#diconoche
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Un quarto alle cinque (E non parlo di vino).
Stamattina mi sono alzatoAlle cinque meno un quartoscalzo sul balconeIl caldo l’ho indossatocome un kebabSopra i tettiAncora pochi istantiFreschi come cristalliMarte e Giove diconoChe è venerdì. Rido da solo.Il tempo di mettere su il caffèE di nuovo sul balconeMarte scomparendo nell’aurora-Ho aspettato. Solo Giove nel chiarore.Nel vicolo due tizi urlano eLeggono i citofoni. Cercano qualcuno.Poi…
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“Non potevamo essere normali?”
19.12.76, Porticato Interno
D: Gli ci vuole poco per rendersi conto della presenza di qualcuno, anche se non comprende subito di chi si tratta. È il profumo che gli arriva alle narici a fargli accendere una lampadina, lasciandolo con un solo e unico nome nella testa “Merrow”.
M: Le ci vogliono dunque parecchi istanti meditabondi prima di buttare un`occhiata in direzione del resto del porticato, cogliendo solo ora la figura di Nico che sembrava non aspettare altro che un suo sguardo: occhi che si fanno più accesi, sorriso storto che inclina verso il basso la punta della Merlino`s, ed un cenno del capo per incitarlo ad avvicinarsi. «Che hai fatto?» ciao Dom «Dove Gramo hai messo la faccia?» per essere più precisa, mentre smolla la sigaretta tra le labbra e la destra s`allungherebbe per cercare di portargli via un po` di quello sporco dal viso con il pollice delicato, lo sguardo completamente rapito dal proprio gesto.
D: «Che?» ciao anche a te Merrow. «Da nessuna parte» cosa vuoi donna? Lui non è proprio consapevole di avere quelle macchie bianche e blu sul viso, è convinto di averle tolte tutte. Ma poi la ragazza allunga la mano per portarla sul suo volto, lasciandolo un po’ sorpreso di quel gesto, come la prima volta, eppure non si scosta nemmeno di un millimetro, non come la prima volta. Solo nel ritirare l’arto noterebbe il colore rimasto a sporcare la pelle candida di Merrow, e subito la mano andrebbe a sfregare lo stesso punto su cui prima l’altra ha posato le dita, lo sguardo basso e forse anche un po’ imbarazzato. «Dannazione, pensavo di averlo levato tutto. Io e Liu ci siamo messi a colorare dei sassi che ha portato in sala comune, con dei colori commestibili e delle immagini di Natale. Poi c’è la griglia del tris, così potete giocare con i sassi a tris.» È una bella idea no? Notice me senpai. E lo sguardo laterale verrebbe anche ricambiato ad un certo punto, tramite una leggera inclinazione del capo verso di lei… «Tu vai a casa o rimani?» a giocare a tris. Mica a fare altro.
M: Sta in silenzio, lo ascolta, aggrotta un secondo la fronte e poi mormora «Scusa, ma se sono sassi, che senso ha dipingerli con la roba commestibile? Cioè uno gioca a tris leccando la pietra?» perché no, non sembra essere in grado di capire il processo cognitivo che ha portato quei due Primini a prendere quella scelta. Torna ad inspirare, muove il capo e gli occhi verso il cortile «Non lo so ancora» sentenzia inspirando aria sta volta «Senti, ma a te farebbe piacere tornare a casa per le vacanze? O preferisci rimanere al castello?» occhiata in tralice e viso che resta immobile.
D: «Ma che ne so io!» perché hanno fatto tutto con la vernice commestibile. «Li ha portati Liusaidh i colori! Però non credo che leccare le pedine fosse nel piano iniziale…» le sopracciglia vanno ad aggrottarsi un poco, pensierose, sulla questione. «Però se vuoi farlo… Tanto il disegno è commestibile.» Scuote anche le spalle socchiudendo gli occhi, restando però posizionato accanto a Merrow; con un’aria fin troppo tranquilla… La questione vacanze di Natale è sempre un po’ scottante per lui. E affrontarla due volte in un giorno ancora peggio. «Mhm… Mi avevano proposto una cosa…» tipo di andare da Brandon. «Però poi a picco. Quindi rimarrò al Castello.» Sia perché lo preferisce, sia perché non ci sarebbe nessuno ad aspettarlo a casa. Ma questo non lo specifica.
