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Economia Aziendale o Economia e Commercio: La Tua Scelta per un Futuro di Successo
Scegli il Tuo Futuro: Economia Aziendale o Economia e Commercio? Nel cammino dell’istruzione superiore, uno dei momenti cruciali è la scelta del corso di laurea. Per chi è affascinato dall’ambito economico, due strade molto frequentate sono rappresentate dai corsi di Economia Aziendale ed Economia e Commercio. La decisione tra questi due percorsi può plasmare il tuo futuro e la tua carriera. In…
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Scopri i fondamentali del 'Marketing a Risposta Diretta', un approccio essenziale per le piccole aziende che desiderano crescere rapidamente. In questo articolo, esploreremo i dieci comandamenti proposti da Dan Kennedy, un maestro nel settore, per aiutarti a trasformare la tua attività e ottenere risultati concreti. Introduzione al Marketing a Risposta Diretta Il Marketing a Risposta diretta è una strategia fondamentale per le piccole aziende che desiderano ottenere risultati immediati e misurabili. A differenza del marketing tradizionale, che punta alla brand awareness, il marketing a risposta diretta si concentra su azioni concrete e sulla generazione immediata di vendite. Questo approccio permette agli imprenditori di interagire direttamente con i loro clienti, incoraggiandoli a compiere un'azione specifica, come effettuare un acquisto o iscriversi a una newsletter. In un mondo dove i consumatori sono sempre più bombardati da messaggi pubblicitari, il marketing a risposta diretta offre un modo efficace per distinguersi e catturare l'attenzione del pubblico. Le campagne di marketing a risposta diretta sono progettate per generare una risposta immediata, utilizzando tecniche come l'invio di lettere di vendita, email, annunci sui social media e molto altro. Questa strategia non è solo per le piccole aziende; anche le grandi imprese possono trarre vantaggio dal marketing a risposta diretta, ma è particolarmente cruciale per chi ha risorse limitate e necessita di risultati rapidi. In questo contesto, il marketing a risposta diretta diventa una vera e propria ancora di salvezza, fornendo agli imprenditori gli strumenti necessari per navigare in un mercato competitivo. Chi è Dan Kennedy? Dan Kennedy è un'autorità riconosciuta nel campo del marketing a risposta diretta. Con oltre quarant'anni di esperienza, è considerato uno dei pionieri del settore e ha influenzato innumerevoli imprenditori e marketer attraverso i suoi insegnamenti. Kennedy ha iniziato la sua carriera come copywriter, sviluppando strategie di marketing che hanno rivoluzionato il modo in cui le piccole aziende comunicano con i loro clienti. È autore di numerosi libri, molti dei quali sono diventati bestseller, e tiene regolarmente seminari e corsi di formazione. La sua filosofia si basa sull'idea che le piccole aziende devono adottare un approccio pratico e orientato ai risultati, piuttosto che seguire le strategie tradizionali delle grandi aziende. Kennedy sostiene che il marketing a risposta diretta è l'unico modo per le piccole imprese di prosperare in un ambiente competitivo. Grazie alla sua esperienza e alla sua visione innovativa, Dan Kennedy ha aiutato migliaia di imprenditori a trasformare le loro aziende e a raggiungere il successo attraverso il marketing a risposta diretta. L'importanza del Marketing a Risposta Diretta Il Marketing a Risposta diretta è cruciale per le piccole aziende, in quanto consente loro di generare vendite in tempi brevi e di costruire una base di clienti fedeli. Questo approccio non solo migliora il flusso di cassa, ma permette anche di testare e ottimizzare le campagne in tempo reale, adattandosi rapidamente alle esigenze del mercato. Una delle caratteristiche distintive del marketing a risposta diretta è la sua misurabilità. Gli imprenditori possono monitorare il ritorno sugli investimenti (ROI) delle loro campagne e apportare modifiche strategiche per massimizzare i risultati. Questo livello di controllo è fondamentale per le piccole aziende che operano con budget limitati e necessitano di ogni euro investito. Inoltre, il marketing a risposta diretta permette di segmentare il pubblico e personalizzare le offerte. Ogni cliente ha esigenze e desideri diversi, e un approccio mirato può aumentare significativamente le probabilità di conversione. In un mercato sempre più affollato, la capacità di comunicare direttamente con il proprio pubblico rappresenta un vantaggio competitivo significativo. Le differenze tra piccole e grandi aziende Le piccole e grandi aziende operano in contesti molto diversi e questo si riflette nelle loro strategie di marketing. Le grandi aziende dispongono di risorse finanziarie e di una presenza di mercato consolidate, il che consente loro di investire in campagne di marketing istituzionale e di brand awareness. Tuttavia, queste strategie non sempre portano risultati immediati e tangibili. Al contrario, le piccole aziende devono concentrarsi su risultati rapidi e misurabili. Non avendo la stessa potenza economica, devono adottare strategie che generino vendite dal primo giorno. Questo è precisamente il motivo per cui il marketing a risposta diretta è così importante per loro. Consente di ottenere risultati immediati, riducendo il rischio di fallimento. Inoltre, mentre le grandi aziende possono permettersi di costruire una reputazione nel tempo, le piccole aziende devono lavorare per guadagnarsi la fiducia dei clienti fin da subito. Utilizzando il marketing a risposta diretta, possono stabilire relazioni più forti e dirette con il loro pubblico, incentivando l'interazione e la fidelizzazione. Il marketing come canale distributivo Nel contesto delle piccole aziende, il marketing a risposta diretta non è solo una strategia, ma diventa un vero e proprio canale distributivo. Poiché molte piccole imprese non hanno accesso ai canali tradizionali di distribuzione, il loro marketing deve fungere da vetrina e da rappresentante di vendita. Ogni campagna di marketing deve essere progettata per attrarre l'attenzione e stimolare l'azione. Questo approccio consente alle piccole aziende di superare le limitazioni imposte dalla mancanza di risorse e di visibilità. Utilizzando canali digitali, come social media ed email, possono raggiungere un pubblico vasto e diversificato, proprio come farebbero con una rete di vendita tradizionale. In questo modo, il marketing a risposta diretta si trasforma in un potente strumento per generare vendite e costruire relazioni durature con i clienti. Inoltre, il marketing a risposta diretta consente di testare diverse offerte e messaggi per scoprire quali funzionano meglio. Questo processo di ottimizzazione continua è fondamentale per adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato e per garantire che ogni euro speso in marketing generi un ritorno significativo. Principio 1: Offerte sempre presenti Il primo principio del Marketing a Risposta diretta di Dan Kennedy è che ci deve essere sempre un'offerta. Ogni campagna di marketing deve includere un'offerta chiara e attraente, che incoraggi i clienti a compiere un'azione immediata. Questo non si limita a sconti o promozioni, ma può includere anche prove gratuite, consulenze o contenuti esclusivi. Le offerte devono essere formulate in modo da stimolare l'interesse e il desiderio del cliente. Devono essere presentate in modo chiaro e diretto, evidenziando i benefici e il valore che il cliente otterrà. Questo approccio aiuta a creare un senso di urgenza, spingendo i clienti a prendere decisioni rapide e a completare l'acquisto. Inoltre, le offerte devono essere testate e ottimizzate regolarmente per garantire che rimangano rilevanti e attrattive. Ciò significa che le piccole aziende devono essere pronte a modificare le loro strategie in base ai feedback dei clienti e ai risultati delle campagne. In questo modo, possono massimizzare l'efficacia delle loro azioni di marketing e generare vendite costanti. Principio 2: Urgenza e necessità di risposta immediata Il secondo principio del Marketing a Risposta diretta di Dan Kennedy è l'importanza di creare