degustazione del vino Partecipare a eventi di degustazione del vino è un modo efficace per imparare di più sulla degustazione del vino e sulla conoscenza delle varietà di uva e delle regioni vinicole. Ci sono molti eventi disponibili, come quelli offerti dalle cantine vinicole e dalle associazioni di sommelier. - Conosci le tecniche di produzione del vino Conoscere le tecniche di produzione del vino è importante per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare le differenze tra le tecniche di produzione del vino, come la fermentazione, l'invecchiamento e la maturazione. - Diventa un sommelier Diventare un sommelier è un modo efficace per diventare un esperto di vino. Ciò significa completare un corso di formazione per sommelier e ottenere la certificazione. Ci sono molti corsi disponibili, come quelli offerti dalla Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (FISAR). Read the full article
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Questo lavoro scientifico di Singapore dimostra anche in Asia come sia iniziata la sensibilizzazione verso la Medicina di Genere LGBTI a partire dai temi della Omo-Transfobia Sanitaria:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9904294/#!po=38.0597
Il personale sanitario per essere qualificato ed accogliente deve avere appreso almeno le basi delle specifiche differenze sostanziali tra la popolazione generale e i vari sottogruppi.
Come Amigay noi proponiamo, sulla base delle conoscenze scientifiche attuali e dei consensus internazionali i seguenti temi durante i nostri Corsi Di Formazione in Medicina Psicologia Infermieristica di Genere LGBTI che potete richiedere scrivendo ad [email protected]
Se siete Studenti o Professionisti in Medicina Psicologia Infermieristica e siete LGBTI o friendly, ISCRIVETEVI AD AMIGAY aps
https://amigayonlus.wixsite.com/website
CORSO DI FORMAZIONE IN MEDICINA PSICOLOGIA INFERMIERISTICA DI GENERE LGBTI AMIGAY APS:
PRIMO LIVELLO PARTE PRIMA Inquadramento Generale
1) Storia e Legislazione in Medicina di Genere LGBTI
2) Sex & Gender Orienteering, il Lessico per dirlo
3) Il modello Epigenetico e il Neuroimaging
4) Accoglienza Infermieristica e Messaggio Inclusivo
5) ICD 11 e Depatologizzazione
6) Le Linee Guida WPA, la carriera ALIAS, le altre linee guida e la Deontologia Professionale
7) Prevenzione Diagnosi Cura e Accoglienza per Donne Lesbiche o Bisex
8) Le Tre P del Sesso (Preservativo, Popper, PrEP) e le Tre C del Sesso (Condom, Chemsex e Cybersex)
9) Contrasto attivo all’Omo-Trans Fobia Sanitaria nel CCNL e nei regolamenti CUG
PRIMO LIVELLO PARTE SECONDA La Psicologia e l’Infanzia
10) Minority Stress
11) Coming Out
12) Intersessualità, Nuovi Percorsi dalla Nascita fino all’Adolescenza
13) Consenso Informato per Adolescenti e Adulti Transgender
14) Le Terapie Affermative
15) Prevenzione Diagnosi Cura e Accoglienza per Persone Transgender
16) U=U e Sex Workers, Sesso delle persone Disabili o Anziane e Kinky: come diminuire lo Stigma
17) Corsi Pre-parto e ruolo di Ginecologi, Pediatri e Medici di Famiglia
18) Virago ed effeminati, il comportamento e l’identità a rischio, tra machismo e omofobia
1. SECONDO LIVELLO PARTE PRIMA Le Cliniche LGBTI
19) MFT, Anagrafica Inclusiva Sanitaria e Ricerca Scientifica
20) Salute Mentale delle Persone LGBTI
21) Dermatologia e Oncologia Paola Possanzini
22) Cardiologia
23) Medicina di Base
24) Endocrinologia e Transizione Ormonale
25) La Transizione SOLO chirurgica dai minori Intersex e Gender Variant agli adulti Transgender
26) I Minori Gender Variant e il bisogno di usare Triptorelina o Estrogeni
27) HIV, MONKEYPOX e COVID, le epidemie e il razzismo, Preservativi e Mascherine, l’epidemia e la prevenzione
SECONDO LIVELLO PARTE SECONDA Approfondimenti e Casi Clinici
28) Donne, Lesbiche e Transgender, un discorso sulla maternità e la genitorialità LGBTI
29) Violenza nelle coppie LGBTI, Violenza verso le persone Transgender Trauma e PTSD, dal Pronto Soccorso alla Salute Mentale
30) Nascere Intersessuali l’Identità Negata. Il Centro Esperti per Intersessuali e Minori Gender Variant e loro famiglie
31) Essere confusi tra ruolo sociale, identità di genere, comportamento e orientamento sessuale; il bisogno di corsi in Sex Orienteering e il Divieto di Terapie Riparative
32) Il corpo e l’alimentazione, tra Obesità e DCA nelle persone LGBTI
33) Contrasto Attivo all’Omo-Trans Fobia Sanitaria al Pronto Soccorso, nei Reparti e nei LEA
34) I Modelli di Valutazione come quello HEI e l’obbligo di Formazione, sulla base delle precedenti considerazioni
35) Restituzione dei Questionari e Casi Clinici
#Formazione #medici #infermieri #psicologia #LGBTI #Amigay
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Ele scusa il disturbo. Che differenze ci sono nella scuola serale? Pensi possa agevolare chi ha bisogno di un lavoro ma non può non prendere un diploma o a quest'età è sempre meglio frequentare i corsi "normali"?