M: Ascolta la cosa dei colori, almeno, questa è l`idea che si può fare Dominic, ma tanto lei continua ad alternare le labbra al filtrino in inspirate più o meno profonde, continuando ad alternare i colori della sigaretta da blu, ad indaco, ad argento, e poi di nuovo bluastro. Sembra esserci un pattern in quella ciclicità, come se fosse il giro d`un pensiero ossessivo: è un tormento, costante, non cosciente, ma che perpetrato a lungo prima o poi raggiunge il disastro sperato «Non è la risposta alla mia domanda. Bastava dire che sarebbe stato meglio qualunque posto, pur di non tornare lì.»
D: Lo sa anche lui che non è una vera e propria risposta, ma magari non voleva rispondere. Magari non voleva dare voce alla sua situazione particolare; la situazione a cui dà voce proprio la Loghain, nemmeno gli leggesse nella mente e nell’anima. «Anche se volessi tornare non sono il benvenuto.»
M: Le parole di Nico le arrivano, e lei ci mette ancora qualche istante prima di trovare la voglia di rispondere con un misero «Hm» gutturale, sbuffando via dell`argenteo fumo, dalle labbra «Volevo farti un regalo.» lo dice così «Ho vinto il premio di Casata del mese d`Ottobre. Cavalcare Abraxas sui Grampians.» dando per scontato che l`altro sappia delle creature magiche in questione «Ma per andarci non posso tornare al castello, ma dovrei tornare a casa a natale.» leggero disgusto sul viso, che dura veramente meno d`un battito di ciglia «Volevo dare a te il mio premio. Oppure portarti con me.» inspira dalla Merlino`s e tace qualche attimo, trattenendo il respiro e rilasciandolo rumorosamente assieme al profumo di mandorla amara «Ma entrambi non vogliamo tornarci, a casa, no?» e non è davvero una domanda, anche perché continua a non guardarlo, preferendo fissare il paesaggio innevato «Perché non sei il benvenuto?» chiede poi, a bruciapelo, in quella domanda che è davvero veloce come una frusta «Perché esisti?» e ridacchierebbe anche, amara, amarissima: fiele in un sorriso troppo giovane.
D: E sta per rispondere a alla domanda retorica dell’altra, quando viene bloccato dall’ennesima, cruda espressione cinica dell’altra; e il capo va di nuovo a perdersi nel bianco paesaggio innevato, vacuo e assente ormai. «Lo sai perché non sono il benvenuto.» Glielo ha detto pure davanti al camino, tempo prima. E infatti l’altra da voce alla motivazione subito dopo. «Sì.» proprio perché esiste. Non trova davvero altre motivazioni. Ci ha provato, ma non le trova. «Abbiamo finito?»
M: «No… Sì… No» ci ha ripensato, in un altalena d`umore che davvero sta cominciando ad infastidire anche lei «Io volevo portartici» ora sembra quasi irata, nonostante rimanga inquietantemente composta «ma facciamo così schifo che non possiamo nemmeno goderci le cose belle perché continuano ad essere contornate da una palude di me**a» sbuffa «Voglio diventare maggiorenne. Voglio andarmene. Mi sono rotta il ca**o di questa scuola, di queste persone, di questo ca**o di cognome.» oramai è un fiume in piena: magma lavico che fonde tutto ciò che trova «E tu.. e tu sei uguale» a lei, troppo simile «e la cosa mi urta terribilmente.» non spiega perché, ma solo adesso va a piantargli gli occhi addosso, con la mascella contratta e rigida «Non potevamo essere normali?» lo chiede ad un undicenne «Ma vaffa-» torna dritta, fa un mezzo giro su se stessa per voltarsi e comincia ad incamminarsi da dove è venuta.
