#devono sempre parlare a vanvera
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qualcuno aveva detto che sarebbe stato problematico lavorare insieme e invece vaffanculo siamo fortissimi insieme e se ci fosse stata altra gente saremmo arrivati a fare mance ancora più succose.
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Con i miei è diventato impossibile. Ero abituata a mio padre, ormai mi sono rassegnata, ma la mamma è sempre stata la mia confidente, nonostante le litigate, che erano comunque pesanti, era la mia migliore amica. Non è più così, è orribile sentirla scivolare via, ascoltarla parlare a vanvera quando si arrabbia, lanciando parole che fanno male come colpi di pistola. Vanno fuori di testa per le stronzate e mi obbligano a far finta che loro abbiano ragione ma non ne hanno, NON NE HANNO, impazzisco all’idea di dover accettare delle ingiustizie, non ce la posso fare. Non posso uccidermi perché non corrispondo al sogno che si erano fatti su di me, neanche loro sono esattamente ciò che avrei voluto, ma non glielo dico urlando ogni volta che respirano in maniera diversa da come avrei voluto, non li insulto, non li picchio, non hanno segni di graffi sulle braccia, non hanno le guance macchiate di rosso dove scendono le lacrime, non si vogliono far morire di fame, non fantasticano sul buttarsi da un balcone ogni volta che qualcosa di piccolo succede, non devono reprimere la rabbia che sale nel sentirsi nel giusto ma dover fingere di essere in errore, non hanno questi problemi, ne hanno altri, ma ciò non rende meno validi i miei. È così da sempre ma ultimamente da quando è successo del nonno niente è più lo stesso e sono mesi che sono sola, completamente, e quando non lo sono preferirei esserlo piuttosto che passare un’altro minuto così con loro. È frustrante e fa male, tanto tanto male non poter essere accettati nemmeno dalle persone che dovrebbero amarti sopra tutto e io mi sento sola e non ero più abituata. Mi manca la mia mamma, voglio poter raccontare tutto a lei di nuovo e piangere di nuovo e ridere di nuovo, ma non posso più, perché lei non mi vuole più, e fa schifo e fa male da morire. Sono nauseata dalle lacrime che verso ogni giorno. Non ne posso più.
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Non hai capito il nocciolo della questione. Certo che può allearsi, ma quello di fedez è lo stesso comportamento dei cosiddetti White Saviours, che con la scusa di appoggiare il movimento Black Lives Matter finiscono per scavalcare le stesse persone nere e a far sì che siano i bianchi, ancora una volta, sempre un passo avanti a loro, a far parlare di sé. 'Alleato' vuol dire un passo indietro, o al massimo, 'accanto' alle persone direttamente coinvolte. Non vuol dire diventare idolo delle folle.
Ovvio che abbia il diritto di dire quello che vuole, nei giusti contesti, ma dall'esprimere le sue - giustissime - opinioni, a diventare improvvisamente martire e paladino di una causa che non lo tocca neanche direttamente, non è rispettoso nei confronti di chi queste battaglie le porta avanti da anni, e che ha subito davvero censura, e ha rischiato, e ha sofferto. Lui non è nessuna di queste cose. E non mi sento affatto rappresentata da lui, io come tantissimi altri, capisci che voglio dire?
Maturazione, dici? Tutte frasi fatte, le sue, dette palesemente per convenienza, o per moda. Sai chi sono le persone veramente coraggiose? Quelle che oggi come in tempi non sospetti prima di potersi baciare o stringere la mano con il proprio partner dello stesso sesso devono guardarsi intorno dieci volte, perché corrono il rischio reale di essere aggrediti. Non uno che si sente un illuminato per il semplice fatto d'aver ribadito delle assolute ovvietà (tipo far giocare un bimbo con una bambola).
E che concezione hai tu dei leoni da tastiera? Credevo che fossero quelli che insultassero chiunque a vanvera indistintamente, non chi osa sbattere in faccia l'altro lato dei fatti, che la massa non riesce a distinguere perché ha i prosciutti sugli occhi. Risultato? ecco, proprio quello a cui ambiva fedez: lui al centro dell'attenzione, martire poverello, e io - persona gay, invisibile - liquidata così e definita una semplice leone da tastiera. Bravissimi tutti, complimenti!
Quando dici 'volete rompere i coglioni e basta', sappi che stai offendendo i tuoi compagni della community LGBT, di cui tu stessa hai ammesso di far parte. Sarà che sei una newcomer ma, boh, dalle mie parti le persone LGBT si sostengono a vicenda, non vengono definiti rompicoglioni, sai? Cosa credi, che io sia veramente l'unica scema a vedere il marcio nel caso Fedez, o forse che c'è un motivo più che valido se siamo in tantissimi (e per fortuna direi)? 😂
Ma poi vorrei capire: la mia faccia non la vedrai mica mai, quindi se negli ask che ti arrivano c'è scritto che il mittente è Anonimo anziché pincopallino93, ti cambia veramente qualcosa? O ne fai una mezza scusa per rendere meno valide le mie ragioni? Il tuo blog è impostato per ricevere domande in anonimo, quindi perché non dovrei usufruirne? Ti sto parlando sì animatamente, ma pur sempre civilmente, a differenza dei leoni da tastiera senza cervello a cui ti riferisci.