la scuola serale è dieci volte migliore rispetto ad un diurno. no cap. 🧢
puoi fare più del 25% di assenze in caso di lavoro, anche se ovviamente devi avere tutti i voti possibili.
non so come funzionino gli altri serali, ma nel mio c'è la funzione "due anni in uno" (che io ho fatto), quindi si fa in un anno prima-seconda e terza-quarta, se tu hai difficoltà a studiare tutto, avendo un lavoro, dividi l'anno scegliendo solo alcune materie a tuo piacimento, che l'anno successivo non dovrai fare. non ci sono praticamente mai compiti ed i prof. sono molto, molto più comprensivi. usciamo quasi sempre un po' prima, a merenda o tra una lezione e l'altra puoi uscire a fumare. se sei fortunat* avrai una classe mista con persone che, solitamente, non ti escludono e non ti trattano male. con i prof. si ha un rapporto quasi di "amicizia", spesso ci parliamo anche fuori dalle lezioni. non devi giustificare le assenze ed essendo maggiorenne puoi uscire di classe quando vuoi.
ovvio che ti devi impegnare, devi portare buoni risultati, ma se lavori e ti applichi non ti daranno problemi.
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Ielts la certificazione di Inglese piu’ richiesta al Mondo
Stai pensando di partire e andare a cercare fortuna all’estero? Allora forse ti è conveniente sapere che, almeno per quanto riguarda i Paesi anglofoni, può essere richiesta una certificazione che si può ottenere solamente con il superamento dello IELTS test.
Attraverso il documento che si può conseguire con questa prova, si può attestare che le proprie competenze linguistiche sono adeguate, tanto per studiare come per poter svolgere determinati tipi di lavori e mansioni. Ciò si riflette nel fatto che, in tutto il globo, sono già una decina di migliaia le organizzazioni che riconoscono la validità dei certificati IELTS, in quanto documenti che sono ritenuti ufficiali per dimostrare la conoscenza della lingua inglese.
Tra queste rientrano non solo gli enti pubblici come le università, le istituzioni governative e gli uffici per l’immigrazione, ma anche i centri per l’impiego e le aziende private. In questo articolo approfondiamo tutto ciò che è necessario sapere sullo IELTS, comprese le informazioni per potersi preparare adeguatamente e per poter accedere agli esami IELTS.
Ielts: cos’è e dove viene accettato
Esistono due diversi tipi di certificazioni che riguardano la conoscenza della lingua inglese, che vengono prese in considerazione in tutto il mondo e, pertanto, sono le più conosciute. Da una parte c’è il Cambridge English Assessment, noto anche come ESOL, mentre dall’altra parte troviamo il già citato IELTS.
Ovvero, in pratica, quello che è l’acronimo delle parole inglesi International English Language Testing System, che si traduce letteralmente come “Sistema internazionale per testare la lingua inglese”, intendendo il suo livello di conoscenza.
Anche l’esame IELTS è sviluppato grazie ad una collaborazione con la Cambridge Assessment English, ovvero con quella che è l’organizzazione ufficiale nata proprio grazie all’Università di Cambridge, in Inghilterra. Questa istituzione si dedica espressamente ai compiti inerenti non solo l’organizzazione, ma anche la gestione degli esami IELTS volti alla valutazione della conoscenza dell’Inglese.
Ci sono alcune differenze da considerare, rispetto al confronto tra Cambridge ESOL e lo IELTS exam, a cominciare dal fatto che per quanto riguarda quest’ultimo non è prevista la promozione o la bocciatura.
Con un IELTS test, infatti, si può dimostrare in via del tutto ufficiale che si è riusciti a conseguire una preparazione idonea, volta a sostenere delle conversazioni di senso compiuto utilizzando la lingua inglese. L’importanza della certificazione IELTS è dimostrata, del resto, anche dal fatto che viene calcolato che ogni anno siano ben 3 milioni, gli esami IELTS che vengono svolti non solo in Italia, ma anche in altre 140 nazioni sparse su tutto il pianeta.
Il fine ultimo di un esame IELTS è quello inerente le necessità di chi vuole studiare oppure lavorare in uno dei Paesi che lo riconoscono a livello ufficiale, che sono i seguenti:
Regno Unito, ovvero Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord
Irlanda
Canada
Stati Uniti d’America
Australia
Nuova Zelanda
Sudafrica
Ielts: certificazione accademica e lavorativa
Dal momento che la certificazione IELTS è un tipo di documento che serve in maniera imprescindibile per poter lavorare o studiare, in una o più delle nazioni in cui è valida, bisogna decidere in modo preventivo a quale tipo di IELTS exam sottoporsi. Questa valutazione deve tenere conto di quali sono le sue finalità, motivo per cui, a seconda di ciò che si vuole fare, si può scegliere tra questi due tipi di IELTS esame:
IELTS Academic, che è un titolo IELTS creato in via specifica per coloro che hanno bisogno di certificare il livello di inglese per scopi accademici, ovvero per potersi iscrivere a un’università internazionale;
IELTS General Training, ovvero quel tipo di documento che si può ottenere grazie agli IELTS results e che serve, in particolare, per essere allegato alle diverse pratiche burocratiche, non solo per quanto riguarda l’immigrazione, ma anche dal punto di vista lavorativo.