D: E poi. Merrow. Sbrocca. E lui la ascolta ugualmente, impassibile, andando a piantare gli occhi verdi su di lei; le sue parole che in parte lo colpiscono e rimbalzano via, in parte lo attraversano. Sono uguali? Davvero? Lo sguardo si fa un poco più duro, mentre la guarda senza paura, e anche quel pizzico di ammirazione sembra essere stato cacciato via chissà dove. Perché offeso con lei ancora non riesce ad esserlo. «Mi dispiace di urtarti terribilmente.» Atono. Non è davvero dispiaciuto. Ma nemmeno urtato o offeso. Sembra quasi un automa a ripetere quelle scuse. E poi l’altra fa quella domanda. E lo manda a quel paese. E fa anche per andarsene. Ma lui non ci sta zia. Infatti allungherebbe il braccio verso la ragazza… una ragazza di 15 anni, 20 centimetri più alta di lui, che potrebbe atterrarlo con la forza di uno sguardo. Ma lui ci prova comunque, allunga la mano e prova ad afferrarla per fermare la sua “fuga”. «No.» Che non potevano essere normali. E la voce va ad abbassarsi, facendosi profonda e poco normale per un ragazzino di 11 anni. «A quanto pare non potevamo. Ma tu non fai schifo.» A riferirsi alla parole dell’inizio del discorso di Merrow.
M: Lo fissa con occhi sbarrati ed una frase molto simile al "non azzardarti a toccarmi" premuta tra le labbra e non espressa a voce: perché nonostante la sua furia, lo capisce che certe cose no, non può proprio dirle. Eppure è tutta un fascio di nervi, ed il suo "no" ulteriore non fa altro che farle scuotere il capo come un cavallo imbizzarrito «Fan***o» a lui? Alla situazione? A se stessa? «Cosa ne sai?! Cosa ne sai che non faccioschifo, come ca**o tipermetti di direchenonè così che nonsainiente! Dimedei miei, dicasadi qui del castello! Di quelliche se ne fo****odi quellichestraparlano. Che diconoche ci tengono e nonèvero, che diconochenoncitengono e non è vero nemmeno quello!» non alza la voce, anzi, è un sibilo pericoloso che le esce, in quella maledizione che prende corpo proprio nel momento peggiore, proprio mentre osserva il suo sguardo tradito «Perchètanto te ne andrai pure tu cometutti, che tantosei piccoloedio sono solo quella più grande e stranachenon si sa perchè aiuta i primini» schiocca la lingua al palato in un suono di disgusto «Ma checa**o ne sapete, ma chica**o telo fa fare di prenderti stasbatta. Ma cosa vuoi da me?! Cosa ti aspetti?Chenontifaccia male? Ti sbagliionefaccio sempre. A tutti, costantemente.» occhi di fuoco, con il respiro affannoso e la maledizione che finalmente cessa, lasciandola quasi con la testa che gira.
D: E non si fa problemi a toccarla. E si prende il “fanc**o” della ragazza come è abituato a prendersi tutti gli insulti e il male che la vita gli ha riservato, perché no, non è normale, come ha fatto notare la Loghain poco prima. E si becca quel Soliloquium in piena faccia, come uno schiaffo rovente, inaspettato e doloroso sì. Ma non può essere arrabbiato, non con lei, con nessuno. Perché tanto è colpa sua. Di tutto. Come al solito. E dalle sue parole si rende conto, più di prima, di cosa li accomuna veramente. E rimane lì. Fermo. Immobile. Con le braccia lungo il corpo e la testa alta, a guardarla esprimersi senza controllo, senza freni inibitori. Perché è quello che vuole; preferisce prendersi sulle spalle tutti i suoi problemi, così, piuttosto che vederla andare via senza spiegazioni. E quasi la ammira in quel fuoco che sembra avvolgerla nel suo sproloquio. Fino alla fine. Perdendo ogni traccia di astio o offesa che era prima presente nella sua espressione. «E l’hai capito tutto da sola?» cosa? Che vuole? «Che me ne andrò? Come tutti gli altri? Perché io non sono normale»…«Quando avrai capito. Che non voglio niente di più da te» niente di più di quello che lei non è già. «Sai dove sono.»