Concludo ponendomi una legittima domanda che rivolgo anche a te se vorrai darci la tua opinione: quindi la morale della favola è che, siccome io sono e sarò per sempre povera e invisibile, in futuro dovrò persino ringraziare Fedez per essersi esposto per far approvare il DDL Zan? ... Oddio che cieca sono stata, ma grazie fedez, paladino della giustizia sociale, che hai dato voce a me a cui non verrà mai dato diritto di parlare perché non sono una influencer. Ti sono debitore a vita 😂😂😂
----------------------------------------------------------Hai scritto un sacco di cose quindi andrò per punti per evitare di dimenticare qualcosa.
1) Nessuno dice che bisogna fare diventare Fedez l'idolo delle folle. Idolatrare una persona è sbagliato in qualsiasi caso, per quanto mi riguarda. Ma questo non è un problema di Fedez, è un problema di chi lo pone su un piedistallo. A me non risulta di averlo farlo.
Ho semplicemente detto di essere d'accordo con lui e di aver apprezzato molto il suo intervento, cosa di cui secondo me l'Italia aveva bisogno perché lui, in quanto influencer, ha sicuramente più probabilità di farsi ascoltare. Questo non significa farlo diventare un idolo, ma anche se fosse sicuramente il problema non sarebbe di Fedez ma di chi lo idolatra, quindi esattamente perché te la prendi con lui quando invece dovresti prendertela con chi lo tratta come un dio sceso in terra?
Poi che non ti senti rappresentata da lui va benissimo, ma da qua a dire che non ha il diritto di dire certe cose (perché questo hai detto negli ask precedenti) c'è un po' di differenza.
2) Maturazione, sì. Non si tratta di frasi fatte. Poi se tu vuoi credere che siano cose dette per moda, problemi tuoi. Capisci che però c'è un problema di fondo nel tuo modo di ragionare?
Se tu pensi che Fedez - in questo caso - abbia detto determinate cose per moda e non perché le pensa davvero stai in un certo senso sminuendo dei diritti che in teoria per te dovrebbero essere importanti, se addirittura arrivi a pensare che la gente ne parli per moda e non perché ci crede sul serio.
E, tra le altre cose, perché mi fai la morale sull'essere coraggiosi? Non ho mai detto che Fedez è stato coraggioso a fare quell'intervento. Ho semplicemente detto che lui, a differenza di una persona comune, poteva permettersi di farlo perché prima di tutto sarebbe stato ascoltato molto di più e soprattutto perché se qualcuno lo trascina in tribunale può permettersi di pagare le spese legali. Non ho mai parlato di coraggio, ho parlato semplicemente del potersi permettere di fare un discorso del genere in diretta nazionale.
3) La mia concezione dei leoni da tastiera è più o meno quella che hai detto tu: persone che, attraverso uno schermo, insultano gli altri sentendosi grandi e potenti solo perché hanno uno schermo che li protegge. E tu esattamente cosa hai fatto prima? Hai definito Fedez rivoltante, Chiara Ferragni un'ochetta (se non erro)... Questo non è insultare? Senza motivo poi, perché bastava dire che non ti era piaciuto il suo intervento e spiegare perché senza cadere nella banalità di insultare le persone solo perché non ti piacciono.
E non giocarti la carta del vittimismo con la frase: "lui al centro dell'attenzione e io liquidata e definita leone da tastiera", perché obiettivamente è la verità. Ovvio che lui sta al centro dell'attenzione, stiamo parlando di un influencer! E tu non è che sei invisibile perché sei gay, ma lo sei perché sei una persona comune! E sì, ti ho definita leone da tastiera perché è ciò che penso delle persone che insultano senza motivo gli altri.
Anche perché hai ammesso che il problema non era tanto il discorso di Fedez quanto il fatto che fosse stato idolatrato dalla massa... E hai ragione su questo, ma allora prenditela con la massa!
4) Non ti azzardare a dire che non posso dire alla gente di non rompere i coglioni perché devo sostenere la comunità. Io le persone della comunità LGBT+ le sostengo, lo facevo anche prima di rendermi conto di farne parte, ma sostenere non significa lasciar passare tutto.
Se un determinato atteggiamento mi rompe le palle e mi fa perdere le staffe, a me non frega nulla che si tratti di una persona gay, bi, pan, etero, o qualsiasi altro orientamento, non frega nulla che faccia parte della comunità o meno. Sostenere le persone della comunità non vuole giustificare ogni cosa perché si tratta comunque di esseri umani e come tali sbagliano e come tali possono dire e fare cose con cui non mi trovo d'accordo, come quelle dette da te. E se non sono d'accordo lo dico, anche con modi bruschi perché è il mio carattere. Non è che solo perché siamo parte della stessa comunità allora devo stare zitta e farmi andare bene tutto perché devo sostenerti.
E il fatto che io sia una newcomer non cambia le cose. Però grazie per aver rimarcato il fatto che io in questa situazione ci sia dentro da meno tempo di te, da sola non ci sarei mai arrivata!
5) Premetto che il mio blog non è impostato per ricevere domande in anonimo. È impostato per ricevere domande, punto. Purtroppo se tolgo l'opzione impedisco l'arrivo di qualsiasi domanda, non solo le anonime.
Detto ciò, non sono le domande in anonimo in sé a turbarmi. Sono le domande in anonimo fatte in un certo modo. E ti spiego subito il perché.