Occorre tenere in massima considerazione il fatto per cui è solamente attraverso la certificazione IELTS, che si può ottenere un attestato di livello linguistico valido e assolutamente necessario per essere ammessi in una delle nazioni in cui è valido.
In caso contrario, infatti, risulterebbe impossibile non solo ottenere l’accesso ai corsi universitari, ma sarebbe addirittura impossibile poter ricevere un visto valido per l’immigrazione nel Paese. A tal proposito occorre sapere che una delle caratteristiche dei certificati IELTS, che va tenuta in considerazione in un’ottica migratoria focalizzata sul lungo periodo, è la sua validità temporalmente ridotta.
Infatti, una volta passati in maniera idonea gli esami IELTS, il titolo conseguito sarà valido per due anni.
Quali sono le prove di un esame IELTS?
Per quanto riguarda le prove a cui bisogna sottoporsi, per superare gli IELTS test, occorre sapere che si dividono in quattro categorie, che valutano l’uso corretto della lingua inglese per quanto riguarda i seguenti ambiti:
Reading, ovvero le capacità legate alla lettura di testi scritti;
Listening, cioè le conoscenze legate alla comprensione del testo orale;
Writing, che riguarda le competenze necessarie per saper scrivere correttamente in inglese;
Speaking, ovvero l’uso della lingua inglese per mantenere conversazioni orali.
Ognuna delle prove si svolge in maniera unitaria, ma durante un esame unico, la cui durata totale ammonta a 3 ore. Se le prime tre categorie possono essere valutate attraverso IELTS test che in totale durano 2 ore e 45 minuti, la fase dedicata allo speaking, invece, si risolve con un semplice colloquio di un quarto d’ora.
In base ai punteggi ottenuti in ciascuno di questi campi, viene calcolata una media, dalla quale dipendono gli IELTS results. Dunque è proprio per questo, che il voto finale può essere espresso con una cifra che può variare da 1, che indica un non utente, a 9, ovvero il punteggio che ottiene chi dimostra di essere un utente esperto.
Il valore dei punteggi nei certificati IELTS
Per essere precisi, ognuno dei dieci punteggi che si possono ottenere con un esame IELTS ha un valore e un significato ben preciso, così come di seguito riportato:
Voto 1: Non Utente
Voto 2: Utente Intermittente
Voto 3: Utente Estremamente Limitato
Voto 4: Utente Limitato
Voto 5: Utente Modesto
Voto 6: Utente Competente
Voto 7: Utente Bravo
Voto 8: Utente Molto Bravo
Voto 9:Utente Esperto
Puoi trovare l articolo completo al seguente link
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Quando si tratta di selezionare il corso di laurea ideale, è essenziale considerare tutte le opzioni disponibili. Due delle alternative più affascinanti e promettenti nell’ambito economico sono rappresentate da Economia Aziendale ed Economia e Commercio. La decisione tra questi due percorsi è fondamentale poiché definirà il tuo percorso di studio e la tua futura carriera.
Entrambi questi corsi di laurea sono progettati per offrire agli studenti una formazione completa e multidisciplinare. Questo significa che, indipendentemente dalla tua scelta, avrai l’opportunità di immergerti in una vasta gamma di discipline che coprono l’economia, l’amministrazione aziendale, la matematica statistica e il diritto. Questa formazione multidisciplinare è uno dei punti di forza di entrambi i corsi e rappresenta un investimento prezioso nel tuo futuro accademico e professionale.
L’obiettivo di entrambi i percorsi è quello di prepararti per affrontare le sfide complesse e sempre mutevoli del mondo aziendale e economico. Che tu aspiri a diventare un professionista dell’azienda, un esperto di finanza, un economista o un consulente legale, una base solida in queste discipline è fondamentale.