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#diconoche #nonservonoparole #nowords #elisaguardailmondo #elisafotografacose #cosicomeviene
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Hai vinto tu ...
Hai vinto tu …
Se ti diconoche sei un fallitoè perché hai vinto tu . Se ti dicono di non sognare troppoè solo genteche non ha realizzato sogni . E se ti dicononon ce la farai maiè perché ce l’hai fatta . E non vedere troppo vite altruie insegui i tuoi progettie vola sempre . Perché la gente piccola dall’altoè ancor più piccoladiciamoInesistente… … … Marco Vasselli © 2022
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FAVOLE, SOGNI “Le favolenon ci diconoche i sogni esistono:lo sappiamo già.Le favoleci raccontanoche i sogni possonodiventare realtà.”Paolo Nastego
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CONCENTRATI PER ESSERE FELICE...ADESSO!!!
Molti di noi pensano, erroneamente, che la felicità sia un lungo viaggio. Siamo convinti che la raggiungeremo solo ottenendo risultati che ci siamo prefissati da qui a 5 anni. Pensiamo che solo un grande cambiamento possa avvicinarci alla nostra vita “ideale”. Anche se è affascinante pensare alla felicità come una condizione stabile per il futuro, le ricerche ci dicono altro. La realtà è questa: non dobbiamo affaticarci tanto, come crediamo, per raggiungere uno stato di grazia.
A volte basta poco: un piccolo cambiamento, una nuova abitudine… e il gioco è fatto.
Ricordate che siete fortunati.
Niente come la gratitudine può migliorare l’umore. Le ricerche dimostrano che essere riconoscenti può rendervi più felici. Provate a scrivere 3 cose per cui siete davvero grati.
Ripetete a voi stessi quanto siete speciali.
PS: Siete fantastici, dovete solo credere in voi stessi. Gli studi dicono che l’autostima è fondamentale per una vita più felice, ma non sembra essere molto diffusa.
Meditate, meditate, meditate.
La lista dei vantaggi della meditazione sembra infinita, ma probabilmente l’aspetto più importante riguarda la sua azione sull’umore. Le ricerche dimostrano che concedersi qualche momento zen, ogni giorno, può rendervi più felici.
Ascoltate buona musica.
Ammettetelo: non c’è niente di meglio di una jam session personale, anche la scienza lo dice. Le ricerche affermano che cercare di ricaricarsi, ascoltando musica, può creare davvero una condizione positiva. Premete PLAY, adesso.
Siate generosi
Non possiamo raggiungere i nostri obiettivi senza un po’ di aiuto, quindi perché non elargire la stessa generosità agli altri? La vostra gentilezza avrà un’azione positiva sugli altri e, secondo gli studi, vi renderà anche più felici.
Frequentate persone felici.
La gioia è contagiosa. La ricerca dice che se ci circondiamo di persone positive, ci sentiremo più contenti.
Bevete un bicchiere di latte.
Il latte contiene triptofano, un amminoacido che stimola la produzione di serotonina (l’agente chimico della felicità). È un toccasana per il corpo e per la mente.
Pianificate una vacanza.
Questo momento è bello quasi quanto il viaggio stesso. Prepararsi per una vacanza può aumentare i livelli di felicità, come ha riportato il New York Times. I raggi del sole e le piste da sci più emozionanti saranno un valore aggiunto.
Concedetevi un sano allenamento.
Queste sono vere parole d’amore per lo sport. L’esercizio fisico fa bene al corpo, ma è anche benefico per la mente. Una bella sudata vi farà rilasciare endorfine alzando subito i vostri livelli di felicità. Forza, muovetevi!
Investite nelle esperienze.