Se una persona mi parla scattando come un cane a cui hanno pestato la coda, io scatto a mia volta. Sono fatta così, non dico di essere fatta bene, ma è il mio carattere. Il punto è che io, rispondendo con il mio nickname (e non solo, perché chi mi segue qui tende a seguirmi anche su altri social in cui ci metto la faccia quindi tutti sanno chi sono) mi espongo, mentre l'altra persona - in questo caso tu - resta nascosta dietro l'anonimo, che funge da scudo.
In pratica in una discussione, tu ne esci pulita perché ti sei nascosta dietro l'anonimo, mentre io sono quella brutta e cattiva che risponde male. Non che mi freghi qualcosa del passare per brutta e cattiva, ma non vedo perché sta figura me la devo fare solo io quando siamo in due.
6) Non ho mai detto che dovremo ringraziare Fedez nel caso in cui il ddl Zan venga approvato. Ho semplicemente detto che Fedez si esposto in merito a questa questione e che, per quel che ne so, è stato l'unico personaggio famoso a esporsi così tanto. O meglio, in tanti a modo loro si sono esposti, ma lui lo ha fatto più di altri per quello che ho potuto vedere.
Questo non significa doverlo ringraziare, significa semplicemente riconoscere che ha portato sotto i riflettori una questione che altrimenti forse in pochi conoscerebbero.
Molti ddl o proposte di legge arrivano agli occhi delle persone comuni tramite i social o tramite "propaganda" da parte di influencer o personaggi famosi. Può essere vista come una cosa giusta o sbagliata, non mi interessa e non sono qua per parlare di questo, ma è quello che succede. Ed è un dato di fatto che molte persone si siano informate sul ddl Zan perché Fedez ne ha parlato. E qua si torna al punto di partenza: Fedez ha una voce più "grossa" di quella che posso avere io o di quella che puoi avere tu, per il semplice fatto che è un personaggio pubblico seguito da tantissime persone.
Quindi nessuno dice che in futuro bisognerà ringraziarlo, ma riconosciamo che almeno in parte è stato lui a portare l'attenzione - soprattutto delle persone che non sono toccate direttamente dal ddl Zan - su questo argomento.
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14 apr 2021 08:02
"LO STOP AI VACCINI? I TIMORI SONO DEL TUTTO SPROPORZIONATI È PIÙ PROBABILE MORIRE CADENDO DAL LETTO" - IL FARMACOLOGO SILVIO GARATTINI: "PER UN NUMERO DI CASI INFINITESIMALE E TUTTI DA VERIFICARE DI VACCINI CHE POSSONO AVER DATO QUALCHE PROBLEMA SI RISCHIA DI MANDARE ALL'ARIA L'UNICA POLITICA ADATTA A FERMARE IL VIRUS - FINCHÉ IN ITALIA NON SARANNO VACCINATI 40 MILIONI DI CITTADINI, IL PERICOLO RESTA…"
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Mario Ajello per "il Messaggero"
Grande scienziato, uno dei maestri della farmacologia in Italia: Silvio Garattini.
Professore, dopo tutta la bufera su AstraZeneca, e i danni che le polemiche hanno creato sull' andamento della campagna vaccinale, ora la stessa storia con Johnson&Johnson?
«E' sconfortante. In un momento delicato come questo, in cui serve accelerare il più possibile ovviamente in sicurezza il numero delle persone vaccinate, per un numero di casi infinitesimale e tutti da verificare di vaccini che possono aver dato qualche problema si rischia di mandare all' aria l'unica politica adatta a fermare il virus. Che è quella della somministrazione del siero. Sei casi problematici su 7 milioni di vaccinati con Johnsons&Johnson stanno scatenando una paura assolutamente sproporzionata. E che le autorità americane, in collegamento con l' Ema devono saper affrontare bene, sennò la psicosi cresce in maniera incontrollabile».
Affrontare come?
«Informando, informando, informando. Serve un'informazione capillare, meticolosa, continua, nel nostro Paese e in tutti gli altri, che dica sulla base dell'evidenza scientifica che i benefici dei vaccini sono immensamente maggiori rispetto alle criticità limitatissime che, come per ogni farmaco, compresa l' aspirina, anche i vaccini possono avere.
La vicenda AstraZeneca, con tutte le richieste di disdette di quel vaccino che stiamo vedendo nelle varie regioni, speravo restasse un fatto isolato. Invece, rieccoci da capo. Con le accuse, sempre legate a eventuali problemi di trombosi, sul vaccino americano. Ma lei lo sa che volare in aereo è cento volte più pericoloso rispetto ad assumere un vaccino testato e autorizzato dagli organi preposti? Lo sa che è più facile morire cadendo dal letto che prendendo un siero anti-Covid? Questa è la comunicazione giusta, e semplice, che bisogna fare».
I media invece terrorizzano e giocano demagogicamente con l' anti-vaccinismo?
«Tutti devono stare più attenti nella comunicazione, perché si rischia di rovinare il grande sforzo di immunizzazione che si è messo in campo. I social sono un lungo di grandi comunicazioni e di grandi distruzioni. Sul web due casi di problematicità legati ai vaccini lievitano artificiosamente fino a diventare duemila o due milioni nella percezione della gente.