un senso di urgenza. Quando si presenta un'offerta, è fondamentale far capire ai potenziali clienti che devono agire subito. Questo può essere fatto attraverso scadenze, disponibilità limitata od offerte esclusive per un periodo di tempo ristretto. Le persone tendono a procrastinare. Se non percepiscono un motivo valido per rispondere immediatamente, potrebbero rimandare l'azione. Utilizzare frasi come "Offerta valida solo per oggi" o "Solo per i primi 100 iscritti" può stimolare una risposta rapida. La chiave è far sentire il cliente come se stesse perdendo un'opportunità unica. Un altro aspetto importante è l'inclusione di bonus temporanei. Ad esempio, offrire un prodotto aggiuntivo o un servizio gratuito se l'azione viene completata entro un certo limite di tempo può incentivare ulteriormente la decisione d'acquisto. Questo approccio non solo aumenta le conversioni, ma crea anche una connessione emotiva con il cliente. Principio 3: Istruzioni chiare Il terzo principio del Marketing a Risposta diretta riguarda la necessità di fornire istruzioni chiare. Le persone devono sapere esattamente cosa fare per rispondere all'offerta. Se le istruzioni sono confuse o poco chiare, i potenziali clienti potrebbero non agire affatto. È essenziale includere una chiara call to action (chiamata all'azione) in ogni comunicazione. Ad esempio, frasi come "Clicca qui per iscriverti" o "Chiama ora per ricevere la tua offerta" devono essere evidenti e dirette. Più specifiche sono le istruzioni, maggiore sarà la probabilità che i clienti seguano il passo successivo. Inoltre, è utile ripetere le istruzioni in vari punti della comunicazione. Se un cliente legge un annuncio, si aspetta di trovare le stesse istruzioni chiave anche nella pagina di destinazione. Questo non solo rinforza il messaggio, ma aumenta anche la fiducia del cliente nel processo. Principio 4: Tracciamento e ROI Il quarto principio del Marketing a Risposta diretta è l'importanza del tracciamento e della misurazione del ritorno sugli investimenti (ROI). A differenza del marketing tradizionale, dove le metriche possono essere vaghe, il marketing a risposta diretta si basa su dati concreti per valutare l'efficacia delle campagne. Ogni azione intrapresa deve essere tracciabile. Questo significa utilizzare strumenti di analisi per monitorare quali campagne generano il maggior numero di vendite e quali canali di marketing sono più efficaci. Solo così si può capire cosa funziona e cosa no, permettendo di ottimizzare le strategie future. Il tracciamento consente anche di testare diverse varianti di un messaggio o di un'offerta. Attraverso split testing, le aziende possono confrontare le performance di due o più versioni e determinare quale ottiene i risultati migliori. Questo approccio scientifico al marketing è fondamentale per migliorare continuamente le proprie campagne. Principio 5: Conoscenza del brand Il quinto principio del Marketing a Risposta diretta è che la conoscenza del brand deve essere costruita attraverso le vendite. Le piccole aziende spesso non hanno il budget per campagne di brand awareness tradizionali. Pertanto, ogni vendita deve contribuire a costruire la reputazione e la riconoscibilità del marchio. Ogni interazione con il cliente è un'opportunità per rafforzare il brand. Le testimonianze dei clienti e le recensioni positive possono essere utilizzate come strumenti di marketing per attrarre nuovi clienti. La creazione di un'esperienza cliente eccezionale è cruciale: clienti soddisfatti sono più propensi a raccomandare il brand ad altri. Inoltre, il marketing a risposta diretta consente di utilizzare i risultati delle vendite per migliorare le future strategie di branding. Comprendere quali prodotti o servizi riscuotono maggiore successo aiuta a definire l'identità del marchio e a posizionarsi in modo efficace nel mercato. Principio 6: Follow up costante Il sesto principio del Marketing a Risposta diretta è la necessità di un follow-up costante. Un errore comune è pensare che una campagna di marketing sia efficace solo se porta a vendite immediate. Tuttavia, la realtà è che molte vendite si concludono solo dopo ripetuti contatti con il cliente. Utilizzare strategie di retargeting è fondamentale. Questo significa continuare a mostrare annunci ai visitatori che non hanno completato l'azione desiderata. Questi “recall” possono essere effettuati tramite email, social media o altri canali, mantenendo il brand presente nella mente del consumatore. Le aziende dovrebbero anche implementare un sistema di follow-up per i clienti che hanno già effettuato un acquisto. Offrire prodotti complementari o chiedere feedback sulla loro esperienza può non solo aumentare le vendite, ma anche rafforzare la relazione con il cliente. Principio 7: Copywriting efficace Il settimo principio del Marketing a Risposta diretta è l'importanza di un copywriting efficace. Le parole utilizzate nelle comunicazioni di marketing possono fare la differenza tra una campagna di successo e una che fallisce. Un copy persuasivo deve catturare l'attenzione, suscitare interesse e portare all'azione. Il copywriting deve essere chiaro e diretto, evitando gergo complicato o frasi lunghe. Utilizzare testimonianze e dati concreti può aumentare la credibilità del messaggio. Inoltre, è importante che il testo rifletta la voce del brand, creando una connessione autentica con il pubblico. Infine, il copy deve sempre includere una chiara call to action. Che si tratti di un pulsante per acquistare ora o un link per richiedere ulteriori informazioni, la chiamata all'azione deve essere evidente e convincente. Un buon copywriting non solo informa, ma guida anche il lettore verso il passo successivo. Principio 8: Struttura della lettera di vendita La struttura di una lettera di vendita è fondamentale nel Marketing a Risposta diretta. Una lettera ben scritta deve seguire un formato preciso per massimizzare l'efficacia e garantire che il messaggio venga comunicato in modo chiaro e persuasivo. Iniziamo con un'intestazione accattivante, che attiri immediatamente l'attenzione del lettore. Questa prima frase deve essere potente e intrigante, in modo da spingere il potenziale cliente a continuare a leggere. Ad esempio, si può utilizzare una domanda provocatoria o una dichiarazione audace. Successivamente, è importante stabilire un legame emotivo con il lettore. Qui è dove si racconta una storia o si presenta un problema comune che il lettore potrebbe riconoscere. Questa connessione aiuta a costruire fiducia e a dimostrare che si comprende la situazione del cliente. Una volta stabilito il legame, si deve presentare l'offerta. Questa parte deve chiarire i benefici del prodotto o servizio e perché è la soluzione ideale per il lettore. È cruciale essere specifici sui vantaggi e includere testimonianze o dati che possano supportare le affermazioni. Infine, non dimenticare di inserire una call to action (chiamata all'azione) chiara. Il lettore deve sapere esattamente cosa fare per approfittare dell'offerta. Che si tratti di cliccare su un link, chiamare un numero o compilare un modulo, le istruzioni devono essere semplici e dirette. Principio 9: I risultati contano Nel Marketing a Risposta diretta, ciò che conta sono i risultati. Ogni strategia e ogni campagna devono essere orientate verso l'ottenimento di risultati misurabili. Questo principio sottolinea l'importanza di testare e analizzare ogni aspetto delle campagne per capire cosa funziona e cosa no. Le opinioni personali, per quanto valide possano sembrare, non devono mai sostituire i dati. Se un approccio non genera vendite, è necessario rivederlo e modificarlo. La capacità di adattarsi e rispondere ai risultati è ciò che distingue le aziende di successo nel marketing a risposta diretta. Un'altra chiave per il successo è la disciplina nell'analizzare i dati. Monitorare costantemente le metriche di performance e apportare modifiche basate su quelle informazioni permette di ottimizzare le campagne e massimizzare il ritorno sugli investimenti (ROI). Infine, è importante ricordare che i risultati devono essere comunicati chiaramente a tutto il team. Ogni membro deve essere