Una vita piena non è fatta di beni materiali, ma si basa anche sulle esperienze che facciamo e condividiamo con gli altri. Se avete intenzione di spendere un piccolo gruzzolo, investitelo in un viaggio, in un concerto o in un’altra esperienza che vi porterà gioia. La scienza afferma che ne sarete contenti.
“Simulate” un sorriso.
È comprensibile. Sorridere è l’ultima cosa che volete fare se non siete dell’umore giusto, ma può aiutarvi a ribaltare la situazione. La ricerca mostra che perfino un sorriso finto è utile per risollevare l’umore, anche se non siete davvero convinti. È la forza della suggestione.
Uscite!
Approfittate del vostro giardino oppure andate in un parco che non conoscete, sarete grati a voi stessi. Uno studio ha scoperto che una breve passeggiata immersi nella natura migliora l’umore a allevia lo stress.
Fate nuove amicizie.
La ricerca dimostra che farsi dei nuovi amici aumenta felicità e benessere. Entrate a far parte di un’associazione, parlate con i vostri colleghi o attaccate bottone mentre siete in fila al supermercato, i nuovi contatti possono riservarvi belle sorprese.
Fate un bel bagno
Questo è proprio il ritratto della felicità! Le ricerche indicano che un bagno caldo può scaldarci anche dentro.
Dormite bene.
Più riposo equivale a una maggiore felicità. Al contrario, dormire poco può rallentare i nostri processi cognitivi, aumentando il rischio di depressione. Provate ad andare a letto 30 minuti prima ogni notte oppure fate un pisolino a metà giornata.
Accettate l’invecchiamento.
Molte persone vorrebbero evitare di invecchiare, ma gli studi dimostrano che siamo più felici con l’avanzare dell’età. Secondo gli esperti, più invecchiamo più riflettiamo sulle esperienze positive. Sembra un ottimo motivo per festeggiare i compleanni.
Seguite la teoria della “sezione aurea”.
Questa teoria, sviluppata dalla psicologa Barbara Fredrickson, afferma che per ogni esperienza negativa, dovremmo averne tre positive verso il raggiungimento della felicità. Non fa una piega!
Esprimete la vostra stima per qualcuno… con una mail.
La tecnologia non è del tutto negativa. Prendetevi una pausa dalle mail di lavoro e optate per un messaggio diverso. “Combattiamo duramente contro la negatività e ci dimentichiamo di quanto possa essere benefica una semplice e-mail”, dice Shawn Achor, ricercatore di Harvard e autore di “Before Happiness”.
Trovate la giusta “temperatura.”
Il clima agisce direttamente sul nostro umore. Uno studio ha rilevato che la felicità tende ad aumentare ad una temperatura di circa 15 gradi.
Tenete un diario.
A volte i momenti più banali possono rivelarsi una fonte di felicità. Le ricerche dicono che registrare questi eventi quotidiani può renderci più felici in seguito, perché sappiamo apprezzarli di più quando li ricordiamo. Per farla breve, se mercoledì scorso avete mangiato un favoloso dolce al cioccolato, scrivetelo.
Fermatevi ad annusare i fiori.
Profumo di felicità? Uno studio ha esaminato come gli odori agiscano sull’umore. Dopo essere stati in un ambiente profumato di fiori, i partecipanti hanno utilizzato parole afferenti al campo semantico della felicità, piuttosto che a quello della negatività.
Fate l’amore.
Uno studio dell’Institute For The Study of Labor ha scoperto che le persone che fanno sesso almeno 4 volte a settimana sono meno depresse e più felici in generale. Chi fa l’amore spesso, guadagna anche di più e mantiene sano il cuore.
Provate ad essere felici “attivamente”.
Riuscite a pensarvi felici? I ricercatori credono di sì. Secondo due studi sperimentali, prendere la felicità nelle proprie mani può aumentare il benessere psicologico.