E così non va. Bisogna in tutti i modi e con ogni canale spiegare al pubblico che nei vaccini bisogna avere fiducia e che i loro benefici sono infinitamente superiori ai rischi. Il pasticcio che si è fatto con AstraZeneca deve valere da anti-modello da non ripetere con Johnson&Johnson. Già in Israele, in Inghilterra, negli Usa, abbiamo la riprova che questi vaccini funzionano. Il contagio in quei Paesi è diminuito molto e anche le ospedalizzazioni e il numero di morti. Il rischio qui da noi di una nuova ondata di sfiducia avrebbe conseguenze devastanti. Ripeto: 6 casi problematici su milioni e milioni di iniezioni sono quasi niente».
Ma la gente ha paura.
«Perciò va informata molto meglio. Con pazienza e abnegazione. Le vaccinazioni a tappeto servono anche per evitare ulteriori lockdown. Finché in Italia non saranno vaccinati 40 milioni di cittadini, il pericolo resta. Per ora, purtroppo, siamo molto lontani da questa cifra. I vaccinati con prima e seconda dose sono 5 milioni. Non possiamo permetterci lentezze».
Ma anche lei vede possibili riaperture a breve?
«Tutti vogliamo le riaperture. Ma c' è il rischio una contraddizione. Non si fa che dire riaprire-riaprire-riaprire, ma nel frattempo molti dubitano dei vaccini. Come se non fossero la vera chiave per riaprire. Non si fa che invocare giustamente la ripartenza economica e sociale, ma senza la consapevolezza piena che sulla scienza si basa ogni possibilità di ritorno alla vita normale, si finisce per parlare un po' a vanvera. Restando fermi in una situazione che diventa ogni giorno di più insostenibile per le esistenze di noi tutti».
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Questo uomo no, #85 - Vanverismo di genere
Una delle cose meno sopportabili delle discussioni sui social network come in presenza è l'uso senza senso di parole che invece un senso consolidato e importante lo hanno; in più, gli stessi e le stesse che le adoperano dissennatamente spesso le accoppiano a loro contrari o opposti che invece hanno una storia del tutto diversa. Il risultato è quello che un mio amico docente ha giustamente ribattezzato “vanverismo”: parlare a vanvera come se invece tutto avesse un senso accettabile, e avere la presunzione di non voler essere corretti. Questo linguaggio no.
Per quanto riguarda gli studi di genere molto spesso questo modo di argomentare nasconde o una sostanziale ignoranza di base - che non è scusabile né politicamente né personalmente, dato che l'ignoranza non è un punto di vista - o una volontà di arrogarsi una qualche posizione di potere, anche nella forma della rivendicazione vittimistica - come nel caso degli MRA o pseudotali. In entrambi i casi le parole hanno un significato e una storia dai quali non è possibile prescindere come si fosse i primi a parlare di certi argomenti. Questa ignoranza no.
Questo elenco che segue di coppie di termini molto discussi è un piccolo compendio dei casi più frequenti di vanverismo di genere. Spero che ciò possa contribuire non solo a zittire qualcuno o qualcuna in malafede - cosa tutto sommato inutile di per sé - quanto per restituire a queste discussioni la possibilità di essere affrontate come meritano. Sono già molto complesse per loro natura, l'ultima cosa che serve è perdere tempo con chi straparla, chi pensa di aver capito tutto, chi tira l'acqua al suo mulino e chi reputa “io penso che” un inizio di frase interessante. Questa presunzione no.
Colpa/Responsabilità: di questa falsa coppia di sinonimi mi sono già occupato in questo post al quale rimando.
Parità/Uguaglianza: dare a tutti e tutte lo stesso diritto, la stessa possibilità va bene solo se valgono le stesse condizioni di partenza. Dato il patriarcato vigente, l'obiettivo sociale dev'essere la parità perché l'uguaglianza non correggerebbe nessuna stortura. L'esempio classico è quello delle quote rosa: in senso assoluto è ingiusto dare opportunità speciali a un genere, ma se quel genere è stato penalizzato culturalmente, la quota rosa cerca di rimediare a posteriori. A quante bambine e ragazze è stato detto che alcune professioni non sono adatte a loro? Che alcuni ruoli sociali sono poco femminili? Agli uomini che invocano giustizia contro le quote rosa va ricordato che “chi sta in alto nel privilegio sente ogni mossa verso la parità come un'ingiustizia, un sopruso”.
Discriminare/Includere: se nel mio spazio personale decido quali regole si devono seguire non sto discriminando nessuno: è il mio spazio, i miei criteri possono essere criticabili ma non tolgo alcun diritto a nessuno. Finché rimango nel mio ambito personale mi posiziono nei confronti di altri e altre, ma non sto impedendo loro l'accesso a qualcosa di pubblico né limito la loro espressione. Discriminare è impedire l'esercizio di un diritto lì dove quel diritto è esercitabile. Se non volessi persone di opinione contraria alla mia sulla mia bacheca Facebook sarei certamente parecchio antipatico, ma la bacheca FB è uno spazio privato. Questione discutibile, ma prima di accusare di discriminazione chi a casa sua vuole solo chi gli pare sarebbe il caso di riflettere. Includere, appunto, vuol dire permettere la presenza pubblica di più differenze possibile - le discussioni sull'ultima manifestazione del 25 Novembre sono un ottimo esempio dei problemi politici che a qualcuno e a qualcuna pone l'inclusione. E di come li si affronti spesso in maniera strumentale. Questa premessa serve a chiarire cos'è il separatismo: è uno strumento politico, non una ideologia o un principio filosofico. Anche io nell'organizzare un gruppo maschile ho usato per un certo periodo una tattica separatista, perché è più che comprensibile che molti uomini siano in difficoltà a parlare di questioni personali e problematiche (prostituzione, violenza domestica) in presenza di una donna. Per questo motivo può certamente esistere un collettivo separatista, un luogo separatista o un evento separatista. Sono decisamente meno propenso ad accettare un femminismo separatista, perché la maggior parte dei femminismi, nascendo come lotte per la parità, sono necessariamente inclusivi - lavorare alla parità di una sola parte sociale è perlomeno contraddittorio. Personalmente quelli non inclusivi non li considero neanche femminismi - ma questa è una mia discutibile opinione.