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Liguria, l'annuncio del Presidente Toti: "durante il prossimo periodo pasquale la quasi totalità dei cantieri sarà sospesa"
Genova, l'annuncio del Presidente Toti: "durante il prossimo periodo pasquale la quasi totalità dei cantieri sarà sospesa". GENOVA. Via libera al piano di alleggerimento dei cantieri autostradali sulla rete ligure per le festività pasquali e i ponti primaverili, con una significativa riduzione anche delle chiusure notturne, in particolare sulla tratta della A26 gestita da Autostrade per l'Italia. Il piano sarà operativo, con alcune minime differenze di giorni e orari, dal 27 marzo al 2 aprile e nuovamente dal 24 aprile al 6 maggio. Questo è quanto emerso dal tavolo di coordinamento convocato Lunedì dal Ministero dei Trasporti per condividere con Regione Liguria, Anas, Anci, Comune di Genova e società concessionarie il piano di gestione dei cantieri. "Grazie al tavolo di coordinamento che ha visto Regione Liguria a confronto con ministeri e concessionari per rappresentare le esigenze del territorio - commentano il governatore ligure Giovanni Toti e l'assessore Giacomo Giampedrone -, durante il prossimo periodo pasquale la quasi totalità dei cantieri sarà sospesa e, in generale, i lavori più impattanti si avviano alla conclusione. Una buona notizia per i liguri, le categorie produttive e il comparto turistico, anche in vista della stagione estiva in cui i flussi non saranno concentrati solo in alcuni giorni specifici. Questo nuovo piano è frutto di incontri mirati a garantire la non interferenza dei lavori con la stagione turistica, assicurando così un flusso agevole sulle autostrade e evitando disagi sia ai cittadini che ai turisti". Nello specifico, per quanto riguarda le tratte liguri gestite in concessione da SALT, nel periodo pasquale la concessionaria rimuoverà dalle ore 22 di martedì 27 marzo alle ore 12 di martedì 2 aprile tutti i cantieri presenti sul Tronco Autocisa e sul Tronco Ligure Toscano ad accezione di due restringimenti di carreggiata prima della barriera di La Spezia in entrambi i sensi di marcia che, però, non dovrebbero creare turbative al traffico. Per quanto riguarda, invece, le tratte liguri gestite in concessione da Autostrada dei Fiori, il piano della concessionaria per il periodo pasquale prevede la sospensione dei dieci cantieri ad oggi presenti lungo la A10 Savona – Ventimiglia dalle ore 14.00 di mercoledì 27 marzo sino alle ore 22.00 di martedì 2 aprile su entrambe le carreggiate (direzione Italia/direzione Francia). Per quanto riguarda, la A6 Torino – Savona, nei prossimi giorni verrà rimosso il restringimento ad un'unica corrente veicolare in corrispondenza del viadotto Bormida di Mallare (tra Altare e Millesimo) in direzione Torino. Inoltre, verrà riconfigurato lo scambio di carreggiata tra Altare e Savona al fine di assicurare due correnti veicolari nella direzione di traffico prevalente. Sulle tratte di Autostrade per l'Italia verranno rimossi tutti i cantieri impattanti per il periodo pasquale, dal 28 marzo alla mattina del 2 aprile, periodo durante il quale verranno garantite sempre due corsie per senso di marcia su tutte le direttrici. Un altro stop ai lavori verrà effettuato per il lungo ponte delle festività del 25 aprile e del primo maggio, con la sospensione dei cantieri dal 24 aprile fino alla mattina del 6 maggio. In entrambi questi periodi anche le chiusure notturne verranno limitate al massimo. Con l'obiettivo di garantire per tutta l'estate due corsie verso Milano in A7, dal 2 al 27 aprile verrà effettuato un importante intervento sul viadotto Balletto tra Bolzaneto e Busalla in direzione Nord, che consentirà di eliminare l'attuale limitazione permanente su una corsia. Durante questi 25 giorni, verso Milano sarà disponibile solo una corsia anche nei fine settimana. Per quanto riguarda le problematiche registrate sulla Statale in provincia di Savona in concomitanza con le chiusure notturne della A10, nella giornata di domani Aspi incontrerà i rappresentanti delle istituzioni locali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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È uno dei pochi mammiferi di cui si sa che possiedano un senso di elettrolocazione: localizza la sua preda in parte rilevando la sua elettricità corporea. La sua elettrolocazione è la più sensibile tra i mammiferi.
L'elettrolocazione nell'ornitorinco
Nell'ornitorinco gli elettrorecettori si trovano in file rostro-caudali nella pelle del becco, mentre i meccanorecettori sono uniformemente distribuiti lungo il becco. L'area elettrosensoriale della corteccia cerebrale è contenuta all'interno dell'area somatosensoriale tattile ed alcune cellule corticali ricevono dei segnali sia dagli elettrorecettori sia dai meccanorecettori, suggerendo una stretta associazione tra il senso tattile e quello elettrico. L'ornitorinco può individuare la direzione di una sorgente elettrica; lo fa forse comparando le differenze nella forza del segnale attraverso lo strato di elettrorecettori mentre cacciando muove in modo caratteristico la testa da un lato all'altro. La convergenza corticale di segnali elettrosensoriali e tattili suggerisce l'esistenza di un meccanismo per determinare la distanza delle prede che, muovendosi, emettono sia segnali elettrici sia impulsi di pressione meccanici. La distanza potrebbe essere calcolata dalla differenza nel tempo di arrivo dei due segnali. La maggior parte della sua alimentazione deriva dallo scavare il fondo dei corsi d'acqua con il muso. Forse gli elettrorecettori potrebbero essere usati anche per distinguere oggetti animati e oggetti inanimati in questa situazione in cui i meccanorecettori sarebbero continuamente stimolati. Molte di queste sono solo congetture e c'è ancora molto da apprendere sull'elettrolocazione nell'ornitorinco e nel suo compagno monotremo, l'echidna.
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Sono in Medio Oriente
Turchia è una terra di mezzo: partecipa agli Europei e una piccola percentuale del suo territorio è geograficamente in Europa; eppure i Turchi si considerano asiatici, e gli europei nutrono non pochi pregiudizi nei confronti della Turchia.Una delle primeLa cose che si notano arrivando ad Adana sono i palazzi altissimi: la gente vive in condomini di 15/16 piani, il traffico è selvaggio, attraversare la strada può essere seriamente pericoloso perchè se non rispettano i semafori, figurarsi le strisce pedonali.Le strade sono immense, a due corsie e non esistono aree unicamente pedonali: non ho mai visto persone adulte andare in bici, che in generale preferiscono di gran lungo usare la macchina per andare ovunque, ecco spiegato il motivo del traffico. Gli autobus passano quando vogliono e non hanno necessariamente delle fermate prestabilite: basta agitare al mano e si fermano. In ogni caso i mezzi pubblici non sono visti come valida alternativa da un adulto medio che possiede un'auto.