consapevole degli obiettivi e dei risultati ottenuti, in modo da mantenere alta la motivazione e l’allineamento verso il successo. Principio 10: Disciplina e continuità Il decimo principio del Marketing a Risposta diretta è la disciplina e la continuità. È fondamentale mantenere una dieta rigorosa di marketing a risposta diretta per garantire risultati duraturi. Non è sufficiente impegnarsi per un breve periodo; è necessario essere costanti e disciplinati nel lungo termine. Questo significa dedicare tempo e risorse a strategie di marketing efficaci, anche quando i risultati non sono immediatamente visibili. È essenziale continuare a testare, ottimizzare e adattare le campagne, rimanendo sempre focalizzati sugli obiettivi a lungo termine. La disciplina si estende anche alla formazione e all’aggiornamento continuo. Il marketing e le dinamiche di mercato sono in costante evoluzione, quindi è cruciale rimanere informati sulle ultime tendenze e tecniche. Investire nella propria formazione e in quella del team è un passo fondamentale per rimanere competitivi. Domande e Risposte Che cos'è il Marketing a Risposta diretta? È una strategia di marketing che mira a generare una risposta immediata e misurabile da parte del cliente. Quali sono i vantaggi del Marketing a Risposta diretta? Consente di ottenere risultati rapidi, misurabili e di costruire relazioni dirette con i clienti. Come posso iniziare con il Marketing a Risposta diretta? Inizia creando offerte chiare e accattivanti, seguite da un messaggio persuasivo e una call to action. Quanto è importante il copywriting nel Marketing a Risposta diretta? È fondamentale, poiché le parole utilizzate possono influenzare significativamente le decisioni di acquisto dei clienti. Quali strumenti posso utilizzare per tracciare i risultati delle mie campagne? Puoi utilizzare strumenti di analisi come Google Analytics, CRM e software di automazione del marketing. È necessario testare le campagne di marketing? Assolutamente sì. Il testing è cruciale per ottimizzare le strategie e massimizzare i risultati. Come posso mantenere la disciplina nel Marketing a Risposta diretta? Stabilisci obiettivi chiari, monitora i progressi e investi nella formazione continua per te e il tuo team. Posso utilizzare il Marketing a Risposta diretta per qualsiasi tipo di business? Sì, è applicabile a qualsiasi business, sia B2B che B2C, purché sia strutturato correttamente. Conclusione e Risorse Utili In conclusione, il Marketing a Risposta diretta offre alle piccole aziende un'opportunità unica per crescere e prosperare in un mercato competitivo. Seguendo i dieci comandamenti di Dan Kennedy, puoi strutturare le tue strategie di marketing in modo efficace e misurabile. Ricorda, il successo nel marketing a risposta diretta non è solo una questione di creatività, ma di disciplina e risultati. Investi nel tuo apprendimento, testa continuamente le tue campagne e rimani focalizzato sugli obiettivi. Per ulteriori approfondimenti e risorse, considera di iscriverti alla newsletter di Dan Kennedy o partecipare a corsi di formazione specifici sul marketing a risposta diretta. Queste risorse possono fornirti le competenze e le strategie necessarie per eccellere nel tuo business. Buona fortuna nel tuo viaggio verso il successo nel Marketing a Risposta diretta! Read the full article
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FEDERCARNI E LA FORMAZIONE DEL MACELLAIO MODERNO
Il mestiere di macellaio si è evoluto col passare del tempo, con i cambiamenti nei comportamenti della clientela, per diventare quello che conosciamo oggi. Lavorare in macelleria significa conoscere a fondo le caratteristiche della materia prima che si vende. Di conseguenza, il macellaio si trova a spiegare ai propri clienti le differenze tra i diversi tagli, delle diverse specie animali, tra le razze di animali da carne o da latte e i modi migliori di consumare la carne. Ma il consumatore oggi è sempre più esigente. Il macellaio “professionista della carne” deve essere preparato e seguire corsi di formazione e aggiornamento per avere conoscenze approfondite sulle varie specie animali, sulle tecniche di allevamento ed alimentazione, sulle caratteristiche qualitative, sui valori nutrizionali e nutraceutici delle carni, sulle normative sull’igiene e sicurezza delle carni, sui manuali HACCP. Nelle macellerie diventa sempre più frequente trovare piatti già pronti da cuocere, realizzati anche con procedimenti complessi, e prodotti già cotti e qui subentra la necessità di essere “il garante dell’igiene e della sicurezza alimentare”. L’aggiornamento costante dei macellai è pertanto importante e la formazione professionale su basi scientifiche porterà sempre più i professionisti della carne a rispondere correttamente e prontamente alle continue domande del consumatore moderno. Oggi il cliente del macellaio vuole conoscere le differenze fra le carni di animali appartenenti a razze diverse e che caratteristiche qualitative e nutrizionali hanno le carni. Inoltre, vuol sapere cosa sono le carni “processate” e se nelle sue preparazioni vi sono additivi chimici e cosa comportano sulla sua salute. Vuole essere informato sui nitrati e non solo su quali nutrienti importanti contiene la carne per la salute delle persone. Il consumatore moderno oggi è molto esigente e pretende dal professionista della carne le risposte alle sue domande e curiosità. La formazione su base scientifica, pertanto, diventa fondamentale per il continuo aggiornamento dei macellai. È molto importante conoscere tutti gli aspetti legati al mondo della carne, prima che questa arrivi sul banco del macellaio, imparare a presentare le materie prime nel modo migliore possibile, consigliare al meglio il cliente e rispondere “scientificamente” alle sue domande. Insomma, il mestiere del macellaio si è sicuramente evoluto con il passare del tempo, andando a diventare forse più complesso, ma anche più affascinante. E pertanto la formazione scientifica dei macellai “professionisti della carne” è fondamentale per il macellaio moderno. I corsi di aggiornamento di Federcarni già da alcuni anni sono svolti da docenti universitari e specialisti dei vari settori e sono impostati su basi scientifiche consolidate, perché questi sono i requisiti fondamentali che deve avere “il vero professionista della carne”. Dott. Marco Tassinari, Dipartimento Scienze Mediche Veterinarie Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
Info su corsi formativi: federcarni.it
Fonte: Federcarni
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CORSO PRATICO PER IL RAPPORTO DI COPPIA.
OBIETTIVO PEDAGOGICO: Corso di formazione che permette agli uomini di sviluppare quella parte del cervello della quale ignorano l'esistenza.
MODULO 1 CORSO BASE OBBLIGATORIO: 1. Non fare la pipì fuori dal water (100 ore, esercizi pratici con video). 2. Come arrivare fino al cesto dei panni sporchi senza perdersi (500 ore). 3. Come sopravvivere ad un raffreddore senza agonizzare (300 ore).
MODULO 2 TEMPO LIBERO: Piegare i panni in 2 tappe (una camicia in meno di due ore: esercizi pratici).
MODULO 3 CORSO DI CUCINA: Gli elettrodomestici: ON = ACCESO - OFF = SPENTO.
Sono inoltre previsti dei temi speciali di approfondimento; a causa della complessità e difficoltà di comprensione dei temi i corsi avranno un massimo di 8 iscritti:
TEMA 1 : Dalla lavatrice all'armadio... un processo misterioso.
TEMA 2 : Ultima scoperta scientifica ~ cucinare e buttare la spazzatura non provocano né impotenza né tetraplegia (pratica in laboratorio).
TEMA 3 : Il rullo di carta igienica: 'la carta igienica nasce da sola nel porta rullo?(esposizioni sul tema della generazione spontanea).
TEMA 4 : Comunicazione extrasensoriale ~ esercizi mentali in modo che quando gli si dice che qualcosa è nel cassetto dell'armadio non domandi 'in quale?
TEMA 5 : La tazza della colazione: lievita da sé fino al lavandino? (esercizi diretti da Silvan).
TEMA 6 : L'uomo nel posto del passeggero ~ è geneticamente possibile non parlare o agitarsi convulsamente mentre lei guida?
TEMA 7 : Differenze fondamentali tra il cesto della roba sporca e il suolo (esercizi in laboratori di musicoterapica).