Siate “spirituali”
La spiritualità e la religione sono strettamente collegate alla felicità, secondo alcuni studi su spiritualità e salute. A volte, sapere che siamo connessi a qualcosa di più grande può aiutare.
Celebrate le piccole vittorie.
Anche i momenti più insignificanti nascondono un grande potere. Potreste semplicemente aver azzeccato la risposta di un quiz o beccato la vostra canzone preferita in radio. Non importa, godetevi queste piccole conquiste.“Credo che soffermandoci sulle cose che vanno nel verso giusto, potremo ottenere tante piccole ricompense quotidiane” ha affermato Susan Weinschenk, dottore di ricerca e autrice di “How to Get People to Do stuff”, aggiungendo “Può migliorare il nostro umore”.
Pensate ai momenti felici.
La nostalgia “positiva” ci rende più felici e ottimisti. Che ne dite di ritornare un po’ ai vecchi tempi?
Basta chiacchiere, approfondite.
Tutti possono parlare del tempo. Cercate di stringere legami più profondi, concedetevi una conversazione significativa con qualcuno. Le ricerche diconoche può aumentare i livelli di felicità e buonumore.
Leggete messaggi positivi.
Niente ci fa sorridere come ricevere parole di incoraggiamento da un estraneo, una donna ne ha fatto un progetto nazionale. Michele McKeag Larsen, fondatrice di “The Joy Team”, ha installato cartelloni in molte città degli Stati Uniti riportando messaggi come “La felicità è contagiosa”, nella speranza che questo possa far sorridere autisti e passanti. “Più siamo circondanti di messaggi, immagini e persone positivi, più la nostra vita migliora”, ha dichiarato Larsen all’Huffpost.
Spendete soldi per qualcun altro.
Investire in qualcuno può ricompensarvi e, secondo uno studio del 2008, può incentivare la nostra felicità.
Imparate ad ascoltare.
Quanta attenzione prestate davvero alle conversazioni? I ricercatori dicono che più ascoltiamo, più rendiamo le nostre vite e le nostre relazioni felici e significative. Come diceva Epitteto: “Abbiamo due orecchie e una bocca, quindi possiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo”.
Parlate con qualcuno… nella vita vera.
Mettete via il telefono e iniziate un vero “FaceTime”. Siamo animali sociali (non solo su Internet), è tempo di sfruttare le nostre risorse. La ricerca dice che stiamo meglio quando siamo in compagnia di altre persone.
Ridimensionate le vostre aspettative.
Alzi la mano chi non ha mai avuto un Capodanno (o un San Valentino) sfigato. A volte le aspettative possono tradursi in delusioni, se si punta troppo in alto. Non significa che dovreste volare bassi, ma a volte un’idea realistica può contribuirea rendervi più felici.
Cercate il lato positivo.
Vedere il bicchiere mezzo pieno ha i suoi vantaggi. Trovate il lato positivo in ogni situazione. Gli ottimisti non sono solo più felici, ma anche più longevi. La felicità vi concederà tanto tempo in più.
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RT @Diconoche: Ipnotizzante #sanremo2017 https://t.co/yQ3nT0yPdK
Ipnotizzante #sanremo2017 http://pic.twitter.com/yQ3nT0yPdK
— Matteo Mizzoni (@Diconoche) February 8, 2017
via Twitter https://twitter.com/gayit February 09, 2017 at 12:59AM
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#diconoche il #cielo sia #blu #oltre le #nuvole (presso Bologna)
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Dicono che con il tempo tutto passa...
GRANDISSIMA STRONZATA!
Il tempo sta passando, ma tu no.
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#DiconoChe Madame Bovary, al momento del suicidio, disse: "Onore alla cronaca" #comingsoon #newface
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L’ACCHIAPPAFARFALLE “Diconoche i sognivolino via,come le farfalle.Allora,camminocon la testatra le nuvole;chiudogli occhi;aleggio;afferrotra le manil’acchiappafarfalle,per cercaredi catturarequel sognopesante;nella speranzadi liberarlonella realtàdella vita.”Pao Nastego
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