Sono In Medio Oriente perchè qua la vedi la differenza fra i ricchi e i poveri: le chiamiamo favelas tra noi stranieri, le baraccopoli che sorgono ovunque, persino di fianco ai centri commerciali pieni di negozi di lusso. Allunghiamo il passo e stringiamo il portafogli quando ci passiamo davanti, quasi trattenendo il respiro: ci sono zone intere della città dove non ci sentiamo al sicuro ad andare, nemmeno di giorno.
I Turchi percepiscono come un fastidio i bambini siriani per le strade, quelli che provano a vendere lo zucchero filato o i fazzoletti: bambini magrissimi che capita spesso di vedere frugare nella spazzatura insieme ai loro genitori, che raccolgono e separano i rifiuti: e questo è l'unico tipo di raccolta differenziata presente. La Siria è così vicina, eppure la gente normale non ne parla, e in ogni caso, dicono a noi stranieri di non preoccuparcene.La maggioranza della popolazione è musulmana ma non fervidamente praticante: credono, senza necessariamente pregare cinque volte al giorno, bevono anche alcolici (amano molto il raki, un liquore turco), ma in ogni caso la carne di maiale qua non si trova (preparatevi all'agnello).Nonostante tutto, non mi sentivo a disagio a camminare nella zona moderna e sicura della città in pantaloni corti, anzi. Bisogna ricordare che la Turchia è, in fin dei conti, una repubblica laica.
Le strade sono caotiche e diverse da ciò a cui ero abituata: camminando per Adana si trovano cani e gatti randagi ovunque. Mettono tristezza, ma almeno non sono pelle e ossa. Ho visto pochissime volte cani al guinzaglio, posseduti da qualcuno come animali domestici: se ce ne sono così tanti nelle strade, probabilmente vengono abbandonati.In mezzo alle aiuole, tra le siepi, nelle rotonde, si trova ogni genere di rifiuto: tantissimo cibo (pane in particolare! Vedo pane abbandonato per terra ovunque) ma anche stracci e oggetti non meglio identificabili.A primo impatto si rimane stupiti: ma per riuscire ad apprezzare le differenze, non si può fare altro che cercare di uscire dalla rigidità di ciò a cui siamo abituati, perchè diverso è bello.
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Antiche tecniche: perché ancora oggi? (1)
di Gustavo Millozzi
-- Prima parte --
E’ palese un forte ed continuo aumento d’interesse per le antiche tecniche fotografiche con presenza di gruppi fotografici ad esse dedicati e di varie iniziative quali corsi universitari, masterclass, incontri, mostre, workshop, nonché per l’esistenza di ditte e negozi specializzati per la vendita dei prodotti necessari alla loro realizzazione. Abbiamo pertanto voluto, per fare il punto su tale particolare realtà, intervistare Giuseppe Toffoli che da sempre si è dedicato al loro studio, alla loro applicazione e promozione
© Massimo Sanna, Giuseppe Toffoli in atto di ripresa
- Hai appena pubblicato il tuo manuale sul processo al collodio, una delle antiche tecniche fotografiche e la notizia della sua apparizione mi ha subito non solo incuriosito, ma soprattutto mi ha suggerito questo interrogativo: perché vi è la necessità da parte tua di riproporre agli appassionati di fotografia l’impiego di processi ormai desueti, anche con dimostrazioni pratiche e visione di tue immagini così prodotte. C’è un senso, secondo te, nel ritornare alle origini della fotografia e perché?
Sono socio del Gruppo Rodolfo Namias e prendo spunto dalle numerose conversazioni che animano i nostri incontri quando non siamo impegnati ad ammirare le reciproche opere.
Il declino delle Antiche Tecniche Fotografiche, se volgiamo intendere con AT le originarie tecniche fotografiche, risale a pochi anni dopo la scoperta della fotografia. Già nell’800 la “straight photography”, le cui immagini non potevano essere manipolate/alterate e l’introduzione sul mercato delle pellicole prodotte a livello industriale hanno fatto perdere ai fotografi professionisti le tracce delle Antiche Tecniche. Mentre il fotoamatore, che poteva in quegli anni ancora dedicarvi tempo e denaro, aveva la possibilità di produrre innumerevoli scarti pur di arrivare al risultato sublime. Non per niente gli sviluppi più importanti della fotografia arrivarono proprio da loro. Ma già nella prima metà del 900 la produzione industriale di pellicole e carte raggiunse qualità tali che anche l’amatore iniziò a farne uso annullando di fatto l’utilizzo della Antiche Tecniche anche da parte dei pochi rimasti. Siamo circa 80 anni fa per farci un’idea.
E’ doveroso, però, puntualizzare cosa realmente intendiamo oggi per Antiche Tecniche Fotografiche… negli Stati Uniti vengono chiamate Tecniche Alternative, in Germania Tecniche Nobili… potremmo approcciarci a queste Antiche Tecniche alla stregua di “Tecniche Inusuali” come, per esempio, la rivalutata fotografia analogica degli anni 80 oppure la LUMEN PRINT inventata negli anni 90. Proprio in questi giorni si inaugura una meravigliosa mostra del fotografo bergamasco Danilo Pedruzzi, dedicata ai fiori, con opere interamente realizzate con la tecnica delle LUMEN PRINT.