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Violenza di genere e rischi online per la Generazione Z
Ragazze e ragazzi della Generazione Z vivono uno spazio ibrido tra il mondo online e offline, dove ogni vissuto è reale, inclusi dolore e sofferenza, e dove la violenza di genere è un fenomeno strutturale, pervasivo e ampiamente diffuso al di là delle differenze sociali, della provenienza geografica, a cui spesso non si sa come o non si riesce a reagire. Sono l’orientamento sessuale, l’identità di genere, la disabilità, e l’aspetto fisico a scatenare attacchi nel mondo virtuale rispetto a quello che avviene per le persone adulte. Le piattaforme social più utilizzate sono Instagram e WhatsApp. Generazione Z: l'indagine di ActionAid È quanto emerge dall’indagine Let’s APP! realizzata da ActionAid, con il supporto di Fondazione Vodafone Italia, che ha intervistato quasi 700 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 29 anni di Milano, Carmagnola (Torino), Lecce, Palermo e Agrigento per conoscere le percezioni dei rischi e delle opportunità rese possibili dagli strumenti digitali e dai social. Un campione ampio composto per il 65% da ragazze e per il 77% da giovani con meno di 18 anni, che ha partecipato al progetto Let’s APP: un percorso di empowerment sull’uso consapevole delle tecnologie. Let’s APP Let’s APP è stata sviluppata a partire dall’utilizzo di LV8, il learning game di Fondazione Vodafone Italia nato per coinvolgere i giovani in percorsi di formazione digitale. LV8 permette attraverso l’esperienza del videogioco di acquisire conoscenze digitali di base e di alcuni applicativi e di aumentare consapevolezza del mondo digitale e delle sue potenzialità. Con il superamento di 8 livelli di difficoltà crescente, LV8 prevede il rilascio di Open Badge, certificazioni digitali riconosciute dell’Unione Europea, da valorizzare nel proprio curriculum vitae e, al termine del gioco, è possibile accedere a test di autovalutazione, oltre che a corsi gratuiti mirati e ad altre opportunità promosse dai partner di LV8. L’indagine: i social per crescere Per quasi 500 giovani del campione, Internet è un luogo privilegiato per trovare corsi o tutorial online e per più di 400 è un ambito di riferimento per orientarsi nelle scelte future in campo lavorativo o di studio. Online, offline o onlife? Non esiste un confine chiaro e netto tra la dimensione online e quella offline: per la Generazione Z ciò che si vive nella cornice digitale è reale, comprese le conseguenze emotive. Quali rischi la generazione z sente? La violenza online è ritenuta un fenomeno molto grave e preoccupante (88% delle giovani), e il dolore e la sofferenza che ne derivano sono reali. Le ragazze la percepiscono in maniera più profonda, anche perché sono maggiormente colpite da episodi di discriminazione, violenza, stalking e molestie. Spesso, però, non hanno gli strumenti per riconoscere le dinamiche di genere da cui deriva la violenza online e offline contro di loro. Nonostante l’80% dei partecipanti ritenga che la violenza online sia molto diffusa, infatti, la maggior parte dichiara di non averne fatto esperienza, né come vittima (circa 80%) né come autori (90%). Sussiste, quindi, una scarsa conoscenza e consapevolezza di cosa costituisca espressione di violenza online, specialmente se vissuta in prima persona, e si assiste ad una sorta di normalizzazione di alcune dinamiche discriminatorie tra ragazze e ragazzi. Le (non) reazioni Se attaccati online, più di un terzo degli intervistati non reagisce (34%), mentre circa un quinto ne parla con una persona amica o blocca l’utente. La tendenza a (re)agire è decisamente più alta quando ad essere colpita è proprio una persona vicina, come se fosse più semplice agire quando non si è coinvolti direttamente. Il 67% del campione sentirebbe l’amica o l’amico in privato e il 37% aiuterebbe a controbattere all’attacco. C’è una normalizzazione delle espressioni di odio, specialmente quando sono manifestazione di una violenza strutturale come quella contro le donne e le ragazze. Generazione Z: contrastare la violenza online Per contrastare la normalizzazione che sottende alla violenza online, è necessario fornire strumenti per riconoscere i fenomeni violenti sulla rete. Allo stesso tempo è dirimente che le istituzioni legiferino in materia e realizzino, nell’ambito del Piano nazionale contro la violenza maschile in corso e in quelli futuri, interventi ad hoc per prevenire e contrastare questa specifica forma di violenza. Let’s App again! È prevista la nuova edizione “Let’s App again! Tecnologie per l’empowerment economico e sociale giovanile”. Sostenuto da Fondazione Vodafone Italia, il progetto mira a formare 200 docenti di istituti superiori che accompagnino le studentesse e gli studenti nel percorso di crescita ed orientamento nel mondo dello studio e del lavoro, e a sensibilizzare e formare 600 ragazze e ragazzi sull'empowerment giovanile, promuovendo l'acquisizione consapevole di competenze specifiche e tecnologiche, contrastando la dispersione scolastica e prevenendo il fenomeno NEET. Il progetto Let’s APP è co-finanziato dalla Fondazione Vodafone Italia e implementato da ActionAid Italia in vari territori italiani insieme all’Associazione Tierra Techo Y Trabajo (Agrigento), il Gruppo Locale ActionAid di Lecce (Lecce), Ala Milano Onlus (Milano), Bayty Baytik (Palermo) e l’Associazione Karmadonne (Carmagnola, Torino). Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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Come diventare un esperto di vino in 10 mosse
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Diventare un esperto di vino richiede tempo, impegno e passione. Ci sono molte cose da imparare, come la degustazione, la conoscenza delle varietà di uva e delle regioni vinicole, l'abbinamento cibo-vino e molto altro ancora. In questo articolo, esploreremo 10 mosse pratiche per diventare un esperto di vino. - Inizia a degustare il vino La degustazione del vino è il primo passo per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare a riconoscere i diversi sapori e aromi del vino, come il fruttato, il legnoso e il floreale. Inoltre, è importante imparare a valutare la qualità del vino, come il colore, la consistenza e il sapore. - Leggi libri sul vino Leggere libri sul vino è un modo efficace per imparare di più sulla storia del vino, le varietà di uva e le regioni vinicole. Sono molti libri disponibili sul mercato, come "Il vino per tutti" di Andrea Grignaffini e "Il grande libro del vino" di Andrea Scanzi. - Partecipa a corsi di degustazione del vino Partecipare a corsi di degustazione del vino è un modo efficace per imparare di più sulla degustazione del vino e sulla conoscenza delle varietà di uva e delle regioni vinicole. Ci sono molti corsi disponibili, come quelli offerti dalla Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (FISAR). - Visita le regioni vinicole Visitare le regioni vinicole è un modo efficace per imparare di più sulla produzione del vino e sulla cultura del vino, ci sono molte regioni vinicole in Italia, come la Toscana, il Piemonte e la Sicilia. - Abbinamento cibo-vino L'abbinamento cibo-vino è un'arte che richiede tempo e pratica. Ciò significa imparare a scegliere il vino giusto per accompagnare il cibo giusto. Ad esempio, un vino rosso corposo come il Barolo si abbina bene con la carne rossa, mentre un vino bianco secco come il Pinot Grigio si abbina bene con il pesce. - Conosci le varietà di uva Conoscere le varietà di uva è importante per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare le differenze tra le varietà di uva, come il Sangiovese, il Nebbiolo e il Chardonnay. - Conosci le regioni vinicole Conoscere le regioni vinicole è importante per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare le differenze tra le regioni vinicole, come la Toscana, il Piemonte e la Sicilia. - Partecipa a eventi di degustazione del vino Partecipare a eventi di degustazione del vino è un modo efficace per imparare di più sulla degustazione del vino e sulla conoscenza delle varietà di uva e delle regioni vinicole. Ci sono molti eventi disponibili, come quelli offerti dalle cantine vinicole e dalle associazioni di sommelier. - Conosci le tecniche di produzione del vino Conoscere le tecniche di produzione del vino è importante per diventare un esperto di vino. Ciò significa imparare le differenze tra le tecniche di produzione del vino, come la fermentazione, l'invecchiamento e la maturazione. - Diventa un sommelier Diventare un sommelier è un modo efficace per diventare un esperto di vino. Ciò significa completare un corso di formazione per sommelier e ottenere la certificazione. Ci sono molti corsi disponibili, come quelli offerti dalla Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (FISAR). Read the full article
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Questo lavoro scientifico di Singapore dimostra anche in Asia come sia iniziata la sensibilizzazione verso la Medicina di Genere LGBTI a partire dai temi della Omo-Transfobia Sanitaria:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9904294/#!po=38.0597
Il personale sanitario per essere qualificato ed accogliente deve avere appreso almeno le basi delle specifiche differenze sostanziali tra la popolazione generale e i vari sottogruppi.