Censurare/Tollerare: la censura, dice il vocabolario e dicono i libri di storia, è una misura illiberale attuata dal potere pubblico, dal governo, dall'autorità pubblica. Come nel caso della discriminazione, se si mettono delle regole per dei precisi spazi o momenti espressivi, non c'è alcuna censura. Quando un rapper venne escluso da un concerto a causa del sessismo dei suoi testi si gridò erroneamente alla censura, mentre invece chi organizzava esercitò il suo diritto di scelta. I dischi di quel rapper rimasero in commercio, nessuna sua data fu annullata, lui continuò a esprimersi su tutti i media. Nessuna censura. Tollerare, al contrario, non vuol dire ammettere qualsiasi cosa alla presenza o al dibattito. La tolleranza è una situazione comunque regolata e che è molto difficile sostenere e mantenere. Ad esempio, va controllato e impedito ogni tipo di fascismo, perché l'idea di fondo del fascismo - “è valida solo la mia idea” - segna l'inizio della fine di ogni tolleranza possibile.
Patriarcato/Matriarcato: dal punto di vista storico e antropologico si tratta di momenti successivi, ma soprattutto è importante ricordare che in nessun caso sono strutture sociali simmetriche o contrarie, ed è scorretto usarle così anche solo metaforicamente. Malgrado sia questo un argomento con una bibliografia sterminata, tante discussioni continuano a pullulare di gente convinta che il matriarcato sia una struttura di potere uguale al patriarcato ma interpretato da donne. Più vanverismo di questo è difficile trovarne.
Femminismo/Maschilismo: anche in questo caso basterebbe un minimo di informazioni per capire che non si tratta di una coppia di opposti né di contrari, data la loro storia del tutto differente. Chi lavora sensatamente per eventuali “liberazioni” maschili e/o per i loro “diritti” è femminista, perché lavora per la parità e per la fine delle oppressioni patriarcali anche sugli uomini. Oppure si tratta di chi pensa che opporsi ai femminismi sia una liberazione, perché in buona o in malafede legge il femminismo come una pretesa di superiorità femminile - e così facendo lavora alla ratifica del patriarcato. Insistere con esempi di pseudofemminismi “estremisti” non serve, sono pretesti ammissibili solo in un contesto di palese ignoranza della storia dei movimenti femministi. C'è anche il caso di chi si dichiara fuori da questo dualismo, sostenendo che prima di uomini o donne esistono le “persone”, e quindi ogni -ismo che ricorda una differenza è di per sé ingiusto e discriminante. A tanta infantile ingenuità va ricordato che la Storia se ne impipa dei modelli astratti e inesistenti quali sono le “persone”, e che le differenze di sesso genere e orientamento hanno da sempre tracciato precise linee di potere, dominio, sofferenza e ingiustizia che non sono mai state indifferenti al corpo di chi le agisce e di chi le subisce. Annullare le differenze, storiche e attuali, in nome di una “giustizia” uguale per tutti e tutte è questa la prima palese ingiustizia da evitare, la prima colossale e ipocrita mancanza di responsabilità sociale.
Identità/Ruolo: una cosa piuttosto complessa da comprendere ma necessaria per capirci qualcosa è che i sistemi di potere devono la loro elasticità e la loro capacità di perpetuarsi al fatto che predispongono nelle loro gerarchie dei ruoli e non delle identità. La “normale” educazione sessista predispone perlopiù uomini etero a ricoprire i ruoli apicali, e le eccezioni non fanno che confermare la regola: non c'è migliore prova del sessismo funzionante del riconoscere il potere di una “donna con le palle”. L'antidoto a questo avvelenamento dei ruoli sociali è il “partire da sé” femminista, e il confronto continuo con altre identità di genere, sesso e orientamento diversi, perché l'identità è una costruzione continuamente sottoposta a un confronto critico, proprio per evitare che si irrigidisca in uno schema fisso tanto da diventare uno stereotipo facilmente manipolabile e strumentalizzabile.