© Danilo Pedruzzi (Lumen print)
Mi chiedi se oggi c’è un senso nel ritornare alle origini della fotografia, ti rispondo secondo il punto di vista più condiviso all’interno del Gruppo Rodolfo Namias. I motivi che spingono all’uso di queste tecniche sono molteplici. Il meno significativo è senz’altro il desiderio di seguire un FENOMENO DI TENDENZA che tenta di mescolare ciò che è costoso con ciò che è difficile, dimostrando una necessità di distinguersi da parte degli autori. Ne deriva però una sorta di controsenso ovvero una ricerca di distinzione utilizzando strumenti che emergono dall’omologazione di un fenomeno di massa. Chiaramente il fenomeno letto in questa chiave è, come la storia ci insegna, di passaggio e la tecnica viene appresa spesso con superficialità.
C’è poi una ricerca ALTERNATIVA di realizzare autonomamente dei processi industriali anche se in modo impreciso. C’è la tendenza all’ARTIGIANALITÀ inteso come lavoro d’eccellenza. Connubio di deduzione e studio prima della messa in opera del processo. Ricordo in questo motivo che un’assidua ricerca del controllo assoluto della tecnica manuale può portare a far apparire più difficoltoso utilizzare qualcosa di automatico piuttosto che qualcosa che possa essere controllato manualmente.
Per finire l’AMORE PER LA BELLEZZA. Tale ricerca non distingue più tra il processo e l’esito ma tutto il procedimento è indirizzato all’opera finita. La tecnica come strumento per esprimersi ed il risultato finale sono legati alle tensioni e fatiche di chi l’ha generata.
- Questo tuo interesse è dettato da spirito ludico, di sperimentazione, puramente rievocativo o da cosa altro?
Direi che possiamo includerle tutte… Adoro giocare, lo ammetto, lo adoro veramente tanto, mi diverte e mi aiuta a staccare la spina per qualche mezz’ora di tanto in tanto. Ma adoro anche sperimentare, provare e riprovare modificando le ricette per preparare le chimiche e gustare i risultati spesso attesi, spesso a sorpresa e molto spesso deludenti (ma anche questo fa parte del gioco!).
Mi appassiona la parte rievocativa sia come gioco, sia come cultura: è straordinario studiare i manuali dell’epoca, entrare nelle teste dei personaggi di un tempo, sapere e rivivere come 150 anni fa quando, con la tecnologia che era loro disponibile, riuscivano ad ottenere risultati ancora molto molto ambiti ai giorni nostri. Poi c’è la parte culturale divulgativa: la curiosità della gente oggi è virale e mi spinge ogni volta a spiegare dettagliatamente come è nata la fotografia, come si faceva, che differenze ci sono con la fotografia odierna e quant’era difficile allora rispetto ad oggi.
Spesso sorrido tra me e me pensando agli amici e a me stesso che non siamo immuni al digitale, che ci lamentiamo delle foto perse perché l’HD è morto… si dice così no? …e poi penso a 150 anni fa, quando poteva cadere una cassa di legno piena di negative di vetro frantumandosi in 1000 pz… allora come oggi.
Poi c’è l’interesse per la fotografia fine a sé stessa, la ricerca di un canale comunicativo attraverso le immagini, lo studio del risultato e della tecnica per portarlo a termine… e che possa emozionarmi osservandola e, perché no, emozionare chi la riceve in regalo da me.
Personalmente utilizzo molto il collodio umido, perché lo considero un po’ una metafora che richiama l'abbandono e il cambiamento. Questa tecnica in passato è stata una delle prime ad essere abbandonata, dimenticata e cambiata con metodologie più moderne, proprio come qualsiasi altra cosa con cui abbiamo a che fare oggi, un edificio, un ponte, un cellulare o l'auto che usiamo.
Il collodio umido ha una caratteristica estetica unica che, attraverso la sua rappresentazione simile ad un sogno, richiama la sensazione di memoria e la luce viene non solo riprodotta in immagini, ma anche interpretata in modo differente da come siamo abituati a conoscere in fotografia. E’ molto sensibile agli ultravioletti e molto meno alle lunghezze d’onda del visibile e non richiede una camera oscura buia come quella richiesta dalla fotografia analogica. E’ straordinario poichè riesce a far emergere qualità profonde e intense e permette di interagire con il soggetto, qualunque esso sia, in maniera ineguagliabile rispetto alla fotografia tradizionale.
© Giuseppe Toffoli (collodio umido su alluminio)
- La fotografia ha ora 180 anni: pensi che oggi i vecchi procedimenti abbiano ancora un loro significato dopo l’avvenuto superamento della pellicola e con l’avvento della fotografia digitale e ritieni anche tu, come altri affermano, che le antiche tecniche fotografiche stiano suscitando un rinnovato interesse per la possibilità che offrono di superare l’appiattimento della fotografia digitale, riappropriandosi del gusto artigianale della produzione di immagini uniche, e di espandere le proprie possibilità espressive?