Come Amigay noi proponiamo, sulla base delle conoscenze scientifiche attuali e dei consensus internazionali i seguenti temi durante i nostri Corsi Di Formazione in Medicina Psicologia Infermieristica di Genere LGBTI che potete richiedere scrivendo ad [email protected]
Se siete Studenti o Professionisti in Medicina Psicologia Infermieristica e siete LGBTI o friendly, ISCRIVETEVI AD AMIGAY aps
https://amigayonlus.wixsite.com/website
CORSO DI FORMAZIONE IN MEDICINA PSICOLOGIA INFERMIERISTICA DI GENERE LGBTI AMIGAY APS:
PRIMO LIVELLO PARTE PRIMA Inquadramento Generale
1) Storia e Legislazione in Medicina di Genere LGBTI
2) Sex & Gender Orienteering, il Lessico per dirlo
3) Il modello Epigenetico e il Neuroimaging
4) Accoglienza Infermieristica e Messaggio Inclusivo
5) ICD 11 e Depatologizzazione
6) Le Linee Guida WPA, la carriera ALIAS, le altre linee guida e la Deontologia Professionale
7) Prevenzione Diagnosi Cura e Accoglienza per Donne Lesbiche o Bisex
8) Le Tre P del Sesso (Preservativo, Popper, PrEP) e le Tre C del Sesso (Condom, Chemsex e Cybersex)
9) Contrasto attivo all’Omo-Trans Fobia Sanitaria nel CCNL e nei regolamenti CUG
PRIMO LIVELLO PARTE SECONDA La Psicologia e l’Infanzia
10) Minority Stress
11) Coming Out
12) Intersessualità, Nuovi Percorsi dalla Nascita fino all’Adolescenza
13) Consenso Informato per Adolescenti e Adulti Transgender
14) Le Terapie Affermative
15) Prevenzione Diagnosi Cura e Accoglienza per Persone Transgender
16) U=U e Sex Workers, Sesso delle persone Disabili o Anziane e Kinky: come diminuire lo Stigma
17) Corsi Pre-parto e ruolo di Ginecologi, Pediatri e Medici di Famiglia
18) Virago ed effeminati, il comportamento e l’identità a rischio, tra machismo e omofobia
1. SECONDO LIVELLO PARTE PRIMA Le Cliniche LGBTI
19) MFT, Anagrafica Inclusiva Sanitaria e Ricerca Scientifica
20) Salute Mentale delle Persone LGBTI
21) Dermatologia e Oncologia Paola Possanzini
22) Cardiologia
23) Medicina di Base
24) Endocrinologia e Transizione Ormonale
25) La Transizione SOLO chirurgica dai minori Intersex e Gender Variant agli adulti Transgender
26) I Minori Gender Variant e il bisogno di usare Triptorelina o Estrogeni
27) HIV, MONKEYPOX e COVID, le epidemie e il razzismo, Preservativi e Mascherine, l’epidemia e la prevenzione
SECONDO LIVELLO PARTE SECONDA Approfondimenti e Casi Clinici
28) Donne, Lesbiche e Transgender, un discorso sulla maternità e la genitorialità LGBTI
29) Violenza nelle coppie LGBTI, Violenza verso le persone Transgender Trauma e PTSD, dal Pronto Soccorso alla Salute Mentale
30) Nascere Intersessuali l’Identità Negata. Il Centro Esperti per Intersessuali e Minori Gender Variant e loro famiglie
31) Essere confusi tra ruolo sociale, identità di genere, comportamento e orientamento sessuale; il bisogno di corsi in Sex Orienteering e il Divieto di Terapie Riparative
32) Il corpo e l’alimentazione, tra Obesità e DCA nelle persone LGBTI
33) Contrasto Attivo all’Omo-Trans Fobia Sanitaria al Pronto Soccorso, nei Reparti e nei LEA
34) I Modelli di Valutazione come quello HEI e l’obbligo di Formazione, sulla base delle precedenti considerazioni
35) Restituzione dei Questionari e Casi Clinici
#Formazione #medici #infermieri #psicologia #LGBTI #Amigay
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Ele scusa il disturbo. Che differenze ci sono nella scuola serale? Pensi possa agevolare chi ha bisogno di un lavoro ma non può non prendere un diploma o a quest'età è sempre meglio frequentare i corsi "normali"?
la scuola serale è dieci volte migliore rispetto ad un diurno. no cap. 🧢
puoi fare più del 25% di assenze in caso di lavoro, anche se ovviamente devi avere tutti i voti possibili.
non so come funzionino gli altri serali, ma nel mio c'è la funzione "due anni in uno" (che io ho fatto), quindi si fa in un anno prima-seconda e terza-quarta, se tu hai difficoltà a studiare tutto, avendo un lavoro, dividi l'anno scegliendo solo alcune materie a tuo piacimento, che l'anno successivo non dovrai fare. non ci sono praticamente mai compiti ed i prof. sono molto, molto più comprensivi. usciamo quasi sempre un po' prima, a merenda o tra una lezione e l'altra puoi uscire a fumare. se sei fortunat* avrai una classe mista con persone che, solitamente, non ti escludono e non ti trattano male. con i prof. si ha un rapporto quasi di "amicizia", spesso ci parliamo anche fuori dalle lezioni. non devi giustificare le assenze ed essendo maggiorenne puoi uscire di classe quando vuoi.
ovvio che ti devi impegnare, devi portare buoni risultati, ma se lavori e ti applichi non ti daranno problemi.
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Quando si tratta di selezionare il corso di laurea ideale, è essenziale considerare tutte le opzioni disponibili. Due delle alternative più affascinanti e promettenti nell’ambito economico sono rappresentate da Economia Aziendale ed Economia e Commercio. La decisione tra questi due percorsi è fondamentale poiché definirà il tuo percorso di studio e la tua futura carriera.
Entrambi questi corsi di laurea sono progettati per offrire agli studenti una formazione completa e multidisciplinare. Questo significa che, indipendentemente dalla tua scelta, avrai l’opportunità di immergerti in una vasta gamma di discipline che coprono l’economia, l’amministrazione aziendale, la matematica statistica e il diritto. Questa formazione multidisciplinare è uno dei punti di forza di entrambi i corsi e rappresenta un investimento prezioso nel tuo futuro accademico e professionale.
L’obiettivo di entrambi i percorsi è quello di prepararti per affrontare le sfide complesse e sempre mutevoli del mondo aziendale e economico. Che tu aspiri a diventare un professionista dell’azienda, un esperto di finanza, un economista o un consulente legale, una base solida in queste discipline è fondamentale.
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È uno dei pochi mammiferi di cui si sa che possiedano un senso di elettrolocazione: localizza la sua preda in parte rilevando la sua elettricità corporea. La sua elettrolocazione è la più sensibile tra i mammiferi.
L'elettrolocazione nell'ornitorinco
Nell'ornitorinco gli elettrorecettori si trovano in file rostro-caudali nella pelle del becco, mentre i meccanorecettori sono uniformemente distribuiti lungo il becco. L'area elettrosensoriale della corteccia cerebrale è contenuta all'interno dell'area somatosensoriale tattile ed alcune cellule corticali ricevono dei segnali sia dagli elettrorecettori sia dai meccanorecettori, suggerendo una stretta associazione tra il senso tattile e quello elettrico. L'ornitorinco può individuare la direzione di una sorgente elettrica; lo fa forse comparando le differenze nella forza del segnale attraverso lo strato di elettrorecettori mentre cacciando muove in modo caratteristico la testa da un lato all'altro. La convergenza corticale di segnali elettrosensoriali e tattili suggerisce l'esistenza di un meccanismo per determinare la distanza delle prede che, muovendosi, emettono sia segnali elettrici sia impulsi di pressione meccanici. La distanza potrebbe essere calcolata dalla differenza nel tempo di arrivo dei due segnali. La maggior parte della sua alimentazione deriva dallo scavare il fondo dei corsi d'acqua con il muso. Forse gli elettrorecettori potrebbero essere usati anche per distinguere oggetti animati e oggetti inanimati in questa situazione in cui i meccanorecettori sarebbero continuamente stimolati. Molte di queste sono solo congetture e c'è ancora molto da apprendere sull'elettrolocazione nell'ornitorinco e nel suo compagno monotremo, l'echidna.
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Sono in Medio Oriente
Turchia è una terra di mezzo: partecipa agli Europei e una piccola percentuale del suo territorio è geograficamente in Europa; eppure i Turchi si considerano asiatici, e gli europei nutrono non pochi pregiudizi nei confronti della Turchia.Una delle primeLa cose che si notano arrivando ad Adana sono i palazzi altissimi: la gente vive in condomini di 15/16 piani, il traffico è selvaggio, attraversare la strada può essere seriamente pericoloso perchè se non rispettano i semafori, figurarsi le strisce pedonali.Le strade sono immense, a due corsie e non esistono aree unicamente pedonali: non ho mai visto persone adulte andare in bici, che in generale preferiscono di gran lungo usare la macchina per andare ovunque, ecco spiegato il motivo del traffico. Gli autobus passano quando vogliono e non hanno necessariamente delle fermate prestabilite: basta agitare al mano e si fermano. In ogni caso i mezzi pubblici non sono visti come valida alternativa da un adulto medio che possiede un'auto.
Sono In Medio Oriente perchè qua la vedi la differenza fra i ricchi e i poveri: le chiamiamo favelas tra noi stranieri, le baraccopoli che sorgono ovunque, persino di fianco ai centri commerciali pieni di negozi di lusso. Allunghiamo il passo e stringiamo il portafogli quando ci passiamo davanti, quasi trattenendo il respiro: ci sono zone intere della città dove non ci sentiamo al sicuro ad andare, nemmeno di giorno.
I Turchi percepiscono come un fastidio i bambini siriani per le strade, quelli che provano a vendere lo zucchero filato o i fazzoletti: bambini magrissimi che capita spesso di vedere frugare nella spazzatura insieme ai loro genitori, che raccolgono e separano i rifiuti: e questo è l'unico tipo di raccolta differenziata presente. La Siria è così vicina, eppure la gente normale non ne parla, e in ogni caso, dicono a noi stranieri di non preoccuparcene.La maggioranza della popolazione è musulmana ma non fervidamente praticante: credono, senza necessariamente pregare cinque volte al giorno, bevono anche alcolici (amano molto il raki, un liquore turco), ma in ogni caso la carne di maiale qua non si trova (preparatevi all'agnello).Nonostante tutto, non mi sentivo a disagio a camminare nella zona moderna e sicura della città in pantaloni corti, anzi. Bisogna ricordare che la Turchia è, in fin dei conti, una repubblica laica.