Misoginia/Misandria: la simmetria tra queste due parole è ammessa solo a una condizione, e cioè che si ritenga il patriarcato qualcosa di inesistente. Mentre da secoli il misogino non ha alcun problema a escludere qualsiasi donna dalla sua vita, dato che stante il patriarcato vigente si può benissimo evitare praticamente qualsiasi relazione con persone di sesso femminile, (non ci vuole la laurea in psichiatria per comprendere che la mamma è facilmente esclusa da ciò) dato che la loro presenza in ruoli fondamentali e inevitabili della vita civile può essere elusa. Al contrario, una donna misandrica può esistere come fenomeno di massa solo nelle fantasie dei tanti frustrati che scambiano la causa con l'effetto: forse solo la mitica Regina delle Amazzoni poteva permettersi un'esistenza lontana da qualsiasi influenza maschile. La parola misandria, costruita artificialmente come calco di misoginia, viene usata con tanta insistenza proprio per dare per scontata una simmetria di rapporti di repulsione tra esponenti di due sessi, dimenticando a bella posta che l'attuale società sessista e patriarcale pone sessi generi e orientamenti in una scala gerarchica verticale, non orizzontale. Una reale misandria non è semplicemente possibile: o è comune stronzaggine, e quindi non è una questione sociale di genere, o è un falso femminismo discriminante che mira allo stesso ruolo di potere maschile - cioè è maschilismo interpretato da donne.
Femminicidio/Maschicidio: una volta che si è compreso correttamente il termine femminicidio, non si capisce il senso del suo corrispettivo maschile. Quanti uomini sono uccisi dalle loro partner perché rifiutano di fare sesso con lei, o di iniziare una relazione esclusiva? O perché hanno manifestato l'intenzione di lasciarla? O perché lei non sopporta di lui la sua brillante vita sociale? O perché lui non si adegua alle sue richieste in fatto di forma fisica, di situazione economica, di prestigio sociale? Sicuramente qualche volta sarà accaduto, ma statisticamente non è un problema socialmente allarmante come il femminicidio. Questa è una simmetria evidentemente costruita in malafede o nell'ignoranza, fraintendendo completamente il significato di parità di genere. Per quanto la realtà smentisca quasi quotidianamente queste costruzioni retoriche, la volontà di chi non vuole assumersi la responsabilità di un cambiamento culturale, di se stesso prima e del suo genere poi, è ancora ostinatamente in azione dappertutto.
Politically correct/Black humour: ancora tantissimi uomini e tantissime donne rispondono con “ma fattela una risata!” alle rimostranze contro una battuta/immagine sessista; quasi sempre si tratta di battute e immagini fatte e veicolate da chi non sa cosa sia il sessismo o ne ha una idea del tutto sbagliata. Ancora oggi queste persone sono pronte non solo a non riconoscere definizioni e fenomeni sociali con due secoli e più di studi alle spalle, ma anzi spesso si lanciano in profonde riflessioni sulla libertà d'espressione, sul politically correct che li vorrebbe imbavagliare, sulla loro bravura a maneggiare l'ironia - dimostrando che una particolare ignoranza non viaggia mai da sola, se ne porta appresso almeno altre due. Il politically correct è un codice di espressioni pubbliche non discriminante inventato per non offendere gruppi e identità solitamente non rappresentati o nominati correttamente. Può piacere o non piacere, ma questo è. Col sessismo nel linguaggio non c'entra nulla: come spiegato da comici e battutisti professionisti più volte (tipo Lenny Bruce, per dirne uno scarso), i tempi di Pierino sono finiti da un pezzo e se sei capace di far ridere solo grazie ai soliti stereotipi sessisti o prendendotela con chi è vittima di una situazione sociale - che sia black humor o di altri colori poco conta - allora semplicemente non sai far ridere, tutto qui. La libertà di parlare anche volgarmente dei sessi non è in discussione - la tua capacità di usare l'ironia con generi, sessi e orientamenti invece sì. Deviare il discorso sulla “correctness” o sulla presunta incapacità di ridere del prossimo non fa che mostrare l'impossibilità di difendere ciò che, se fosse realmente ironico, si difenderebbe da solo anche dalle interpretazioni sbagliate.
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BERLUSCONI SULLA FLAT-TAX DI HONG KONG
Silvio deve aver fatto pace con i suoi aguzzini perché ora inizia ad avere ragione nelle sue cause in tribunale e ad avere più copertura televisiva che mai, vedrai che lo lasciano vincere. È però, per fare pace con gli oppressori, o per ignoranza, anche lui spara qualche cazzata grossa che va corretta. Ne ho sentite due, delle quali non trovo la prima, quella del presidente coreano "con sulla scrivania il bottone dei missili nucleari puntati sul mondo", ma vediamo qui la seconda, per ora; dal minuto 22:40, e dopo un minuto mi fermo, quando sento dire questa sequenza di frottole incredibilmente puerili: - "..io ne so molto, perché ho seguito la FLAT TAX di Hong Kong, applicata nel 1947, mantenuta anche quando Hong Kong cadde sotto il dominio cinese, e tutti gli economisti del mondo, compreso premi nobel, con cui ho avuto occasione di parlare, considerano la FLAT TAX il motivo del successo finanziario strepitoso di Hong Kong."
PREMESSA SULLA DISCUSSIONE, DISCUSSIONE COMUNQUE INUTILE
Dato che la moneta moderna è di carta, o carta-digitale, un sovrano vero può produrne quanta ne vuole, senza costo, e non ha nessun bisogno di FLAT TAX, come non ha bisogno di esigere dal lavoratore, che lo nutrisce e lo ingrassa in ogni caso, nessun'altra imposta in genere. Sembra assurdo ma non molto tempo fa in molte nazioni non si pagavano le imposte sui redditi, quindi il fatto assurdo è dato dalla condizione presente, semmai, e questo ci dice anche come i ciarloni stanno disputando su una materia che non dovrebbe neppure essere discussa, perché in verità e in onestà non ha ragione d'esistere. Perciò fingono, ancora una volta, parlando a vanvera o facendo calcoli e contro-calcoli altrettanto inutili e fuorvianti.