Proprio in questi giorni si è inaugurata la mostra fotografica dell’amico fotografo Beniamino Terraneo, curata da Denis Curti. In mostra ci sono solo DAGHERROTIPI CONTEMPORANEI. A Sestri Levante dal 24 al 31 marzo di quest’anno il Gruppo Rodolfo Namias ha esposto alcune delle opere dei soci eseguite con le Antiche Tecniche fotografiche. Oggi Mark Osterman del George Eastman Museum USA ha inaugurato a Raanana all’Open University di Israele una mostra di sue opere tutte eseguite con l’antica tecnica del Collodio Umido.
Sono convinto che quando un autore possiede un senso di attenzione privilegiato verso la BELLEZZA, come la si conquista e cosa può trasmettere, allora le Antiche Tecniche possono supportare magnificamente i contenuti espressivi nelle sue fotografie.
- L’impiego della postproduzione da alcuni anni utilizzata da tanti fotografi (forse troppi ed in maniera spesso indiscriminata) facilitato dall’aiuto di particolari software, non pensi tolga la voglia di avvicinarsi ai vecchi processi anche perché spesso con gli stessi non è possibile, o quanto meno è praticamente difficilissimo da realizzare?
Sono d’accordo, le Antiche Tecniche sono alquanto difficili da realizzare. Confrontiamo, per esempio, il processo che porta alla realizzazione di una fotografia in digitale o con le Antiche Tecniche.
Scattare la fotografia in digitale, passare il file sul computer, decidere attraverso i software dedicati, il mouse e alcuni tasti come dovrà apparire l’immagine finale. Non voglio discutere se potrà ancora essere chiamata fotografia o meno, il concetto è che bastano pochi click ed il computer fa tutto il lavoro che noi gli chiediamo di fare. Naturalmente si deve avere ben chiaro cosa si vuole ottenere e comunicare con l’immagine finale.
Se lo stesso cammino di elaborazione lo si dovesse riproporre con le Antiche Tecniche o semplicemente con un processo “analogico” per ottenere una stampa di qualità, questo percorso sarà impegnativo, costoso e senza scorciatoie. In caso di errore non c’è il tasto UNDO, si deve ripetere tutto il processo, tutto il ciclo produttivo dall’inizio. Per quanto si possa avere il controllo su tutti gli step, la perfetta riproducibilità diventa estremamente complessa se non impossibile.
Alla base di entrambi i processi però cosa troviamo? La consapevolezza del fotografo nel sapere cosa desidera realizzare con le sue fotografie.
(continua)
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… venne aggredito fisicamente dai quattro poliziotti, i quali lo percossero ripetutamente con l’uso di manganelli e con calci. E, una volta schiacciato a terra il ragazzo, i quattro agenti continuarono a infierire su …, che si dibatteva: uno lo colpiva alle gambe con il manganello, altri due lo tenevano schiacciato, mentre un quattro lo continuava a percuotere; quindi i quattro poliziotti immobilizzarono il … tenendolo steso a terra supino, lo girarono quindi a forza in posizione prona e lo ammanettarono”.
La descrizione che abbiamo sopra riportato è contenuta nella sentenza della Cassazionesulla morte di Riccardo Magherini (IV sezione penale, sentenza 29 novembre 2018, n. 2189), ma non si riferisce a Riccardo. E’ relativo alla vicenda fotocopia di Federico Aldovrandi.
Il caso presenta similitudini con alcune differenze: la polizia al posto dei carabinieri, l’assenza di testimoni (per Federico), l’età delle vittime. Le somiglianze sono però impressionanti: ammanettamento da dietro, posizione prona, morte per “meccanismi asfittici”.
Queste vicende non sono assimilabili per la Cassazione. La vicenda che ha portato a morte Riccardo Magherini è nota. Riccardo aveva assunto cocaina ed era in preda a una crisi eccitativa, chiedeva aiuto e ha avuto la sfortuna di incontrare una pattuglia di carabinieri, i quali lo hanno immobilizzato, ammanettato, messo in posizione prona in modo prolungato, con una condotta che ha portato a morte Riccardo.
Questi fatti sono incontestati dalla stessa Corte di cassazione che ha annullato il processo “senza rinvio”.
Cerchiamo di capire meglio. La Corte di cassazione opera un grado di giudizio di “legittimità” e non di “merito”: entra cioè a sindacare non il “fatto”, ma l’applicazione del “diritto”. Secondo la Cassazione “i vizi motivazionali della sentenza” sono relativi all’elemento soggettivo del reato e in particolare quelli relativi alla prevedibilità in concreto dell’evento dannoso”.
Ripercorriamo allora alcuni passaggi. Nella vicenda si è affermata la legittimità dell’intervento da parte dei carabinieri che non avevano altra possibilità se non intervenire immobilizzando Magherini che “era pericoloso per sé e per altri”. La Cassazione utilizza una vecchia e pericolosa espressione contenuta nella legislazione manicomiale dello scorso secolo, proprio nel quarantesimo anniversario della legge “Basaglia” che ha decretato la chiusura dei manicomi. Non potevano quindi non contenerlo.
Per la causa di morte di Riccardo Magherini è stata riconosciuta una “tripartizione causale”:
1- intossicazione acuta da cocaina;
2- immobilizzazione da parte delle forze dell’ordine nel tentativo di contenerlo;
3- la posizione prona in cui era stato tenuto da quando era ammanettato.