Le strade sono caotiche e diverse da ciò a cui ero abituata: camminando per Adana si trovano cani e gatti randagi ovunque. Mettono tristezza, ma almeno non sono pelle e ossa. Ho visto pochissime volte cani al guinzaglio, posseduti da qualcuno come animali domestici: se ce ne sono così tanti nelle strade, probabilmente vengono abbandonati.In mezzo alle aiuole, tra le siepi, nelle rotonde, si trova ogni genere di rifiuto: tantissimo cibo (pane in particolare! Vedo pane abbandonato per terra ovunque) ma anche stracci e oggetti non meglio identificabili.A primo impatto si rimane stupiti: ma per riuscire ad apprezzare le differenze, non si può fare altro che cercare di uscire dalla rigidità di ciò a cui siamo abituati, perchè diverso è bello.
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Antiche tecniche: perché ancora oggi? (1)
di Gustavo Millozzi
-- Prima parte --
E’ palese un forte ed continuo aumento d’interesse per le antiche tecniche fotografiche con presenza di gruppi fotografici ad esse dedicati e di varie iniziative quali corsi universitari, masterclass, incontri, mostre, workshop, nonché per l’esistenza di ditte e negozi specializzati per la vendita dei prodotti necessari alla loro realizzazione. Abbiamo pertanto voluto, per fare il punto su tale particolare realtà, intervistare Giuseppe Toffoli che da sempre si è dedicato al loro studio, alla loro applicazione e promozione
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© Massimo Sanna, Giuseppe Toffoli in atto di ripresa
- Hai appena pubblicato il tuo manuale sul processo al collodio, una delle antiche tecniche fotografiche e la notizia della sua apparizione mi ha subito non solo incuriosito, ma soprattutto mi ha suggerito questo interrogativo: perché vi è la necessità da parte tua di riproporre agli appassionati di fotografia l’impiego di processi ormai desueti, anche con dimostrazioni pratiche e visione di tue immagini così prodotte. C’è un senso, secondo te, nel ritornare alle origini della fotografia e perché?
Sono socio del Gruppo Rodolfo Namias e prendo spunto dalle numerose conversazioni che animano i nostri incontri quando non siamo impegnati ad ammirare le reciproche opere.
Il declino delle Antiche Tecniche Fotografiche, se volgiamo intendere con AT le originarie tecniche fotografiche, risale a pochi anni dopo la scoperta della fotografia. Già nell’800 la “straight photography”, le cui immagini non potevano essere manipolate/alterate e l’introduzione sul mercato delle pellicole prodotte a livello industriale hanno fatto perdere ai fotografi professionisti le tracce delle Antiche Tecniche. Mentre il fotoamatore, che poteva in quegli anni ancora dedicarvi tempo e denaro, aveva la possibilità di produrre innumerevoli scarti pur di arrivare al risultato sublime. Non per niente gli sviluppi più importanti della fotografia arrivarono proprio da loro. Ma già nella prima metà del 900 la produzione industriale di pellicole e carte raggiunse qualità tali che anche l’amatore iniziò a farne uso annullando di fatto l’utilizzo della Antiche Tecniche anche da parte dei pochi rimasti. Siamo circa 80 anni fa per farci un’idea.
E’ doveroso, però, puntualizzare cosa realmente intendiamo oggi per Antiche Tecniche Fotografiche… negli Stati Uniti vengono chiamate Tecniche Alternative, in Germania Tecniche Nobili… potremmo approcciarci a queste Antiche Tecniche alla stregua di “Tecniche Inusuali” come, per esempio, la rivalutata fotografia analogica degli anni 80 oppure la LUMEN PRINT inventata negli anni 90. Proprio in questi giorni si inaugura una meravigliosa mostra del fotografo bergamasco Danilo Pedruzzi, dedicata ai fiori, con opere interamente realizzate con la tecnica delle LUMEN PRINT.
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© Danilo Pedruzzi (Lumen print)
Mi chiedi se oggi c’è un senso nel ritornare alle origini della fotografia, ti rispondo secondo il punto di vista più condiviso all’interno del Gruppo Rodolfo Namias. I motivi che spingono all’uso di queste tecniche sono molteplici. Il meno significativo è senz’altro il desiderio di seguire un FENOMENO DI TENDENZA che tenta di mescolare ciò che è costoso con ciò che è difficile, dimostrando una necessità di distinguersi da parte degli autori. Ne deriva però una sorta di controsenso ovvero una ricerca di distinzione utilizzando strumenti che emergono dall’omologazione di un fenomeno di massa. Chiaramente il fenomeno letto in questa chiave è, come la storia ci insegna, di passaggio e la tecnica viene appresa spesso con superficialità.
C’è poi una ricerca ALTERNATIVA di realizzare autonomamente dei processi industriali anche se in modo impreciso. C’è la tendenza all’ARTIGIANALITÀ inteso come lavoro d’eccellenza. Connubio di deduzione e studio prima della messa in opera del processo. Ricordo in questo motivo che un’assidua ricerca del controllo assoluto della tecnica manuale può portare a far apparire più difficoltoso utilizzare qualcosa di automatico piuttosto che qualcosa che possa essere controllato manualmente.
Per finire l’AMORE PER LA BELLEZZA. Tale ricerca non distingue più tra il processo e l’esito ma tutto il procedimento è indirizzato all’opera finita. La tecnica come strumento per esprimersi ed il risultato finale sono legati alle tensioni e fatiche di chi l’ha generata.
- Questo tuo interesse è dettato da spirito ludico, di sperimentazione, puramente rievocativo o da cosa altro?
Direi che possiamo includerle tutte… Adoro giocare, lo ammetto, lo adoro veramente tanto, mi diverte e mi aiuta a staccare la spina per qualche mezz’ora di tanto in tanto. Ma adoro anche sperimentare, provare e riprovare modificando le ricette per preparare le chimiche e gustare i risultati spesso attesi, spesso a sorpresa e molto spesso deludenti (ma anche questo fa parte del gioco!).
Mi appassiona la parte rievocativa sia come gioco, sia come cultura: è straordinario studiare i manuali dell’epoca, entrare nelle teste dei personaggi di un tempo, sapere e rivivere come 150 anni fa quando, con la tecnologia che era loro disponibile, riuscivano ad ottenere risultati ancora molto molto ambiti ai giorni nostri. Poi c’è la parte culturale divulgativa: la curiosità della gente oggi è virale e mi spinge ogni volta a spiegare dettagliatamente come è nata la fotografia, come si faceva, che differenze ci sono con la fotografia odierna e quant’era difficile allora rispetto ad oggi.
Spesso sorrido tra me e me pensando agli amici e a me stesso che non siamo immuni al digitale, che ci lamentiamo delle foto perse perché l’HD è morto… si dice così no? …e poi penso a 150 anni fa, quando poteva cadere una cassa di legno piena di negative di vetro frantumandosi in 1000 pz… allora come oggi.
Poi c’è l’interesse per la fotografia fine a sé stessa, la ricerca di un canale comunicativo attraverso le immagini, lo studio del risultato e della tecnica per portarlo a termine… e che possa emozionarmi osservandola e, perché no, emozionare chi la riceve in regalo da me.
Personalmente utilizzo molto il collodio umido, perché lo considero un po’ una metafora che richiama l'abbandono e il cambiamento. Questa tecnica in passato è stata una delle prime ad essere abbandonata, dimenticata e cambiata con metodologie più moderne, proprio come qualsiasi altra cosa con cui abbiamo a che fare oggi, un edificio, un ponte, un cellulare o l'auto che usiamo.
Il collodio umido ha una caratteristica estetica unica che, attraverso la sua rappresentazione simile ad un sogno, richiama la sensazione di memoria e la luce viene non solo riprodotta in immagini, ma anche interpretata in modo differente da come siamo abituati a conoscere in fotografia. E’ molto sensibile agli ultravioletti e molto meno alle lunghezze d’onda del visibile e non richiede una camera oscura buia come quella richiesta dalla fotografia analogica. E’ straordinario poichè riesce a far emergere qualità profonde e intense e permette di interagire con il soggetto, qualunque esso sia, in maniera ineguagliabile rispetto alla fotografia tradizionale.
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© Giuseppe Toffoli (collodio umido su alluminio)
- La fotografia ha ora 180 anni: pensi che oggi i vecchi procedimenti abbiano ancora un loro significato dopo l’avvenuto superamento della pellicola e con l’avvento della fotografia digitale e ritieni anche tu, come altri affermano, che le antiche tecniche fotografiche stiano suscitando un rinnovato interesse per la possibilità che offrono di superare l’appiattimento della fotografia digitale, riappropriandosi del gusto artigianale della produzione di immagini uniche, e di espandere le proprie possibilità espressive?