CORREZIONE TECNICA DELLE SVISTE DI SILVIO:
1) "...mantenuta anche quando Hong Kong cadde sotto il dominio cinese.."
Hong Kong non cade mai sotto il "dominio cinese" e durante le dinastie imperiali che precedono il comunismo non esiste neppure. Hong Kong nasce come isola del governo inglese e serve al governo inglese per permettere ai suoi contrabbandieri di vendere l'oppio ai commercianti cinesi in una zona franca. Uno che ci va, ci vive e ci lavora, capisce che Hong Kong non è in minima parte sotto il dominio cinese ai giorni nostri. E però si domanda, in cosa consiste dunque il trasferimento di sovranità dei territori di Hong Kong (che comprendono anche un bel pezzo di terraferma cinese) dal governo del Regno Unito a quello cinese? Tralasciando le formalità per i giornalisti, consiste in due mutazioni sostanziali:
A) a fianco alla bandiera di Hong Kong, dove è collocata istituzionalmente, sventola anche quella cinese;
B) le spese di gestione del territorio, cioè il costo della spesa pubblica, se lo sobbarca la burocrazia cinese, che peraltro è un grande investitore nelle infrastrutture gigantesche di Hong Kong, già dagli anni '70.
Per il resto, de facto, HSBC, magistratura e altri poteri, riportano ai loro padroni londinesi. D'altra parte, anche la Cina comunista è ancora "de facto" solo un'altra colonia dell'impero britannico, se per impero britannico intendiamo referenti le cannoniere inglesi, sì, e i beneficiari del loro potere distruttivo, cioè i padroni della Banca d'Inghilterra e i suoi associati in giro per il mondo.
2) - "...tutti gli economisti del mondo" - dovrebbe fare un esempio. Quando mai si è sentito dire da un economista che la FLAT TAX è la ragione del successo finanziario di Hong Kong?
3) - "...compreso premi nobel.." - per quel che valgono a dare autorevolezza, cioè zero, i premi nobel per l'economia non esistono.
4) - "..considerano la FLAT TAX il motivo del successo finanziario strepitoso di Hong Kong.'
Questa è una scemenza in senso tecnico-contabile. Ti dico io quali sono i motivi dello storico successo finanziario di Hong Kong:
A) è zona franca per i grandi traffici di droga;
B) HSBC nasce proprio per i traffici di oppio, dopo una delle guerre dell'oppio, a suo tempo; ma serve anche per le triangolazioni, appunto, del noto "triangolo doro", durante le molte guerre in Indocina (tutte già predisposte dal 1949 in avanti, quando si spostano le smodate quantità di armamenti americani dal Giappone verso la Corea del sud e il Vietnam, per armare i finti comunisti e iniziare le finte insurrezioni).
C) Hang Seng Bank è figlia di HSBC. Ogni cittadino residente ti dirà che sono aziende pubbliche e che le azioni sono possedute da loro medesimi, perché ogni fesso può andare in banca e comprare qualche azione della HSBC. Il fatto sta che i padroni stanno a Londra e a Londra c'è pure la sua sede legale ufficiale.
D) È zona franca pure per gli esagerati movimenti di "petro-dollari", anche e soprattutto durante le finte crisi petrolifere.
E) È zona franca per qualunque investitore straniero, che può aprire un'impresa offshore pagando ZERO in imposte (quindi che cazzo c'entra la FLAT TAX, la quale riguarda solo i residenti, che sono quasi tutti pezzenti?).
F) È una delle nazioni che si collocano tra i maggiori investitori in Cina comunista, assieme a Stati Uniti e Giappone. Però, dato che le imprese in Hong Kong sono tutte straniere, o quasi, tu non sai mai da dove provengono i flussi finanziari degli "investimenti di Hong Kong in Cina comunista", giusto? Potrebbero essere americani, o arabi, chi se ne frega, l'importante è che siano offshore e che non paghino imposte sul reddito, né sui dividendi degli azionisti.
IN APPENDICE
G) La borsa valori di Hong Kong, come le altre nel resto del mondo, appartiene ai padroni delle banche centrali e sono loro a decidere se e come manipolare i flussi e le fluttuazioni (perciò la FLAT TAX non influisce in minima parte), a determinare i "successi finanziari strepitosi" oppure i tracolli.
H) Hong Kong è con Singapore e Shanghai uno dei maggiori scali container del mondo, del mondo.
I) L'aeroporto di Hong Kong è uno dei più grandi del mondo e per andare da una parte all'altra ci vogliono cinque minuti (il resto del sistema dei trasporti è da fantascienza).
L) .....pochi e brevi cenni storici sul "successo finanziario strepitoso di Hong Kong"
DELLA REGOLAZIONE RESTRITTIVA DEL NARCOTRAFFICO
Nel 1911 si tiene una conferenza internazionale a The Hague per regolare il narcotraffico. L’obiettivo ufficiale è quello di ridurre il traffico e il consumo di droga fino alla loro completa soppressione. Il successo della conferenza dipende dal rispetto dell’accordo sottoscritto fra i rappresentanti di Cina e Inghilterra nel 1905. In base all’accordo, i cinesi devono ridurre l’importazione di droga dalle altre colonie inglesi e la corona inglese deve ridurre la sua esportazione di droga dalle altre colonie inglesi verso la Cina. Il traffico prende a concentrarsi maggiormente nelle basi extraterritoriali di Hong Kong e Shanghai che diventano ricchissime.