Non è stato riconosciuto invece alcun nesso causale tra i “due calci sferrati al Magherini da uno dei carabinieri imputato e l’evento morte”. Non c’è stata una “compressione toracica” bensì una “compressione di posizione”. E’ vero, si legge negli atti, che i testimoni hanno riferito della presenza di un carabiniere “a cavalcioni”, ma era posizionato nella zona lombosacrale e non in quella toracica. Le fratture costali e sternali riscontrate in autopsia sono state causate dalla rianimazione cardiopolmonare e non dai colpi inferti.
Il comportamento dei carabinieri
I carabinieri, lo abbiamo visto, lo hanno ammanettato “da dietro” e posto in posizione prona.
Era la prassi in uso all’Arma. A gennaio di quell’anno, però, erano state emanate, dalla stessa Arma dei Carabinieri, linee guida e istruzioni operative da applicarsi nei confronti di “soggetti in stato di agitazione psicofisica conseguente a patologie o causato dall’abuso di alcool e/o sostanze stupefacenti” dove si avvertiva del pericolo della compressione toracica in caso di immobilizzazione a terra.
La data di emanazione delle linee guida (30 gennaio 2014), pur precedente alla morte di Riccardo (3 marzo 2014), non era ancora “conosciuta” e non erano stati fatti i relativi corsi di formazione.
Né si poteva pretendere che i carabinieri “dovessero fare appello alla propria eventuale conoscenza personale, perché ciò avrebbe significato consentire che il personale militarmente organizzato potesse disattendere ordini superiori in applicazione di proprie conoscenze, con il conseguente rischio di condotte arbitrarie”.
L’affermazione lascia basiti: essendo il carabiniere un militare applica gli ordini, anche se il suo livello di cultura personale lo potrebbe portare a disattendere tali disposizioni, anche laddove i comportamenti ordinati siano tali da mettere in pericolo di vista le persone che sono sotto la loro “protezione” (tecnicamente obblighi di garanzia e protezione). La “condotta arbitraria”, in questo caso, sarebbe dunque la salvaguardia della vita della persona, da non preferirsi rispetto al rischio di “condotte arbitrarie” che rischiano di destabilizzare l’assetto di un’organizzazione militare. Per l’ordine costituito si può sacrificare una vita umana.
L’elemento psicologico del reato
Il reato contestato ai carabinieri era di omicidio colposo che si ha quando l’evento non è voluto (altrimenti è doloso) “e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline”.
In questi casi bisogna individuare, per affermare la colpevolezza, quale regola cautelare generica (negligenza, imperizia e imprudenza) o specifica (inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline) hanno in concreto violato i carabinieri.
Qui c’è il cuore di tutta la sentenza. Ai carabinieri non era stato contestato, nei precedenti gradi di giudizio, il comportamento iniziale (la contenzione a terra in posizione prona), ma di avere proseguito l’immobilizzazione in quella posizione anche dopo “il placarsi delle sue grida e l’affievolimento della voce e l’assenza dei movimenti che potevano significare una grave sofferenza asfittica e non giustificavano il permanere immobilizzato in posizione prona”.
I carabinieri escono fuori da questa vicenda in quanto non erano a conoscenza della nuova circolare (niente inosservanza di regole cautelari specifiche, quindi), né sono stati negligenti in quanto il grado della “prevedibilità dell’evento” deve essere rapportato al livello del “modello di agente” e quindi della cultura media di un carabiniere, il quale è privo di “competenze mediche”. Per la Corte di appello – che aveva confermato la condanna del Tribunale di Firenze – “non occorreva possedere cognizioni mediche per sapere che la posizione prona rende difficile la respirazione”. Ebbene questa affermazione per la Cassazione è “fuorviante” in quanto della gravità del fatto non si era accorta neanche la volontaria della Croce Rossa (attenzione: volontaria! non una operatrice sanitaria) e quindi a maggior ragione non se ne potevano accorgere i carabinieri.
Assolti, dunque, per ignoranza “perché il fatto non costituisce reato”. Fosse accaduto qualche mese dopo – o accadesse oggi- i carabinieri sarebbero condannati in quanto a conoscenza della nuova circolare che avvertiva della pericolosità dell’immobilizzazione in posizione prona. Ecco allora forse la colpa maggiore di Riccardo Magherini: non l’assunzione di cocaina, ma essere morto nel mese sbagliato.
Conclusioni
Le motivazioni della Cassazione lasciano senza parole in una Paese, come il nostro, dove il favor verso le forze dell’ordine che commettono reati – un esempio per tutti il G8 di Genova – è profondamente radicato.
Sui calci in faccia a Riccardo Magherini, immobilizzato e ammanettato a terra in posizione prona, si parla solo per escluderne il nesso di causa con la morte. Su certa cultura che genera i comportamenti violenti si sorvola: ricordiamo che uno degli imputati, nei Social si presentava e si presenta con il soprannome di “pistolero”.
E’ necessario manifestare una non rituale, solidarietà alla famiglia di Riccardo, sostenendo anche la raccolta fondi creata da Giulia Innocenzi (https://www.gofundme.com/magherini)per il ricorso alla CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo).
*Luca Benci
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