Proprio in questi giorni si è inaugurata la mostra fotografica dell’amico fotografo Beniamino Terraneo, curata da Denis Curti. In mostra ci sono solo DAGHERROTIPI CONTEMPORANEI. A Sestri Levante dal 24 al 31 marzo di quest’anno il Gruppo Rodolfo Namias ha esposto alcune delle opere dei soci eseguite con le Antiche Tecniche fotografiche. Oggi Mark Osterman del George Eastman Museum USA ha inaugurato a Raanana all’Open University di Israele una mostra di sue opere tutte eseguite con l’antica tecnica del Collodio Umido.
Sono convinto che quando un autore possiede un senso di attenzione privilegiato verso la BELLEZZA, come la si conquista e cosa può trasmettere, allora le Antiche Tecniche possono supportare magnificamente i contenuti espressivi nelle sue fotografie.
- L’impiego della postproduzione da alcuni anni utilizzata da tanti fotografi (forse troppi ed in maniera spesso indiscriminata) facilitato dall’aiuto di particolari software, non pensi tolga la voglia di avvicinarsi ai vecchi processi anche perché spesso con gli stessi non è possibile, o quanto meno è praticamente difficilissimo da realizzare?
Sono d’accordo, le Antiche Tecniche sono alquanto difficili da realizzare. Confrontiamo, per esempio, il processo che porta alla realizzazione di una fotografia in digitale o con le Antiche Tecniche.
Scattare la fotografia in digitale, passare il file sul computer, decidere attraverso i software dedicati, il mouse e alcuni tasti come dovrà apparire l’immagine finale. Non voglio discutere se potrà ancora essere chiamata fotografia o meno, il concetto è che bastano pochi click ed il computer fa tutto il lavoro che noi gli chiediamo di fare. Naturalmente si deve avere ben chiaro cosa si vuole ottenere e comunicare con l’immagine finale.
Se lo stesso cammino di elaborazione lo si dovesse riproporre con le Antiche Tecniche o semplicemente con un processo “analogico” per ottenere una stampa di qualità, questo percorso sarà impegnativo, costoso e senza scorciatoie. In caso di errore non c’è il tasto UNDO, si deve ripetere tutto il processo, tutto il ciclo produttivo dall’inizio. Per quanto si possa avere il controllo su tutti gli step, la perfetta riproducibilità diventa estremamente complessa se non impossibile.
Alla base di entrambi i processi però cosa troviamo? La consapevolezza del fotografo nel sapere cosa desidera realizzare con le sue fotografie.
(continua)
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… venne aggredito fisicamente dai quattro poliziotti, i quali lo percossero ripetutamente con l’uso di manganelli e con calci. E, una volta schiacciato a terra il ragazzo, i quattro agenti continuarono a infierire su …, che si dibatteva: uno lo colpiva alle gambe con il manganello, altri due lo tenevano schiacciato, mentre un quattro lo continuava a percuotere; quindi i quattro poliziotti immobilizzarono il … tenendolo steso a terra supino, lo girarono quindi a forza in posizione prona e lo ammanettarono”.
La descrizione che abbiamo sopra riportato è contenuta nella sentenza della Cassazionesulla morte di Riccardo Magherini (IV sezione penale, sentenza 29 novembre 2018, n. 2189), ma non si riferisce a Riccardo. E’ relativo alla vicenda fotocopia di Federico Aldovrandi.
Il caso presenta similitudini con alcune differenze: la polizia al posto dei carabinieri, l’assenza di testimoni (per Federico), l’età delle vittime. Le somiglianze sono però impressionanti: ammanettamento da dietro, posizione prona, morte per “meccanismi asfittici”.
Queste vicende non sono assimilabili per la Cassazione. La vicenda che ha portato a morte Riccardo Magherini è nota. Riccardo aveva assunto cocaina ed era in preda a una crisi eccitativa, chiedeva aiuto e ha avuto la sfortuna di incontrare una pattuglia di carabinieri, i quali lo hanno immobilizzato, ammanettato, messo in posizione prona in modo prolungato, con una condotta che ha portato a morte Riccardo.
Questi fatti sono incontestati dalla stessa Corte di cassazione che ha annullato il processo “senza rinvio”.
Cerchiamo di capire meglio. La Corte di cassazione opera un grado di giudizio di “legittimità” e non di “merito”: entra cioè a sindacare non il “fatto”, ma l’applicazione del “diritto”. Secondo la Cassazione “i vizi motivazionali della sentenza” sono relativi all’elemento soggettivo del reato e in particolare quelli relativi alla prevedibilità in concreto dell’evento dannoso”.
Ripercorriamo allora alcuni passaggi. Nella vicenda si è affermata la legittimità dell’intervento da parte dei carabinieri che non avevano altra possibilità se non intervenire immobilizzando Magherini che “era pericoloso per sé e per altri”. La Cassazione utilizza una vecchia e pericolosa espressione contenuta nella legislazione manicomiale dello scorso secolo, proprio nel quarantesimo anniversario della legge “Basaglia” che ha decretato la chiusura dei manicomi. Non potevano quindi non contenerlo.
Per la causa di morte di Riccardo Magherini è stata riconosciuta una “tripartizione causale”:
1- intossicazione acuta da cocaina;
2- immobilizzazione da parte delle forze dell’ordine nel tentativo di contenerlo;
3- la posizione prona in cui era stato tenuto da quando era ammanettato.
Non è stato riconosciuto invece alcun nesso causale tra i “due calci sferrati al Magherini da uno dei carabinieri imputato e l’evento morte”. Non c’è stata una “compressione toracica” bensì una “compressione di posizione”. E’ vero, si legge negli atti, che i testimoni hanno riferito della presenza di un carabiniere “a cavalcioni”, ma era posizionato nella zona lombosacrale e non in quella toracica. Le fratture costali e sternali riscontrate in autopsia sono state causate dalla rianimazione cardiopolmonare e non dai colpi inferti.
Il comportamento dei carabinieri
I carabinieri, lo abbiamo visto, lo hanno ammanettato “da dietro” e posto in posizione prona.
Era la prassi in uso all’Arma. A gennaio di quell’anno, però, erano state emanate, dalla stessa Arma dei Carabinieri, linee guida e istruzioni operative da applicarsi nei confronti di “soggetti in stato di agitazione psicofisica conseguente a patologie o causato dall’abuso di alcool e/o sostanze stupefacenti” dove si avvertiva del pericolo della compressione toracica in caso di immobilizzazione a terra.
La data di emanazione delle linee guida (30 gennaio 2014), pur precedente alla morte di Riccardo (3 marzo 2014), non era ancora “conosciuta” e non erano stati fatti i relativi corsi di formazione.
Né si poteva pretendere che i carabinieri “dovessero fare appello alla propria eventuale conoscenza personale, perché ciò avrebbe significato consentire che il personale militarmente organizzato potesse disattendere ordini superiori in applicazione di proprie conoscenze, con il conseguente rischio di condotte arbitrarie”.
L’affermazione lascia basiti: essendo il carabiniere un militare applica gli ordini, anche se il suo livello di cultura personale lo potrebbe portare a disattendere tali disposizioni, anche laddove i comportamenti ordinati siano tali da mettere in pericolo di vista le persone che sono sotto la loro “protezione” (tecnicamente obblighi di garanzia e protezione). La “condotta arbitraria”, in questo caso, sarebbe dunque la salvaguardia della vita della persona, da non preferirsi rispetto al rischio di “condotte arbitrarie” che rischiano di destabilizzare l’assetto di un’organizzazione militare. Per l’ordine costituito si può sacrificare una vita umana.
L’elemento psicologico del reato
Il reato contestato ai carabinieri era di omicidio colposo che si ha quando l’evento non è voluto (altrimenti è doloso) “e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline”.
In questi casi bisogna individuare, per affermare la colpevolezza, quale regola cautelare generica (negligenza, imperizia e imprudenza) o specifica (inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline) hanno in concreto violato i carabinieri.
Qui c’è il cuore di tutta la sentenza. Ai carabinieri non era stato contestato, nei precedenti gradi di giudizio, il comportamento iniziale (la contenzione a terra in posizione prona), ma di avere proseguito l’immobilizzazione in quella posizione anche dopo “il placarsi delle sue grida e l’affievolimento della voce e l’assenza dei movimenti che potevano significare una grave sofferenza asfittica e non giustificavano il permanere immobilizzato in posizione prona”.