I covi legalizzati per il traffico d’oppio salgono a Shanghai da 87 (1911) a 663 (1914); nello stesso tempo le Triadi, e le altre organizzazioni criminali sponsorizzate dai mercanti inglesi e organizzate dai padri gesuiti, intensificano i traffici illegali di droga all’interno della Cina. I profitti del traffico di droga salgono vertiginosamente in conseguenza del fatto che la vendita di droga è diventata illegale e il ciclo produzione-distribuzione è quasi interamente affidato al mercato nero. Un’altra conseguenza formale delle politiche restrittive, ironica ed interessante allo stesso tempo, è che i mercanti inglesi, non potendo più registrare il loro commercio d’oppio legalmente, non sono più tenuti a pagare le imposte sui profitti – divenuti illeciti ma decuplicati – che registrano dopo le due guerre dell’oppio. Il traffico di droga, reso illegale, diventa enormemente più redditizio, per l’inevitabile e smodato aumento del suo prezzo – aumento dovuto alla politica restrittiva – e i profitti sono esenti da imposte. Rendere illegale il traffico dell’oppio e dei suoi derivati significa affidarlo al mercato nero, per gestirlo in regime di monopolio ed aumentarne i prezzi con le tecniche restrittive. Che il governo inglese affidi i suoi traffici di droga al mercato nero è la prova del suo progetto di gestirne la vendita in monopolio e questo è persino ammesso da un delegato britannico durante la quinta sessione del comitato dell’oppio presso la Lega delle Nazioni, quando gli viene contestato che le cifre dell’oppio introdotto in Giappone sono parecchio più elevate rispetto ai dati ufficiali della corona inglese. Anche in India, la politica ufficiale del governo britannico è per mantenere la produzione e il consumo d’oppio fiorente. Lord Inchcape, presidente della India Commission, avalla la produzione locale dell’oppio ed è un diretto discendente di quel Lord Inchcape che il secolo precedente fonda la Peninsular & Orient Steamship Line; egli contribuisce a fondare la Hong Kong & Shanghai corporation, per il riciclaggio dei proventi del traffico di droga. Da allora fino ai giorni nostri, c’è sempre un Lord Inchcape nei consigli d’amministrazione della Peninsular & Orient Steamship Line e della Hong Kong & Shanghai corp.
DEL TRAFFICO DI DROGA COME AFFARE DI STATO
La droga è un “affare” di Stato, cioè, la droga è un affare gestito, presso certe Nazioni indifese che vengono invase, dai vertici degli Stati invasori. La prima parte della novella dell’oppio si fermenta più clamorosamente a Canton (da Hong Kong ci si può oggi andare anche in autobus, o in taxi, o in treno, impiegando un'oretta e mezza, circa), nella regione del Guangdong; sappiamo che Canton è proprio di fronte ad Hong Kong; molti l’hanno raggiunta a nuoto per fuggire la fame e la pazzia del regime di Mao Zedong (anche lui, come Castro e altri comunisti dai pantaloni stirati, installato dalle élite anglo-americane).
Dopo la prima guerra dell’oppio, la corona inglese ha preso Hong Kong per trasformare un’isoletta disabitata in un porto franco extraterritoriale (come lo stato Vaticano e il miglio quadrato di Londra, o Washington DC), dedito alla libera vendita di droghe illegali, e in uno dei maggiori centri finanziari offshore del mondo. Quest’ultima parte della vicenda deve essere nota anche ad un certo famoso contrabbandiere italiano che si chiama proprio Trafficante, quando decide di spostare le sue operazioni nel sud est asiatico.
All’inizio del diciannovesimo secolo, l’uso dell’oppio, così diligentemente incoraggiato dalle navi da guerra della nobile famiglia reale inglese, si esporta nel resto del sud est asiatico, assieme ai lavoratori affamati che emigrano dalla Cina costiera. Con la seconda guerra dell’oppio (1856-1858) che costringe il governo imperiale a legalizzare le importazioni di droga anche nel nord della Cina, i mercanti inglesi riforniscono, solo in terraferma cinese, 15 milioni di tossicodipendenti, secondo le stime classificate da McCoy. Lo stesso Karl Marx, che pubblica articoli anche sul New York Daily Tribune, nell’edizione del 15 ottobre 1858, scrive che:
“...il governo cinese sperimenterà un metodo raccomandato da considerazioni di politica e finanza: legalizzare la coltivazione di oppio in Cina..”
e visto che il governo imperiale è costretto a consentire le importazioni di droga, nel tempo, smette di ostacolare lo sviluppo di una propria produzione interna di oppio, che viene coltivato nelle regioni dello Yunnan e nello Sichuan. Ci sarebbero moltissime altre cose interessanti da approfondire, con nomi, date e circostanze, circa lo sviluppo delle tossicodipendenze nel sud est asiatico e nel resto del mondo; purtroppo, ciò richiederebbe più tempo e qui posso solo cercare di limitarmi a ripetere quanto sia fraudolenta e pretestuosa, anche oggi, la finta emergenza della finta guerra alla droga.
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