I carabinieri escono fuori da questa vicenda in quanto non erano a conoscenza della nuova circolare (niente inosservanza di regole cautelari specifiche, quindi), né sono stati negligenti in quanto il grado della “prevedibilità dell’evento” deve essere rapportato al livello del “modello di agente” e quindi della cultura media di un carabiniere, il quale è privo di “competenze mediche”. Per la Corte di appello – che aveva confermato la condanna del Tribunale di Firenze – “non occorreva possedere cognizioni mediche per sapere che la posizione prona rende difficile la respirazione”. Ebbene questa affermazione per la Cassazione è “fuorviante” in quanto della gravità del fatto non si era accorta neanche la volontaria della Croce Rossa (attenzione: volontaria! non una operatrice sanitaria) e quindi a maggior ragione non se ne potevano accorgere i carabinieri.
Assolti, dunque, per ignoranza “perché il fatto non costituisce reato”. Fosse accaduto qualche mese dopo – o accadesse oggi- i carabinieri sarebbero condannati in quanto a conoscenza della nuova circolare che avvertiva della pericolosità dell’immobilizzazione in posizione prona. Ecco allora forse la colpa maggiore di Riccardo Magherini: non l’assunzione di cocaina, ma essere morto nel mese sbagliato.
Conclusioni
Le motivazioni della Cassazione lasciano senza parole in una Paese, come il nostro, dove il favor verso le forze dell’ordine che commettono reati – un esempio per tutti il G8 di Genova – è profondamente radicato.
Sui calci in faccia a Riccardo Magherini, immobilizzato e ammanettato a terra in posizione prona, si parla solo per escluderne il nesso di causa con la morte. Su certa cultura che genera i comportamenti violenti si sorvola: ricordiamo che uno degli imputati, nei Social si presentava e si presenta con il soprannome di “pistolero”.
E’ necessario manifestare una non rituale, solidarietà alla famiglia di Riccardo, sostenendo anche la raccolta fondi creata da Giulia Innocenzi (https://www.gofundme.com/magherini)per il ricorso alla CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo).
*Luca Benci
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Il 25 maggio 2018, è entrato in vigore il nuovo regolamento UE 2016/679 del 27 aprile 2016, meglio noto come GDPR (General Data Protection Regulation) sulla protezione dei dati. Il coinvolgimento è per tutti coloro che trattano dati personali, non solo in area europea ma anche per le sedi legali extra-comunitarie che trattano i dati dei residenti nell'Unione europea, ad adempiere agli obblighi previsti dal regolamento. La Commissione Europea vuole con il GDPR restituire ai cittadini il controllo dei propri dati personali e rendere omogenea la normativa sulla privacy all'interno dell'UE. In Italia infatti abroga le norme del decreto legislativo 196/2003. GDPR e Data protection Ancor prima dell'entrata in vigore, numerose sono state le informative che ci invitavano a prendere visione della nuova legge in materia di protezione dei dati poiché le aziende hanno cominciato a mobilitarsi da subito per adattarsi alle nuove regole. In questo contesto si è sentita l'esigenza di avvalersi di personale tecnico come affiancamento nell'attuazione delle nuove procedure. Infatti, il solo testo della normativa risulta essere complesso da leggere per chi non ha conoscenze anche minime di nozioni regolamentari. Inoltre, nessuno dei vari punti dichiara in maniera esplicita le differenze e le integrazioni rispetto al decreto legislativo in atto fino a qualche mese fa. GDPR come funziona Questa nuova legge tutela la protezione dei dati sensibili per tutti i cittadini europei. Chiunque abbia a che fare con le informazioni riguardanti i dati è tenuto a osservarla. Qualunque società è pertanto obbligata a spiegare nel dettaglio a chiunque si interfacci con questa realtà, tutte le modalità di raccolta e trattamento dei dati. In tal caso, il testo della legge non è chiaramente decifrabile da parte di tutti gli utenti, perciò sta a chi gestisce le informazioni raccolte, redigere documenti da controfirmare in un linguaggio semplice che spieghi anche come questi dati verranno utilizzati. Se dovessimo rintracciare le novità introdotte dal GDPR potremmo riassumerle nei seguenti punti:
Regole chiare e scritte su informativa e consenso
Criteri di trasferimento dati al di fuori dell'UE
Regolamentazione in caso di data breach (violazione dei dati)
Consenso dettagliato per il trattamento dei dati per fini aziendali e commerciali
Protezione dei dati e regolamentazione Al fine di trovarsi in regola con quanto stabilito dalla nuova legge, è bene capirne in funzionamento, in vista della sua attualizzazione in campo aziendale. Appurato che il trattamento debba essere lecito e conforme agli scopi dichiarati e perseguiti da un dato ente, è necessario che sappiate come procedere nella gestione degli stessi, per non incorrere in sanzioni. In caso di violazione infatti, è necessario notificarlo entro 72 ore. È importante che sappiate che l'archiviazione dei dati non consente, anche previa autorizzazione al loro trattamento, di poterli riutilizzare per scopi non pertinenti a quelli legittimati. Gli utenti pertanto, hanno il diritto ad essere informati sull'utilizzo dei propri dati, chiederne la rettifica oppure opporsi al trattamento degli stessi. Anche in caso di trasferimento, è necessario tutelare l'integrità dei dati per evitare la perdita o la propagazione durante il passaggio. Qualora lo scopo di una data società sia quello di riutilizzare i dati per scopi secondari, è necessario esplicitarlo tramite consenso scritto che va controfirmato dai diretti interessati. Questa serie di passaggi, rendono indispensabile il ruolo di curatore per le grandi attività. Il responsabile della protezione dei dati infatti, viene nominato dall'organizzazione alla quale farà riferimento per gli aggiornamenti in materia. Privacy by design e by default L'articolo 25 introduce il concetto di "Privacy by design e by default" che impone di avviare un progetto preventivo nell'ottica del data protection. In particolare, con il termine "design" ci si riferisce proprio a un disegno che anticipa l'attuazione delle norme. Dovete rendervi conto che la prevenzione, piuttosto che la correzione di errori che potrebbero diventare irreversibili, è fondamentale. Il titolare del trattamento dei dati deve attuare fin da subito una serie di misure orientate alla trasparenza e alla centralità dell'utent,e ai fini di garantirgli la miglior sicurezza. Il concetto di "by default" invece si traduce in un'impostazione prestabilita di trattare i dati solo per l'aspetto necessariamente professionale del proprio operato aziendale. Al fine di garantire la miglior tutela a coloro che espongono le proprie informazioni personali a un determinato ente e per tutelare l'azienda nei confronti degli stessi e nella gestione di possibili errori di raccolta e trasmissione, è stata istituita la figura del Data protection officer. Vediamo insieme perché è fondamentale e cosa potreste fare voi vestendovi di questo ruolo. Ruolo del responsabile della protezione dei dati Sicuramente avrete già sentito parlare di questa nuova figura di responsabilità in vista dell'attuazione del nuovo regolamento. Vi sarà un po'meno chiaro il suo ruolo, in quanto non definito in maniera del tutto esatta. In realtà, prima di coniare questa espressione, esisteva già un funzionario di collegamento tra l'impresa e l'autorità competente. Ora però, è diventato un professionista visto come unico soggetto esperto sul tema. Nel corpo del regolamento, questo individuo viene visto come consulente ufficiale per tutte le attività legate alla privacy. Vestendo questi panni, potrai diventare consigliere di varie questioni legali e di orientamento amministrativo. Gli obiettivi: un corso mirato Il ruolo del protettore dei dati è poliedrico. Molto spesso un background giuridico può aiutare, ma non è indispensabile per delineare la propria figura. I nostri corsi mirati forniscono i giusti mezzi e le tecniche per diventare competente nel settore. Spesso l'aspetto fondamentale è dato dal rapporto con il settore IT. Anche in questo caso, le conoscenze pregresse possono agevolare ma non sono requisito indispensabile. Piuttosto, è consigliabile a chi ha una mentalità orientata alla comunicazione, particolarmente adatta per interfacciarsi con gli sviluppatori di questa area. Il dialogo con il reparto IT si rivela vincente qualora il vostro cliente basasse tutta la sua struttura su software e tecnologie all'avanguardia. La comunicazione è alla base della pianificazione e dell'analisi che permettono di svolgere questo lavoro con efficienza ma permette anche un lavoro di sensibilizzazione all'interno dell'azienda. Se anche voi credete di essere buoni comunicatori e ottimi amministratori, questo lavoro può fare al caso vostro. Il nostro corso di Privacy & risk management, che permette di ottenere un certificato riconosciuto in materia di protezione dati, tratterà tutte le fasi della professione, dalla progettazione all'implementazione.
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